Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 16/01/2011 @ 09:36:16, in Europa, visitato 2547 volte)
Segnalazione di Dragan Vasovic - YOUTH ROMA CENTER
(la rassegna fotografica su
Facebook)
La notte tra il 12 e il 13 gennaio nella parte dell'insediamento Pozega in
cui vivono circa 700 Rom, sui lampioni sono apparse svastiche. Su tutti i piloni
di cemento che circondano l'insediamento - nelle strade Bana Milutina e Dimitrija
Tucovica, sono state dipinte svastiche con lo spray, come pure su diversi
ingressi e cartelli del traffico. Oltre a ricordare un momento triste della
nostra storia, su di un palo è stato scritto "ZINGARI FUORI DALLA SERBIA". I
cittadini del quartiere sono inorriditi, sono davvero colpiti e hanno paura. Per
la prima volta nella storia del comune di Pozega qualcosa di simile accade dopo
la II guerra mondiale e non ci si aspettava che questo si sarebbe nel XXI
secolo, e ricorda a tutti la parte più brutta della storia della nostra civiltà.
FATE CIRCOLARE L'INFORMAZIONE!
Notizia di contorno (tratta dalla
Nazione)
Don Virgilio Annetti, parroco ad Arezzo, scrive sul giornale inviato ai
fedeli: "Senza tanti pietismi torna in mente quell'uomo che tentò invano, a
suo tempo, una vera pulizia etnica. Si chiamava Himmler. Dette questo
ordine. Aggiungere ad ogni convoglio un vagone di rom. Sappiamo bene dove il
convoglio era diretto. Verrebbe da dire: ma benedetto Himmler, perché uno
solo invece che due!"
Per la cronaca, il vescovo di Arezzo gli ha imposto di chiedere
immediatamente perdono per il suo delirio omicida: ma può un uomo simile, le
cui dichiarazioni sono state replicate entusiasticamente sui siti neonazisti
(vedi QUI),
essere lasciato ancora al suo posto, senza che il suo inascoltato Maestro,
Rabbi Yehoshua di Nazaret, si contorca ancora sulla croce?
Di Fabrizio (del 17/01/2011 @ 09:13:13, in Europa, visitato 1541 volte)
Da
Roma_Francais
Par L'Express, publié le 13/01/2011
La Francia ha redatto una nota per spiegare ai propri vicini europei come
occuparsi dei Rom.
La Francia ha indirizzato ai paesi membri della UE una "nota" sulla
"strategia" da mettere in opera a livello europeo al fine di "promuovere i
principi di uguaglianza di possibilità e dell'inclusione sociale delle
popolazioni in situazioni di povertà e di esclusione, in particolare dei Rom".
Gli autori sottolineano che "appartiene a ciascuno stato membro di assicurare
l'inserimento economico e sociale dei suoi cittadini (...) Promuovere la libera
circolazione in seno all'Unione Europea implica prima di tutto che gli stati
membri d'origine si assumano pienamente questa responsabilità". Il documento
sarà all'ordine del giorno del summit europeo di giugno a Bruxelles. Parigi
assicurache l'adozione di questa strategia da qui a sei mesi è "un orizzonte
realista".
Di Fabrizio (del 17/01/2011 @ 09:48:53, in Italia, visitato 1632 volte)
Comunità delle Piagge, Fondazione Michelucci, Medici per i diritti umani,
Rete antirazzista Firenze hanno scritto questa lettera all’Assessore Allocca -
proprio oggi impegnato in un incontro sull’insediamento di Quaracchi - per
sollecitare la Regione Toscana ad affrontare in modo organico la "questione
rom". La pubblichiamo integralmente.
I rom di Quaracchi: la buona politica sia umana, rapida ed efficace
La Regione Toscana, che con più forza di qualunque altra ha posto la
questione del superamento della condizione di "esclusione organizzata" che i
campi nomadi rappresentano in Italia, è chiamata oggi a fare un bilancio delle
politiche messe in atto, e della situazione inedita che vede presentarsi nuove
forme di povertà ed esclusione abitativa, che riguardano anche popolazioni rom.
