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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : lavoro (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 26/10/2012 @ 09:22:48, in lavoro, visitato 1494 volte)

Da Baltic_Roma

The ADVOCACY PROJECT TROPPO PER QUEL COMODO LAVORO GIORNALIERO Elise Filo | Posted October 3rd, 2012

Romnì

Alla fine del 2007, una donna venne a conoscenza di un bar che apriva a Vilnius e chiamò per chiedere se cercavano personale. C'era ancora vacante un posto da lavapiatti, e la donna vi si recò per un colloquio. Al suo arrivo, il gestore del bar informò la donna che il lavoro non era più disponibile.

Quello stesso giorno, un'altra donna venne a conoscenza della medesima apertura a Vilnius, e pure lei chiamò in cerca di lavoro. Cercavano sempre un lavapiatti e la seconda donna arrivò poco dopo la prima per sostenere il colloquio. Al suo arrivo, il gestore la informò che il posto era ancora vacante e la assunse.

"Purtroppo" per quell'esercizio, la seconda donna era un'ispettrice incaricata dall'Istituto per il Monitoraggio dei Diritti Umani di determinare se ci fosse stato qualcosa di irregolare nella decisione di non assumere la prima donna, di etnia rom. Il responso: ci fu. Cioè: una donna zingara era venuta prima in cerca di lavoro, ma non è stata assunta perché nessuno vuole avere una zingara nel personale.

Per continuare col precedente tema dell'economia dello spaccio di droga, vediamo perché in gran parte l'economia formale è inaccessibile ai Rom di Kirtimai. (confronta precedente, ndr.)

Un'economia debole è un problema endemico che riguarda tutta la popolazione lituana. A giugno 2012 il tasso nazionale di disoccupazione era del 13,3% (l'equivalente di 215.100 persone). La disoccupazione giovanile era del 25,2%. Nel contempo il salario minimo mensile, nonostante sia cresciuto da agosto 2012, è di 850 Lita (LTD) - neanche 320 $. A causa delle difficoltà nel guadagnarsi da vivere, il paese ha vissuto un forte calo demografico, oltre 83.000 sono emigrati nel 2010 e quasi 54.000 nel 2011.

Per i Rom. gli stereotipi negativi aggravano la ricerca delle già limitate opportunità di lavoro formale. Ma se la discriminazione sulla base dell'origine etnica o razziale è legalmente proibita, ci sono diverse importanti ragioni per cui questa legislazione è inefficace. Prima di tutto: la maggior parte dei Rom non conosce i propri diritti. Non sanno neanche valutare quando i loro diritti siano violati, né il processo da seguire per un eventuale risarcimento in caso di violazioni. Come possono lamentarsi? A chi scrivere? Quali documenti presentare? E quanti di loro hanno familiarità col servizio di aiuto legale garantito dallo stato (o con la procedura per richiederlo)? Quindi, sono poche le denunce per discriminazione intentate dai Rom, quindi, prevale una cultura discriminatoria nell'impunità.

Oltre a questi disincentivi strutturali, ci sono ragioni pratiche per cui difficilmente viene intrapresa la ricerca di un impiego. Per arrivare dove si ricerca personale, può essere necessario cambiare diversi mezzi di trasporto. Questo significa comprare diversi biglietti (ogni autobus necessita di un nuovo biglietto), si aggiunga la ricerca della posizione (senza GPS, senza internet, forse senza saper leggere e scrivere), accedere ai mezzi di trasporto (dopo le 20.00 non ci sono autobus per Kirtimai, e nessun taxi vuole andarci), e spesso è necessaria la padronanza della lingua lituana. Per la comunità di Kirtimai, parecchio distante dal centro città e che ospita molte persone di lingua non-lituana - senza reddito né risparmi, la ricerca di un impiego è un'impresa praticamente impossibile. Anche se l'impiego fosse garantito, questo porterebbe a costi iniziali (trasporti, abiti, baby sitter, ecc.) che molti non possono semplicemente permettersi.

