Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
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La redazione
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\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 05/09/2008 @ 12:14:06, in scuola, visitato 1988 volte)

Da Il Giornale

di Maria Sorbi - La scuola si prepara ad accogliere la valanga di alunni stranieri: oltre 160 etnie. E, a sorpresa, si scopre che i problemi più grossi non sono causati dai bambini rom. Bensì da cinesi, arabi e magrebini. Non ci saranno le classi ghetto ma l’integrazione non sarà facile. Soprattutto perché gli scolari cinesi o arabi non spiccicano una parola di italiano. Ogni scuola si sta organizzando come può.

L’istituto Cadorna di via Dolci, dove gli stranieri iscritti sono quasi la metà, si è inventato dei corsi di italiano per le mamme dei bimbi stranieri. «Č importante che i bambini parlino italiano anche a casa di pomeriggio - spiega il dirigente scolastico Giovanni Del Bene - Per questo coinvolgiamo anche le mamme. I problemi minori li abbiamo proprio con i rom che già a sei anni conoscono l’italiano abbastanza bene».

Da quest’anno si prevedono meno assenze da parte degli alunni che abitano nei campi nomadi. «L’obbligo di mandare i figli a scuola - spiegano i volontari della Casa della Carità, che «gestiscono» il campo di via Triboniano - è proprio una delle condizioni del patto che i nomadi hanno firmato con il Comune per poter rimanere dove sono». Ogni mattina un bus accompagnerà gli scolari dalle baracche a scuola e ogni pomeriggio i volontari daranno una mano ai bambini a fare i compiti. In tutto sono più di cento gli scolari delle elementari e una cinquantina i ragazzi delle medie. Un meccanismo già collaudato che l’anno scorso ha pure dato i suoi risultati. Una bimba rom, Lavinia, è stata una delle alunne che a giugno ha ottenuto una delle migliori pagelle. I volontari daranno una mano al corpo insegnanti delle scuole dove si riversa il maggior numero di rom: dalle elementari di via Console Marcello, all’istituto Filzi, dalla scuola Bruno Munari a quella di via Cilea. Senza contare gli istituti di Baranzate e Rho. Per gli studenti meno diligenti, verrà applicata una misura particolare: tre giorni a scuola e due giorni nei laboratori di meccanica, falegnameria e informatica con gli educatori.

Nella scuola elementare Russo, vicino al campo rom di via Idro, le maestre si sono attrezzate per aiutare i bambini nomadi a mantenere condizioni igieniche dignitose. Hanno comprato una lavatrice e ogni settimana fanno il bucato con i vestiti sporchi degli alunni rom. Per loro diventa così anche più facile essere accettati dai compagni. Qualche altro istituto mette a disposizione le docce.

Il dirigente scolastico della scuola di via Dolci, dove circa l’8 per cento degli iscritti è rom, vede di buon occhio le classi miste: «Le scuole - commenta - sbagliano a rifiutare i bambini stranieri per paura di perdere iscritti italiani e la preoccupazione dei genitori è ingiustificata. Più volte ho visto bambini italiani imparare parole cinesi e favole arabe fuori dalle aule. C’è un travaso di culture molto proficuo, un valore aggiunto nella formazione scolastica».

 
Di Fabrizio (del 10/09/2008 @ 08:41:41, in scuola, visitato 1602 volte)

Da La voix des Rroms

PETIZIONE

da PARADA FRANCE All'attenzione di: Monsieur Olivier Dubault - Sotto Prefetto di la Seine Saint-Denis

Bianca ha otto anni. L'anno scorso era in una classe CLIN a Saint-Ouen e la sua insegnante era onorata del suo lavoro. Fa parte delle famiglie rom che si sono battute perché i loro figli potessero andare a scuola. Bianca doveva rientrare nel CE1 nella sua nuova scuola di Saint-Ouen. L'accampamento che abitava fino a lunedì scorso è chiuso ed alcune famiglie sono state selezionate per essere integrate in un villaggio d'inserimento, la scolarizzazione era uno dei criteri. Bianca e sua madre sono stati trattenuti, ma la sua famiglia comprende anche i nonni, che sono troppo anziani per essere integrati nel villaggio. In conseguenza di ciò, Bianca raggiungerà i nonni in un altro accampamento che è difficile da raggiungere da qui. La sua scolarità verrà interrotta e tutti quelli come lei saranno esposti all'obbligo di lasciare permanentemente il territorio.

