L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.
tre notizie pubblicate
recentemente dal portale Romea.cz
17-09-09 -
Natálka,
la bambina di due anni, quasi morta bruciata durante l'attacco incendiario alla
sua famiglia a Vítkov, sta nuovamente combattendo contro un'infezione. Il
portale informativo Aktuálně.cz ha intervistato sua madre, Anna Siváková, assieme
al portavoce dell'Ospedale di Ostrava dove Natálka è stata ricoverata da aprile
nel centro ustionati.
"Sono insorte complicazioni dopo l'ultima operazione, ma stiamo riuscendo a
mantenere la bambina in uno stato stabile," ha detto il portavoce Tomáš Oborný. Siváková
ha detto che sua figlia ha subito l'11a operazione il 10 settembre e
da allora ha una febbre costante, aggiungendo che è a rischio di infezione per
almeno due mesi. "Ogni volta che diventa più debole, accade dopo le operazioni,
ricorre l'infezione," ha detto Siváková al portale.
Anna Siváková ha passato diverse settimane in ospedale con Natálka ed
ora è tornata a casa a Vítkov. "Faccio il tragitto quasi ogni giorno per
vederla. Anche gli altri bambini hanno bisogno di me a casa. E' iniziata la
scuola," riporta Aktuálně.cz le parole di Siváková. La famiglia ha altri
tre bambini oltre a Natálka, che è la più giovane.
La polizia ha già accusato quattro persone di Opava e Horní Benešov in
connessione all'attacco incendiario di Vítkov. I piromani assaltarono la casa
della famiglia alle prime ore del mattino del 19 aprile, lanciando tre molotov
nell'edificio. L'incendio che scaturì distrusse completamente la casa. Tre dei
nove componenti della famiglia soffrirono di bruciature: Anna Siváková,
Petr Kudrik e la loro figlia Natálka di due anni, che ebbe bruciature sull'80%
del corpo. Tutti gli accusati sono membri dell'estrema destra. Ora hanno di
fronte dai 12 ai 15 anni di prigione, o forse persino una condanna
straordinaria.
24-09-09 - Il neonazista Ivo Müller ha scritto una lettera ad Anna Siváková, [...] in
cui si scusa per il suo orribile gesto e le chiede perdono. Dice la televisione
ceca, che sia la signora Siváková che il Procuratore di Stato Brigita Bilíková
vedono la lettera come un tentativo del Müller di fare in modo che la sua
prossima punizione venga ridotta.
"Prego mi creda che non intendevo ferire nessuno in quella maniera, e
sicuramente non una bambina piccola. Con tutto il mio cuore le chiedo perdono,
anche se probabilmente invano, non solo per quello che è successo a lei, ma
soprattutto alla piccola Natálka," scrive Ivo Müller nella lettera. Müller
partecipa[va] regolarmente agli eventi neonazisti organizzati dai Nazionalisti
Autonomi e dal Partito dei Lavoratori. "Ringrazio Dio che sia sopravissuta e che
stia combattendo con tanto coraggio, è una piccola bambina molto forte. Prego
che il suo ristabilimento si completi il prima possibile... Vorrei che
l'orologio tornasse indietro. Ancora una volta, chiedo il suo perdono," dice la
lettera del neonazista.
"Sono scioccata. Se vogliono il perdono, devono guardarla negli occhi. Non
posso dimenticare nessuno di loro," ha detto alla televisione ceca la madre.
Markéta Polišenská, avvocato difensore di Müller, ha detto che il suo cliente
non ha dato il permesso che le sue parole fossero diffuse ai media.
Alcuni degli avvocati dei quattro accusati avevano detto in precedenza che si
sarebbero adoperati perché l'attacco fosse riclassificato come un crimine
minore. "E' diritto della difesa e di quanti sono accusati di scegliere il
loro metodo di difesa," ha detto Bilíková alla televisione.
