Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 04/04/2008 @ 09:00:04, in Europa, visitato 1921 volte)
Da
Euobserver
Alcune OnG europee contro il razzismo hanno criticato la Commissione Europea
per aver erogato soldi per attività durante l'anno europeo del dialogo
interculturale ai governi UE, piuttosto che a chi lavora direttamente per
aiutare le comunità minoritarie.
Dice Bashy Quraishy, presidente di European Network Against Racism (ENAR) a
Euobserver: "Se la Commissione Europea voleva il multiculturalismo ed il dialogo
interculturale, avrebbe dovuto dare almeno metà dei soldi alle OnG che
interagiscono con i soggetti reali con cui vogliono creare un dialogo."
La sua organizzazione raggruppa oltre 600 OnG che operano nel combattere
il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e l'islamofobia nei 27 stati membri
della UE.
Quraishy, di origini pakistane, dice che se ogni paese scegliesse di spendere i
fondi UE secondo la propria definizione di "dialogo interculturale" le minoranze
oggetto avrebbero scarse possibilità di essere coinvolte nel dialogo con le
comunità maggioritarie.
Si rivolge al suo paese, la Danimarca: "Il governo danese non crede
nell'interculturalismo. credono nella cultura danese. Il governo non ha
invitatao una singola OnG locale per discutere le attività dell'anno," dice
Quraishy.
Ciononostante, ha elogiato la Commissione Europea per la sua iniziativa,
sottolineando che ogni iniziativa sul multiculturalismo è utile e che Bruxelles
è stata molto più attenta dei singoli stati membri.
D'altra parte, i politici UE dovrebbero richiedere ai governi di spendere i
fondi secondo una definizione condivisa delle parole "multiculturalismo" e
"dialogo interculturale", prima di dar fondo alla cassa, ha aggiunto.
"La commissione avrebbe dovuto dire: -Per interculturalismo intendiamo che le
maggioranze con tutte le proprie risorse e denari interagisce con le minoranze
che non ne anno.- Chiedere loro [le minoranze] che tipo di attività vogliono nel
programma di dialogo interculturale. Il quadro è completamente differente da
quello dei governi," dice Quraishy.
"La mia più grande preoccupazione è che questo tipo di anni, come quello
scorso che era quello delle pari opportunità, diventano simbolici, si parla e ci
scambiano sorrisi e parole gradevoli," conclude.
Una piccola torta da condividere
L'anno Europeo per il dialogo interculturale ha un budget di 10 milioni di €,
da spendere in sette progetti pilota multi-europei e 27 progetti nazionali, che
riguardano la cultura, l'istruzione, i giovani, lo sport e la cittadinanza.
Lo scopo è di incoraggiare la comprensione, la tolleranza, la solidarietà e
il senso di destino comune tra i popoli di tutte le origini e culture in Europa.
Dei 10 milioni di € garantiti da Bruxelles, il 40% è dedicato alla campagna e
altri lavori di pubbliche relazioni per l'anno. Un altro terzo è direttamente
investito nel co-finanziamento di progetti nazionali, lasciando soltanto 2,4
milioni di €, divisi tra le capitali europee, per essere liberamente allocate.
"C'è pochissimo denaro da usare quando i fondi sono stati divisi tra i 27
stati membri" dice un incaricato di Bruxelles coinvolto nella pianificazione
annuale, spiegando che la difficoltà amministrativa nel dividere tali piccole
somme non soltanto tra i diversi governi ma anche con le OnG non valgono
semplicemente la pena.
"Sembra ragionevole che la commissione dia il denaro ai governi, considerato
che queste somme possono aggiungersi a quelle stanziate nazionalmente per
finanziare i differenti progetti," continua.
Dice che diversi stati sono stati scettici nel spendere grandi somme in campagne
sui media e altre attività di PR, e avrebbero preferito aver visto i soldi
direttamente investiti in azioni concrete sui temi del dialogo interculturale.
"C'è stata una divisione tra paesi che volevano spendere maggiormente in
-progetti emblematici- per alzare il profilo e quanti volevano allocare più
denaro per i governi e progetti," spiega.
