Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/05/2012 @ 09:37:40, in lavoro, visitato 2465 volte)
Da
Hungarian_Roma
Reuters By Marton Dunai
Budapest, 24/04/2012 - Se pensate che le parti riproduttive del suino
non possano finire nel menu di un ristorante chic, ripensateci
Per un ristorante aperto di recente nella capitale, le tube di Fallopio, da
secoli consumate solo dalla minoranza rom del paese, sono davvero una
prelibatezza.
Il ristorante, nascosto in una zona gentrificata dell'area interna di Budapest,
in un edificio centenario e fatiscente, va sotto il nome di Romani Platni,
che in lingua romanì significa stufa rom.
Parte sede del ristorante e parte esperimento sociale, intende aprire la cucina
rom agli Ungheresi, ed aprire gli Ungheresi ad una migliore comprensione dei
Rom, che sono stati fraintesi e discriminati per generazioni.
Strano lavoro intestino che intende sfidare percezioni radicate, dice Sandor
Orsos, 36 anni, che guida il progetto.
"Abbiamo cercato con grande impegno di evitare gli stereotipi e cucinare come
faceva mia nonna," ha detto di recente, mentre cucinava per 16 coperti. "Si
pensa che la gente fugga urlando sentendo parlare di ovidotti (tube di Fallopio).
Ma un gruppo è tornato appositamente per quel piatto."
Così ce l'hanno fatta. Richieste ad un macellaio di fiducia e ripulite, le tube
sono state cucinate con aglio, poi tagliate a pezzetti e fritte con pancetta sin
quando non si arricciano.
"E' nutriente come il maiale, ed ha un sapore squisito," dice Orsos. "La
consistenza ricorda il pollo; io non sono un grande mangiatore di maiale, ma
questo piatto mi piace molto."
Il cibo è un modo come un altro di comprensione culturale, e mentre la gente
viaggia in paesi esotici e rinuncia ai propri costumi per avvicinarsi a cucine
poco conosciute, hanno conoscenza zero o quasi dei loro vicini, continua.
Romani Platni intendeva favorire ciò a livello locale. Ha aperto lo scorso
febbraio grazie ad un piccolo contributo dell'Open Society Institute, ad un
gruppo di volontari e ad una mezzo dozzina di romnià locali in cucina.
Tramite il suo recente blog, Orsos ha invitato un gruppo selezionato di amici e
amanti dell'eno-gastronomia per un primo pranzo, e per segnalare la cosa ai
media. Dice che avrebbe servito cena ogni sera che il posto, un centro giovanile
convertito con una piccola cucina, con pochi tavoli e una libreria, fosse stato
pieno.
L'idea è decollata più velocemente di quanto chiunque, organizzatori compresi,
avesse previsto.
Le cene settimanali di Romani Platni vengono prenotate con un mese d'anticipo, e
hanno avuto così successo che Orsos ha cominciato ad accarezzare l'idea di
tenere aperto tutti i giorni.
CAVOLO RIPIENO, MAIALE A PEZZI
"La gente è molto contenta di questi piatti," dice la capo-cuoca Malvin Nemeth,
o zia Malvina, una piccola romnì di 60 anni con un sorriso pieno di rughe ed una
voce arrocchita da decenni di sigarette a catena. "Prima abbiamo iniziato con
cavolo ripieno, braciole di maiale con pomodoro e peperoni, e patate hanuska
(gnocchetti)."
Hanuska è ancora in menu, e zia Malvina torna a bagnare le patate grattugiate e
le pepite di farina in grasso d'oca e cipolla fritta: uno stomaco pieno apre il
cuore, dice.
"I miei vicini avevano l'abitudine di venire a chiedermi, zia Malvina, cosa stai
friggendo?" dice. "Facevo assaggiare, ed eravamo amici. Eravamo buoni vicini...
Questi (gli ospiti), non conoscono la cucina zingara, ma sono (anche) curiosi su
cosa è."
Nel menu di sabato c'erano verdure al vapore con maiale affumicato, hanuska con
braciole di maiale all'aglio (Ganca), e pasta fritta nel burro e servita con
mollica di pane vanigliato e pesche al miele cristallizzato.
