Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 11/06/2008 @ 20:12:02, in Italia, visitato 2446 volte)
Ricevo da Veniero Granacci
From: A.N.E.D. Torino - Cari
tutti,
nell'ultima settimana si sono intensificati anche a Torino episodi di
intimidazione e sopruso da parte di autorità preposte all'ordine pubblico nei
confronti di stranieri. Alcuni di questi hanno avuto spazio sui quotidiani,
mentre altri non sono stati resi noti.
Nei confronti dei rom, vi è stata lunedì mattina intorno alle 5 un'irruzione di
una sessantina di agenti in tenuta antisommossa nel campo comunale di sinti
piemontesi di via Lega. Gli abitanti sono stati fatti uscire dalle loro
abitazioni e radunati al centro del campo dove hanno atteso in piedi per ore che
venissero fatti i controlli sulle loro identità.
I sinti non hanno voluto coinvolgere i giornalisti e hanno scritto la seguente
lettera che ho avuto in dattiloscritto da Secondo Massano, presidente dell'Opera
Nomadi di Torino, e che prego di divulgare.
Maria Teresa Silvestrini
"Torino, 9 giugno 2008
Anche a Torino c'è stato un blitz rastrellamento, tipo Milano, nel vecchio campo
nomadi di via Lega, datata residenza di un gruppo di sinti piemontesi.
Operazione "antisommossa", all'alba, con spropositati agenti e mezzi agli
ingressi nonchè costrizione dei residenti di uscire dalle loro abitazioni per
confluire al centro del campo ed essere infine sottoposti a sfibranti controlli
personali.
Cose mai viste in un accampamento "regolare", ricco di potenziali indicazioni
per ulteriori insediamenti abitativi a misura di cittadini italiani, sì diversi,
ma decisamente radicati, dopo molte tribolazioni, sul territorio.
Uomini, donne e bambini del campo ritengono di essere stati bistrattati ed
offesi come persone e come cittadini: è anche uno sgarbo alla ospitale città di
Torino, "medaglia d'oro" alla Resistenza che ha fatto riacquistare la libertà a
tutti i cittadini dopo un periodo oscuro e autoritario decisamente cancellato
che non deve mi più ritornare.
Un gruppo di sinti con l'Opera Nomadi"
grazie a Claudio Sommaruga
Di Fabrizio (del 13/06/2008 @ 09:32:12, in Italia, visitato 1640 volte)
Da
ChiAmaMilano
Schedati cittadini italiani la cui unica colpa è di essere zingari
Come su un piano inclinato il groviglio di pubblico panico e speculazione
politica scivola senza potersi fermare.
Come su un piano inclinato la discesa comincia in un momento ben preciso
ma nessuno sa quando si fermerà.
Come su un piano inclinato la velocità aumenta, pressoché incontrollabile e
quanto solo ieri sembrava inimmaginabile oggi è orinaria amministrazione.
Così come è stato ordinario per Palazzo Marino e la Prefettura quanto
accaduto alle 5 del mattino di venerdì 6 giugno nel campo nomadi autorizzato di
via Impastato, periferia sud ovest della città. Prima dell’alba settanta
poliziotti entrano in un campo regolare, abitato da una trentina di sinti
italiani per controllarne e fotografarne i documenti. Un blitz degno di miglior
causa, un'esibizione muscolare che non si era vista in altre situazioni
indubbiamente assai più meritevoli di una così attenta vigilanza.
Sul piano inclinato ordinaria diventa anche l’assuefazione a ciò che invece
dovrebbe evocare tetre immagini in bianco e nero e le circolari fasciste per
l’internamento degli zingari italiani.
La schedatura di cittadini regolarmente registrati all’anagrafe comunale non
ha suscitato, se non per le eccezioni di Caritas, Opera Nomadi, CGIL,
Rifondazione comunista e la Consigliera del PD Fracesca Zajczyk, particolare
sdegno e preoccupazione.
In un clima dove il vento dell’ossessione securitaria soffia inarrestabile e
gli imprenditori della paura fanno ‘affari’ d’oro, era forse inevitabile che si
arrivasse anche a questo. Non era però scontato il silenzio quasi assordante di
forze politiche che avrebbero dovuto evitare di scivolare lungo la linea di
massima pendenza della spirale paura-consenso. Il binomio magico del governo
dell’inquietudine contemporanea.