Parlando attraverso i loro avvocati, anche gli altri neonazisti stanno
lavorando per ricevere una punizione ridotta. "Per concludere, il mio cliente
aveva l'impressione che nessuno vivesse nella casa," ha detto alla televisione Ladislav Myšák,
avvocato difensore di Václav Cojocaru. "Non possono scusarsi l'un l'altro,
dicendo che uno di loro non sapeva. Sapevano che andavano ad appiccare il fuoco,
tutti dovevano sapere," ha detto Siváková.
Informazioni non ufficiali dal tribunale confermano che la difesa insisterà
sul fatto che i sospetti non erano a conoscenza dei dettagli dell'attacco. Il
capo, Jaromír Lukeš da Opava, che per anni è stato un neonazista, è stato [...]
l'unico a gettare una molotov attraverso la finestra della casa.
La polizia sta investigando sui collegamenti tra l'attacco di Vítkov e altri
nella regione. Se i collegamenti fossero provati, la polizia dovrebbe accusare
gli imputati anche per gli altri attacchi. "Abbiamo indicazioni concrete che
potrebbero aver partecipato a quegli attacchi. Portarli in causa dipende dalle
ulteriori indagini," ha confermato Bilíková al giornale online
TÝDEN.CZ.
Il livello della sentenza sarà anche influenzata da quando il processo si
svolgerà. A gennaio entrerà in vigore un nuovo codice criminale, che prevede
pene più severe per i crimini più violenti.
Natálka è ancora in ospedale e di fronte a sé ha ancora diverse operazioni da
affrontare. La sua famiglia sta ancora vivendo in una sistemazione temporanea
con gli altri tre bambini, dato che la casa acquistata con la raccolta pubblica
di fondi necessita di una parziale ricostruzione. La famiglia sta provvedendo
lei stessa ai lavori, usando quanto rimane della raccolta fondi per acquistare i
materiali. Settimana prossima la casa verrà registrata al catasto come proprietà
di Anna Siváková ed i lavori potranno iniziare a tempo pieno.
25-09-09 - La casa di una famiglia rom nella città di Mikulov (Moravia del
Sud) è stata attaccata; non ci sono feriti. La famiglia dice che gli assalitori
li hanno rincorsi ed insultati durante l'attacco. Secondo la stazione televisiva
Prima è stata lanciata una molotov, ma Deník.cz news riporta solo il lancio di
una boccale di birra.
La polizia sta indagando: "Gli investigatori della polizia stanno
considerando se si tratti di crimine a sfondo razziale," ha detto a Prima Kamila Haraštová,
portavoce della polizia di Břeclav.
Gli assalitori stavano bevendo in un pub lì vicino ed hanno chiarito alle
loro vittime che il recente attacco incendiario a Vítkov non è stato ne casuale
ne unico. "Uno di loro è partito verso la casa, si è issato alla finestra ed ha
detto: -Eccovi una sorpresa: Zingari a gas!- Poi ha lanciato una bottiglia," ha
raccontato la vittima Sandra Vajdíková.
Secondo Deník.cz l'oggetto lanciato non era una molotov ma un bicchiere.
"Tutto è iniziato con i giovani del luogo radunati di fronte al pub. Uno di loro
che non faceva segreto del fatto che non gli piacessero gli zingari si è fatto
avanti verso la casa e ha gettato un boccale contro la finestra. Fortunatamente,
l'intelaiatura della finestra ha smorzato l'impatto. Altrimenti non voglio
pensare cosa sarebbe potuto accadere. Ci sono due letti proprio sotto la
finestra ed in uno di quelli stava dormendo un bambino di 11 mesi," ha detto Marcela Krištofová,
sorella di Vajdíková, che vive nella stessa casa.
Non è la prima volta che la famiglia rom subisce attacchi. Prima riporta che
ignoti avevano vergato scritte minacciose diverse volte sui muri della casa.
"Abbiamo paura di continuare a vivere qui," ha detto Vajdíková.
