Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 19/04/2008 @ 08:42:17, in scuola, visitato 2638 volte)
Da
Slovak_Roma
Bratislava, 11.4.2008, 11:11, (ROMEA/CTK) L'assemblea dell'auto-governo della
regione di Banska Bystrica, Slovacchia centrale, ha approvato oggi la chiusura
della scuola superiore speciale per studenti in difficoltà, situata a Lucenec,
che al momento è l'unica scuola superiore nella regione frequentata da Rom, che
include anche dormitori per studenti che arrivano da altre regioni.
La scuola fu fondata quattro anni fa come progetto speciale rivolto alla
comunità rom. Ora questo progetto sta terminando per la mancanza di fondi e le
imperfezioni dei metodi di insegnamento degli insegnanti locali.
"La scuola ha pochi studenti, per questo riceve pochi soldi" ha detto alla
televisione TA3 il governatore regionale Milan Murgas, aggiungendo che altri
sussidi sarebbero discriminatori nei confronti delle altre scuole.
Dice sempre Murgas che il progetto è stato un errori dall'inizio, perché
segrega i Rom dal resto della popolazione.
L'ormai ex direttore della scuola, Peter Gabor, ha definito scandalosa la
chiusura e minacciato di protestare a Bruxelles.
Il progetto è stato finanziato per i primi tre anni dal Fondo Sociale
Europeo.
L'assemblea regionale ha chiesto oggi al governatore di richiedere al
Ministro dell'Istruzione la chiusura della scuola a giugno. Sino allora, la
regione negozierà con il governo la possibile preservazione della scuola a
determinate condizioni. Se la negoziazione sarà positiva, l'assemblea
revocherebbe la propria decisione.
La probabile chiusura è stata in precedenza criticata dal vice Primo Ministro
Dusan Caplovic, che nell'ultimo anno aveva assegnato un budget di 6 milioni di
corone.
L'agenzia AFP ha scritto che la scuola chiude per paradosso ora che il
governo slovacco ammette che una migliore istruzione dei Rom deve diventare una
priorità.
Secondo Amnesty International, solo il 3% dei Rom slovacchi frequentano
la scuola superiore e solo lo 0,3% l'università.
ROMEA/CTK
Di Fabrizio (del 20/04/2008 @ 08:50:12, in casa, visitato 1843 volte)
Da Romanian_Roma
La Fondazione Habitat e il comune di Oradea sono coinvolti in un progetto si
costruzione di diverse case per la locale comunità rom. Laszlo Borbely, ministro
per lo sviluppo ed i lavori pubblici si è unito al sindaco e al vice-sindaco
quando è stata posta la fondazione delle case.
E' rimasto scioccato dalle condizioni in cui vivono i Rom, proprio
accanto al nuovo cantiere inaugurato. Il posto scelto per costruire le nuove
case è situato in un'area abbandonata e di cattiva reputazione. 148 famiglie,
con oltre 630 membri, vivono in 96 appartamenti, tutti affollati ed insalubri.
Costruiti 40 anni fa, i due edifici non sono mai stati rinnovati.
[...] Le prime case verranno completate per la fine di giugno.
"I beneficiari sono stati scelti in base ai loro bisogni, e lavoreranno
assieme ai volontari della fondazione, come pure per la loro capacità di
rimborsare il costo della casa nei prossimi 20 anni, ma senza interessi," dice
Emil Barna, coordinatore della fondazione, che aggiunge che le case saranno
vendute ai futuri proprietari al prezzo di solo 15.000 €, prezzo che copre i
materiali di costruzione.
DIVERS – www.divers.ro
Di Fabrizio (del 21/04/2008 @ 09:36:40, in media, visitato 1782 volte)
IL COORDINAMENTO ROM E' LIETO DI INVITARVI
mercoledì 23 aprile alle ore 21.00
presso la Camera del Lavoro di Milano - corso di Porta
Vittoria 43 (ingresso libero)
all'anteprima milanese di
Via San Dionigi 93 storia di un campo rom
un documentario di Tonino Curagi e Anna Gorio prodotto da
Provincia di Milano - Settore Cultura in collaborazione con Officine Ubu
Animerà il dibattito: Tommaso Vitale - Docente di Sociologia
Università Milano Bicocca
Saranno presenti oltre agli autori le associazioni che compongono il
Coordinamento Rom:
- ARCI
- ACLI
- Caritas Ambrosiana
- Padri Somaschi (PLOCRS)
- Naga
- Opera Nomadi
- CGIL Milano
- Comunità S. Egidio
- Comitato Rom e Sinti Insieme
- Associazione Liberi
- Fondazione Casa della Carità
- Associazione Nocetum
- Gruppo Abele
- Comitato per le libertà e i diritti sociali
- Aven Amentza
- Associazione Oltre il Campo
Abbiamo seguito per due anni e mezzo, aiutati dagli educatori della
Fondazione "Casa della Carità" e dell'associazione Nocetum, la vita della
comunità di un campo rom abusivo, abitato più di 150 persone di nazionalità
romena, sito nell'estrema periferia sud-est di Milano, e abbiamo ripreso quello
che accadeva davanti a noi senza interviste, commenti e nessuna messa in scena.
