Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 09/08/2013 @ 09:07:34, in lavoro, visitato 2039 volte)
Da
Czech_Roma
L'Ufficio Ceco del Lavoro definisce le email di spam sui Rom come "bugie
e sciocchezze" - Praga, 1.8.2013 23:10
Un'altra mail disonesta sta circolando online, dove il presunto autore Jirhì
Mashka descrive come i Romanì starebbero "diventando ricchi" sfruttando il
welfare. Email bufala che è anche stata spedita più volte al news server
Romea.cz.
La Direzione Generale dell'Ufficio del Lavoro della Repubblica ha risposto
con un comunicato stampa, definendola "un mucchio di bugie e sciocchezze". Ne
pubblichiamo sotto la traduzione integrale:
Comunicato stampa dell'Ufficio del Lavoro della Repubblica Ceca: il
welfare è destinato solo ai veramente bisognosi ryz, press release of the Labor Office of the Czech Republic
Sta circolando ultimamente un racconto online in cui Jirhì
Mashka, che firma la mail, descrive la vicenda di un romanì che gli avrebbe
raccontato come "si diventa ricchi", tra l'altro, truffando il welfare. Dato che
questa storia è semplicemente un mucchio di bugie e sciocchezze, l'Ufficio del
Lavoro della Repubblica Ceca (U'P) considera necessario spiegare il reale
stato delle cose riguardo il sistema di welfare in questo paese.
Secondo l'autore della mail, le "istruzioni" per ottenere la più alta somma
di denaro possibile da un comune o dallo stato, è di partorire un bambino
all'anno. Secondo la mail, ogni parto darebbe diritto ad un assegno di 230.000
corone (circa 90.000 euro, ndr).
E' un'assoluta sciocchezza. In primo luogo, la somma massimo che può essere
concessa a un genitore per ogni figlio è di 220.000 corone. L'ammontare e la
durata del beneficio dipendono dalle seguenti circostanze:
- Almeno uno dei genitori deve avere, al momento del parto, un
reddito corrispondente al 70% del 30% delle rate dei requisiti
di soggiorno giornaliero (DVZ). Quest'informazione è necessaria
per calcolare l'aiuto finanziario da erogare durante il congedo
di maternità.
- Se il reddito dei genitori eccede il DVZ, la maggior parte
dei richiedenti può sperare di ricevere non oltre 11.500 corone
al mese.
- Se il reddito è inferiore o pari al 70% del 30% delle rate
DVZ, allora si può sperare di ricevere 7.600 corone al mese.
- Se nessuno dei due genitori mostra un reddito su cui basare
un qualsiasi calcolo, allora il beneficio è di 7.600 corone (non
negoziabile) sino al compimento del nono mese dalla nascita del
bambino. Dopodiché la somma si riduce a 3.800 corone sino a
quando il bambino compie quattro anni.
- E' anche necessario comprendere che detti benefici possono
applicarsi ad un bambino alla volta, di solito trattasi del più
piccolo.
Da parte del sistema di supporto statale (SSP) c'è un altro beneficio,
offerto come complemento direttamente al minore. E' un sussidio di base, a lungo
termine, alle famiglie con figli, per aiutarle a coprire i costi associati al
mangiare e alla crescita, che altrimenti sarebbero scoperti. Una qualifica per
questo sussidio è il reddito della famiglia inferiore a 2,4 volte il reddito di
sussistenza rispetto alla dimensione della famiglia. Nel decidere l'ammontare
del sussidio, è determinante il reddito dichiarato nel corso dell'anno
precedente, inclusi i benefici genitoriali. L'ammontare di questo sussidio
dipende dall'età del bambino.
Non esiste la possibilità di distribuire in anticipo sotto forma di assegno
questo denaro. I sussidi vengono elargiti mensilmente da U'P, tramite conto
bancario o inviati all'ufficio postale.
Un altra tesi contenuta nella mail suggerirebbe a un padrone di casa di farsi
carico del maggior numero possibile di affitti, per così poter ricevere migliaia
di corone dalle casse comunali, a rimborso di alloggio e facilitazioni. In primo
luogo, ciò sarebbe illegale. Se U'P o qualsiasi altro corpo amministrativo
dovesse venire a conoscenza di un simile processo, dovrebbe immediatamente
sottoporlo alle autorità di polizia giudiziaria della repubblica. Riguardo alle
competenze di U'P, è in grado di dedurre la somma di tale eccedenza da quanto
erogato come welfare, e recuperarlo dalla persona interessata (nei casi critici,
si può coinvolgere un'agenzia di recupero crediti).