Poco importa che la paura sia la moneta falsa con la quale la politica paga e
continuerà a pagare le cambiali protestate delle speranze e dei bisogni cui non
ha saputo dare risposta.
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 09:37:46, in Italia, visitato 2021 volte)
http://www.redattoresociale.it/
18.09 - 12/06/2008 I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni
di schedatura nei campi andranno a finire in un archivio speciale. E' quanto
emerso dall'incontro tra Michele Tortora, rappresentante del Prefetto, e alcune
associazioni
MILANO – I dati raccolti dalle Forze dell'ordine durante le operazioni di
schedatura nei campi rom andranno a finire in un archivio speciale, custodito
presso la Prefettura. È quanto emerso oggi dall'incontro tra Michele Tortora,
rappresentante del Prefetto, e alcune associazioni tra cui Opera nomadi,
OsservAzione, Federazione Rom e Sinti insieme, Romanodrom (vedi lancio nel
notiziario di ieri).
“È una decisione che conferma le nostre preoccupazioni -commenta Maurizio
Pagani, presidente dell'Opera nomadi-. La creazione di un archivio a carattere
etnico è un provvedimento di cui non possiamo conoscere il passo successivo”.
Amareggiato anche Giorgio Bezzecchi, rom e vice-presidente dell'Opera Nomadi:
“Sia io che mio padre Goffredo (ex deportato nel campo di Lipari durante il
fascismo, ndr) siamo stati profondamente umiliati -dice-. La mia battaglia
continua, anche con l'appoggio di varie associazioni tra cui l'Anpi, l'Unione
delle comunità ebraiche italiane e gli ex deportati”.
I promotori dell'incontro hanno fatto due richieste al rappresentate del
Prefetto: rivedere le modalità con cui viene fatto il censimento nei campi e
coinvolgere preventivamente le associazioni che operano nei campi e i rom. La
risposta è attesa entro due o tre giorni. Alla discussione hanno partecipato
anche alcuni esponenti politici tra cui l'eurodeputato Vittorio Agnoletto e il
consigliere regionale di Rifondazione Comunista Luciano Muhlbauer. “Lunedì
presenterò un'interrogazione alla Commissione europea -ha detto Vittorio
Agnoletto- per sapere se la creazione di un archivio speciale per i cittadini
rom è compatibile con la Carta dei diritti dell'Unione”.
Al presidio che ha preceduto il confronto in Prefettura ha partecipato anche
Giorgio Vallery, ex presidente di Opera Nomadi che negli anni Sessanta e
Settanta ha lavorato a Palazzo Marino per la gestione della questione rom. “Il
Comune si è fatto sfuggire di mano il problema -commenta-: non lo ha seguito con
lo stesso impegno che aveva messo all'inizio quando aveva iniziato un percorso
d'integrazione vero”. (Ilaria Sesana)
© Copyright Redattore Sociale
Di Fabrizio (del 16/06/2008 @ 10:13:44, in Italia, visitato 1542 volte)
Ricevo da Ivana
Vi informiamo che la seguente
lettera, preparata da Jasmina Radivojevic su iniziativa di una ventina di
persone, è stata mandata alle varie associazioni, organizzazioni, stampa e altri
media, ansa, liste on-line e privati. Vi preghiamo di inoltrarla anche ai vostri
contatti. Grazie!
Cari amici,
è terribile quello che deve capitare alle persone all'inizio del Terzo
millennio! Sul continente europeo, nel paese fondatore della Comunità Europea.
Quando l'europarlamentare Rom ungherese Viktoria Mohacsi ha obbiettato la
mancanza della banca dati riguardante la comunità Rom in Italia, non ha certo
pensato a questi risvolti e alla schedatura. Ma alla possibilità di accedere ai
fondi EU per l'integrazione dei Rom.
Questa necessità di censire viene strumentalizzata dalle Istituzioni italiane
per una aperta discriminazione delle persone, il che è intollerabile.
