Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Claudia, una giovane donna rom, è stata sgomberata a gennaio dal campo ex
Osmatex di Sesto Fiorentino. Trasportata d'urgenza in ospedale qualche giorno
dopo, ha perso i due gemellini che portava in grembo
Firenze, 26 ottobre 2010 - Ha perso i due gemellini che aveva in grembo da
sette mesi la giovane donna rom che, sgomberata dal campo ex Osmatex di
Sesto Fiorentino il 16 gennaio 2010, è stata costretta a vivere in condizioni di
vita brutali.
Lo rende noto Matteo Pegoraro, del Gruppo EveryOne, affermando che il
Gruppo EveryOne ha depositato per questo epiosodio un atto di denuncia in
Procura nei confronti delle Istituzioni locali.
"Trasportata d'urgenza in ospedale nella giornata di domenica 24 e subito
ricoverata - scrive Pegoraro - , Claudia, già oggetto di un'incomprensibile
pressione poliziesca e giudiziaria, è stata informata dai medici che i suoi due
bambini non erano sopravvissuti, con tutta probabilità a causa di ripetuti
traumi e delle avverse condizioni di vita cui la donna è soggetta assieme ad
altre 185 persone romene di etnia Rom: senza una casa, senza pasti caldi né
medicinali e senza alcuna assistenza sociale da parte degli enti locali".
Prosegue Matteo Pegoraro che "Claudia, incarcerata nei mesi scorsi con
l'accusa di estorsione aggravata per aver richiesto 20 euro per rendere un
gattino ritrovato per strada alla legittima proprietaria, è stata - ancor prima
del processo - preventivamente oggetto di un'espulsione, per ordine del Prefetto
e del Questore di Firenze, per cinque anni dal territorio fiorentino, perché
considerata asociale e pericolosa per l'ordine pubblico. Successivamente assolta
dalla Procura per il reato di estorsione, è stata ed è tuttora oggetto di fermi
e perquisizioni da parte delle autorità, il più recente proprio all'uscita
dell'ospedale, dopo che era stata operata e suturata. Claudia, ovviamente
provata e terrorizzata dell'intera situazione, è riuscita a scappare grazie
all'aiuto dei suoi connazionali e ora è probabilmente ricercata e rischia anni
di carcere per non aver rispettato un provvedimento di espulsione che si
configura come illegittimo, anticostituzionale e contrario alle direttive
europee 38 sulla libera circolazione e 43 sulla non discriminazione. Oltretutto,
versa in una condizione psicofisica tragica".
Genova - Si aprono martedì 2 Novembre al Teatro Stabile di Genova le
prenotazioni e le vendite per tutte le rappresentazioni dello spettacolo "Senza
Confini - Ebrei e zingari" di e con Moni Ovadia che sarà di scena alla Corte da
giovedì 11 a domenica 14 novembre.
Prodotto da Promo Music, "Senza confini - Ebrei e zingari" è, come annota lo
stesso Ovadia che dello spettacolo è autore, regista e interprete: «Un recital
di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la
comune vocazione delle genti in esilio: una vocazione che proviene da tempi
remoti e che in tempi più vicini a noi si carica di un’assenza che sollecita un
ritorno, un’adesione, una passione, una responsabilità urgenti,
improcrastinabili. Senza confini è la nostra assunzione di responsabilità. La
sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e
comunicative che possono e devono scardinare conformismi, meschine
ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la
non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e
di ogni gente». Ad accompagnare Moni Ovadia sulla scena c’è un gruppo di
musicisti composto da Ivanta Baltenau (voce), Paolo Rocca (clarinetto), Massimo
Marcer (tromba), Albert Florian Mihai (fisarmonica), Ennio D'Alessandro
(clarinetto), Marian Serban (cymbalon), Marin Tanasache (contrabbasso) e Virgil
Tanasache (violino). Suono di Mauro Pagiaro.