In tale contesto, l'U'P ritiene importante sottolineare che nessun comune è
coinvolto nel pagare affitti individuali. L'autore di quella mail pensa
probabilmente si riferisce ai contributi alloggiativi nel sistema SSP, o altre
forme di aiuto per le abitazioni , disponibili per le popolazioni in difficoltà
materiale. I costi dell'alloggio, per esempio, della corrente e dell'affitto,
dev'essere regolarmente documentato da parte dei richiedenti, sia su base
mensile che trimestrale. Gli organi competenti stabiliscono la somma specifica
del sussidio secondo il reale e riconosciuto costo dell'abitazione. In entrambe
i casi, famiglie o individui, bisogna avere un reddito basso.
Intanto che il contributo alloggiativo viene elargito, il proprietario o
l'affittuario registrati all'indirizzo come residenti permanenti, hanno titolo a
detto contributo soltanto se il 30% del reddito familiare non è sufficiente a
coprire il costo dell'alloggio (35% a Praga) e se il 30% (35% a Praga) del
reddito familiare è inferiore ai costi normativi pertinenti stabiliti per legge.
Entrambe i sussidi possono essere rimborsati nel corso di 10 anni, per un
massimo di soli 84 mesi. L'unica eccezione riguarda le case abitate da persone
oltre i 70 anni, o quelle abitate da persone con disabilità residenti in
appartamenti progettati o ristrutturati sulla base delle loro esigenze.
L'autore di questa mail piena di favole menziona anche quanto sia facile
ottenere aiuti finanziari per l'acquisto di vestiti, carbone o cibo. Sostiene
che una famiglia di cinque componenti può accumulare con questi benefici sino a
30.000 corone al mese.
L'autore intende riferirsi a quanti sono in difficoltà materiale e, ad
esempio, ususfruiscono di contributi di sussistenza. Questi sussidi non possono,
nel caso delle famiglie, arrivare a tali somme di denaro. Si basano
sull'ammontare del reddito minimo di sussistenza stabilito legalmente.
L'autore della mail non dimentica di menzionare altri benefici che ritiene
siano a portata di mano. Menziona sussidi per l'acquisto di cartelle e altro
materiale scolastico per bambini.
Questo tipi di sussidi vengono elargiti ai bisognosi come assistenza
immediata straordinaria. Tuttavia, anche in questi casi non è possibile abusare
dei sussidi preposti. Per riceverli, si deve presentare il motivo provato di
tale richiesta. La sede decentrata di U'P è ovviamente in grado di fornire
il finanziamento quanto prima possibile, perché il richiedente non abbia
problemi inutili. Nel contempo, però, detti uffici valutano i casi individuali
attentamente. Tengono registrazione su come il richiedente adopera il denaro e
gli chiedono di predisporne documentazione. Last but not least, ogni U'P
è anche in gradose ci fossero dubbi sull'impiego corretto del sussidio, di
avvalersi tramite pagamento diretto nel caso di doposcuola, campi, ecc.
Nel richiedere qualsiasi sussidio, o dal sistema si sostegno sociale statale
o come aiuto per persone in difficoltà, il richiedente eil beneficiario devono
anche fornire documentazione su tutte le forme di reddito. Se queste dovessero
essere nascoste, il richiedente può essere multato e deve rimborsare all'U'P la
somma erogata.
Le "istruzioni online su come diventare ricchi" terminano con un romanì
immaginario che descrive l'opzione degli "acquisti", ad esempio di prodotti
elettronici attraverso layaway (VEDI,
ndr.) e portarli poi al più vicino negozio dei pegni. L'autore sottolinea
anche che il miglior modo per accedere ai sussidi è di usare forza e pressioni
contro il personale U'P.
E' altamente probabile che un simile scenario comporterebbe un reato.
Inoltre, nel valutare le richieste di quanti sono in disagio materiale, U'P
registra sempre tutte le fonti di reddito del richiedente e le attività in suo
possesso.
Se qualcuno tentasse di fare pressioni fisiche o verbali al personale U'P,
sarebbe considerata na forma di comportamento criminale, e le informazioni in
merito comunicate immediatamente alle autorità di perseguimento penale.
Corrisponde al vero che a volte il personale può trovarsi in situazioni simili,
ma questo non soltanto con persone di origine romanì.
Tutte le nostre sedi hanno preso le necessarie misure di sicurezza e
collaborano con la polizia municipale o con servizi di sicurezza privata, nel
caso di simili incidenti. Il suo personale non si sottomette né a minacce né a
violenze.
