Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 12/12/2010 @ 09:46:29, in scuola, visitato 1395 volte)

Da Roma_Daily_News

Montreal Gazette By Shawn Mohammed, AFP

Bambini zingari iracheni frequentano una classe nella prima scuola mobile per zingari, sponsorizzata dal Ministro all'Istruzione nella città curda irachena di Sulaimaniyah il 26 novembre 2010. Photograph by: AFP, Getty

SULAIMANIYAH, Iraq, 5 dicembre 2010 (AFP) - Potrebbe sembrare modesta, ma la tenda che funge da aula scolastica e la macchina che funziona anche da ufficio, sono per i Rom che lì frequentano le lezioni, la prima scuola del genere nel Kurdistan iracheno.

Il frutto di un insegnato toccato dalla difficile vita della comunità rom di Sulaimaniyah, Al-Ruhal (I Nomadi) ha aperto le sue porte, o meglio le sue falde, mercoledì ai margini della seconda città della regione autonoma curda, a studenti di età compresa tra sei e 45 anni.

"Questa primavera, ho suggerito alle autorità all'istruzione di Sulaimaniyah di aprire una scuola professionale per gli zingari che vivevano vicino alla città," racconta ad AFP Hana Fadhel Ahmed, preside e fondatrice della scuola.

"Hanno accolto l'idea, e mi hanno chiesto di identificare chi poteva essere interessato a frequentarla."

Secondo Ahmed, circa 70 famiglie rom vivono in tende all'esterno della città, a 270 km. a nord di Baghdad.

"Nessuno di loro sa leggere o scrivere," nota delle 383 persone.

Mancando le risorse per separare i giovani anni per anno, le classi di Al-Ruhal dividono i propri studenti in due grandi sezioni - la mattina inizia con sei ore di lezioni di gruppo a 70 bambini di età compresa tra sei e 12 anni. Nel pomeriggio, sono tenute due classi in simultanea, una per gli studenti tra i 13 e 24 anni, e un'altra per i più anziani, con un limite di 45 anni.

"E quando richiudono le tende e si spostano, noi ci spostiamo con loro," dice Ahmed.

"Si spostano nei dintorni ogni sei mesi, ma solo nel Kurdistan. La (confinante) Turchia non li vuole."

Le risorse sono scarse. I cinque insegnanti della scuola devono preparare le lezioni in macchina e, mentre le autorità hanno promesso di assumere più insegnanti per Al-Ruhal, la scuola deve provvedere all'oggi.

Lo storico curdo Sardar Mohammed dice che la maggior parte dei Rom che oggi vivono in Iraq, sono originari dell'Iran attuale. Mentre non sono disponibili cifre precise, i leader tribali stimano che il loro numero a livello nazionale sia di circa 60.000.

Tuttavia, la loro situazione si è deteriorata drammaticamente dopo l'invasione condotta dagli USA che ha spodestato Saddam Hussein nel 2003.

Sotto il regime baahtista di Saddam, il pugno di ferro del dittatore non si era abbattuto sui Rom.

Gli uomini erano cantanti o musicisti professionisti e le donne erano invitate a ballare a feste e matrimoni in Iraq.

Oggi, col paese dilaniato dalla guerra gestita principalmente dai capi religiosi, in contrapposizione alla società prevalentemente laica che esisteva sotto Saddam, la comunità rom si sente messa al bando.

"Il governo turco ci ha dato i documenti," dice Hassan Rahin, 65 anni. "Ma viviamo nelle tende; rimaniamo cittadini di seconda classe."

"Questa scuola ha aperto molto tardi; dovrebbe essere arrivata anni fa. Ma se ci porterà dei benefici, saranno per i nostri figli."

Le condizioni vissute dalla comunità rimangono scioccanti per molti degli insegnanti della nascente scuola.

"Alcuni studenti non mangiano abbastanza e altri non possono neanche lavarsi la faccia perché non c'è abbastanza acqua nei loro campi," dice Bayah Rahim, insegnante di 37 anni.

