Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 10/02/2011 @ 13:11:27, in Italia, visitato 1481 volte)

Tiziana Maiolo, come molti sanno, è presente da almeno 20 anni sulla scena politica milanese e non solo. A proposito delle sue ultime dichiarazioni, e successive dimissioni dall'incarico di portavoce di FLI a Milano, ecco alcune reazioni nel comune di Buccinasco, di cui è assessore

MI-Lorenteggio

Rom. La Maiolo si dimette da portavoce FLI e a Buccinasco l'opposizione insorge: "Si dimetta!"

[...]

Dopo qualche ora, poco prima delle 16.00, a Buccinasco, il Capogruppo del Partito Democratico, Giambattista Moirano, insieme a tutti i consiglieri di opposizione, R.Pruiti, Carbonera, C. Mazzarelli, C. Pansini, M. Battistello, R. Pruiti, C. Benedetti, A. Colliniinvia un comunicato congiunto e formalizza all'Ufficio Protocollo del Comune di Buccinasco, una lettera con oggetto: richiesta ritiro delega assessore Tiziana Maiolo.

"Le inqualificabili dichiarazioni sui rom rilasciate dall’assessore Tiziana Maiolo e ampiamente diffuse dalla stampa (La Repubblica, Il Giornale, Il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Secolo XIX) non ci lasciano per nulla indifferenti e pongono tutta l’Amministrazione comunale di Buccinasco in grave imbarazzo" si legge nella richiesta di ritiro deleghe.

"La dignità umana va rispettata e mai ci si può permettere il lusso di esaltare la razza animale per dimostrare l’inferiorità di persone problematiche, ma nei confronti delle quali è doveroso proporsi di attuare percorsi di reale integrazione così come le Amministrazioni di Buccinasco, compresa la Sua, hanno dimostrato di percorrere da quando si è installata sul nostro territorio la comunità dei sinti.
L’oltraggio arrecato all’autorevolezza del nostro Presidente della Repubblica pone obiettivamente l’assessore fuori da ogni contesto di un pur acceso confronto tra posizioni politiche diverse e alternative.

In nome e per conto di tutti i consiglieri dell’opposizione del Comune di Buccinasco (M. Carbonera, C. Mazzarelli, C. Pansini, M. Battistello, R. Pruiti, C. Benedetti, A. Collini), il sottoscritto chiede formalmente a Lei, Signor Sindaco, che venga immediatamente ritirata la delega da Lei conferita all’assessore Tiziana Maiolo in quanto evidentemente inidonea, fortemente negativa e contraddittoria rispetto agli stessi intendimenti dell’attuale Amministrazione. A nulla servono le successive pezze giustificatorie e scuse proposte dall’interessata, vista l’estrema gravita delle affermazioni e visti gli atteggiamenti di intolleranza già manifestati anche nel recente passato.

Qualora questa richiesta non dovesse avere esito alcuno, a nome di tutti, comunico, Signor Sindaco, che l’intera opposizione si asterrà dal presenziare ai Consigli Comunali e alle commissioni consiliari che dovessero registrare la presenza della sig.ra Maiolo".


Poco dopo anche Rosa Palone dell'Associazione Legalmente di Buccinasco ha espresso il proprio biasimo all'assessore per le parole espresse: "Come soggetto sociale operante sul territorio prendiamo le assolute distanze dalle dichiarazioni scellerate e anticostituzionali di chi, tuttavia, dovrebbe rappresentarci nelle istituzioni. Siamo sicuri, inoltre, che tale presa di posizione non rispecchi in alcun modo il pensiero dominante della società civile e responsabile del nostro comune che da anni , grazie anche all'intelligenza delle amministrazioni dei differenti colori politici che si sono susseguite, si batte per l'integrazione della comunità Sinti presente sul nostro territorio, ad oggi modello di integrazione preso ad esempio in Italia e non solo. Cogliamo inoltre l'occasione per ringraziare l'Associazione Apertamente che in questi anni, più di tutti, a Buccinasco si è battuta con forza, coraggio e dedizione per facilitare l'integrazione sociale e lavorativa della comunità dei Sinti con ammirevole successo. Invitiamo la nostra assessora ad occuparsi con maggiore attenzione dei reali problemi di sicurezza e legalità che affliggono l'Italia, cosi come Buccinasco".

[...] .

Al momento il Sindaco di Buccinasco non è ancora intervenuto sulla vicenda.