Di Fabrizio (del 12/11/2013 @ 09:01:34, in lavoro, visitato 1572 volte)
Monta la protesta tra gli zingari che vogliono manifestare a Venezia - di
Cristina Giacomuzzo
VICENZA. La burocrazia rende la vita difficile non solo agli artigiani e
imprenditori, ma anche agli zingari. Sono tempi duri per chi, nomade, si arrabbatta rivendendo il ferro vecchio. Sì
perché da almeno due settimane i gestori degli impianti di recupero hanno
bloccato tutto: non accettano più nulla, in attesa di una interpretazione della
norma che rientra nel sistema della rintracciabilità dei rifiuti (Sistri). E
intanto anche alla Caritas di Vicenza c'è preoccupazione perché il termometro
sale. E c'è chi denuncia tutta la sua disperazione. E' Cristian Argentini, 39 anni, zingaro che abita
nell'hinterland: "Questa era l'unica certezza economica che avevo per assicurare
qualcosa da mangiare ai miei quattro figli in modo legale. Cosa devo fare? E'
così che ci costringono a rubare".
IL QUADRO. Argentini è uno dei circa seicento nomadi che abita ormai stabilmente
nel Vicentino. "Il 98 per cento di questi - assicurano dalla Caritas - vive di
questo tipo di lavoro". Un tipo di attività che aveva già ricevuto un primo giro
di vite quando si era imposto l'iscrizione alla Camera di commercio, proprio
come un qualsiasi ambulante. Adesso però si complica perché pare che gli
ambulanti del ferro debbano provvedere alla compilazione di specifici formulari
e un'altra lunga serie di incombenze burocratiche. Conferma Argentini: "Vendere
il ferro vecchio rappresenta per me, come per tanti altri zingari, l'unica
entrata economica. Io non chiedo la carità - dice - ma almeno mi sia dia la
possibilità di lavorare. Ora per continuare a fare questo mestiere, mi si
chiedono 9 mila euro di deposito per il mezzo che deve avere determinate
caratteristiche per il trasporto del materiale. Ma come faccio?".
IL TAVOLO. Il nodo sta venendo al pettine in tutta la sua complessità. In
Caritas a Vicenza da settimane si raccolgono le testimonianze di sinti vicentini
che si ritrovano chiuse le porte del gestore dell'impianto che non accetta più
il loro ferro. Per questo i volontari avevano tentato di affrontare il problema
direttamente con il gestore, ma hanno capito che è questione di legge.
RTV Slovenia: Bastoni fra le ruote, non nelle pentole - Testo: Bogdan Miklich.
Foto: Matek Kristovich
Al lavoro
A Maribor si doveva aprire un ristorante rom, al quale avevano dato nome Romani kafenava, ma nel quartiere di Magdalena non sono d'accordo sul fatto che il
ristorante sia al numero 34 di via Gornega, dove prima si trovava la pizzeria
Chu-Chu. Per questo il sindaco Andrej Fishtravec non ha firmato il contratto
d'affitto.
Per il ristorante, nel quale cuoche rom avrebbero preparato piatti tipici della
tradizione rom e nel quale avrebbero lavorato camerieri rom, sono stati spesi
300.000 euro. Il progetto è finanziato all'85% dall'Unione Europea e per il
restante 15% dal Ministero per il Lavoro, la Famiglia e gli Affari Sociali.
Il capo del progetto Shtefan Simonchich ha chiarito che è stato confiscato
un'ora e mezza prima della firma del contratto, seppure il locale fosse vuoto da
più di un anno. Una delle ragioni per aprirlo nella zona è la vicinanza con
centro intergenerazionale. "Abbiamo buoni rapporti con tutte le organizzazioni
che lavorano nei dintorni" dichiara Simonchich. "Il ristorante rom
collaborerebbe con un centro intergenerazionale e con gli altri attori. In quella
zona vi sono più di 1000 metri quadri di superficie e quindi c'è posto per
tutti. Sarebbe utile a tutti che vi siano più attività cosicché vi siano più
clienti anche per gli altri." ragiona Simonchich che non si sa spiegare come il
quartiere di Magdalena abbia bloccato l'apertura del ristorante rom.
Nel piatto
Potrebbe derivare dal fatto che, in quel quartiere, gli abitanti di un
condominio abbiano dato la colpa ai rom per problemi condominiali. "Spero che il
sindaco ci ripensi, dato che ha un dottorato in sociologia e perciò sono certo
che capisca quando sia difficile includere le minoranze in alcuni quartieri e
che quindi permetta l'apertura del ristorante rom in quel locale." dice Simonchich che aggiunge come esso sia uno dei passaggi che potrà facilitare
l'inclusione dei rom. Il ristorante rom porterà loro speranze di assunzione dato
che a Maribor si è già alla seconda generazione di rom disoccupati. "In città
nemmeno gli sloveni trovano lavoro, figuriamoci i rom."
Il desiderio del ristorante, secondo le parole di Simonchich, è di aprire il
prima possibile in modo tale che i rom ottengano al più presto un lavoro.