Gli ebrei e gli zingari (il popolo degli "uomini") hanno parallelamente
condiviso per secoli lo stesso destino di emarginati, di tollerati e di
perseguitati. Per ragioni simili o specifiche, hanno vissuto nel corso degli
anni la condizione di radicale "alterità" alle culture dominanti dell’occidente
cristiano. Gli ebrei per avere rifiutato la verità assoluta del Cristo che i
poteri ecclesiastici volevano imporre, gli zingari perché, pur avendo accolto il
Cristo, non vollero omologarsi a modelli di vita estranei al loro spirito di
libertà. Il comune nomadismo non fu storicamente una vocazione originaria, ma
solo una risposta di dignità e di indipendenza alle persecuzioni. I due popoli
chiedevano di vivere secondo la loro identità senza recare nocumento a nessuno.
Non fu loro concesso, se non in brevi periodi, ad arbitrio dei poteri
espressione delle maggioranze. Perché?
Commenta ancora Moni Ovadia: «Uniti dalla persecuzione dei sistemi tirannici che
mal sopportarono la loro cultura e le loro tradizioni improntate a un mondo
"senza confini", senza burocrazie, senza eserciti, senza retorica patriottarda,
gli ebrei e gli zingari hanno avuto per secoli storie simili, anche se
parallele. Poi, dopo il tentativo di sterminio nazista, gli ebrei hanno cambiato
la loro storia, hanno conquistato una terra, una nazione; il loro immenso
calvario ha avuto pieno riconoscimento e, anche se la condizione ebraica è
talora difficile, ancora sottoposta a pericolo, gli ebrei sono entrati nel
salotto buono del potere». Non così gli zingari. Anche per questo, pertanto -
aggiunge Ovadia per spiegare la genesi del suo spettacolo - «noi ebrei abbiamo
il dovere di alzare la voce contro la persecuzione di rom e di sinti, dobbiamo
denunciare come malvagia e perversa l’esibizione dell’amicizia verso gli ebrei
quando viene usata per legittimare la mano libera contro i nostri fratelli
"uomini" e contro ogni minoranza o alterità».
Per "Senza confini - Ebrei e zingari" – in scena alla Corte da giovedì 11 a
domenica 14 Novembre 2010 – sono validi tutti gli abbonamenti (Fisso, Libero e
Giovani), oltre che le consuete agevolazioni per studenti e gruppi organizzati
in collaborazione con l’Ufficio Rapporti con il Pubblico.
Info: 010/5342300 www.teatrostabilegenova.itinfo@teatrostabilegenova.it orari:
feriali ore 20,30 - domenica ore 16 prezzi: 23,50 euro (1° settore), 16,00 euro
(2° settore). Prenotazioni a partire da martedì 2 novembre.
Di Fabrizio (del 31/10/2010 @ 09:35:01, in Italia, visitato 1876 volte)
Ciao a tutti, sperando di fare cosa gradita vi invio la
posizione unitaria di cgil cisl uil di Monza-Brianza in risposta a un odg
razzista e spietato della lega contro i rom.
ciao
Marta Pepe
CGIL CISL UIL Monza e Brianza, venuti a conoscenza degli ordini del giorni
sui Rom in discussione al Consiglio Provinciale di oggi, esprimono le seguenti
valutazioni.
Riteniamo che sia un fatto grave innanzitutto parlare di "espulsione su base
etnica" dei Rom dalla Provincia di Monza e Brianza perché questo termine, in
contrasto con le normative europee e nazionali vigenti, prefigura reato di
discriminazione razziale.
Sosteniamo che tutti i cittadini hanno diritto all'ordine e alla sicurezza così
come diciamo che la responsabilità penale è personale e che vanno perseguiti
tutti i reati da chiunque commessi. E' però preoccupante, a nostro avviso,
utilizzare stereotipi per incriminare una intera etnia, basandosi su pregiudizi
e non su dati concreti. Sosteniamo che ritenere una comunità collettivamente
responsabile di reati e contrastare la legislazione europea sulla libera
circolazione delle persone si configura come una palese manifestazione di
razzismo e intolleranza.