Vittorio Aggio


Sempre su MI-Lorenteggio

Il Primo cittadino commenta quanto avvenuto ieri

(mi-lorenteggio.com) Buccinasco, 10 febbraio 2011 - Così il Sindaco di Buccinasco Loris Cereda commenta quanto riportato dalla stampa in merito alle dichiarazioni di Tiziana Maiolo sulla questione ROM: "Sicuramente quando si trattano questi temi bisogna evitare ogni possibile ' frase infelice'. Certo è che la frase incriminata 'è più facile educare un cane che un rom' Tiziana Maiolo nn l'ha mai detta. Come al solito il polverone mediatico supera la realtà dei fatti, e quando i fatti sono politici partono le strumentalizzazioni. Buccinasco è un esempio di lavoro serio nel campo dell'integrazione e la Giunta, di cui Maiolo fa parte, ha dato dimostrazioni di grande equilibrio e di evidenti successi sul tema. Concludo dicendo che, al fine di chiarire e chiudere ogni polemica, chiederò all'Assessore Maiolo di spiegare la vicenda in Consiglio Comunale".

V.A.

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Di Fabrizio (del 10/02/2011 @ 18:05:27, in Italia, visitato 2165 volte)

Comunicato Stampa - Reggio Emilia 10 Febbraio 2011

Ancora una volta vogliamo dire DOSTA! (basta!) alla campagna contro i sinti e rom. Noi siamo continuamente indicati come un pericolo da combattere o disgraziati da compatire, noi vogliamo vivere con dignità. Siamo tutti cittadini europei ma, i contributi arrivati dall’Europa per l’integrazione e l’emancipazione, in Italia sono spesi per gli sgomberi, per rendere la vita impossibile alle famiglie e la morte possibile ai bambini.

I sinti e rom di Reggio Emilia, proprio mentre si celebrava il giorno della memoria, sono stati presentati alla città come un peso economico di cui disfarsi. Mentre eravamo intenti a ricordare il campo di concentramento di Prignano sulla Secchia, dove sono stati mandati i nostri parenti durante la dittatura, sui giornali si polemizzava sulle spese di manutenzione dei cinque campi cittadini, piccoli quartieri in cui siamo costretti a vivere ai margini della città. Le immagini dei campi romani attrezzati, trasmesse delle televisioni, mostravano uomini e donne in gabbia e questo é umiliante. Siamo sempre stati un facile obiettivo per attacchi di qualunque tipo, la nostra storia è una sequenza di persecuzioni e discriminazioni. Per la nostra sofferenza non c’è rispetto e neanche riconoscimento: non rientriamo neppure nelle categorie dei perseguitati, perché non siamo stati imprigionati per motivi politici.

Il nostro dolore è grande per quanto è accaduto a Roma ma anche per tutto quello che sta accadendo in questi anni, in cui siamo tornati ad essere un bersaglio fin troppo facile.

Vogliamo invitare chi ci attacca continuamente e semina odio ad incontrarci, noi non odiamo nessuno, vogliamo combattere l’ignoranza di chi non ci conosce e non sa in che condizioni viviamo. Invitiamo i cittadini a venirci a trovare, a parlare con noi, a combattere i soliti pregiudizi, invitiamo la politica che ci vuole emarginati a prendersi le proprie responsabilità, a venire nei campi prima e non dopo che sono successe disgrazie.

Quelli che ci ritengono un peso, devono avere l’onestà e il coraggio di guardarci in faccia, incontrarci e confrontarsi con noi, li abbiamo invitati più volte e, come cittadini, abbiamo diritto a una risposta. Tutta la città si deve chiedere perché gli ebrei non vivono più nei ghetti, ma nel 2011, gli zingari vivono ancora concentrati nei campi!

VENERDÌ 11 FEBBRAIO ORE 18.30
INVITIAMO TUTTA LA CITTADINANZA,
L'AMMINISTRAZIONE, LE FORZE POLITICHE E SOCIALI, I GIORNALISTI A UNA GRANDE INIZIATIVA PUBBLICA PRESSO IL CAMPO DI VIA GRAMSCI – BAGNOLO IN PIANO

ASSOCIAZIONE THEM ROMANÓ
COMITATO NOPACCHETTOSICUREZZA
FEDERAZIONE ROM E SINTI INSIEME
federazioneromsinti.re@gmail.com

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Di Fabrizio (del 11/02/2011 @ 09:44:49, in Italia, visitato 1573 volte)

ALL'INDOMANI DELLA TRAGEDIA DI ROMA IL COMUNE TORNA A SGOMBERARE I ROM
A PISA SI IGNORA IL MONITO DEL CAPO DELLO STATO NAPOLITANO

«E' una tragedia che pesa su tutti noi: non dobbiamo lasciare esposte al rischio comunità che da accampamenti degradati debbono essere tempestivamente ricollocate in alloggi stabili e dignitosi». Questo il monito del Presidente Giorgio Napolitano all'indomani della tragedia di Roma, dove hanno trovato la morte quattro bambini di un campo rom.