L'ultima scadenza è a febbraio 2014 perciò dovrebbero già cominciare a
risistemare il posto e la rete elettrica. "Se non ci daranno quel locale ne
dovemmo trovare un altro sempre a Maribor poiché dobbiamo portare a termine il
progetto. Se il ristorante non sarà aperto entro il 1 febbraio dovremmo ridare
indietro il denaro. Se questo progetto, unico in territorio sloveno, non verrà
portato a termine sarà evidente il loro odio nei confronti dei rom." dichiara Simonchich.
Il sindaco Fishtravec propone la ricerca di una locazione alternativa, cosa che
non piace ai coordinatori del progetto. "Da quando sono iniziati i problemi per
trovare un posto per il ristorante rom a Maribor sono aumentati i discorsi
contro i rom. Rimangono difficoltà tra gli abitanti rom e non-rom e arrendersi
porterebbe a aumentare i discorsi negativi. Le forbici e il nastro li ha in mano
il sindaco e perciò ancora una volta gli chiediamo di riconfermare il primo
locale scelto", afferma Simonchich.
Poiché il progetto ha titolo di cooperativa sociale hanno dovuto fare un
progetto ben sviluppato e evidenziare il numero di nuovi impieghi creati. Il
cibo sarà rom dei Balcani, del mediterraneo e turco. Vi saranno molte spezie.
"Sarà la cucina sana e saporita delle nostre mamme e delle nostre nonne" dice
Simonchich
"L'esperienza culinaria sarà arricchita da musica rom dal vivo e
aumenteremo le conoscenze della gente sulla cultura rom. Ci sarà anche la
possibilità di avere un bar. Il nostro obiettivo è di aumentare la vicinanza tra
la popolazione rom e non-rom grazie alla conoscenza del mondo rom e delle sue
tradizioni. Pensiamo che ciò possa arricchire la nostra città e richiamare
turisti, ci dispiace che alcuni non lo capiscano" dice Simonchich che, proprio
per questo, spera che le difficoltà vengano al più presto superate poiché il
progetto non porterebbe beneficio solo ai rom ma anche alla popolazione
maggioritaria.
Secondo il sindaco Fishtravec, se il quartiere di Magdalena vuole acquistare la
ex pizzeria Chu-chu e il relativo locale, il comune non darà loro le chiavi.
"Abbiamo chiarito con il comitato di quartiere che si possono vendere solo i
locali in cui il comitato svolge le sue attività. Il precedente sindaco ha dato
permessi non conformi alla legge anche se tali non si sono mai realizzati per
mancanza di un contratto d'affitto regolare" chiarisce Fishtravec e si augura
che le cose si sistemino. "Qui non si parla solo di xenofobia e di coabitazione
impossibile con altri gruppi etnici ma anche della realizzazione di un progetto
con fini politici positivi che spero di portare a termine a Maribor" afferma Fishtravec. Il motivo per una realizzazione impossibile per il comitato di
quartiere di Magdalena risiede nel fatto che esso è formato dai quadri dell'ex
sindaco.
Di Fabrizio (del 30/11/2013 @ 09:08:11, in lavoro, visitato 1592 volte)
I Rom a Geyve vivono di mele cotogne da
MEDIAROMA
I Rom di Geyve (regione di Marmara), nonostante ogni tipo di pregiudizio e
calunnie rivolte loro, usano la loro creatività per rendere la loro vita simile
a quella dei fratelli e sorelle di altre parti della Turchia. Le famiglie a
Geyve inviano le mele cotogne difettose coltivate nelle locali aziende agricole
a compagnie di esportazione di marmellate e succhi di frutta.
I prezzi delle cotogne a Geyve sono bassi, a causa dell'abbondante raccolto.
Perciò i produttori non devono aggiungere quelle difettose alla loro lista di
vendita. Queste ultime sono ben sfruttate dai Rom, che le dividono dalle altre.
Il tasso di disoccupazione tra i Rom di Geyve è superiore alla media nazionale
del gruppo. Quindi questi Rom cercano di sfruttare ogni occasione per
sopravvivere alle circostanze, facendo delle cotogne un modo di vita, almeno per
ora.
Source: Geyveyoresi.com
Di Fabrizio (del 02/12/2013 @ 09:09:06, in lavoro, visitato 1726 volte)
Torino, 19 novembre 2013. Cristian Santauan, ragazzo rom rumeno, ha spiegato
all'incontro "Torino Meno Rifiuti" , organizzato da Eco dalle città, la sua
esperienza di recuperatore, che durante la settimana scandaglia i cassonetti
e poi sabato e domenica tenta di vendere al Balon gli oggetti recuperati: abiti,
scarpe, persino piatti e bicchieri. Commenta questa pratica l'assessore
all'Ambiente del Comune di Torino Roberto Ronco
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sintologia
Così Gianni Fava intervenendo al convegno sul tema tenutosi oggi a Milano.
