Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 28/05/2013 @ 09:04:13, in casa, visitato 1502 volte)
foto: la commissione di ieri -
AlgheroNotizie
Questa l'idea rappresentata in aula dalle consigliere Lampis e Accardo. Mentre Bernardi ha suggerito l'idea di San Marco, in
particolare del capannone della Sardegna Crystal dove i rom potrebbero vivere e
lavorare con le loro attività
24/05/2013 16:11:21
ALGHERO -Ieri si sono riunite, in maniera congiunta, le due commissioni
presiedute da Giampietro Moro e Valdo Di Nolfo per discutere del campo nomadi,
in particolare della sua ubicazione. Presenti anche gli assessori Caula, Riva,
Scanu e Canu che ha illustrato la posizione della Giunta.
Dall'amministrazione, come segnalato più volte in maniera critica
dall'opposizione, non è giunta una proposta chiara e definitiva, anche se però
c'è da dire che dagli interventi dei vari relatori di centrosinistra si è capito
quello che è l'indirizzo del governo cittadino: creare dei mini-campi ubicati a
ridosso dell'area urbana. Questa l'idea rappresentata in aula dalle consigliere
Lampis e Accardo. Mentre Bernardi ha suggerito l'idea di San Marco, in
particolare del capannone della Sardegna Crystal dove i rom potrebbero vivere e
lavorare con le loro attività.
Come detto il centrodestra ha attaccato la maggioranza per l'assenza di una
progettualità chiara e definitiva e soprattutto applicabile anche per i termini
di legge. Intanto si vocifera che tra le varie zone individuate dal
centrosinistra per fare i campi ci sarebbe la vetreria alla Pietraia, l'area
della Scaletta dopo l'ufficio dell'Entrate e Maria Pia. Tutte ipotesi ancora al
vaglio. Intanto lo sgombero è slittato ad ottobre.
Di Fabrizio (del 03/07/2013 @ 09:00:20, in casa, visitato 3150 volte)
Articolo di
Giornalettismo lungo e documentato ma, a mio giudizio, incompleto. Per chi
resiste, a fine lettura ho aggiunto alcune note personali.
di Maghdi Abo Abia - 25/06/2013 - Il Carroccio attacca
il sindaco Pisapia fin dalla sua elezione sostenendo come spenda le risorse
destinate ai milanesi per dare case ai nomadi dimenticando come nel 2008 nacque
un progetto Rom con soldi stanziati dal piano nomadi Berlusconi/Maroni e che
vengono usati ancora oggi
Milano nel 2015 ospiterà l'Expo. Eppure la città non appare preparata al
nuovo appuntamento, ed anzi dopo l'ipotesi ventilata da Giuliano Pisapia di non
ricandidarsi alla guida della città nelle elezioni del 2016 la città appare
sempre più abbandonata al suo destino, vittima di problemi di varia natura.
L'EMERGENZA ROM - La popolazione, ubriacata di rivoluzione gentile e scottata
dalla gestione Moratti, nei primi due di mandato si è scoperta disillusa e
scottata da una serie di provvedimenti, dall'aumento del biglietto Atm
all'introduzione di Area C che hanno minato nel profondo l'autorità della
Giunta. A complicare le cose, per i vincitori di centro-sinistra, le bordate
dell'opposizione intenzionata a sottolineare i problemi della città
possibilmente attribuendo responsabilità specifiche al sindaco ed alla sua
squadra. Parliamo ad esempio dell'"emergenza", per usare un termine caro alla
Lega Nord, Rom.
LA CONDANNA PER ZINGAROPOLI - Torniamo indietro nel tempo e più precisamente
alla primavera del 2011, ovvero quando la campagna elettorale era al suo picco
massimo e gli sfidanti, Letizia Moratti per il Pdl ed appunto l'avvocato
Giuliano Pisapia, si combattevano senza esclusione di colpi. Ad un certo punto
in città apparvero dei manifesti targati Popolo della Libertà e Lega Nord nel
quale si diceva che con la vittoria dell'avvocato, Milano si sarebbe trasformata
in una "zingaropoli". Come ci spiega l'Asgi per questa definizione Pdl e Lega
Nord nel 2012 sono state condannate perché, secondo il giudice del Tribunale di
Milano Orietta Miccichè la definizione era connotata da una "valenza gravemente
offensiva e umiliante di tale espressione che ha l'effetto non solo di violare
la dignità dei gruppi etnici sinti e rom, ma altresì di favorire un clima
intimidatorio e ostile nei loro confronti".
L'ALLARME DI ENRICO SALERANI - Quindi secondo il giudice questa definizione
rappresenta una molestia a sfondo razziale, vietata dall'articolo 3 del decreto
legislativo 215 / 2003 per via della sua intenzione di scatenare un clima
intimidatorio nei confronti di particolari etnie. Peraltro durante quella
campagna elettorale era presente a Milano il commissario per i diritti umani del
Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg il quale si definì scioccato dai manifesti
affermando come questi incidessero sui diritti delle popolazioni rom e sinti e
sulla possibilità d'integrazione. Eppure, nonostante la condanna e l'obbligo di
pubblicazione della sentenza sul Corriere della Sera, la Lega Nord ha proseguito
nella sua battaglia anti-rom il cui ultimo capitolo è stato raccolto da
Il
Giornale che ha ripreso la voce di Enrico Salerani, capogruppo della Lega Nord
in zona 8, zona strategica visto che al suo interno c'è Fiera Milano, City Life,
il quartiere sperimentale QT8 e lo stadio di San Siro.
L'OCCUPAZIONE DEI CAPANNONI DI VIA MONTEFELTRO - Salerani scrisse anche sul
portale Partecipami lo scorso 29 aprile, spiegando che in via Montefeltro 8 200
zingari hanno occupato una fabbrica abbandonata trasformandola in un campo
nomadi abusivo "con quintali di immondizia, baracche fatiscenti, possibile
presenza di amianto, macchine e camper di dubbia provenienza, alcune con
svariati fori di proiettili, il tutto con molti bambini e minori costretti a
vivere in questa situazione di degrado". Secondo Salerani
E' intollerabile che a Milano nel 2013 vi siano zone franche ove per altro,
molti bambini sono costretti a crescere in una situazione non favorevole a
garantire loro un futuro dignitoso e sereno.