"Così con loro dobbiamo ripartire da zero perché non sanno nulla del sistema scolastico. Non sanno di dover stare seduti ad ascoltare e rispettare il loro insegnante."

Obiettivo della scuola, secondo la sua direttrice, è dare ai bambini rom un'opportunità di vita migliore. Mentre alcuni dei loro genitori sono capaci di guadagnare vendendo vestiti prodotti da loro stessi, molti altri ricorrono all'elemosina.

"Ed altri si rivolgono al furto o alla prostituzione," dice Ahmed.

"Questa scuola intende indirizzarli sulla strada giusta."

Karim, uno degli studenti della scuola, ammette prontamente che doveva andare a mendicare al mercato di Sulaimaniyah prima che aprisse la scuola.

"Sono contento di non dover andare a mendicare. Spero che questa scuola mi aiuti a trovare un buon lavoro," dice il dodicenne.

Gongola Mariam di nove anni, eccitata per l'opportunità di studiare. "I miei genitori mi hanno incoraggiato ad andare a scuola, assieme a mio fratello."

© Copyright (c) AFP

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Di Fabrizio (del 13/12/2010 @ 09:01:28, in Europa, visitato 2011 volte)

Da Romanian_Roma

Carissimi!

Vorrei chiedervi di leggere e firmare la petizione dei Rrom che vivono fuori dalla Romania, e protestare contro la decisione delle autorità rumene.

http://www.petitiononline.com/sa3la3ta/petition.html

Vostro fratello,
Emilian Niculae.
emilian_nic@yahoo.com
Attivista dei diritti umani, Toronto, cittadino canadese.

Testo in italiano della petizione:

Al:

  • Governo rumeno,
  • Congresso USA,
  • Governo canadese,
  • Unione Europea.
  • Organizzazioni Internazionali dei diritti umani,
  • Giornali,
  • Fonti online di informazione,
  • Media rumeni,
  • Gente nel mondo.

Noi, popolo rom del mondo assieme ai residenti e cittadini di questi paesi, vogliamo esprimere la nostra seria preoccupazione e disappunto, e registrare la nostra protesta ed apprensione riguardo i nuovi incidenti di razzismo che sono perpetrati contro i Rrom in Romania dal governo rumeno attraverso la sua rappresentanza politica eletta. Alcuni, che rappresentano le istituzioni ad alto livello, stanno portando attraverso le loro apparizioni pubbliche accuse gravi e disinformanti contro il popolo rrom, da loro accusato di criminalità etnica. Alcune di queste accuse sono state rese pubblicamente dal presidente rumeno, Traian Basescu, che ha ripetutamente indirizzato accuse senza fondamento contro il popolo rrom alla nazione che lo ha eletto in carica. Protestiamo inoltre per altre forme di umiliazione rivolte ai Rrom da rappresentative parlamentari del governo rumeno. Invece di mostrare tolleranza e rispetto verso i propri cittadini rrom, stanno invece indirizzando insulti ed umiliazioni al popolo rrom, non solo i cittadini rrom di Romania, ma a tutti i Rrom nel mondo.

Anche se noi Rrom abbiamo vissuto in Romania per oltre 700 anni, ancora non siamo considerati i benvenuti. Al contrario, ci viene impedito di integrarci nella società rumena. Siamo stati marginalizzati e considerati cittadini di seconda classe. Siamo ancora condannati e obbligati a provare vergogna come creature subumane che sono considerate più al livello di animali che di esseri umani. E' stato così sin da quando siamo apparsi per la prima volta sul territorio rumeno e costretti in schiavitù in Valacchia e Moldavia.