Muoversi a Vilnius

Ovviamente, questo non significa che la situazione debba rimanere immutabile e che qualcuno perseveri, nonostante tutto. Da luglio 2012, 158 Rom si sono registrati alla Borsa del Lavoro di Vilnius. Soltanto otto di loro avevano una qualifica professionale e 49 non erano mai andati a nessun tipo di scuola. La Borsa del Lavoro di solito si limita a mettere in contatto gli iscritti con le posizioni che richiedono un minimo di qualificazione (completamento degli studi superiori o della formazione professionale) e quindi non può assistere molti Rom di Vilnius. Le opportunità che la Borsa del Lavoro può offrire sono limitate a pochi posti di lavoro di manutenzione ambientale, come pulizia delle strade e spazzamento della neve. Queste sono opportunità, in teoria, ma occorre tenere in considerazione che potrebbero essere fisicamente impegnative per 41 tra gli iscritti, che hanno superato i 50 anni e sette con disabilità. Inoltre, sono opportunità, nei fatti, soltanto teoriche per questa popolazione, secondo le norme culturali sulla pulizia. I Rom non possono pulire gli spazi pubblici (in realtà, è una percezione che cambia a seconda dei gruppi e della dislocazione geografica, ndr.). Alcuni fanno eccezione,  ma c'è una buona dose di vergogna nella loro decisione. Negli ultimi sette mesi, nove dei 158 iscritti Rom hanno trovato impiego tramite la Borsa del lavoro, e cinque un impiego temporaneo. Questo sistema non è efficace per la comunità rom di Kirtimai e la stragrande maggioranza rimane senza un reddito formale.

La povertà non è certo un lusso, e per superare questa condizione le persone devono essere in grado di accedere al lavoro e guadagnarsi da vivere. Tuttavia, uno dei motivi più citati per cui non esistono incentivi a tutti questi ostacoli strutturali e pratici nella ricerca di un impiego, è che i sussidi statali di disoccupazione sono comparabili al salario di un lavoratore non qualificato.

Quindi, perché impegnarsi con spese a fondo perso, i fastidi del viaggio e l'umiliazione della discriminazione? La disillusione è il sentimento dominante tra molti rom, riguardo l'impiego formale e l'ascesa sociale. Sapendo che la situazione non cambierà. la motivazione a spingere i propri diritti non esiste. Non sono stati educati a farlo e non sanno immaginare come migliorare la situazione - quindi dove sarebbe la motivazione? La vita a Kirtimai è sopravvivenza, non è sviluppo. E ciò è pericoloso.

 
Di Fabrizio (del 19/12/2012 @ 09:08:10, in lavoro, visitato 1190 volte)

MEDIAROMA Progetto di una ricicleria a Yalova

Il progetto chiamato "Rinfrescarsi la mani col riciclo", curato dal comune e dall'università di Yalova, dal dipartimento di polizia e da İŞ-KUR adn ÇEVTEM, ha lo scopo dichiarato di migliorare lo stato delle famiglie rom che vivono nel quartiere Bağlarbaşı di Yalova (Marmara, Turchia). Le famiglie campano della raccolta di cartoni e rottami sperano di essere informati con più precisione su vantaggi e svantaggi del progetto.

La sua prima presentazione si è svolta nell'aula assembleare del comune. Secondo le dichiarazione, nessuno sarà obbligato a prendere parte al progetto. Chi lo farà, consegnerà cartoni e metalli agli incaricati comunali del quartiere, invece di rivenderli ai negozi. Saranno pagati in contanti e giornalmente.

Sono molte le famiglie rom in tutta la Turchia a vivere di queste raccolte. E' un lavoro che si svolge in condizioni difficili. Queste famiglie sottolineano di essere aperte ad ogni offerta che permetta il miglioramento delle loro condizioni, purché l'offerta venga spiegata completamente.