La richiesta è una sola, ovvero provvedere allo sgombero dell'area interpellando
anche l'assessore alla sicurezza. Il sito poi nei giorni scorsi è stato visitato
da Matteo Salvini e dall'assessore provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini,
autodefinitosi "l'assessore in scooter" per via della sua scelta di rinunciare
all'auto blu.
Questi, dalle colonne del suo sito, ha spiegato che nonostante
manchino due anni ad Expo, è impensabile che esistano realtà come il campo "dove
scorrazzano i topi e il puzzo e' incredibile". A quel punto tocca a Matteo Salvini che si rivolge al sindaco, la cui foto compare a fondo del comunicato:
"Non sto a cercare colpe ma dico al sindaco: sei il sindaco di tutta Milano, non
e' possibile che a Milano ci siano realta' di questo genere".
LA VOCE DI MATTEO SALVINI - Lo ha detto il segretario nazionale della Lega
Lombarda Matteo Salvini, che insieme ai consiglieri di zona e all'assessore
provinciale alla Sicurezza Stefano Bolognini ha visitato il campo rom di via
Montefeltro 8 a Milano. Continua Salvini: "Non ci sono razze buone o cattive. La
rabbia non e' mai giustificata, ma ai semafori, in metropolitana, negli
appartamenti non trovo bresciani, o valtellinesi, canadesi o australiani a
rompere le palle ai cittadini. Se questa gente si mette ai margini, Milano non
ha bisogno di questa gente". Perché, secondo l'accusa, la scelta di dieci
famiglie di entrare nell'ex stabilimento abbandonato di Galileo Avionica,
società del gruppo Finmeccanica, li ha spinti automaticamente ai margini. Sulle
colonne del
Giornale invece la situazione assume altri contorni. Gli
insediamenti sarebbero diventati due con un totale di 400 persone.
"DOBBIAMO TROVARGLI UNA CASA?" - A lanciare l'allarme, come detto, è ancora Salerani. I nomadi sarebbero provenienti dal campo smantellato di via Triboniano,
gli stessi -continua il pezzo- che avevano preso i soldi dalla giunta Moratti
per tornare in Romania. Ed ora "dopo aver gironzolato" sono tornati e sono
entrati in via Montefeltro 8 ed ora qui vivono in 200. Altri 200 sarebbero
finiti nel capannone già casa della Italmondo. La colpa? Della sinistra. A
spiegarlo è ancora Salerani:
"Siamo stati poi costretti a votare contro la mozione di allontanamento perché
la sinistra vi aveva incluso l'obbligo di trovare per questi individui una
situazione abitativa stabile. Ma come? Hanno preso i soldi per andarsene e
adesso non solo sono tornati ma gli dobbiamo trovare una casa? Una funzionaria
della polizia locale ci ha assicurato che lo sgombero delle due aree È una
priorità ma non ci ha potuto assicurare sui tempi"
PATTI DISATTESI - A questo punto facciamo un viaggio indietro nel tempo e
vediamo lo sgombero del campo nomadi di Via Triboniano. Ininsubria ci porta la
voce dell'ex rappresentante della Lega Nord in Regione Lombardia
Davide Boni che
aveva spiegato come i Rom, dopo aver ricevuto 15 mila euro a nucleo familiare
per tornare in Romania, sono partiti e rientrati. Il Comune nel 2011 -giunta
Moratti- ha quindi speso 800 mila euro per mandarli via. Eppure sono qua. A
questo punto ecco l'accusa alla giunta di centrosinistra: "L'amministrazione di
sinistra che governa il capoluogo ha praticamente rinunciato agli sgomberi e
cerca di legalizzare e stabilizzare la presenza dei nomadi a Milano". Cosa non
vera visto lo sgombero del campo di via Dione Cassio. Ma c'è di più:
Ogni patto compiuto nel passato è stato puntualmente disatteso
LE CASE FORNITE DALLA GIUNTA MORATTI -
Il Corriere della Sera ci ricorda che il
primo maggio 2011 vi fu uno sgombero immediato del campo di Via Triboniano, zona
Certosa, in direzione di Rho Fiera. Qualcuno, e segnatamente le opposizioni,
definì il progetto uno "sgombero elettorale". Le 102 famiglie che avevano
aderito al "patto di legalità" con Palazzo Marino ricevettero aiuti diversi. 55
di loro vennero aiutate attraverso l'Avsi, una Ong alla quale si appoggiò il
Comune e ricevettero soldi per tornare in Romania. Vi fu poi l'assegnazione di
20 case Aler, sei case popolari assegnate a famiglie con bambini disabili e due
case acquistate con mutuo, mentre vennero registrati altri 20 "affitti
assistiti".
LE STRUTTURE CON ARIA CONDIZIONATA - A questo punto sorge una domanda: il
centrosinistra è accusato di fornire case ai rom. Eppure questo venne fatto nel
2011 dalla giunta a cui apparteneva anche la Lega Nord. Allora cosa succede? Ma
andiamo avanti. Paolo Signorelli ha scritto su
Il Giornale d'Italia, testata
diretta da Francesco Storace, che la Milano di Pisapia è a misura di zingaro.
Perché? Per via dell'aria condizionata prevista nella nuova struttura Rom che
aprirà i battenti in periferia. Continua Signorelli:
Alla faccia della città sicura descritta da Pisapia. Forse gli unici ad essere
sicuri, adesso, sono i rom che potranno godere anche di una vigilanza h 24
pronta a proteggerli da qualsiasi attacco nemico. "Nessuno tocchi i gitani",
potrebbe essere il cartello affisso fuori il nuovo campo rom. Ma non è affatto
finita. Udite udite, per tutta l'estate ci sarà il "cocomero night" dove i
nomadi potranno dedicarsi a grasse mangiate di anguria e girare a torso nudo nel
quartiere. A spese di chi? Di Palazzo Marino, che domande. E ancora, l' "aperirom",
dove gli zingari (prima si chiamavano così) brinderanno alla generosità del
sindaco. E garantita sarà la presenza di Vendola.