Sono parole che hanno scosso le coscienze in tutta Europa. Parole nettissime, che chiamano in causa le politiche degli sgomberi: il gruppo di rom vittima del dramma di qualche giorno fa – lo ricordiamo - era stato sgomberato trenta volte in pochi anni. Per nascondersi, per evitare le periodiche demolizioni delle baracche, si era rifugiato in luoghi insicuri e pericolosi. Così è nata la tragedia dei giorni scorsi. I fatti di Roma, l'alto monito del Presidente della Repubblica, l'amara denuncia della Comunità di S. Egidio e delle organizzazioni del volontariato laico e cattolico, non sembrano però aver scosso gli amministratori della nostra città.

Proprio in questi giorni, nel vivo del dibattito innescato dalla tragedia di Roma, a Pisa la Polizia Municipale ha avviato, su mandato del Sindaco e della Giunta, una tornata di avvisi e minacce di sgombero che non ha precedenti in città. Gli agenti si sono recati ai campi dei rumeni – a Putignano e sul Viale delle Piagge -, hanno smantellato un piccolo insediamento di cittadini stranieri in Via di Viaccia, e infine – la notizia è di stamattina – hanno intimato lo sgombero allo storico campo rom di Marina di Pisa, a suo tempo creato dal programma Città Sottili e oggi frettolosamente derubricato a "insediamento abusivo". Le famiglie coinvolte non sanno dove andare, e naturalmente il Comune non ha offerto alcuna soluzione alternativa. Persino la Giunta Alemanno, duramente criticata dalle organizzazioni internazionali, si è sentita in dovere di proporre qualche soluzione di accoglienza: degradante, umiliante, discutibile (e discussa), ma pur sempre accoglienza...

Il Sindaco Filippeschi ha scritto ai Ministri Maroni e Sacconi per chiedere risorse: senza spiegare a cosa dovrebbero servire quelle risorse, e anzi lasciando intendere che potrebbero essere impiegate in nuovi sgomberi (nella lettera si accenna a iniziative "di rafforzamento del sistema dei controlli da parte delle Forze dell'Ordine"). Eppure la Commissaria UE Viviane Reding ha spiegato che l'integrazione dei rom è una delle priorità dell'azione dell'Unione Europea. In questo quadro l'amministrazione comunale potrebbe chiedere fondi per l'integrazione, per l'inserimento abitativo, anziché elemosinare qualche spicciolo per un non meglio precisato "sistema di controlli"...

Da parte nostra, in un momento così drammatico esprimiamo il forte auspicio che il Comune non dia seguito alle sue parole: chiediamo che non si proceda a nuovi sgomberi e che si apra, finalmente, un momento di confronto con le associazioni, e soprattutto con le comunità rom, per trovare soluzioni eque e ragionevoli. Gli sgomberi sono una pratica persecutoria, i cui fallimenti sono sotto gli occhi di tutti, e ormai riconosciuti da più parti (i tanti moniti giunti contro l'Italia e la Francia sono lì a dimostrarlo). D'altra parte, siamo pronti – come sempre - a immediate segnalazioni presso le autorità competenti e presso la stampa locale e nazionale di eventuali irregolarità commesse durante le procedure di sgombero.

Associazione Africa Insieme
Pisa, 10 Febbraio 2011

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Di Fabrizio (del 11/02/2011 @ 09:45:03, in Italia, visitato 2276 volte)

Il Giornale di Vicenza L'EMERGENZA. Il Comune attende dal Ministero dell'Interno un finanziamento di 400 mila euro. Variati: «Tragedie come quella accaduta a Roma potrebbero ripetersi in altre aree, vogliamo creare condizioni di sicurezza»

Roulotte fatiscenti e bombole del gas: via Cricoli è fuori norma

08/02/2011 Vicenza. Una bomba a orologeria. Campi nomadi fuori norma, condizioni igieniche precarie, misure di sicurezza approssimative. Vicenza non fa eccezione: il rischio di una tragedia come quella che ha bruciato la vita dei quattro fratellini a Roma può materializzarsi dall'oggi a domani. Il sindaco Achille Variati lancia un appello al Viminale: sbloccate i fondi destinati alla riqualificazione e messa a norma dei campi comunali di via Cricoli e via Diaz, dove vivono 200 rom e sinti, quasi la metà minorenni.