A dispetto di tutte le convenzioni internazionali sul diritto all'infanzia, sulla libertà di circolazione dei cittadini europei, rischia quindi di essere reinviata in Romania perché la sua famiglia vuole restare unita. Bianca è arrivata in Francia all'età di due anni, non conosce il rumeno.

BIANCA DEVE RESTARE IN FRANCIA CON LA SUA FAMIGLIA E CONTINUARE AD ANDARE ALLA SCUOLA DI SAINT-OUEN !

http://www.myspace.com/paradafrance

Pour faire un lien vers cette pétition, cliquez-ici

 
Di Fabrizio (del 20/09/2008 @ 09:35:29, in scuola, visitato 1740 volte)

Forum sociale europeo. Una scuola per rom a Malmo di Paolo Rizzi [17 Settembre 2008]

A Malmo dal 17 settembre si svolge il quinto Forum Sociale Europeo. Uno dei luoghi di coordinamento dei volontari si trova in città in via Annelundsgatan al 55, ed è lì che mi presento per prendere istruzioni come volontario. Sbaglio la porta di ingresso e mi trovo al terzo piano in un locale sulle cui pareti sono affisse molte immagini di rom; incuriosito rimango e cerco informazioni.

Ho la fortuna di incontrare uno dei due coordinatori, Djura Ivanov, e gli chiedo se posso fargli domande, in quanto sono tristemente testimone della nuova repressione in atto da noi in Italia. Djura mi sorride ed inizia a parlare italiano: nella sua infanzia è stato a Verona ed ora da 20 anni vive qui in Svezia. Conosce perfettamente la situazione italiana, guarda con attenzione la nostra tv ed è molto preoccupato per il suo popolo.

Mi fornisce documenti in danese, non conosco la lingua ma capisco che si tratta di una scuola per zingari che proprio quest’anno celebra 10 anni di attività. La scuola si chiama IRIS, Internationella Romer i Samverkan, e “Samverkan” significa Lavorare insieme.

Gli propongo un’intervista, voglio capire e lui mi aiuta con entusiasmo: «Se può servire ad aiutare i miei amici Rom italiani, sediamoci e parliamone».

La scuola è statale, finanziata dal governo e dalla città di Malmo, riservata ad adulti che abbiano compiuto 20 anni: oggi sono iscritti 70 rom adulti. Djura mi racconta che quando arrivò in Svezia venne sottoposto ad un test di lingua e cultura, che non superò, precludendosi molte possibilità offerte ai nativi [in Svezia per avere il permesso di soggiorno è obbligatorio imparare la lingua]. Cominciò comunque a lavorare, a costruire una comunità di rom ed a dialogare con le istituzioni.

Dieci anni fa un cittadino svedese gli disse: «Perché non apri una scuola per Rom, perché non abbiano a incontrare le tue stesse difficoltà?». Quel sogno impossibile incominciò: il primo anno gli studenti furono 32, nel secondo 200. Attualmente ci lavorano 5 insegnanti, 2 supervisori, 1 tecnico, 1 addetto all’inserimento dopo la scuola, tutti pagati dallo stato che paga anche l’affitto, le strutture dell’edificio ed un contributo in base agli iscritti.

A Malmo abitano circa 280 mila persone, il 20 per cento di loro è straniero e ci sono interi quartieri cosmopoliti. La manifestazione del 20 settembre del Forum sociale europeo darà un segno d’integrazione partendo dal quartiere di Rosengard, abitato al 90 per cento da extracomunitari. Chiedo a Djura quanti zingari abitano a Malmo: mi risponde che sono registrati circa 7 mila, ma forse sono di più, dato che non tutti dichiarano di essere rom perché è comunque penalizzante nel cercare lavoro.

In Svezia dovrebbero essere circa 60 mila e lo scorso anno è stata aperta una seconda scuola per Rom a Goteburg.

Gli ricordo la legge italiana Bossi-Fini ed i problemi legati alle chiamate degli imprenditori, unica possibilità per entrare in Italia. Queste modalità si scontrano con lo sfruttamento dei migranti nella maggior parte dei casi lavoratori «in nero».

Qui in Svezia, mi spiega, per avere il permesso di soggiorno bisogna dichiarare un salario minimo mensile di 13.800 corone [circa 1.500 euro] ed i datori di lavoro non possono quindi dartene di meno.