Appartenere ad un'etnia diversa non è ne mai potrebbe essere la prerogativa ne
al comportamento deviante ne a quello virtuoso.
Ci troviamo davvero davanti al paradosso che questa situazione possa alimentare:
1) il divario tra Rom e Sinti italiani e Rom di altra cittadinanza o apolidi;
2) il divario tra gli italiani di diverse etnie;
3) la legittimazione del razzismo.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà alle famiglie che sono sottoposte a
questa barbarie e diamo pieno appoggio ad una richiesta dell' Osservatore
esterno tipo OSCE o di un altra associazione/organizzazione che nutre la fiducia
nella popolazione per poter raccogliere i dati anagrafici assieme alle
Istituzioni italiane.
Noi siamo indissolubilmente legati alla popolazione Rom, abbiamo sofferto spesso
insieme nella storia. Il campo di concentramento di Jasenovac, dove sono morte
alcune centinaia di migliaia di persone, è solo uno degli esempi che ci lega per
sempre. Anche nell'ultima guerra contro la Jugoslavia, condotta dalla Nato, gli
amici Rom e Sinti in Italia erano al nostro fianco a protestare contro la
guerra. Molti di loro erano fuggiti dal nostro paese in Italia proprio scappando
da questa guerra.
Oggi, in questo momento particolarmente triste per tutti noi nel vedere la
storia ripetersi, siamo solidali con i nostri fratelli Rom e Sinti. Oggi noi
dobbiamo e vogliamo essere a loro fianco.
Comunità serba di Milano
Di Fabrizio (del 18/06/2008 @ 10:35:30, in Italia, visitato 1923 volte)
Ricevo da Roberto Malini
18 giugno 2008 - BRUTALMENTE AGGREDITA A MILANO CON LA SUA FAMIGLIA REBECCA COVACIU, 12ENNE ROM VINCITRICE DEL PREMIO UNICEF 2008 GRUPPO EVERYONE: “EPISODIO DI GRAVITA’ INAUDITA. NECESSARIA CONDANNA UNANIME DI ISTITUZIONI NAZIONALI ED EUROPEE E SERI PROVVEDIMENTI CONTRO LA DERIVA RAZZISTA E XENOFOBA IN ITALIA”
E’ accaduto ieri mattina, 17 giugno, alle 8 a Milano. La famiglia Covaciu, romena di etnia Rom, già oggetto di continue peregrinazioni per l’Italia a seguito di vessazioni, minacce e sgomberi, stava uscendo dalla tenda in cui da diversi giorni si era stabilita, in un microinsediamento nella zona di Gianbellino, quando è stata brutalmente aggredita da due italiani di età compresa fra i 35 e i 40 anni. Rebecca, 12 anni, nota per essersi aggiudicata in Italia il Premio Unicef – Caffè Shakerato 2008 per le sue doti artistiche applicate all'intercultura, e il fratellino Ioni, 14 anni, sono stati prima spintonati e poi picchiati. I genitori, uno dei quali è Stelian Covaciu, pastore della Chiesa Pentecostale, che assieme al fratello maggiore di Rebecca erano accorsi per difendere i figli, sono stati ricoperti di insulti razzisti, minacciati, indotti a lasciare immediatamente l’Italia e subito dopo percossi. I Covaciu a quel punto sono fuggiti verso la stazione di San Cristoforo, in piazza Tirana, e accorgendosi di essere ancora seguiti hanno chiesto aiuto ai passanti. Nessuno è intervenuto. Mentre la famiglia si stava avviando verso il parco antistante la stazione, la signora Covaciu, cardiopatica, è stata colta da un malore. Stellian Covaciu ha a quel punto contattato telefonicamente Roberto Malini del Gruppo EveryOne, che ha dato l’allarme facendo inviare sul posto una volante della Squadra Mobile di Milano e un’ambulanza. All’arrivo della Polizia, gli aggressori si sono dileguati. Prima ancora dell'aggressione, l’Unicef aveva manifestato indignazione per la vicenda della piccola Rebecca, simbolo di un'infanzia senza diritti. Il Gruppo EveryOne era in procinto di organizzare un ritorno della famiglia in Romania per sottrarla all'ostilità che colpisce i Rom a Milano.
