Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
(Soltanto
ieri scrivevo che
la Repubblica Ceca sarà rappresentata al concorso Eurovisione da un gruppo Rom.
Il leader del gruppo, in una
dichiarazione riportata il 3 maggio, diceva quanto fosse assurdo che questo
avvenisse nel momento in cui i Rom cechi sono oggetto dei più virulenti attacchi
razzisti)
Il 18 aprile 2009, sono state lanciate bottiglie molotov contro l'abitazione
di Robert Kudrik nel villaggio di Vítkov. Robert viveva con la sua compagna,
quattro bambini e altri tre membri della famiglia. Il fuoco ha distrutto la loro
casa e seriamente ferito i genitori. La bambina di due anni, Natálka, è in coma
con bruciature che coprono l'80% del suo corpo.
In alcune aree della Repubblica Ceca si sono intensificati gli attacchi
violenti dei gruppi di estrema destra contro la comunità romanì. Un numero
crescente di marce e dichiarazioni di alcuni gruppi cechi di estrema destra
includono incitamento alla discriminazione, ostilità o violenza contro la
comunità romanì. Molti Rom nel paese dicono di temere per le proprie vite.
I Rom nella Repubblica Ceca affrontano la più alta proporzione di
discriminazione in Europa. Sperimentano discriminazione sul lavoro, nell'accesso
all'istruzione, alla casa ed alla sanità.
In solidarietà con le 3.000 persone che hanno marciato per le strade della
Repubblica Ceca per protestare contro il neo-nazismo ed il razzismo in un evento
intitolato "Ne abbiamo Abbastanza", e con oltre 300.000 Rom sotto attacco nel
paese; i firmatari dicono no alla crescente ondata di estremismo nella
Repubblica Ceca ed in Europa.
Firma la petizione
Da
Czech_Roma
The Prague Post Cresce la tensione contro i Rom
Rimangono irrisolte le bombe incendiarie, mentre le famiglie minacciate lasciano
la ČR 3 giugno 2009 - By Wency Leung and Martina Čermáková
Stanno crescendo le tensioni tra i Rom locali ed il resto della popolazione,
mentre la polizia indaga su un secondo attacco in due mesi con bombe incendiarie
contro una residenza Rom.
La polizia deve ancora identificare i sospetti per il recente attacco con
molotov il 27 maggio in un appartamento di due stanze a Zdiby, a nord di Praga.
L'attentatore gettò due bottiglie incendiarie in una casa dove vivevano 10
Rom.
Non ci furono feriti ed il fuoco fu rapidamente sedato, ma l'attacco ha
alimentato la paura e la frustrazione nella comunità rom.
Il 28 maggio il Movimento di Resistenza Romanì ha consegnato una
dichiarazione all'Agenzia di Notizie Ceca (ČTK), dicendo che l'unico modo che i
Rom hanno per proteggersi è di lasciare il paese. Ha anche criticato la polizia
per aver fallito nel garantire la loro sicurezza.
Nel frattempo, secondo l'OnG Naděje (Speranza), circa 35 Rom di Vysoké Mýto,
Boemia orientale, hanno lasciato la regione settimana scorsa cercando rifugia in
Canada.
Milan Nádvorník, manager regionale di Naděje, ha detto che l'esodo era
probabilmente dovuto alla promessa di migliori condizioni sociali ed economiche.
"Si può anche dire che la discriminazione reale e percepita gioca un ruolo," ha
detto. "A riguardo, c'è un grado di discriminazione reale in atto."
La discriminazione è stata riflessa in un sondaggio rilasciato il 29 maggio
dall'istituto CVVM, che rivela come le relazioni tra i Rom ed il resto della
popolazione sono ritenute al livello più basso dell'ultima decade. Secondo ČTK,
l'85% dei 1.056 che hanno risposto, hanno dato una bassa valutazione della
coesistenza con i Rom.
A Zdiby, la polizia ha detto di dover ancora stabilire se l'attacco era
motivato razzialmente. "Ci sono diverse versioni [del motivo], ma non possiamo
essere precisi in questo momento," ha detto la portavoce della polizia praghese,
Markéta Johnová.
A Vítkov, Moravia settentrionale, dove il 16 aprile un incendio doloso aveva
seriamente ferito una bambina rom di due anni ed i suoi genitori (vedi
QUI ndr), la polizia deve ancora compiere progressi significativi nelle
indagini.
La polizia dice di aver trovato l'auto che i testimoni avevano individuato
sulla scena dell'attacco, ma hanno assolto il guidatore ed i passeggeri da ogni
addebito.
Anna Siváková, la madre della bambina di 2 anni, Natálka, che è ricoverata in
ospedale, ha detto di essere sconcertata dai risultati della polizia. "Come
possono ritrovare una macchina e non [gli esecutori]?" ha detto. "E' davvero
strano."
The writers can be reached at
news@praguepost.com
Sempre da
Czech_Roma
04/06/2009 La direttrice del programma radio Rom chiede asilo al Canada
PRAGA (AFP) - La Radio Ceca ha detto che il capo dei suoi programmi per la
minoranza rom ha seguito il percorso di altri zingari e richiesto asilo in
Canada, a seguito dei "rozzi attacchi" alla sua famiglia.