Dalla seconda metà degli anni Novanta due nuove leggi regionali toscane –
rispettivamente del 1995 e del 2000 – e un forte movimento che ha coinvolto
anche gli stessi rom, hanno consentito ad alcune amministrazioni di sperimentare
strategie e azioni per il superamento dei "campi nomadi".
Questi interventi legislativi hanno aperto una fase nuova che, tra slanci
progettuali e ripensamenti, nuove realizzazioni e ripiegamenti timorosi, ha
cambiato la geografia degli insediamenti rom e sinti nella Regione. Se nella
seconda metà degli anni Novanta i "campi" accoglievano la quasi totalità dei
gruppi rom e sinti (quindi oltre 2.500 persone), oggi in "campi" variamente
autorizzati o riconosciuti ci sono poco più di 1.000 persone. Più di 500 sono
ora le persone che abitano in villaggi, pur costruiti con modalità e approcci
differenti. Oltre 700 persone vivono in alloggi Erp, e circa 500 abitano in
strutture o insediamenti transitori in attesa di nuove soluzioni.
Contemporaneamente, negli ultimi anni si è manifestato un fenomeno nuovo: la
creazione attorno alle aree urbane più dense di nuovi insediamenti informali,
baraccopoli piccole e grandi, occupazioni di aree o edifici abbandonati, abitati
soprattutto da immigrati provenienti dall’Est Europa, da rifugiati e profughi, e
da una significativa presenza di rom di più recente arrivo.
Le amministrazioni locali, già alle prese con le difficoltà e i tempi lunghi dei
percorsi di superamento dei "vecchi" campi nomadi, hanno reagito a questo nuovo
fenomeno prevalentemente con azioni di dissuasione o di allontanamento, in un
quadro che ha risentito dell’insorgere o del radicalizzarsi di espressioni di
rifiuto e di intolleranza che hanno concorso a indebolire la volontà delle
amministrazioni locali nel predisporre interventi di accoglienza e di assistenza
diretti a queste popolazioni.
Al contrario, le azioni di tipo repressivo riscuotono un ampio consenso ma, come
è evidente anche dagli episodi che si sono succeduti in questi anni, non
risolvono il "problema" della presenza di popolazioni o gruppi che sono ritenuti
indesiderati sul territorio, non favoriscono alcun processo positivo e, non
ultimo, alimentano discriminazione ed emarginazione.
Occorre in questo momento delicato un sussulto di consapevolezza. In una società
frammentata, indebolita dalla crisi e dalla crescita degli egoismi, il
riconoscimento dei diritti di cittadinanza è l’unica strategia per rafforzare la
coesione sociale, per promuovere la solidarietà – invece che la competizione –
tra le componenti più deboli della società. Al contrario, l’intolleranza
avvelena la convivenza civile anche quando in apparenza rende coesa una comunità
locale – magari contro un nemico immaginario e indifeso.
Le centinaia persone che solo nell’area fiorentina vivono in baracche, edifici
dismessi, non svaniranno dopo l’ennesimo sgombero. Cercheranno riparo in altri
luoghi, in condizioni ancora più critiche.
Come avviene ormai da anni per le famiglie rom che sono sgombrate regolarmente
dalle sistemazioni sempre più precarie che riescono a reperire tra l’Osmannoro,
l’area ex Osmatex e Quaracchi. Non è solo nel nome di una visione umanitaria che
questa sequenza di sgomberi brutali deve provocare sdegno in tutti i cittadini,
ma nel nome di una qualsiasi idea di buona politica e di buona amministrazione.
Per quanto possa sembrare trascurabile e marginale il "problema" rappresentato
da queste poche famiglie rispetto ai tanti problemi di questa area urbana,
questo costituisce invece un importante banco di prova, materiale e simbolico,
della capacità di buon governo dell’amministrazione pubblica proprio per la sua
capacità di agire efficacemente anche sui versanti più difficili e più
controversi.
Per questo chiediamo a chi è chiamato a responsabilità politiche e
amministrative, di compiere uno sforzo di comprensione e di immaginazione, prima
di affrontare il problema in termini razionali e operativi, come è ovviamente
necessario.
Nell’area fiorentina come sul territorio regionale sono stati sperimentati in
questi anni diversi percorsi di inserimento socio-abitativo per rom dalla cui
rivisitazione critica possono trarsi elementi utili per affrontare e gestire (se
non per risolvere) la questione delle famiglie attualmente presenti a Quaracchi.
