Ve li ricordate? Ne avevo scritto
un po' di tempo fa.
Domenica scorsa se n'è tornato a discutere in
un gruppo su Facebook. Tutti vogliono (o vorrebbero? Non l'ho capito
bene...) denunciare per razzismo gli autori di quella immagine e il gruppo che
li ospita.
Rileggendo quella mia noticina di due mesi fa, vorrei sottolineare due cose
distinte che notavo allora:
- quell'immagine è fatta da gente stupida o ignorante, perché
da la colpa ai Rom (che notoriamente hanno e hanno sempre avuto
un altissimo tenore di vita) della perdita del loro potere
d'acquisto. Ma, insegna l'economia di strada, gli stupidi
saranno sempre ottimi clienti (anche se poi fideizzarli è un
casino!)
- dai Rom ho imparato a prendere in giro la gente (ma non ho
mai imparato a denunciarla). Quale occasione migliore di questa?
Soprattutto, partendo dalla loro stupidità iniziale, perché
perdere un'occasione simile per dimostrare che si è in grado di
insegnare loro qualcosa? Gli affari possono essere persino uno
scambio di natura intellettuale, se si riesce a centrare il
punto: "la perdita del loro potere d'acquisto".
E adesso... parliamo del business.
Chi sono questi stupidi (e pure anonimi) per insegnare a diventare Rom?
Che titolo hanno? Come si svolgono le loro lezioni? Se prendessimo sul
serio la loro "provocazione", sarebbero passibili di truffa.
E, sempre prendendo sul serio la provocazione, l'unico che ha qualche
speranza di insegnare come SI DIVENTA UN ROM, visto la lontananza tra i due
mondi, è solo chi è Rom. I quali Rom, ma anche i Sinti possono metterci del
loro, di fronte a questa RICHIESTA DEL MERCATO IN TEMPO DI CRISI, dovrebbero
proporre agli stessi clienti che cercano quella tessera, la propria consulenza (ovviamente:
a pagamento) e, se si fosse capaci
di ragionare in grande, al termine di un corso di formazione la possibilità di
aprire un FRANCHISING.
FRANCHISING, magari anche solo fornendo intermediazione su come acquistare
una roulotte scassata, come vestirsi alla meno peggio, o fornendo secchielli e
panni agli angoli degli incroci più trafficati. Insomma, lezioni pratiche su
come sopravvivono questi benedetti Rom.
Se questo è il primo livello di studi (dove qualsiasi Rom appena arrivato in
Italia potrebbe proporsi come docente), esiste anche un corso avanzato, che dev'essere
gestito da Rom di più lungo insediamento e che abbiano già ottenuto un minimo
di stabilità: come arrangiare la spesa per una famiglia numerosa, come costruire
e riparare di tutto, corsi di cucito (per le romnià che si cuciono ancora le
gonne da sole), piuttosto che di baysitteraggio (già da giovanissime si
impara a badare a fratelli e cugini più piccoli, altro che rapimenti infantili!
La prima baby sitter dei miei figli è stata una romnì). Roba
pratica, insomma, non cerco i soliti intellettuali da sbarco.
Il tutto, inframmezzato magari da cene comuni (a pagamento per il corsista),
balli, partite a pallone. Perché, e qua torno al cuore del mio articolo di
allora, c'è una dimensione sociale che resiste tra Rom e Sinti (ma non è una
loro esclusiva) che permette, anzi è necessaria, di affrontare le durezze della
vita. E questo, secondo me è il CORE BUSINESS (da una parte) e la domanda
profonda e irrisolta del mondo stupido esterno: non sapere più sorridere e non
sapersi rialzare.
L'altra domanda, più superficiale ma altrettanto reale, è: stiamo
diventando più poveri, a chi diamo la colpa? L'unica risposta che può
dare chi è ancora più povero di loro (e quindi, con la sua sola presenza, è una
minaccia visiva e forse reale) è: io sono povero da generazioni - posso
darti delle dritte per sfangarla. Oppure, quando sarai povero come me, dovrai
purtroppo misurarti con chi sarà molto più allenato di te.
Mi immagino la faccia di chi sta leggendo... si starà domandando se sono serio
o dilo. Rispondo solo che al momento sono piuttosto squattrinato, e chi
per caso pensa che sia serio, sappia che sto cercando capitali e soci.
Visto i Rom sono dappertutto (quasi come i napoletani), potremmo proporre un serio
franchising multinazionale.