IL CENTRO DI ACCOGLIENZA - Le "case con aria condizionata"
non sono altro che un
centro di accoglienza, come spiega Milanotoday, che sorgerà in via Lombroso, sui
terreni dove sorgeva il campo della squadra di calcio Ausonia, di proprietà
della So.Ge.Mi, la società che gestisce l'Ortomercato. Qui vivranno 150 rom
provenienti dai campi di via Dione Cassio, recentemente sgomberato. Il terreno
sarà dato in usufrutto gratuito fino all'ottobre 2014 ed il costo per il Comune
sarà di 60 mila euro al mese, soldi provenienti dal "Piano Rom" del Governo,
istituito con decreto ministeriale il 21 maggio 2008 e cancellato dalla
Cassazione il 2 maggio 2013 in quanto l'emergenza paventata nel testo di fatto
non esisteva, respingendo così il ricorso del governo, presentato il 15 febbraio
2012 (Governo Monti).
IL PIANO ROM FIRMATO ROBERTO MARONI - Il "piano Rom",
come spiega 02 blog
riprendendo un post su Facebook del Comune di Milano, venne varato nel 2008 dal
governo Berlusconi, in cui Roberto Maroni, ricopriva la carica di ministro
dell'Interno. Nel piano si decise che Milano doveva ricevere 13,6 milioni di
euro prevedendo che i prefetti diventassero "commissari" per la realizzazione
degli interventi. Di questi soldi, 8 milioni vennero spesi per la chiusura del
campo di via Triboniano mentre la riqualificazione dei campi di Martirano e di
via Chiesa Rossa non si conclusero. E da qui vennero presi i 15 mila euro
destinati alle famiglie Rom. Da notare come il piano venne bocciato il 16
novembre 2011 dal Consiglio di Stato con questa motivazione:
La presenza di Rom non è definibile come emergenza in quanto si tratta di una
presenza ordinaria
La nuova Giunta ha sbloccato i fondi restituiti dalla Prefettura al Governo.
Parliamo di 5 milioni di euro statali vincolati ad azioni per la gestione della
presenza dei Rom. E torniamo ora al centro di Via Lombroso. Qui gli ospiti
potranno stare massimo 40 giorni, rinnovabili quattro volte, per un totale di
160 giorni. Le stanze saranno container mentre sono previsti moduli wc e docce
in un rapporto 1-10. Il centro sarà sorvegliato dalla Polizia locale 24 ore su
24 mentre le associazioni di settore e la protezione civile si occuperanno di
gestire il centro.
AREA ABBANDONATA - La Lega invece voleva qualcosa di diverso. Ancora Matteo Salvini, ripreso da Forlanini Today, per il quale i soldi del piano rom potevano
essere spesi : "per esempio con gli sgomberi, mentre Pisapia preferisce regalare
spazi, dotati di tutti i comfort, ai nomadi piuttosto che pensare alla sicurezza
dei milanesi". Detto che la giunta Moratti ha fornito case Aler, quindi case
destinate ai milanesi, e che gli otto milioni spesi per lo sgombero di
Triboniano si sono tradotti in una nuova occupazione, forse, e l'ha confermato
anche Davide Boni, il meccanismo della cacciata non funziona più. Tanto tornano.
Parliamo poi di un'area abbandonata, protetta da un lato dal canile municipale e
dall'altro dalla massicciata della ferrovia. Una zona che quindi non disturberà
nessuno, come dichiarato da Alberto Albuzza, presidente dell'associazione
grossisti ortofrutticoli che, ripreso dall'agenzia
Omnimilano, ha detto:
E' un'area finora abbandonata, lontana dai mercati il cui utilizzo non
interferirà certo con le nostre attività
"IL COMUNE INVESTE SOLO PER I NOMADI" -
Il Giornale invece parla dell'allarme
dei grossisti. Franco Cereda, presidente dell'associazione grossisti piante e
fiori ha detto: "Noi aspettiamo da anni interventi di manutenzione ordinaria e
non è ancora stata completata la bonifica dell'amianto. E il Comune invece
investe soldi per i nomadi". Probabilmente non sa che questi soldi vengono da
Roma e che sono stati forniti dal Governo Berlusconi nel 2008. Parlando poi
dell'efficacia degli sgomberi, cerchiamo con l'aiuto del
Corriere della Sera di
ripercorrere la saga del campo di via Rubattino. Questo è stato sgomberato nel
2007, nel 2009, nel 2011 e nel 2012. L'area? Sempre la stessa, quella compresa
nell'area ex Cesi di via Caduti di Marcinelle.
QUATTRO SGOMBERI IN CINQUE ANNI - Stefano Pasta della Comunità di Sant'Egidio,
dichiarò: "Noi siamo presenti a Rubattino dal 2007: le aree occupate sono sempre
le stesse, in particolare sono ben noti gli sgomberi del 2009 e del 2010.
Rispetto a quei fatti, ci sono grandi analogie, ma anche grandi differenze".
Ovvero nel 2012, rispetto alle altre volte, lo sgombero era stato annunciato
mentre in precedenza veniva denunciata "quella violenza verbale che aveva
contraddistinto gli interventi precedenti, quando per esempio le baracchine
venivano buttate giù anche davanti ai bambini". Veniva inoltre garantita
l'integrità familiare: "la giunta riconosce l'unità familiare, che è stata
offerta a a tutte le persone del campo, mentre prima i membri di una stessa
famiglia venivano divisi in strutture diverse".
UN RIASSUNTO - Ricapitoliamo. La Lega Nord denuncia la presenza di 200 o 400
persone in aree dismesse nella zona Certosa, caratterizzata dalla presenza di
capannoni industriali abbandonati. La soluzione sarebbe quella degli sgomberi.
Sgomberi che come abbiamo visto nel caso di via Rubattino, non hanno portato a
nulla. Anzi, nel 2009 il campo venne "liberato" cinque volte nello stesso
giorno. La giunta Pisapia venne incolpata di voler dare una casa ai Rom,
ignorando -o tacendo- che i soldi vengono da un piano governativo firmato da
Roberto Maroni, oggi segretario della Lega, e che questi denari sono vincolati
alla questione Rom. Di fatto non vanno a bilancio del Comune, perché sono di
Roma.