"Il cibo rom è molto semplice e pulito," dice Orson. "Oggi bio è sulla bocca di
tutti , ed il nostro menu lo è di sicuro. Per i rom è sempre stato così: uscire
per boschi, prendere qualcosa di selvatico, friggerlo e mangiarlo col pane.
"Roba semplice, nutriente, non troppo piccante. Le spezie sono costose ed i Rom
sono sempre stati troppo poveri per usarle."
Quando i clienti arrivano, Orsos mette musica rom dal suo smartphone, ed il
locale si riempie improvvisamente di allegria, calore e tranquilla curiosità.
Aspettavo un'iniziativa simile da tempo," dice Nora
Szabolcsi, 33 anni, esperta di finanza.
"Ho convinto i miei amici, che c'era qualcos'altro oltre alla musica di cui i
Rom potessero andare orgogliosi. Inoltre, mi piacciono le braciole di maiale. Le
verdure al vapore potrebbero essere un rischio, staremo a vedere.
A metà pasto, sorridente alza il pollice, e gli altri ospiti, alcuni dei quali
si erano portati il vino da casa, poco a poco si rilassano. Il chiacchiericcio
cresce. Qualcuno prende un assaggio delle sue braciole di maiale.
"Per la maggior parte del pasto li lasciamo da soli," dice Orsos. "Poi gli
ospiti vengono e spesso chiacchierano con le donne che hanno cucinato. Chiedono
le ricette e si complimentano, alla fine vanno a casa. Raramente è una faccenda
lunga."
Non è molto, aggiunge. Ma è un inizio.
(Reporting by Marton Dunai, editing by Paul Casciato)
Di Fabrizio (del 21/05/2012 @ 09:33:23, in lavoro, visitato 1609 volte)
Corriere della Sera Lo denuncia una ricerca dell'Associazione 21 luglio
ROMA - Un milione e 600 mila euro. Questa la spesa sostenuta dal Comune di Roma
per finanziare tre progetti di reinserimento socio-lavorativo rivolto a 125 Rom.
Ma solo per 16 di loro la «borsa lavoro» si è concretizzata in un contratto
vero, con un costo pro capite di centomila euro. Sono i numeri di «Lavoro
sporco», la ricerca elaborata da Angela Tullio Cataldo dell'Associazione 21
luglio. Dallo studio emerge che per il progetto della "pulizia dei campi", una
grossa quantità di denaro pubblico è stato elargito a pioggia e senza un reale
controllo da parte dell'amministrazione. Somme ingenti, più di un milione di
euro, secondo l'associazione stanziati senza progettualità. Addirittura c'è il
sospetto che siano finiti nelle tasche di sedicenti rappresentati delle diverse
comunità Rom per ottenere una cosa specifica in cambio: lo spostamento
dell'insediamento.
IL PROGETTO - Non c'è un nome del progetto per la pulizia dei campi attrezzati,
che ha fatto emergere il sospetto di accordi poco limpidi tra le amministrazioni
e i rappresentanti delle comunità Rom. A fronte dei finanziamenti, sostiene la
ricerca, non ci sono stati risultati in termini di miglioramento della
condizione lavorativa e sociale per chi vi ha partecipato. Grazie alle
testimonianze di alcuni Rom si è ipotizza che lo scopo principale del progetto
sia stato quello di facilitare lo sgombero degli insediamenti presenti in città.
Nel 2010 la Martora viene chiusa e 250 Rom vengono trasferiti a Castel romano, a
30 chilometri dalla città. «Avevano garantito un lavoro a 18 di noi se avessimo
promosso lo spostamento del campo – recita una testimonianza presente nel
dossier – ma queste promesse non sono mai state onorate e ci siamo ritrovati
senza niente, lontani dalle scuole e dalla possibilità di un lavoro». Le
cooperative Rom che dovevano pulire il campo venivano ricompensate con circa 40
mila euro al mese, ma il denaro veniva versato direttamente al rappresentante
che, nella maggior parte dei casi, assumeva solo famigliari e non rispettava gli
accordi presi per lo svolgimento del lavoro.