La vita quotidiana, i riti e le feste, le assemblee e le relazioni con gli
operatori sociali, il tentativo di integrarsi con il lavoro e il percorso
scolastico dei ragazzi, gli incendi e le ricostruzioni, fino allo sgombero e la
distruzione del campo da parte della polizia comunale nel settembre del 2007.
Tutto questo, senza nessun compiacimento pietistico o patetico, cercando di
dare una visione reale del loro vissuto, per una volta lontani dallo stereotipo
che vede gli "zingari" solo come delinquenti o come ultimi romantici della
nostra società, cittadini europei che conducono una vita sempre sul punto di
essere messa in discussione e ritenuta indegna da molti.
Tonino Curagi e Anna Gorio
Di Fabrizio (del 22/04/2008 @ 09:19:39, in Italia, visitato 2949 volte)
di Roberto Malini
Roma. La sera di martedì 30 ottobre 2007 il giovane romeno (di etnia Bunjas) Romulus Mailat aggredisce e uccide Giovanna Reggiani; la notte fra giovedì 17 e venerdì 19 aprile 2008 il romeno Ioan Rus - omonimo di un ministro della Romania - ferisce con un coltello e
violenta una studentessa del Lesotho. Due episodi caratterizzati da un'efferatezza inquietante e dalla stessa strumentalizzazione politico-mediatica: ambedue i casi sono stati utilizzati dalla
propaganda xenofoba per instillare nel popolo italiano odio contro contro gli zingari, anche se nessuno dei due aggressori appartiene al popolo Rom.
Nonostante i media e i portavoce delle Istituzioni italiane facciano a gara per sollevare l'allarme-sicurezza, i dati relativi a crimini violenti e in particolar modo a omicidi volontari restano oggi in linea con quelli pubblicati all'inizio di quest'anno
sul rapporto Eures-Ansa: l'Italia resta uno dei Paesi più sicuri d'Europa, seconda solo alla Norvegia (0,7 contro l'1,0 di Italia, Danimarca, Germania, Spagna; 1,3 di Gran Bretagna; 1,6 della Francia;
2,6 della Svezia; 5,6 degli Usa). Se è vero che gli omicidi di donne sono aumentati, è anche vero che i loro assassini sono stati individuati nel 75% dei casi all'interno della loro stessa famiglia:
è l'uomo di casa, infatti, il carnefice. La famiglia è teatro del 31, 7% degli omicidi, mentre la microcriminalità, spauracchio sbandierato dalla propaganda, raggiunge il 12,7%. In ogni caso, le donne italiane sono più al sicuro di quelle che vivono in Gran Bretagna (indice di rischio rispettivamente 6,6 e 7,7), Spagna (7,8), Giappone (8,1), Norvegia (8,7), Paesi Bassi (9,1), Svizzera (9,5), Germania (10), Australia (10,9), Usa (22). Le cause di morte delle
donne tra i 15 ed i 44 anni (fascia d'età prediletta dai femminicidi) sono, tuttavia, molto più frequentemente il tumore, gli incidenti stradali ed i suicidi.
E' cresciuto, con l'immigrazione, sia il numero di stranieri vittime (più 19,8% nel 2006 rispetto al 2005) che quello di autori di omicidi (più 31%). In sei casi su dieci si tratta di omicidi 'etnici' o familiari, cioé sia la vittima che l'assassino
sono stranieri. Qualcuno si sorprenderà, ma il numero di crimini violenti e omicidi perpetrati da Rom non ha alcuna rilevanza statistica!
info@everyonegroup.com
www.everyonegroup.com
www.annesdoor.com
Di Fabrizio (del 23/04/2008 @ 09:04:57, in media, visitato 3098 volte)
Da
Roma_Italia
Roma, 18 Aprile (AKI) - Le radio etniche forniscono un'importante presa
culturale che rafforza i migranti in Italia [..].