"Ho visto tutto dalla mia finestra. Circa 10 o 15 giovani sono usciti dal bar
ed hanno iniziato a giocare agli skinhead. Gridavano slogan razzisti e dopo un
momento qualcuno ha gettato qualcosa direttamente contro la finestra," ha
confermato a Deník.cz Jan Strmiska, che vive la porta accanto. Strmiska è corso
fuori per aiutare le donne rom. "Non potevo più stare fermo a guardare. Cosa
aveva fatto mai? Non sono mai stato danneggiato da un Rom, solo dai bianchi," ha
detto Strmiska in difesa delle sue vicine.
Quando la polizia è arrivata sulla scena, il giovane coinvolto era già andato
via. Però, Marcela Krištofová era in grado di identificarlo, dato che frequenta
la stessa scuola di sua figlia. "Ho lavorato da quando avevo 15 anni. Non ho
problemi con nessuno e non ho mai fatto male a nessuno. Vivo qui decentemente e
pago le tasse. E vero che alcuni Rom gridano sempre al razzismo. Questo non mi
piace. Ma qui ci sono delle leggi, ed i colpevoli devono pagare per ciò che
hanno fatto," ha detto Krištofová. Deník.cz riporta che Krištofová sta pensando
di organizzare una petizione.
Di Sucar Drom (del 29/09/2009 @ 09:19:39, in blog, visitato 1850 volte)
Rom Sinti Insieme, l'assemblea nazionale di Vicenza
Questa mattina si tiene a Vicenza l’assemblea nazionale della Federazione Rom
Sinti Insieme. Le associazioni aderenti si incontreranno dalle ore 10.30 alle
ore 16.00, presso la sala comunale di via Turra n. 70...
Vicenza, pacchetto sicurezza tra propaganda e realtà
Sabato a Monte Berico si terrà un convegno promosso da Rifondazione Comunista e
Pdci: «Si tenta il controllo del disagio sociale». Un convegno che produrrà un
documento in grado di analizzare da varie angolazioni i temi connessi alla
sicurezza, è quello che si svolgerà s...
Bari, storie rom
Josif Serban, 38 anni, ha scelto di accamparsi in riva al mare. Per tutti è
Fantomas. Vive con la famiglia e quella di suo cognato in un rudere in una
zona a ridosso di Torre Quetta. Quattro figli, tre ragazzine e un bimbo. Tre
vorrebbe mandarli a scuola. Un segnale non da poco. Lì, in quella zona verso San
Giorgio vive l’altro nucleo «storico» dei rom r...
Come ti nego i diritti di cittadinanza
Unicuique suum: a ciascuno il suo. E’ questo il motto che potrebbe essere
applicato al c.d. “pacchetto sicurezza”, approvato con la legge n. 94/2009 ,
entrata in vigore l’8 agosto. Questa legge è un coacervo di misure
discriminatorie e persecutorie nei confronti dei gruppi sociali più deboli. S...
Gallarate (VA), si prepara la cacciata dei Sinti lombardi
A giugno 2010 i sinti dovranno traslocare. Lo ha deciso la giunta comunale di
Gallarate nella riunione dello scorso lunedì: dopo due anni, l’esecutivo dei due
galli ha deciso che i tempi sono maturi e che l’area di via Lazzaretto dovrà
essere liberata per restituirla ai suoi fini o...
Lazio, ancora pochi giorni per accedere al reddito minimo garantito
Mentre da mesi e mesi, i media nazionali coinvolgono l’Opinione Pubblica sul
feuilletton epocale che vede il Premier Berlusconi protagonista quotidianamente
di qualche nuovo evento, passano sotto totale silenzio, informazioni
preziosissime per i contribuenti...
Giovani ad alto grado di razzismo
Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Puglia: cambia la latitudine ma non la
presenza di un alto grado di razzismo tra i giovani. L'allarme arriva dalla
ricerca promossa dalla Fondazione Intercultura con ricercatori universitari di
tutta Italia, entrati nelle scuole di ...
Razzismo 20 anni dopo
«Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una ventata di civiltà,
un’accoglienza che mi permettesse di vivere in pace e di coltivare il sogno di
un domani senza barriere né pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera
in questo paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche qui: è
fatto di prep...