TOR DE CENCI - Sembra che sia successo a Tor de Cenci. Proprio il campo per cui
continua ad essere chiesta la chiusura per trasferire i residenti nel nuovo
villaggio attrezzato de La Barbuta. «Il Comune ha affidato la pulizia alla
comunità - racconta un rappresentante dei Rom - senza che vi sia un controllo
dei fondi spesi: si vuole favore la chiusura di un campo che avrebbe bisogno
solo di una manutenzione ordinaria». Infatti le condizioni igienico-sanitarie
sono inquietanti e l'insediamento sembra essere totalmente abbandonato dalle
amministrazioni.
LO STUDIO - Nella ricerca sono stati presi in considerazione i parametri base
per la determinazione della funzionalità di ogni progetto. Fra i tre progetti
finanziati tra il 2010 e il 2011, solo il primo denominato Resit ha avuto una
reale inclusione socio-lavorativa, perché l'unico a non essere stato elaborato
specificatamente per la comunità Rom, ma in generale per le fasce più deboli
della società. Oltre a questo, il progetto Retis è stato anche l'unico ad avere
un reale svolgimento all'esterno del campo. «Il reinserimento nel mondo del
lavoro è una condizione fondamentale per ogni persona, perché garantisce la
possibilità di spostamento ed emancipazione – spiega la responsabile della
ricerca – C'è la necessità di superare la logica del campo, presente solo nel
nostro Paese, che oggi crea una forte discriminazione tra chi vi abita. Il
lavoro offre una possibilità d'uscita e proprio per questo è importante mandare
avanti quei progetti che hanno avuto successo». Carlo Stasolla, presidente di 21
luglio, fa sapere che il testo sarà consegnato all' assessore alle Politiche
sociali del Comune, proprio per «spingere l'amministrazione a effettuare
maggiori controlli e a favorire il progetto Retis, l'unico che abbia realmente
ottenuto dei risultati».
Veronica Altimari - 17 maggio 2012
Di Fabrizio (del 23/06/2012 @ 09:04:08, in lavoro, visitato 1636 volte)
RiminiToday
Mercoledì mattina nella sede della Provincia di Rimini si è svolta la
presentazione della neonata cooperativa sociale, Metalcoop, per la raccolta e il
recupero di materiali ferrosi, creata da un gruppo di Sinti e di Rom
[...] Erano presenti l'assessore ai Servizi sociali della Provincia di
Rimini Mario Galasso, il presidente della cooperativa Marcello Spada, il
vicepresidente Davide Gerardi e il segretario nazionale di Confesercenti Davide
Ricci.
Un gruppo di Sinti e di Rom hanno formato una cooperativa sociale di 18 persone
con lo scopo di fare la raccolta del materiale ferroso, adeguandosi alle
normative, e dimostrare così la loro volontà di integrarsi in modo corretto
nella nostra comunità nel pieno rispetto della legalità.
Nella cooperativa sono stati accolti anche 3 "residenti", come vengono definiti
gli italiani non SINTI non ROM, perché da soli non riuscivano a fare questo
lavoro secondo le nuove normative. La cooperativa è formata da 18 persone dai 20
ai 60 anni che lavorano in tutta la Romagna e risiedono nella provincia di
Rimini.
Anche su:
Di Fabrizio (del 30/06/2012 @ 09:20:09, in lavoro, visitato 1670 volte)
Segnalazione di Stojanovic Vojislav
PuntoCuneo Giovedì 28 giugno 2012 14:33 - Protesta in via Roma per chiedere
il permesso da ambulanti per raccogliere il ferro vecchio
La protesta da via Roma al Municipio
Hanno sfilato in via Roma fino a raggiungere il Comune. A protestare sono i rom-sinti che chiedono una licenza per la raccolta del ferro, finora negata.
"Non siamo cittadini di serie B - scrivono i rom - e come italiani rivendichiamo
il nostro diritto di uguaglianza e libertà, ma soprattutto di vivere nella
legalità. Seppur richiesta ci vediamo ancora negata la possibilità di avere una
normale licenza di ambulante per esercitare l’attività di raccolta del ferro
vecchio, attività che coniuga finalità ambientali con quelle dell’impresa.