Isabella Clough-Marinaro, dell'Università Americana di Roma, dice che è
importante per i migranti come pure per gli italiani avere media pluralistici,
specialmente con l'elezione del primo ministro Silvio Berlusconi. mantenere le
loro radici" ha detto ad Adnkronos International (AKI).
Clough-Marinaro commenta così la crescita di stazioni radio etniche in quella
che è una società sempre più varia.
L'Italia ha almeno 40 stazioni radio o programmi radio che trasmettono dal
romanes al bengali, come pure in italiano.
Nonostante ciò, Clough-Marinaro dice che la politica non ha supportato
adeguatamente i migranti.
Dice Clough-Marinaro ad AKI che "l'Italia è parecchio indietro rispetto ad
altre nazioni riguardo ogni tipo di politiche integrative."
Visto che alcune stazioni radio trasmettono in italiano invece che nella
lingua nativa dei migranti, Marinaro dice che i programmi dovrebbero essere in
entrambe le lingue, per prevenire l'isolamento delle comunità.
Continua: "Se ci sono dei media nella sola lingua della minoranza, questa
sarà ghettizzata."
"Dev'essere parte di un più vasto progetto d'integrazione, ciò significa che
dev'essere possibile parlare in italiano, ma anche nella loro lingua nativa."
Clough-Marinaro dipinge un quadro fosco delle politiche italiane sotto il
nuovo governo ed intravede difficoltà per gli immigrati.
Dice ad AKI: "La situazione politica non aiuta, con l'ultimo governo
Berlusconi, la destra ha visto l'immigrazione come un problema di sicurezza e di
criminalità."
"Il nuovo governo non ha intenzione di fare molto per enfatizzare il ruolo
importante degli immigrati, specialmente con la Lega Nord che ha avuto una forte
crescita."
Berlusconi ha vinto le elezioni ma la sua maggioranza è condizionata
dall'appoggio della Lega Nord contro gli immigrati, che ha ottenuto l'8% dei
voti.
Martedì (scorso ndr) Berlusconi ha affermato l'intenzione di chiudere
le frontiere agli immigrati illegali.
Bajram Osmani,
membro preminente della comunità rom, è direttore della Voce Rom o Romano Krlo,
trasmessa da Radio Onda d'Urto nella settentrionale città di Brescia.
Osmani arrivò in Italia nel 1991 dall'oggi indipendente Kosovo, da dove
scappava per la situazione di tensione nel paese balcanico.
Adopera il suo programma radio per promuovere la cultura rom in Italia, dove
questo gruppo è sotto-rappresentato dai principali media pubblici e privati,
anche se molti componenti della comunità sono cittadini italiani o nati in
Italia.
Molte stazioni radio e trasmissioni sono effettuate su base volontaria e non
ricevono fondi dallo stato italiano, ciò rende difficile il loro successo.
"Questo è un programma di volontariato. Nell'Europa occidentale o fai da te o
sei fuori," dice Osmani ad AKI.
Nell'Europa dell'est, la comunità rom è meglio organizzata. Ci sono radio e
show televisivi che trasmettono in lingua romanes, riviste ed altri mezzi di
comunicazione.
Osmani trasmette notizie importanti per la comunità rom, come informazioni
sul processo immigratorio - un tema fondamentale per gli immigrati rom in
Italia.
Osmani non è preoccupato dal nuovo governo Berlusconi, e dice di apprezzare
il governo serbo per dare alla comunità un'opportunità di partecipare alle
prossime elezioni dell'11 maggio.
Durante le elezioni del gennaio 2008 in Serbia, due candidati rom hanno
ottenuto seggi in parlamento.
Clough-Marinaro, esperta sulla comunità rom, dice che i rom sono soggetti ad
una seria discriminazione in Italia, e niente sembra cambiare fino a che
l'Italia non sarà penalizzata per la sua azione.
"Se niente accade per forzare i media a terminare con la discriminazione
sistematica, un programma radio è come una goccia nell'oceano," dice.
L'anno scorso, il governo italiano ha passato un controverso decreto che
ordinava la rapida espulsione di cittadini dell'Unione Europea sospetti di
minaccia pubblica, dopo il brutale omicidio di una donna, commesso da un
immigrato illegale rumeno a Roma.
L'assassinio causò tensioni e sentimenti anti-immigrati in tutto il paese.
In un apparente "attacco di rivincita" razzista, assalitori mascherati armati
di lame, bastoni e catene, hanno picchiato quattro rumeni fuori da un
supermercato nei giorni caldi dopo l'omicidio.