Il governo rumeno ed i suoi rappresentanti, che hanno l'obbligo legale di lavorare costruttivamente per l'integrazione sociale del popolo rrom, stanno tentando attraverso le loro azioni e dichiarazioni di degradare il popolo rrom e di diffondere un'immagine falsa di chi siamo sui media pubblici. Così facendo, invece di migliorare la situazione, stanno incitando i cittadini rumeni contro i cittadini rrom nel creare ulteriori difficoltà per i rrom emarginati della società. Continuano a perpetrare la miseria e le ingiustizie che i Rrom hanno sofferto attraverso la loro storia in Romania, iniziando quando venne introdotta la schiavitù dei Rrom nel 1385 sino a quando venne ufficialmente abolita nel 1844. Ci viene costantemente negata la possibilità di integrarci con successo nella società maggioritaria in quanto Rrom.

La recente decisione dei legislatori rumeni di approvare una proposta di Silviu Prigoana, rappresentante del Partito Democratico Liberale (PDL), di cambiare ufficialmente la definizione etnica di Rrom nella definizione peggiorativa di "tigan", un sinonimo di "schiavo", è solo un ulteriore esempio lampante che l'attuale governo rumeno non ha rispetto per il popolo rrom, non soltanto in Romania ma anche verso tutti i Rrom nel resto del mondo, in paesi che, in maggior parte, garantiscono i loro diritti di identità etnica, dignità ed autodeterminazione [sic].

QUESTA NUOVA DECISIONE DELLE AUTORITA' RUMENE E' UN TENTATIVO DI RESTRINGERE I DIRITTI CIVILI DEI RROM RUMENI, CHE STIGMATIZZA ANCHE TUTTI I RROM NEL MONDO.

Noi, Rrom dentro e fuori dalla Romania, siamo costernati perché il governo della Romania sta violando in maniera flagrante i diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione rumena ed i patti che la Romania ha firmato per diventare un membro dell'Unione Europea che sostiene la Dichiarazione ONU sui Diritti Umani.

La Costituzione rumena, all'art.6 & 1, ripete quanto segue:

"Lo Stato riconosce e garantisce alle persone che appartengono alle minoranze nazionali il diritto di mantenere, sviluppare ed esprimere le loro identità etniche, ed i loro diritti culturali, linguistici e religiosi."

Chiediamo con forza che il governo della Romania riveda la sua politica nazionale riguardo l'integrazione rrom. Chiediamo con forza che il governo rumeno veda il popolo rrom come una nazione mondiale senza confini.

Chiediamo anche che il governo rumeno inverta la sua attuale posizione e non ci imponga la definizione di "tigan", un termine peggiorativo che ci venne applicato da estranei sulla base del nostro ruolo di non-eguali nella società rumena, durante il periodo che iniziò nel 1385 quando fummo resi schiavi nei principati rumeni di Moldavia e Valacchia e che terminò solo nel 1844 con l'abolizione della schiavitù rrom in Romania.

Chiediamo inoltre che il governo riveda questa negativa decisione politica che va contro a quanto richiesto dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite riguardo le minoranze etniche in uno stato membro. Se questa azione negativa avesse un seguito, proverebbe al mondo che il governo rumeno non ha interesse nell'integrazione costruttiva dei suoi cittadini rrom nella società rumena e sarebbe inoltre un insulto a tutti i Rrom.

Ancora una volta, con questa proposta, la Romania sta dimostrando alla comunità internazionale che il razzismo e la violenza contro i Rrom, che riemerge dopo la caduta del comunismo nel 1989, viene ufficialmente appoggiata e perpetrata dall'attuale governo rumeno.

Noi, Rrom dentro e fuori dalla Romania, non concordiamo con la decisione del governo rumeno, che propone di applicare alla nostra nazione una definizione etnica, che non riconosciamo e rigettiamo con forza. Siamo Rrom - non "tigani".

Chiediamo a quanti riconoscano il nostro diritto ad autodefinirci Rrom, di firmare la petizione. Vi chiediamo anche di scrivere al consolato rumeno nel vostro paese per chiedere che il governo rumeno inverta la sua decisione  di negarci una definizione etnica appropriata, quella di Rrom. Questa proposta di legge è illegale in un paese membro della UE e membro delle Nazioni Unite. E' anche un insulto alla dignità del popolo Rrom nel mondo.

