Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:36:51, in conflitti, visitato 2059 volte)
(il
link
per chi legge da Facebook) Un appel de La voix des Rroms / Video realisee
par GadjeProductions
Testo di Roberto Malini
Domani, 16 maggio, l'associazione La Voix des
Rroms celebra per la prima volta in Francia il
66° anniversario dell'insurrezione dei Rom e
Sinti ad Auschwitz-Birkenau. Raymond Guèreme,
sopravvissuto ai campi e protagonista della
Resistenza testimonierà la sua esperienza. La
canzone che gli dedicarono le sue sorelle, anche
loro internate nei campi, come tutti i Rom
catturati dai nazisti, sarà interpretata, con la
partecipazione di trenta artisti, durante la
celebrazione. [...]
Qui di seguito, il testo
scritto da Roberto Malini due anni fa, per
ricordare la pagina tragica e
gloriosa dei Rom e Sinti chiusi
nello Zigeunerlager di Auschwitz e
tradotta in francese dal prof.
Saimir Mile per "La Voix des Rroms".
"Per opporre alla
discriminazione dei Rom ragioni di
civiltà è fondamentale celebrare
ogni anno, nelle ricorrenze, la
memoria delle vittime Rom
dell’Olocausto," ha scritto
recentemente l'autore nel corso di
un progetto per la Croce Rossa.
"Scrissi il brano che segue il 16
maggio 2008, per ricordare una
pagina di memoria del Samudaripen e
dei suoi martiri, che nello stesso
giorno, nel 1944, vergarono con il
sangue una pagina indimenticabile di
resistenza ed eroismo ad Auschwitz,
la «fabbrica della morte».
Siamo tutti Rom
Per opporre alla discriminazione
dei Rom ragioni di civiltà è
fondamentale celebrare ogni
anno, nelle ricorrenze, la
memoria delle vittime Rom
dell’Olocausto. Scrissi il brano
che segue il 16 maggio 2008, per
ricordare una pagina di memoria
del Samudaripen e dei suoi
martiri, che nello stesso
giorno, nel 1944, vergarono con
il sangue una pagina
indimenticabile di resistenza ed
eroismo ad Auschwitz, la
«fabbrica della morte».
Il 16 maggio 1944 4.000 Rom
internati nello zigeunerlager di
Auschwitz decisero di opporsi ai
loro aguzzini, che secondo
programma erano venuti a
prelevarli, per condurli nelle
camere a gas. Di fronte a
un’umanità ridotta in condizioni
pietose – formata da nugoli di
bambini pelle e ossa, donne e
capifamiglia scalzi – si trovava
la più potente e organizzata
macchina di oppressione morte di
tutti i tempi. Non furono solo
gli uomini a decidere di non
piegare il capo di fronte ai
carnefici in divisa; anche le
manine ossute dei bimbi e delle
donne raccolsero pietre,
mattoni, spranghe, rudimentali
lame e tutti insieme i Rom di
Auschwitz dissero: «No!».
«Non vi daremo i nostri piccoli,
perché li facciate uscire dai
vostri camini. I vostri medici
ne hanno già straziati tanti,
sperimentando la loro scienza
mostruosa su di loro. Le loro
urla salivano fino al cielo, più
in alto ancora del fumo denso
che usciva dai crematori, più in
alto ancora delle nostre
preghiere. Non annienterete le
nostre famiglie, cui avete già
tolto i doni preziosi della
libertà e della dignità. Non
lasceremo alle vostre mani
rapaci, ai vostri cuori
tenebrosi, al vostro odio
disumano la bellezza delle
nostre vite, la santità
dell’amore che unisce le nostre
famiglie in un popolo povero, ma
fiero». Le mamme stringevano al
petto i bimbi più piccoli,
mentre combattevano; i ragazzini
difendevano lo Zigeunerlager
finché il sangue non li copriva,
rendendoli simili agli spiriti
della vendetta delle leggende;
braccia scure brandivano armi
rudimentali in un impeto
instancabile, finché le SS si
ritirarono, esterrefatte davanti
a quell’eroismo, a quel coraggio
sovrumano che affrontava le
pallottole e le baionette con la
carne nuda. Le SS si ritirarono,
portando con sé molti cadaveri
tedeschi. Solo il 2 agosto 1944
i nazisti – dopo aver ridotto in
fin di vita la popolazione Rom
prigioniera della «fabbrica
della morte», limitando al
minimo il suo sostentamento
alimentare – riuscirono a
liquidare lo Zigeunerlager.
2.897 eroi Rom furono
assassinati in una sola notte
nelle camere a gas di Birkenau.
Oggi, 16 maggio 2008, siamo di
fronte agli eredi dei carnefici
di Hitler. I mandanti del nuovo
crimine di massa sono quegli
uomini e quelle donne che
vediamo ogni giorno sulle pagine
dei giornali e in TV,
sorridenti, pieni di boria,
rifatti dal lifting e dal
trucco, con le bocche ghignanti
piene di parole che suonano come
«legalità», «giustizia»,
«sicurezza», ma che significano
persecuzione, razzismo e morte.