“Questa nuova violenza contro le famiglie Rom è spaventosa e deve sollevare la protesta della società civile” commentano i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau. “Quello che è avvenuto a Rebecca e alla sua famiglia è sintomatico del clima, ormai fuori controllo nel nostro Paese, di odio e intolleranza nei confronti del popolo Rom. Purtroppo non si tratta affatto di un caso isolato, ma dell’ennesimo gravissimo episodio di violenza, ai danni di una famiglia innocente, che rimarrà impunito e annuncia tempi davvero oscuri per l’Italia.” Il Gruppo EveryOne ha recentemente denunciato l'aggressione a Rimini, avvenuta nell'indifferenza generale, di una ragazzina Rom incinta, presa a calci da un italiano mentre chiedeva l’elemosina. A Pesaro, qualche giorno fa, Thoma, il membro più anziano della locale comunità Rom, sofferente di un handicap a una gamba e cardiopatico, è stato colpito al capo e umiliato in pieno centro storico. Nella stessa città, i parroci hanno recentemente vietato ai Rom di chiedere l'elemosina davanti alle chiese. Nei giorni precedenti all'aggressione della famiglia Covaciu, EveryOne ha ricevuto segnalazioni di numerosi episodi di violenza da parte di italiani nei confronti di persone di etnia Rom, soprattutto dei più deboli: bambini e donne. “L'attuale clima di discriminazione generale e l'atteggiamento ostile delle autorità,” continuano Malini, Pegoraro e Picciau “fanno sì che le persone aggredite non trovino più il coraggio di denunciare i loro aggressori. Inoltre, dichiarazioni come quelle del ministro dell’Interno Roberto Maroni, che predica la tolleranza zero contro i Rom, la loro schedatura con foto segnaletiche e addirittura il prelievo del DNA, lo sgombero indiscriminato e senza alternative di campi di fortuna e insediamenti regolari, la sottrazione dei bambini Rom alle famiglie senza mezzi di sostentamento – proclami che sconcerterebbero qualunque esponente democratico di un Paese civile –, finiscono per fomentare violenze e soprusi ai danni dei più indifesi".
Assieme a EveryOne, anche Santino Spinelli, dell’Associazione Thèm Romano onlus, e il gruppo “Caffè Shakerato” di Genova, organizzazione per l'intercultura e il rispetto dei diritti dei bambini, esprimono la più viva preoccupazione per l’episodio, effetto ancora una volta dell’odio razziale che imperversa in Italia.
“E’ necessaria una condanna unanime del mondo politico italiano e delle Istituzioni europee” concludono i leader del Gruppo “e sono ormai indispensabili provvedimenti seri contro chi viola i diritti umani e si fa portatore di violenze e discriminazioni di matrice xenofoba e razzista”. Per ulteriori informazioni: Gruppo EveryOne Tel: (+ 39) 334-8429527 - (+ 39) 331-3585406 www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 20/06/2008 @ 09:11:32, in Italia, visitato 1704 volte)
Da
ChiAmaMilano
Avete sempre voluto presidiare i marciapiedi davanti casa nelle ore notturne,
ma con i leghisti "oddio cosa diranno i miei amici cui ho ammannito per anni
omelie sulla bellezza del multiculturalismo?!".
Da anni desideravate attendere l’invasione dei barbari asserragliati sul vostro
pianerottolo fortificato "ma il verde proprio non mi dona!".
Da tempo volevate ridare una mano di ‘bianco’ al quartiere ma "se poi arriva
Borghezio e ci fa pure i complimenti?"
Niente paura con le "ronde democratiche", oggi si può.
Uno strumento efficace e moderno, capace di cavare dall’imbarazzo anche le
coscienze più progressiste affinché possano fare il loro dovere, serenamente e
pacatamente, per combattere l’emergenza sicurezza che assedia il paese e infesta
le strade di borghi e città.
Finalmente si può fare.
Senza complessi di inferiorità, né sensi di colpa. Guardando al futuro e al
nuovo clima politico, già si parla delle prossime mosse: quando il Governo, dopo
l’esercito, deciderà di schierare Superman e Capitan America, con lo spirito
costruttivo volto al dialogo che caratterizza questa tersa repubblica, la
proposta democratica sarà coerente e conseguente: Batman e l’Uomo Ragno.
