di Maria Sorbi - La scuola si prepara ad accogliere la valanga di
alunni stranieri: oltre 160 etnie. E, a sorpresa, si scopre che i problemi più
grossi non sono causati dai bambini rom. Bensì da cinesi, arabi e magrebini. Non
ci saranno le classi ghetto ma l’integrazione non sarà facile. Soprattutto
perché gli scolari cinesi o arabi non spiccicano una parola di italiano. Ogni
scuola si sta organizzando come può.
L’istituto Cadorna di via Dolci, dove gli stranieri iscritti sono quasi la
metà, si è inventato dei corsi di italiano per le mamme dei bimbi stranieri.
«Č importante che i bambini parlino italiano anche a casa di pomeriggio - spiega
il dirigente scolastico Giovanni Del Bene - Per questo coinvolgiamo anche le
mamme. I problemi minori li abbiamo proprio con i rom che già a sei anni
conoscono l’italiano abbastanza bene».
Da quest’anno si prevedono meno assenze da parte degli alunni che abitano nei
campi nomadi. «L’obbligo di mandare i figli a scuola - spiegano i volontari
della Casa della Carità, che «gestiscono» il campo di via Triboniano - è proprio
una delle condizioni del patto che i nomadi hanno firmato con il Comune per
poter rimanere dove sono». Ogni mattina un bus accompagnerà gli scolari dalle
baracche a scuola e ogni pomeriggio i volontari daranno una mano ai bambini a
fare i compiti. In tutto sono più di cento gli scolari delle elementari e una
cinquantina i ragazzi delle medie. Un meccanismo già collaudato che l’anno
scorso ha pure dato i suoi risultati. Una bimba rom, Lavinia, è stata una delle
alunne che a giugno ha ottenuto una delle migliori pagelle. I volontari daranno
una mano al corpo insegnanti delle scuole dove si riversa il maggior numero di
rom: dalle elementari di via Console Marcello, all’istituto Filzi, dalla scuola
Bruno Munari a quella di via Cilea. Senza contare gli istituti di Baranzate e
Rho. Per gli studenti meno diligenti, verrà applicata una misura particolare:
tre giorni a scuola e due giorni nei laboratori di meccanica, falegnameria e
informatica con gli educatori.
Nella scuola elementare Russo, vicino al campo rom di via Idro, le maestre si
sono attrezzate per aiutare i bambini nomadi a mantenere condizioni igieniche
dignitose. Hanno comprato una lavatrice e ogni settimana fanno il bucato con i
vestiti sporchi degli alunni rom. Per loro diventa così anche più facile essere
accettati dai compagni. Qualche altro istituto mette a disposizione le docce.
Il dirigente scolastico della scuola di via Dolci, dove circa l’8 per cento
degli iscritti è rom, vede di buon occhio le classi miste: «Le scuole - commenta
- sbagliano a rifiutare i bambini stranieri per paura di perdere iscritti
italiani e la preoccupazione dei genitori è ingiustificata. Più volte ho visto
bambini italiani imparare parole cinesi e favole arabe fuori dalle aule. C’è un
travaso di culture molto proficuo, un valore aggiunto nella formazione
scolastica».
da PARADA FRANCE All'attenzione di: Monsieur Olivier Dubault - Sotto Prefetto
di la Seine Saint-Denis
Bianca ha otto anni. L'anno scorso era in una classe CLIN a Saint-Ouen e la
sua insegnante era onorata del suo lavoro. Fa parte delle famiglie rom che si
sono battute perché i loro figli potessero andare a scuola. Bianca doveva
rientrare nel CE1 nella sua nuova scuola di Saint-Ouen. L'accampamento che
abitava fino a lunedì scorso è chiuso ed alcune famiglie sono state selezionate
per essere integrate in un villaggio d'inserimento, la scolarizzazione era uno
dei criteri. Bianca e sua madre sono stati trattenuti, ma la sua famiglia
comprende anche i nonni, che sono troppo anziani per essere integrati nel
villaggio. In conseguenza di ciò, Bianca raggiungerà i nonni in un altro
accampamento che è difficile da raggiungere da qui. La sua scolarità verrà
interrotta e tutti quelli come lei saranno esposti all'obbligo di lasciare
permanentemente il territorio.