FONDI GIA' STANZIATI - Il primo maggio 2011 con una mossa definita dalle
opposizioni "elettorale", venne sgomberato il campo di Via Triboniano e la
Giunta Moratti assegno' ai Rom case dell'Aler, due mutui, altre sei case
popolari e 20 affitti. Chi voleva andare via invece riceveva 15 mila euro, soldi
sempre provenienti da Roma. Con la rimanenza bloccata dalla Prefettura e
richiesta dalla nuova Giunta, viene creato un campo d'accoglienza temporaneo in
una zona abbandonata e la Lega sostiene che il comune pensa ai Rom ignorando i
milanesi, dimenticando di dire che si tratta di fondi già stanziati e sopratutto
vincolati. E torniamo al punto di partenza. Secondo Salvini servirebbero più
sgomberi ma la domanda è una sola: la gente cacciata dal campo, dove va?
24 BARACCOPOLI ABUSIVE A MILANO - Il problema dei campi nomadi in città è
evidente. Non ci si puo' avvicinare pena il rischio di ricevere sassate e non si
tratta di un'esagerazione ma quanto successo anni fa ad un treno sulla linea
Milano Villapizzone - Milano Certosa, fermo in linea e bersagliato di sassi dai
residenti. Queste storie riguardano anche aggressioni a volontari, a forze
dell'ordine ed a persone che si trovano a passare da quelle parti. Ma la
politica dello sgombero fine a sé stessa non porta a nulla.
Repubblica ci
comunica che l'assessore Granelli non ha voluto rendere pubblica la mappa la
mappa delle zone di criticità 2012′ compilata dai vigili. Si sa che i campi
autorizzati al momento sono sette e che dal prossimo luglio nei campi ci saranno
solo rom italiani e non rumeni, residenti nelle 24 baraccopoli abusive in città.
Nel 2003 i campi erano 24 comprensivi di regolari ed abusivi.
PIU' GROM MENO…? - Nel leggere poi il modo in cui è stata definita la questione
del centro di Via Lombroso, si capisce che i Rom per qualcuno rappresentano il
"cavallo di troia" per attaccare la Giunta attuale. Come dimenticare lo slogan
"più Grom meno Rom", sviluppato dalle opposizioni nei giorni della protesta sul
divieto di vendita d'asporto di gelati, bevande ed alimenti oltre la mezzanotte
e ritirato dopo la rabbia manifestata dalla catena di gelati Grom che non voleva
essere associata ad alcuna propaganda politica rifiutando lo slogan? Il sospetto
è che una forza politica voglia continuare a picconare la città e la giunta
accusandola di delitti che non ha commesso omettendo come i fondi a disposizione
vennero stanziati dal governo di centrodestra e che vennero spesi in larga parte
per uno sgombero che ha portato ad una nuova occupazione. Del resto via
Montefeltro è isolata, protetta da campi abbandonati e dall'autostrada e specie
di notte è terra di nessuno, sgombero o non sgombero. Nei dintorni è presente
Via Capuana, dove nel 2010 venne arrestata tra le proteste degli abitanti una
donna italiana accusata di spaccio di cocaina. A dimostrazione che la città ha
bisogno di azioni concrete e non di propaganda. Zingaropoli non si puo' più dire
ma certo per qualcuno il termine è ancora tremendamente di moda. (Photocredit
Lapresse / Milanotoday/ Google Maps)
Nota: A Milano
esistono da anni due specie di giochi a rimpiattino: quello buono e quello
cattivo . L'ultimo. lo conoscono in molti: quel meccanismo di infiniti sgomberi
che riguardano sempre il solito centinaio di Rom: arrivano i vigili e loro si
spostano, i vigili arrivano anche nel nuovo posto e così via finché dopo un po'
non si torna alla casella di partenza. Risultato: perdita continua di proprietà
private, abbandono scolare e lavorativo, spese a carico dell'intera comunità,
senza che ne esca una soluzione duratura.
Ma esiste anche il rimpiattino dei buoni: quelli che hanno trovato casa
col piano Maroni. Non sono molti in effetti, con qualcuno di loro ogni tanto
scambio due chiacchiere. Perché rimpiattino? Diciamo che si trovano in questa
situazione da un anno e mezzo/2 anni: in questo periodo sono stati rimbalzati da
una casa, ad una comunità alloggio, a qualche centro di accoglienza privato,
senza mai avere una casa che potesse dirsi propria. Insomma, con un
tetto sulla testa, ma sempre nomadi.
Perché? Perché il piano Maroni (e gli accordi che ne sono seguiti con
comune e prefettura di Milano) prevedevano che comunque la responsabilità di
questa politica della casa (ricordiamoci che il piano rischiò di saltare a
settembre 2010, quando si trattò di consegnare BEN 25 APPARTAMENTI, come era
stabilito) ricadano sul cosiddetto "Terzo settore", che detiene chiavi e
contratti delle strutture dove questa gente è ospitata. Che poi sia
responsabilità sua o della mancanza di fondi, come sempre la fase B
(l'accompagnamento all'autonomia lavorale) non è mai partita. Chi ancora se la
cava, campa tuttora di lavori in nero.
Ma da sempre, non solo quando si tratta di Rom, Milano è una città che
investe sul cemento, ecco allora perché chi da anni si sporca le mani su questi
temi lamenta quanti soldi vadano al Centro d'Emergenza di via Lombroso
(Emergenza? a De Corato fischieranno le orecchie!) e quanta miseria sia
destinata a scuola e lavoro, le due uniche chiavi per uscire da questa
lunghissima impasse.
Aggiungo un altro punto, altrettanto annoso: Tavoli, consulte,
associazioni ecc. si arrabattano e si arrabbiano (o semplicemente battono
cassa), senza che sia chiaro chi decida cosa E SOPRATTUTTO QUANDO. Ma se, come
sempre, la voce di questi sfigatissimi Rom e Sinti non arriva nelle discussioni
(al massimo si ode una lontanissima eco), non sarebbero proprio i media a doversi
sentire in obbligo di cercare questa gente e raccoglierne la testimonianza?