Roma, basta all´intolleranza e al razzismo
"Non ami che è diverso da te? Clonati". Questo lo slogan delle magliette e degli
adesivi che la Provincia ha distribuito ieri alla manifestazione contro
l´intolleranza e contro tutti i razzismi organizzata da Comune, Provincia e
Regione. Parole scandite anche dal grande striscione ch...
Manifestazione Nazionale Antirazzista Roma 17 Ottobre
Il 7 ottobre del 1989 centinaia di migliaia di persone scendevano in piazza a
Roma per la prima grande manifestazione contro il razzismo. Il 24 agosto dello
stesso anno a Villa Literno, in provincia di Caserta, era stato uc...
Bambini di Selita - Un Viaggio dalle Strade alla Scuola Albania 2009
Con un'indagine totale e attraverso l'ammirazione per le storie non
raccontate,
Mundi Romani, serie di documentari coprodotti dalla Fondazione Romedia e
dalla Televisione Duna di Ungheria, esplora il mondo dei Rom dal Kosovo alla
Spagna attraverso Romania, Francia, Macedonia, Italia o Israele. L'ultimo
episodio di Mundi Romani è stato girato a Tirana e Durazzo, in Albania,
nell'agosto 2009. [...]
L'Albania è uno dei paesi più poveri d'Europa, dove non solo i Rom, ma molti
bambini albanesi devono mendicare per strada per sopravvivere. A fianco delle
ben note storie di traffici di bambini, prostituzione e lavoro minorile
dall'Albania verso l'Europa, c'è una realtà meno conosciuta. Quella dei bambini
che mendicano per portare a casa il pane quotidiano, perché le loro famiglie
sono semplicemente incapaci di provvedervi. Tina, Esperanza, Shakira, Jorgo e
gli altri vivono nel quartiere Selita di Tirana, un posto dove i Rom vivono
separati dagli Albanesi, nelle baracche. Là, il tasso di disoccupazione è molto
oltre l'80%. La maggior parte dei genitori sono analfabeti e non hanno accesso
al cibo giornaliero o a qualsiasi tipo di assistenza sanitaria.
Un giorno i bambini sono portati via dalla strada da Selvije Rushiti, una
donna d'affari rom e illetterata, di eccezionale coraggio che decide di
devolvere tutti i suoi profitti per aiutarli.
In questo episodio, un'altra volta Mundi Romani da voce ai senza voce e
fornisce uno sguardo unico allo sconosciuto mondo dei bambini rom nelle strade
di Tirana, 20 anni dopo la caduta del regime stalinista albanese.
Presto il film sarà accessibile con sottotitoli in inglese su
www.mundiromani.com
Un bambino rom ritorna a casa con contenitori di acqua pulita, che ha
"guadagnato" lavorando per i vicini World Vision MEERO,
http://meero.worldvision.org
28 Settembre 2009 - L'attesa di una propria fornitura d'acqua è quasi
terminata per gli oltre 100 Rom della comunità Cobadin di Costanza, dove
genitori e figli lavorano per i loro vicini per ottenere soltanto acqua
potabile. I due pozzi ricostruiti dall'Associazione Sunshine Cobadin con i fondi World Vision
Romania daranno a circa 16 famiglie accesso all'acqua potabile e non dovranno
più lavorare o camminare per km. per procurarsela.
"Lavoriamo tutto il giorno per due galloni (8 litri) d'acqua," piange una
donna rom la cui voce racconta la triste storia di oltre 100 persone di Cobadin,
una comunità rurale nella regione di Costanza, sud-est della Romania.
Vivono alla periferia del villaggio, in misere case di terra rattoppate con
teli di plastica, le famiglie lamentano il fatto che i due pozzi che si
iniziarono a scavare molti anni fa,, sono stati analizzati e dichiarati
contaminati. Da quel momento sono stati obbligati a mendicare l'acqua dai loro
vicini e lavorare tutto il giorno per pochi litri d'acqua.