1. La prima considerazione è che gli interventi, provvisori o definitivi, devono
essere immediati e non prorogare ulteriormente una situazione ai limiti della
sopravvivenza e della dignità umana.
2. La seconda è che le soluzioni devono essere condivise con i destinatari e con
le associazioni che li sostengono, altrimenti sono inevitabilmente destinate al
fallimento.
3. Inoltre, va considerato che soluzioni che hanno funzionato, pur tra molti
problemi, per alcuni gruppi, non è detto che funzionino per altri. E’ il caso
dei percorsi di accompagnamento abitativo che in larga scala sono stati messi in
atto nel progetto pisano di "Città sottili", e nel caso degli ex ospedali Luzzi
e Mayer nell’area fiorentina. Questi percorsi si sono dimostrati efficaci in
presenza di una condizione socio-economica accettabile delle famiglie, mentre
hanno avuto l’esito di ricacciare in situazioni di marginalità quelle famiglie
che ne erano prive.
4. Nel caso delle famiglie di Quaracchi, siamo in presenza di persone con grandi
difficoltà, alle quali non sono stati rivolti sinora interventi che ne potessero
aumentare significativamente le risorse interne e le opportunità di
miglioramento della propria condizione. Inserirle ora in percorsi abitativi
ordinari (per quanto "accompagnati") si presenta come una operazione velleitaria
e destinata a riproporre il problema in tempi brevissimi.
5. Va detto con chiarezza che si illude chi pensa che tutte le situazioni di
grave disagio abitativo possano essere superate nascondendole agli occhi della
popolazione, diluendone la presenza attraverso la loro disseminazione sul
territorio. Le dimensioni del fenomeno e le sue caratteristiche renderanno
inevitabili, nel breve-medio periodo, soluzioni temporanee di "abitare di
comunità", che vanno però progettate e realizzate in modo da evitare la miseria
e il degrado dei campi per nomadi o profughi.
6. Il problema di una sistemazione abitativa per le famiglie di Quaracchi non è
nel "come" affrontarlo, ma nel "dove": dove, e con il concorso di chi, reperire
un’area o una struttura da adibire a luoghi di vita decorosi, per quanto
temporanei, con un limitato impiego di risorse economiche e spaziali.
E’ necessario decostruire il "problema", valutandolo razionalmente nelle sue
dimensioni e nelle sue specificità: poche famiglie, per le quali l’abitare
luoghi marginali, in situazioni insopportabili per qualunque altro cittadino, è
divenuto quasi una colpa, piuttosto che la misura di una discriminazione.
La buona politica può impegnarsi per una soluzione partecipata, umanitaria,
rapida ed efficace, nell’interesse della coesione sociale e della convivenza,
dei rom e delle città dove vivono.
Firenze, 13 gennaio 2011
21 gennaio 2011 alle ore 19:30 Circolo
ARCI BELLEZZA via Bellezza 16a MM3 Porta Romana
"Dio dacci la terra" è la serata che presenta il documentario "Se un giorno
d’inverno un suonatore di fisarmonica" e il concerto dei Muzikanti.
Progetto LUOGHI
Attraverso le musiche, le memorie e il vissuto del maestro Jovica Jovic,
raccontate nel documentario "Se un giorno d’inverno un suonatore di fisarmonica"
di Valerio Finessi, la serata vuole essere un momento di riflessione comune
sulla condizione delle popolazioni rom e sinte a Milano, che negli ultimi anni
sono state vittime di continue discriminazioni, a causa della mancanza di una
visione politica e amministrativa che nega i diritti e possibili percorsi di
integrazione socio-economica e culturale. La serata si concluderà con il
concerto dei Muzikanti, che con le loro danze ci faranno riscoprire il piacere
di divertirci insieme.
Si consiglia la prenotazione della cena, 20 euro con concerto, bevande escluse.
(tel. 02-58319492 - info@arcibellezza.it)
La serata avrà inizio alle 19.30 con la proiezioni del video ritratto di Jovica
Jovic, musicista Rom nato a Belgrado, e del suo amore per il suono della
fisarmonica. Attraverso il mestiere di musicista si ripercorre la vita di Jovica
continuamente intrecciata al fare musica, che lo ha portato a confrontarsi con
la diversità delle culture di molti paesi europei.