Source: İHA

 
Di Sucar Drom (del 26/12/2012 @ 09:06:48, in lavoro, visitato 1380 volte)
 
Di Fabrizio (del 27/12/2012 @ 09:00:03, in lavoro, visitato 1765 volte)

strill.it Sabato 22 Dicembre 2012 19:15 Comunicato stampa dell'Opera Nomadi di Reggio Calabria:

Il 20 dicembre 2012 il Consiglio Provinciale ha approvato un importante regolamento che permette la gestione dei rifiuti non pericolosi in forma ambulante come previsto dal Testo Unico Ambientale, Dlgs 152/2006 articolo 266 comma 5.

Questo provvedimento è molto interessante per diversi motivi. Crea le condizioni perché anche i cittadini con reddito basso possano realizzare legalmente delle attività lavorative nel settore della gestione dei rifiuti destinati al riciclo. Sviluppa del lavoro con il quale dei rifiuti non pericolosi verranno riciclati, senza che questo comporti un aggravio per le tasse dei cittadini.

Il regolamento in riferimento al Testo Unico sull'Ambiente stabilisce che la licenza di un cittadino che si costituisce come ditta ambulante possa prevedere assieme alle altre attività di ambulantato esercitate anche la gestione, con modalità semplificate, di piccoli quantitativi di rifiuti non pericolosi .

In questo momento di grave crisi il regolamento consentirà a tanti ambulanti di integrare le loro attività, ma soprattutto a tutti coloro che gestiscono senza licenze i rifiuti metallici di regolarizzare questa attività che da sempre costituisce una risorsa per la raccolta differenziata.

La richiesta di questo regolamento è stata avanzata dall'Opera Nomadi nell'ambito della campagna di lotta al razzismo contro i Rom, denominata Dosta!, che è stata realizzata a Reggio Calabria dall'Ufficio Nazionale Antirazzismo il 5/6 dicembre u.s. ed è stata ospitata nella sede dell'ente Provincia.

L'associazione ha potuto avanzare questa richiesta grazie alla collaborazione offerta da Carlo Berini e da Radames Gabrielli, responsabili della Federazione Rom e Sinti insieme, i quali hanno fornito tutte le informazioni necessarie sullo stesso regolamento già applicato con successo dalla Provincia di Bolzano e sull'articolo 266 del Testo Unico sull'Ambiente che prevede una semplificazione degli adempimenti per la gestione dei rifiuti non pericolosi in forma ambulante .

La motivazione che ha spinto l'Opera Nomadi è stata la necessità di regolarizzare l'attività di gestione rifiuti metallici realizzata dai rom in tutto il territorio provinciale. Attività che ad oggi costituisce il lavoro principale di questo gruppo, ma che, fino ad oggi, non è stato possibile regolarizzare a causa delle condizioni onerose imposte dalla normativa generale di settore. L'articolo 266 offre però una via percorribile per la regolarizzazione.

E' chiaro che questo provvedimento, pur essendo stato richiesto per un gruppo di persone, è rivolto a tutti i cittadini della provincia di Reggio Calabria, perché porterà benefici non solo a coloro ( rom e non ) che realizzano attività di commercio ambulante ma all'intera comunità per la questione dei rifiuti. Difatti potrà essere uno degli strumenti utili alla costruzione di un sistema-rifiuti moderno finalizzato a potenziare il riciclo ed il riuso dei rifiuti, riducendo il conferimento nelle discariche e negli inceneritori.,

Riconoscendo l'utilità di questo regolamento l'ufficio di presidenza del Consiglio provinciale ha trasmetto il provvedimento alla Regione Calabria invitando gli organi del governo regionale ad applicarlo anche a livello regionale.