Li vediamo ogni giorno e non
hanno più colore politico,
perché sono uniti e uniformati
dall’odio. Non hanno rispetto di
niente: non della vita, non dei
diritti umani, non delle leggi
universali, non della nuova
Europa che si oppone ai
pregiudizi. Hanno istigato
violenze e pogrom in tutta
Italia, ingannando le masse con
calunnie razziste e incitamenti
alla violenza xenofoba. Non li
fermeremo, noi che vediamo
ancora la luce dei Diritti
Umani, noi che adesso siamo
tutti Rom, noi che vogliamo
essere Rom perché vogliamo
essere giusti, non li fermeremo
se non decidiamo fin da adesso
di ereditare l’orgoglio dei Rom
di Auschwitz e non ci prepariamo
a schierarci accanto alle
famiglie perseguitate, sfidando
le autorità che non
rappresentano più nulla, le
divise che non rappresentano più
nulla, le più alte cariche dello
Stato che hanno tradito ogni
valore, che non hanno il diritto
ad esprimersi a nome di un
popolo, di una civiltà di
un’umanità che – fra tanti
orrori – ha creato anche un
testo che è un impegno a
costruire un futuro migliore per
tutti: la Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani.
Di Fabrizio (del 16/05/2010 @ 09:45:21, in scuola, visitato 1810 volte)
Segnalazione di Laura Coletta
Cari bambini vi proponiamo un piccolo viaggio tra ricordi del passato e
natura, a bordo delle vostre biciclette per guardare il quartiere con altri
occhi. Domenica 23 maggio alle ore 15:00 tutti in sella davanti alla scuola
elementare di via Russo, andremo a vedere il poco distante monumento di P.zza
Piccoli Martiri e poi proseguiremo lontani dal traffico automobilistico, immersi
in un raro angolo di natura milanese: percorreremo la ciclabile lungo il
Naviglio Martesana fino ad incontrare il fiume Lambro, poco oltre il campo Rom
di via Idro, dove abitano (kaj bešé? dove abiti?) alcuni alunni dell'Istituto
Comprensivo Russo- Pimentel..
Associazione Elementare Russo Nata il 2 ottobre 2008 da un gruppo di persone che da oltre un anno
volontariamente lavoravano insieme per cercare di far risolvere i molti problemi
del complesso scolastico della scuola elementare "Russo-Pimentel" in via Russo
23/27. L’Associazione si propone inoltre di:
-promuovere tutte le iniziative
necessarie a promuovere la cultura della solidarietà, dell'impegno civile, della
pace, della tutela ambientale e dell'integrazione sociale;
-essere costantemente
di stimolo alla scuola nel suo obbiettivo primario di formare uno studente che
sia innanzi tutto un cittadino;
-contribuire al miglioramento delle condizioni
di vivibilità e fruibilità del territorio. L’Associazione aspira infine a
diventare uno dei riferimenti per la vita del quartiere, cooperando con altre
associazioni impegnate in progetti per la costruzione di una città a misura di
bambino.
Di Fabrizio (del 17/05/2010 @ 09:13:53, in Regole, visitato 1631 volte)
Carissimi/e,
in occasione del consiglio di Zona 3 di ieri ho presentato, con altri
consiglieri, l’interrogazione di cui riporto il testo qui di seguito.
Antonella Fachin - Lista civica Uniti con Dario Fo
INTERROGAZIONE nella seduta del 13 maggio 2010
I sottoscritti
Premesso che
- Da notizie sui quotidiani, il comune di Milano ha effettuato circa 300
sgomberi forzati in quasi tre;
- Sempre da notizie giornalistiche uno sgombero costa mediamente 20.000 euro ma
può costare anche 30.000 euro e più e quindi ad oggi il Comune di Milano ha
speso circa 9 milioni di euro;
- Le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia di sgomberi forzati stabiliscono tra l’altro:
o le garanzie minime di rispetto dei diritti umani, vietando inutili accanimenti
sulle persone sgomberate (in occasione di ogni sgombero i servizi sociali del
Comune offrono soluzioni che impediscono alle famiglie di stare unite, ai bimbi
di età inferiore ai 7 anni di continuare a stare insieme a entrambi i genitori e
ai bimbi di età superiore ai 7 anni di stare con la propria madre), nonché
o la preventiva predisposizione di adeguate alternative abitative per i nuclei
familiari;
Considerato che
- Gli sgomberi forzati compiuti nel Comune di Milano non hanno sinora rispettato
le disposizioni delle Nazioni Unite e quelle del Comitato dei Ministri del
Consiglio d'Europa in materia;
- Le persone allontanate forzatamente si disperdono momentaneamente sul
territorio circostante per poi trovare rifugio nelle innumerevoli aree private
da anni dismesse e abbandonate nelle periferie di Milano;
- In assenza di progetti individuali e/o per nucleo familiare ai fini della
integrazione lavorativa e abitativa, oltre che della scolarizzazione dei minori-
gli sgomberi forzati non rappresentano una soluzione, ma costituiscono un vano
tentativo di spostare le persone da una zona periferica a un’altra zona
periferica, come fosse una “fatica di Sisifo” sia per il Comune, sia per le
persone coinvolte;
- Le uniche persone che non vivono più in rifugi precari e in aree abbandonate,
ossia le persone che non vivono più da “abusivi” sono SOLO quelle che, grazie ai
percorsi di integrazione abitativa e lavorativa realizzati da associazioni di
volontariato e da comuni cittadini, oggi vivono in appartamento, di cui pagano
il canone calmierato, in vista di una totale autonomia lavorativa ed economica;
- Sono disponibili le prime valutazioni delle politiche di integrazione e
promozione sociale per i gruppi rom e sinti realizzate in svariate città europee
e italiane, le quali dimostrano che:
o una forte presenza pubblica è elemento centrale per favorire percorsi duraturi
di inserimento sociale di individui fortemente stigmatizzati ed
o è possibile perseguire una vera politica sociale nei confronti dei gruppi
romanì e sinti, con buoni esiti in termini di efficacia, e con costi non
eccessivi e che vanno riducendosi nel tempo, gestendo il mandato pubblico in
collaborazione con il terzo settore su progetti e interventi da attuare.