Di Fabrizio (del 24/04/2008 @ 09:05:14, in sport, visitato 2651 volte)
Da
Romanian_Roma
Comunicato stampa (foto e video su
http://www.ergonetwork.org/run2008.htm)
Il 20 ottobre 2008, circa 900 persone hanno partecipato ad una maratona
contro la xenofobia, il razzismo e la discriminazione per le strade di Bucarest.
L'evento, organizzato da European Roma Grassroots Organisation, l'italiana Sport
per Tutti e da Open Society Institute’s Roma Initiative Office, era intitolato
"Corsa contro il Razzismo e la Discriminazione e formava parte di una più vasta
corsa interculturale nel mondo, Vivicittà. L'evento era anche un iniziativa
all'interno del Decennio per l'Inclusione Rom.
L'iniziativa di Bucarest era focalizzata nell'aumentare la consapevolezza
circa gli incidenti xenofobi accaduti in Italia alla fine del 2007 che hanno
portato ad un non voluto aumento delle tensioni interetniche tra italiani e
rumeni.
Il percorso passava ai limiti di due dei parchi centrali più popolari di
Bucarest (Herastrau and Kiseleff). Partners dell'evento erano l'Agenzia
Nazionale Rumeno per lo Sport, la Federazione Rumena d'Atletica,
l'Amministrazione Locale di Bucarest, la Federazione Rumena Sport per Tutti, la
Scuola Ispettorale di Bucarest, l'Associazione Atletica di Bucarest, il Centro
Politico per le Minoranze ed i Rom, l'Agenzia Nazionale per i Rom e il Consiglio
Nazionale Contro la Discriminazione.
L'evento intendeva creare legami tra le iniziative di base e le principali
istituzioni sportive in Italia e Romania, e sarà ripetuto il giorno 8 aprile
(Giornata Internazionale dei Rom) nei prossimi anni.
I partecipanti alla corsa comprendevano conosciuti sportivi Rom, Rumeni ed
Italiani, come il plurimedagliato Gheorghe Simion, Daniel Prodan (ex giocatore
di calcio e direttore delle Relazioni Internazionali della Federazione Calcio
Rumena) e Daniele Masala medaglia d'oro alle olimpiadi di Los Angeles del 1984.
Valeriu Nicolae, direttore esecutivo di European Roma Grassroots Organisation
e consulente di Open Society Institute, ha ottenuto un riconoscimento per il Far
Play da parte della Federazione Rumena d'Atletica per il suo lavoro
nell'organizzare la corsa.
European Roma Grassroots Organisation
Strada Rezonantei Nr.1-3
Bl 15-16 Sc A Ap 3 Sector 4
Bucuresti
Romania
Tel : (004) 0742379657 or 0727708788
COMUNICATO
Come ogni anno, a partire da Carlo Cuomo, di cui ricorre quest’anno il decimo
anniversario della morte, Rom e Sinti, ‘milanesi’ indesiderati, parteciperanno
al corteo del 25 Aprile dietro lo striscione della loro Associazione Aven
Amentza – Unione di Rom e Sinti, con sede nel campo comunale di via
Triboniano.
Il volantino distribuito ricorda, come sempre (siamo un paese di memoria corta,
è bene insistere), le persecuzioni e le stragi nazifasciste contro Rom e Sinti,
e la loro partecipazione alla Lotta di Liberazione, senza conseguenze
liberatorie, a tutt’oggi, dalla guerra del pregiudizio. Essi rimangono in attesa
–vera prova di resistenza!- d’un 25 Aprile, che viene tutti gli anni, ma non per
loro.
Ma il testo denuncia anche l’aggravarsi di atteggiamenti persecutori, in cui si
distinguono nuovi ‘amministratori’, esperti spesso bipartisan nell’eliminazione
(‘solo’ sgomberi, per carità) di problemi e portatori, anzi che nella loro
soluzione: denomadizzare, parola nuova per spregevoli pratiche nazifasciste, che
sembravano consegnate ad una dolente memoria. Berlin ohne Zigeuner, Berlino
senza Zingari, era lo slogan che accompagnò le Olimpiadi del 1936, prima tappa
della strada verso Auschwitz. È la sicurezza, ragazzi. Ma per chi?
Intanto Rom e Sinti cercano di crescer famiglia e lavorare: in nero,
sottopagati, licenziati non appena un indirizzo li denuncia come Zingari. E,
beninteso, nomadi , e pertanto ladri.
Per i Rom, conclude il testo, clandestini sono i diritti.
Un saluto cordiale dal presidente Ernesto Rossi.