Purtroppo il diniego di tale riconoscimento, che è normale per ogni altro
cittadino, ci viene opposto non per mancanza dei requisiti morali e
professionali ma soltanto perché siamo rom-sinti (ma sempre cittadini dello
Stato Italiano) e questo ci frustra moltissimo. Chiediamo all’amministrazione di
Cuneo soltanto di riconoscere la nostra attività e rilasciarci una licenza di
ambulante che ci permetta di esercitare legittimamente l’attività".
scritto da Roberto Bernard
Di Fabrizio (del 17/07/2012 @ 09:12:05, in lavoro, visitato 1347 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
b92 fonte TANJUG Investimenti tedeschi per fornire casa e lavoro ai
Rom
BELGRADO: Il Consiglio della Minoranza Nazionale Rom ha firmato giovedì
(5 luglio ndr) un protocollo d'intesa con un consorzio di aziende tedesche
rappresentate da Jugoagent KTS e Gruppo Investimento Rom
Il memorandum d'intesa dovrebbe fornire opportunità di lavoro e risolvere
i problemi abitativi di parte della popolazione rom del paese.
Secondo il documento, il gruppo tedesco, un riuscito connubio di uomini
d'affari rom, dovrebbe investire in Serbia in collaborazione con imprenditori
locali impiegando Rom, e se possibile, fornire alloggio a quanti ottenessero un
posto di lavoro.
Il primo progetto che verrà sviluppato. ha detto Vitomir Mihajlović,
presidente del Consiglio della Minoranza Nazionale Rom, è la costruzione di una
ricicleria che occuperà circa 15 ettari di terreno a Ruma, Serbia
settentrionale.
Aggiunge Mihajlović che il centro per il riciclaggio di pneumatici e produzione
di biogas, comprenderà unità abitative per i dipendenti.
Mihajlović dice che la popolazione rom si trova di fronte a seri problemi di
alloggio ed occupazione, sottolineando che in Serbia ci sono circa 600
insediamenti informali, il 20% dei quali non ha l'acqua ed il 40% senza sistema
fognario.
Inoltre, ha detto, molti degli insediamenti non hanno nemmeno l'elettricità,
sottolineando che in Serbia ci sono tra i 700.000 e gli 800.000 Rom.
Lo sviluppo di progetti per l'impiego e l'alloggio può liberare la popolazione
rom del circolo vizioso della misera e povertà, dice Zoran Simić, direttore del
Gruppo d'Investimento Rom.
Milorad Bašić, direttore di Jugoagent KTS, che rappresenta il consorzio tedesco
in Serbia, condivide l'opinione di Simić e dice di aspettarsi che vengano
redatti presto progetti simili, rimarcando che le compagnie tedesche stanno
mostrando consistenti interessi nell'investire in Serbia.
Il consorzio tedesco ha in programma di investire circa 40 milioni di euro nel
progetto.
Di Fabrizio (del 19/07/2012 @ 09:05:28, in lavoro, visitato 1399 volte)
E' stata una protesta itinerante quella approdata questa mattina ad Asti e
che ha coinvolto i sinti piemontesi specializzati nella raccolta porta a porta
di materiale ferroso. Dopo Cuneo e Torino la manifestazione ha toccato anche la
nostra città, partendo con un corteo di camion da corso Alessandria, per poi
arrivare in piazza Alfieri e piazza San Secondo dove una delegazione di
smaltitori di ferro ha incontrato l'Amministrazione. Scopo del corte avere la
licenza per lo snaltimento del ferro, senza incappare, come succede ora, in
salate sanzioni e sequestro dei mezzi. "Noi chiediamo di venire messi in regola
- spiegano i manifestanti - anche dietro il pagamento forfettario della licenza.
In questo momento, secondo le leggi in vigore, non possiamo lavorare senza
incappare in multe che arrivano fino ai 3.000 euro". I sinti chiedono quindi di
avere a disposizione un regolare permesso per raccogliere porta a porta ferro e
altro materiale da smaltire in giornata dagli appositi rottamatori. "Il nostro è
un impiego che si tramanda da generazioni - continuano - ed è un lavoro che se
regolarizzato potrebbe rappresentare il futuro dei nostri figli". Questo tipo di
lavoro non prevede inoltre un accumulo del materiale raccolto, particolare che
richiederebbe permesse speciali e camion appositi. I raccoglitori infatti
recuperano il ferro da cantine o garage e nella stessa giornata lo smaltiscono
negli appositi impianti di stoccaggio. Michele Piramide, rappresentante dei
sinti, assieme ad alcuni colleghi, è stato ricevuto da una delegazione
dell'Amministrazione a cui ha preso parte anche l'assessore all'Ambiente Alberto
Pasta. "E' stato un incontro proficuo - spiega il rappresentante -. Gli
assessori ci hanno assicurato che prenderanno contatti con altri sindaci
piemontesi per capire come agire. Proprio domani a Torino si svolgerà una
riunione tecnica".
