Una mattina mi sono svegliato di soprassalto per le urla, esco fuori dalla
roulotte e vedo una scena meravigliosa. Due pantere dei carabinieri di zona, che
ci conoscevano tutti, e un brigadiere che parlava con il vecchio Sefko, che era
considerato l’uomo di fiducia di tutto il campo (se uno vuole far sapere in
giro una cosa, basta raccontarla a Sefko e raccomandargli di non dirlo a nessuno:
stai sicuro che nel giro di un’ora tutti gli zingari, carabinieri, polizia,
pompieri e pure gli autisti dell’Atac sapranno che cosa è successo). Sento
il brigadiere che gli fa delle domande:
Brigadiere: “di chi è tutta questa roba?”, indicando un barile, uno di
quelli di gasolio che era strapieno di rame squagliato.
Sefko: “bambini”, e indicava due ragazzini di 4 -5 anni massimo.
Brigadiere: “ma che, mi stai prendendo per il culo, come cazzo loro possono
portare due quintali e mezzo di rame squagliato?”
Sefko: “ma che ne sanno bambini, signor brigadiere, quanto pesano due
quintali e mezzo, sono solo bambini e ancora non vanno a scuola e non conoscono
matematica.” Quando ho sentito la risposta di Sefko mi sono ammazzato di
risate, ridevo cosi tanto che ho smesso ridere dentro la caserma, perché mi
hanno portato per accertamenti dei documenti, che io regolarmente non avevo.
Di Fabrizio (del 27/01/2010 @ 09:55:57, in Kumpanija, visitato 2152 volte)
Cielo rosso di sangue,
di tutto il sangue dei Sinti
che a testa china e senza patria,
stracciati affamati scalzi,
venivano deportati,
perché amanti della pace e della libertà,
nei famigerati campi di sterminio.
Guerra che pesi
come vergogna eterna
sul cuore dei morti e dei vivi,
che tu sia maledetta.
Di Fabrizio (del 11/02/2010 @ 09:49:26, in Kumpanija, visitato 2024 volte)
Ricevo da Marta Pistocchi
sabato 13 febbraio 2010 h 15.00
campo rom di Rho (Milano) via Sesia 21.
Come arrivarci
Siete tutti invitati a partecipare ad un festoso incontro collettivo che vuole
testimoniare l'interazione possibile fra le culture, attraverso rituali, musiche
e delizie da mangiare!
Don Gino Rigoldi battezzerà Sanela, nuora del grande fisarmonicista Jovica Jovic.
Saremo in tanti credenti e non, uniti e felici di essere testimoni di uno
scambio reciproco, possibile anche in un campo rom, che supera confini fra
religioni, lingue, culture, colori, e pensieri diversi.
Contribuite anche voi ad arricchire il banchetto coi vostri piatti, colori e
sapori... o semplicemente portando del buon vino!
Aderiscono: Moni Ovadia, Arci cultura, Naga, Terra del Fuoco milano, Aizo,
Architettura delle Convivenze, la Banda Degli Ottoni, SoS Fornace, Cromosoma 21,
I Muzikanti di Balval, Camilla e Ulisse, Malapizzica, Arcimetromondo,
Mondorchestra,Canzoniere dei transiti, Enosud
Di Fabrizio (del 16/02/2010 @ 09:18:58, in Kumpanija, visitato 2452 volte)
link
alvideo
Muhlbauer - Battesimo di Sanela, nuora di Jovica Jovic, al "campo" rom di via
Sesia, Rho (Milano), celebra Don Gino Rigoldi, partecipa anche Moni Ovadia e
molti cittadini. Contro la stupidità degli sgomberi senza alternativa e della
caccia al diverso.
Le immagini che seguono sono di Ivana (l'album completo su
Facebook con le foto in dimensione originale)
La cappella del campo, che non ha porte per non lasciare fuori nessuno.
L'ha costruita Jovica
13 febbraio campo rom di rho...un bel sabato multicolore... moni ovadia...
don gino rigoldi... compagni, compagne, torte, musiche e danze
Grazie a tutti voi e a tutti coloro che hanno aderito e partecipato a questo
bellissimo sabato al campo di rho, un puzzle composto da cittadini,
associazioni,musicisti artisti che compongono la biodiversità di pensieri
diversi, cultura, musica, che diviene anticorpo di una società che rischia di
divenire istituzionalmente razzista...giusto per citare il brillante e
stimolante intervento intervento di moni ovadia!! Oggi abbiamo creato un sito
blog:
www.jovicajovic.blogspot.com
...e lo stupefacente intervento di don gino rigoldi... fonte di riflessione anche
per i non credenti: l'accoglienza come fonte di arricchimento ed evoluzione...