Anche lo stato contribuisce poi a sostenere l´integrazione: infatti un adulto che voglia frequentare l’università è sovvenzionato con una borsa di studio di circa 800 euro al mese, riceve circa 7 mila corone, di cui 5 mila a fondo perduto, mentre le altre 2 mila le restituirà quando avrà un lavoro con un automatismo che trattiene il 4 per cento del salario.

Esiste anche il salario sociale [ma il nuovo governo sta restringendone la fruizione] di circa 300 euro e settimanalmente bisogna presentarsi per rispondere alle offerte di lavoro, pena la sospensione.

Concludo la visita e ringrazio Djura che mi invita a tornare. Sono contento di aver sbagliato porta e di averne aperta un’altra nella direzione di un altro mondo possibile che qui, come in Africa, in India e in America latina, stiamo costruendo insieme. Questo mio incontro vuol essere la testimonianza di uno splendido esempio di civiltà e integrazione: non ci sono altri casi al mondo di scuole specializzate per persone adulte zingare.

Aggiungo solo che i bambini rom che frequentano le scuole dell’obbligo purtroppo non sono aiutati con corsi speciali, il che a volte li penalizza; ma nel caso non riuscissero sanno che dopo i 20 anni hanno sempre la possibilità di ricominciare a studiare grazie a questa scuola. Djura ha solo la licenza elementare, non ha avuto tempo per continuare gli studi, ma ha dedicato il suo tempo agli studi degli altri.

Per informazioni www.irisskolan.se, info@irisskolan.se

 
Di Fabrizio (del 27/09/2008 @ 08:50:20, in scuola, visitato 1737 volte)

Da Bulgarian_Roma

17 settembre 2008 COMUNICATO STAMPA

Sofia, Bulgaria. Il 15 settembre segna l'inizio di un nuovo anno scolastico in Bulgaria e la fine della segregazione scolastica per circa 200 studenti Rom a Blagoevgrad. Gli studenti, che frequentavano la scuola elementare speciale N° 1 a Blagoevgrad, saranno spostati in diverse scuole cittadine dove avranno una migliore istruzione e per i primi tempi impareranno in un ambiente integrato con i loro pari di altri gruppi etnici.

Gli sforzi di desegregazione scolastica furono lanciati un anno fa a Blagoevgrad attraverso un progetto, appoggiato dal Fondo Educazione Rom che pilotò l'integrazione di cinquanta studenti Rom in scuole miste cittadine e sollevarono il fine della segregazione. L'iniziativa portò alla decisione municipale di chiudere la scuola elementare segregata N° 1 nel marzo 2008, che fu approvata a maggio dal Ministro dell'Istruzione. Secondo il vice sindaco di Blagoevgrad, Dr. Valentin Vasilev, "la bassa qualità dell'istruzione nella scuola e l'alto livello di assenteismo sono state tra le principali ragioni della decisione".

Il comune ha già presentato con successo un progetto per l'integrazione istruttiva dei bambini Rom, tramite i Fondi Strutturali UE. Secondo il vice sindaco, il progetto creerà opportunità d'impiego per alcuni degli insegnanti della scuola segregata che sarà chiusa.

Tobian Linden, il nuovo direttore del Fondo Educazione Rom ha accolto con favore questa iniziativa del comune e si è impegnato a continuare a fornire supporto agli sforzi desegrazionisti a Blagoevgrad e nel resto della Bulgaria. "Educazione integrata significa migliore istruzione per tutti i bambini", ha detto.

For additional information about this press release, please contact Toni Tashev, Country Facilitator for the Roma Education Fund, at tel. +359886797272 or via email at tashev@romaeducationfund.org.

 
Di Fabrizio (del 04/10/2008 @ 09:36:34, in scuola, visitato 1726 volte)

Da Hungarian_Roma

Parigi, 29 settembre 2008 - La Presidenza Francese del Consiglio dell'Unione Europea [ha tenuto] un secondo summit sull'uguaglianza a Parigi il 29 e 30 settembre. Lívia Járóka MEP (EPP-ED) ha puntualizzato che la segregazione prevalente e la discriminazione costante affrontata dai bambini Rom, impatta negativamente sul loro futuro e sulla capacità di trovare un impiego remunerativo quando cresceranno.