Data l'importanza che questo provvedimento riveste per il nostro territorio riteniamo doveroso ringraziare per la sua approvazione tutti i Consiglieri provinciali, il presidente Dr Raffa, la Consigliera di Parità D.ssa Daniela De Blasio, il dirigente del settore ambiente Ing. Barbaro, il responsabile del procedimento Dr Postorino, ma in modo particolare il presidente del Consiglio Dr Eroi che ha accolto e promosso questa iniziativa .

Reggio Calabria, 22 dicembre 2012
Il presidente: Sig. Antonino Giacomo Marino


Sull'argomento, anche ilDispaccio.it

 
Di Fabrizio (del 29/12/2012 @ 09:05:43, in lavoro, visitato 1663 volte)

immagine da Museumsyndicate.com: mercato dei cavalli

Tienda, per chi non orecchia lo spagnolo, è il negozio, ma suona simile a quella che noi chiamiamo Tenda, la Cerga in romanés.

In tempi di fame e di crisi, per tutti - non soltanto per Rom e Sinti, ho rispolverato un vecchio servizio di Mahalla che era finito in pensione per mancanza di annunci: una pagina di annunci economici e di lavoro, dove tutti possono postare curriculum, pubblicità e piccole segnalazioni. Intanto, già nella versione di pre-lancio ci sono 3 pagine di annunci.

E poi ditemi che non vi penso!

 
Di Fabrizio (del 03/01/2013 @ 09:09:34, in lavoro, visitato 1893 volte)

di Daniel Reichel e Giulio Taurisano

"Per trent'anni non ho mai lavorato. Niente. Ora che ho avuto la possibilità di farlo, devo ammettere che mi manca. Molto". Giovanni (lo chiameremo così perché ha chiesto di non mettere il suo nome vero) è un rom napoletano, con alle spalle una vita in roulotte tra Napoli, Milano, Genova e Torino. Parla piano, con lunghe e pensierose pause e l'inconfondibile accento partenopeo. La sua vita nell'ultimo anno è cambiata radicalmente: ha trovato un lavoro, una casa e guarda con velata fiducia al futuro.
Ma andiamo con ordine. Giovanni è arrivato a Torino con la moglie e le due bambine piccole da oltre un anno. Vivono in camper e la situazione economica è, usando un eufemismo, precaria. C'è la crisi e i soldi languono. "Vendevamo rose in via Garibaldi ma poca roba. Oramai si fa attenzione ad ogni singolo euro".

Un aiuto, nella difficoltà, arriva dall'associazione Idea Rom Onlus. Costituita nel 2009 da donne Rom delle comunità presenti nel torinese, Idea Rom lavora con le diverse realtà per promuovere l'integrazione sociale. Tra le tante iniziative, l'organizzazione ha dato il via nell'ottobre 2011 a "We Can", un progetto realizzato per favorire l'inserimento nel mondo del lavoro per Rom privi di occupazione (finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo). Diciotto sono state le borse di lavoro attivate e quattro persone sono state inserite in modo stabile nelle rispettive aziende o realtà lavorative. Un successo vista anche la situazione italiana dove il precariato sembra quasi un privilegio.
"Uno degli scogli da superare - mi spiegano le attiviste di Idea Rom - è la diffidenza di uomini e donne verso un mondo che li ha abituati a non sentirsi all'altezza. Talvolta la segregazione ha portato molte di queste persone a immedesimarsi nella condizione di subumani, una condizione imposta dall'esterno, dalla società". Questa svalutazione di sé nasce sia dalla crescente intolleranza (si veda il pogrom della Continassa del dicembre 2011) sia, purtroppo, da un atteggiamento eccessivamente paternalistico di alcune istituzioni. Per dare una svolta a una situazione decisamente oltre il sostenibile, sembrerebbe preferibile adottare un approccio che responsabilizzi i Rom di fronte ai loro diritti e doveri. Dunque non offrire dei servizi emergenziali ad hoc ma spiegare alle diverse comunità come usufruire dei servizi accessibili ad ogni cittadino, senza differenziazioni.