L'assessore alla Cultura della Lombardia ha sottolineato: "Il processo attuale
di presidio va sostenuto". Trecentottandadue giostre che servono circa 105.000
persone, per una presenza annua in 8.000 fiere paesane. E', in sintesi, il
ritratto delle piccole giostre in Lombardia, ovvero l'insieme delle attività
dello spettacolo viaggiante, che, oltre alla rivitalizzazione delle piazze
comunali, comprende le tradizionali piccole attività di spettacolo gestite in
particolare da appartenenti alle minoranze linguistiche sinte e destinate in
particolare ai più piccoli, dai tratti fortemente identitari per la tradizione
lombarda.
"Attività di nicchia - ha detto l'assessore regionale all'Agricoltura Gianni
Fava, intervenendo, oggi, in apertura dei lavori del convegno 'Spettacoli
tradizionali delle giostre in Lombardia: sicurezza e valorizzazione delle
attività verso Expo 2015' - e di qualità, frutto di attività che assicurano il
mantenimento di un presidio fondamentale nei piccoli paesi: se le giostre
abbandonano i nostri piccoli centri, le piazze dei piccoli centri rimangono
vuote e perderanno sempre di più il loro carattere di incontro e sicurezza"
...continua su
U VELTO
Di Fabrizio (del 22/12/2013 @ 09:08:00, in lavoro, visitato 2053 volte)
Una Romnì non riusciva a trovare lavoro, ora dirige un negozio suo
-
Bratislava/Liptovsky' Mikulash, 18.12.2013 17:47, (ROMEA)
Romovia.sme.sk, translated by Gwendolyn Albert
Riferisce il news server Romovia.sme.sk la storia di Jana Ferencova', una Romnì che ha vissuto per anni negli ostelli della Repubblica Ceca, prima di
iniziare un'attività propria dopo essere
tornata in Slovacchia (testo in slovacco). Per il secondo anno conduce un
negozio di abiti di seconda mano nella città di Liptovsky' Hradek.
Ferencova' e suo marito hanno lavorato per tre anni nella Repubblica Ceca,
cambiando tre volte l'indirizzo del negozio, ma sempre rifiutandosi di
rinunciare al loro sogno. Racconta: "Mio marito e io volevamo una vita buona per
i nostri figli, per questo andammo in Repubblica Ceca in cerca di lavoro. Qui
[in Slovacchia] non eravamo riusciti a trovarlo."
La proprietaria, 47 anni, viene da una famiglia di nove bambini. Il padre per
dare da mangiare alla famiglia lavorava con una piccola attività in proprio.
Quando lui si ammalò, trovò lavoro nella capitale, Bratislava, per la figlia
più grande, come donna di pulizie. "Per noi i genitori erano un modello, e
abbiamo voluto essere lo stesso per i nostri figli," insiste Ferencova', che
ha solo l'istruzione primaria.
"Non è stato facile, ma ce l'abbiamo fatta," dice. Pur vivendo all'estero,
poco a poco hanno iniziato a migliorare, senza mai considerare di insediarsi lì
permanentemente.
Dice: "Tre anni fa stavamo lavorando a Praga. Mio marito là dirigeva una
squadra di costruzioni, tutti erano in proprio. Il proprietario dell'ostello
dove vivevamo nel quartiere Hloubetín mi offrì un lavoro come donna di pulizie."
Fu il punto di svolta. Lavorò all'ostello per un anno, ma nel frattempo suo
marito perse il lavoro.
Il direttore dell'ostello gli offrì un lavoro come manutentore, ma la donne,
con tre figli, non voleva più che i figli vivessero lì. "C'erano dei bambini di
10 anni che fumavano. Sigarette, lo capisco, ma la marijuana? Temevo soprattutto
per mio figlio Daribor, che allora aveva 13 anni e già abbastanza problemi di
suo," dice.
Quindi, la decisione finale era chiara - il ritorno in Slovacchia.
Riassumendo: "Una volta che ero a casa ho iniziato a spedire curriculum ovunque,
ma tutti mi tornavano indietro."
Impossibile trovare un lavoro con la sua sola istruzione primaria. "Non avevo
referenze, ma sono capace e affidabile. Molte volte c'era una richiesta di
lavoro, ma quando vedevano che ero una romanì, mi dicevano che avrebbero
richiamato."
La famiglia ha campato di lavoretti nei cantieri durante il primo anno di
ritorno a Liptovsky' Hradek. Ferencova' lavorava con gli uomini alla
betoniera, ma poi rinunciò perché lo stipendio non era abbastanza alto.