Eccoci, tutti gli amici di jovica jovic, della sua storia che mette a nudo le
contraddizioni di leggi prive di lungimiranza e attinenza con lo stato reale
delle cose, amici del campo rom di rho, uno dei mille e più campi ..vittime più
che altro delle speculazioni dell'expò che del vociferare giornalistico sulla
loro pericolosità...
Eccoci amici belli, sabato abbiamo vinto, perché non è stata una giornata
arrabbiata..è stata una giornata di festa, una giornata che è catalizzato
centinaia di persone, di piatti diversi, di musicisti pensatori e associazioni,
per compartecipare al nostro, di tutti desiderio di cambiamento.
Eccoci amici belli, ora facciamo tutti un piccolo sforzo, divulghiamo e firmiamo
la
petizione per il nostro amico Jovica Jovic, grande maestro emblema
dell'assurdità delle leggi che ci auguriamo tutti possa essere solo una delle
prime tracce, che consentano la regolarizzazione di un qualcosa che anziché
essere pericoloso, si rivela palesemente nutriente, che attraverso i suoi
concerti incontri, corsi di fisarmonica, si rivela essere solo motivo di
arricchimento per la nostra terra e la nostra gente...cioè tutta la gente..
Ed allora divulghiamo la possibilità di firmare la petizione, per contribuire
anche alla creazione di un precedente utile ad altri che verranno...
grazie ...grazie..perché come ci ha ricordato Moni Ovadia sabato, il popolo
rom... è una delle poche, forse rare realtà della terra che non ha mai pensato
di dichiarare guerra a nessuno--
ed allora eccoci
www.jovicajovic.blogspot.com per sapere di più e divulgare la sua storia, e
per accedere al link e firmare alla petizione che richiede alle autorità
competenti la sua regolarizzazione per meriti artistici.
moltiplichiamo, le possibilità per cui le lotte diventino morivo di festa,
incontro, scambio e relazione... così saremo giorno dopo giorno sempre di più!
tutte le foto o i video che avete realizzato le pubblicheremo volentieri se
ce le inviaste!
Di Fabrizio (del 03/03/2010 @ 09:22:39, in Kumpanija, visitato 1611 volte)
Segnalazione di Cristina Seynabou Sebastiani
Repubblica.itA Jovica Jovic un permesso provvisorio dopo la denuncia di Repubblica
di Luca De Vito Jovica Jovic
Niente più decreto di espulsione per Jovica Jovic, il fisarmonicista rom di fama
internazionale fino a poco tempo fa costretto a vivere da clandestino. Dopo che
il caso è stato denunciato da "Repubblica" la questura di Roma ha deciso di
annullare il decreto e di consegnare a Jovic un permesso provvisorio in attesa
di studiare la possibilità di rilasciargliene uno definitivo, garantendogli
l´opportunità di spostarsi in Europa (alcuni dei suoi figli vivono in Austria e
in Inghilterra).
Lui, ora, è felicissimo: «Finalmente non devo più nascondermi». Con Jovic
esultano i membri dell´associazione Terra del Fuoco, dove lui ogni mercoledì
insegna fisarmonica cromatica: «È un ottimo risultato - dice Mauro Poletti - ma
speriamo con sviluppi positivi: il maestro merita un permesso definitivo».
Nato in Serbia nel 1953 da genitori rom, Jovic si è trasferito in Italia nel
1971. Nella sua carriera è salito sui palchi con artisti come Piero Pelù, Moni
Ovadia e Vinicio Capossela. Con la sua famiglia ha vissuto a Rho nel campo
nomadi di via Sesia fino al 2007, quando è iniziato il suo calvario. Bloccato
all´aeroporto di Roma a causa di un visto non rinnovato è stato rinchiuso in un
Cpt, da cui è uscito solo per le sue precarie condizioni di salute e con un
decreto di espulsione.