Ricordiamo infatti che oltre alle recenti posizioni espresse dal Papa e dal
Parlamento europeo, uno specifico articolo del Trattato di Lisbona vieta la
discriminazione basata su sesso, razza od origine etnica, religione o credo,
disabilità, età e orientamento sessuale e conferisce al Consiglio dell'UE un
chiaro mandato a svolgere le azioni necessarie per combattere queste
discriminazioni.
Parlare di degrado ambientale, di aumento di furti nelle abitazioni di Pescara,
Palermo e Alassio e di incendi di baracche e roulottes nei campi nomadi; pensare
di risolvere tutto chiedendo fondi al Ministero per attuare le stesse politiche
per cui il Governo francese è appena stato censurato dalla Commissione Europea
non serve a nessuno, così come non serve una visione esclusivamente repressiva
nei confronti della presenza delle popolazioni Rom e Sinti che vivono nel nostro
Territorio, prescindendo da ogni considerazione circa il loro stato personale e
giuridico.
Non riteniamo affatto che la politica degli sgomberi e dei rimpatri forzati
(sull'esempio francese) sia la risposta che un territorio come la Brianza, noto
per la sua storia di accoglienza, possa mettere in campo. Ci pare che risponda
invece solo a costruire un clima di insicurezza e paura finalizzato a
distogliere l'attenzione dai problemi urgenti da affrontare per risolvere la
situazione difficile del Paese.
Siamo favorevoli, invece, all'implementazione di tutte le azioni che possano
costruire reali processi di integrazione, come condizione per superare gli
aspetti critici della convivenza e garantire migliori condizioni di vita a tutte
le persone che vivono nella nostra Provincia.
Riteniamo perciò che la strada debba essere quella della cooperazione nel
territorio tra tutti i soggetti Istituzionali, sociali e sindacali per
realizzare quelle politiche di integrazione che ovunque si sono dimostrate la
vera arma per affermare i diritti dei cittadini, da quello della sicurezza e
cittadinanza, a quello della legalità contro la clandestinità.
Auspichiamo che il Consiglio Provinciale deliberando su un tema tanto delicato,
tenga in considerazione queste nostre osservazioni.
Di Fabrizio (del 01/11/2010 @ 09:24:20, in Europa, visitato 1519 volte)
Segnalazione di Alberto Maria Melis
Blitz notturno in campo rom con fucili e manganelli
Hanno fatto irruzione in un campo Rom incappucciati ed armati fino ai denti,
poi hanno cominciato a molestare e minacciare tutti i presenti. È successo in
Francia, da settimane al centro di una dura polemica sull'espulsione dei Rom da
parte del governo, dove il commissariato di polizia di Poissy, nel dipartimento
delle Yvelines, ha aperto un'indagine dopo la violenta intrusione di diversi
uomini nella notte tra mercoledì e giovedi 28 ottobre, in un campo situato a
Triel-sur-Seine.
Secondo le testimonianze raccolte dagli inquirenti, gli uomini sono giunti nel
campo verso le due del mattino a bordo di un'auto munita di sirena. Poi sono
entrati nei camper, nelle roulottes, impugnando fucili e manganelli, sfondando
alcune porte. Diverse persone detto di essere state molestati e minacciate con
le armi, mentre una donna sarebbe stata costretta a spogliarsi. Il blitz è
durato circa mezzora, durante la quale gli aggressori avrebbero anche esploso
diversi colpi in aria. I Rom hanno anche precisato che "erano vestiti come
poliziotti".
"Queste famiglie non potranno mai dimenticare ciò che hanno vissuto. Ma la cosa
più drammatica è che questi uomini sono andati via con i documenti d'identità di
diversi abitanti del campo", dice Annick Omond, del collettivo di sostegno alle
famiglie Rom della zona. Nel campo, si legge sul sito internet del settimanale
Le Nouvel Observateur, vivono da tempo una trentina di famiglie Rom minacciate
di espulsione.