Prigioniero di una sensazione di inadeguatezza, Giovanni in prima battuta rifiuta la proposta di Idea Rom di lavorare come apprendista per una cooperativa che lavora nei cimiteri. "Non avevo mai lavorato e non credevo di essere in grado di alzarmi tutti i giorni e farmi otto ore consecutive. In un cimitero poi!". Non sarebbe la prima volta che Giovanni rifiuta un lavoro. "Quando ero ragazzino mi avevano offerto un lavoro da portinaio a Napoli ma non mi sembrava una vita adatta a me". Vendere penne, raccogliere ferro, fare l'elemosina e qualche furtarello sono le occupazioni principali di Giovanni. "Ora mi rendo conto che quella non era vita. Tanti sacrifici pericolosi, torni a casa con la paura degli sgomberi. Sei sempre in movimento". Nelle sue parole si legge il rammarico per aver perso anni della sua vita, rincorrendo situazioni che oggi gli sembrano insostenibili. Non c'è condanna né autocommiserazione, piuttosto la consapevolezza di aver lasciato per strada delle possibilità che oggi invece vuole cogliere. "Per fortuna ho cambiato idea sul lavoro al cimitero e ho accettato. Mi sono detto, posso anche fallire ma almeno ci devo provare".
Non so quanti di noi non si farebbero remore nel decidere di lavorare in un cimitero. O come direbbe il ministro Fornero, sarebbero choosy nel dover affrontare un'esumazione. "Non volevo toccare i defunti all'inizio e ammetto che stare al cimitero quando scendeva il buoi mi faceva paura", ricorda Giovanni. Poi, gradualmente, tutto entra nella routine quotidiana, ci si abitua e anche un luogo apparentemente poco ospitale per i vivi, diventa un normale posto di lavoro. I datori di lavoro apprezzano la dedizione e l'impegno di Giovanni tanto da nominarlo capo di una squadra. Gli affidano le chiavi del cimitero e si fidano di lui. "La prima busta paga l'ho incorniciata - racconta sorridente - certo quando ho visto quanto trattengono di tasse, ho cominciato a capire perché la gente si lamenta del fisco".
Non è solo il primo impiego a cambiare la quotidianità di Giovanni. Con l'aiuto dell'associazione Idea Rom, con la moglie e le bambine riesce a sistemarsi in una casa. Un'altra prima volta per lui. "I miei parenti hanno delle case giù a Napoli ma io ho sempre vissuto in roulotte, con tutta la famiglia". All'inizio le mura dell'appartamento, lo soffocano. "I primi giorni non riuscivo a dormire. Mi mancava l'aria. Sapevo però che era la cosa migliore per la mia famiglia e piano piano mi sono abituato". Quando gli chiedo cosa gli manca del suo passato, risponde la famiglia. "Ero abituato ad avere attorno a me tutti i parenti e mi piaceva questa sensazione di vivere tutti sempre a contatto. Comunque non tornerei indietro. Questo è il futuro che voglio per le mie figlie".
Il suo contratto è finito a settembre e a dicembre dovrebbe rinnovarglielo. Giovanni ha trovato una sua dimensione. "Sento sempre i miei colleghi, il mio capo. Siamo rimasti in contatto e mi chiedono sempre quand'è che torno a lavorare con loro". Lui aspetta fiducioso con la volontà di andare avanti sulla nuova strada che si è costruito.

 
Di Fabrizio (del 18/01/2013 @ 09:09:54, in lavoro, visitato 1472 volte)

Lei, Xx, abita in un "campo nomadi". Ha studiato anche dopo le medie ma, visti i tempi, qualsiasi lavoro che trova va bene. E come i suoi coetanei, tenta di capire con chi ce l'avesse la Fornero quando ha tirato fuori quel "choosy".

Lui, Zz, è un mio amico d'infanzia e mio vicino di casa, io e lui "rossi" da sempre. Ha un figlio, quasi coetaneo di Xx. Un ragazzo che, come tanti, alterna una rabbia sorda contro il mondo a slanci di tenerezza. Non è mai stato un cattivo ragazzo, ma per un certo periodo era affascinato dalla destra estrema tipo Forza Nuova.