IL PROGETTO. Nei cassetti comunali da un anno c'è un progetto che vale 400 mila euro, candidato al giro di finanziamenti messi in palio dal ministero degli Interni per intervenire nei campi nomadi ed eliminare alla radice le condizioni di pericolo che possono generare incidenti, degrado, distruzione, morte. Entrambi i campi sono del tutto fuori norma. Non rispettano le più elementari norme urbanistiche, igieniche e di sicurezza.

L'ALLUVIONE. In particolare in via Cricoli, sono concentrate decine di persone in pochi metri quadrati, lungo una arteria ipertrafficata, accanto a un fiume, l'Astichello, che proprio in quella zona è portato a esondare trovando sfogo nella campagna. A novembre l'alluvione ha costretto il Comune a evacuare il campo, minacciato dalla piena dell'Astichello, arrivato a mezzo metro dalle roulotte. Come se non bastasse, l'area è perimetrata da reti e muri di fortuna per separare sinti da rom. I servizi igienici sono pochi per molti utenti, sono fatiscenti e quando piove, a causa di impianti obsoleti, parte del campo si trasforma in una fogna a cielo aperto. Di qui la necessità di intervenire per creare piazzole adeguate e impianti a norma che non siano le numerose bombole che circolano tra i caravan.

LA PARALISI. Nonostante alcuni segnali positivi nella scorsa primavera, l'erogazione dei contributi ministeriali (che dovrebbero oscillare tra i 240 e i 400 mila euro) si è improvvisamente arrestata e arenata per un supplemento di analisi e approfondimenti. Nei giorni scorsi l'assessorato ai lavori pubblici ha inviato le ultime carte al prefetto di Venezia, commissario governativo per il caso nomadi nel Veneto. Non resta che attendere una risposta.

L'ICEBERG. Il sindaco Achille Variati sottopone la realizzazione del progetto di riqualificazione a una sorta di contratto sociale, che prevede il rispetto delle strutture e delle regole di comportamento, compresa la scolarizzazione dei minori e il pagamento delle bollette. «Fatti come quelli di Roma - avverte Variati - sono la punta dell'iceberg del grande tema dell'inclusione dei nomadi. Una tragedia che fa notizia per la sua atrocitá, ma che potrebbe accadere in tanti campi nomadi italiani. E questo non può e non deve essere accettato o tollerato. Perché la cura dei diritti dei bambini, in modo particolare, riguarda chi governa al di lá di ogni altra considerazione, prima di qualsiasi giudizio. Bene aveva fatto il ministro Roberto Maroni a stanziare fondi straordinari per mettere in sicurezza i campi nomadi. Noi, quando riceveremo i fondi statali per i quali avevamo fatto richiesta più di un anno fa, li useremo con un doppio obiettivo. Assicurare condizioni di vita decorose ai nomadi, pensando in particolare ai bambini, riqualificando i due campi vicentini. E avviare le comunità sinti e rom della nostra città a un percorso di rispetto dei doveri di cittadinanza: dando opportunità a chi accetta di integrarsi ai nostri codici di condotta, ma agendo con severità nei confronti di chi dovesse trasgredirli».

Gian Marco Mancassola

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Di Fabrizio (del 12/02/2011 @ 09:08:39, in Italia, visitato 1689 volte)

sabato 19 febbraio alle 16.30
presso la Biblioteca, Via Piave - CESATE (MI)

Il Gruppo 135 di Saronno è lieto di invitarvi all'evento "Porrajmos - la persecuzione dei sinti e dei rom" organizzato dall'Associazione Culturale UmanaMente in collaborazione con la Biblioteca di Cesate e Opera Nomadi.

Interverrà Goffredo Bezzecchi - superstite rom dello sterminio nazista.
Suonerà Jovic Jovica - fisarmonicista serbo.

Seguirà filmato "A forza di essere vento".

Breve intervento di Amnesty International in merito all'attuale politica di sgomberi forzati, senza adeguate alternative abitative, che non costituisce una risposta alla povertà e all'emarginazione di tante persone rom.