70° anniversario del Manifesto della Razza, base per le Leggi razziali,
60° anniversario della Costituzione italiana,
SESSANTATREESIMO 25 APRILE DI LIBERAZIONE
non solo per gli Italiani ma per tutti coloro che qui sono giunti in cerca di
una terra di pace e di lavoro, di democrazia, dove ricostruire la propria vita e
riprogettare il proprio futuro.
se questo è un paese libero
lo deve alle lotte e al sacrificio di chi si è opposto alla dittatura fascista e
all’occupazione nazista, che molti, interessati o confusi, cercano oggi di
dimenticare, così come si cerca di cancellare la Storia, quella delle violenze e
delle stragi, delle deportazioni, dei campi di concentramento e di sterminio.
In tutta Europa, dovunque si è organizzato un movimento di Resistenza, Rom e
Sinti ne hanno fatto parte; spesso talmente numerosi da costituire intere
formazioni, con propri comandanti (come in Jugoslavia, in Francia, in
Slovacchia); spesso compiendo imprese e atti di valore personale e d’importanza
storica; talvolta persino ottenendo il riconoscimento di una medaglia, in cambio
d’una vita sacrificata. VOGLIAMO DIFENDERNE LA MEMORIA
Rivendichiamo, così come facciamo per le centinaia di migliaia di nostri (e
vostri!) fratelli, sterminati dagli oppressori, che queste persone stiano col
loro nome nella schiera di coloro che hanno contribuito a liberare questo ed
altri paesi e a porre le basi di una nuova Europa. Senza confini, proprio com’è
nella nostra antica cultura. Ecco i nomi degli ignoti partigiani
rom e sinti italiani:
*il rom istriano Giuseppe Levakovich, detto Tzigari, che militò nella
Brigata “Osoppo”, in Friuli, agli ordini del comandante Lupo *Rubino Bonora,
partigiano nella Divisione “Nannetti” in Friuli *Walter Catter, eroe
partigiano, uno dei Martiri di Vicenza, fucilato l’11 novembre 1944 *suo cugino
Giuseppe Catter, fucilato ventenne nell’Imperiese da brigatisti. Il suo
distaccamento ne prese il nome. È decorato al valore. *il sinto piemontese
Amilcare Debar, l’unico ancora vivente, staffetta e poi partigiano
combattente nella 48^ Bgt. Garibaldi “Dante Di Nanni”, comandata da Colajanni.
Dopo la guerra fu rappresentante del suo popolo alle Nazioni Unite.*E molti
altri, ancora più ignoti.
Il 25 Aprile è arrivato anche grazie a loro, ma per i Rom e i Sinti non è
arrivata la liberazione dal pregiudizio che ha segnato tutta la loro storia. E
ancora oggi li opprime.
Quest’anno è il decimo anniversario della morte di Carlo Cuomo, che dedicò la
sua vita alla lotta per la giustizia e la libertà, mettendo al centro del suo
ultimo impegno i diritti basilari di Rom e Sinti.
SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI SGOMBERI
Oltre 300 SGOMBERI in pochi anni a Milano e provincia
Questo significa donne e bambini che vagano abbandonati, persa la scuola e ogni
avere; uomini che vanno a lavorare senza una casa in cui fare ritorno, senza
saper dove ricoverare la propria famiglia:
certi amministratori si liberano dei problemi invece di affrontarli e
risolverli: così siamo tutti capaci
senza grandi stipendi. Denomadizzare è il verbo di ultima moda: parole nuove per
idee e pratiche vecchie, spregevoli, inumane, nazifasciste: Berlin ohne Zigeuner,
1936, Olimpiadi di Berlino senza Zingari. Deportati. Così è cominciata la storia
di Auschwitz. Siamo l’unico altro popolo, insieme agli Ebrei, sterminato durante
la Seconda Guerra Mondiale, per la sola colpa di esistere. È un dolore che non
si cancella mai. Ma ritorna più vivo quando vediamo fra voi quelli che
rimpiangono un passato infame. E senza vergogna pregano non si sa quale dio, in
chiese che non li vomitano fuori.
Punire chi commette reati, italiano, rom, sinto, o altro.
Casa, lavoro, scuola, salute, cultura per tutti!
Se un italiano ruba, è un ladro – se un rom ruba, tutti i rom sono
ladri – la sentenza è senza appello.
Non importa se ti alzi alle quattro del mattino per andare in cantiere per 10-12
ore di lavoro in nero, malpagato, senza sapere se tornerai a casa vivo o
storpiato. Costruiamo le vostre case; a noi offrono campi, container e
roulotte. Se no, baracche. O dormitori comunali, per dividere le nostre
famiglie. Per poter fingere e sostenere che siamo nomadi, anche se
abbiamo lasciato in patria le nostre case.
se la legge è uguale per tutti, perché per Rom e Sinti ci
vogliono leggi, regolamenti, patti speciali?