Si somigliano quei due, molto più di quanto non sembrerebbe a prima vista.

E poi c'è Yy e la sua libreria. A fine anno doveva fare l'inventario e mi ha chiesto se l'aiutavo a cercare dei ragazzotti svegli che potessero dargli una mano. Pagandoli, ovviamente.

Così, Xx e il figlio di Zz hanno lavorato assieme. Se si siano parlati, confidati le rispettive paure, o mangiato assieme un panino durante la pausa, non lo dico. Per il momento, basta così.

 
Di Fabrizio (del 20/01/2013 @ 09:01:32, in lavoro, visitato 1368 volte)

Ve li ricordate? Ne avevo scritto un po' di tempo fa.

Domenica scorsa se n'è tornato a discutere in un gruppo su Facebook. Tutti vogliono (o vorrebbero? Non l'ho capito bene...) denunciare per razzismo gli autori di quella immagine e il gruppo che li ospita.

Rileggendo quella mia noticina di due mesi fa, vorrei sottolineare due cose distinte che notavo allora:

  1. quell'immagine è fatta da gente stupida o ignorante, perché da la colpa ai Rom (che notoriamente hanno e hanno sempre avuto un altissimo tenore di vita) della perdita del loro potere d'acquisto. Ma, insegna l'economia di strada, gli stupidi saranno sempre ottimi clienti (anche se poi fideizzarli è un casino!)
  2. dai Rom ho imparato a prendere in giro la gente (ma non ho mai imparato a denunciarla). Quale occasione migliore di questa? Soprattutto, partendo dalla loro stupidità iniziale, perché perdere un'occasione simile per dimostrare che si è in grado di insegnare loro qualcosa? Gli affari possono essere persino uno scambio di natura intellettuale, se si riesce a centrare il punto: "la perdita del loro potere d'acquisto".

E adesso... parliamo del business.

Chi sono questi stupidi (e pure anonimi) per insegnare a diventare Rom? Che titolo hanno? Come si svolgono le loro lezioni? Se prendessimo sul serio la loro "provocazione", sarebbero passibili di truffa.

E, sempre prendendo sul serio la provocazione, l'unico che ha qualche speranza di insegnare come SI DIVENTA UN ROM, visto la lontananza tra i due mondi, è solo chi è Rom. I quali Rom, ma anche i Sinti possono metterci del loro, di fronte a questa RICHIESTA DEL MERCATO IN TEMPO DI CRISI, dovrebbero proporre agli stessi clienti che cercano quella tessera, la propria consulenza (ovviamente: a pagamento) e, se si fosse capaci di ragionare in grande, al termine di un corso di formazione la possibilità di aprire un FRANCHISING.

FRANCHISING, magari anche solo fornendo intermediazione su come acquistare una roulotte scassata, come vestirsi alla meno peggio, o fornendo secchielli e panni agli angoli degli incroci più trafficati. Insomma, lezioni pratiche su come sopravvivono questi benedetti Rom.

Se questo è il primo livello di studi (dove qualsiasi Rom appena arrivato in Italia potrebbe proporsi come docente), esiste anche un corso avanzato, che dev'essere gestito da Rom di più lungo insediamento e che abbiano già ottenuto un minimo di stabilità: come arrangiare la spesa per una famiglia numerosa, come costruire e riparare di tutto, corsi di cucito (per le romnià che si cuciono ancora le gonne da sole), piuttosto che di baysitteraggio (già da giovanissime si impara a badare a fratelli e cugini più piccoli, altro che rapimenti infantili! La prima baby sitter dei miei figli è stata una romnì). Roba pratica, insomma, non cerco i soliti intellettuali da sbarco.