"Chiesi ai locali affaristi Cinesi se
mi aiutavano, ma non lo fecero." Disperata, la donna andava di porta in porta in
cerca di un impiego.
Ferencova' sapeva che senza un lavoro, avrebbero speso in circa due mesi
tutti i soldi guadagnati nella Repubblica Ceca. Un giorno decise che ne aveva
abbastanza.
Iniziò a comperare ogni martedì coperte e lenzuola, e rivenderle ai Romanì
del posto guadagnandoci qualcosa. Figlio e marito la accompagnava in macchina e
lei negoziava il prezzo coi clienti romanì.
In internet trovò un magazzino di vestiti a Zharnovica (regione di Banska
Bystrica) ed iniziò ad andare lì a cercare merci e contrattare prezzi e
condizioni con i fornitori. "Naturalmente, calcolavo quanto acquistare dai
fornitori e a quanto rivendere e se ne valeva la pena."
Le ci vollero tre mesi per trovare un grossista con cui venire ad un accordo.
Il leasing per il negozio era un altro problema.
Ferencova' non riusciva a trovare spazi liberi in affitto attraverso i
privati, Liptovsky' Hradek o Liptovsky' Mikulash. "Era come quando
cercavo lavoro, ovunque mi dicevano che mi avrebbero richiamato, e questo è
tutto," dice delle sue iniziali esperienze come imprenditrice.
L'ultima possibilità era il Liptovsky' Hradek Housing Office.
L'esperienza le aveva insegnato di parlare solo col responsabile, quindi andò
direttamente dal direttore.
Racconta: "Gli ho detto: direttore, non deve preoccuparsi del colore della
pelle, non deve preoccuparsi dei soldi. Se avete spazi vuoti, metteteli a
profitto dandoli a me, qual è il problema?"
La sua strategia schietta pagò. L'Housing Office le affittò uno spazio come
negozio per un periodo di prova di sei mesi e un affitto anticipato di tre mesi.
Di Fabrizio (del 29/12/2013 @ 09:04:03, in lavoro, visitato 1956 volte)
Romedia Foundation - 27 dicembre 2013
Pinze dentali, foto © The Pitt Rivers Museum, Oxford. Per scoprire il
significato dell'immagine, continua a leggere...
Dato che l'immigrazione dei Rom nell'Europa Occidentale continua a causare
panico nei media, Damian Le Bas considera la storia dei traffici romanì e
l'incredibile varietà di lavori che l'Europa e l'Asia hanno af
fidato ai propri
"zingari". Sono scrittore e regista: scrivo e faccio film per
vivere, la scrittura e i film sono ciò che mi danno da mangiare. Cosa che
potrebbe non essere particolarmente sorprendente per qualcuno, per me lo è
ancora.
Da giovane ho provato ad immaginarmi come scrittore, ma era davvero difficile
da credere. Era una vaga aspirazione, non un'ambizione tangibile. E l'ambizione
più sensata che potessi avere non era comunque "un'ambizione": era fare quello
che facevano tutti gli altri, lavorare per mettere del cibo sulla tavola.
Da bambino, "quello che facevano gli altri" significava o la vendita di
fiori, o il lavoro nelle costruzioni o sui tetti. Queste erano le scelte
ragionevoli, ed anche quelli nella mia famiglia che avevano aspirazioni dovevano
seguire strade sensate. Mio madre e mio padre erano artisti, ma l'arte non
pagava le bollette. Tuttora continuano a vendere fiori per arrivare alla fine
del mese. Così pensavo che una volta cresciuto avrei venduto fiori o fatto il
carpentiere. C'erano altre opzioni che sembravano un poco più esotiche, ma
comunque ragionevoli: vendita di cavalli, riparare motori o compravendita di
rottami; ma l'idea di vendere parole scritte da me o di film girati da me, mi
suonava realistica come quella di aprire un negozio di fiori nello spazio
infinito.
Nella cultura romanì è forte l'idea che si debba fare "il proprio lavoro",
"lavoro da zingari" o "romani buki" o comunque si voglia chiamarlo. Perché non
dovrebbe essere così? Possiamo pensare a quanto sia comune in qualsiasi cultura
stabilire un "affare di famiglia", un mestiere per cui tu e la tua Vitsa
siete conosciuti e rispettati. Ma creare un negozio proprio in un lavoro che
valorizza i tuoi punti di forza, non è lo stesso dell'avere un ruolo nel mondo
del lavoro sulla base di ciò che gli altri si aspettano da te, o perché tu non
credi di poter fare qualcosa di differente.