A dispetto di tutte le convenzioni internazionali sul diritto all'infanzia,
sulla libertà di circolazione dei cittadini europei, rischia quindi di essere
reinviata in Romania perché la sua famiglia vuole restare unita. Bianca è
arrivata in Francia all'età di due anni, non conosce il rumeno.
BIANCA DEVE RESTARE IN FRANCIA CON LA SUA FAMIGLIA E CONTINUARE AD ANDARE
ALLA SCUOLA DI SAINT-OUEN !
Di Fabrizio (del 20/09/2008 @ 09:35:29, in scuola, visitato 1751 volte)
Forum sociale europeo. Una scuola per rom a Malmo di Paolo Rizzi
[17 Settembre 2008]
A Malmo dal 17 settembre si svolge il quinto Forum Sociale Europeo. Uno dei
luoghi di coordinamento dei volontari si trova in città in via Annelundsgatan al
55, ed è lì che mi presento per prendere istruzioni come volontario. Sbaglio la
porta di ingresso e mi trovo al terzo piano in un locale sulle cui pareti sono
affisse molte immagini di rom; incuriosito rimango e cerco informazioni.
Ho la fortuna di incontrare uno dei due coordinatori, Djura Ivanov, e gli chiedo
se posso fargli domande, in quanto sono tristemente testimone della nuova
repressione in atto da noi in Italia. Djura mi sorride ed inizia a parlare
italiano: nella sua infanzia è stato a Verona ed ora da 20 anni vive qui in
Svezia. Conosce perfettamente la situazione italiana, guarda con attenzione la
nostra tv ed è molto preoccupato per il suo popolo.
Mi fornisce documenti in danese, non conosco la lingua ma capisco che si tratta
di una scuola per zingari che proprio quest’anno celebra 10 anni di attività. La
scuola si chiama IRIS, Internationella Romer i Samverkan, e “Samverkan”
significa Lavorare insieme.
Gli propongo un’intervista, voglio capire e lui mi aiuta con entusiasmo: «Se può
servire ad aiutare i miei amici Rom italiani, sediamoci e parliamone».
La scuola è statale, finanziata dal governo e dalla città di Malmo, riservata ad
adulti che abbiano compiuto 20 anni: oggi sono iscritti 70 rom adulti. Djura mi
racconta che quando arrivò in Svezia venne sottoposto ad un test di lingua e
cultura, che non superò, precludendosi molte possibilità offerte ai nativi [in
Svezia per avere il permesso di soggiorno è obbligatorio imparare la lingua].
Cominciò comunque a lavorare, a costruire una comunità di rom ed a dialogare con
le istituzioni.
Dieci anni fa un cittadino svedese gli disse: «Perché non apri una scuola per
Rom, perché non abbiano a incontrare le tue stesse difficoltà?». Quel sogno
impossibile incominciò: il primo anno gli studenti furono 32, nel secondo 200.
Attualmente ci lavorano 5 insegnanti, 2 supervisori, 1 tecnico, 1 addetto
all’inserimento dopo la scuola, tutti pagati dallo stato che paga anche
l’affitto, le strutture dell’edificio ed un contributo in base agli iscritti.
A Malmo abitano circa 280 mila persone, il 20 per cento di loro è straniero e ci
sono interi quartieri cosmopoliti. La manifestazione del 20 settembre del Forum
sociale europeo darà un segno d’integrazione partendo dal quartiere di
Rosengard, abitato al 90 per cento da extracomunitari. Chiedo a Djura quanti
zingari abitano a Malmo: mi risponde che sono registrati circa 7 mila, ma forse
sono di più, dato che non tutti dichiarano di essere rom perché è comunque
penalizzante nel cercare lavoro.
In Svezia dovrebbero essere circa 60 mila e lo scorso anno è stata aperta una
seconda scuola per Rom a Goteburg.
Gli ricordo la legge italiana Bossi-Fini ed i problemi legati alle chiamate
degli imprenditori, unica possibilità per entrare in Italia. Queste modalità si
scontrano con lo sfruttamento dei migranti nella maggior parte dei casi
lavoratori «in nero».
Qui in Svezia, mi spiega, per avere il permesso di soggiorno bisogna dichiarare
un salario minimo mensile di 13.800 corone [circa 1.500 euro] ed i datori di
lavoro non possono quindi dartene di meno.