Al termine aperitivo etnico. Ingresso libero.

Per informazioni: gr135@amnesty.it - info@umanamentecesate.it

L'evento su Facebook

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Di Fabrizio (del 12/02/2011 @ 09:09:01, in Italia, visitato 1623 volte)

Segnalazione di Marco Brazzoduro

OPINIONI

8/2/2011 Caro direttore,
La Stampa ha dedicato la sua apertura al rogo nel campo nomadi della via Appia, a Roma, sottolineandone il carattere tragico e il rilievo politico. Le scrivo per sottoporre alla considerazione dei suoi lettori alcune informazioni sulla situazione dei rom in Italia che non ho ancora visto riportate sui giornali.

Il sindaco Alemanno si è lamentato, ieri, per gli impedimenti burocratici che avrebbero ostacolato una da lui auspicata accelerazione della politica di sgomberi attualmente in vigore in almeno cinque regioni d'Italia, una politica che faciliti il ricollocamento dei nomadi nelle aree a loro destinate dalle municipalità sulla base di piani nomadi formulati dalle municipalità. Ebbene, mi pare che il sindaco dimentichi che in Italia vige ufficialmente, dal maggio 2008, uno «Stato di emergenza in virtù della presenza delle comunità nomadi» che conferisce - sulla base di una legislazione di protezione civile concepita per i disastri naturali - dei poteri straordinari ed eccezionali ai commissari delegati all'emergenza, tra cui i prefetti di Roma e Milano.

Dal maggio 2008 con cadenza annuale lo stato di emergenza in virtù della presenza dei nomadi è stato rinnovato puntualmente ed esteso a cinque regioni italiane - l'ultima volta nel dicembre scorso protraendo la fine dell’emergenza al dicembre 2011. I commissari straordinari hanno goduto, negli anni passati, di ampissimi poteri che hanno loro consentito addirittura di censire le popolazioni rom presenti nelle loro regioni (cittadini italiani o no), con un'iniziativa del tutto dubbia dal punto di vista del diritto alla privacy e alla non discriminazione. La stessa emergenza nomadi ha permesso che nella sola città di Milano siano stati eseguiti 170 sgomberi nel 2010 e che sia nel capoluogo lombardo che a Roma siano stati adottati dei regolamenti comunali eccezionali che si applicano ai soli campi nomadi, prevedendo condizioni di soggiorno speciali per i loro abitanti, quali la necessità che l’intero nucleo familiare sia esente da condanne passate in giudicato anche se scontate; che si debba mostrare un tesserino di riconoscimento per accedere alla propria area attrezzata; che non si possano invitare conoscenti e che non si possa circolare nei campi dopo le 22. Campi spesso sorvegliati da polizia privata. E’ una legislazione dubbia e speciale nelle mani dei sindaci delle due principali città d'Italia per fronteggiare l'emergenza nomadi. Inoltre esiste una banca dati fornita dal «censimento nomadi» che serve a conoscere la sussistenza e la collocazione degli accampamenti informali.

Quanto le descrivo qui sopra è tutt’altro che esente da profonde criticità sotto il profilo del rispetto della parità di trattamento e dei diritti umani fondamentali. Oggi, mi chiedo, quali altri poteri desidera avere il sindaco Alemanno per fronteggiare l'emergenza? Persino cospicui fondi statali - più di 15 milioni di euro per commissario delegato - sono stati messi a disposizione. Sia a Milano che a Roma quei finanziamenti sono stati usati per gli sgomberi e per il ricollocamento in aree destinate, scelte tra le più inaccessibili e meno appetibili delle periferie urbane, aree ampiamente sovraffollate perché a Roma - complice un sentimento antirom efficacemente diffuso dalle pubbliche istituzioni - nessuno ha voluto vendere al Comune aree da destinare ai «villaggi della solidarietà».