Da quel momento è iniziata una doppia vita: artista in appuntamenti ufficiali da
una parte (come quelli al binario 21 nella Giornata della Memoria), clandestino
dall´altra. Dopo il servizio su Repubblica, associazioni e personalità si sono
mosse in suo aiuto. Da Moni Ovadia a don Gino Rigoldi - che ha pure celebrato il
battesimo di Sanela, nuora del musicista - in molti hanno chiesto un intervento
delle istituzioni. Venerdì, dopo l´interessamento del ministero dell´Interno, la
revoca dell´espulsione. E la fine di un incubo per Jovic.
La cronaca ha le sue crude leggi: dopo un morto ce n'è sempre un altro, alla commozione ed all'indignazione del momento segue sempre l'oblio, sino
alla prossima notizia. Ci sono morti pesanti ed altre leggere e per chi come me
di Rom, Sinti e del loro mondo scrive da anni, la frustrazione di dover sempre
ricominciare da capo, sino a perdere la parole, o rischiare di perdere la
lucidità, quando tanti sforzi e fatiche di tanta gente (ripeto: di anni, non di
oggi) vengono liquidati
così. Quello che è scritto resta, il resto si disperde.
Mi sento afono, mi sento DEBOLE anch'io, di fronte alla conta dei morti,
senza che se ne ricordi un nome o una storia. Per questo torno (anche se lo so
che poco o niente cambierà) a riproporre quel video sul presidio che abbiamo
fatto lo scorso
15 marzo.
Perché, almeno qui, resti qualcosa, che non sia solo rabbia o dolore.
Di Fabrizio (del 23/03/2010 @ 09:05:41, in Kumpanija, visitato 2048 volte)
Colgo l'occasione fornita da Isabella sul gruppo Facebook
Livorno con i Rom, per conoscere meglio una persona che spesso ha scritto e
segnalato articoli sulla Mahalla
La testimonianza di Don Agostino Rota Martir che abita in un campo Rom fuori
dalla bella città di Pisa da ormai una quindicina d'anni, e oltre che essere un
prete diocesano fa parte del cammino ecclesiale dell'UNPReS.
Al campo abitano circa 150 Rom, sono quasi tutti Musulmani e di varie
nazionalità Slave.
CHI È IL SACERDOTE IMPEGNATO CON I ROM E CHE VIVE CON LORO? - Il
"mio" impegno è
quello di vivere con i Rom! Nella domanda c'è già parte della risposta...non mi
considero "impegnato", termine che a volte può nascondere ambiguità e tranelli,
nel senso di fare, realizzare tutta una serie di attività, di impegni per altri,
per aiutare chi è nel bisogno. Quando si parla di Rom è inevitabile pensare ad
una realtà lontana, distante da noi, un mondo da tenere a bada, sotto controllo,
da integrare con le buone o con le cattive: è difficile "amare" qualcuno a
distanza di sicurezza. Oggi vedo tanti operatori "impegnati" a favore dei Rom ma
distanti da loro, incapaci di relazionarsi alla pari, di guardarli nei loro
volti, più preoccupati a mantenere i ruoli ben distanti e chiari, e alla caccia
di risultati da sbandierare. È un peccato perché non si rendono conto di cosa
perdono: i veri poveri sono loro!
A volte si fanno anche dei Progetti per i Rom con il risultato di creare
ulteriori esclusioni e divisioni e senza rendersi conto del grave danno che si
sta facendo sulle vite dei Rom. Vivere con i rom è completamente diverso da chi vive "impegnato" a favore dei
Rom...innanzitutto perché le distanze pian piano si avvicinano, arrivano a
toccarsi, a volte fino anche a confondersi senza che tu te ne accorga.
CHE CI FA UN PRETE TRA I ROM? - È la domanda che mi sento rivolgere una infinità
di volte sia da credenti, praticanti, religiosi, non credenti o di altre
religioni. Alla radice di questo interrogativo c'è la convinzione ormai
acquisita da tutti che per un sacerdote, un religioso è ammirevole che spenda la
sua vita per i poveri, per il loro riscatto sociale, umano...ma quale "tornaconto" se questi vive tra i Rom? Ne vale la pena? Per non parlare della
sua "dignità sacerdotale" facilmente compromessa agli occhi di non pochi, per
cui sei visto come uno poco affidabile , perché troppo dalla parte dei Rom, una
credibilità condizionata, a punti come il permesso di soggiorno in discussione
in questi giorni per gli immigrati.