Tutto ciò premesso,
chiedono
a Sindaco e Vicesindaco di Milano,
all’Assessore alla famiglia, scuola e politiche sociali e
al Prefetto di Milano
- di sapere quanti sgomberi sono stati effettuati dal 2008 ad oggi e quanti
soldi pubblici sono stati complessivamente spesi, specificando il numero di
mezzi e personale impiegati nei predetti sgomberi e le risorse economiche spese;
- di sapere, in merito alle risorse economiche destinate agli sgomberi, se esse
provengono
o dal bilancio del Comune e, in questo caso, a quali voci di spesa sono stati
sottratti, o
o dal bilancio dello Stato e, in questo caso, con quale precisa destinazione
siano stati assegnati e più precisamente se tali risorse debbano essere
destinate esclusivamente a sgomberi o se possano e/o debbano essere destinati a
processi di integrazione delle minoranze etniche Romanì e Sinta;
- di sapere chi ha provveduto con ruspe, gru, camion ecc. a smantellare e
distruggere i rifugi nei 300 sgomberi effettuati; ossia se sono operatori
esclusivamente pubblici o anche privati e, in questo secondo caso, di sapere:
o quanti sono gli operatori privati coinvolti,
o come sono stati scelti, se con gara pubblica o per trattativa privata,
o che tipo di contratto/accordo hanno stipulato con il Comune e quanto è il
valore economico complessivamente corrisposto a ciascun operatore privato nel
2008, nel 2009 e nei primi 4 mesi del 2010;
- di sapere se il Comune e la Prefettura abbiano effettuato una disamina dei
risultati sinora ottenuti in relazione ai milioni di euro spesi e se, alla luce
dei miseri risultati e degli enormi soldi spesi, non siano finalmente giunti
alla conclusione che il metodo esclusivo degli sgomberi non è efficace;
- di sapere se abbiano finalmente concluso che rappresenta uno SPRECO di denaro
pubblico -ancora più grave in un periodo di crisi che richiederebbe maggiore
OCULATEZZA, oltre che LUNGIMIRANZA- il ricorso esclusivo a sgomberi che sinora
hanno distrutto non solo beni materiali, anche quelli che erano di proprietà dei
rom e dei sinti allontanati, ma anche i processi di scolarizzazione che erano in
atto, negando i più elementari e internazionali diritti dell’infanzia, e le reti
di socialità e solidarietà che faticosamente il privato sociale aveva intessuto
e che continuerà comunque ad offrire;
- di sapere se, dopo circa tre anni di sgomberi, e in assenza di risultati
significativi dato che vengono allontanati sempre gli stessi nuclei familiari e
gli stessi individui di etnia romanì e sinta, identificati ad ogni sgombero e
perciò ormai ben noti all’amministrazione comunale, si voglia affrontare la
questione in maniera razionale e con buon senso e non più in maniera ideologica
e ottusa;
- di sapere se si voglia ancora negare l’evidenza da un lato del fallimento
della politica adottata da Milano e dall’altro del successo delle
amministrazioni comunali (sia di destra che di sinistra), quali Mantova,
Vicenza, Venezia, Treviso, Padova, Bergamo, Trento, Bologna, Settimo Torinese,
Modena, Pisa, Buccinasco, che si sono assunte la responsabilità di offrire
percorsi di integrazione e di sostegno e garanzie reputazionali alle famiglie e
persone di etnia romanì e sinta desiderose di avere una opportunità di vita
dignitosa, all’interno della comunità e non ai suoi margini, come reietti. Tali
città, infatti, hanno realizzato politiche di più seria e incisiva integrazione
e hanno così permesso non solo la dismissione dei campi rom ma, a molto minor
costo rispetto a Milano, hanno risolto la problematica al punto che, come pare,
non sono stati necessari ulteriori nuovi campi (a fronte di alcun nuovo
insediamento abusivo);
- di sapere se sia vero che in occasione di ogni sgombero, vengano distrutti e
sottratti anche i beni di proprietà delle persone e famiglie sgomberate in
quanto acquistati o ad esse donati dai volontari o da altri cittadini (v. ad es.
coperte, tende, generatori di energia, fornelli, indumenti ecc.) e, in caso
affermativo, se non ritengano che tali azioni possano costituire atti di abuso
di potere e in violazione delle norme del nostro diritto oltre che del principio
costituzionale che “la legge è uguale per tutti” e, analogamente, anche il
diritto di proprietà.
Martedì [scorso ndr] l'organizzazione per i diritti umani Amnesty
International ha lanciato una campagna per portare l'attenzione alle gravi
violazioni dei diritti umani, che dicono essere inflitte ai Rom.
In una lettera inviata al Primo Ministro Matti Vanhanen (Centro),
Amnesty nota che i Rom sono sempre più bersagli di razzismo ed attacchi
razzisti, e che il governo non sta facendo niente per fermarli.