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 08:57:04, in Italia, visitato 1653 volte)
Ricevo da Maria Grazia Dicati
BARLETTA, 17 GIU - "Il sentimento per quanto accaduto, qualora le forze
dell'ordine accertino che si sia trattato di un atto di violenza, è di dura
condanna e biasimo". Così afferma Luigi Terrone, assessore comunale alla
sicurezza e legalità del Comune di Barletta, a proposito dell'incendio che nella
tarda serata di ieri nel campo nomadi alla periferia della città ha distrutto
una baracca temporaneamente disabitata. Un episodio sul quale indagano i
carabinieri di Barletta. Se fosse un atto doloso, sarebbe - per Terrone - la
prima volta che una cosa del genere accade in 30 anni di convivenza civile e
pacifica tra i rom che vivono nel campo e i barlettani: "questo - aggiunge -
crea sgomento e preoccupazione". "La città - conclude - deve prendere una
posizione univoca e netta perché quelli sono cittadini barlettani e a quanto
accaduto va data una spiegazione".
Azdovic Idriz, il capo della comunità Rom che vive nel campo nomadi di Barletta,
a Barberini, è convinto che qualcuno abbia dato fuoco alla baracca distrutta
dalle fiamme alle 23 di ieri, all'ingresso del campo.
"Li ho visti anche ieri sera quei due, sul loro motorino, come le altre volte,
che passano e dicono che devono bruciarci e ci chiamano bastardi e brutti
zingari, come hanno visto fare a Napoli. Ieri sera, però, non hanno detto nulla,
c'era già il fuoco, li ho visti in lontananza, forse erano venuti a godersi lo
spettacolo". La baracca era temporaneamente disabitata e nessuno è rimasto
ferito a causa dell'incendio. Anche di fronte al fatto che, secondo i vigili del
fuoco, non ci sono elementi certi che le fiamme siano state appiccate, Idriz
insiste. "È vero - dice - che non ci sono tracce di un incendio appiccato da
qualcuno,- ma le fiamme bruciano tutto ed è difficile, dopo, dire perché c'è
stato un incendio, le fiamme non nascono dal nulla". Stamattina Idriz ha
avvisato i proprietari della baracca distrutta, una famiglia che ha lasciato
Barletta da qualche tempo per andare in Montenegro ma che tra poco sarebbe
tornata a Barletta. "Non credevano a quello che gli ho detto - racconta - ora
dovranno ricostruire la loro casa: anche quel poco che c'era lì dentro è stato
distrutto". Masserizie, tre bombole di gas, quasi esaurite, e altri pochi
oggetti erano nella capanna bruciata, niente altro. I vigili del fuoco, che
hanno spento l'incendio, sono tornati anche stamane, insieme con i carabinieri
di Barletta, per accertare, di giorno, che non vi fossero elementi trascurati
nella notte per dire che le fiamme sono riconducibili a qualcosa e a qualcuno, e
- a quanto viene reso noto - non li hanno trovati. "Io e la mia famiglia, perché
siamo una famiglia - aggiunge Idriz - viviamo qui da quasi trent'anni e siamo
benvoluti da tutti, non solo nel quartiere, ma anche a Trani, ad Andria: i
nostri figli frequentano le scuole di questa città". "Se a dare fuoco alla
nostra baracca sono stati quei ragazzini e sono del quartiere - conclude - io
parlerò con i loro genitori, qui ci sono solo amici, e cercheremo di mettere
tutto a posto perché questa volta non è successo nulla, nessuno si è fatto male,
ma se non fosse andata così come avrebbero potuto stare a posto con la loro
coscienza?". La scuola è finita il 10 giugno scorso, e i bambini del campo erano
lì stamane. Una piccola si avvicina: "Frequento la terza elementare in via Paolo
Ricci - dice - e mi piace scrivere, sono brava". Alla domanda se racconterà in
un tema quanto accaduto ieri sera risponde: "Non lo so, che cosa è successo ieri
sera?". "Niente - le dice la mamma - niente, dormivi".