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Di Fabrizio (del 13/12/2010 @ 09:48:49, in Kumpanija, visitato 2332 volte)

Di Ernesto Rossi


Immagine da Archivio Romano Lil

AMILCARE DEBAR, detto Taro, sinto piemontese, staffetta e partigiano combattente (col nome di Corsaro) nella 48^ Bgt Garibaldi "Dante Di Nanni", comandata da Napoleone Colajanni "Barbato". È stato ferito nella battaglia delle Langhe. Nel dopoguerra è rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite a Ginevra; ha ricevuto il diploma di partigiano combattente dalle mani del Presidente Pertini.
Era nato a Pinerolo il 16.6.1927; è morto a Cuneo, dove viveva, pochi giorni orsono.

La sera del 26 aprile 2001 Taro intervenne alla Camera del Lavoro di Milano alla presentazione del libro "Orgogliosi di essere Rom e Sinti", curato da Mario Abbiezzi ed Ernesto Rossi, pubblicato dalla CGIL Regione Lombardia, con prefazione del suo Segretario Generale Mario Agostinelli e dedicato a Carlo Cuomo.
Taro avrebbe dovuto fermarsi quella sera a Milano, dopo il breve concerto del violinista rom George Moldoveanu, ospite del sindacato fino al giorno dopo per rilasciare delle interviste sulla sua esperienza partigiana.
Ma, ricordando le sue vicissitudini dell'immediato dopoguerra, e come avendo deciso di accettare il servizio nella polizia, offerto ai partigiani, e come trovandosi in una delle prime azioni a perquisire un campo sinto, ritrovasse, lui cresciuto in un orfanatrofio, la sua famiglia, fu preso da un'incontenibile emozione, tanto che decise di rientrare immediatamente a Cuneo.

Vogliamo, con questo ricordo e coi materiali allegati, che mettiamo a disposizione di tutti, contribuire al ricordo di un grande sinto, noto a troppo pochi, perché lo sia sempre più a molti.

Ernesto Rossi, presidente delle associazioni "Aven Amentza – Unione di Rom e Sinti" e "Apertamente di Buccinasco"

°*°*°*°*°*°*°*°°*°*°*°*

Allegato 1 - Scheda dell'Istituto della Resistenza di Torino (estratto):
"nato a Pinerolo il 16.6.27
nome di battaglia Corsaro
14^ (sic) Brigata Garibaldi- in banda dal 20.1.44 al 7.6.45
vi è entrato dichiarando di provenire da Racconigi
"figura molto valida. Un uomo naturalmente capo. Notevole la sua capacità di risolvere i problemi" da quelli quotidiani della sopravvivenza alimentare alle decisioni operative di guerra.
Dopo il maggio '45 dimorava nell'accampamento storico di Cerialdo di Cuneo."

Allegato 2 - Registrazione della voce di Taro,
che riferisce in sinto piemontese alcune brevi note autobiografiche, con traduzione in italiano (dal sito "O Vurdón" di Sergio Franzese).

[...]

E inoltre:
***Nota sull'intervista filmata intitolata
"TARO UNA STORIA RESISTENTE"
1996, Betacam SP, 48' 51"
regia: Luciano Mattaccini
montaggio: Daniele Minutillo
fotografia: Marco Acciari, Luciano Mattaccini
Il racconto di Taro, un semplice partigiano che, dopo un breve periodo come staffetta partigiana, entra come
combattente nella 48° Brigata Garibaldi Langhe. Un lungo viaggio nella memoria, dal settembre '43 all'aprile
'45. Il ricordo della persecuzione del popolo zingaro, il piccolo Tarzan Sulic, il ricordo dell'amico fucilato.

Luciano Mattaccini (Roma, 1952). Specializzato in montaggio al Centro Sperimentale di Roma. Filmografia:
Indagini su una proiezione al di sopra di ogni sospetto (1988),
Un uomo fioriva (1993),
Los amigos de la calle (1994).