Anche lo stato contribuisce poi a sostenere l´integrazione: infatti un adulto
che voglia frequentare l’università è sovvenzionato con una borsa di studio di
circa 800 euro al mese, riceve circa 7 mila corone, di cui 5 mila a fondo
perduto, mentre le altre 2 mila le restituirà quando avrà un lavoro con un
automatismo che trattiene il 4 per cento del salario.
Esiste anche il salario sociale [ma il nuovo governo sta restringendone la
fruizione] di circa 300 euro e settimanalmente bisogna presentarsi per
rispondere alle offerte di lavoro, pena la sospensione.
Concludo la visita e ringrazio Djura che mi invita a tornare. Sono contento di
aver sbagliato porta e di averne aperta un’altra nella direzione di un altro
mondo possibile che qui, come in Africa, in India e in America latina, stiamo
costruendo insieme. Questo mio incontro vuol essere la testimonianza di uno
splendido esempio di civiltà e integrazione: non ci sono altri casi al mondo di
scuole specializzate per persone adulte zingare.
Aggiungo solo che i bambini rom che frequentano le scuole dell’obbligo purtroppo
non sono aiutati con corsi speciali, il che a volte li penalizza; ma nel caso
non riuscissero sanno che dopo i 20 anni hanno sempre la possibilità di
ricominciare a studiare grazie a questa scuola. Djura ha solo la licenza
elementare, non ha avuto tempo per continuare gli studi, ma ha dedicato il suo
tempo agli studi degli altri.
Sofia, Bulgaria. Il 15 settembre segna l'inizio di un nuovo anno
scolastico in Bulgaria e la fine della segregazione scolastica per circa 200
studenti Rom a Blagoevgrad. Gli studenti, che frequentavano la scuola
elementare speciale N° 1 a Blagoevgrad, saranno spostati in diverse scuole
cittadine dove avranno una migliore istruzione e per i primi tempi impareranno
in un ambiente integrato con i loro pari di altri gruppi etnici.
Gli sforzi di desegregazione scolastica furono lanciati un anno fa a
Blagoevgrad attraverso un progetto, appoggiato dal Fondo Educazione Rom che
pilotò l'integrazione di cinquanta studenti Rom in scuole miste cittadine e
sollevarono il fine della segregazione. L'iniziativa portò alla decisione
municipale di chiudere la scuola elementare segregata N° 1 nel marzo
2008, che fu approvata a maggio dal Ministro dell'Istruzione. Secondo il vice
sindaco di Blagoevgrad, Dr. Valentin Vasilev, "la bassa qualità dell'istruzione
nella scuola e l'alto livello di assenteismo sono state tra le principali
ragioni della decisione".
Il comune ha già presentato con successo un progetto per l'integrazione
istruttiva dei bambini Rom, tramite i Fondi Strutturali UE. Secondo il vice
sindaco, il progetto creerà opportunità d'impiego per alcuni degli insegnanti
della scuola segregata che sarà chiusa.
Tobian Linden, il nuovo direttore del Fondo Educazione Rom ha accolto con
favore questa iniziativa del comune e si è impegnato a continuare a fornire
supporto agli sforzi desegrazionisti a Blagoevgrad e nel resto della Bulgaria.
"Educazione integrata significa migliore istruzione per tutti i bambini", ha
detto.
For additional information about this press release, please contact Toni Tashev,
Country Facilitator for the Roma Education Fund, at tel. +359886797272 or via
email at tashev@romaeducationfund.org.
Parigi, 29 settembre 2008 - La Presidenza Francese del Consiglio
dell'Unione Europea [ha tenuto] un secondo summit sull'uguaglianza a Parigi il
29 e 30 settembre. Lívia Járóka MEP (EPP-ED) ha puntualizzato che la
segregazione prevalente e la discriminazione costante affrontata dai bambini
Rom, impatta negativamente sul loro futuro e sulla capacità di trovare un
impiego remunerativo quando cresceranno.