Non è facile la vita di un Rom in Italia e Jovica non fa eccezione, sette figli,
una famiglia smembrata e sparsa in Europa, la fuga dalla guerra nel suo paese e
la clandestinità per mancanza di documenti.
Jovica suona con i Muzikanti, un gruppo i cui componenti vengono da paesi
diversi, che si esibiranno alle 22.30, dopo la cena che seguirà la proiezione
del documentario.
I loro concerti sono un momento di scambio interculturale, che permettono la
conoscenza di un patrimonio musicale spesso semi sconosciuto. La musica diventa
così il tramite per un dialogo possibile tra le diversità.
Biografia e filmografia del regista:
Valerio Finessi è nato a Ferrara ma dal 1980 vive e lavora a Milano.Si è formato
alla scuola di cinema dell’Albedo Cinematografica realizzando numerosi
documentari per la Rai e enti privati e pubblici.
come filmaker ha realizzato i documentari
UNO NESSUNO CENTOMILA, IL TEATRO DELLA NECESSITA’ NECESSITA’ DEL TEATRO, IL
MAGICO MONDO DI NATALE PANARO, ACQUA, IL CORAGGIO DELLA FEDE Il Cardinal Andrea
Carlo Ferrari, IL CIELO DI SHTUPEL diario dal Kosovo, NESSUNO ESCLUSO, SE UN
GIORNO D’INVERNO UN SUONATORE DI FISARMONICA…
Ha realizzato i film per le scuole:
LA RAGAZZA DI TEREZIN, LA VOCE DEL BOSCO, GAME OVER, 10 CORTI CONTRO IL
CYBERBULLISMO
LA RICHIESTA – il corto selezionato al festival la 25 ora 2008 – la 7
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I Muzikanti
Di Fabrizio (del 18/01/2011 @ 09:38:29, in Italia, visitato 2042 volte)
Circa due mesi fa ho conosciuto Davide Castronovo, coordinatore del
presidio sociale presso il campo sosta di via Chiesa Rossa. E' seguita il mese
scorso una visita al campo, e l'ultimo fine settimana ci siamo ritrovati con la
famiglia Frosh per una chiacchierata, a cui ha collaborato anche Davide.
Da subito si sono mostrati interessati a questo blog e alle notizie che
pubblico. Mi fanno vedere un computer portatile. Si collegano a internet con la
chiavetta.
Alex (30 anni): Perché la rete telefonica non funziona mai. Ci sono
delle capocchie sigillate, come a Venezia, ma sono sempre allagate lo
stesso.
Quando è nato il campo c'erano l'ing. Luigi Pagnoni, il dottor Prina e Carlo
Cuomo, ma c'erano solo le piazzole, la strada era già asfaltata.
Abbiamo chiesto la linea telefonica e ci hanno risposto: "Ma volete anche il
telefono??" (ride)
Giuliano (suo padre): La nostra lingua è romanés harvato, istriano,
tutto misto.
Siamo arrivati a Milano nel 1968, eravamo in via Negrotto, che è stato il
primo campo a Milano. Poi siamo andati, abusivamente, in via Castellamare, ed
infine in via Giovanni Fattori dal 1978. Sempre nella stessa zona.
Alex: Fino al 20/2/2000, quello lo ricordo bene.
Giuliano: Quando siamo arrivati, lì c'era una discarica, abbiamo
spianato, buttato la ghiaia, e poi andavamo in comune a chiedere di darci
l'acqua e la luce. Aprivamo un tombino e si prendeva l'acqua, ho preso anche una
denuncia per questo...
Dopo 20 anni ci hanno dato una fontana e un allaccio volante per tutti.
L'acqua arrivava col contagocce.
Eravamo circa 160.
Nel 1968 il comune aveva aperto una specie di cantiere solo per i nomadi,
all'epoca davano 500 lire al giorno. Abbiamo sistemato la Montagnetta, giardini,
tagliato l'erba, e poi i marciapiedi in Bovisa, a Quarto Oggiaro e in via
Console Marcello.