"Negli ultimi due anni non abbiamo avuto alcuna sorta d'acqua nelle nostre
case. Di solito la prendevamo fuori dal municipio, ma lo scorso inverno l'hanno
chiusa. Tutta l'estate abbiamo trasportato l'acqua dalla pompa della scuola, ma
ora stanno chiudendo i cancelli. Quando chiediamo l'acqua ai vicini, dicono che
dobbiamo pagarla. Pagare con cosa?" si chiede Ismail Redivan, padre di quattro
bambini.
Ogni giorno Ismail lavora per portare abbastanza acqua ai suoi bambini.
Trasporta spazzatura su un carro, cura il giardino dei vicino - tutto per
l'acqua. "Senza acqua, moriamo," dice semplicemente.
Salie ed i suoi tre figli camminano per quattro km. al giorno per prendere
l'acqua da un pozzo dei parenti. "Se in casa non abbiamo acqua, non beviamo.
Resistiamo. Se i bambini si svegliano di notte e chiedono l'acqua, non possiamo
dargliela," spiega Salie.
Emaciata e debole per il cancro, Zulfie - 70 anni, non è preoccupata per sé,
ma per i suoi animali, la sua ultima fonte di gioia e soddisfazione. "Non ho
acqua - nemmeno per il mio gatto," dice la nonna.
Ma l'acqua potabile è solo il primo anello della catena di problemi per
questi Rom. Quando si centellina ogni goccia d'acqua è difficile parlare di
igiene. "Lavo tutti i bambini nella medesima acqua," dice Emma, 32 anni, madre
di sei ed in attesa del settimo. Suo figlio Resep, 15 anni, ha terminato il
quarto grado a scuola, ma ora non va più a scuola.
"Voglio davvero andare a scuola, ma mi vergogno con i miei compagni in questi
vestiti sporchi e puzzando. Ora sto lavorando per un vicino turco, che mi da tre
bidoncini d'acqua, ogni giorno, solo per bere," relaziona Resep.
Tutti ricordano con nostalgia quando i pozzi funzionavano. "Avevamo acqua
dolce e fresca," dice l'anziana rom.
Corina Iordanescu,
coordinatrice del Progetto di Sviluppo Comunitario di
World Vision, spiega perché ricostruire i pozzi è così cruciale. "Abbiamo deciso
di ricostruire i pozzi per aiutare le famiglie rom ad avere una migliore qualità
di vita, perché possano lavare i loro bambini, i vestiti ed avere basiche
condizioni igieniche."
"Dopo che avremo ricostruito il pozzo, tratteremo l'acqua con il cloro per 48
ore. Dopo, faremo una prova per vedere se l'acqua è bevibile. I pozzi avranno le
pareti esterne, shaduf [il braccio per raccogliere l'acqua] e una botola per
proteggere i bambini," dice Ani Vlaicu, presidente dell'Associazione Sunshine Cobadin
e consigliere tecnico municipale per i Rom.
Secondo il Rapporto 2008 sui Diritti Umani di Amnesty International, l'UNICEF
a marzo dello stesso anno riportava che oltre il 70% delle case rom non ha una
fornitura d'acqua diretta.
Ufficialmente ci sono in Romania 535.140 Rom, che rappresentano il 2,5% della
popolazione, ma le stime non ufficiali danno un totale fra i 700.000 e i 2,5
milioni di persone.
Source: World Vision Middle East - Eastern Europe, Central Asia office
Reuters e AlertNet non sono responsabili del
contenuto di questo articolo o di qualsiasi sito internet esterno. I punti di
vista espressi sono del solo autore
Di Fabrizio (del 03/10/2009 @ 19:16:20, in Italia, visitato 1797 volte)
Conferenza "La voce del popolo Rom: Nuove politiche e strategie verso la
rappresentatività"
Roma, 30 Ottobre 2009 dalle ore 15,30 alle ore 19.30 (la sede è in corso
di definizione e sarà trasmessa con la prossima comunicazione della conferenza)
Interverranno: Parlamentari Italiani ed Europei, forze politiche, il Governo,
enti locali ed istituzioni, rappresentanti rom di organizzazioni Europee, rom e
sinti, la società civile italiana
"Il fallimento in passato di gran parte degli interventi a favore dei rom/sinti
in Italia è da attribuire al mancato coinvolgimento attivo dei "soggetti" in un
processo di autodeterminazione.