Di Fabrizio (del 22/06/2008 @ 13:22:59, in Italia, visitato 1845 volte)
di Roberto Malini
Il caso di
Rebecca Covaciu e di suo padre, il
missionario cristiano evangelico Stelian, è emblematico del clima che
circonda oggi il popolo Rom in Italia. Le segnalazioni di atti di violenza,
minacce e insulti razzisti nei confronti di Rom, attuate da cittadini italiani,
neonazisti o membri delle forze dell'ordine ("presunti membri" sottolineano le
autorità) aumentano ogni giorno. Quando le vittime protestano o reclamano i loro
diritti attraverso associazioni per i Diritti Umani o i media, si verificano
ritorsioni immediate, sempre più dure. Alcuni Rom, soprattutto romeni,
sembrano essersi volatilizzati e le loro famiglie non ne hanno più notizia di
loro. Come denunciato dall'europarlamentare ungherese di etnia Rom Viktoria
Mohacsi, la pratica della sottrazione dei bambini Rom da parte delle autorità è
tuttora in atto e riguarda ormai centinaia di casi. Le madri Rom, che
improvvisamente si vedono sottrarre i loro piccoli, tentano in molti casi il
suicidio, "anche bevendo benzina o candeggina," ci ha detto un testimone.
Pesanti intimidazioni colpiscono ormai anche gli attivisti. "Affiancando il
Gruppo EveryOne nelle azioni di supporto alla famiglia Covaciu," ci ha confidato
ieri un volontario, "ho vissuto giorni di terrore. Chi tutela i Rom è trattato
dalle autorità con ostilità, come se fosse un criminale pericoloso o un
favoreggiatore di delinquenti. Viviamo in un regime dittatoriale che sta
operando una purga etnica, ma la complicità fra carnefici e media fa sì che la
tragedia umanitaria avvenga nell'indifferenza". Per fortuna l'Europa e le
Nazioni unite sono molto vicine alla rete antirazzista che si è creata in
Italia. Il commissario europeo per i diritti umani Thomas Hammarberg è
costantemente in contatto con il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Nazionale
Antidiscriminazioni e in questi giorni effettuerà un audit presso le Istituzioni
italiane per identificare le azioni da intraprendere. Anche il Cerd (Comitato
delle Nazioni unite contro la discriminazione razziale) e l'Unicef sono in rete
con noi e intendono attuare interventi sia in relazione al caso di Rebecca che
in generale per combattere la persecuzione dei Rom. Non dimentichiamo, poi, il
sostegno alle campagne del Gruppo EveryOne e del Coordinamento Nazionale
Antdiscriminazioni che i radicali e alcuni gruppi politici europei ( ALDE, PSE,
Verts/ALE, Gruppo GUE/NGL ecc.) non fanno mai mancare. "La campagna per i
diritti del popolo Rom ci vedrà sempre accanto a voi," mi ha assicurato
recentemente Marco Pannella. Contemporaneamente, l'europarlamentare Viktoria
Mohacsi si impegna con grandi energie per divulgare la realtà di un'oppressione
che assume i contorni foschi di un nuovo olocausto. La nuova sinergia con
l'Associazione Thèm Romanò (Mondo Zingaro) e la crescita progressiva del
Coordinamento Nazionale Antidiscriminazione ci assicurano la possibilità di
attuare strategie nazionali e internazionali a 360 gradi. Tornando al gravissimo
episodio di persecuzione della famiglia Covaciu, ricordiamo che Stelian è membro
del Gruppo EveryOne e che da molte parti questo particolare comincia ad essere
associato alle molteplici aggressioni che si sono verificate contro di lui.
Minacce gravi e intimidazioni di ogni genere hanno già toccato, ormai,
praticamente tutti i membri del Gruppo EveryOne, nonostante il Parlamento
europeo abbia intimato agli Stati membri dell'Unione di assicurare un clima di
collaborazione intorno alle organizzazioni che operano per i Diritti Umani e di
evitare di ostacolare il loro operato, fondamentale in una società democratica.