Escludere i bambini Rom dalla scuola, come pure segregarli dalle scuole principali, li depriva del diritto fondamentale all'istruzione ed ostacola direttamente la loro capacità di continuare verso una più alta istruzione o di accedere a migliori lavori pagati che potrebbero essere messi a loro disposizione, e propaga l'esclusione sociale ed economica che oggigiorno caratterizza così tante comunità Rom. La continuata marginalizzazione della gioventù Rom causerà alla società la perdita di una fonte significativa di creatività e contribuzione sociale. Il costo del mantenimento delle scuole segregate, assieme all'ingiusto trattamento discriminatorio verso i Rom, avranno conseguenze negative nel lungo termine per i governi europei. "Per questa ragione, investire nell'istruzione dei Rom non è soltanto moralmente giusto, ma aiuta anche al rafforzamento dell'Economia Europea," ha dichiarato Járóka.

Livia Járóka ha anche sottolineato l'importanza del livello di coinvolgimento europeo riguardo l'impegno a lavorare per desegregare le scuole, ed ha evidenziato il ruolo strategico in questo processo della Commissione Europea. Ha richiesto una campagna d'azione per un'istruzione giusta e di qualità. Ha dichiarato: "Le direttive UE devono servire soprattutto a questo scopo. Il circolo vizioso di istruzione sotto gli standard, ghettizzazione nell'alloggio e disoccupazione cronica, sono evidentemente collegati. Se questo circolo dev'essere rotto, i giovani Rom devono avere, almeno, pari accesso alle scuole e alle università, e dev'essere dato loro il giusto posto nella società.

For further information:
Járóka Lívia (EPP-ED/Fidesz) , T.: 0032 2 28 45215
Vera Stricki GSM.: 0032 472 90 27 34
http://fidesz-eu.hu/

Hölvényi György
sajtótanácsos/ press councillor
sajtóosztály/Press Service
EPP-ED Group - képviselőcsoport
Európai Parlament/European Parliament
Tel: +322/284 23 93 (BRU), +33/3881 73718 (STR)

 
Di Fabrizio (del 12/10/2008 @ 09:06:28, in scuola, visitato 3023 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

Da ALJAZEERA.net

Gli studenti rom offrono un barlume di speranza By Barnaby Phillips, Europe correspondent

Un paio di mesi fa, sono stato a Napoli [...] per riportare dell'ostilità contro il popolo Rom.

I napoletani incolpavano i Rom per l'ondata di criminalità, ed avevano bruciato uno dei loro campi.

Il fatto venne postato su You Tube da Al Jazeera (qui sotto, in inglese ndr).



Ecco un esempio di alcuni dei commenti nelle risposte; "gli zingari sono solo parassiti", "gli zingari non possono adattarsi ad un moderno stile di vita e non saranno mai i benvenuti", "solo uno zingaro morto è un buono zingaro", e così via.

Molti commenti non sono riportabili, ma questo è il senso.

Ora, è vero che l'anonimato su internet ha la tendenza deprimente ad incoraggiare le persone nel pubblicare punti di vista offensivi.

Ma, come corrispondente di Al Jazeera dall'Europa, sono rimasto sorpreso dall'esteso e radicato pregiudizio contro i Rom.

In Grecia e altrove, spesso devo riflettere sulle osservazioni di persone che altrimenti avrebbero una mente aperta.

Sembra a volte che la forma di razzismo che è ancora socialmente accettabile è quella contro i Rom.

Incidente scioccante

Settimana scorsa ero in Kosovo, dove i Rom sono in una difficile situazione.

Circa 150.000 Rom (a rischio di offendere, sto usando il termine "Rom" come scorciatoia per tre comunità differenti: i Rom, gli Askali e gli Egizi) vivevano in Kosovo agli inizi degli anni '90.

Oggi la popolazione è di circa 40.000.

L'esodo dei Rom dal Kosovo alla fine della guerra del 1999 non ha ricevuto la stessa attenzione di quello dei Serbi, ma è stato altrettanto drammatico.

In molte parte del Kosovo, la rientrante popolazione albanese ha accusato i Rom di collaborazionismo con i Serbi, e li hanno cacciati per rappresaglia.

In quello che forse è l'incidente che ha scosso maggiormente, gli Albanesi hanno distrutto un intero quartiere Rom, che ospitava circa 8.000 persone, sotto lo sguardo delle truppe internazionali.