La strategia della Federazione romanì mira a riconoscere e valorizzare le
professionalità rom/sinte per "strappare" le redini dalle mani di una politica
"sociale" di assistenzialismo culturale emarginante e segregante, e riportarla
alla legittimità di una politica culturale "attiva" di autodeterminazione della
popolazione rom e sinta.
Il programma politico della Federazione romanì è finalizzato a costruire una
RAPPRESENTATIVITA’caratterizzata da qualità progettuale per passare dalla
mediazione alla partecipazione attiva e per promuovere una politica per la
cultura romanì."
Programma provvisorio Ore 15, 30 presentazione
Ore 15, 40 Presentazione del programma politico e delle strategie della
Federazione romani. Interventi di Demir Mustafà, Bruno Morelli, Sergio Suffer
Ore 16, 30 Saluto
Ore 17, 00 Presentazione programma politico e strategie della Federazione romanì.
Interventi di Graziano Halilovic, Loris Levak, Najo Adzovic, Nihad Smajovic
Ore 18, 00 Intervento rappresentanti rom organizzazioni Europee
Ore 19, 00 Saluto
Ore 19, 30 Conclusioni
Il coordinatore: Bruno Morelli
Il segretario: Graziano Halilovic
Il presidente: Guarnieri Nazzareno
La scolarizzazione dei bambini rom pone problemi alla municipalità
socialista di Cenon. Ma non a Bordeaux o Gradignan, due comuni di destra.
All'interno ci sono molti materassi, e qualche arnese per cucinare.
All'esterno, davanti a questa vecchia casa persa nei contrafforti della stazione
di Cenon, un terreno abbandonato dove, questo martedì, i bambini ammazzano il
tempo. Sempre all'esterno, un carrello riempito di bottiglie d'acqua, la casa
abbandonata di rue du Maroc non ha né acqua, né elettricità.
Da sei mesi vivono qui una trentina di persone. Rom, di nazionalità rumena.
Tra loro, una dozzina sono minori e non conoscono la scuola, come molti dei
bambini rom. In causa: la difficoltà delle pratiche, gli sgomberi frequenti,
voluti o forzati dalle espulsioni. Ma anche, in questo caso preciso, le
"reticenze del comune", accusano i militanti delle associazioni.
Tra i più attivi, Jérôme Lobao, presidente dell'associazione Procom, si dice
"molto innervosito" dal comportamento di Alain David, sindaco socialista di
Cenon. Gli rimprovera di ostacolare l'accesso dei Rom alla scuola, rifiutando
lorola domiciliazione amministrativa. Questa procedura avrebbe permesso loro di
avere un indirizzo al Centro Comunale di Azione Sociale (CCAS).
Procedura d'espulsione
I due comunicano per raccomandata. In una corrispondenza recente, Alain David
ha precisato che deciderà "entro due mesi". "E' improponibile! I bambini saranno
completamente passati al rientro...", deplora Jérôme Lobao.
Il sindaco si difende dalla sua posizione ideologica; invocando lo stretto
rispetto della legge. "Ho in effetti ricevuto la lettera di questa associazione
che richiede la domiciliazione delle famiglie. Ho adisposizione legalmente un
tempo di due mesi per prendere la mia decisione: ne approfitto per consultare i
miei servizi. In fondo, si pone comunque un problema di domiciliare famiglie che
occupano illegalmente una proprietà della comunità urbana..."
La CUB, di cui Alain David è il secondo vice-presidente, possiede in effetti
quest'opera muraria promessa ai grandi lavori nel quadro della sistemazione
della stazione. La CUB ha depositato una domanda di espulsione, che domani sarà
esaminata dal tribunale. "Voi, sareste contenti di trovare, rientrando la sera,
qualcuno installato a casa vostra?", si interroga l'eletto di sinistra.
Intransigente sulla domiciliazione, il sindaco garantisce tuttavia "di non
aver mai rifiutato un bambino nella scuola. Non ho visto volontà reali sul
terreno." Replica di Jérôme Lobao: "Nelle scuole, ci dicono: senza
domiciliazione, niente scolarizzazione."