***Su Amilcare Debar esiste un articolo, pubblicato (anni '80?) sulla rivista "Patria" dell'ANPI nazionale.

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Di Fabrizio (del 14/12/2010 @ 09:26:55, in casa, visitato 1637 volte)

Il presidente del Tribunale di Busto ha disposto la riunione dei fascicoli: il processo civile per l'area del campo di via Lazzaretto ripartirà nel 2011

La causa civile tra Comune e famiglie del campo Sinti di via Lazzaretto riprenderà a gennaio: il presidente del Tribunale di Busto Arsizio ha disposto che i fascicoli dei singoli procedimenti (nove, in mano a tre giudici diversi) siano riuniti e affidati ad un unico giudice. L'udienza è stata fissata per il 25 gennaio: il legale del gruppo di famiglie del campo chiederà probabilmente l'ammissione di alcuni testimoni, per ricostruire la tesi sostenuta fin dall'inizio, vale a dire che tra Comune e Sinti non vi fosse un contratto vero, ma una proposta unilaterale.

Anche se spesso si parla di comunità Sinti, in realtà in via Lazzaretto (nella foto) abitano nuclei famigliari distinti, per ognuno dei quali è stato avviato un procedimento di sfratto: da questo è nato l'allungamento dei tempi del processo. Parallelo al percorso scelto dai 9 nuclei che si sono affidati ad un avvocato, prosegue l'iter della causa per le altre sei famiglie: la prossima udienza per questo gruppo è fissata martedì 21 dicembre. Anche in questo caso probabilmente i procedimenti saranno riuniti e aggregati agli altri. E anche in questo caso, dunque, è previsto l'ulteriore rinvio a gennaio.



Le famiglie Sinti di via De Magri furono trasferite nel settembre nel 2007 in via Lazzaretto, in una zona periferica tra Cedrate, Caiello e Cavaria, sulla base di un accordo di durata annuale. L'anno dopo l'affitto non venne rinnovato, nonostante non emergessero problemi particolari (la Lega invece denunciava degrado legato all'accumulo di rifiuti). Le associazioni cattoliche hanno sempre criticato l'isolamento eccessivo del campo, poco favorevole a percorsi d'integrazioni: per questo Acli, Caritas e San Vincenzo proposero anche un progetto specifico, che però non è stato ritenuto adatto dall'Amministrazione. Si confidava forse proprio nella possibilità dello sfratto, per cercare di spingere le famiglie ad abbandonare l'idea della vita in comunità e in case mobili. I tempi degli sfratti però sono risultati ben più lunghi di quanto previsto dall'Amministrazione.

11/12/2010
Roberto Morandi - redazione@varesenews.it

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Di Fabrizio (del 15/12/2010 @ 09:31:19, in scuola, visitato 1441 volte)

La scuola è aperta a tutti.

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.

I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

Per opportuna informazione giro le foto scattate da un "nonno" volontario che, nell’accompagnare i bimbi a scuola nell’ambito del progetto "Piedibus", ha trovato sul cancello della scuola di via Cima un cartello, scritto da alcune mamme: CRISTINA E I SUOI GENITORI NON CE L’HANNO FATTA A RESISTERE AGLI SGOMBERI... 20 IN UN ANNO...
Cordiali saluti
Antonella Fachin

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Di Fabrizio (del 16/12/2010 @ 08:57:22, in Europa, visitato 1637 volte)

Da Roma_Francais

Textes: Hervé de Chalendar

REPORT - Rom: ritorno, sotto la neve, nelle bidonvilles di Strasburgo

Alcuni sono rialloggiati in ostello, altri negli appartamenti. Altri infine dormono sempre in rifugi indegni: da una settimana è stato lanciato il piano "grande freddo" e siamo tornato a vedere i Rom di Strasburgo.

Tre mesi fa (L'Alsace del 4 settembre), non c'erano che tende. Ed il sibilo delle auto era attenuato, filtrato attraverso le foglie delle siepi selvatiche. Il campo è sempre là, a Strasburgo-Koenigshoffen, inserito tra la bretella autostradale e lo stadio del calcio. Ma le tende non sono più occupate, sono state rimpiazzate da tre baracche costruite con materiali di recupero.

