Una società che non sa fermarsi, anche piangere, e pensare cose nuove quando
quattro bambini muoiono bruciati perché senza la stufetta, alla lunga,
morirebbero di malattia e di freddo, ha poco futuro. Perché la pietas,
che contiene commozione, compassione, rende intelligenti e aiuta a costruire
soluzioni più umane. Non è chiaro se Roma, la gente comune, riuscirà a resistere
alle banalità volgari di chi invoca misure «drastiche», «se ne tornino a casa
loro», «se non hanno occupazione e un luogo dove stare vengano espulsi con la
forza» (il responsabile del Comitato per la sicurezza), e così via.
Tutte le indagini su intolleranza e razzismo rilevano un sentimento anti-rom
in cima alla graduatoria, in tutta Europa. E si scatena di più in tempi di
fragilità sociale, indicando capri espiatori facili, gli "zingari". Un popolo di
ragazzini (la metà di quelli che sono in Italia sono minori), la metà italiani
da secoli (dove andrebbero espulsi?), gli altri tutti europei, di cui una parte
consistente ex-jugoslavi, alla seconda generazione di nati in Italia: ma sono
anni che la proposta della Comunità di Sant'Egidio di rilasciare un permesso di
soggiorno di lungo periodo non ha risposta, e vengono lasciati in un limbo
legale che crea marginalità e, davvero, il contrario della sicurezza.
Su tutto questo scontiamo, oggi, il precipitato di una predicazione del
disprezzo e della paura che a Roma – in una delle città più sicure del mondo –
ha fatto della questione "rom" un perno di campagne elettorali che non sono mai
finite e che hanno autorizzato i romani a non vergognarsi dei propri istinti un
po' bassi. Per gli "zingari", vittime dello sterminio razzista mai risarcite e
di un "anti-gitanismo" per cui non esistono nella società europea e italiana gli
anticorpi che esistono verso l'antisemitismo, non valgono, anche per gli
amministratori, quasi mai, quello che vale per la gente comune. Che hanno gli
stessi desideri e necessità che abbiamo "noi". E finché non si pensa in questo
modo le soluzioni offerte sono tutte parziali e alla fine inefficaci.
Per gli zingari non vale normalmente l'idea che la responsabilità anche
penale è personale. Se uno commette un reato tutto il gruppo può essere
allontanato perché pericoloso socialmente e anche la "casa", persino in campo
attrezzato legale e pagato dai contribuenti, può essere abbattuta, assieme
all'intero campo (è accaduto). Per gli zingari continua la leggenda che «non
vogliono casa» e il massimo che si pensa è «villaggi attrezzati», finora di
pessima qualità: se temporanei è un conto, se uno li concepisce come l'approdo
di una vita è un altro.
Non è solo la giunta attuale, a Roma, che è in ritardo. Tutte le giunte degli
ultimi vent'anni, nonostante gli sforzi, similmente hanno fallito l'obiettivo:
perché mai, simultaneamente, è stata creata la sicurezza abitativa per tutti,
assieme a un piano di inserimento scolastico accompagnato, per tutti: anche con
borse di studio, come si è fatto per l'Italia più povera, nel dopoguerra o negli
anni '70 a Roma, quando sono state eliminate le baracche e i borghetti.
E da vent'anni e più, a metà anno, in un gioco dell'oca autolesionista, gli
sgomberi sollecitati dalla popolazione interrompono i percorsi di inserimento
scolastico e anche il monitoraggio delle forze dell'ordine. C'è da augurarsi che
con la commozione si avvii un piano vero. Per l'inverno, se non c'è di meglio,
anche le caserme, cose con un tetto. Ma che sia un piano che accanto ai 13 campi
da finire di realizzare preveda una transizione e una compensazione anche di
affitti e edilizia "normale". Che preveda la possibilità di un'alternativa
quando due gruppi sono troppo disomogenei e non possono vivere insieme. Il
diavolo sta nei dettagli e questi sono dettagli da tenere in considerazione.
Come generalizzare il progetto europeo (già attivo con sant'Egidio) di
scolarizzazione incentivata, con percorsi di inserimento professionale
accompagnato, in maniera personalizzata.
Sono in tutto 7000 persone, in gran parte ragazzini. Per Roma si tratta di
350 persone per circoscrizione. Non è una grande emergenza. L'unica emergenza
vera è fare rientrare i bassi istinti di tutti. O qualunque soluzione sarà
difficile.
Mario Marazziti