Escludere i bambini Rom dalla scuola, come pure segregarli dalle scuole
principali, li depriva del diritto fondamentale all'istruzione ed ostacola
direttamente la loro capacità di continuare verso una più alta istruzione o di
accedere a migliori lavori pagati che potrebbero essere messi a loro
disposizione, e propaga l'esclusione sociale ed economica che oggigiorno
caratterizza così tante comunità Rom. La continuata marginalizzazione della
gioventù Rom causerà alla società la perdita di una fonte significativa di
creatività e contribuzione sociale. Il costo del mantenimento delle scuole
segregate, assieme all'ingiusto trattamento discriminatorio verso i Rom, avranno
conseguenze negative nel lungo termine per i governi europei. "Per questa
ragione, investire nell'istruzione dei Rom non è soltanto moralmente giusto, ma
aiuta anche al rafforzamento dell'Economia Europea," ha dichiarato Járóka.
Livia Járóka ha anche sottolineato l'importanza del livello di coinvolgimento
europeo riguardo l'impegno a lavorare per desegregare le scuole, ed ha
evidenziato il ruolo strategico in questo processo della Commissione Europea. Ha
richiesto una campagna d'azione per un'istruzione giusta e di qualità. Ha
dichiarato: "Le direttive UE devono servire soprattutto a questo scopo. Il
circolo vizioso di istruzione sotto gli standard, ghettizzazione nell'alloggio e
disoccupazione cronica, sono evidentemente collegati. Se questo circolo dev'essere
rotto, i giovani Rom devono avere, almeno, pari accesso alle scuole e alle
università, e dev'essere dato loro il giusto posto nella società.
For further information:
Járóka Lívia (EPP-ED/Fidesz) , T.: 0032 2 28 45215
Vera Stricki GSM.: 0032 472 90 27 34 http://fidesz-eu.hu/
Hölvényi György
sajtótanácsos/ press councillor
sajtóosztály/Press Service
EPP-ED Group - képviselőcsoport
Európai Parlament/European Parliament
Tel: +322/284 23 93 (BRU), +33/3881 73718 (STR)
Gli studenti rom offrono un barlume di speranzaBy Barnaby
Phillips, Europe correspondent
Un paio di mesi fa, sono stato a Napoli [...] per riportare dell'ostilità
contro il popolo Rom.
I napoletani incolpavano i Rom per l'ondata di criminalità, ed avevano
bruciato uno dei loro campi.
Il fatto venne postato su You Tube da Al Jazeera (qui sotto, in inglese
ndr).
Ecco un esempio di alcuni dei commenti nelle risposte; "gli zingari sono solo
parassiti", "gli zingari non possono adattarsi ad un moderno stile di vita e non
saranno mai i benvenuti", "solo uno zingaro morto è un buono zingaro", e così
via.
Molti commenti non sono riportabili, ma questo è il senso.
Ora, è vero che l'anonimato su internet ha la tendenza deprimente ad
incoraggiare le persone nel pubblicare punti di vista offensivi.
Ma, come corrispondente di Al Jazeera dall'Europa, sono rimasto sorpreso
dall'esteso e radicato pregiudizio contro i Rom.
In Grecia e altrove, spesso devo riflettere sulle osservazioni di persone che
altrimenti avrebbero una mente aperta.
Sembra a volte che la forma di razzismo che è ancora socialmente accettabile
è quella contro i Rom.
Incidente scioccante
Settimana scorsa ero in Kosovo, dove i Rom sono in una difficile situazione.
Circa 150.000 Rom (a rischio di offendere, sto usando il termine "Rom" come
scorciatoia per tre comunità differenti: i Rom, gli Askali e gli Egizi) vivevano
in Kosovo agli inizi degli anni '90.
Oggi la popolazione è di circa 40.000.
L'esodo dei Rom dal Kosovo alla fine della guerra del 1999 non ha ricevuto la
stessa attenzione di quello dei Serbi, ma è stato altrettanto drammatico.
In molte parte del Kosovo, la rientrante popolazione albanese ha accusato i
Rom di collaborazionismo con i Serbi, e li hanno cacciati per rappresaglia.
In quello che forse è l'incidente che ha scosso maggiormente, gli Albanesi
hanno distrutto un intero quartiere Rom, che ospitava circa 8.000 persone, sotto
lo sguardo delle truppe internazionali.
Ma quello che è successo dopo è veramente scandaloso.
Danni al cervello
In nove anni, solo una manciata di quei Rom sono tornati alle loro case a
Mitrovica sud.