Lavoravamo un po' tutti, il problema è che tra noi si parlava nel nostro
dialetto e la gente ci identificava come zingari, anche se non facevamo niente
di male. Questo succede anche oggi.
E poi allora c'era una cooperativa, veniva al campo per l'ingaggio e ci
davano dei soldi, in nero, naturalmente. Io ho lavorato con loro anche se ero
minorenne. Era meglio di adesso, perché allora c'era lavoro per tutti.
Allora volevamo veramente integrarci, ma non ci siamo mai riusciti. Quando si
scopriva che eravamo rom, le ditte ci mandavano via. Ho lavorato alla ESSO e col
caposquadra non c'erano problemi, ma il direttore aveva un po' di pregiudizi
quando ha scoperto dove abitavamo.
Insomma, si lavorava col comune ed in nero con qualche cooperativa.
Non vi sentite isolati a vivere qui lontano da tutti?
Alex: Integrazione: ormai siamo più che integrati.
Ti posso dire che è una scelta di vita. Mia sorella ha provato a vivere in
appartamento assieme al suo ragazzo, ma c'erano tanti problemi con la madre di
questo ragazzo. Allora sono tornati qua tutti e due. Quello che sei non lo
puoi cambiare.
I vicini non ci accettano. Un'altra mia sorella ha preso un appartamento in
affitto, lei a vederla non sembra rom; è andato tutto bene le prime due
settimane. Ma i bambini giocavano sulle scale, e naturalmente facevano rumore e
parlavano la nostra lingua. Ci sono stati reclami all'amministratore. La cosa è
andata per quattro mesi. Poi sono andati via per evitare grane.
Giuliano: Noi non volevamo venir qui da Palizzi Fattori. Noi non
volevamo e la gente qui attorno nemmeno.
Quindi giovani e anziani la pensano nella stessa maniera?
Giuliano: Quando siamo arrivati qua, volevano costruire una scuola
dentro il campo, solo per Rom. Quella sarebbe stato un vero ghetto. Invece i
bambini per fortuna vanno alla scuola normale, c'è uno di noi per classe.
Un giovane può sempre cambiare, io non ce la farei mai, chiuso in casa è come
stare a san Vittore.
Ad esempio, siamo abituati a parlare a voce alta, e questo non lo sopportano.
Il campo ha sempre avuto casette simili?
Giuliano: Per le case il comune ha dato permesso di costruire senza
fondamenta, sono le case che avevamo in Palizzi Fattori e il comune le ha
portate di qua. La mia casa ad esempio è a moduli. Allora ci hanno dato 8
milioni per la buonuscita, e chi doveva trasportare la casa ha pagato di tasca
sua.
Alex: I bagni invece li ha fatti il comune. Noi abbiamo fatto tutto il
resto, ad esempio abbiamo piantato gli alberi. I bagni sono dei container e
valgono niente.
Secondo voi, di che lavori avrebbe bisogno il campo?
Alex: Il lavoro più urgente sarebbe di rifare tutti i bagni. Dare
un'occhiata alla fognatura, perché la manica del depuratore non funziona.
Davide: La vasca è troppo bassa e piccola.
Alex: La pavimentazione è tutta da rifare.
I contatori sono isolati in una colonna all'ingresso del campo: da un lato va
bene perché non portano via spazio nella piazzola, ma dall'altro chiunque può
staccarli o manometterli, e i pozzetti sono sempre sott'acqua.
E poi abbiamo il problema di una casa che il comune ha abbattuto ad agosto, e
le macerie sono ancora lì.
Comunque, ho girato tanti campi a Milano e anche a Saronno e Varese, ma il
migliore che ho visto è questo. E' stato qui anche un rom francese, e anche lui
la pensa così.
Davide: I lavori di ristrutturazione dovrebbero riguardare le
fognature e gli allacciamenti del gas.
Poi è previsto un rimpicciolimento del campo sulla base delle famiglie che
sono state allontanate e di quelle che hanno deciso di uscire dal campo. Il comune
ha messo a disposizione pochi strumenti, contraddittori tra loro..
Siete in 150/160 persone. Tra di voi ci sono problemi di convivenza?