Di Fabrizio (del 06/04/2008 @ 09:44:31, in Europa, visitato 1949 volte)
Da
Roma_Francais
I Sulejmani vivono ad Herbiers da più di un anno. La loro domanda
d'asilo rifiutata, queste vittime dimenticate della guerra del Kosovo non
immaginano di dover ancora ripartire. E per andare dove?
La famiglia Sulejmani lasciò il Kosovo nel 1999. "Come molte altre case dei Rom,
la nostra fu bombardata", dice il padre Bun Sulejmani, 47 anni. Oggi, l'avvenire
della famiglia è di nuovo incerto.
I Sulejmani abitavano a Mitrovica. "Prima della guerra, vivevamo bene in
Kosovo. Avevamo una drogheria, non c'erano problemi. Ma oggi, i Rom non sono più
accettati da nessuna parte. Siamo come palloni da football."
I Rom sono le vittime dimenticate della guerra che ha devastato il Kosovo
alla fine degli anni '90. Una minoranza presa nella tenaglia del confronto che
opponeva Serbi ed Albanesi. Oggi, i Rom restano indesiderabili in questo paese
divenuto indipendente lo scorso 17 febbraio. "Prima della guerra, c'erano circa
144.000 Rom in Kosovo," completa Yvon Albert che insegna il francese alla
famiglia Sulejmani. "Oggi, non ne restano che il 10%"
Attorno a Yvon Albert, nell'appartamento della famiglia messo a disposizione
dal Centro d'accoglimento dei richiedenti asilo (CADA), si sono raggruppate una
dozzina di persone. Sono cittadini di Herbiers sensibili alle sorti di questa
famiglia. "I bambini vanno a scuola, i genitori imparano il francese. E' una
famiglia molto unita, che chiede di integrarsi. Una petizione recentemente
lanciata ha raccolto 1.500 firme."
Bun e Sheribana hanno sei figli. Quattro di loro vivono a Herbiers. La più
giovane, Ikbal, ha 11 anni. Frequenta la scuola del quartiere, ha lasciato il
Kosovo che aveva 3 anni. "Non mi ricordo di quel paese. Io, voglio restare in
Francia, continuare ad andare a scuola."
Dopo il bombardamento della loro casa, la famiglia s'è ritrovata in un campo
a Podgorica, nel Montenegro. "Gli otto membri della famiglia ci sono restati per
otto anni, min una baracca grande come una stanza," dice
Geneviève Cantiteau, dell'associazione Actif, che milita per i richiedenti
asilo. "Alimentazione e cure erano aleatori." La famiglia è riuscita infine a
pagare uno spallone che li ha condotti in Francia. Dopo aver soggiornato in
diverse città, sono arrivati ad Herbiers nell'aprile 2007.
"Là, abbiamo seguito la prassi abituale," illustra
Geneviève Cantiteau. "La loro prima domanda di regolarizzazione è stata
rifiutata. Ugualmente per il ricorso. Sembra per ragioni amministrative."
La famiglia dovrà lasciare l'appartamento entro il 10 aprile. Ha indirizzato
un ultimo ricorso alla prefettura della Vandea. E' l'ultima possibilità.
"Vogliono che ritorniamo in Kosovo, ma non è possibile," continua il padre della
famiglia. "L'indipendenza non cambia niente per noi Rom. I Serbi ci detestano,
gli Albanesi pure. Non abbiamo nessun posto dove andare."
Sua moglie Sheribana, silenziosa sino a questo momento, alza le braccia e gli
occhi al cielo. "Meglio morire che rientrare in Kosovo."
E' stata pubblicata su Internet una petizione:
http://www.educationsansfrontieres.org/
[...]
Di Fabrizio (del 14/04/2008 @ 09:26:27, in Europa, visitato 1807 volte)
Da
Roma_exYugoslavia
Circa metà dei Rom in Serbia vive in estrema povertà, mentre il 60% non ha
accesso all'istruzione [...]. Mancanza di politiche statali e discriminazione
sono menzionati come i più grandi problemi affrontati dai Rom di Serbia, secondo
il Centro d'Informazione Rom di Belgrado.
In Serbia, il 60% dei Rom sono disoccupati e molti vivono in insediamenti
illegali, uno di questi è la Città di Carbone alla periferia di Belgrado.