"La mancanza d'azione da parte della UE è scioccante", scrive Amnesty al
Primo Ministro.
Recentemente molti mendicanti rom sono arrivati ad Helsinki. Le
pattuglie stradali dispiegate dal Deaconess Institute [vedi
ndr] stimano che ora ci siano ad Helsinki oltre 200 Rom dalla Romania e
dalla Bulgaria.
Marjatta Vesalainen, a capo dell'attività della pattuglie del
Deaconess Institute, dice che alcuni Rom stanno evidentemente cercando lavoro,
portando referenze di precedenti impieghi.
Circa 30 Rom hanno richiesto asilo in Finlandia. Ai cittadini Ue non può
essere garantito l'asilo politico, ma possono ottenere vitto e alloggio mentre
vengono vagliate le loro richieste.
In precedenza, i Rom tendevano ad evitare i contatti con gli incaricati,
perché il gravare ripetutamente sul welfare statale poteva essere motivo di
espulsione.
Il Parlamento dibatterà un'iniziativa proposta dal parlamentare di
Helsinki Juha Hakola
(Partito della Coalizione Nazionale), che renderebbe l'elemosina un crimine.
Anche Jussi Pajunen, Sindaco di Helsinki, ha chiesto di vietare
l'accattonaggio. E' preoccupato della prospettiva di un'accresciuta insicurezza
ad Helsinki.
"Chiedere l'elemosina e commettere crimini sono paralleli, e
parzialmente un fenomeno complementare", scrive Hakola nella sua iniziativa.
Indica anche che con la proibizione dell'accattonaggio sarebbe possibile
aumentare significativamente la qualità dello sviluppo urbano.
"Diminuirebbero i furti, ed avrebbero fine gli accampamenti parzialmente
illegali".
Anne Holmlund, Ministro degli Interni
(Partito della Coalizione Nazionale), ha detto di stare studiando come la legge
possa essere cambiata e permettere agli incaricati di reagire all'accattonaggio.
"Questo criminalizzerebbe la povertà. Il problema della povertà
europea verrebbe risolto spostandolo fuori dalla vista - come la spazzatura",
dice Frank Johansson, direttore esecutivo di Amnesty Finlandia.
Amnesty chiede alle autorità ed alla UE di prendere misure più forti per
migliorare la situazione dei diritti umani dei Rom. "I Rom soffrono per serie
violazioni dei diritti umani", dice Tiina Valonen, capo della sezione
diritti umani di Amnesty Finlandia.
"La UE ha poteri giuridici, economici e politici, che non sta adoperando,
anche se il suo ufficio dei diritti fondamentali sta riportando di continuo
degli illeciti", dice.
C'è anche il pericolo che che un divieto legale dell'accattonaggio
produca effetti opposti a quelli desiderati.
"Questo riporta alla memoria il precedente dibattito sulla prostituzione. Se
si spinge la gente ai margini e li si rende dei fuorilegge, allora sono alla
mercé degli sfruttatori", annota Puumalainen.
"Prima dobbiamo chiederci qual è il problema dell'elemosinare. E' che la
gente non vuole vederlo, o che davvero vuol confrontarsi col crimine possibile,
le infezioni da epatite e l'usura che vi si cela dietro?"
Dopo un ora di viaggio da Dushanbe attraverso campi e giardini ben curati,
arriviamo nel centro distrettuale di Gissar. Scendendo nel Centro Immunizzazioni
del distretto prendiamo il direttore e il vice capo pediatra e ci avviamo verso
quei villaggi dove vivono le persone "più difficili da raggiungere".
Ci stiamo dirigendo verso i villaggi di Sokhtmonchien e Afgonobad. Si trovano
a soli pochi km. dal centro distrettuale, e quindi non possono essere chiamati
"remoti ed isolati". Ma quando ci arriviamo, ci sentiamo come se fossimo
tornati indietro di un secolo.
Qui, dietro graticci e muri di fango, la vita continua come uno o due secoli
fa. Naturalmente, ogni casa ha la televisione e le antenne satellitari adornano
diversi tetti, ma questi sono gli unici segni del XXI secolo.
Siamo in un insediamento che ospita uno dei più importanti gruppi oggetto
della campagna di vaccinazione antipolio - i Rom. Qui sono chiamati anche Lyuli.
Questa gente è nomade, e quasi tutte le famiglie sono costantemente in
movimento. Nonostante ciò, di solito ci sono un mucchio di bambini nelle
famiglie, anche se questo non le ferma dal girare in tutto il paese. Uno dei
risultati di questo stile di vita è che alcuni bambini non siano mai stati
vaccinati.
Un'altra ragione è che i Rom di solitosi sentono marginalizzati e così
preferiscono non mostrarsi nei punti di vaccinazioni ufficiali. E' per questa
ragione che il governo tagico, l'OMS e l'UNICEF hanno deciso di raggiungerli a
casa loro.
"Abbiamo lavorato qui ogni giorno dall'inizio della campagna," dice
Salim Mirkhoev, direttore del Centro Immunizzazioni distrettuale. "La campagna
si è svolta in un punto vaccinazione in una scuola del posto, ed alcune famiglie
hanno portato con sé i bambini per l'immunizzazione. Ma abbiamo deciso di venire
in questi villaggi per una vaccinazione domiciliare, perché ancora ieri nuove
persone si sono presentate nel villaggio, come pure il giorno precedente.
Abbiamo già immunizzato altri 39 bambini, e sembra che dovremo continuare."