Che la colpa sia dei Rom, che sia del Comune, che sia delle
associazioni... poco mi importa. Ripeto, non è buonismo, è riconoscere che senza
di loro non si può elaborare un ragionamento pratico e critico. BRUTTI, SPORCHI
E CATTIVI ma... INDISPENSABILI.
Di Fabrizio (del 09/07/2013 @ 09:02:28, in casa, visitato 1665 volte)
Campi sì, campi no, e se no: come superarli?
Che tutti dicano di volerli superare, manco fossero novelli Vettel o Alonso,
non ci piove (riponete le gomme da bagnato), ma se ne sente parlare da
oltre 10 anni, e gli unici risultati in tal senso vengono da quei Rom e Sinti
che la casa l'han trovata per conto proprio, infischiandosene delle politiche
pubbliche. E si sarebbe potuto ottenere molto di più, se in Italia si fosse
legiferato a favore delle micro-aree, o per permettere (dietro adeguati
controlli, ma parlare di controlli in questo paese è un sogno) il potersi
installare in soluzione familiare su terreno di proprietà.
Italia: non poteva succedere altrimenti in questi paese, che una soluzione
provvisoria diventasse di fatto definitiva. Così col tempo, i campi sosta non
sono diventati soltanto ghetti fisici e mentali, ma anche argomento su cui
costruire
clientele economiche e dibattiti politici surreali, ma
indispensabili.
Prendo ad esempio le cronache recenti che arrivano da Roma (e
Milano non è meglio):
- dopo che il precedente sindaco aveva promesso di smantellare
i campi nomadi, è stata adottata la "soluzione" di rifarli
(ancora più grandi) ma fuori dal Grande Raccordo Anulare,
scaricando la patata bollente dalla periferia alla periferia
estrema. Immagino la gioia di chi debba abitare in questi LAGER
in mezzo al nulla.
- Cambio di giunta e anche il nuovo sindaco promette di
intervenire: "Campi
attrezzati dove vivere in dignità", le sue parole.
- Poco dopo la sua elezione, nei campi approntati dalla giunta
precedente scoppiano incendi, probabilmente c'è dietro un racket
ma nessuno porta le prove, e i Rom iniziano a scappare verso i
vecchi insediamenti.
- Pronta
la reazione dei trombati della giunta precedente: "Non
vorremmo che chi crea disordini si sentisse tutelato dalle
politiche attese dalla nuova amministrazione" dice
Sveva Belviso. Risponde a stretto giro di posta la
controparte politica: "Quanto si sta verificando in queste
ore non è che l'effetto della politica di concentramento
adottata dalla giunta in questi anni che ha prodotto la
convivenza forzata delle diverse comunità all'interno dei campi
nomadi", Gianluca Peciola, capogruppo SEL
in Campidoglio.
Intanto, dopo Veltroni, Rutelli, Alemanno (e Marino, poer
nanu, appena arrivato), i campi ci sono sempre, e sono sempre meno abitabili.
Sembra quasi che tutti parlino solo a favore delle proprie orecchie.
Ma, contemporaneamente, leggo che riemerge una querelle nata con
l'amministrazione Alemanno: I carabinieri al Comune
"Troppi finti poveri nel campo nomadi" Rom nei moduli abitativi per
indigenti che possiedono invece auto come Ferrari, Porsche, Mercedes,
dove la giusta indignazione contro questi sfruttatori non cambia di una virgola
quanto si scriveva l'anno scorso, tranne per il collegare quel fatto agli
incendi di giugno e luglio. Se così fosse, la polizia a questo punto dovrebbe
avere i colpevoli quasi in pugno, e non si capisce perché Sveva Belviso insista
a scaricare le responsabilità su una giunta appena insediata.
Mi sia permessa un'altra considerazione: lo "scandalo" emerse l'anno scorso.
Come mai non è cambiato niente? Inoltre: quanti sono, dove sono, questi Rom in
Ferrari? O sono una leggenda metropolitana? Altra domanda che spontanea
sorge: Rom poveri, ne esistono? (AZZARDO UNA RISPOSTA DIPLOMATICA:
non sarà che ne esistono sia di poveri che di ricchi, sia di onesti che di
mariuoli, come è NORMALE CHE SIA?) Il bravo lettore democratico avrebbe
bisogno di più dati e meno slogan, altrimenti potrebbe persino pensare che
una minoranza di truffatori tra l'1 per mille della popolazione,
rappresentino un tale problema di ORDINE PUBBLICO, da far passare in secondo
piano il problema POLITICO: in Italia le case ci sono sì o no? In parole povere,
l'altra faccia della medaglia della mia domanda iniziale.
A questo dovrebbe rispondere la politica, ma non solo ai Rom e ai Sinti, ma a
tutti i cittadini. Invece, le soluzioni e le analisi tocca andare a cercarle da
un'altra parte:
Intervista su ZaLab a Paolo Berdini (grazie a Ignazio Marino per la
segnalazione)
Per l'urbanista Berdini dobbiamo guardare oltreoceano, dove
l'amministrazione Obama sta recuperando vecchi edifici in disuso. Basta
investimenti a pioggia e colate di cemento, piuttosto recupero mirato della
prima e seconda periferia storica. #italianslum
Di Fabrizio (del 12/07/2013 @ 09:02:52, in casa, visitato 1505 volte)
Non risolverà tutti i problemi, ma è una "pezza" semplice
e pratica... quindi nessuno ne approfitterà! Ma se qualche Rom o qualche Sinto
volesse tentarci...
Problema di spopolamento? Alcuni Comuni lo risolvono così -
Scritto da Angela Iannone |
Yahoo! Finanza
- lun 8 lug 2013 17:50 CEST
L'unica cosa "buona" della crisi è il livello di inventiva e creatività che si
attiva nelle persone, pronte a fare di necessità virtù per risolvere ogni
problema.