"Le abbiamo costruite noi, per i bambini," racconta Samir, 20 anni. Dentro, i pannelli di legno sono ricoperti da pezzi di tessuto. Una stufa sta bruciando tutto il legno a disposizione.

Cinque persone vivono dormendo in questa baracca: "I miei genitori, io e le due piccole," enumera Samir. Questa famiglia è arrivata in Francia nel 2001. Vive di elemosina ed assegni familiari. Sono le 13.30. Vasil e Simana, 9 e 7 anni, ripartono verso la scuola.

Due giorni prima della nostra visita, le prefetture alsaziane avevano attivato il piano "grande freddo". Quel giorno, la temperatura era di poco sopra lo zero. La neve si attacca ai vestiti stesi sulle corde.

"E gli altri?"

Una dozzina di Rom vivono in questo campo, senza elettricità e con un solo idrante, poco più lontano, per il rifornimento dell'acqua. Samir, annuncia una grande novità: "Una signora del comune verrà a parlare con noi..." Se proponesse un ostello? "Sarà complicato: non si può fare da mangiare, i bambini vanno a scuola qui..." La "signora" in effetti arriva, accompagnata da un'altra. Tutti si ritirano nella baracca. Poi Samir esce tutto contento: "Francamente, va bene!" Ha proposto un appartamento sino al 31 marzo, in una struttura associativa, verso Lingolsheim. La famiglia metterà un lucchetto alla baracca e stasera la lascerà. "E gli altri?" Risposta: "Oggi a voi..."

Appartamento proposto a questa famiglia di cinque, ma anche a Gaby, 17 anni, e suo figlio di cinque mesi. Eccola, appunto, col suo bambino in braccio. Quando viene a conoscenza che il padre del bambino non ha diritto all'appartamento, rifiuta l'aiuto offerto dal sindaco... E ritorna nel campo dove "alloggia", dall'altro lato dello stadio. Allatta mentre cammina, in un paesaggio innevato. Cinque roulotte con i vetri di plastica rattoppati col nastro adesivo sono radunate attorno a degli alberi rachitici. Qui sopravvivono una ventina di persone (di cui la metà sono minori). "Qui ho il riscaldamento, la legna, tutto...", assicura timidamente la madre. La situazione si sistemerà poco dopo: con l'aiuto di una associazione, la coppia e il bambino verranno rialloggiati in un monolocale.

"La Romania, è morta!

"E io?" si interroga Nicola, suo vicino, padre anche lui di due bambini piccoli. "Io, sono qui da vent'anni e non mi offrono niente?" Se gli si parla del suo paese d'origine, si infuria: "Mai! La Romania, è morta!"

Passaggio in un terzo campo, sempre a Koenigshoffen. E' quasi deserto. Ci sono solo tre roulotte. Dentro una di queste, Ramona, 22 anni, è solo di passaggio: è da due mesi in un ostello, con suo marito, suo figlio (sette mesi) e sua figlia (4 anni). Viene qui solo per preparare i pasti. Ma oggi, non c'è più gas... "La bombola costa 27 €, non posso!" Ogni mattina, Ramona fa l'elemosina sullo stesso pezzo di marciapiede di Strasburgo. "Tutti sono abbastanza gentili con me..."

In Francia da due anni, segue corsi di francese e si scusa per il disordine... Racconta di aver fatto domanda per l'auto impresa e di vivere di piccoli commerci. Sorride, con fiducia...