Ma quello che è successo dopo è veramente scandaloso.

Danni al cervello

In nove anni, solo una manciata di quei Rom sono tornati alle loro case a Mitrovica sud.

L'ONU, che ha speso milioni per la ricostruzione in Kosovo, sino al 2006 non aveva ricostruito nessuna casa dei Rom.

Centinaia di Rom hanno passato anni in squallidi campi per rifugiati, contaminati da alti livelli di inquinamento da piombo (vedi ndr).

Gli attivisti incolpano molte morti all'avvelenamento da piombo, e ritengono che dozzine di bambini hanno sofferto danni irreversibili al cervello.

La storia dei campi Rom è lunga e complicata, con molti interessi contrastanti, ma una conclusione è inevitabile: nel Kosovo di oggi,è impossibile per qualsiasi altro gruppo etnico venire trattato con tale indifferenza.

I figli se ne sono andati

Ramadan Gidzic è un Rom amichevole, di circa 50 anni. Vive nel villaggio di Preoce, in un'enclave serba vicino a Pristina.

E' disoccupato dal 1999, quando molti Rom scapparono da Pristina, e ha perso il suo lavoro in una libreria.

Due figli, vedendo che non c'era una vita possibile, sono andati in Germania, portando con loro i figli. E' una storia tipica a Preoce.

Quindici delle 50 famiglie rom sono andate via, ed altre si stanno preparando a farlo.

In privato, molti ammettono di pagare i contrabbandieri per aiutarli a raggiungere illegalmente la Germania.

Ramadan ha perso i nipoti e si chiede se qualche Rom rimarrà a Preoce.

Dice: "Chiunque abbia parenti all'estero, prima o poi se ne andrà, qui non c'è niente da fare, possiamo solo stare qui e morire di fame".

Alcuni attivisti dei diritti umani ritengono che la popolazione Rom nel Kosovo del dopoguerra stia progressivamente declinando, fino al punto che in cinque anni non ci sarà più nessuno.

Altri dicono che le statistiche sulla popolazione non sono credibili, e che è impossibile trarre alcuna conclusione.

Di sicuro non è vero che ai Rom in Kosovo sia data la speranza di costruirsi lì un futuro.

Ruolo modello

La sfida forse più grande è l'istruzione. In Kosovo la frequenza scolastica dei bambini rom è notoriamente scarsa.

Secondo uno studio del 2006, soltanto l'1,4% termina la scuola secondaria. Così è stata una piacevole sorpresa incontrare Tefik Agushi, che ha 22 anni.



Tefik è l'unico studente rom all'American University del Kosovo, ed è un modello per la sua comunità.

Dice che i bambini rom sono svantaggiati a scuola per l'assenza di qualsiasi istruzione nella loro lingua nativa.

Ma dice anche che con l'impegno, i giovani Rom possono ottenere quel che vogliono.

"Non possiamo limitarci a sederci in fondo e aspettare che altri ci aiutino", dice Tefik, un giovane determinato a non permettere che il pregiudizio sia sulla sua strada.

 
Di Fabrizio (del 14/10/2008 @ 09:25:33, in scuola, visitato 1619 volte)

Da British_Roma

Da EveshamJournal La diversità culturale difesa dalla scuola By Daniel Fawbert Mills

I poliziotti locali Julie De Paris e Julie Pardoe col contastorie romanì Richard O’Neill e gli scolari Shania Price, Sean Lunnon, e Charlie Smith

9 ottobre 2008 - La scuola primaria di Cleeve sta promuovendo il valore di differenti culture in un'unica esperienza narrativa per i più giovani.

La scuola ha aperto le proprie porte per accogliere il tradizionale narratore romanì Richard O’Neill che ha intrattenuto i bambini usando le tecniche tradizionali romanì, incluse la sua raccolta di bambole di legno.

E' stato raggiunto dall'ufficiale della polizia locale Julie De Paris e dall'ufficiale di supporto alla comunità Julie Pardoe, ed assieme hanno passato la mattina con i più giovani.

Pardoe ha detto "E' stata una grande opportunità per tutti scoprire di più sulle differenti culture in un momento di intrattenimento."

"Alcuni degli scolari provengono dalla comunità viaggiante, così questo evento è particolarmente speciale."

Il Commissariato di West Mercia ha lavorato a stretto contatto con O’Neill, lui stesso Romanì, che ha condotto due momenti formativi per loro.