Il tutto, inframmezzato magari da cene comuni (a pagamento per il corsista), balli, partite a pallone. Perché, e qua torno al cuore del mio articolo di allora, c'è una dimensione sociale che resiste tra Rom e Sinti (ma non è una loro esclusiva) che permette, anzi è necessaria, di affrontare le durezze della vita. E questo, secondo me è il CORE BUSINESS (da una parte) e la domanda profonda e irrisolta del mondo stupido esterno: non sapere più sorridere e non sapersi rialzare.

L'altra domanda, più superficiale ma altrettanto reale, è: stiamo diventando più poveri, a chi diamo la colpa? L'unica risposta che può dare chi è ancora più povero di loro (e quindi, con la sua sola presenza, è una minaccia visiva e forse reale) è: io sono povero da generazioni - posso darti delle dritte per sfangarla. Oppure, quando sarai povero come me, dovrai purtroppo misurarti con chi sarà molto più allenato di te.

    Mi immagino la faccia di chi sta leggendo... si starà domandando se sono serio o dilo. Rispondo solo che al momento sono piuttosto squattrinato, e chi per caso pensa che sia serio, sappia che sto cercando capitali e soci. Visto i Rom sono dappertutto (quasi come i napoletani), potremmo proporre un serio franchising multinazionale.
 
Di Fabrizio (del 09/02/2013 @ 09:04:54, in lavoro, visitato 1630 volte)

RTV SLO Maribor, il primo ristorante Rom in Europa di K. S. (Ndr: mi risulta che in Ungheria ce ne siano già due, uno è questo)
Projekt Romska gostilna - Romani kafenava
21. januar 2013 ob 17:56 - Maribor - MMC RTV SLO

La capitale della Stiria presto diventerà più ricca per la locanda, unica non solo in Slovenia ma per l'intera Europa. Infatti entro la fine dell'anno ci sarà a Maribor il primo ristorante rom.

Štefan Simončič, rappresentante dell'associazione EPeKa di Maribor e capo del progetto, ha detto che lo scopo è la conservazione e la presentazione della cultura rom, assieme all'eliminazione dei pregiudizi della maggioranza della popolazione. Il progetto di 300.000 euro è finanziato all'80% dall'Unione Europea, mentre il 20% dal Ministero del Lavoro e della Famiglia.

Simončič ha sottolineato a RTV Slovenija è possibile mangiare in una vasta gamma di ristoranti etnici tranne quelli rom, che pure vivono in Europa dove sono circa 12 milioni.

In Slovenia la maggior parte dei Rom vive a Maribor, circa 2.000.

Com'è scritto sul sito ufficiale, l'Inn Rom - Romani kafana opera sul principio dell'imprenditoria sociale per persone appartenenti a gruppi vulnerabili, se il ristorante risultasse redditizio, si accumulerà per la creazione di nuovi ristoranti, dove far lavorare altri Rom e Romnià.

clicca per il video (in sloveno)

Piatti tipici nell'ambiente rom
Quali saranno le specialità proposte? Si può anticipare burek e torte, minestre e zuppe tradizionali. Non mancheranno la grappa ed il caffè tipici, i cui fondi verranno letti agli ospiti.

Camerieri e cuochi saranno vestiti nei costumi tradizionali romanì, e tale sarà l'atmosfera e la musica d'accompagnamento. [...]

Tra gli obiettivi dei responsabili del progetto: la conservazione della cultura romanì, la loro motivazione ed inclusione in materia di occupazione, la formazione al lavoro per lavorare in un ristorante, l'aumento della fiducia in se stessi, la promozione di stili di vita sani tra i Rom ed il resto della popolazione, per ridurre pregiudizi e stereotipi.

Sulla posizione del ristorante non si sa ancora molto, ma dovrebbe essere verso il centro città.