Fuori dalla cultura romanì, l'idea dei "lavori da zingari" probabilmente è
ancora più forte. Allora, quali lavori bisogna fare? Presumo, che possano essere
classificati in diverse maniere. Ci sono lavori che sono lavori, e sono
utili alla società; lavori che sono lavori, e non sono utili alla
società, e lavori che non sono lavori - ma attività criminali. Così,
per esempio, nel primo gruppo abbiamo i lavori agricoli (nelle fattorie), nel
secondo gruppo la chiromanzia e nel terzo il furto. C'è un ipotetico prisma
paradigmatico tripartito generato esternamente nel vedere il lavoro romanì. O,
in inglese, un outsider's way of looking al lavoro romanì.
Perché simili punti di vista continuino a prevalere, quando chiaramente hanno
un effetto negativo sull'autopercezione dei Romanì stessi e del loro potenziale
(come succederebbe a chiunque), e chiaramente non riuscendo a descrivere la
varietà di lavori che svolgiamo e, anche, che abbiamo sempre svolto? Sì, avete
letto bene: che abbiamo sempre svolto.
Nel Pitt Rivers Museum della Oxford University, mia madre incrociò il paio di
forbici dentali mostrate nell'immagine iniziale. Il cartellino che è attaccato
recita:
"Forbici dentali realizzate da ZINGARI locali. In ferro, con un lungo e
sottile manico curvo: le due piccole pinze terminano con due denti su ogni lato.
Popolo: Zingari albanesi.
Località: Scutari, Albania.
Raccolto dalla signora ME Durham, 1911.
Acquisizione: tramite lei stessa, 1933"
Informazioni importanti, ma non così tanto come successivamente ha spiegato
il professor Thomas Acton. Il popolo romanì ("Zingari albanesi") che realizzò
quelle forbici non solo aveva fabbri di talento per realizzare strumenti medici,
ma facevano anche gli odontoiatri. Questo, almeno 80 anni fa, e questi "zingari"
erano dentisti.
Questo è solo un esempio della varietà che menzionavo sopra, ma almeno è un
esempio didattico. Non riesco a spiegare completamente perché questa scoperta mi
fece sorridere così tanto, ma in parte proverò a spiegarlo. Ho sorriso - come
quando lessi per la prima volta di
Helios Gomez, artista e pensatore politico che era anche gitano - perché mi fece
capire che, provenendo da una famiglia romanì e con una buona contezza del mio
patrimonio culturale, c'era ancora moltissimo che non conoscevo, che la maggior
parte di noi non conosce, di tutta la varietà di cose che il nostro popolo ha
fatto per sopravvivere. I libri di storia hanno la cura di sottolineare una
delle ragioni per cui i Rom nel mondo islamico facevano mestieri come il
dentista: in quanto gli altri li consideravano mestieri impuri, informazione per
me del tutto secondaria. La cosa principale è che l'intraprendenza e le capacità
di questi Rom li ha portati su questa strada, e questa storie di flessibilità, e
di abilità, non sono abbastanza valutate nel discorso attuale
sull'immigrazione romanì.
L'artista gitano e pensatore politico di sinistra, Helios Gomez
C'è un altro avvertimento da tutta questa discussione, che prospera sulla
presunzione di pigrizia e irresponsabilità dei Romanì. Nella maniera più
semplice: in un gran numero di angoli di solito nascosti dagli occhi selettivi
della storia ufficiale, l'Europa si è arricchita col secolare lavoro dei Romanì,
il problema è che non sono mai stati riconosciuti, retribuiti o rispettati come
esseri umani. Grandi aziende di successo (voi sapete quali) sono nate in questo
modo e continuano a prosperare su queste radici, ed il minimo che possiamo
chiedere è che questo sia reso palese e rispettato come parte della storia del
nostro continente.
"In ogni fatica c'è profitto, ma la mera parola porta solo alla povertà"
ci dice il libro biblico dei Proverbi. E' una bella citazione con un semplicità
audace, in cui potreste ritrovarvi pure voi. Io l'ho fatto. Poi ho pensato alla
realtà, ad una in particolare: la schiavitù. E' improbabile che l'autore (o il
compilatore) del libro dei Proverbi fosse uno schiavo: gli schiavi istruiti
erano pochi e si trovavano soprattutto in Medio Oriente. Comunque, è nella
fatica della schiavitù risiede il profitto, solo che al profitto non capita di
andare verso chi fatica duramente.
By Damian Le Bas
Di Fabrizio (del 01/02/2014 @ 09:08:56, in lavoro, visitato 1878 volte)
Come un villaggio ungherese lotta contro la disoccupazione
tra la minoranza rom - da
ETHOCИ
[video in tedesco, articolo tradotto (insomma...) dal bulgaro con Google
translator]
Un gruppo di Rom di un villaggio ungherese non ha altra scelta che lavorare
in agricoltura: raccolta di rifiuti da compostare o la costruzione di serre. Vi
è impiegato il 50% della popolazione rom.