L'ONU, che ha speso milioni per la ricostruzione in Kosovo, sino al 2006 non
aveva ricostruito nessuna casa dei Rom.
Centinaia di Rom hanno passato anni in squallidi campi per rifugiati,
contaminati da alti livelli di inquinamento da piombo (vedi
ndr).
Gli attivisti incolpano molte morti all'avvelenamento da piombo, e ritengono
che dozzine di bambini hanno sofferto danni irreversibili al cervello.
La storia dei campi Rom è lunga e complicata, con molti interessi
contrastanti, ma una conclusione è inevitabile: nel Kosovo di oggi,è impossibile
per qualsiasi altro gruppo etnico venire trattato con tale indifferenza.
I figli se ne sono andati
Ramadan Gidzic è un Rom amichevole, di circa 50 anni. Vive nel villaggio di
Preoce, in un'enclave serba vicino a Pristina.
E' disoccupato dal 1999, quando molti Rom scapparono da Pristina, e ha perso
il suo lavoro in una libreria.
Due figli, vedendo che non c'era una vita possibile, sono andati in Germania,
portando con loro i figli. E' una storia tipica a Preoce.
Quindici delle 50 famiglie rom sono andate via, ed altre si stanno preparando
a farlo.
In privato, molti ammettono di pagare i contrabbandieri per aiutarli a
raggiungere illegalmente la Germania.
Ramadan ha perso i nipoti e si chiede se qualche Rom rimarrà a Preoce.
Dice: "Chiunque abbia parenti all'estero, prima o poi se ne andrà, qui non
c'è niente da fare, possiamo solo stare qui e morire di fame".
Alcuni attivisti dei diritti umani ritengono che la popolazione Rom nel
Kosovo del dopoguerra stia progressivamente declinando, fino al punto che in
cinque anni non ci sarà più nessuno.
Altri dicono che le statistiche sulla popolazione non sono credibili, e che è
impossibile trarre alcuna conclusione.
Di sicuro non è vero che ai Rom in Kosovo sia data la speranza di costruirsi
lì un futuro.
Ruolo modello
La sfida forse più grande è l'istruzione. In Kosovo la frequenza scolastica
dei bambini rom è notoriamente scarsa.
Secondo uno studio del 2006, soltanto l'1,4% termina la scuola secondaria.
Così è stata una piacevole sorpresa incontrare Tefik Agushi, che ha 22 anni.
Tefik è l'unico studente rom all'American University del Kosovo, ed è un modello
per la sua comunità.
Dice che i bambini rom sono svantaggiati a scuola per l'assenza di qualsiasi
istruzione nella loro lingua nativa.
Ma dice anche che con l'impegno, i giovani Rom possono ottenere quel che
vogliono.
"Non possiamo limitarci a sederci in fondo e aspettare che altri ci aiutino",
dice Tefik, un giovane determinato a non permettere che il pregiudizio sia sulla
sua strada.
Da
EveshamJournalLa diversità culturale difesa dalla scuola By
Daniel Fawbert Mills
I poliziotti locali Julie De Paris e Julie Pardoe col contastorie romanì
Richard O’Neill e gli scolari Shania Price, Sean Lunnon, e Charlie Smith
9 ottobre 2008 - La scuola primaria di Cleeve sta promuovendo il valore di
differenti culture in un'unica esperienza narrativa per i più giovani.
La scuola ha aperto le proprie porte per accogliere il tradizionale narratore
romanì Richard O’Neill che ha intrattenuto i bambini usando le tecniche
tradizionali romanì, incluse la sua raccolta di bambole di legno.
E' stato raggiunto dall'ufficiale della polizia locale Julie De Paris e
dall'ufficiale di supporto alla comunità Julie Pardoe, ed assieme hanno passato
la mattina con i più giovani.
Pardoe ha detto "E' stata una grande opportunità per tutti scoprire di più
sulle differenti culture in un momento di intrattenimento."
"Alcuni degli scolari provengono dalla comunità viaggiante, così questo
evento è particolarmente speciale."
Il Commissariato di
West Mercia ha lavorato a stretto contatto con O’Neill, lui stesso Romanì, che
ha condotto due momenti formativi per loro.
Grazie a questo lavoro è in grado di offrire queste sezioni narrative uniche
a diverse scuole del Worcestershire, inclusa la Blackminster Middle
School di Evesham e la Pebworth First School.