Dopo l'aggressione del 17 giugno e il pestaggio del 19, il giorno successivo, 20
giugno 2008, gli stessi agenti violenti, ancora in divisa e brandendo i
micidiali manganelli, sono tornati in Piazza Tirana e hanno setacciato la zona,
chiedendo con tono minaccioso ai Rom del posto dove potessero trovare Rebecca.
In previsione del nuovo raid, però, il nostro gruppo e i suoi partner milanesi
avevano già spostato la famiglia in un luogo sicuro. A tutti gli antirazzisti,
un invito a centuplicare gli sforzi, perché l'arroganza e la violenza manifesta
da parte degli aguzzini, coperta pervicacemente e acriticamente dalle autorità,
non è segno di forza, ma di quel nervosismo incontrollato che appartiene ai
vili. Il coraggio non deve venir meno a nessuno, perché se quattro anni fa
eravamo in poche unità a fronteggiare gli abusi e i pogrom nei confronti delle
famiglie Rom, oggi siamo in migliaia. E se prima la stampa, le televisioni e le
radio attuavano una censura totale, riguardo a questo argomento (fatta eccezione
per network come radio Radicale, Radio Popolare e IndyMedia), oggi vi sono
decine di giornalisti democratici che diffondono regolarmente la cronaca della
persecuzione, rompendo la cortina di complicità e silenzio. Nessuno di voi,
amici antirazzisti, è solo.
Contatto:
Gruppo EveryOne
Tel. (+ 39) 331-3585406 - (+ 39) 334-8429527
www.everyonegroup.com
:: info@everyonegroup.com
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 08:47:39, in Italia, visitato 1779 volte)
Ricevo da
Maria Grazia Dicati
La Federazione Rom e Sinti insieme promuove per il giorno 10 Luglio 2008 a
Roma alle ore 14.00 al Foro Boario del Quartiere Testaccio (a 700 metri
dalla stazione Piramide della Metro linea B) l’assemblea pubblica:
"Dosta… Basta … manipolazione e autoreferenzialità. Rom e Sinti: dialogo
diretto e ruolo attivo",
INVITA a partecipare Rom e Sinti, gli amici di Rom e Sinti, la società
civile ed i cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per dire BASTA!
… alla discriminazione razziale verso Rom e Sinti, per CHIEDERE la piena
applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee ed
Internazionali, il rispetto della legalità e la sicurezza per tutte le persone,
nessuno escluso.
Individuare nelle minoranze Rom e Sinte il nemico da prendere come pretesto e
colpevolizzare una intera popolazione, accusata di essere pericolosi criminali,
ci riporta ai tempi di un nostro funesto passato, quando anche Rom e Sinti hanno
ingiustamente pagato con la perdita di vita umane.
La lettura dei dati dal punto di vista mediatico, individuale o politico,
incuranti delle conseguenze che le false dichiarazioni e l’agire
politico/mediatico hanno nella popolazione, sottolinea come la richiesta di
legalità sia una "maschera" che non collega più la causa all’effetto e che
genera insicurezza.
L’obiettivo dichiarato sembrerebbe quello di "garantire la sicurezza", ma spesso
l’effetto concreto è quello di aumentare inutilmente il tasso di percezione
dell’insicurezza e della paura civile senza risolvere il problema in modo
responsabile, ma sempre funzionale al proprio tornaconto mediatico, individuale
o partitico.
Le minoranze Rom e Sinte non hanno mai chiesto privilegi, ma LA NORMALITA’, cioè
i riconoscimenti democratici di minoranza, alla pari di tutte le altre
minoranze, ed essere protagonisti pensanti di una sicurezza sociale basata sulla
risoluzione non violenta dei conflitti e nelle relazioni sociali e culturali
aperte, responsabili e solidali.
La Federazione Rom e Sinti insieme dice BASTA! … DOSTA!...
Dosta! … illegalità, insicurezza
DOSTA! … al comportamento di quei cittadini, quei politici e quei media
che ci condannano, NON per responsabilità e colpe individuali, ma per la nostra
appartenenza etnica, senza conoscerci
DOSTA! … alle dichiarazioni pubbliche false, diffamanti e discriminanti
di tutti i rom e di tutti i sinti, che fanno da detonatore alle tensioni,
mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente
esasperata.