"Abbiamo bisogno di vedere. La mattina, quando ti alzi, la prima cosa che
viene in mente è se funzionerà o no. Carcere o prestazioni sociali non sono la
soluzione al problema della disoccupazione. Abbiamo bisogno di un cambiamento,"
dice il sindaco a "Deutsche Welle".
La soluzione al problema della disoccupazione in questo paese è percepita dal
governo di Viktor Orban come un modello da applicare alla strategia nazionale
epr i Rom. [...] E' raro il successo di simili modelli. In un altro villaggio, a
300 km dalla capitale, la disoccupazione ha raggiunto proporzioni preoccupanti.
Senza programmi per il lavoro i residenti [...] possono scegliere tra morire di
fame o lavorare quasi come schiavi, senza cibo e senza le condizioni sanitarie
necessarie. Chi raccoglie legna, riceve 200 euro al mese e il diritto a portare
a casa un po' di legna da ardere. I Rom in Ungheria potrebbero vivere meglio
grazie ai milioni versati da Bruxelles per i vari progetti, tuttavia i fondi non
sono distribuiti correttamente.
Negli ultimi 25 anni, dice Alada Horvath, deputato del Partito Rom, tutte le
parti hanno concordato su una cosa: l'odio verso gli zingari. Secondo lui, non è
stato fatto nulla per migliorare la loro vita, ed il 90% dei 790.000 Rom
ungheresi è disoccupato. Dei fondi beneficia solo quella parte di Rom vicini al
governo, in questo caso del partito del primo ministro Orban.
Laszlo Bogdan non fa parte di quel partito, i suoi compaesani devono lavorare
duro. Però, i frutti del loro lavoro sono per tutti. Si mostra come un piccolo
villaggio da solo può far fronte ai problemi senza aiuti da parte dello stato.
Di Fabrizio (del 03/02/2014 @ 09:05:44, in lavoro, visitato 1857 volte)
Giovedi 23 Gennaio 2014 "Volevo essere come gli altri"
di Sabine Wagner
E perciò Niza Bislimi ha nascosto a lungo la sua provenienza, sia in Kosovo che
qui in Germania. E' una Rom, per essere precisi: una Romnì. Lei conosce tutti i
pregiudizi contro i Rom. Da quattro anni è avvocato specializzato in diritto
dell'immigrazione. Solo ora Niza Bislimi ha dichiarato la propria origine.
Cosa che, come lei sa, non compiono altri Rom che hanno fatto carriera.
Ora è avvocato, non è stato facile
Attraverso tutti gli ostacoli verso il successo
Lei conosce la discriminazione sin dall'infanzia. [...] La incontro alla Corte
distrettuale di Essen. Il vestito le si adatta perfettamente. [...]. Da quattro
anni Nizaqete Bislimi, detta Niza, parla apertamente della sua provenienza.
[...] In questo tempo è entrata in contatto col razzismo e lo sta contrastando
in occasione di manifestazioni per i diritti umani. Fin da bambina ha nascosto
di essere una zingara. Voleva soltanto essere come tutti gli altri. Da allora la
sua storia è buona come soggetto di un dramma: a 14 anni la fuga da Kosovo verso
la Germania con l'aiuto dei contrabbandieri - la vita in un centro profughi. Per
13c anni la paura costante di essere deportata. Ha avuto una madre e quattro
fratelli e sorelle molto capaci. Una famiglia tedesca l'ha aiutata a studiare
nei momenti iniziali e così nelle più avverse circostanze ha imparato il
tedesco, prendendo poi il diploma. Alla fine, ha ottenuto il titolo di avvocato,
titolo puramente "tollerato" nello stato dello Jura.
Come avvocato, si è specializzata in diritto dell'immigrazione
Un essere umano
Avendo a lungo nascosto qui in Germania il suo essere Rom, ha avuto anche a che
fare con la loro già scarsa posizione di richiedenti asilo. Dice: "Eravamo
tenuti d'occhio perché indossavamo solo abiti della Caritas e vivevamo nelle
baracche alla periferia della città." L'appartenere ad una minoranza etnica
tanto criticata, oltre all'aspetto visivo, spiega la sua riluttanza. Cosa
sarebbe successo se si fosse scoperta la sua origine? Niza Bislimi non ha una
risposta a questa domanda. Quello di cui è sicura, è che senza l'appoggio di sua
madre e la coesione della famiglia non ce l'avrebbe fatta. Impariamo da una
grande donna e dalla sua famiglia cosa può significare per una tedesca, una
kosovara, una romnì "un essere umano". Che in romanés si traduce proprio con
Rom.
[...]
Lettura consigliata da Mahalla
L'Europa che c'è: un giro tra i racconti e i pensieri di
intellettuali e professionisti rom nel nostro continente
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