"Si tratterà di un colloquio strettamente tecnico - ha commentato l'avvocato
Gabriella Turco, che tutela gli interessi dei sinti -. Per risolvere questo
complicato problema è necessario un intervento a livello regionale".
"Noi non abbiamo appalti - sottolinea la delegazione - e non facciamo
depositi, ma dal 1° settembre entrerà in vigore una normativa che non permetterà
più ai rottamatori di prendere il nostro ferro e questo rappresenta un problema
per entrambe le categorie".
Di Fabrizio (del 26/07/2012 @ 09:20:52, in lavoro, visitato 1795 volte)
Da
Roma_Daily_News
FOCUS Information agency Comune della Bulgaria invia denaro per
salvare raccoglitori rom di frutta dalle condizioni inumane in cui vivono in
Svezia - Foto: Биопрограма
20/07/2012 - 40 Rom provenienti dalla città di Tran, sono sopravvissuti in
condizioni inumane in Svezia per dieci giorni, ha detto a Focus
il sindaco della città, Stanislav
Nikolov, che sta cercando di farli tornare in patria.
Sono circa 400 i Bulgari truffati, e 40 di loro arrivano da Tran. Sono andati in
la Svezia per la raccolta dei mirtilli, senza nessun contratto di lavoro. Hanno
scoperto in seguito la miseria delle condizioni. Sono abbandonati nei prati a
vivere in tenda, vengono loro forniti acqua e cibo ogni due giorni, dice il
sindaco.
Nove dei 40 Rom sono riusciti a fuggire e raggiungere l'ambasciata bulgara a
Stoccolma. [Il sindaco (suppongo, ndr.)] è entrato in contatto con
l'ambasciata, che li fornisce di cibo ed acqua, ed ora il comune di Tran sta
inviando denaro per riportarli a casa in aereo via Belgrado, e da lì col treno
verso Sofia. Aggiunge di non sapere nulla degli altri 31, sempre residenti a
Tran.
Secondo l'ambasciata, sono arrivati da loro altri 30 del distretto meridionale
di Plovdiv che erano stati ingannati nello stesso modo. L'ambasciatore Svetlan Stoev
controllerà cosa sta succedendo. In linea di principio, i Bulgari stanno
lavorando illegalmente. Tuttavia, non è ancora il momento, perché i mirtilli
sono verdi. E allora stanno frugando nei bidoni della spazzatura, aggiunge,
perché non hanno né da mangiare né i soldi per fare ritorno a casa.
Krasimira GEORGIEVA
Di Fabrizio (del 06/08/2012 @ 09:11:37, in lavoro, visitato 1471 volte)
Da
Roma_Daily_News
MEDIAROMA
La difficile vita dei portatori a Gazibey
Quasi 400 famiglie rom vivono nel quartiere di Gazibey a Tekirdağ (Tracia, Turchia).
La maggior parte di loro si è insediata lì da migrazioni dall'Albania, Grecia,
Bulgaria e Romania, ed in difficili circostanze lavora come facchini.
Tra queste 400 famiglie rom, circa 150-200 vivono di facchinaggio. Ci sono
anche famiglie che sopravvivono col commercio ambulante (50-60), guidando carri
a cavallo (20-25), con attività di quartiere (drogherie, barbieri ecc. 10-15),
con la vendita del pesce (5), lustrascarpe (8). Oltre 20 donne sono impiegate
nelle pulizie domestiche.
Il problema più grave tra i facchini rom che vivono a Gazibey è l'incapacità
di trovare laqvoro regolarmente. I portatori rom che di solito lavorano
intensamente tra giugno e agosto, trasportano riso a settembre ed ottobre. I
trasportatori di riso che lavorano nella città di Karpuzlu (İpsala distretto di Edirne),
imbustano e portano il riso grezzo uscito dalle mietitrebbie. Quando termina il
periodo del riso, inizia quello della disoccupazione.