DOSTA! … al clima di odio razziale diffuso dai principali media italiani
contro le minoranze Rom e Sinte, con mistificazioni e falsità, senza alcun
diritto di replica alla rappresentatività Rom e Sinta, alla quale hanno sempre
negato la presenza attiva e concesso spazio mediatico a presunti esperti,
opportunisti senza scrupoli, che si sono arrogati il diritto di
autorappresentare Rom e Sinti
DOSTA! … alle soluzioni "differenziate", segreganti e discriminanti,
senza prospettiva di NORMALITA’, subite passivamente da Rom e Sinti
DOSTA! … all’indifferenza verso i Rom immigrati, costretti a fuggire dal
loro paese per la guerra, arrivati in Italia da moltissimi anni e ancora oggi
sprovvisti di documenti e della cittadinanza Italiana, difficile se non
impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora
DOSTA! … ALL’ASSENZA di un dialogo diretto e di un ruolo attivo di Rom e
Sinti
DOSTA! … al "lavoro sporco" per frammentare e dividere Rom e Sinti.
DOSTA! … manipolazione, autoreferenzialità, assistenzialismo culturale
La "Federazione Rom e Sinti insieme" INVITA ad aderire e a partecipare
all’assemblea pubblica del 10 luglio 2008 a Roma con un caloroso appello:
a Rom e Sinti per rendere visibile la nostra numerosa presenza, per dare voce
alle nostre proteste e alle nostre proposte, per farci conoscere direttamente;
a tutte le persone Rom e Sinte che hanno usufruito di corrette opportunità per
"farcela", per non essere più costretti a nascondere e rinnegare la propria
storia familiare e personale per la paura della discriminazione razziale;
agli amici di Rom e Sinti per sostenere il dialogo diretto ed il ruolo attivo di
Rom e Sinti, per dire BASTA! … alle violenze e alle violazioni;
ai cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per la piena affermazione dei
diritti e dei doveri per tutti, nessuno escluso;
alle organizzazioni della società civile per manifestare solidarietà alla
popolazione Rom e Sinta;
alle personalità e gli artisti Italiani ed Europei, per dire con autorevolezza
"NO alla discriminazione razziale, SI all’applicazione delle norme e dei
principi Costituzionali, Europee, Internazionali.
Federazione Rom e Sinti insieme
Per adesioni:
federazioneromsinti@yahoo.it
Per aggiornamenti sull’assemblea pubblica:
http://comitatoromsinti.blogspot.com
Programma provvisorio:
1° parte della giornata: assemblea pubblica con interventi diversi
2° parte della giornata: manifestazione culturale
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 09:49:32, in Italia, visitato 1634 volte)
Ricevo da
Tommaso Vitale
ROMA (22 giugno) - Chi si aspetta uno stile silenzioso e senza sorprese cambi
passerella. Non c'è traccia nel Dna di Vivienne Westwood di quella pesante,
soffocante e sbiadita normalità. Sarà per l'aria rivoluzionaria respirata
accanto ai Sex Pistols al fianco del marito- manager della band punk britannica,
o per quell'inconsueta quanto invidiabile voglia di non ripetersi. Fatto sta che
madame Viv non si
arrende e dopo essersi battuta per i diritti civili aderendo alla campagna
Liberty creando t-shirt da collezione con lo slogan I am not a terrorist,
please don't arrest me, a Milano ha portato alla settimana della moda i rom.
Non solo la loro cultura tradotta in abiti per la collezione uomo
primavera-estate 2009, ma proprio loro. Sfilano modelli dalla pelle ambrata,
tatuaggi, sorrisi incastonati in dentature d'oro, catenoni e stampe floreali,
cachemire indiano, camicie a righe e pantaloni stretti e tirati. Resuscitato il
tartan westwoodiano di due icone come Cary Grant e Clark Gable, regalato
all'icona del fashion newyorkese Carrie di
Sex and City l'abito (sfortunato) per convolare a nozze con l'amato Big,
madame Viv è scesa in strada, ha respirato le atmosfere dei vicoli metropolitani
senza casa e si è lasciata affascinare dalla cultura dei nomadi. Cosa non
gradita a tutti.
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