L'inventiva viene soprattutto dai piccoli borghi italiani che, soffocati dalla
morsa del Patto di Stabilità, dalle ristrettezze economiche e dalle poche
risorse sul territorio, hanno dato libero sfogo alla fantasia.
Una delle ultime iniziative anti-crisi, non soltanto economica, viene da
Sadali,
piccolo paese dell'entroterra sardo: qui il sindaco del Comune, per contrastare
il fenomeno dello spopolamento - e quindi per risolvere un problema di
erario -
si è inventato un interessante progetto.
Alle giovani coppie che decideranno di andare a vivere in maniera stabile in
questo borgo di poco più di 900 anime in provincia di Cagliari,
l'amministrazione comunale darà un buono spesa mensile di 200 euro, per due
anni. Ad una condizione: il paese di provenienza deve avere più di 3mila
abitanti, altrimenti, come un cane che si morde la coda, si popola un centro ma
se ne svuota un altro.
Il progetto del sindaco Romina Mura è iniziato verso la fine del 2010 e ad oggi
la popolazione è aumentata da 928 a 958 abitanti, non una cosa da poco "per un
paese che si è spopolato ininterrottamente dagli anni ’60 in poi" spiega il
primo cittadino. Anzi, un successo: trenta persone in più "equivalgono più o
meno a un incremento del tre per cento".
Il bonus mensile è un toccasana sia per il problema abitativo di Sadali sia per
l'economia locale: la quota elargita infatti può essere spesa esclusivamente nel
territorio comunale, un meccanismo semplice per far girare l'economia. Non solo:
i nuovi abitanti, per lo più giovani coppie sposate, con esperienze
professionali che vanno dall’artigianato all’agricoltura, stanno rivitalizzando
il territorio anche dal punto di vista culturale e pratico, riappropriandosi di
orti abbandonati e dando il via a nuove forme di agricoltura e di consumo
responsabile e biologico.
Sadali non è l'unico Comune ad adottare un particolare stratagemma per
combattere lo spopolamento. A San Giovanni d’Asso, un borgo di 900 abitanti in
provincia di Siena, l’amministrazione comunale nel 2011 dava un contributo di
300 euro, da investire nell'affitto di un appartamento, a tutti quelli che
decidevano di prendere la residenza lì. Da allora, però, l'esperimento pilota
non è stato però rinnovato, sia per una questione economica "non l’abbiamo
rinnovato per mancanza di fondi", ammette il sindaco, sia perché le famiglie che
fanno domanda di trasferimento chiedono anche un lavoro, un'occupazione. Perché
la casa è tanto, sì, ma non è tutto.
"Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno. Insegnagli a pescare e lo
nutrirai per tutta la vita", recita un antico proverbio cinese. Così, se qualche
Comune garantisce un tetto, altri preferiscono dare un'occupazione che renda i
neo abitanti autonomi. Succede a Quiliano, in provincia di Savona, dove il
sindaco ha deciso di affidare in concessione gratuita alcuni terreni da
coltivare. La selezione avviene attraverso un bando pubblico e il vincitore ha
il compito di curare - a tempo indeterminato - la raccolta dei frutti e fare
manutenzione.
Di Fabrizio (del 14/07/2013 @ 09:09:38, in casa, visitato 1295 volte)
Ostia - Riceviamo e pubblichiamo da Paula de Jesus, urbanista del Laboratorio
urbanistico del municipio X: "I campi nomadi costituiscono quella che è
definita l''urbanistica del disprezzo', che impiega aree prive di valore e che
presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è
una cosa, gestire i nomadi un'altra"
"Grazie al Pd dell'attuale X Municipio si apre un nuovo capitolo dell'emergenza
abitativa a Roma: l'edilizia per i Rom. In poche parole, casa e lavoro diventano
i due elementi base per risolvere un annoso problema sociale e di integrazione,
ingigantito dalle scelte sbagliate della sinistra e affrontato con inutili e
costosi sgomberi da parte della destra. Così, dopo il fallimento di Alemanno con
i campi Rom, si parla in questi giorni di trovare aree "per realizzare villaggi
temporanei", cioè campi Rom che poi diventano definitivi, e si portano avanti
'soluzioni alternative'. Come i programmi di autocostruzione: dare ai Rom case e
cascine da ristrutturare. Il pretesto è la sistemazione di poche decine di
famiglie insediatesi nella modesta pineta delle Acque Rosse ad Ostia, minacciate
da una serie di microincendi estivi. Una pineta, quella delle Acque Rosse, da
sempre sede di insediamenti abusivi e non solo Rom. La decisione politica è
quella di Emanuela Droghei (Pd), Assessore alle Politiche Sociali del X
Municipio e moglie del capogruppo Pd in Campidoglio, Francesco D'Ausilio.
Inquietante la sua dichiarazione: "opereremo in tempi strettissimi".
La Droghei non solo ignora problemi urbanistici, igienico-sanitari e legati al
turismo, ma ancor peggio ignora realtà locali come quella della Caritas che,
sponsorizzata da SeL, Pd e in collaborazione con la facoltà di architettura di
Roma Tre, sta portando avanti per i Rom un progetto di autocostruzione e di
formazione professionale ad Acilia. Eppure. non più di un anno fa l'attuale
capogruppo Pd del X Municipio, Giuseppe Sesa, in qualità di 'esperto' Pd per le
politiche sociali sosteneva: "Non c'è alcuna volontà di risolvere il problema
dell'emarginazione alla radice", contestando le scelte di Alemanno. Oggi, al
governo del Municipio, Sesa dimentica quello che aveva detto: il problema
dell'emarginazione rimane e la Droghei si adopera per consumare ulteriore suolo.
Non ci sono strumenti urbanistici che contemplino la bizzarra soluzione della
Droghei del 'villaggio temporaneo' a meno che la Droghei non voglia risolvere in
forma illegittima il problema realizzando il solito ghetto moderno con cui si
accompagna in Italia la figura del Rom, del Sinto o del Camminante.