Alex: Siamo divisi in famiglie, con qualcuna si può convivere, con
altre è impossibile. E' una guerra continua, e poi naturalmente c'è omertà
Ti faccio un esempio: se io mi spostassi sulla piazzola sgomberata ad agosto
dal comune, la famiglia che prima era lì lo considererebbe un affronto.
Davide: Questo dovrebbe diventare un campo di transito, dove rimanere
al massimo 3 anni (dal 2008, quindi il termine scadrebbe adesso). Ma ci sono le
elezioni, e non si sa come andrà a finire il tutto.
Il problema degli spazi vuoti può diventare esplosivo, ci vuole
capacità di mediazione. Ad esempio, c'è una signora che è in mezzo alla strada
con la sua roulotte, non vuole ritornare sulla sua piazzola perché lì è morto
suo marito.
Alex: Ho paura che il comune ci dica: o vai su questa piazzola, o
finisci in mezzo alla strada.
Ho sempre l'idea che il comune non prenda mai decisioni definitive. Ad
esempio, qua ci sono le telecamere a circuito chiuso?
Giuliano: No. Abbiamo detto che è una questione di privacy (ride).
Davide: Metterle era nella intenzioni della prefettura e del ministero
degli interni.
Abbiamo approfittato del momento particolare: la Moioli si scornava con De
Corato; i vigili urbani litigavano con De Corato perché ogni giorno c'erano
sgomberi... gli abitanti, anche grazie al confronto con la cooperativa, sono
stati bravi a organizzarsi come interlocutori della forza pubblica.
Inoltre c'era stato da poco l'abbattimento della casa e probabilmente il
comune voleva recuperare il rapporto col resto del campo.
Alex: Rimangono le telecamere sulla strada, ma quelle ci sono in tutta
Milano.
Cosa vi aspettate dalle prossime elezioni?
Alex: Ho idea che chiunque ci sarà, per noi le cose non cambieranno.
Se qualcuno si mette a parlare bene dei campi e dei sinti, chi ti vota più?
Di Fabrizio (del 19/01/2011 @ 09:17:30, in Europa, visitato 1619 volte)
Da
Roma_Francais
Laprovence.com Una non-Rom ed una Rom dicono Dosta! Foto di Noémie Michel
scattata ad Arles
Dosta in romanes vuol dire basta. Uno slogan che suona oggi come un
grido di rivolta. L'idea è partita da Arles e dovrebbe allargarsi nei prossimi
giorni a molte città francesi, tra cui Marsiglia. "Ci siamo resi conto
che le proteste e le petizioni non servivano a niente di fronte alla politica di
odio instillata dopo il triste discorso di Grenoble che ha stigmatizzato questa
popolazione", sottolinea Tieri Breit. E' da due anni editore ad Arles di
libri fotografici per bambini, ed utilizzerà le sue conoscenze per fare
resistenza alle molestie e all'esclusione sofferte da tutto un popolo.
Indignazione
L'idea è di mettere sotto il naso dei cittadini immagini, ben visibili nel
loro formato poster a grandezza naturale. Una foto rappresenta davanti ad una
porta una Rom ed una non-rom con un pannello che riporta la parola Dosta. "E'
simbolico, la porta marca la soglia, si entra o si resta fuori. Ed inoltre in
pochi conoscono la parola Dosta, che li interroga", prosegue Tieri Briet.
Queste foto saranno in un secondo tempo affisse sui muri delle città dove i Rom
sono perseguitati ed esclusi. "Queste presenze umane, solidali, affisse sui
muri di una città potranno formare poco a poco una popolazione che rifiuta in
silenzio una violenza fatta ad un popolo che non ha né frontiere, né esercito". Humaniatrium (sostenuta
da numerose associazioni tra cui quella della gens du voyage Samudaripen)
realizzerà 60 copie di personaggi in 4 regioni della Francia. Ed è già stata
contattata da cittadini inglesi, italiani o spagnoli che anche loro vogliono
mostrare la loro indignazione.
Jean-Luc PARPALEIX
(jlparpaleix@laprovence-presse.fr)
Di Fabrizio (del 19/01/2011 @ 09:42:20, in Regole, visitato 1690 volte)
Da
Roma_Francais
AFP
Stoccolma - La giustizia svedese ha annunciato che Ikea, il gigante del mobile,
dovrà versare 60.000 corone (6.730
euro) per danni ed interessi a quattro clienti rom che uno dei suoi guardiani
aveva sorvegliato in maniera "discriminatoria dovuta alla loro appartenenza
etnica".