L’Unione Europea è formata da 27 stati e una nazione: questa siamo noi.
(dichiarazione ufficiale del Parlamento dell’Unione Europea)
* *** *
La nostra ASSOCIAZIONE “AVEN AMENTZA” – UNIONE di ROM E SINTI
è nata quattro anni fa per combattere il pregiudizio, con
l’incoraggiamento di CGIL Lombardia, Camera del Lavoro e Coop Lombardia. È
un’associazione di Rom, Sinti e non rom (gagè).
La nostra impostazione: *avere voce come Rom e Sinti, perché oggi, qui,
siamo muti *difendere concretamente i nostri diritti, per consolidare
l’esercizio dei doveri *usare l’associazione come percorso d’integrazione
nell’esercizio della democrazia *difendere la legalità e la sicurezza di tutti.
Partecipiamo al progetto europeo di ricerca RomEco; stiamo compiendo una
ricerca sulla partecipazione dei Rom e Sinti alla Resistenza. Ma
l’iniziativa di gran lunga più scandalosa cui abbiamo dato vita, grazie al
sostegno attivo di Camera del Lavoro di Milano e FILLEA Cgil, è stata l’apertura
(giugno 2005) d’uno sportello sindacale, tuttora attivo, nei campi di via
Triboniano, per il controllo delle buste paga e delle situazioni
lavorative di numerosi Rom, romeni e bosniaci.
SICUREZZA PER TUTTI – LA SICUREZZA È UN BENE COLLETTIVO, NON PRIVATO
Decine di Rom perdono il lavoro perché identificati dall’indirizzo del campo
come Zingari
Venite con noi! Questo significa Aven Amentza in romanès. Chi è interessato ai
nostri progetti e al nostro modo d’agire, può contattarci al telefono sotto
indicato o all’indirizzo meg.rossi@tin.it.
Per i Rom, clandestini sono i diritti
sede legale: Via Triboniano 212 – 20156 Milano (Italia). Tel.
+39.(02).48409114
Di Fabrizio (del 25/04/2008 @ 09:23:51, in Italia, visitato 2226 volte)
Le autorità di Milano commettono un nuovo crimine contro i Rom:
antifascisti, vi invitiamo a ritrovare i valori della Resistenza
di Roberto Malini - Gruppo EveryOne
Milano, 24 aprile 2008. La città della Madonnina si prepara a festeggiare la
Liberazione capovolgendone lo spirito. La liberazione che Milano e i suoi
politici, una banda di razzisti senza scrupoli, inseguono è quella dai poveri,
dalle minoranze deboli, dalle famiglie Rom. Milano dedica mezzi e risorse,
impiega decine di agenti della forza pubblica per trasformarsi in una città "Zigeunerfrei",
libera dagli zingari. Ho vissuto a Milano per tanti anni e l'ho abbandonata
quando da città della solidarietà è divenuta città dannata, in preda a deliri
architettonici, fieristici e razziali, come la Berlino di Hitler. Oggi una
"squadra di protezione" formata da agenti in assetto antisommossa, agli ordini
dell'Obergruppenführer Gianvalerio Lombardi ha compiuto un'operazione di
sgombero nei confronti della comunità di Rom romeni, provenienti da Timisoara,
che si era rifugiata in un campo del quartiere Giambellino. Il campo era
"abusivo": numerose famiglie in condizioni di miseria tragiche si erano
rifugiate lì per evitare di morire di fame e malattie nella loro città di
origine, vivevano in una situazione di segregazione e discriminazione
insostenibile. L'azione degli agenti - ma per amor del vero, dopo aver osservato
le loro malefatte con i miei occhi, preferisco chiamarli "sgherri" - è stata
eseguita con metodi brutali. Uomini, donne e nugoli di bambini sono stati
costretti a uscire dalle loro baracche, messi in fila come gli ebrei rastrellati
dai nazisti durante l'Olocausto e costretti ad assistere alla distruzione del
loro piccolo, miserabile mondo. Le baracche sono state distrutte e date alle
fiamme senza che agli occupanti fosse concesso di prelevare i propri pochi beni.