Nasiba ha 24 anni - e tre bambini che sono tutti nel nostro gruppo di
interesse. Il più grande ha 5 anni, il secondo 3 ed il terzo è tra le sue
braccia - ha solo 8 mesi. "Quando ieri ho deciso di venire," dice avvolta nello
scialle la donna, che è analfabeta, "era tardi, e la nostra casa molto lontana.
Per questo sono rimasta al centro del villaggio con dei parenti, per fare la
vaccinazione. Mi hanno detto che è una malattia molto contagiosa, e non voglio
che i miei bambini si ammalino," dice. La giovane non sa leggere, ma le abbiamo
dato lo stesso il libretto UNICEF con i richiami per la seconda e la terza
vaccinazione.
"Se anche un solo bambino non fosse immunizzato, sarebbe come una bomba per
tutti gli altri bambini nel villaggio e nell'area, perché ognuno dovrebbe essere
vaccinato senza eccezione. Siamo responsabili per loro," dice Umeda
Sadykova, assistente UNICEF per il programma Salute e Nutrizione.
Nel distretto di Gissar ci sono poco più di 38.000 bambini sotto i 6 anni di
età, e oltre il 90% di loro è già stato vaccinato. Per lo più la popolazione del
Tagikistan è disciplinata, e crede ai dottori ed ai mezzi di informazione.
"Il problema è solo con quelle comunità dove neanche i residenti sanno quante
famiglie sono via dal villaggio e quando ritorneranno," dice Salim Mirzoev.
Ilkhom tra poco compirà 5 anni e scoppia in lacrime alla vista degli
estranei, ma il dottore gli agita teneramente la testa, calmandolo con le parole
e stupito il bimbo ingoia il vaccino, non facendo nemmeno caso al gusto. Era
stato sui pascoli con suo padre, dice la madre, ed è tornato soltanto
stamattina. E' un bene che siate venuti oggi.
Khidoyat ha 35 anni, ha tre bambini piccoli e sinora nessuno di loro era mai
stato vaccinato. "Siamo tornati apposta da Rudaki," dice. "I miei bambini non
sanno cosa sono i vaccini."
E' da notare che quasi tutti gli adulti con cui abbiamo parlato volevano
sapere delle vaccinazione ed erano ben disposti, nonostante il fatto che
comunità simili di solito sono chiuse e maldisposte verso gli estranei.
Ma vedendo, o meglio intuendo, la tiepida apertura da parte nostra, la
contraccambiano. Si mettono volentieri in posa di fronte alle macchine
fotografiche e chiedono persino di essere ritratti. Ci seguono per il villaggio,
sorridendo e cercando di attirare la nostra attenzione.
"Che Dio benedica voi e la vostra iniziativa," dice un'anziana, quando
salutiamo una famiglia dopo che il dottore ha immunizzato due bambini che erano
a letto dopo la circoncisione. "Siete venuti nelle nostre case per salvare i
nostri bambini da questa terribile malattia. Non lo dimenticheremo mai," ci
dice, alzando le braccia al cielo.
Quante sorprendenti scoperte si possono fare in un giorno! E' necessario fare
un passo indietro dai propri pregiudizi e tentare di capire un altro mondo,
un'altra cultura ed altri valori.
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 09:17:08, in casa, visitato 1696 volte)
Il Tavolo Rom di Milano vi invita al convegno sul tema ROM E SINTI: POLITICHE POSSIBILI NELL’AREA METROPOLITANA DI MILANO. MODELLI E
PROPOSTE
Il convegno si terrà Giovedì 27 maggio 2010 presso il Salone Luigi Clerici - ACLI provinciali di Milano, Monza e Brianza
- Via della Signora 3, Milano
I lavori verranno aperti alle ore 9 con una Introduzione a cura del Tavolo Rom.
Proseguiranno con l’illustrazione e la messa a confronto di Esperienze di inserimento abitativo e lavorativo realizzate in Comuni del
Nord Italia
Seguirà il Dibattito con interventi di esponenti delle amministrazioni comunali di
Milano e provincia
I lavori del convegno si chiuderanno alle ore 13.
Il Tavolo rom: ACLI provinciali di Milano Monza e Brianza, ARCI Milano, Associazione Nocetum
onlus, Aven Amentza, Caritas ambrosiana, Casa della Carità, CGIL Milano,
Comunità di Sant’Egidio, Federazione Rom e Sinti insieme, Gruppo Abele di
Milano, Padri Somaschi di Milano, Upre Roma
Nei prossimi giorni vi sarà inviato un invito con il programma dettagliato e gli
interventi previsti e il documento elaborato dal Tavolo rom [scaricabile
QUI,
file .pdf , 654 KB] in preparazione del convegno.
Presso il Circolo ARCI Martiri di Turro -
Via Rovetta 14 a Milano,
ingresso gratuito con tessera Arci
Paul Polansky è nato a Mason City, Iowa, nel 1942. Poeta, fotografo,
antropologo, operatore culturale e sociale, è diventato negli anni un
personaggio importantissimo per il suo impegno a favore delle popolazioni
Rom. Le sue poesie descrivono le atrocità commesse da cechi, slovacchi,
albanesi ed altri contro quelle popolazioni. Ha anche svolto studi accurati
sui campi di concentramento nazisti, in particolare quello ceco di
Lety, nei quali venivano trucidate, insieme a quelle ebraiche, intere
comunità Rom. E' stato il primo a presentare al mondo il dramma dei
rifugiati del Kosovo, lasciati morire nei campi di accoglienza avvelenati
dal
piombo. Ha pubblicato diversi libri, realizzato esposizioni fotografiche
e film video.