Giuseppe Cancelli, 57 anni, ha vissuto dall'infanzia all'età adulta in
carovana
Popolo misterioso quello degli zingari. Misterioso e irriducibile al vivere
stanziale. E per questo motivo percepito come pericoloso. "Troppo facile fare di
tutta l'erba un fascio", risponde Giuseppe Cancelli che ha trascorso
dall'infanzia alla vita adulta in carovana, per le strade del mondo.
Cinquantasette anni, ben piantato, lo sguardo indagatore ed il sorriso
ironico sotto i baffi spruzzati di bianco, Cancelli si racconta seduto su un
divano del soggiorno arredato in giallo. Mentre sua moglie Iside, sinta di
Ferrara riservata e gentile, serve il caffè agli ospiti in tazze di porcellana a
fiori.
Cancelli: un cognome italiano...
E' quello di mia madre, una sinta italiana con sangue tedesco nelle vene.
Sono nato a Pisa, ho studiato in scuole italiane, ho fatto il servizio militare
a Pordenone, nella divisione corazzata Ariete, caserma Fiore. Lavoro in Italia,
ho documenti italiani, voto in questo paese, i miei figli sono italiani.
Al tempo stesso lei è fiero di far parte del Romané Chavé, del
popolo rom.
Non c'è contraddizione, se si risale indietro nei secoli. Con una
precisazione: da quando l'Europa ha aperto le frontiere dell'Est, molti pensano
che rom sia l'abbreviazione di rumeno. Invece nella nostra lingua di origine
indiana, il Romanès, rom significa uomo.
Siete diversi all'origine?
No, casomai per paesi di destinazione. Immagini due rette parallele originate
entrambe, a partire dall'VIII secolo d.C. per successive migrazioni dovute a
carestie e conflitti, dalla medesima regione del Pakistan chiamata Sindh giunte
poi in Grecia dalla Mesopotamia con le legioni romane d'Oriente. Da allora il
nostro cammino non si è più fermato: stiamo in un paese trenta, quaranta, anche
cent'anni, se ci lasciano vivere tranquilli; per andarcene quando veniamo
perseguitati. Noi, Rom e Sinti, parliamo un'unica lingua con inflessioni
dialettali legate ai paesi di permanenza; di cui abbiamo adottato i costumi
senza offuscare la nostra identità.
In Italia il popolo nomade ha sempre conosciuto persecuzioni?
No. Conserviamo dei salvacondotti papali del 1200, che ci permettevano di
muoverci senza essere carcerati. Le vessazioni partono dal '400 con bandi del
ducato di Milano, della Repubblica di Venezia, in cui viene quantificato il
valore dello zingaro catturato vivo e di quello ucciso. I galeoni, che solcavano
l'oceano verso l'America, erano pieni di zingari ai remi, imprigionati e
deportati. Oggi si trovano rom ai quattro angoli del pianeta.
Facendo un salto di secoli: avete conosciuto le persecuzioni naziste?
I nonni paterni e mio padre durante il fascismo sono stati internati a Berra,
nel ferrarese, altri del gruppo in quella di Campobasso. Non ci è stato
riservato l'atroce destino dei lager nazisti, ma molti rom sono deceduti lì
dentro per fame, freddo, malattie: eravamo gli ultimi ad essere considerati.
Dicono che nell'Olocausto sono morti 500.000 zingari, almeno il doppio secondo
la nostra stima.
Come campavate, quando giravate con i carri?
Il mio gruppo di appartenenza è quello dei Rom Kalderash, emigrato in
Moldavia e Valacchia e lì rimasto schiavo cinque secoli; per giungere poi in
Montenegro, paese dei miei bisnonni e nonni. Come dice il nome stesso, i
Kalderash sono sempre stati bravi calderai e ramai. Anche mio padre lo era e da
lui ho imparato a girare per i paesi in cerca di caldaie in rame ed acciaio da
stagnare; di ristoratori, pasticceri, grandi alberghi. D'inverno ci fermavamo e
vivevamo dei guadagni dell'estate, come le formiche.