L'AMORE DEL FRAMMENTO È UNA SCUOLA TEOLOGICA - Una grazia che i Rom mi hanno
offerto in tutti questi anni è proprio quella di cercare di "vivere il margine",
non come un handicap, un incidente di percorso, oppure come un territorio da
salvare, ma di interiorizzarlo come luogo di vita, come spazio dal quale e
attraverso il quale sono chiamato a leggere e scoprire frammenti di santità:
l'amore del frammento è una "scuola teologica" perché educa e cura il nostro
sguardo, sempre tentato a far credito su ciò che è maestoso, palpabile,
eclatante o piacevole.
Invece allenare i nostri occhi per leggere quel frammento come momento di
Grazia, di Gratuità, di Bellezza attraverso il quale Dio passa e visita questo
popolo. Se la nostra società guarda i rom come una minaccia, Dio continua a
guardarli (nonostante tutto) con tenerezza e con il sorriso. Noi preti,
religiosi che abitiamo tra i Rom e Sinti lo facciamo perché arriviamo a scoprire
che "il loro punto di vista" merita di essere conosciuto e che è una ricchezza
per tutti.
COME SEI STATO ACCOLTO? - A volte ci può essere il rischio e la tentazione di
costruire la nostra "santità" sulla pelle dei poveri che si vuole assistere: più
sono disgraziati più veniamo santificati! Sono riconoscente a tanti Rom che mi
hanno accolto per come sono, mi hanno aperto la porta per entrare nella loro
vita, a volte facendomi sentire come parte della loro stessa vita, condividendo
anche momenti intensi di gioia, di dolore, di amarezze e speranze...questo mi ha
dato la possibilità di raccogliere frammenti di autentica santità, che mi
aiutano a leggere e ridire il Vangelo e la mia fede sotto una luce nuova. Farci
santi insieme: se sono prete tra i Rom è anche per lasciarmi fare dalla loro "Santità".
Ecco, cerco di vivere il mio sacerdozio attraverso la Grazia di Dio che a volte
si manifesta con la stessa generosità e bellezza anche dentro la vita dei Rom,
come all'interno delle nostre bellissime cattedrali.
COME VIVI LE TUE GIORNATE? - Credo che la maggioranza sia convinta che al campo
io viva pieno di impegni, di attività, di iniziative...quando racconto come
passo il mio tempo molti rimangono quasi delusi perché mi vorrebbero preso a
"strappare" dai Rom tutto quello che ai nostri occhi appare come un problema, un
disagio. A chi vede i rom come un problema si applica bene quello che dice un
proverbio Africano: "a guardare sempre dalla stessa parte il collo si
irrigidisce".
Credo che a volte solo lo "stare dentro" è un annuncio del Vangelo rivolto alla
mia società, esser lì presente evitando la tentazione di cercare scappatoie o
ansiosi di trovare vie d'uscita comode e veloci. Non è certo facile spiegare,
che almeno per me il problema non sono tanto i Rom con i loro stili di vita
diversi dal nostro. Il problema che sento più vero ora , è il nostro sguardo su
di loro; è uno sguardo quasi sempre indagatore, arrogante, malato e irrigidito,
a volte anche quando li avviciniamo con l'intenzione aiutarli. Quanto vorrei
allora, che la mia presenza, la mia amicizia con i Rom servisse soprattutto a
cambiare questo nostro sguardo malato che rischia di contagiare l'intera nostra
società. Mi piace allora pensare che la mia "missione tra i Rom" sia rivolta
soprattutto verso la nostra società, la nostra Chiesa stessa quando non mostra
sufficiente coraggio per ispirarsi al Vangelo di Gesù e che per non disturbare
troppo l'opinione della nostra gente, rimane in disparte e in silenzio, anche di
fronte alla nostra cattiveria che maltratta, umilia, calpesta con disinvoltura i
Rom nelle nostre città, allora "piango perché voi non piangete" (Santo curato
d'Ars).