Diciamo piuttosto che dal maggio 2008 l'emergenza nomadi è stata un pretesto che non ha risolto i problemi creati dall'effettivo afflusso di molte comunità rom dall'Est dell'Europa in una situazione già ampiamente degradata da politiche locali irresponsabili di segregazione, adottate in oltre venti anni nei Comuni e nelle regioni italiane. I poteri di emergenza in uso dal 2008 sono serviti ad attuare politiche ampiamente inaccettabili dal punto di vista del diritto all'eguaglianza ma altamente popolari data la comune antipatia verso i rom: censimenti, sgomberi, rimpatri, spostamento forzoso verso campi sovraffollati e dove vige un diritto «speciale». Perché il padre di quei bambini avrebbe dovuto portarli a vivere in un campo attrezzato regolato da norme simili? E magari ancora più inaccessibile del luogo dove effettivamente si è compiuta la tragedia? Pochi giorni fa, qui a New York, l'Italian Academy della Columbia University ha dedicato la sua annuale conferenza sulla memoria dell’Olocausto ai rom. In Italia non si sa neanche che c'è stato un Olocausto rom, in cui, come succede oggi, i rom erano obbligati a vivere in campi speciali, dove vigevano leggi speciali e dove le condizioni di vita non erano certo migliori di quelle che si potevano creare da soli, nelle baracche certo pericolose e pericolanti, ma almeno esenti dal diritto speciale dei sindaci.

COSTANZA HERMANIN Ricercatrice dell’European University Institute Fulbright Fellow alla Columbia Law School, New York

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Di Fabrizio (del 12/02/2011 @ 09:53:21, in Italia, visitato 1888 volte)

Una società che non sa fermarsi, anche piangere, e pensare cose nuove quando quattro bambini muoiono bruciati perché senza la stufetta, alla lunga, morirebbero di malattia e di freddo, ha poco futuro. Perché la pietas, che contiene commozione, compassione, rende intelligenti e aiuta a costruire soluzioni più umane. Non è chiaro se Roma, la gente comune, riuscirà a resistere alle banalità volgari di chi invoca misure «drastiche», «se ne tornino a casa loro», «se non hanno occupazione e un luogo dove stare vengano espulsi con la forza» (il responsabile del Comitato per la sicurezza), e così via.

Tutte le indagini su intolleranza e razzismo rilevano un sentimento anti-rom in cima alla graduatoria, in tutta Europa. E si scatena di più in tempi di fragilità sociale, indicando capri espiatori facili, gli "zingari". Un popolo di ragazzini (la metà di quelli che sono in Italia sono minori), la metà italiani da secoli (dove andrebbero espulsi?), gli altri tutti europei, di cui una parte consistente ex-jugoslavi, alla seconda generazione di nati in Italia: ma sono anni che la proposta della Comunità di Sant'Egidio di rilasciare un permesso di soggiorno di lungo periodo non ha risposta, e vengono lasciati in un limbo legale che crea marginalità e, davvero, il contrario della sicurezza.

Su tutto questo scontiamo, oggi, il precipitato di una predicazione del disprezzo e della paura che a Roma – in una delle città più sicure del mondo – ha fatto della questione "rom" un perno di campagne elettorali che non sono mai finite e che hanno autorizzato i romani a non vergognarsi dei propri istinti un po' bassi. Per gli "zingari", vittime dello sterminio razzista mai risarcite e di un "anti-gitanismo" per cui non esistono nella società europea e italiana gli anticorpi che esistono verso l'antisemitismo, non valgono, anche per gli amministratori, quasi mai, quello che vale per la gente comune. Che hanno gli stessi desideri e necessità che abbiamo "noi". E finché non si pensa in questo modo le soluzioni offerte sono tutte parziali e alla fine inefficaci.

Per gli zingari non vale normalmente l'idea che la responsabilità anche penale è personale. Se uno commette un reato tutto il gruppo può essere allontanato perché pericoloso socialmente e anche la "casa", persino in campo attrezzato legale e pagato dai contribuenti, può essere abbattuta, assieme all'intero campo (è accaduto). Per gli zingari continua la leggenda che «non vogliono casa» e il massimo che si pensa è «villaggi attrezzati», finora di pessima qualità: se temporanei è un conto, se uno li concepisce come l'approdo di una vita è un altro.

Non è solo la giunta attuale, a Roma, che è in ritardo. Tutte le giunte degli ultimi vent'anni, nonostante gli sforzi, similmente hanno fallito l'obiettivo: perché mai, simultaneamente, è stata creata la sicurezza abitativa per tutti, assieme a un piano di inserimento scolastico accompagnato, per tutti: anche con borse di studio, come si è fatto per l'Italia più povera, nel dopoguerra o negli anni '70 a Roma, quando sono state eliminate le baracche e i borghetti.