Grazie a questo lavoro è in grado di offrire queste sezioni narrative uniche a diverse scuole del Worcestershire, inclusa la Blackminster Middle School di Evesham e la  Pebworth First School.

Ha detto O'Neill: "Intendiamo portare le storie a tanta più gente possibile, perché crediamo nel potere della narrazione di educare, informare, costruire ponti e divertire."

Si spera che la formazione specialistica che può fornire assista nel formare personale con una più ampia consapevolezza della cultura zingara, rom e viaggiante, come pure una migliore comprensione della negatività che alcune persone affrontano nella società.

Il consigliere per la diversità zingara e viaggiante, sergente Alistair Webster, ha detto: "Vorrei questo addestramento per focalizzarsi sul buon lavoro e le grandi opportunità che si ottengono dal comprendere meglio le differenze."

"Parimenti, gli eventi narrativi nelle scuole aiuteranno a trasportare questi stessi messaggi alle nostre generazioni più giovani."

 
Di Fabrizio (del 15/10/2008 @ 11:51:03, in scuola, visitato 1966 volte)

Da Rom Sinti @ Politica

Non c’è giorno che non venga diffuso un rapporto che denunci violenze e violazioni contro le minoranze Rom e Sinte, che riporti cifre spesso estranee alla realtà, che riferisce sulla drammaticità delle nostre condizioni di vita. Le denunce inoltrate alle autorità preposte da Rom e Sinti non producono gli effetti che la legge specifica, anzi spesso sono un premio per chi utilizza violenze e violazioni contro Rom e Sinti

Con cadenza quotidiana all’opinione pubblica viene somministrata in forma amplificata una dose di dichiarazioni pubbliche, contraddistinte dalla fierezza dell’ignoranza e dall’arroganza del potere, che incrementano l’odio contro Rom e Sinti e ne fanno i capi espiatori di tutti i mali della società, mentre passa quasi inosservato che un Prefetto chiede la decadenza di un'amministrazione comunale per infiltrazione della criminalità organizzata, come di recente nel comune di Fondi e qualche tempo fa nel comune di Nettuno della regione Lazio, che la stampa nazionale ed i salotti televisivi hanno quasi totalmente ignorato.

La politica è incapace di evitare le "vigliaccate" contro Rom e Sinti, forse perché è capace di fare solo "porcate"; una politica consapevole che le proteste e le denuncie dei Rom e dei Sinti produrranno una crescita del consenso elettorale personale e di partito.

Questo è il contesto politico in Italia, "la descolarizzazione della società", che amplifica le disuguaglianze sociali e trasforma la massa delle persone in futuri "sudditi":

il 48,2% della popolazione italiana non ha un titolo superiore alla licenza media, gli analfabeti totali sono sei milioni,
il 25% dei ragazzi italiani che escono dalla terza media fanno fatica a leggere e scrivere,
21 milioni d’italiani sono in grosse difficoltà nel leggere un grande quotidiano.

1 ragazzo su 5 non consegue né diploma, né qualifica professionale; il 20,6% della popolazione scolastica "scompare" dopo essersi iscritti al primo anno della secondaria superiore. A questo si dovrebbe aggiungere i dati sull’insuccesso scolastico che è altissimo.

In questo contesto sociale, culturale e politico alle minoranze Rom e Sinte manca un prerequisito fondamentale: un progetto politico nazionale e una strategia organizzativa per realizzarla con il massimo della condivisione possibile.

Le "passerelle" del passato sono state solo espedienti per un becero personalismo e la strumentalizzazione di Rom e Sinti per auto accreditarsi come presunti esperti di una disastrosa politica di assistenzialismo culturale, per arrogarsi il diritto di sostituirsi a Rom e Sinti in tutte le sedi.

Per noi Rom e Sinti non è più il tempo di fare scelte senza gambe per camminare, ma dobbiamo andare al cuore delle questioni per definire il nostro futuro.

I vecchi metodi del passato non ci permetteranno di affrontare con la giusta razionalità la vera sfida che abbiamo di fronte, occorre cambiare metodo, cambiamento che deve coinvolgere anche noi.

Le iniziative a livello locale sono sacrosante, necessarie ed utili, ma non sufficienti se non contenute all’interno di un globale progetto politico nazionale per Rom e Sinti, perchè rischiano di essere il "nettare" di uno spregiudicato personalismo che tanti danni ha prodotto nel passato a noi Rom e Sinti.