Guerra delle sinistre
Il contenzioso tra i due in questi ultimi giorni ha preso una dimensione
politica, interna alla sinistra. Sul suo blog, Jérôme Lobao, già membro del PS e
ora vicino al Partito della Sinistra, fustiga "una città socialista che rifiuta
l'iscrizione dei bambini nelle scuole della Repubblica".
Ed all'inizio della settimana, Michel Chanteau, militante molto implicato nel
sostegno ai sans-papiers, ha invitato per email "tutti i socialisti di Cenon a
prendere, in una giornata di protesta, la tessera dell'UMP (la destra ndr)".
Riguardo alla scolarizzazione dei Rom, Lobao e Chanteau salutano gli sforzi
delle due municipalità che non sono assolutamente schierate a sinistra: Gradignan e
Bordeaux.
Nella prima, una quindicina di Rom hanno occupato da un anno una vecchia
stazione di benzina, in cours du général-de-Gaulle. "Si fa in modo che la loro
situazione sia decente, anche se è giuridicamente irregolare. Teniamo, con la
CCAS e la Croce Rossa, a soddisfare le necessità elementari, come
l'abbigliamento, il vitto e la scuola", spiega il sindaco di Gradignan, Michel
Labardin, membro di Comunità del futuro, il gruppo di Alain Juppé alla CUB. "Due
bambini rom così hanno appena fatto il loro rientro nelle nostre scuole. L'uno
nella scuola materna, l'altro nell'elementare."
Quanto a Bordeaux, Jérome Lobao sottolinea che i "bambini rom sono iscritti
alle scuole senza nessun problema". La delegata agli affari scolastici di Alain Juppé, Brigitte Collet,
precisa: "E' per noi un principio superiore, tutti i bambini sono accettati,
quale che sia lo status dei loro genitori."
Questo cortometraggio di eccellente qualità sia per la forma che il
contenuto, è stato presentato al Concorso Internazionale Audiovisivo Gitano "TIKINÓ",
nella categoria "Fatto per Gitani", dove ha vinto l'ultima edizione di questo
concorso.
Questo concorso si svolge nel Centro Socio-Cultural Gitano de Granada ed ha
preso il nome di Tikinó (corto in caló). E' nato gitano ed in questi tre anni è
stato riconosciuto come concorso riferito a tematiche di preferenza gitane nei
circuiti internazionali dell'audiovisivo.
Da allora, Tikinó cammina seguendo gli obbiettivo che lo originarono.
Costituire uno spazio di espressione dei gitani e per i gitani, e diffondere la
cultura gitana, assieme ad altre situazioni di rilevanza sociale, col massimo di
spazi possibili.
Rromiă, è il titolo del documentario che mostra il comportamento di
alcune donne gitane di fronte al lavoro, gli studi o la maternità. In questo
corto Tatiana ci racconta la sua storia che si sviluppa nella comunità gitana di
Gracia, a Barcellona, dove è la prima e unica donna che ha studiato sino a
conseguire un titolo universitario.
Per arrivare a conseguire la sua meta ha dovuto sfidare la mentalità che la
circondava, che mette in discussione l'identità gitana di chi vuole studiare,
soprattutto se si tratta di una donna.
Fotogramma di Rromia, Mujeres Gitanas con Tatiana Font come Protagonista.
Le autrici di questo corto sono Tatiana Font e Francesca Svampa. Francesca
Svampa è realizzatrice di audiovisivi con studi in economia, teatro e
documentario cinematografico, e Tatiana Font è creatrice di audiovisivi,
promotrice scolastica e portavoce della Unión Gitana di Gracia. Si sono
conosciute durante il programma "Roots&Routes" che appoggia i giovani nella
realizzazione di progetti audiovisuali. Da questo incontro, hanno realizzato "Rromia",
un documentario che narra la storia di Tatiana, una giovane gitana del Barrio de Grácia
e la visione di Francesca come straniera, esplorando la realtà dei gitani
spagnoli e catalani.