Dice Rosalija Ilic, direttore esecutivo del Centro: "Lo stato guarda a noi
come persone costantemente in cerca di aiuto. Invece, dovrebbero vederci come
cittadini attivi che lavoreranno e guadagneranno e saranno socialmente
responsabili come il resto delle persone."
La ricerca è stata pubblicata martedì scorso, in concomitanza del Giorno
Internazionale dei Rom.
Il 2008 è il terzo anno dell'iniziativa bandita dall'Unione Europea, il
Decennio dell'Inclusione Rom 2005-2015, lanciato per integrare i Rom nelle
società dove vivono.
La Serbia ha garantito ai Rom il diritto di creare la propria politica
culturale, ma secondo Osman Balic, direttore del Centro YURom, lo stato non ha
definito la propria politica culturale a tutti i livelli amministrativi.
Ha poi sottolineato l'importanza della mancanza di una politica verso i Rom.
Il censimento del 2002 mostra che vivono in Serbia circa 108.000, mentre le
statistiche dell'UNICEF stimano tra i 400.000 e i 700.000 Rom risiedono nel
paese.
La discrepanza potrebbe dipendere dalla riluttanza dei Rom di dichiararsi
tali, a causa della discriminazione e persino degli attacchi fisici degli
skinheads e degli altri gruppi razzisti.
La Giornata Internazionale dei Rom è un giorno in celebrare la cultura Rom e
far crescere la coscienza sulle tematiche che li riguardano.
Il giorno fu ufficialmente dichiarato nel 1990 a Serock, Polonia, durante il
quarto Congresso Mondiale dei Rom dell'Unione Internazionale dei Rom (IRU) in
onore del primo incontro internazionale tenutosi dal 7 al 12 aprile 1971 a
Chelsfield, vicino Londra.
BalkanInsight. com
Di Fabrizio (del 28/04/2008 @ 09:24:04, in Europa, visitato 2274 volte)
L'ambasciata tedesca di Pristina seguirà due progetti per le comunità
Rom, Askali ed Egizia nel Kosovo.
Questi progetti istruiranno le donne e sensibilizzeranno sul traffico di
persone e gli abusi sessuali nelle comunità, particolarmente vulnerabili a
questi rischi. Il governo tedesco finanzierà il progetto con 13.000 €.
I progetti saranno condotti dall'OnG Prosperità, che per la prima volta si
rivolgerà specificatamente alle donne di queste comunità sull'argomento del
traffico di persone e relativi rischi.
Il secondo progetto riguarderà i casi di abuso sessuale. Riguarderà le
risorse disponibili per le donne nei casi di abusi o violenze sessuali.
Le tre comunità riceveranno assistenza dal governo tedesco come parte del
Patto di Stabilità.
Entrambe i progetti saranno lanciati lunedì a Gjakova da Hans-Dieter
Steinbach, ambasciatore tedesco in Kosovo.
http://www.newkosovareport.com/20080426908/Society/Germany-to-help-in-minority-women-trafficking-and-violence-awareness.html
Di Fabrizio (del 02/05/2008 @ 09:12:02, in Europa, visitato 1943 volte)
Da
Roma_Daily_News
30 Aprile 2008 - In una lettera (qui la
traduzione in romanes in formato .doc) inviata ai membri della delegazione
del Parlamento Europeo per le relazioni con i paesi del sud-est Europa, le OnG
rom hanno espresso il loro disappunto sulla recente visita della delegazione in
Kosovo. Il gruppo formato da Romano Them, Forum del Kosovo per gli
Askali ed Egizi e Durmish Aslano dice di provare grande
disappunto perché la delegazione non ha trovato il tempo di incontrare i
rappresentanti delle organizzazioni della società vivile rom.
Le OnG ricordano che la comunità rom in Kosovo è diventata il più grave danno
collaterale nel conflitto del Kosovo, e che continuano la discriminazione ele
violazioni dei diritti umani contro i Rom e gruppi similari. Quindi, le OnG si
lamentano della mancanza di rapporto da parte della comunità internazionale
verso i Rom e gruppi similari, puntualizzando che non sono stati inclusi nei
processi di negoziazione.