Premesso che un censimento vero e proprio non c'è e che dunque il
dimensionamento del 'villaggio temporaneo' è fittizio, premesso che i progetti
di autocostruzione in Italia sono pochissimi, come si fa a pensare a campi Rom o
'villaggi temporanei' nel X Municipio, destinato, a detta di tutti, allo
sviluppo del turismo e al recupero urbanistico del territorio? Non è solo colpa
del Pd e della poco illuminata Droghei, ma anche del neo assessore
all'Urbanistica del X municipio, Giacomina Di Salvo, che evidentemente non ha
suggerito alla collega Droghei che i campi nomadi non possono ricadere né in
zone residenziali né vengono considerati insediamenti abitativi, ma rientrano
nella categoria (ormai di accezione comune) di "area per allestimenti pubblici
sovracomunali". In altre parole, i campi nomadi costituiscono quella che è
definita l'urbanistica del disprezzo, che impiega aree prive di valore e che
presto diventano nuovi luoghi di emarginazione. Gestire l'emergenza abitativa è
una cosa, gestire i nomadi un'altra. La prima è una pianificazione urbanistica
ed edilizia, la seconda una pianificazione sociale che deve comprendere servizi,
assistenza e politiche di integrazione, quelle vere. Reperire "un'area pubblica
nella quale poter montare unità abitative per una ventina di nuclei familiari",
come sostiene invece la Droghei, è solo il parto di chi ignora e che non
conoscendo le regole ordinarie per gestire un problema si inventa regole
straordinarie che ti sbattono in prima pagina". Paula de Jesus per LabUr".
Autore: redazione
Di Fabrizio (del 16/07/2013 @ 09:06:27, in casa, visitato 1022 volte)
ZaLab 12 Luglio 2013
I campi attrezzati sono paradossalmente peggio degli accampamenti informali,
afferma Remi. perché sono lontani da tutto: scuole, servizi, abitazioni. Sono
veri e propri ghetti. e costano. La macchina dell'assistenza dà lavoro a
migliaia di italiani, muove tanti soldi. Ecco perché nessuno prova davvero a
risolvere l'"emergenza" abitativa dei Rom. #italianslum
Di Fabrizio (del 23/07/2013 @ 09:06:08, in casa, visitato 1769 volte)
19-07-2013
di Angela Sannai
ROMA - Energia pulita e a basso costo per rom e sinti, che oggi si trovano di
fronte a bollette da 6-700 euro al mese, troppi per le loro tasche. Il Comune di
Bologna vuole riconvertire l'energia nei campi nomadi, magari coi pannelli
fotovoltaici. Lo annuncia questa mattina in question time l'assessore al
Welfare, Amelia Frascaroli, rispondendo a una domanda della consigliera della
Lega Nord, Lucia Borgonzoni, che accusa l'amministrazione "di aver elargito
somme pubbliche", ai nomadi, "continuando in tale politica di donazione con
poche speranze di riavere quanto anticipato".
Il fatto è, precisa l'assessore, che tutte e tre le aree sosta del Comune sono
alimentate con energia elettrica che viene usata per ogni cosa, dal
riscaldamento durante l'inverno, alle piastre per cucinare fino agli
scaldabagno, e quindi alle famiglie arrivano bollette da 6-700 euro mediamente,
una spesa alla quale non possono fare fronte. "La prima cosa da fare, quindi,
sarebbe mettere le persone in condizioni di non pagare somme che incidono così
tanto sulla loro spesa mensile". Ed è per questo che "stiamo perseguendo l'idea
di una riconversione energetica delle aree sosta che ricondurrebbe i costi a
delle cifre sostenibili anche per chi ha un'economia famigliare di reddito medio-basso o basso". Detto questo, "credo si debba andare sempre più verso una
responsabilizzazione o quantomeno una responsabilità condivisa nei confronti di
queste persone".
Quanto ai kosovari di via della Canapa, gli stessi che lunedì scorso hanno fatto
irruzione in Consiglio comunale, e sui quali Borgonzoni chiede chiarimenti,
l'assessore comunica che negli anni hanno accumulato morosità per 59.000 euro.
Rispetto poi ad eventuali aiuti, "invece voglio ribadire che l'aiuto è stato già
ampiamente dato in questi anni", sottolinea Frascaroli suscitando l'entusiasmo
della leghista. "E' evidente- prosegue l'assessore- che le situazioni sono già
ampiamente conosciute, quindi non hanno bisogno di essere conosciute adesso".
Poi, se nel momento dello sfratto, dell'allontanamento delle persone dagli
stabili di via della Canapa, "si verificassero situazioni di particolare
fragilità, soprattutto dove ci sono minori, è evidente che prenderemo misure di
protezione". Ma questo "non significa che andiamo a mettere in atto chi sa quale
sostegni, ché appunto credo che siano stati già tutti giocati".
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e
riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte «Agenzia Dire» e
l'indirizzo «www.dire.it»
Di Fabrizio (del 29/07/2013 @ 09:01:14, in casa, visitato 1824 volte)
Nicola Negrin -
Il Giornale di Vicenza 26-7-13
L'APPELLO. Replica all'assessore Sala sul progetto per l'area Cricoli. Il
presidente dell'associazione rom-sinti annuncia l'appoggio al sindaco e chiede
di essere coinvolto "Prima di sistemare il campo serve un confronto"
VICENZA. "Ora basta, vogliamo partecipare anche noi alle decisioni che ci
riguardano". Il messaggio è chiaro. Il mittente è Davide Casadio, presidente
dell'associazione sinti italiani e vicepresidente della Federazione rom sinti
insieme. Il destinatario è il Comune e l'oggetto della missiva è ormai noto: la
riqualificazione del campo nomadi di viale Cricoli.
"PAROLA A NOI". Non sono passate nemmeno 48 ore da quando Isabella Sala ha
assicurato che l'intervento "sarà eseguito al massimo entro un anno". Eppure Casadio frena l'assessore alla comunità e alle famiglie. "Prima di prendere
qualsiasi scelta - ammette - dobbiamo essere coinvolti. Se si vuole fare
qualcosa in nome dell'integrazione bisogna deciderlo assieme".