E da vent'anni e più, a metà anno, in un gioco dell'oca autolesionista, gli sgomberi sollecitati dalla popolazione interrompono i percorsi di inserimento scolastico e anche il monitoraggio delle forze dell'ordine. C'è da augurarsi che con la commozione si avvii un piano vero. Per l'inverno, se non c'è di meglio, anche le caserme, cose con un tetto. Ma che sia un piano che accanto ai 13 campi da finire di realizzare preveda una transizione e una compensazione anche di affitti e edilizia "normale". Che preveda la possibilità di un'alternativa quando due gruppi sono troppo disomogenei e non possono vivere insieme. Il diavolo sta nei dettagli e questi sono dettagli da tenere in considerazione. Come generalizzare il progetto europeo (già attivo con sant'Egidio) di scolarizzazione incentivata, con percorsi di inserimento professionale accompagnato, in maniera personalizzata.

Sono in tutto 7000 persone, in gran parte ragazzini. Per Roma si tratta di 350 persone per circoscrizione. Non è una grande emergenza. L'unica emergenza vera è fare rientrare i bassi istinti di tutti. O qualunque soluzione sarà difficile.

Mario Marazziti

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Di Fabrizio (del 13/02/2011 @ 09:20:00, in Italia, visitato 1697 volte)

Venerdì 18 febbraio, ore 17.00
in via Treviso 33 - MILANO*

Storia dei Rom e dei Sinti dall'India alle nostre periferie, secoli di emarginazione e persecuzioni contro un popolo "diverso", con particolare attenzione allo sterminio operato dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Interviene Paolo Finzi, della rivista anarchica "A", produttore del doppio DVD + libretto "A forza di essere vento. Lo sterminio nazista degli Zingari"

(una traversa di via Padova)
autobus 56 oppure MM2 (linea verde) fermata Cimiano

tel. 02-89.91.9073 / 340-6055.786
fax 02-40.04.4537
email martesana.mi@usi-ait.org

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Di Fabrizio (del 13/02/2011 @ 09:40:54, in Italia, visitato 1682 volte)

Blitz quotidiano

La Lega vuole chiudere l'Unar, l'ufficio per il contrasto alle discriminazioni razziali, finanziato dallo Stato con due milioni di euro annuali. L'osservatorio anti-razzismo potrebbe essere soppresso grazie a una proposta dei senatori del Carroccio al decreto Milleproroghe. Con questa mossa il partito intende fermare "questi oscuri burocrati che da sei mesi a questa parte si sono messi a fare politica trasformandosi in maestrini dalla penna rossa: qui siete razzisti, lì xenofobi, abusano del concetto di discriminazione indiretta e pretendono una parificazione totale tra il cittadino autoctono e l'extracomunitario ospite temporaneo. Quei due milioni sono soldi buttati, l'ufficio va soppresso", dice Sandro Mazzatorta, senatore leghista.

La Lega Nord, attraverso cinque senatori, con la modifica numero 1.146 (andrà ai voti all'inizio di marzo) ha chiesto la soppressione "a decorrere dal 31 marzo 2011" dell'Unar, nato per volontà dell'Unione europea e accolto dal governo Berlusconi solo nel 2005. In un successivo emendamento, già depositato, si suggerisce che quei soldi siano destinati "alla Fondazione Teatro Regio di Parma per la realizzazione del Festival Verdi". L'Ufficio contro le discriminazioni è insediato in tutti i paesi dell'Unione europea e solo in Italia e in Finlandia ed è a libro paga del governo (con soldi comunitari, in verità).

La Lega dice che i due milioni annui spesi per finanziare l'Unar sarebbero inutili. Ma cosa fa precisamente l'Agenzia anti-razzismo? Questi alcuni interventi compiuti negli scorsi anni. L'Unar intervenne sui bonus vacanza proposti dal ministro Brambilla chiedendo dati anche in base alla cittadinanza. L'ufficio ha anche aperto un contenzioso con il Comune di Trieste: "Discriminanti i bonus bebè". Richiamo per un manifesto leghista a Prato che raffigurava arabi e zingari in fila davanti agli italiani.