Una mamma supplicava gli uomini in divisa: "Per piacere, lasciatemi prendere le
copertine per i miei bambini". Un poliziotto le rispondeva con un ghigno: "Non
ti servono a niente, perché adesso, con il nuovo governo, vi rimandiamo tutti in
Romania". I bambini piangevano, mentre i loro aguzzini li spintonavano e li
intimidivano con parole dure, offensive, improntate all'odio razziale. Una delle
famiglie cacciate in malo modo dalla squadraccia era la famiglia Covaciu, il cui
capofamiglia è un missionario evangelico, noto presso i Rom di Milano per gli
innumerevoli gesti di altruismo compiuti nei riguardi delle famiglie
perseguitate. Sua moglie parla cinque lingue: il romeno, il romanes, il
francese, lo spagnolo e l'italiano. Una dei loro quattro bambini, Rebecca
Covaciu, 11 anni, è dotata di un notevole talento nel campo delle arti
plastiche, tanto che alcuni dei suoi disegni - che documentano la vita dei Rom
in Italia - sono stati esposti a Napoli, nel corso della Giornata della Memoria
2008, presso le prestigiose sale dell'Archivio Storico, che li ha acquisiti in
permanenza. Altre opere di questa bambina straordinaria fanno parte del Museo
d'Arte contemporanea di Hilo (Stato delle Hawaii, U.S.A.). Le opere grafiche di
Rebecca sono state selezionate inoltre all'interno del Festival di Intercultura
di Genova "Caffé Shakerato" e concorrono per il Premio UNICEF 2008. Nonostante
questi suoi meriti, nonostante l'impegno del padre Stelian a cercare un lavoro
anche umilissimo in Italia, la famiglia Covaciu era costretta a vivere in una
baracca, in mezzo ai topi e ai parassiti, senza acqua potabile né corrente
elettrica. Solo l'aiuto offerto dai membri del Gruppo EveryOne ha evitato che
Stelian, sua moglie e i loro quattro bimbi subissero un destino tragico. Ora
Rebecca - che non è solo una grande promessa dell'arte europea (promessa che
sarà mantenuta solo se la persecuzione razziale in Italia non la ucciderà), ma
un angelo di sensibilità, altruismo e bontà - si è incamminata in una "marcia
della morte" verso il nulla, con i suoi cari. Noi cerchiamo di aiutarli come
possiamo, così come cerchiamo di soccorrere tanti altri Rom, ma le nostre
possibilità sono limitate e le tragedie causate dal razzismo e dalla spietatezza
delle istituzioni italiane sono migliaia. Non basta "occuparsi della
questione-Rom", bisogna che i veri antirazzisti, le poche persone che ancora
credono nel valore dei Diritti Umani, i veri spiriti umanitari e coraggiosi si
cerchino e facciano fronte, insieme, a una tragedia che per orrore e dolore
ricorda molto da vicino gli anni dell'Olocausto, della Shoah, del Samudaripen.
Di Fabrizio (del 26/04/2008 @ 09:15:25, in Italia, visitato 2379 volte)
Ricevo da Tommaso Vitale
Presentati i risultati del progetto realizzato tra l’ottobre e il novembre
del 2006 dal Gruppo immigrazione e salute del Lazio. Coinvolti 140 operatori.
1.500 le schede compilate. 384 casi di ipertensione, il 77% in persone con più
di 35 anni
ROMA – Gli operatori sanitari coinvolti sono stati in tutto 140. Tra questi
c’erano 63 medici, 58 infermieri e 24 altre figure professionali. Cinque le
Asl di Roma coinvolte per una campagna che si è sviluppata tra l’ottobre e il
novembre del 2006 e che ha interessato circa 5000 nomadi Rom e Sinti presenti
nei 35 campi della capitale. Si tratta del progetto “Salute senza esclusione” il
cui obiettivo era quello di avvicinare la popolazione Rom e Sinti alle strutture
sanitarie pubbliche e nello stesso tempo verificare lo stato di salute e le
eventuali emergenze sanitarie della popolazione nomade. Sono questi i dati
salienti del progetto curato dal Gris del Lazio (gruppo immigrazione e salute
del Lazio) e dall’area sanitaria della Caritas, con il patrocinio della Società
italiana di medicina delle migrazioni.
I risultati del progetto sono stati presentati questa mattina a Roma nel
complesso monumentale del Santo Spirito, alla presenza dell’assessore regionale
alla sanità, Augusto Battaglia e del neo senatore Lucio D’Ubaldo, già presidente
del Cda Laziosanità-Asp. Alla presentazione hanno partecipato poi anche Pietro
Grasso, direttore generale Asl-Roma E e naturalmente Maurizio Sprovieri (Asl
Roma E e Gris Lazio) che ha coordinato i lavori e Salvatore Geraci, dell’area
sanitaria della Caritas, uno dei curatori della ricerca e della realizzazione
del progetto. I risultati quantitativi sono stati presentati dalla dottoressa
Laura Cacciani (AspLazio). La popolazione interessata dal progetto si aggira
sulle 5000 persone, in 35 campi nomadi della capitale.