"Ikea ha esposto queste donne ad una discriminazione per la loro appartenenza
etnica", scrive nella decisione pubblicata sul suo sito l'ombudsman svedese
sulle discriminazioni (DO).
Le quattro donne, che riceveranno 15.000 corone a testa, si erano lamentato
di essere state seguite e osservate "in permanenza" da un guardiano durante la
loro visita in un magazzino Ikea alla periferia di Göteborg, nel sud-est della
Svezia.
"Altri clienti avevano constatato che la guardia le sorvegliava, cosa che le
donne avevano vissuto come un'offesa supplementare", sottolinea l'ombudsman,
signora Katri Linna.
La mediatrice della giustizia svedese indica di aver deciso di portare Ikea
davanti al tribunale, ma prima ha proposto al numero uno mondiale del mobile in
kit, un compromesso per regolare la controversia, cosa che Ikea ha accettato.
Il gruppo svedese, che si vuole un modello d'impresa socialmente ed
ecologicamente responsabile, "non si è pronunciato sul fatto che le donne siano
state (o meno) discriminate, ma rifiuta che si siano sentite discriminate e
s'impegna a prendere misure per evitare che questo genere di casi si ripeta",
indica l'ombudsman.
Francesco Brancati
MILANO -
Un campo rom alla periferia di una qualunque grande città degli anni Duemila. In
questo ambiente, il regista Mario Martone immagina il compiersi della tragedia
verista messa in musica da Ruggero Leoncavallo nei "Pagliacci", l'opera che
insieme a "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni e con la direzione di Daniel
Harding avrebbe dovuto andare in scena oggi alla Scala ma che per lo sciopero
proclamato dalla Cgil slitterà a martedì prossimo (ma la tensione resta dopo che
il sovrintendente Stephane Lissner ha spiegato che solo a fine gennaio si saprà
se il governo ripristinerà i cinque milioni di fondi che ha tolto per il 2010 e
quindi se il teatro chiuderà il consuntivo di bilancio in pareggio potendo
pagare così l'integrativo ai lavoratori).
Una messa in scena, quella voluta da Martone, che ha già suscitato qualche
allarme fra i leghisti milanesi, tanto da far dire a Luciana Ruffinelli,
presidente della commissione Cultura in consiglio regionale: «Questa scelta è
una vera e propria provocazione visto che verrà proposta in una città come
Milano, che ha grandi problemi nella gestione dell'immigrazione rom». Venerdì
alla presentazione della prima scaligera, Martone non ha nemmeno voluto
rispondere direttamente, limitandosi a rilevare che "Pagliacci" «è un'opera
eccezionale», che «il nomadismo è una cosa che ha a che fare con la storia e i
circensi sono sono nomadi».
Poi c'è il "verismo" e la sua rappresentazione oggi: «Ma che senso avrebbe farne
un ritratto con una cornice d'epoca?». Martone ha avuto già numerose esperienze
con la lirica, ma è soprattutto regista cinematografico, tanto che l'autore
delle scene, Sergio Tramonti, ha detto di aver cercato di mettere in scena
«l'avventura cinematografica che Mario mi ha descritto, come l'inquadratura di
una qualsiasi periferia di una metropoli di oggi, con l'arrivo dei giostrai in
una piazza con una rampa autostradale sullo sfondo, che potesse fare da supporto
al coro». Un coro, quello della Scala, elogiato dal direttore Daniel Harding,
assieme all'orchestra scaligera che «pur a vent'anni dall'ultima
rappresentazione di "Cavalleria" e "Pagliacci"» (il dittico manca dal 1988), ha
mostrato di essere preparatissima.
Se tanto è stato anticipato su "Pagliacci", anche sull'onda delle polemiche
leghiste, pochissimo gli autori hanno voluto rivelare su "Cavalleria", facendo
presagire una scenografia minimalista, «spogliando molto la rappresentazione
scenica – ha detto Tramonti – per dare spazio alla musica, tanto da farla
diventare essa stessa scenografia, perché è Mascagni che ci restituisce gli
odori e i sapori della Sicilia, attraverso la sua musica».