Da quanto risiedete a Padova?
La mia famiglia da 37 anni, io sono stanziale da 18. Ho figli e nipoti nati,
chi a Monselice, chi ad Abano, chi a Camposampiero. Nei primi anni '90 abbiamo
comprato la terra ed incominciato a farci la casa. Ma i tempi cambiano e per
dare un futuro ai figli ho iniziato a fare l'ambulante: abbiamo dei chioschetti,
con cui giriamo per fiere, sagre e mercati vendendo bibite, panini, salsicce. E'
tutto in regola: partita Iva, richieste, licenze, pagamenti Tosap, conservo
tutto, ecco qua. Ai Comuni non chiedo aiuti né soldi, solo il permesso di
lavorare: voglio integrarmi del tutto nella società, in cui vivo.
I suoi figli hanno studiato?
Con l'aiuto dell'Aizo sezione di Padova, presieduta dall'infaticabile Elisa
Bertazzo, i nostri ragazzi arrivano alla terza media. I Sinti spesso frequentano
le superiori, sono ben integrati, trovano poi impiego come cassiere,
magazzinieri, saldatori, muratori, imbianchini.
Professa una religione?
Sono cattolico battezzato, come i miei figli. Con una parte della famiglia ci
stiamo orientando verso gli evangelici-cristiani, di cui mio genero è pastore.
Ci raduniamo spesso qui a meditare sulla Bibbia.
Perché la titubanza di certi suoi sguardi, certi silenzi?
Ci portiamo dentro una diffidenza atavica. Crede sia facile per i miei figli
non essere salutati dagli ex compagni di scuola? Per me dai loro genitori, con
cui ci siamo visti per anni? Siamo contenti di vivere qui, vogliamo essere
cittadini come gli altri, ci impegniamo a rispettare le leggi di questo paese, a
studiare, a non delinquere. Coscienti che nei nostri confronti vien fatta di
tutta l'erba un fascio e che non cambierà mai.
28/10/2010 TEKIRDAG/ Il quartiere Hacı Evhat è un vecchio insediamento
zingaro, da 60 anni nel distretto Malkara di Tekirdağ. L'intrecciatura di
cestelli e la stagnatura sono andate dimenticate a Haci Evhat. Molti dei
residenti oggi lavorano nelle miniere di carbone.
Il quartiere da molti anni è uno dei più importanti insediamenti rom nella
regione della Tracia. Tra i residenti circolano racconti della guerra nazionale
turca che mostrano quanto sia antico il quartiere. Uno dei ricordi più
drammatici su quel periodo e su una donna che cercava di nascondersi col suo
bambino dai soldati invasori. Comprimeva al petto il bambino perché non lo si
sentisse piangere e questo causò la morte di lui.
Sino al 1950 la popolazione zingara era bassa. Crebbe con le migrazioni da 72
villaggi zingari verso Malkara dopo il 1950. C'erano state migrazioni da Edirne,
Uzunköprü e Tekirdag verso il quartiere accanto ai villaggi di Malkara. Quanti
si stabilirono nel quartiere erano generalmente zingari specializzati
nell'intrecciare cesti e nella stagnatura. Dicono i più vecchi residenti del
quartiere che le loro condizioni di vita erano molto dure. Le case erano
costruite con canne. Anche se la maggior parte erano zingari provenienti dai
villaggi di Malkara, c'erano tra loro zingari che venivano dalla zone che
facevano parte dello scambio di territori del 1924 tra Grecia, Bulgaria e
Turchia.