 
Di Fabrizio (del 15/02/2013 @ 09:04:00, in lavoro, visitato 2158 volte)

La Stampa Protesta dei "ferramiu" contro le nuove norme alla presentazione del Piano Città - di PAOLO COCCORESE

Il "business" del riciclo: Un'ottantina di persone hanno manifestato contro le nuove norme del mercato del rottame che dà da mangiare a quasi 5 mila "ferramiu"

"Futuro" è stata la parola d'ordine dell'assemblea pubblica di presentazione del Piano Città, la serie di interventi da 11 milioni di euro che, a partire dai prossimi mesi, avvieranno il rilancio di Falchera.
La parola "futuro" l'ha pronunciata il sindaco Piero Fassino, ed è apparsa su uno dei cartelli di protesta esposti dall'ottantina di persone, nella stragrande maggioranza nomadi del quartiere, che durante la serata hanno manifestato contro il blocco del mercato del recupero del rottame. Lavoro, che in tempo di crisi, dà da mangiare a quasi 5 mila "ferramiu".

Il rilancio del quartiere
Futuro, come sinonimo del recupero della Falchera e Pietra Alta. A gennaio, la Città si è aggiudicata i fondi statali per i progetti di riqualificazione urbana. Denaro pubblico che diverrà volano per investimenti privati.
"Falchera è un quartiere che ha enormi potenzialità ambientali che si sono trasformate in focolare di degrado - dice il presidente della Circoscrizione Conticelli -. Con il Piano Città si potrà invertire la rotta". Non mancano le critiche - "porterete solo cemento", la più diffusa -, ma il Piano si svilupperà su due principi: "Un ridisegno complessivo della zona e un riqualificazione basata sulla sostenibilità ambientale". Tra i progetti: la bonifica dei laghetti, la ristrutturazione delle scuole e dei palazzi Atc, il nuovo cavalcavia per il "secondo accesso" e la sistemazione di piazza Astengo.

La paura
Futuro, invece, inteso come incertezza per chi vive recuperando e vendendo rottami di rame, acciaio o bronzo. Nelle ultime settimane il mercato si è quasi fermato. Alle officine specializzate nell'acquisto del metallo di recupero, centri simili a "compro oro", è stata recapitata una lettera della Provincia dove si chiedono maggior controlli per arginare il riciclaggio del rame rubato. Diktat che rischia di affamare migliaia di ferramiu di fortuna, raccoglitori ambulanti che vivono riciclando rottami dei cantieri e svuotando le cantine.
"Da lunedì non possiamo più lavorare - dice Zajim Halilovic, ferramiu della Falchera -. Pretendono l'iscrizione alla camere di commercio, autorizzazioni Inal e Inps, omologare i furgoni. Guadagno 700 euro al mese e ne dovrei pagare 1500". Ma chi vive vendendo rottami? Sono in tanti: ditte specializzate, ma anche tanti ambulanti. Chi svuota i cassonetti, i pensionati e, soprattutto, i nomadi. In tanti hanno protestato davanti al sindaco Fassino.

Problema sociale
Il mercato del rottame è un limbo tra chi rispetta le regole e chi vive di furti e mercato nero. Gli oggetti di metallo (dalle grondaie, ai cavi elettrici) sono rifiuti e richiedono autorizzazioni particolari che il trasporto. "E' ingiusto qualificarci come ditte - aggiunge un altro ferramiu, Ottavio Piramide -. Se ci sequestrano il furgone siamo costretti ad andare a rubare". La lettera della Provincia rischia di diventare un problema sociale. "La nostra intenzione è limitare il fenomeno dei furto di rame - dicono dall'Assessorato all'Ambiente -. La lettera era funzionale a questo scopo, non era nostra intenzione generare il blocco della vendita".
I nomadi, dopo aver protestato davanti Fassino sono pronti per fare un sit-in davanti alla sede di corso Inghilterra. "Nei prossimi giorni ci sarà un incontro con la Regione per trovare una soluzione - aggiungono dalla Provincia -. Pensiamo a direttive che permettano l'attività per tutti nel rispetto delle regole".

 
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