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Di Fabrizio (del 16/12/2010 @ 09:32:49, in Italia, visitato 1797 volte)

Grande Club Via Raimondo Montecuccoli, 8 - Roma

17 dicembre 2010, dalle ore 20 in poi, la Romà Onlus presenta "Giovani Rom in Azione".
La serata costituisce l’evento di presentazione del progetto "Youth in Action For Roma Participation".
L’iniziativa si svolgerà presso il "Grande Club" (Via Raimondo Monteccuccoli, 8 – zona Pigneto) e includerà videoproiezioni, musica dal vivo, dance music e performance di danza tradizionale.
"Youth in Action For Roma Participation" (finanziato dalla Commissione Europa nell’ambito del programma "Youth in Action") è un progetto promosso dalle associazioni prevalentemente costituite da rom e sinti Romà Onlus (Roma) e Amaro Drom (Berlino).
Il progetto vede, per la prima volta in Italia, la partecipazione di un gruppo misto di giovani rom e non rom e avrà una durata di 14 mesi.
Attraverso una serie di attività intende creare uno spazio per il gruppo di giovani coinvolto perché essi possano mettere in comune idee, esperienze e buone pratiche per incrementare la partecipazione attiva dei giovani e stabilire nuovi contatti.
"Youth in Action for Roma Participation" vuole sperimentare la possibilità di mettere in rete giovani rom e non rom a livello nazionale e internazionale e dare ad essi la possibilità di confrontarsi con giornalisti, parlamentari ed esponenti della società civile.
L’obiettivo è quello di formare una nuova generazione di Rom in grado di far valere le proprie idee, di costruire una campagna informativa, di presentare un’interrogazione parlamentare o semplicemente sviluppare idee per migliorare la situazione dei giovani rom nella propria città.
Il progetto aderisce alla rete europea dei giovani rom e non rom Ternype – International Roma Youth Network.
Il programma comunitario Youth in Action sostiene la partecipazione attiva dei giovani alla vita democratica.
Per ulteriori informazioni e per seguire gli sviluppi futuri del progetto: Sito Internet: www.romaonlus.it

Facebook: Romà Onlus

Contatti:
info@romaonlus.it
Phone: +39 06 648 29 795 / 348 39 15 709

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Di Fabrizio (del 17/12/2010 @ 09:48:15, in Italia, visitato 1513 volte)

(ASCA) - Roma, 16 dic - Roma e' probabilmente la citta' in cui vive il piu' alto numero di rom e sinti, eppure questi sono 6-8mila o poco piu', e non l'invasione paventata dall'immaginario collettivo. Questa presenza e' diffusa in quasi tutti i Municipi e si caratterizza per la varieta' di gruppi etnico-linguistici. E' quanto emerge dal VII Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni promosso da Caritas diocesana di Roma, Camera di Commercio di Roma e dalla Provincia di Roma. Non e' affatto noto, ad esempio, che molti di essi sono cittadini italiani. E' il caso dei rom abruzzesi, dei sinti e camminanti siciliani, dei rom campani e dei rom kalderasha, originari della citta' di Fiume e giunti in Italia dopo la seconda guerra mondiale. I rom stranieri sono per lo piu' di origine slava e arrivati alla fine degli anni Sessanta per motivi economici, oppure di origini bosniache, macedoni, serbe e croate giunti negli anni Novanta a seguito dei conflitti nell'ex Jugoslavia.

Questi gruppi risiedono a Roma da un certo numero di anni e, generalmente, abitano negli insediamenti attrezzati e nei campi semi-attrezzati del Comune. Dalla meta' degli anni Novanta si sono aggiunti i rom romeni, divenuti piu' numerosi a partire dal 1° gennaio 2002, con l'abolizione del visto di ingresso per l'Italia. Rispetto agli ultimi flussi, le soluzioni abitative e l'inserimento risultano piu' problematici, con conseguenze particolarmente negative sui minori, nei confronti dei quali anche gli interventi sociali finiscono spesso per enfatizzare, piuttosto che ridurre, la diversita' rispetto ai coetanei italiani.

