La Stampa Protesta dei "ferramiu" contro le nuove norme alla presentazione del Piano Città
- di PAOLO COCCORESE
Il "business" del riciclo:
Un'ottantina di persone hanno manifestato contro le nuove norme
del mercato del rottame che dà da mangiare a quasi 5 mila "ferramiu"
"Futuro" è stata la parola d'ordine dell'assemblea pubblica di presentazione del
Piano Città, la serie di interventi da 11 milioni di euro che, a partire dai
prossimi mesi, avvieranno il rilancio di Falchera.
La parola "futuro" l'ha pronunciata il sindaco Piero Fassino, ed è apparsa su
uno dei cartelli di protesta esposti dall'ottantina di persone, nella stragrande
maggioranza nomadi del quartiere, che durante la serata hanno manifestato contro
il blocco del mercato del recupero del rottame. Lavoro, che in tempo di crisi,
dà da mangiare a quasi 5 mila "ferramiu".
Il rilancio del quartiere
Futuro, come sinonimo del recupero della Falchera e Pietra Alta. A gennaio, la
Città si è aggiudicata i fondi statali per i progetti di riqualificazione
urbana. Denaro pubblico che diverrà volano per investimenti privati.
"Falchera è un quartiere che ha enormi potenzialità ambientali che si sono
trasformate in focolare di degrado - dice il presidente della Circoscrizione
Conticelli -. Con il Piano Città si potrà invertire la rotta". Non mancano le
critiche - "porterete solo cemento", la più diffusa -, ma il Piano si svilupperà
su due principi: "Un ridisegno complessivo della zona e un riqualificazione
basata sulla sostenibilità ambientale". Tra i progetti: la bonifica dei
laghetti, la ristrutturazione delle scuole e dei palazzi Atc, il nuovo
cavalcavia per il "secondo accesso" e la sistemazione di piazza Astengo.
La paura
Futuro, invece, inteso come incertezza per chi vive recuperando e vendendo
rottami di rame, acciaio o bronzo. Nelle ultime settimane il mercato si è quasi
fermato. Alle officine specializzate nell'acquisto del metallo di recupero,
centri simili a "compro oro", è stata recapitata una lettera della Provincia
dove si chiedono maggior controlli per arginare il riciclaggio del rame rubato.
Diktat che rischia di affamare migliaia di ferramiu di fortuna, raccoglitori
ambulanti che vivono riciclando rottami dei cantieri e svuotando le cantine.
"Da lunedì non possiamo più lavorare - dice Zajim Halilovic, ferramiu della
Falchera -. Pretendono l'iscrizione alla camere di commercio, autorizzazioni
Inal e Inps, omologare i furgoni. Guadagno 700 euro al mese e ne dovrei pagare
1500". Ma chi vive vendendo rottami? Sono in tanti: ditte specializzate, ma
anche tanti ambulanti. Chi svuota i cassonetti, i pensionati e, soprattutto, i
nomadi. In tanti hanno protestato davanti al sindaco Fassino.
Problema sociale
Il mercato del rottame è un limbo tra chi rispetta le regole e chi vive di furti
e mercato nero. Gli oggetti di metallo (dalle grondaie, ai cavi elettrici) sono
rifiuti e richiedono autorizzazioni particolari che il trasporto. "E' ingiusto
qualificarci come ditte - aggiunge un altro ferramiu, Ottavio Piramide -. Se ci
sequestrano il furgone siamo costretti ad andare a rubare". La lettera della
Provincia rischia di diventare un problema sociale. "La nostra intenzione è
limitare il fenomeno dei furto di rame - dicono dall'Assessorato all'Ambiente -.
La lettera era funzionale a questo scopo, non era nostra intenzione generare il
blocco della vendita".
I nomadi, dopo aver protestato davanti Fassino sono pronti per fare un sit-in
davanti alla sede di corso Inghilterra. "Nei prossimi giorni ci sarà un incontro
con la Regione per trovare una soluzione - aggiungono dalla Provincia -.
Pensiamo a direttive che permettano l'attività per tutti nel rispetto delle
regole".