Nella loro lettera, le OnG contestano la dichiarazione della delegazione
secondo cui la nuova costituzione è un modello in termini di protezione dei
diritti delle minoranze. In riferimento ai commenti sottoposti da Romano Them
e altre OnG nel contesto della consultazione pubblica circa la costituzione,
puntualizzano che la maggior parte delle salvaguardie incluse nella costituzione
per la protezione delle minoranze si svuoteranno nel caso dei Rom, dato che già
oggi i diritti esistenti, come quello di ricevere educazione nella madrelingua,
non sono rispettati nel caso della comunità Rom.
Sottolineano che la comunità rom in Kosovo è oggi troppo indebolita e troppo
esposta per proteggere effettivamente i propri diritti, ed invitano la
delegazione del Parlamento Europeo al dialogo su come preservare i diritti della
comunità Rom in Kosovo.
Romano Them
See also:
EP: Back from Kosovo, Pack calls for reconciliation on ground (PR, 21.04.08)
EP: EP delegation to Kosovo welcomes new constitution (PR. 21.04.08)
Di Fabrizio (del 20/05/2008 @ 13:26:01, in Europa, visitato 1405 volte)
Ricevo da Valery Novoselsky
OGGI il Parlamento Europeo sta discutendo la situazione Rom in Italia. E'
possibile seguire la diretta del dibattito in Internet:
COLLEGAMENTO
Di Fabrizio (del 26/05/2008 @ 09:27:55, in Europa, visitato 1665 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Alcuni dei dispersi del Kosovo sono contenti dell'indipendenza, altri ne
hanno paura
19 maggio 2008 - Fonte UNHCR - MITROVICA, Kosovo - I Rom ritornati a
Mitrovica dopo essere fuggiti dalla città divisa circa dieci anni fa sono divisi
sul futuro a seguito della dichiarazione unilaterale del Kosovo di indipendenza
dalla Serbia.
Alcuni dicono di credere che l'indipendenza, annunciata il 17 febbraio,
potrebbe migliorare la loro vita in un era di prosperità e lavoro. In contrasto,
alcuni dei Serbi dispersi nel territorio, determinati a rimanere in Kosovo,
hanno paura di diventare nuovamente bersaglio di violenze etniche.
I membri di entrambe le comunità lasciarono le loro case nel 1999 quando la
popolazione maggioritaria di etnia albanese - molti di loro erano scappati da
persecuzioni precedenti - ritornò dopo il ritiro delle forze di sicurezza serbe.
A Mitrovica, oltre 8.000 Rom che vivevano nella parte meridionale della città
scapparono a nord quando gli Albanesi di ritorno attaccarono il gruppo di
minoranza per i loro presunti legami con i Serbi kosovari.
Vissero nei campi in condizione di abbruttimento, ma mentre molti di loro
sono ora in Serbia o oltremare, diverse centinaia negli ultimi due anni sono
ritornati nelle nuove case costruite nell'area della Mahala Rom di Mitrovica
dalla comunità internazionale.
Lindita Gashi* è ritornata nella Mahala con suo marito e
quattro bambini lo scorso ottobre dopo anni passati nel campo di spersi di
Osterode nel nord Kosovo. La vita era difficile.
Racconta che la loro vita è migliorata dal ritorno a Mitrovica, dove i
bambini sono iscritti a scuola, suo marito guadagna di che vivere dalla raccolta
di metalli di risulta e uno dei loro bambini può ricevere cure mediche regolari
per i problemi di salute dovuti alla permanenza ad Osterode.
Gashi dice di aver accolto con favore la dichiarazione d'indipendenza, mentre
la Serbia ha protestato contro il Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
"L'indipendenza è una buona cosa," dice, aggiungendo che porterà a più
investimenti da oltremare e maggiori possibilità di impiego. "Ora spero di
ottenere un lavoro come donna delle pulizie nel centro sanitario."
Ma molti dispersi Serbi in Kosovo, che la Federazione Russa, la Cina e molti
altri paesi riconoscono ancora come una provincia serba, non sono così ottimisti
sul futuro. Nella città meridionale, la famiglia Jovanovic*
cerca di vivere una vita possibilmente normale, ma affrontano tempi difficili.