"ABBIAMO VOTATO VARIATI". Il presidente dell'associazione sinti italiani parte
da una premessa. O meglio, da un precedente. "Quando Achille Variati ha lanciato
la sua ricandidatura - commenta - siamo stati invitati a partecipare dall'allora
assessore Giovanni Giuliari. Abbiamo accettato e abbiamo anche votato il sindaco
alle elezioni di fine maggio. Per questo motivo crediamo che l'amministrazione
comunale debba ascoltarci".
TAVOLO TECNICO. Rom e sinti si dicono pronti a collaborare. "Anzi - continua
Davide Casadio - nei prossimi giorni chiederò un incontro con il prefetto, il
sindaco e gli assessori. Ci sono numerosi sinti nel Vicentino e il Comune
capoluogo deve attivare delle strategie di inclusione". Quelle che ha messo in
piedi da qualche anno l'Amministrazione. E lo dimostra la volontà di proseguire
con il progetto di riqualificazione del campo di viale Cricoli. "Tuttavia - fa
sapere il presidente - senza un vero dialogo non si va da nessuna parte".
La comunità rom rumena della città di Baia Mare da anni vive un rapporto
tormentato con l'amministrazione comunale, testimoniato in passato su
Mahalla. Ecco una nuova puntata dal sito di
Amnesty.it
© ANDREI PUNGOVSCHI/AFP/GettyImages
7 agosto 2013 - Il 5 agosto 2013, 15 famiglie rom per un
totale di almeno 60 persone hanno subito uno sgombero forzato nella città di
Baia Mare e sono rimaste di conseguenza senza casa.
Le 15 famiglie vivevano nell'insediamento di Craica, uno dei più grandi della
Romania. Il 2 agosto, la polizia locale aveva notificato l'ordinanza di sgombero
a 30 nuclei familiari, sostenendo che i residenti erano privi di titoli di
proprietà. Se avessero demolito autonomamente le loro case, avrebbero avuto il
permesso di costruirne di nuove in un'altra zona di Craica. Dodici famiglie
hanno rifiutato e le loro abitazioni sono state abbattute dai bulldozer, mentre
alle tre che hanno accettato - come del resto alle altre - non è stato fornito
alcun alloggio alternativo.
Le 15 famiglie, che comprendono numerosi neonati e bambini, si trovano in mezzo
alla strada. Le autorità non stanno facendo nulla per aiutarle.
Le altre 15 famiglie che hanno ricevuto l'ordinanza potrebbero essere sgomberate
da un giorno all'altro.
Approfondisci la campagna per i diritti dei rom in Europa
Di Fabrizio (del 14/08/2013 @ 09:01:38, in casa, visitato 1801 volte)
(segnali di rivolta non ne vedo, ma facciamo circolare
NDR)
Roulotte e camper equiparate a case nel decreto del Fare (foto LaPresse)
BLITZ quotidiano Pubblicato il 11 agosto 2013 18.21
ROMA – Il
decreto del Fare appena approvato dal Parlamento, equiparerebbe
roulotte e camper a "interventi di nuova costruzione", ossia nuovi immobili che
hanno bisogno di un apposito "permesso di costruire" per stazionare. Secondo
Confindustria Veneto, si tratterebbe di uno schiaffo al turismo. Il governatore
Luca Zaia che per primo ha dato l'allarme tuona: "Surreale e devastante per
l'economia del Veneto, la prima regione turistica d'Italia e la prima in Europa
per l'open air". Anche Debora Serracchiani presidente del Fiuli Venezia-Giulia
gli fa eco: "Una norma assurda che va prontamente corretta perché gli effetti
sull'economia turistica, anche del Friuli Venezia Giulia, sarebbero molto
negativi. Roulotte e camper non sono case da assoggettare ad autorizzazioni
urbanistiche ed edilizie.
Solo nella regione guidata dalla giovane governatrice del Pd, tra campeggi e
villaggi turistici sono 35 le strutture che accolgono turisti in roulotte e
camper (oltre che tende) facendo registrare nel 2012 223.800 arrivi e 1.883.000
presenze.
Il ministero dell'Ambiente è il responsabile dell'articolo, solo ritoccato in
modo lieve dal Parlamento: nel rispondere alle critiche, dà una lettura opposta
spiegando che la norma nascerebbe con l'esigenza di fare chiarezza rispetto al
Testo unico dell'edilizia, una legge approvata nel 2001. Spiega Valentina Conte
su Repubblica che
"Laddove all'articolo 3 dice che 'prefabbricati e strutture di qualsiasi genere,
quali roulotte, camper, case mobili, imbarcazioni " si considerano "interventi
di nuova costruzione", appunto, ma solo se "utilizzati come abitazioni, ambienti
di lavoro, oppure come depositi, magazzini e simili, e che non siano diretti a
soddisfare esigenze meramente temporanee'.
Nel tempo molte procure hanno sequestrato campeggi per edilizia abusiva. Il loro
modo di interpretare la norma nasceva dal fatto che alcune famiglie, anche a
causa della crisi si erano "fermate" a vivere nei bungalow per un tempo
superiore a quello di una breve vacanza.
Spiega Valentina Conti che
"Il decreto Fare avrebbe dovuto chiarire Dunque esentare da permessi o balzelli
roulette e camper in sosta momentanea per turismo. All'articolo 41 si legge
infatti: 'Ancorché siano installati, con temporaneo ancoraggio al suolo,
all'interno di strutture ricettive all'aperto, in conformità alla normativa
regionale di settore, per la sosta ed il soggiorno di turisti'.
Dunque le strutture provvisorie usate per le vacanze non avrebbero bisogno di
permesso ma, come spiega ancora Conti, il caso non è chiuso. Confindustria e i
governatori del Nord-Est temono infatti l'effetto "tassa sulle barche" e la fuga
dei turisti in Slovenia e Croazia. Zaia spiega infatti che "l'Italia sarà
l'unico Paese in Europa dove si chiederà alle strutture ricettive di dimostrare,
camper per camper, roulotte per roulotte, il regime di temporaneità. Già in
queste ore si fa concreta la disdetta di unità mobili di pernottamento già
commissionate. Il blocco degli investimenti non era proprio l'obiettivo che il
decreto Fare voleva evitare?.
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