Complessivamente gli operatori che sono stati coinvolti nel progetto sono
riusciti a compilare circa 1500 schede. Secondo il racconto degli operatori, la
maggiore sensibilità si è riscontrata tra le donne Rom che si sono avvicinate
con più facilità e si sono mostrate più curiose nei confronti del progetto
sanitario. Interessante il dato sul controllo della pressione arteriosa,
soprattutto degli uomini. Rispetto a circa 2000 contatti che si sono potuti
realizzare, i medici delle Asl coinvolte hanno riscontrato 384 casi di pressione
alta o ipertensione. Il 77% dei casi di ipertensione si è riscontrata tra
persone con più di 35 anni. Di questi casi il 71% riguardava una ipertensione
lieve, il 21% una ipertensione moderata e infine un 8% una ipertensione grave.
(pan) (vedi lanci successivi)
Campagna sanitaria a Roma, nessuna emergenza
Importante la vaccinazione dei bambini (''scoperto'' solo il 9%), ma hanno
pesato gli sgomberi del 2007. In alcuni insediamenti non è stato possibile
accertare completamente le condizioni igieniche e sanitarie
ROMA - Non si sono riscontrati casi di malattie infettive, né emergenze
sanitarie particolari nel corso della campagna di avvicinamento alle strutture
sanitarie pubbliche per i Rom e i Sinti di Roma che è stata realizzata nella
capitale alla fine del 2006 dal Gris (gruppo immigrazione e salute) e dalla
Caritas. A distanza di due anni si è fatto oggi un bilancio di quella esperienza
per poter estendere il modello di ricerca e di intervento anche ad altre realtà.
Lo spunto per avviare una campagna sanitaria era stato dato nel 2005 da due casi
di poliomelite che si erano manifestati in quell'anno in Bulgaria. Non c"è stato
comunque nessun stato d’allerta, ma la campagna sanitaria del 2006 a Roma ha
permesso comunque di vaccinare decine di bambini che erano rimasti fino ad
allora fuori dal sistema di prevenzione e controllo.
Il dottor Giovanni Baglio, presentando questa mattina a Roma i risultati della
campagna di sanità pubblica, ha detto che allora c’erano state ragioni
epidemiologiche fondate, ma che poi per fortuna non si sono riscontrate
particolari emergenze sanitarie in Italia tra i Rom e Sinti. Gli obiettivi della
campagna sanitaria nei campi Rom sono stati dunque due: il primo relativo alla
copertura delle vaccinazione e il secondo relativo all’accesso ai servizi da
parte dei Rom e Sinti. La campagna del 2006 ha fatto seguito a un precedente
intervento del 2002, durante il quale è stato vaccinato l’80% dei bambini dei
campi nomadi. Il grado di "scopertura”, ovvero il grado di assenza di vaccini, è
passato così dal 40% al 9%.
Molto importante, secondo il dottor Baglio, ma anche secondo il dottor Sprovieri
della Asl Roma E che ha coordinato i lavori di presentazione della ricerca, è
stato il grado di coinvolgimento del privato sociale nell’attività delle
strutture sanitarie pubbliche. Nelle conclusioni della ricerca, si mette
comunque anche in evidenza che l’impatto generale dell’intervento sanitario è
stato in parte vanificato dagli sgomberi avvenuti nel corso del 2007 a Roma. La
finalità del progetto era quella di favorire un rapporto stabile tra la
polazione dei Rom e Sinti e i servizi sanitari territoriali, ma ovviamente
questo deve presupporre un certo radicamento o quantomeno una stanzialità. In
alcuni insediamenti non è stato possibile accertare completamente le condizioni
igieniche e sanitarie.
Dall’esperienza che i medici e in generale gli operatori hanno fatto nei campi
Rom, si ricavano alcune conclusioni che sono generalizzabili. Ci sono cioè
alcune parole-chiave che sono emerse: 1) lavoro in rete; 2) integrazione e
sinergia tra pubblico e privato sociale; 3) approccio al tema con equipe
multidisciplinari; 4) offerta attiva di prestazioni sanitarie; 5) coinvolgimento
attivo della popolazione di riferimento. (pan) (vedi lancio successivo)
Di Sucar Drom (del 27/04/2008 @ 11:12:31, in blog, visitato 2284 volte)
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