Alcune famiglie iniziarono a lavorare nell'agricoltura e nell'allevamento in
fattorie donate dal governo nel periodo 1940-1945. Alcuni svendettero le loro
fattorie a causa di bisogni urgenti. Altre famiglie le persero nelle discussioni
sulla proprietà della terra. Per alcune famiglie le fattorie iniziarono ad
essere inadeguate con la crescita della popolazione ed anche loro vendettero la
terra. Solo qualche famiglia si dedica all'agricoltura. Molte di loro vivono nei
villaggi di Malkara ed hanno condizioni di vita migliori comparate alle altre
famiglie zingare.
Negli anni '60 alcuni residenti andarono all'estero per lavoro. Gli altri
continuarono con i lavori di fabbricazione di cesti, stagnini, fabbri ed
attività agricole. Anche se la musica era un'attività comune tra gli zingari
arrivati dalla Bulgaria e dalla Grecia, i loro discendenti oggi non sono
musicisti. Oggi nel quartiere non resistono più le tradizionali forme di
sussistenza [...], i residenti ne hanno trovate altre , come il lavoro nelle
miniere di carbone. Ci sono almeno 20 miniere di carbone a Malkara. Vengono
pagati 20 lire turche (14 $) per un intero giorno di lavoro. Alcuni dei
residenti raccolgono i pezzi di carbone caduti dai carrelli, per rivenderli.
Alcuni residenti nella raccolta rifiuti per il comune. Nel quartiere ci sono
anche zingari macellai e proprietari di bar e caffè.
Ci sono tre gruppi di dialetto romanes parlati dai residenti: il Kalayci,
lo Sepetçi ed i dialetti dei Rom migrati dalla Grecia e dalla Bulgaria.
I problemi principali del quartiere riguardano l'istruzione e la
disoccupazione. Specialmente i residenti più anziani ricordano Tahsin Eren con
gran rispetto, a causa del suo appoggio al quartiere quando era presidente del
comune.
Sono 7.000 i Rom che vivono oggi nel quartiere [...].
Milano. Coordinata e finanziata dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni
Razziali, "Dosta!" è una campagna che, grazie a giornate di incontro e
conoscenza reciproca, vuole aiutare a combattere le discriminazioni verso i Rome
i Sinti che vivono nel nostro Paese. Il programma degli appuntamenti milanesi si
trova su:
http://www.sivola.net/dblog/articolo.... Servizio di Claudia Bellante
Guarda questo video anche su:
http://www.c6.tv/video/10638-dosta-un...
Riportano i giornali canadesi che dei Rom ungheresi sono stati trattati come
schiavi da una famiglia ungherese ad Hamilton, Ontario, e le autorità comunali
hanno emesso un mandato relativo a traffico di persone contro 10 membri della
famiglie.
I sospettati avrebbero attirato più di 16 persone da Pápa verso il Canada con
la promessa di una vita migliore e di opportunità di lavoro.
Al loro arrivo [le vittime] erano costrette a lavorare gratis e a lasciare i
loro benefici sociali. I sospetti aguzzini trattenevano i documenti delle
vittime, le chiudevano in uno scantinato e davano loro avanzi di cibo. Tutte le
vittime conosciute sono maschi.
E' il più grande reato di traffico di persone mai scoperto in Canada e gli
imputati potrebbero essere i primi nel paese ad essere condannati per questo
crimine. Ferenc Dömötör, Ferenc
Dömötör Jr., Gyöngyi Kolompár, Gizella Kolompár, Lajos Dömötör, Ferenc Kolompár,
Gizella Dömötör, Attila Kolompár, Gyula Dömötör e Zsanett Kolompár sono
ricercati dalla Polizia Canadese a Cavallo. Nove di loro sono accusati di
tratta.
Il caso è arrivato all'attenzione dicembre scorso quando uno dei Rom è
riuscito a protestare pubblicamente sul modo in cui erano trattati. Prima le
vittime non erano state in grado di rivolgersi alle autorità, perché erano
sorvegliati strettamente e non parlavano bene l'inglese.