Il documentario è stato girato originariamente in catalano e in castigliano
con sottotitoli in castigliano, ma ne esiste anche una versione in inglese che è
divisa in tre parti:
Di Fabrizio (del 06/10/2009 @ 09:10:27, in Italia, visitato 1597 volte)
Il corso di Sociologia del diritto I e il Cirssi
ORGANIZZANO martedì 13 ottobre 2009 dalle ore 16.30 alle ore 18.30 in AULA B2, a Cà Borin, via del Santo n. 22 PADOVA
un incontro-dibattito in occasione della presentazione del libro:
Politiche possibili: abitare le città con i rom e i sinti (Carocci, Roma,
2009)
INTRODUCE E COORDINA: prof. Giuseppe Mosconi (titolare del corso di Sociologia del diritto I)
INTERVENGONO:
Tommaso Vitale (Università di Milano Bicocca - curatore del libro) Renata Paolucci (Opera Nomadi di Padova - autrice del capitolo: “Padova:
il superamento dei campi nomadi e il Progetto di inserimento scolastico”) Claudia Mantovan (Dipartimento di Sociologia, Università di Padova -
autrice del capitolo: “Venezia: quando un ente locale deve lottare per
realizzare le proprie politiche”)
Di Fabrizio (del 07/10/2009 @ 09:18:42, in Italia, visitato 1591 volte)
Questa mattina (ieri ndr) è stato eseguito il provvedimento di
espulsione dal campo comunale di via Bonfadini di alcune famiglie Rom.
Sicuramente ne seguiranno a breve degli altri.
C.ca 300 agenti, in tenuta antisommossa, hanno occupato l'area impedendo
anche alla tv e ai fotoreporter di accedere e documentare l'accaduto, come se il
"campo" fosse una sorta di "teatro di guerra"...
Vale la pena di ricordare che il pretesto per l'intervento è stata la
constatazione del possesso anche di un solo immobile sul territorio nazionale da
parte di uno dei componenti la famiglia.
Peccato, come sanno bene i servizi sociali e gli operatori del presidio
sociale che se ne occupano, che tale "requisito" non sia estensibile ad
un'intera "famiglia allargata" che somma al proprio interno più nuclei
familiari.
Inoltre, avverso tale provvedimento era stato mosso regolare ricorso al TAR
e, tra due giorni, sarà in discussione la richiesta di sospensiva del
provvedimento medesimo.
L'ordine di abbattimento delle strutture abitative non è stato mostrato nè ai
legittimi proprietari della casetta nè all'avvocato lì presente.
Probabilmente si è trattato dell'ennesimo abuso e non è stato esibito perchè...
inesistente.
Quello di stamattina non solo è uno degli atti istituzionali più gravi che si
siano perpetrati in questa città, "molto più grave" di tutti i precedenti
sgomberi che lo hanno preceduto perchè segna il concreto inizio dell'abbandono
di ogni politica sociale verso i cittadini rom (tra l'altro, italiani e
residenti...), ma anche un motivo di profonda vergogna per chi non ha sentito il
dovere e la necessità di far sentire la propria voce e prendere una posizione
chiara di condanna.
Di Fabrizio (del 07/10/2009 @ 09:36:46, in Italia, visitato 1567 volte)
Ricevo da Marco Brazzoduro
Venerdi 25 Settembre 2009 :: ore 21:52 C-day. Roma, i lavavetri raccontano il razzismo del pacchetto sicurezza
Intorno alle 19, un’azione organizzata dall’associazione Popica ha sorpreso
centinaia di persone su una delle strade più affolate e popolari di Roma, via
Casilina. Nell’angolo tra via Berardi e via Clandestina, un’area abitata da
numerosi migranti e rom, alcuni volontari dell’associazione e una decina di rom
del vicino campo di via di Centocelle hanno cominciato tutti insieme a pulire i
vetri delle automobili ferme al semaforo e, invece di chiedere in cambio monete,
distribuivano, tra lo stupore di molti, volantini sul pacchetto sicurezza e sul
Clandestino day.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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