Spesso, ad esempio, e' proprio il campo a impedire che i minori colpevoli di reato (per lo piu' furti e borseggi) possano usufruire delle misure domiciliari alternative al carcere. E cosi', nonostante i percorsi di inserimento scolastico dei minori, nonostante gli esempi positivi di inserimento al lavoro, nonostante la volonta' manifesta di radicarsi sul territorio, i campi restano il fulcro dell'azione amministrativa, agendo di fatto come zone definitivamente temporanee.

bet/sam/rob

(Asca)

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Di Sucar Drom (del 18/12/2010 @ 09:30:51, in blog, visitato 1614 volte)

OSCE, Roma and Sinti: "in Italia, Spagna, Francia persistono politiche di confinamento"
"In Italia, Spagna, Francia e in altri Paesi dell’Ue, nei confronti della minoranza di etnia Rom persistono politiche di confinamento". Ad affermarlo è Andzrej Mirga (in foto), a capo della divisione "Roma and Sinti" dell’Organizzazione per la S...

Milano, la Casa della Carità e le mamme di Rubattino non dovrebbero ritirare l'Ambrogino
L’attribuzione dell’Ambrogino d’oro alla Casa della Carità, ai genitori di Rubattino e al nucleo polizia locale che si occupa degli sgomberi mi ha fatto pensare molto in questo fine settimana. E sono arrivato a questa conclusi...

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Presentato oggi il programma del “Babel Film Festival”, primo nel suo genere, sulla conservazione e promozione delle minoranze linguistiche del mondo, ideato e organizzato dall’associazione Babel, da Area visuale e dalla Società Umanitaria con l’Istituto di Cultura Sinta come promotore...

Il giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom
La Missione Evangelica Zigana (MEZ) organizza una giornata con lo scopo di far conoscere ai piacentini le ricchezze espresse delle culture sinte e rom: “Il giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom”...

Mirko Levak e Taro Debar, scomparsi due grandi uomini
Queste giornate prenatalizie del 2010 sono di lutto per le comunità sinte e rom italiane. A distanza di pochi giorni sono venuti a mancare i due “grandi vecchi”, uno sinto e uno rom. AMILCARE DEBAR, detto Taro, sinto piem...

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Di Fabrizio (del 18/12/2010 @ 09:37:02, in musica e parole, visitato 2108 volte)

Natale è alle porte, quando ero bambino io (altra epoca, d'accordo) c'era ancora l'abitudine di raccontarsi delle storie. Tanti anni fa, al campo di via Idro si stampava un giornalino per le scuole, Il Vento e il Cuore, da cui è tratto il pezzo seguente.

Per i genitori, da raccontare quando i bambini non vogliono dormire

Immagine da animalinelmondo.com

Speriamo che mentre ci leggete siate al caldo, in una casa o in una roulotte. Al tempo di questa storia vera era pieno inverno e tutto il campo era ghiacciato. Le nostre famiglie avevano poca legna, anche i fuochi erano scarsi.

Un puledrino stava male da parecchi giorni, si reggeva in piedi a fatica. Quella mattina eravamo tutti preoccupati per lui.

Quando siamo entrati nella stalla, era disteso a terra, stecchito, con le zampe ritte e la pancia già gonfia per il freddo. Vicino a lui, un altro cavallino lo osservava terrorizzato dal freddo e dallo spavento.

Ci siamo accorti che il puledro a terra respirava ancora.

Siamo corsi a prendere delle corde robuste e gliele abbiamo passate sotto la pancia. In due, uno da una parte e l'altro dall'altra, l'abbiamo sollevato a forza.

Ma il cavallino era ancora intirizzito e aveva gli occhi sbarrati per lo spavento, non potevamo lasciarlo perché sarebbe ricaduto. Abbiamo cominciato a massaggiarlo e ripulirlo, con energia ma dolcezza, sulla coda, sulla groppa, sul collo e sulla testa.

Finalmente siamo riusciti a fargli masticare del pane secco e gli abbiamo dato dell'acqua da bere. Sempre reggendolo e facendogli muovere le zampe, l'abbiamo portato vicino al fuoco. E' uscito anche il suo compagno, ha mangiato anche lui.

Adesso stanno bene, ci piacerebbe farveli conoscere.

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