Il Canada ha lanciato un'indagine e dopo 10 mesi ha emesso gli avvisi di
garanzia.
Le accuse a Ferenc Dömötörs e agli altri includono quella di aver insegnato
agli immigrati come truffare le autorità canadesi.
Altri due membri della famiglia sono accusati dello stesso reato. Il capo del
gruppo sembra essere Ferenc Dömötör senior, descritto dal procuratore della
corona Sandra Antoniani come il capo del gruppo criminoso di Rom ungheresi,
composto da parenti di vario grado. Durante un'audizione Ferenc Dömötör ha
negato le accuse, dicendo di essere stato minacciato dalla polizia e dalle
autorità canadesi, a causa della sua discendenza rom.
La maggior parte delle vittime sono ritornate in Ungheria.
Il ministro canadese dell'immigrazione, Jason Kenney, ha detto che il crimine
organizzato ha portato queste persone in Canada a rubare i loro benefici
sociali. Ha detto che molti cittadini ungheresi sono migrati nel paese, ma dei
2.500 che nel 2009 hanno richiesto asilo in Canada, solo tre l'hanno visto
accolto.
Nota dell'editore: Il Kyiv Post è un membro
fondante del New Europe
News Network, assieme ad altri giornali in lingua inglese. I media includono il Krakow Post in Polonia, The Budapest Times in
Ungheria, The Slovak Spectator di
Bratislava, Slovacchia, The Sofia Echo in Bulgaria e The Prague Post nella
Repubblica Ceca. In base ad un accordo informale, i giornali condividono
articoli nelle versioni stampate e online con gli altri membri del network.
Berlino, 02/11/2010 - Il premio Nobel per la letteratura Günter Grass,
martedì ha accusato la Germania di "spaventosa violazione dei diritti umani",
dicendo che i rimpatri di Rom kosovari era uno "scandalo" più grande della
deportazione francese degli zingari.
Lo scrittore ha fatto l'accusa in una lettera aperta al ministro degli
interni Thomas
de Maiziere.
La sua protesta riguarda la politica tedesca di rinviare 8.500 Rom in Kosovo,
da cui erano arrivati come rifugiati negli anni'90, ora che i loro permessi sono
scaduti.
Berlino ha negato di pianificare deportazioni di massa, ma dice che
continuerà, come in passato, a rimandarli gradualmente a casa.
Grass a sua volta accusa il governo di pianificare deportazioni che
metterebbero "in ombra" le espulsioni francesi dei Rom verso la Romania.
Scrive nella lettera: "Mentre tutta l'Europa guarda la Francia ed è furiosa
per i Rom ed i profughi espulsi verso la povertà della Romania, è in corso
un'operazione di deportazione su larga scala dalla Germania verso il Kosovo."
Grass, 83 anni, chiama i rimpatri "uno scandalo per la Germania ed una
macchia sulla pace Europea." Aggiunge che la Germania sta mandando in miseria
all'estero, bambini nati sul suo suolo che hanno vissuto nel paese per 15 anni.
"Niente alloggi, cibo, contatti sociali, niente scuole o lavoro: questa è la
realtà per la gente ricacciata in Kosovo," aggiunge.
"E' tempo ormai di agire. Questa ingiustizia cresce di giorno in giorno,"
dice. "Nel nome della fondazione, faccio appello alla Germania Federale ed ai
governi dei Länder perché modifichino questa decisione."
Grass e sua moglie Ute hanno contribuito alla nascita della Fondazione per il
Popolo Rom nel 1997. Grass, autore de Il Tamburo di Latta, ha vinto il Nobel per
la letteratura nel 1999.
Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha innescato una polemica politica a
settembre, quando ha giustificato i rastrellamenti negli accampamenti rom
dicendo che la Germania stava pianificando deportazioni simili. I Rom in
Germania generalmente vivono in appartamenti pubblici piuttosto che in
accampamenti abusivi.
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