Il padre lavora come autista di bus per le comunità minoritarie, mentre sua
moglie bada alla casa e ai due figli. Nonostante i problemi, sono determinati a
rimanere in Kosovo e sperano un giorno di potere reclamare l'appartamento
nell'altra parte della città che abbandonarono nel 1999. "Il mio desiderio più
profondo è di vivere e morire dove sono nata - Kosovo," dice la moglie.
Aggiunge che sperava che l'indipendenza avrebbe significato riconoscimento e
protezione per i Serbi dispersi in Kosovo, ma poi dice che alcuni membri della
sua comunità hanno paura con l'indipendenza di diventare nuovamente bersaglio di
violenze etniche.
L'UNHCR gioca un ruolo cruciale nella protezione delle minoranze in Kosovo,
dice Martin Loftus, capo della missione UNHCR in Kosovo. Aggiunge che con cinque
uffici sul campo e uno staff di 80 persone, l'UNHCR "è in grado di monitorare
efficientemente la situazione delle persone disperse interne, come pure il
ritorno delle minoranze."
* Nomi di fantasia per ragioni di protezione e sicurezza
By Peninah Benine Muriithi In Pristina, Kosovo
Di Fabrizio (del 27/05/2008 @ 08:58:07, in Europa, visitato 2650 volte)
Da Saimir Mile
TESTIMONIANZA ROM - MAI PIU'!!
APPELLO ALLA UE PER TERMINARE LA PULIZIA ETNICA DEI ROM
Noi - individui e membri di vari gruppi cittadini di tutta Europa -
condanniamo, nei termini più forti possibili, il recente fallimento delle
autorità italiane di proteggere i nostri concittadini e residenti nell'Unione Europea, e per
continuare a perpetrare un'atmosfera di xenofobia attraverso commenti politici
infiammatori e politiche aggressive verso i migranti. Ci riferiamo agli
shoccanti violenti incidenti della settimana scorsa a Napoli (Ponticelli) in cui
centinaia di cittadini rumeni (Unione Europea) di origine rom - donne e bambini
tra loro - sono stati forzati a fuggire per paura delle loro vite e le loro
case distrutte, e altri deportati a forza dalla polizia italiana (vedi i link
indicati in calce). Questo pare essere parte di un modello ciclico per cui
quando un Rom viene accusato di un crimine, l'intera comunità viene presa a
bersaglio di una violenta punizione. Per esempio, nel novembre 2007, un rumeno
ritenuto di origine rom fu accusato di delitto. Circa nello stesso periodo in
Italia, una giovane donna (di nazionalità britannica, Meredith Kercher) fu pure
uccisa, ed una donna americana venne implicata nel caso. Non ci fu un
sollevamento degli italiani contro tutti gli americani in Italia. Non vennero
bruciatele case degli abitanti americani. La sospettata dell'omicidio fu vista
come individuo, e non rappresentava l'intera nazione.
Le recenti azioni contro i Rom Europei ci ricordano le politiche
pre-Olocausto visibili in Europa negli anni '30, attività ed azioni in cui il
governo di estrema destra dell'Italia sotto Mussolini fu responsabile di
scegliere sistematicamente cittadini di origine Ebrea e Romani/Sinti. Lo stesso
politiche genocide furono testimoniate in Germania, Austria, Croazia ed in altri
stati in cui le politiche fasciste divennero accettabili dalla massa delle
popolazioni di questi stati, molte delle quali assistere senza recriminare alla
presa di loro simili inviati nei campi. Influenzato dai commenti xenofobi del
governo Berlusconi, quasi il 70% degli Italiani hanno affermato in un sondaggio
informale della settimana scorsa di voler espellere un'altra volta i Rom dal
paese, i semi di un altro Olocausto è stato seminato in Europa.
Noi, cittadini e residenti in Europa, siamo oltraggiati dal silenzio con cui
gli intellettuali ed i politici "umanisti" hanno risposto assieme ai pogroms in
Europa diretti contro le comunità Romani, stavolta nel "democratico" stato
italiano, ironicamente tra gli originali fondatori membri della Comunità
Europea.