La nostra condizione sociale e culturale non ci permette più:
- di tollerare che chi non ha competenze metta le mani sulle nostre vite
- di delegare altri per decidere del nostro futuro
- di rinunciare alla identità culturale collettiva
- di tollerare chi soffia sul fuoco della divisione

In particolare non ci permette più di rinviare la condivisione di un "progetto politico nazionale" per le nostre minoranze e una strategia organizzativa per realizzarlo.

Un progetto politico nazionale per Rom e Sinti capace di:
- mettere al centro la cultura Rom e Sinta,
- coinvolgere Rom e Sinti in un processo di interazione
- proporre soluzioni adeguate e collaborare per la realizzazione
- costruire un dialogo diretto con la società civile e la politica senza pregiudiziali


Se la partecipazione attiva di Rom e Sinti è la strategia fondamentale, la costruzione di un dialogo diretto con il Governo, le Istituzioni, la politica e la società civile è essenziale per un progetto politico nazionale CREDIBILE e REALIZZABILE.

Il dialogo diretto NON si realizza solo perché siamo Rom e Sinti, ma richiede un mix di condizioni; la scelta di un metodo comunicativo e relazionale, la credibilità partecipativa e professionale, la autorevolezza del progetto e della strategia organizzativa, sono i principali fattori per la costruzione di un dialogo diretto in grado di dare "valore" al progetto politico nazionale per Rom e Sinti, e "peso" mediatico e politico alla denuncia.

Nazzareno Guarnieri - presidente Federazione Rom e Sinti insieme

 
Di Fabrizio (del 18/10/2008 @ 15:00:28, in scuola, visitato 1235 volte)

Da Opera Nomadi Padova

La Lega sembra davvero “avere molto a cuore” la sorte dei figli dei migranti o di rom e sinti; qualche mese fa la schedatura dei minori rom per promuovere la scolarizzazione e, in questi giorni, il ritorno a classi-ghetto per favorire l’integrazione, “prevenire il razzismo, educare alla legalità e alla cittadinanza”. Nel concreto vogliono istituire delle classi riservate ai figli dei migranti e dei rom che non sono giudicati idonei alla scuola degli italiani per scarsa conoscenza della nostra lingua.

Le chiamano classi-ponte, in realtà sono classi differenziali.

Già nel 1965 lo Stato italiano si dotava di uno strumento istituzionale costituito dalle classi speciali “Lacio drom” (Buon Cammino), ghettizzando i bambini rom e i sinti all’interno delle scuole, in locali appartati, non idonei e isolati. Fortunatamente nel 1974 venne dichiarata l’eccezionalità di tali classi e nel 1982 ci fu la loro definitiva soppressione. Nel 1986, poi, il Ministero diede nuove disposizioni in materia di scolarizzazione di minori rom e sinti, disposizioni che precorrevano la Risoluzione Europea del Consiglio dei Ministri dell’ Educazione del 22/05/1989. Il Ministero, dopo aver richiamato la scuola materna, elementare e media al principio dell’obbligo scolastico che non è solo obbligo per i ragazzi a frequentare la scuola, ma anche obbligo della scuola ad assicurare il massimo possibile di apprendimento a tutti i frequentanti, prescriveva ad essa l’impegno di offrire un servizio adeguato nel “massimo rispetto dell’identità culturale dei soggetti interessati e il dovere di predisporre, per quanto possibile, un’ organizzazione, proficua, soddisfacente e rispondente ai reali bisogni degli stessi”.

Questo accadeva nel 1989, ora siamo nel 2008 e vengono ripresentate disposizioni in materia scolastica antecedenti al 1965.

Noi crediamo, quindi, che la proposta della Lega sia raccapricciante e pericolosa perché non ha altri effetti che la discriminazione e non consentirà l’integrazione perché gli studenti di origine straniera e rom saranno a contatto solo con altri stranieri e altri rom e, ad anno scolastico iniziato, verranno forse introdotti nelle classi “normali” dove i compagni avranno già socializzato tra loro e l’unica conseguenza sarà essere percepiti come diversi. E tutto ciò non servirà neanche a tenerli al passo con la classe perché non si capisce come faranno a seguire questi “corsi propedeutici” e anche ad avanzare col normale programma. Non si comprende neanche come si potrà conciliare il tutto con i tagli che il governo continua a prevedere per l’istruzione.