Ha detto O'Neill: "Intendiamo portare le storie a tanta più gente possibile,
perché crediamo nel potere della narrazione di educare, informare, costruire
ponti e divertire."
Si spera che la formazione specialistica che può fornire assista nel formare
personale con una più ampia consapevolezza della cultura zingara, rom e
viaggiante, come pure una migliore comprensione della negatività che alcune
persone affrontano nella società.
Il consigliere per la diversità zingara e viaggiante, sergente Alistair Webster,
ha detto: "Vorrei questo addestramento per focalizzarsi sul buon lavoro e le
grandi opportunità che si ottengono dal comprendere meglio le differenze."
"Parimenti, gli eventi narrativi nelle scuole aiuteranno a trasportare questi
stessi messaggi alle nostre generazioni più giovani."
Non c’è giorno che non venga diffuso un rapporto che denunci violenze e
violazioni contro le minoranze Rom e Sinte, che riporti cifre spesso estranee
alla realtà, che riferisce sulla drammaticità delle nostre condizioni di vita.
Le denunce inoltrate alle autorità preposte da Rom e Sinti non producono gli
effetti che la legge specifica, anzi spesso sono un premio per chi utilizza
violenze e violazioni contro Rom e Sinti
Con cadenza quotidiana all’opinione pubblica viene somministrata in forma
amplificata una dose di dichiarazioni pubbliche, contraddistinte dalla fierezza
dell’ignoranza e dall’arroganza del potere, che incrementano l’odio contro Rom e
Sinti e ne fanno i capi espiatori di tutti i mali della società, mentre passa
quasi inosservato che un Prefetto chiede la decadenza di un'amministrazione
comunale per infiltrazione della criminalità organizzata, come di recente nel
comune di Fondi e qualche tempo fa nel comune di Nettuno della regione Lazio,
che la stampa nazionale ed i salotti televisivi hanno quasi totalmente ignorato.
La politica è incapace di evitare le "vigliaccate" contro Rom e Sinti, forse
perché è capace di fare solo "porcate"; una politica consapevole che le
proteste e le denuncie dei Rom e dei Sinti produrranno una crescita del consenso
elettorale personale e di partito.
Questo è il contesto politico in Italia, "la descolarizzazione della società",
che amplifica le disuguaglianze sociali e trasforma la massa delle persone in
futuri "sudditi":
il 48,2% della popolazione italiana non ha un titolo superiore alla licenza
media, gli analfabeti totali sono sei milioni,
il 25% dei ragazzi italiani che escono dalla terza media fanno fatica a leggere
e scrivere, 21 milioni d’italiani sono in grosse difficoltà nel leggere un grande
quotidiano.
1 ragazzo su 5 non consegue né diploma, né qualifica professionale; il 20,6%
della popolazione scolastica "scompare" dopo essersi iscritti al primo anno
della secondaria superiore. A questo si dovrebbe aggiungere i dati
sull’insuccesso scolastico che è altissimo.
In questo contesto sociale, culturale e politico alle minoranze Rom e Sinte
manca un prerequisito fondamentale: un progetto politico nazionale e una
strategia organizzativa per realizzarla con il massimo della condivisione
possibile.
Le "passerelle" del passato sono state solo espedienti per un becero
personalismo e la strumentalizzazione di Rom e Sinti per auto accreditarsi come
presunti esperti di una disastrosa politica di assistenzialismo culturale, per
arrogarsi il diritto di sostituirsi a Rom e Sinti in tutte le sedi.
Per noi Rom e Sinti non è più il tempo di fare scelte senza gambe per
camminare, ma dobbiamo andare al cuore delle questioni per definire il
nostro futuro.
I vecchi metodi del passato non ci permetteranno di affrontare con la giusta
razionalità la vera sfida che abbiamo di fronte, occorre cambiare metodo,
cambiamento che deve coinvolgere anche noi.
Le iniziative a livello locale sono sacrosante, necessarie ed utili, ma non
sufficienti se non contenute all’interno di un globale progetto politico
nazionale per Rom e Sinti, perchè rischiano di essere il "nettare" di uno
spregiudicato personalismo che tanti danni ha prodotto nel passato a noi Rom e
Sinti.