Riguardo a ciò, vorremmo enfatizzare le lodevoli affermazioni della ministra
spagnola, Maria Teresa Fernandez de la Vega, come contro esempio al relativo
silenzio di parte degli altri governi europei.: "Il governo [di Spagna] rigetta
la violenza, il razzismo e la xenofobia e non appoggia quanto sta succedendo in
Italia... non appoggiamo la politica delle espulsioni senza il rispetto per la
legge ed i diritti, od azioni che esaltano la violenza e la xenofobia.
L'Europa ha percorso una lunga strada dal proprio Medio Evo per superare il
flagello del proprio anti-Semitismo; similarmente, alla leadership europea è
richiesto in quest'ora critica di superare secoli di profondamente corrosivo
anti-Ziganismo di questo continente.
Quindi chiediamo ai corpi responsabili dell'UNIONE EUROPEA ed al PARLAMENTO
EUROPEO di prendere azione immediata e concreta nei seguenti modi:
A) Censura Politica dell'attuale governo italiano - un'Aperta e Forte
Dichiarazione del Parlamento Europeo e dell'Unione Europea che la violenza
diretta alle comunità Romani è inaccettabile e che l'attuale amministrazione ha
fallito nel fornire protezione adeguata a concittadini e residenti dell'Unione
Europea. Il livello di protezione fornita alle comunità Rom dovrebbe essere
uguale a quella attualmente fornita alla minoranza Ebrea d'Italia: entrambe nel
passato hanno sofferto sotto il regime fascista e sono nuovamente vulnerabili
oggi. Alle comunità Rom dev'essere assicurato che non saranno considerate capro
espiatorio e non soffriranno di pulizia etnica come le autorità italiane hanno
permesso in tempi recenti. I sopravissuti all'Olocausto ed i loro discendenti
non devono più - come tutti gli appartenenti all'umanità - essere soggetti a
pratiche genocide in Europa.
B) Creazione di un COMITATO DI CRISI E MONITORAGGIO sulle attuali violenze
dirette alle comunità vulnerabili di immigrati e migranti in Italia - in
particolare le comunità Rom. Questo comitato potrebbe essere formato sotto gli
auspici del Parlamento Europeo, e dovrebbe essere composto da rappresentanti
eletti dalla comunità Rom tra i suoi membri. Questo Comitato di Crisi Europeo
avrebbe tra i suoi compiti non solo il controllo degli sviluppi della crisi
attuale, ma anche di registrare se il governo Italiano sta conducendo le proprie
indagini - sui recenti crimini di squadre di vigilantes che hanno bruciato i
rifugi dei residenti Rom - con imparzialità ed obiettività. Inoltre, il comitato
dovrebbe esprimere le proprie raccomandazioni su come migliorare la situazione
nei media e sull'inclusione a lungo termine dei gruppi esclusi di migranti ed
immigrati, che questo diventi una priorità dello stato Italiano a livello
locale, come pure a livello regionale e nazionale. Una valutazione obiettiva dei
risultati di queste politiche di inclusione dovrebbe essere resa trasparente.
Da ultimo, questa petizione è un appello globale ai poteri europei ad
assumersi la responsabilità per le azioni xenofobe negli stati membri come
l'Italia, e costruire ponti di comprensione attraverso il continente, cosicché i
12 milioni di Rom europei - piuttosto che sentirsi "pariah" continuamente sotto
assedio in questo continente - possano essere riconosciuti come Europei che
hanno dato nei secoli un contributo (non riconosciuto) a questo continente.
Questo è un test per il grande "progetto umanista" d'Europa. Crediamo che i
leaders europei risponderanno in maniera rapida e concreta a questa sfida.
Per ulteriori informazioni su questo appello, potete contattare
PROGRESSIVE ROMA
ACTION GROUP (PRAG)
Per ulteriori informazioni sugli eventi in Italia, visitate i seguenti links:
http://www.theaustralian.news....
http://www.independent.co.uk/n...
http://www.iht.com/articles/ap...
http://www.adnkronos.com/IGN/C...
http://www.radioparole.it/en/p...