Č evidente, quindi, che le motivazioni della Lega sono ispirate dal solito profondo razzismo che la caratterizza e costituiscono un attacco al diritto all’istruzione e al principio di non discriminazione, tutelati dalla nostra Costituzione.

I leghisti parlano di integrazione riuscendo ad immaginare al massimo un’assimilazione degli stranieri alla cultura italiana, facendo proposte anacronistiche e senza senso dettate dal timore dell’invasione dei migranti i cui figli, anche se nati in Italia, sono ritenuti colpevoli di rallentare i programmi scolastici dei figli degli autoctoni...

Crediamo che la scuola sia di importanza cruciale per una reale e sensata integrazione e per evitare gli aberranti episodi di razzismo di cui sentiamo parlare sempre più spesso in questi giorni. Sappiamo perfettamente che ci possono essere difficoltà per gli studenti stranieri ma crediamo che siano altre le strade per superarle e molte scuole le stanno già percorrendo mettendo a disposizione: corsi di alfabetizzazione pomeridiani per dare a tutti le conoscenze minime, necessarie per avvicinarsi ai linguaggi specifici di ogni disciplina, corsi di educazione all’ intercultura e ricorrendo anche all’aiuto dei mediatori culturali.

Quello di cui questo paese ha bisogno non è certo una politica dell’apartheid che porterà a classi di serie A e classi di serie B, C etc.. ma occorre mettere a disposizione fondi per avviare progetti che permettano ai docenti di fare il loro lavoro e di rispondere alla complessità del cambiamento in atto, difendendo la diversità come ricchezza e rifiutando l’assimilazione.

[ venerdì 17 ottobre 2008 ]

 
Di Fabrizio (del 27/10/2008 @ 16:23:12, in scuola, visitato 2166 volte)

Foggia, 27 OTTOBRE 2008.

A S.E PREFETTO

AL SIG. SINDACO:
Assessorato alla P.I
Assessorato Servizi Sociali

AL SIG. QUESTORE:
Ufficio Minori
Ufficio Immigrazione
Al Comandante Prov.le Carabinieri
AL SIG. PRESIDENTE AMM.NE PROVINCIALE:
Assessorato Sicurezza Sociale
Garante Pro.le per l’Infanzia
Opera Nomadi
Provveditorato Studi
Unicef
Caritas Diocesana
Dott.ssa Anna Laura De Giorni, Consigliere Giuridico – Legale ACSI

Oggetto: Scolarizzazione Minori Rom Macedoni.

L’indagine conoscitiva compiuta da quest’associazione nel periodo 15 / 31 Ottobre 2008, ha registrato che il 30,6% degli scolareschi macedoni hanno cessato o frequentano occasionalmente la scuola.

I frequentatori erano 114 nel 2005, 84 nel 2007 e 42 nel 2008.

Su 137minori censiti solo 42 alunni frequentano quasi regolarmente i corsi. Alcuni hanno registrato; senza conseguenze; fino a 100 assenze.

La pedofilia e l’accattonaggio sono il gran problema.

I genitori non controllano (malgrado che loro hanno ricevuto il permesso di soggiorno grazie alla scolarizzazione dei figli), i servizi sociali non seguono le famiglie.

L’ACSI ringrazia le scuole di Foggia per gli sforzi profusi a favore di tutti i minori stranieri e chiede, gentilmente, a chi di dovere di intervenire.

IL PRESIDENTE NAZIONALE A.C.S.I
Habib SGHAIER

ASSOCIAZIONE COMUNITA’ STRANIERE IN ITALIA.
ASSOCIACION COMUNIDADES EXTRANJERAS EN ITALIA.
ASSOCIACAO COMUNIDADES ETRANGERES da ITALIA
ASSOZIATION ITALIENSCHE GEMEINSCHAFTEN ETRANGERES
ASSOCIATION DES COMMUNAUTES ETRANGERES EN ITALIE
FOREIGN COMMUNITIES ASSOCIATION IN ITALY
SHOQATE KOMUNITET HUAJ NE ITALIA
ASOCIATIA COMUNITARIA A STRAINILOR IN ITALIA

Onlus
Registrata all’Anagrafe delle Onlus dell’Agenzia delle Entrate di Bari
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