La nostra condizione sociale e culturale non ci permette più:
- di tollerare che chi non ha competenze metta le mani sulle nostre vite
- di delegare altri per decidere del nostro futuro
- di rinunciare alla identità culturale collettiva
- di tollerare chi soffia sul fuoco della divisione
In particolare non ci permette più di rinviare la condivisione di un
"progetto politico nazionale" per le nostre minoranze e una strategia
organizzativa per realizzarlo.
Un progetto politico nazionale per Rom e Sinti capace di: - mettere al centro la cultura Rom e Sinta,
- coinvolgere Rom e Sinti in un processo di interazione
- proporre soluzioni adeguate e collaborare per la realizzazione
- costruire un dialogo diretto con la società civile e la politica senza
pregiudiziali
Se la partecipazione attiva di Rom e Sinti è la strategia fondamentale, la
costruzione di un dialogo diretto con il Governo, le Istituzioni, la
politica e la società civile è essenziale per un progetto politico nazionale
CREDIBILE e REALIZZABILE.
Il dialogo diretto NON si realizza solo perché siamo Rom e Sinti, ma richiede un
mix di condizioni; la scelta di un metodo comunicativo e relazionale, la
credibilità partecipativa e professionale, la autorevolezza del progetto e della
strategia organizzativa, sono i principali fattori per la costruzione di un
dialogo diretto in grado di dare "valore" al progetto politico nazionale
per Rom e Sinti, e "peso" mediatico e politico alla denuncia.
Nazzareno Guarnieri - presidente Federazione Rom e Sinti insieme
Di Fabrizio (del 18/10/2008 @ 15:00:28, in scuola, visitato 1242 volte)
Da Opera Nomadi Padova
La Lega sembra davvero “avere
molto a cuore” la sorte dei figli dei migranti
o di rom e sinti; qualche mese fa la
schedatura dei minori rom per promuovere la scolarizzazione e, in questi
giorni, il ritorno a classi-ghetto per favorire l’integrazione, “prevenire
il razzismo, educare alla legalità e alla cittadinanza”. Nel concreto
vogliono istituire delle classi riservate ai figli dei
migranti e dei rom che non sono giudicati idonei alla scuola degli
italiani per scarsa conoscenza della nostra lingua.
Le chiamano classi-ponte, in
realtà sono classi differenziali.
Già nel 1965 lo Stato italiano si dotava di uno strumento
istituzionale costituito dalle classi speciali “Lacio drom” (Buon Cammino),
ghettizzando i bambini rom e i sinti all’interno delle scuole, in locali
appartati, non idonei e isolati. Fortunatamente nel 1974 venne dichiarata
l’eccezionalità di tali classi e nel 1982 ci fu la loro definitiva
soppressione. Nel 1986, poi, il Ministero diede nuove disposizioni in
materia di scolarizzazione di minori rom e sinti, disposizioni che
precorrevano la Risoluzione Europea del Consiglio dei Ministri dell’
Educazione del 22/05/1989. Il Ministero, dopo aver richiamato la scuola
materna, elementare e media al principio dell’obbligo scolastico che non è
solo obbligo per i ragazzi a frequentare la scuola, ma anche obbligo della
scuola ad assicurare il massimo possibile di apprendimento a tutti i
frequentanti, prescriveva ad essa l’impegno di offrire un servizio adeguato
nel “massimo rispetto dell’identità culturale dei soggetti
interessati e il dovere di predisporre, per quanto possibile, un’
organizzazione, proficua, soddisfacente e rispondente ai reali bisogni degli
stessi”.
Questo accadeva nel 1989, ora siamo nel 2008 e vengono
ripresentate disposizioni in materia scolastica antecedenti al 1965.
Noi crediamo, quindi, che la proposta della Lega sia
raccapricciante e pericolosa perché non ha altri effetti che la
discriminazione e non consentirà l’integrazione perché gli studenti di
origine straniera e rom saranno a contatto solo con altri stranieri e altri
rom e, ad anno scolastico iniziato, verranno forse introdotti nelle classi
“normali” dove i compagni avranno già socializzato tra loro e l’unica
conseguenza sarà essere percepiti come diversi. E tutto ciò non servirà
neanche a tenerli al passo con la classe perché non si capisce come faranno
a seguire questi “corsi propedeutici” e anche
ad avanzare col normale programma. Non si comprende neanche come si potrà
conciliare il tutto con i tagli che il governo continua a prevedere per
l’istruzione.