Firma la petizione
Di Fabrizio (del 29/05/2008 @ 09:11:13, in Europa, visitato 2394 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
Per aver installato nel 1999 i campi rom a Mitrovica nord in un territorio
con concentrazione di
piombo molto alta, dove ancora vivono i Rom, l'UNMIK è
responsabile per aver esposto i Rom ad alte concentrazioni di piombo.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha testato i livelli di piombo nel sangue
dei bambini ed i risultati mostrano che il campo rom di Osterode è libero da
piombo, ma questi risultati non sono mai stati mostrati in pubblico e nemmeno ai
genitori dei bambini esaminati. I rappresentanti rom avevano chiesto alle locali
istituzioni sanitarie di Mitrovica di controllare i livelli sanguigni dei
bambini nei campi rom a Mitrovica. I test sono stati condotti nell'aprile 2008,
al campo di Osterode sono stati testati 51 bambini e nel campo di Cesmin Lug, 53
bambini. I risultati dei test mostrano che la contaminazione da piombo è ancora
alta, anche se dal 2006 sono stati fatti grandi sforzi investiti nel decrescere
o curare il piombo. Anche dopo azioni come il rilocare i Rom dai campi di
Kablare, Zitkovac e Cesmi Lug al campo Vojni Remont/Ostorode libero da
inquinamento. Questi recenti risultati mostrano che tutte le azioni precedenti
sviluppate con l'intenzione di diminuire la contaminazione da piombo non hanno
portato molti risultati. L'UNMIK lavora, ancora con grande perentorietà, per
rilocare i Rom da Cesmin Lug al campo "più salubre" di Osterode. D'altra parte
quel che vogliono i Rom, non è la rilocazione da un campo inquinato all'altro (Osterode)
ma case definitive e sicure per le loro famiglie. Se il livello di piombo nel
sangue supera i 10 dl/ml la situazione è considerata a rischio.
Test sui bambini di Osterode: su 51 bambini testati, 13 di loro sono
altamente contaminati al limite massimo e segnati come "alti".
- 14 bambini hanno una concentrazione di 40 dl/ml
- e solo uno ha 7,2
Campo di
Cesmin Lug: su 53 bambini testati, 7 di loro sono altamente contaminati al
limite massimo e segnati come "alti".
- 14 sono superiori a 40 dl/ml
- e solo uno ha 6,1
Skender Gusani
& Dai
Mitrovica, Maj. 2008
Di Fabrizio (del 01/06/2008 @ 08:57:26, in Europa, visitato 1540 volte)
Da
Romanian_Roma
Sabato 16 maggio, all'evento "Notte dei Musei" il Centro Rom "Amare
Rromentza" ha iniziato una raccolta di firme a favore della creazione di un
museo di storia e cultura rom.
La campagna, denominata "Dateci un museo!", secondo un comunicato stampa,
è iniziata durante gli eventi che hanno avuto luogo nella "Notte dei Musei".
"Mentre molti musei organizzano la Notte delle Porte Aperte, i Rom non hanno
un museo da aprire. Noi pensiamo che un museo per i Rom, un'istituzione per
condividere e rappresentare l'etno-cultura rom, è un bisogno fondamentale per
ricostruire la nostra memoria identitaria e riguadagnare la nostra identità
etnica, un'immediata soluzione all'auto-alienazione e un diritto culturale
innegabile, come statuito e garantito dalle norme europee ed internazionali,"
recita il comunicato.
La campagna aperta dalla carovana chiamata "Il museo itinerante per i Rom",
dove giovani Rom, accompagnati da violini, visitavano diversi musei da Bucarest,
un'esposizione di fotografi ed articoli simbolici per la storia e la cultura
rom, terminando le visite in ogni museo raccogliendo firme.
Istituita nel 2005 dal Ministero Francese della Cultura e Comunicazione, la
Notte dei Musei ha riunito nel 2007 un numero di 1,3 milioni di visitatori in
956 musei francesi e risultati similari in 960 musei di 41 paesi europei che
hanno preso parte a questo evento.
L'iniziativa ha lo scopo di costruire e rafforzare una rete di musei europei
attorno ad un evento condiviso. Si intende incoraggiare il pubblico medio,
soprattutto i giovani, a scoprire le collezioni dei musei. L'evento è
organizzato sotto l'egida del Consiglio Internazionale dei Musei e del Consiglio
d'Europa.
DIVERS – www.divers.ro
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