10 febbraio 2011 | 11:25

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Di Fabrizio (del 13/02/2011 @ 09:49:25, in Italia, visitato 1798 volte)

Che gli anarchici non siano teneri con lo Stato, è una cosa risaputa. Però, prima che si smetta di parlarne, è interessante seguire la loro ricostruzione di cosa è successo, non solo una settimana fa, ma in questi anni

Roma, 6 febbraio. Quattro bambini bruciano vivi in una baracca ai margini del nulla metropolitano.
Siamo a Tor Fiscale. Assi, plastica, poche povere cose. Basta una scintilla, un braciere acceso per tenere lontano l'inverno, e il fuoco si mangia tutto.
Il resto è copione già visto. La disperazione dei parenti, l'indignazione del sindaco post fascista della capitale, che strilla che servono poteri speciali per fare campi sicuri, che si infuria contro la burocrazia. Un alibi traballante ma poco importa. In fondo sono solo zingari.
La mattina dopo arrivano le ruspe e tirano giù tutte la baracche. L'ordine è ripristinato.
Arriva anche la magistratura, che mette sotto inchiesta il padre e le due madri: abbandono di minore. La madre di tre dei bambini e nonna del quarto non crede all'incidente: il braciere era lontano, le fiamme sono divampate troppo in fretta.
Una vicenda che ne ricorda un'altra di qualche anno fa.
Quattro bambini rom morirono nell'incendio di una baracca di legno sotto ad un cavalcavia, vicino alla raffineria di Stagno, a Livorno, l'11 agosto del 2007. I genitori vennero arrestati con l'accusa di abbandono di minore e di incendio doloso, nonostante avessero detto di essere stati aggrediti.
Prosciolti dall'accusa di incendio doloso, patteggiarono e vennero scarcerati perché incensurati. Sulla vicenda calò il silenzio nonostante il rogo fosse stato rivendicato del GAPE – Gruppo Armato di Pulizia Etnica.

Quando ci sono di mezzo i rom viene sfogliato l'intero florilegio di pregiudizi razzisti nei loro confronti. Se i bimbi muoiono è colpa loro, che non ci badano, che vanno in giro a rubare, che li fanno vivere in roulotte e baracche.
Come se qualcuno – davvero – potesse scegliere di vivere di elemosina in una baracca senza nulla.
Esemplari le dichiarazioni razziste di Tiziana Maiolo, di Futuro e libertà, dopo il rogo di Tor Fiscale. Per lei i bambini Rom che fanno pipì sui muri sono meno educati del suo cagnolino.
Nel luglio del 2008 una bambina rom, appena sgomberata da una ex fabbrica abbandonata in via Pisa a Torino, disse "almeno per un po' ho vissuto in una casa vera". Una casa con il gabinetto. E porte, finestre, luce… Dopo lo sgombero la riportarono lungo il fiume in una baracca piena di topi.

A Torino, il 14 ottobre del 2008 andò a fuoco un campo rom in via Vistrorio. Tre molotov in punti diversi e l'insediamento sulle rive del torrente Stura andò in fumo. Ci vivevano 60 persone.
Non andò peggio perché un ragazzo diede l'allarme. I giornali allusero alla possibilità che il campo l'avessero bruciato gli stessi rom, per forzare la mano al comune ed ottenere posto nell'area allestita per l'emergenza freddo. Le prove? Non era morto nessuno!
Qualche mese dopo, la magistratura, dopo decine di aggressioni a immigrati e tossici, mise gli occhi sul gruppo fascista "Barriera Domina": nei telefonini di alcuni di loro trovarono le scansioni dei giornali che parlavano del rogo di via Vistrorio. Due righe in cronaca e poi l'oblio.
Chi ha dato ha dato, chi avuto avuto.
Sulla vicenda il sito Ojak, oggi purtroppo non più attivo, fece una controinchiesta.

Quelli come Alemanno vogliono i campi. Altri vorrebbero cacciare tutti. I più chiudono gli occhi e non guardano, magari si commuovono anche un po'. I bambini fanno sempre tenerezza.

Il rogo di Tor Fiscale, come già quello di Stagno, ha fatto notizia perché i bambini erano quattro, altrimenti sarebbero bastate poche note in cronaca, ordinaria amministrazione.
Un bambino muore di freddo, un altro bruciato, un altro se lo porta via una banale influenza.
Infinito l'elenco dei campi rom andati in fumo. A volte distrutti da bravi cittadini, decisi a fare pulizia. Etnica. Altre volte bruciati dalla povertà che non concede sicurezza.

Resta il fatto che quei quattro bambini sono stati ammazzati. Resta il fatto che ogni giorno, in qualche dove, c'è qualcuno che muore. Muore di povertà.
La povertà non è un destino.
I responsabili siedono sui banchi dei governi e nei consigli di amministrazione delle aziende.
Nessuno si creda assolto, perché l'indifferenza è complicità.

Federazione Anarchica Torinese -FAI

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