Ci sono 25 famiglie che per guadagnare qualcosa, preparano caldaie nei loro
appartamenti di Malkara. Il resto in inverno non ha praticamente altre fonti di
reddito. Cercano di sopravvivere con i guadagni dell'estate. Ma la maggior parte
di loro non ha abbastanza soldi per sopravvivere d'inverno, e sono costretti ad
indebitarsi. In molte famiglie di portatori, le generazioni lavorano assieme.
Tra loro ci sono anche giovani diplomati alle superiori. Quelli senza
assicurazione sociale si trovano in difficoltà in caso di incidenti sul lavoro.
Le famiglie rom di Gazibey si guadagnano duramente da vivere. Sognano una
vita migliore per i loro figli. sperano che i loro figli possano essere istruiti
e che abbiano la possibilità di un lavoro regolare.
Source: Media Roma Tekirdağ
Di Fabrizio (del 02/09/2012 @ 09:18:30, in lavoro, visitato 1208 volte)
Mediaroma
C'è tensione tra i Rom lavoratori agricoli, che giungono a Karasu (distretto
Sakarya - Marmara) per la raccolta delle noci, ed il mukthar della Yeni Mahalla,
O.B. Gli abitanti si lamentano che le tende dei Rom creerebbero inquinamento
visivo. Il mukthar chiede che le tende vengano tolte dall'ingresso della
Yeni Mahalla. I Rom, che lavorano e vivono in condizioni estremamente dure,
hanno paura di perdere, causa la reazione dei residenti, l'unico lavoro che
hanno durante l'estate.
Le famiglie rom di vari insediamenti in Tracia e nelle regioni egee della
Turchia, migrano ogni estate in cerca di lavoro in campagna. Durante questi
periodi possono esserci problemi con i residenti delle zone agricole. L'ultimo
esempio è quello di Karasu.
I lavoratori agricoli rom sono invitati ad andarsene dall'area dove hanno
piantato le tende, a causa dell'inquinamento visivo. Quando il governatore
locale ha rifiutato di portare avanti la richiesta, alcuni residenti hanno
iniziato una campagna dentro di lui, dicendo che "difende i Rom invece dei
residenti locali". Il mukhtar si è unito alla protesta. Inoltre, ci sono
lamentele, e si dice che il tasso delle rapine in zona sarebbe aumentato
vertiginosamente con l'arrivo delle famiglie rom. Sembra anche che i residenti
vogliano unirsi per provocare una reazione comune contro i Rom.
Le famiglie rom aspettano con ansia che le autorità giochino un ruolo di
mediazione con i residenti locali. Altrimenti, se fossero costrette ad
abbandonare prematuramente la zona, potrebbero patire la fame, non avendo
redditi alternativi.
Source: Sakarya Rehberim
Di Fabrizio (del 08/10/2012 @ 09:17:21, in lavoro, visitato 1595 volte)
& DIVERSO PARERE
Genova, 5 ott. - (Adnkronos) - "Riscoprire gli antichi mestieri, in
particolare l'artigianato artistico, tradizionale e tipico di qualita', puntando
anche sull'innovazione, costituisce una misura importante contro la piaga della
disoccupazione giovanile e aiuta produzioni di nicchia che hanno tutte le carte
in regola per rimanere sul mercato". Lo ha dichiarato Luca Costi, segretario
regionale di Confartigianato Liguria, a margine della presentazione, questa
mattina in Regione, dei finanziamenti del Fondo sociale europeo 2007-2013
rivolto alla formazione professionale "in bottega".
Due milioni e 270mila euro sono stati stanziati per avvicinare giovani,
disoccupati, inoccupati e appartenenti a minoranze etniche (rom e sinti) agli
antichi mestieri. Le "botteghe" individuate come ambito di formazione e
inserimento professionale riguardano i settori dell'artigianato artistico
tradizionale e tipico di qualita', mentre le aziende artigiane in possesso del
marchio "Artigiani In Liguria" possono formare anche personale gia' dipendente.