COME I ROM TI AIUTANO A RISCOPRIRE LA TUA VOCAZIONE SACERDOTALE? - Come per i
monaci il convento diventa il loro "luogo per abitare se stessi", per me lo è il
campo dove vivo da anni, è il luogo dove devo imparare a fare attenzione, ad
avere cura, a ricostruire legami spezzati, a vivere la pazienza e la fedeltà al
Vangelo, a leggere il mondo. Dentro questo luogo sono chiamato a contemplare la
Pazienza di Dio, capace di dispensare il bello e il buono ovunque, anche là dove
nessuno investirebbe un briciolo di un suo talento.
L'anno sacerdotale coincide con i miei 25 anni di sacerdozio, spesso i chiedo
come sarebbe stato se non avessi incontrato in questo cammino i Rom e la Chiesa
che vive in mezzo a loro. Penso che sarebbe stato più povero spiritualmente ed
umanamente!
So solo che hanno contribuito molto a cambiarmi dentro, mi hanno "sbendato", ad
esempio, del "ruolo di prete" che spesso non aiuta a relazionarci alla pari con
chi incontriamo. Spesso perché noi preti pensiamo di essere troppo in vetrina.
Mi educano a saper vivere nella provvisorietà e a dar valore a ciò che è
veramente essenziale nella vita, come ad esempio a dare importanza alla
relazione, all'ascolto, dell'altro e a non fermarmi all'apparenza... Una caro
nostro amico, un sacerdote francese "zingaro" Claude Dumas, ci disse questa
estate riguardo il rapporto Rom-Chiesa: "...invita la Chiesa a ridere con i
poveri, a cantare con gli emarginati, a giocare con i delinquenti...chi non ha
compreso che invitare alla tavola della festa è più importante che dare da
mangiare, chi non ha recepito che il tempo delle condivisioni, della
gratitudine, del sorriso è più importante del dono di beni di consumo...". Per
me prete uno dei doni più belli ricevuto dal cammino con i Rom, e che in un
certo senso mi aiuta a rileggere la mia vocazione sacerdotale, è proprio questo
sedersi con loro-ridere-piangere-condividere-insieme anche a mani vuote,
perché
la "Parola di Dio abiti tra voi nella sua ricchezza" (Colos. 3,16)
Di Fabrizio (del 01/04/2010 @ 09:51:50, in Kumpanija, visitato 1681 volte)
Ricevo e inoltro (e vi invito a inoltrare), perché non ne
vada perso il ricordo. Annamaria
Ieri mattina è morto Natale, un violinista rumeno che era stato in Italia
alcuni mesi nel 2002. Forse molti di voi non hanno fatto in tempo a conoscerlo,
ma chi ha avuto il modo di interagirci si ricorderà del suo sorriso sdentato,
dei suoi occhiali mezzi rotti (che però gli davano un certo tono), della sua
giacca rattoppata dalle cui tasche uscivano penne, foglietti con calcoli
matematici e peperoncini enormi, e delle bacchette con le quali insegnava il
violino a un'allieva argentina che lo aveva conosciuto al Fioravanti, dove
viveva prima di trasferirsi allo Scalo di Via Casarini.
Dan Pagaie dice sempre che in Romania i musicisti dicono tutti di avere la testa
migliore del braccio. Natale era l'unico che diceva: "Meno male che ho il
braccio, ché la testa non è buona".
Il giorno prima di tornare in Romania (all'epoca Natale era clandestino e la
polizia di Bologna lo aveva preso di mira impedendogli di suonare per strada) ha
registrato l'album coi Romeno Fantastic all'Ivan Illich, di Bologna, in via
Erbosa. Mi sembra una vita fa. Volevo condividere con voi il ricordo di Natale
che, nonostante la sua morte, non riesce a non mettermi allegria. E.
A quanti celebrano la Pasqua
NRC vuole augurare a tutti voi una felice Pasqua ed un grande successo nel
vostro lavoro, oltre a continuare la nostra cooperazione e collaborazione.
Possiate tutti voi avere la benedizione di Dio e pace nelle vostre anime.
Dzi savorende so ajkeren I Patradzi
NRC kamel tumenge Bahtali Partadzi thaj lacho sukceso pe tumari buchi sar vi
majlachi koparacija amencar.Savore te aven bahtale devlestar lachimas pe tumaro
ilo.
До сите кои го прославуваат Велигден
НРЦ би сакал да ви посака среќни Велигденски празници и голем успех во вашата
работа како и продолжување на нашата соработка. Сите да сте благословени и со
мир во вашите души.
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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