Grande attesa per la prima, slittata a martedì, e per le compagnie di canto che
per "Cavalleria" puntano su Salvatore Licitra e per "Pagliacci" su Josè Cura.
Carissimi,
é con immenso piacere che vi invitiamo alla nostra prima iniziativa:
un'analisi della cultura e della storia del popolo ROM per conoscerlo e
comprenderlo e non farsi contaminare dagli stereotipi razzisti che lo dipingono
come il nuovo "nemico". Un'iniziativa che prende spunto dalle celebrazioni
del giorno della Memoria per ricordare quelle vittime troppo spesso
dimenticate dalla storia.
L'iniziativa si articolerà su tre interventi: una relazione di carattere
storico, tenuta il 24 gennaio dal Prof. Finzi, che illustrerà la
storia degli "zingari" dall'India all'Europa e delle secolari persecuzioni
contro di loro, focalizzando l'attenzione sul genocidio perpetrato dai
nazi-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale (con proiezione di
testimonianze di Rom e Sinti internati ad Auschwitz) per arrivare ai giorni
nostri, in Italia e nel mondo, con i Rom e i Sinti sempre vittime di politiche
di esclusione quando non di vera e propria persecuzione;
una relazione di carattere sociologico per far conoscere la struttura e
l'organizzazione delle etnie del popolo Rom e le politiche possibili tenuta il
21 febbraio dai Prof. A. Alietti e M. Pagani, e un momento
artistico rappresentato da artisti Rom, i Muzikanti, che si terrà al
Parco Trotter il 9 aprile.
La relazione di storia del Prof. Finzi verrà ripetuta a tutti gli studenti
delle classi V del Civico Liceo Linguistico A. Manzoni, in Via Rubattino,
proprio nel giorno della Memoria.
Di seguito i dettagli nella speranza di potervi avere tutti nostri graditi
ospiti
Titti Benvenuto
Zona 3 per la Costituzione
ROM e SINTI: un percorso di conoscenza per una convivenza possibile
attraverso
LA STORIA:
lunedì 24 gennaio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano
Conferenza del prof. P. Finzi: giornalista, saggista e politologo
"A FORZA DI ESSERE VENTO: lo sterminio nazista dei Rom e dei Sinti"
LA CULTURA:
lunedì 21 febbraio - ore 21:15
presso la Casa della Sinistra - via Porpora 45, Milano
Conferenza dei
Prof. A. Alietti: docente di Sociologia Urbana e di Comunità, Università di
Ferrara
Prof. M. Pagani: studioso e presidente dell'Opera Nomadi di Milano
"Origine, organizzazione e politiche possibili delle società Rom e Sinti"
L'ARTE:
sabato 9 aprile - ore 15:00
presso il parco Trotter, via Padova 69, Milano
Concerto di musica rom con il gruppo "I MUZIKANTI"
ADN Kronos
Roma, 20 gen. (Adnkronos) - Nonostante le polemiche, perche' i campi nomadi
vengono spostati ma mai aboliti? E a chi servono davvero? Queste e altre domande
si pone Luca Cefisi nel suo scioccante saggio sui bimbi zingari: 'Bambini
ladri'. Esperto di immigrazione Cefisi ha iniziato a occuparsi della
minoranza zingara in Italia nel 1993, in concomitanza con l'arrivo dei profughi
della guerra civile jugoslava. Con questo saggio, ampiamente documentato, ci fa
conoscere la societa' rom: il modello arcaico patriarcale, la solidarieta' di
gruppo, la vita 'libera' dalle regole del mondo esterno. Ci descrive i pericoli
della vita da strada, ''tra pedofili attenti e poliziotti distratti'', la deriva
della tossicodipendenza e ci mostra come determinate problematiche vengono
affrontate in altri paesi europei.
Obiettivo principale del volume e', pero', quello di sfatare alcuni dei piu'
celebri luoghi comuni, presenti ormai in maniera trasversale nell'immaginario
collettivo nazionale. Nella visione dell'autore infatti i rom non sono, al
contrario di come vorrebbero le leggende metropolitane, ne' potenziali
stupratori ne' tantomeno 'ladri di bambini', e pochi sono nomadi per scelta
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