"Ma non solo - spiega Costi - e' previsto l'accompagnamento alla nascita di
nuove micro e piccole imprese nei settori dell'artigianato individuati". I
settori di intervento spaziano dall'agroalimentare tipico, alla moda, alla
lavorazione del legno e metalli, con attenzione particolare, per quanto riguarda
lo start up di nuove imprese, all'innovazione nei processi di lavorazione e
produzione.
Certo, capisco che trovare un lancio come quello dell'Adnkronos
sulle pagine di Libero, da uno strano senso di straniamento.
Ma le conferme al solito tran-tran arrivano puntuali il giorno dopo: come spinti
da un riflesso pavloviano insorgono i leghisti, anzi, come si scrive sotto
"tuonano" (che tanto lo sappiamo, a proposito di certezze, che ultimamente i
leghisti tuonano ma di lampi sono incapaci di farne...)
E' molto bello ed educativo che ora questi omini col cervello verde si
preoccupano di "tutte le altre comunità immigrate" e persino di una possibile
"guerra tra poveri".
Continuo a non capire una cosa: se gli zingari non lavorano, non va bene; ma se
lavorano non va bene comunque. Un tempo si diceva "non sono io il razzista, sono
loro che sono rom!"
Genova24.it Bando artigianato, Rixi (Lega Nord): "Cosa c'entrano gli zingari
con gli antichi mestieri?"
Regione. Intervento del capogruppo della Lega nord Edoardo Rixi sul bando di
finanziamento – derivante da fondi europei – approvato dalla Regione Liguria
sugli antichi mestieri, con una voce ad hoc dedicata alla formazione di sinti e
rom. "Cosa c'entrano gli zingari con gli antichi mestieri della Liguria?" tuona
Rixi che ricorda che la cifra complessiva messa a disposizione dal bando è di 2
milioni e 270 mila euro.
"Considerando che la disoccupazione in Liguria è in aumento specie tra i giovani
e che le piccole imprese artigianali sono in grave crisi, a causa delle
politiche montiane e della concorrenza sleale dei paesi in via di sviluppo, mi
chiedo che senso abbia diluire un già magro stanziamento di fondi pubblici anche
ad una comunità di immigrati spesso clandestini". dice il capogruppo della Lega.
"L'attuale maggioranza che governa la Liguria al danno aggiunge la beffa, anzi
due beffe, perché – spiega Rixi – da un lato allargando i finanziamenti ai soli
zingari esclude tutte le altre comunità immigrate, lanciando il messaggio
implicito che sudamericani e nordafricani valgono di meno e rischiando così di
scatenare una guerra tra poveri, dall'altro dando dei finanziamenti pubblici a
sinti e rom si buttano i soldi in maniera irresponsabile, in quanto si tratta di
popolazioni nomadi che a breve non stanzieranno più in Liguria e probabilmente
neanche in Italia, col risultato che il denaro pubblico regalatogli non produrrà
né tassazione per la società né posti di lavoro sul nostro territorio.
La Giunta Regionale" conclude Rixi "riesce ad attuare politiche ridicole e
controproducenti anche quando s'impegna a fare qualcosa di sinistra".
Nel frattempo s'è destato anche
Il Giornale, solita foto decontestualizzata:
e titolo da cronaca nera:
Gli antichi mestieri nelle mani dei rom Il bando per
salvare gli antichi mestieri della Liguria finisce con il finanziare le comunità
sinti e rom. Protesta la Lega Nord
ma il testo dice " finanziando ANCHE i sinti e i rom" (il maiuscolo è mio, ndr)
In chiusura, Rixi spiega in prima persona il suo pensiero su
Bordighera.net "Peccato che la Giunta di sinistra abbia stabilito, come si
legge sul sito ufficiale della Regione, di allargare la distribuzione di tale
denaro anche alle comunità sinti e rom, altrimenti dette zingare, residenti in
Liguria." Trattasi quindi di un problema di "cittadinanza", se non ho
capito male. D'altronde, anche il Sudafrica razzista era una nazione campione d
i diritti democratici, solo che li riconosceva esclusivamente ai bianchi.
Resta da notare che per una notizia trovata su questo importante
finanziamento, ce ne sono almeno 3 dedicate ad una polemica che più di parte non
si può...
|