ALLA FINE
"Alla fine,
tutti
scapperanno dal
Kosovo", mi
disse la zingara
chiromante.
"Anche Dio"
Poesia di Paul Polansky innalzata sui cartelli di una manifestazione di Rom del
Kosovo in Germania
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 20:04:48, in Regole, visitato 2194 volte)
Un lungo comunicato (che riporto qua sotto) mi informava che stasera alle
18.00 in piazza Scala c'era un presidio dei Rom. Ero lì per intervistare
qualcuno di loro, ed avere qualche parere dai diretti interessati.
Non ho potuto farlo: in piazza c'erano solo
Ventila (vecchia conoscenza dei
lettori), che in effetti abita nel campo di Triboniano, qualcuno del comitato
antirazzista, una delegazione del comitato di Rubattino e Roberto Malini
del gruppo EveryOne.
Era successo che ai Rom è stato IMPEDITO CON LA FORZA di manifestare,
perché un cordone di polizia ha impedito loro di uscire dal campo di Triboniano,
effettuando una carica che si è conclusa con alcuni Rom contusi.
Una delegazione ha tentato di farsi ricevere in Comune per chiedere la
rimozione del blocco di polizia, ma non è stata neanche fatta entrare nel
palazzo.
A questo punto da piazza Scala si sono spostati verso il campo di Triboniano,
per capire quale fosse la situazione. Io son tornato a casa per darvi almeno
queste scarne notizie, che lascio a voi giudicare. Vi farò sapere appena
possibile se ci son aggiornamenti.
COMUNICATO STAMPATriboniano, i Rom, le Ong e gli operatori umanitari in presidio davanti a
Palazzo Marino
Milano, 19 maggio 2010. Domani, giovedì 20 maggio, a partire dalle 18 si
terrà un presidio pacifico davanti a Palazzo Marino, in piazza della Scala.
La manifestazione è stata promossa dalla comunità Rom di via Triboniano, per
protestare contro i continui sfratti che mettono sulla strada famiglie
indigenti e contro il progetto dello smantellamento del campo, programmato a
partire dal 30 giugno, senza alternative abitative e inclusive sufficienti
all'emergenza umanitaria. Organizzazioni per i Diritti Umani e centri
antirazzisti sosterranno il presidio. "E' il primo passo per la difesa del
nostro diritto all'esistenza e alla dignità," affermano senza esitazioni i
rappresentanti delle comunità Rom riunitesi in assemblea domenica scorsa. Il
Gruppo EveryOne, che ha scritto una lettera al vicesindaco e alla Casa della
Carità, chiedendo l'interruzione degli sfratti e l'avvio di politiche in
linea con la Carta dei diritti fondamentali della persona nell'Ue, sarà
presente al presidio. "Negli ultimi anni il Comune di Milano ha perso una
grande opportunità civile," spiegano i leader dell'organizzazione Roberto
Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, "perché ha avuto a disposizione
tanti milioni di euro, ma ha investito tutto quel denaro in una forsennata
caccia all'uomo, attuando sgomberi irresponsabili in estate e in inverno,
mettendo sulla strada bambini, donne e malati. Ha murato case abbandonate,
acquistato centinaia di telecamere di sorveglianza, distolto la polizia
municipale dai suoi compiti utili alla collettività per trasformarla in una
milizia etnica. La Commissione europea e l'Alto Commissario Onu per i
Diritti Umani hanno condannato tali procedure, contro cui sono state aperte
procedure di infrazione. Ora tocca al Triboniano, un campo che sta per
essere sacrificato alla realtà dell'Expo, attorno a cui gravita ogni genere
di malapolitica e malaffare". Vi è una certa preoccupazione, da parte delle
istituzioni locali, dopo i moti di protesta verificatisi al Triboniano
giovedì 13, quando alcuni rappresentanti della comunità di via Triboniano
hanno eretto barricate, dato fuoco a copertoni e a un'auto, messo alcune
bombole in mezzo alla strada. L'Assemblea di via Triboniano e gli
Antirazzisti Milanesi assicurano che il presidio si svolgerà in modo
pacifico: "La manifestazione si prefigge esclusivamente lo scopo di
consegnare e rendere pubblica alla una proposta di soluzione della vicenda
che rappresenta la volontà di tutti gli abitanti del campo. Le famiglie si
rendono infatti disponibili a lasciare l'insediamento purché vengano
salvaguardati i loro diritti fondamentali: un’abitazione degna e sostenibile
per i 100 nuclei familiari; la garanzia di continuità scolastica per tutti i
bambini; la fine di ogni gestione esterna degli interessi e dei diritti
della comunità". La Croce Rossa Italiana e la Croce Rossa Romena visiteranno
il campo nei prossimi giorni con una delegazione, per verificare le
condizioni di salute degli insediati, per accertare che le famiglie verranno
risistemate in alloggi adeguati e che siano previsti dopo il trasferimento
programmi di inclusione, come prevedono gli accordi internazionali. "Al
Triboniano rischia di verificarsi una spaventosa tragedia umanitaria,"
comunica l'ufficio stampa della sezione Diritti Umani del Circolo
"Generazione Italia" di Milano, "ed è importate evitarla. Dopo le proteste
di giovedì, si è parlato dei Rom come di facinorosi e violenti. Chi conosce
la situazione del campo, però, si rende conto che per i 700 esseri umani lì
residenti non esistono più diritti né opportunità di vita. Quando un gruppo
sociale viene perseguitato, è sancito il suo diritto alla ribellione: lo
afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Domani, però, la
protesta si svolgerà in modo tranquillo, anche perché è auspicabile da parte
delle autorità cittadine iniziare finalmente ad ascoltare i Rom del
Triboniano, evitando di delegare le loro scelte e il loro destino ad
associazioni che non hanno motivo di rappresentarli".
