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La burocrazia stoppa i rom Ferma la raccolta del ferro
Di Fabrizio (del 12/11/2013 @ 09:01:34, in lavoro, visitato 1572 volte)

Monta la protesta tra gli zingari che vogliono manifestare a Venezia - di Cristina Giacomuzzo

VICENZA. La burocrazia rende la vita difficile non solo agli artigiani e imprenditori, ma anche agli zingari. Sono tempi duri per chi, nomade, si arrabbatta rivendendo il ferro vecchio. Sì perché da almeno due settimane i gestori degli impianti di recupero hanno bloccato tutto: non accettano più nulla, in attesa di una interpretazione della norma che rientra nel sistema della rintracciabilità dei rifiuti (Sistri). E intanto anche alla Caritas di Vicenza c'è preoccupazione perché il termometro sale. E c'è chi denuncia tutta la sua disperazione. E' Cristian Argentini, 39 anni, zingaro che abita nell'hinterland: "Questa era l'unica certezza economica che avevo per assicurare qualcosa da mangiare ai miei quattro figli in modo legale. Cosa devo fare? E' così che ci costringono a rubare".

IL QUADRO. Argentini è uno dei circa seicento nomadi che abita ormai stabilmente nel Vicentino. "Il 98 per cento di questi - assicurano dalla Caritas - vive di questo tipo di lavoro". Un tipo di attività che aveva già ricevuto un primo giro di vite quando si era imposto l'iscrizione alla Camera di commercio, proprio come un qualsiasi ambulante. Adesso però si complica perché pare che gli ambulanti del ferro debbano provvedere alla compilazione di specifici formulari e un'altra lunga serie di incombenze burocratiche. Conferma Argentini: "Vendere il ferro vecchio rappresenta per me, come per tanti altri zingari, l'unica entrata economica. Io non chiedo la carità - dice - ma almeno mi sia dia la possibilità di lavorare. Ora per continuare a fare questo mestiere, mi si chiedono 9 mila euro di deposito per il mezzo che deve avere determinate caratteristiche per il trasporto del materiale. Ma come faccio?".

IL TAVOLO. Il nodo sta venendo al pettine in tutta la sua complessità. In Caritas a Vicenza da settimane si raccolgono le testimonianze di sinti vicentini che si ritrovano chiuse le porte del gestore dell'impianto che non accetta più il loro ferro. Per questo i volontari avevano tentato di affrontare il problema direttamente con il gestore, ma hanno capito che è questione di legge.