Č evidente, quindi, che le motivazioni della Lega sono
ispirate dal solito profondo razzismo che la
caratterizza e costituiscono un attacco al diritto all’istruzione e al
principio di non discriminazione, tutelati dalla nostra Costituzione.
I leghisti parlano di integrazione riuscendo ad immaginare
al massimo un’assimilazione degli stranieri alla cultura italiana, facendo
proposte anacronistiche e senza senso dettate dal timore dell’invasione dei
migranti i cui figli, anche se nati in Italia, sono ritenuti colpevoli di
rallentare i programmi scolastici dei figli degli autoctoni...
Crediamo che la scuola sia di importanza cruciale per una
reale e sensata integrazione e per evitare gli aberranti episodi di razzismo
di cui sentiamo parlare sempre più spesso in questi giorni. Sappiamo
perfettamente che ci possono essere difficoltà per gli studenti stranieri ma
crediamo che siano altre le strade per superarle e molte scuole le stanno
già percorrendo mettendo a disposizione: corsi di alfabetizzazione
pomeridiani per dare a tutti le conoscenze minime, necessarie per
avvicinarsi ai linguaggi specifici di ogni disciplina, corsi di educazione
all’ intercultura e ricorrendo anche all’aiuto dei mediatori culturali.
Quello di cui questo paese ha bisogno non è certo una
politica dell’apartheid che porterà a classi di serie A e classi di serie B,
C etc.. ma occorre mettere a disposizione fondi per avviare progetti che
permettano ai docenti di fare il loro lavoro e di rispondere alla
complessità del cambiamento in atto, difendendo la diversità come ricchezza
e rifiutando l’assimilazione.
Di Fabrizio (del 27/10/2008 @ 16:23:12, in scuola, visitato 2186 volte)
Foggia, 27 OTTOBRE 2008.
A S.E PREFETTO
AL SIG. SINDACO:
Assessorato alla P.I
Assessorato Servizi Sociali
AL SIG. QUESTORE:
Ufficio Minori
Ufficio Immigrazione
Al Comandante Prov.le Carabinieri
AL SIG. PRESIDENTE AMM.NE PROVINCIALE:
Assessorato Sicurezza Sociale
Garante Pro.le per l’Infanzia
Opera Nomadi
Provveditorato Studi
Unicef
Caritas Diocesana
Dott.ssa Anna Laura De Giorni, Consigliere Giuridico – Legale ACSI
Oggetto: Scolarizzazione Minori Rom Macedoni.
L’indagine conoscitiva compiuta da quest’associazione nel periodo 15 / 31
Ottobre 2008, ha registrato che il 30,6% degli scolareschi macedoni hanno
cessato o frequentano occasionalmente la scuola.
I frequentatori erano 114 nel 2005, 84 nel 2007 e 42 nel 2008.
Su 137minori censiti solo 42 alunni frequentano quasi regolarmente i corsi.
Alcuni hanno registrato; senza conseguenze; fino a 100 assenze.
La pedofilia e l’accattonaggio sono il gran problema.
I genitori non controllano (malgrado che loro hanno ricevuto il permesso di
soggiorno grazie alla scolarizzazione dei figli), i servizi sociali non seguono
le famiglie.
L’ACSI ringrazia le scuole di Foggia per gli sforzi profusi a favore di tutti i
minori stranieri e chiede, gentilmente, a chi di dovere di intervenire.
IL PRESIDENTE NAZIONALE A.C.S.I Habib SGHAIER
ASSOCIAZIONE COMUNITA’ STRANIERE IN ITALIA.
ASSOCIACION COMUNIDADES EXTRANJERAS EN ITALIA.
ASSOCIACAO COMUNIDADES ETRANGERES da ITALIA
ASSOZIATION ITALIENSCHE GEMEINSCHAFTEN ETRANGERES
ASSOCIATION DES COMMUNAUTES ETRANGERES EN ITALIE
FOREIGN COMMUNITIES ASSOCIATION IN ITALY
SHOQATE KOMUNITET HUAJ NE ITALIA
ASOCIATIA COMUNITARIA A STRAINILOR IN ITALIA
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