Di Fabrizio (del 20/05/2010 @ 22:36:23, in Italia, visitato 2951 volte)
del Gruppo EveryOne
Milano, 20 maggio 2010. Mentre attendevano in piazza della Scala una delegazione di circa 300 Rom dal Triboniano (in un primo momento ce ne erano stati comunicati la metà), i rappresentanti di alcune organizzazioni per i Diritti Umani milanesi venivano raggiunti da una notizia sconcertante: "I Rom sono usciti pacificamente dal campo, senza striscioni né cartelli, senza dar vita ad alcun corteo, ma un poderoso spiegamento di forze di polizia li ha fermati, intimando loro di rientrare nell'insediamento, perché la manifestazione non era autorizzata. I Rom hanno risposto che, come liberi cittadini, avevano diritto a spostarsi liberamente e che eventualmente la polizia avrebbe potuto intervenire, sempre civilmente, perché la libertà di manifestazione è sancita dalla Costituzione, davanti a Palazzo Marino, dove un presidio era stato annunciato per le 18". Intanto alcuni operatori umanitari e difensori dei Diritti Umani chiedevano un incontro urgente con il vicesindaco o l'assessore alla sicurezza, per protestare contro l'operazione poliziesca e assicurarsi che le autorità cittadine evitassero qualsiasi azione aggressiva da parte degli agenti, in attesa che gli attivisti si spostassero presso il campo di via Triboniano. Nessun rappresentante del Comune di Milano accettava di incontrare la delegazione, mentre un portavoce dell'amministrazione comunale comunicava agli attivisti che il vicesindaco e l'assessore si trovavano già presso l'insediamento. Nel frattempo i Rom venivano pressati dalle forze dell'ordine, che con un'azione preordinata li caricavano. Pochi minuti dopo, il seguente comunicato stampa del Gruppo EveryOne riassumeva la catena di eventi presso il Triboniano:
Segnalazioni di azioni violente da parte delle forze dell'ordine contro famiglie Rom del Triboniano
"Ci stanno pervenendo in questi minuti numerose segnalazioni, confermate da alcuni fotoreporter di agenzie di stampa e quotidiani nazionali, secondo le quali le forze dell'ordine milanesi avrebbero caricato pesantemente gli abitanti del campo Rom di Triboniano, impedendo con la forza a 300 uomini, donne e bambini dal recarsi pacificamente e non in forma di corteo al presidio convocato oggi alle 18 dalle associazioni umanitarie di fronte a Palazzo Marino". Lo dichiarano Roberto Malini, presente al presidio di fronte al Comune di Milano, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti con lui del Gruppo EveryOne, organizzazione per i Diritti Umani. "In questo momento la Polizia è all'interno del campo. I Rom sono stati caricati da un cordone di agenti mentre tentavano di uscire dal Triboniano e recarsi pacificamente al presidio, poi la Polizia ha impedito l'accesso a noi attivisti e all'interno del campo è iniziata una tremenda caccia all'uomo tuttora in corso" ha raccontato Stefano, attivista che assiste le famiglie del Triboniano, raggiunto al telefono poco fa da Pegoraro.
Ulteriori testimonianze confermavano l'incredibile abuso: "Gli attivisti e i reporter possono vedere con i loro occhi scene da incubo: donne e uomini Rom pesti e sanguinanti, bambini feriti e intossicati dai lacrimogeni, perdita di controllo da parte degli uomini in divisa, che colpiscono alla cieca con i loro manganelli. Una bambina è stata percossa con violenza a un braccio, un giovane Rom zampilla sangue dalla fronte".
La polizia impediva ai fotografi di fare il loro dovere e documentare il massacro, ma foto e video girano già in rete. "Ci sentiamo di dire alla luce di quanto sta accadendo," prosegue EveryOne, "che siamo totalmente a fianco dei nuclei familiari Rom di via Triboniano, anche nel caso in cui sia in atto una ribellione alla riferita violenza da parte delle forze dell'ordine. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, infatti, sancisce la ribellione a tutte le forme di violenza e discriminazione quale diritto inviolabile dell'uomo, e come Gruppo sui Diritti Umani, ci dichiariamo pronti a scendere in campo, nella forma nonviolenta che da sempre ci caratterizza, accanto alle famiglie Rom per contrapporre - anche rischiando di ricevere gli stessi abusi - la ragione dei Diritti Umani alla violenza e alla persecuzione che le colpiscono".
La cronaca da parte degli Antirazzisti Milanesi (condivisibile al 100% in ogni considerazione)
Ore 16: circa 300 rom si avviano a piedi per prendere il tram 14 e recarsi al presidio indetto per le 18 sotto Palazzo Marino. L'obiettivo del presidio era semplicemente quello di comunicare alle autorità cittadine la piattaforma rivendicativa degli abitanti (qui allegata). Una proposta di accordo che, se accettata avrebbe significato l'abbandono volontario del campo sotto sgombero. Ma percorsi neanche 200 metri uno sbarramento di Polizia bloccava la strada e con fare arrogante intimava ai rom di tornare indietro perché la manifestazione non era autorizzata (falso! dato che erano stati presi accordi precisi con la DIGOS) e spingendo affinché i rom facessero una delegazione di sette persone per andare ad incontrare l'assessore Mojoli. I rom rifiutano la proposta e al primo accenno di proseguire vero il capolinea del 14 parte la prima carica. Come al solito le donne in prima fila, come al solito le vittime non possono combattere: una bambina di due anni ne esce con la faccia segnata dal manganello e parecchie caviglie risultano gonfiate dai calci
Ore 17: dopo un lungo e inutile parlamentare, i rom decidono di tornare indietro, agguerriti più che mai e improvvisano barricate in mezzo alla strada. la manifestazione, nei fatti, si concentra in via Triboniano. La richiesta è sempre la stessa: una risposta alle rivendicazioni unitarie di tutti e quattro i campi sotto sgombero. Anche la risposta è sempre la stessa. Decine di cellulari scaricano agenti, che con ampi cordoni in antisommossa bloccano entrambi gli accessi al campo anche a chi ovviamente stava accedendo dal presidio ormai saltato in centro città
Ore 18,30: Scatta l'ordine di attacco. I cordoni si muovono contro i rom che cominciano ad opporre una forte resistenza. Diverse cariche violente vengono affrontate dagli abitanti del campo. Per ben tre volte l'esercito anti-rom è costretto ad arretrare perché i rom contrattaccano. Ma alla fine numeri e soprattutto violenza armata prevalgono. Lacrimogeni e manganelli costringono i rom all'interno dei campi che continuano a cercare di resistere e contrattaccare.
Da qui in poi non è dato sapere cosa stia davvero accadendo. I solidali che sopraggiungono trovano la strada sbarrata. Non resta che lanciare un accorato appello ad accorrere verso Triboniano. La resistenza dei rom ha assunto davvero tratti eroici e se oggi la battaglia antifascista riveste un qualche significato e valore universale questo è il momento di dimostrarlo. Il fascismo, sempre di più, è quello dello stato. La resistenza che sgorga dalle viscere della società, è l'unica vera risposta all'altezza della situazione.
Desideriamo invitarvi a partecipare alla serata "MA GAVA PALAN LADI,
PALAN BURA OT CROIUTI - IO SEGUIRO' QUESTO MIGRARE, QUESTA CORRENTE DI
ALI", con cena con cibi da ricette popolari balcaniche e con I MUZIKANTI
DI BALVAL - JOVICA JOVIC E MARTA PISTOCCHI in concerto - musiche
tradizionali/popolari balcaniche e non solo, organizzata
dall'Associazione La Conta - ONLUS, che ci sarà venerdì 28 maggio
2010 alle ore 20,00 presso la CGIL - Salone Di Vittorio, in Piazza
Segesta 4 con ingresso da Via Albertinelli 14 a Milano.
Sarà una serata piacevole e conviviale con MUZIKANTI DI BALVAL con
Jovica Jovic - fisarmonica cromatica e Marta Pistocchi - violino in
concerto di musiche tradizionali/popolari balcaniche, rom e sinti,
festose, gioiose e capaci dare emozioni uniche. Si potranno inoltre
apprezzare i cibi da ricette popolari balcaniche, preparati con passione
e cura dai nostri cuochi e, se lo si desidera, associarsi all'
Associazione La Conta - ONLUS, per contribuire alla realizzazione del
progetto associativo di solidarietà sociale e di valorizzazione della
cultura popolare. Per la serata è richiesto a ciascuno un contributo
all'Associazione di 25,00 euro.
MUZIKANTI DI BALVAL - Jovica Jovic, fisarmonica - Marta Pistocchi,
violino
Due musicisti all'apparenza molto diversi tra loro che si incontrano
nelle sonorità della musica balcanica: Jovica Jovic è un maestro della
fisarmonica cromatica, musicista di lunga carriera e custode della
tradizione popolare del suo paese d'origine, la Serbia; Marta Pistocchi
violinista italiana appassionata di musica rom, ha raccolto e condivide
questa preziosa eredità in un passaggio di saperi che supera i confini
geografici e culturali.
I Muzikanti sono la realizzazione di un autentico incontro di culture,
che si esprime in un linguaggio musicale originale, fantasioso, libero,
vitale. Ritmi incalzanti, intervalli orientaleggianti e virtuosismi si
alternano a melodie struggenti dal potere evocativo, in una combinazione
di esotismo ed energia che emoziona ogni tipo di pubblico (www.myspace.com/imuzikanti)
Per ragioni organizzative vi saremo grati se confermate la vostra
presenza alla serata con cena prima possibile ma comunque entro e non
oltre mercoledì 26 maggio 2010 all'indirizzo
laconta@intrefree.it
Vi saremo altresì grati se vorrete dare diffusione elettronica
all'iniziativa di cui sopra e/o diffondere la stessa tra le persone che
ne possono esservi interessate. Vi ringraziamo in anticipo.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
riprodurre liberamente tutto quanto pubblicato, in forma integrale e aggiungendo
il link: www.sivola.net/dblog.
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