"Abbiamo deciso di richiedere l'asilo... a causa degli attacchi costanti alla
mia famiglia e della crescente radicalizzazione della società," ha scritto ai
dipendenti in una mail la 46enne Anna Polakova.
Hana Hikelova, capo dei servizi di cronaca della radio pubblica, ha detto
all'AFP che la giornalista ha lasciato la Repubblica Ceca dopo che suo figlio è
stato assalito da quattro teste rasate, e suo marito è stato ricattato.
Polakova, che era incaricata di un programma rivolto specificamente alla
comunità rom ceca, forte di 300.000 persone, ha aggiunto che lei ed i sei
componenti della sua famiglia hanno fatto richiesta di asilo all'aeroporto di
Toronto.
Il Canada è diventato una destinazione popolare per i rifugiati rom, che
nella Repubblica Ceca lamentano discriminazioni ed attacchi da estremisti, dopo
che nel 2007 ha eliminato l'obbligo di visto per i Cechi.
Secondo l'ambasciata canadese a Praga, nel primo quadrimestre dell'anno in
corso, 653 Cechi hanno richiesto asilo in Canada, a cui seguono 853 richieste
nel 2008.
L'afflusso ha portato il Primo Ministro Canadese, Stephen Harper durante la
sua visita a Praga lo scorso mese, ad ammonire sulla possibilità di reintrodurre
l'obbligo di vista.
La minoranza rom ha manifestato all'inizio del mese scorso dopo che un
incendio doloso ad una casa abitata da Rom aveva ferito una giovane coppia e
lasciato in fin di vita la loro figlia di due anni, con bruciature sull'80% del
corpo.
Copyright © 2009 AFP.
Segnalazione di Ivana K Roman
da: U.R.Y.D.
diaspora_rroms@yahoo.fr (5 giugno 2004) tradotto in
Arcobaleno a Foggia
ASCOLTA IL FIUME IBAR
Ogni singola poesia, ogni parola, ogni pensiero espresso in questo libro - il
primo di Neziri Nedžmedin - descrive la paura, la sofferenza e la nostalgia
della casa della sua famiglia, quella della Rromani mahàla [area tipica Rromani
nelle città balcaniche] nella "Kosovaqi Mitrovica" e per le case costruite
secoli fa lungo le rive del fiume Ibar. Sono poesie legate a un dramma umano ben
conosciuto. Una tragedia là accaduta, e come in ogni tragedia vissuta dai Rrom,
impiglia di sofferenza e paura le tettoie rotte, gli anziani, tutte le case che
hanno testimoniato la nascita e la crescita dei numerosi bambini, ma anche i
vicoli polverosi dove scuri e sporchi correvano i Rrom a piedi nudi, ridendo e
tenendo in mano una fetta di pane nero. La paura portata dei "dannati", che
hanno incendiato il Kossovo e espulso tutti i diversi, anche quelli che non
avrebbero fatto male a una mosca. Non è frutto della fantasia, è storia vera, di
una sofferenza che solo i Rrom e chi abitava vicino a loro può comprendere. Nel
nostro secolo. Dando il mio supporto a questo libro, mi aggiungo alla sua
preghiera. E' stato scritto nel momento giusto, nel modo giusto. Per piangere la
nostra tragedia. Sperando che non debba ripetersi ancora!
Alija Krasnići, scrittore Rromani
NON DIMENTICARE
1.
Proprio lungo l'Ibar
Scorreva la sua vita
La Rromani mahàla
Nella stretta via della Fabbrica
E qui erano germogliate le case
Come funghi dopo la pioggia
Offrivano un nido tiepido
Ognuno dipinto con caldi colori
A me, a te, a tutti
Lucidati vivamente
E con la forza della grazia
Assieme ai canti degli uccelli
Il sole
Coi suoi raggi d'argento
Fa brillare quei bambini scuri
E tutti i bambini echi della musica Rromanì
Che da da secoli
Presero l'anima e
Alleggerirono i cuori di quanti
Crebbero, invecchiarono e
Morirono lì.
2.
Arrivò infine il 1999
Anno scuro di miserie
Vide nascere le carovane
di Rrom colpiti dalla disgrazia
Guardate i piedi nudi dei bambini
Piangono e cercano
Chi amano
Dove ritroveranno una casa?
Dio mio, anche nel nido
L'uccello ha cessato di cantare
E gli strumenti han perso la loro voce
nei vicoli di Mitrovica
Non ci sono più giovani che sono per mano
Un acre odore di bruciato
Tutto è vuoto e cenere
Ogni casa, ogni incrocio
Nerofumo anche il cuore e l'anima
Persino la notte è piena di paura
Le case bruciarono a lungo
Dentro, solo cenere e carbone
3.
No, la tua foto non è più qui
Neanche la mia, o quella dei tuoi figli
Né i tuoi genitori
O la mia mentre camminavo per strada
nemmeno i miei amici del reggimento
Anche il cane ha smesso di abbaiare
Anche lui distrutto dalla mano del diavolo
Quindi, Rrom,
Apri i tuoi occhi:
Non potrai mai dimenticare
L'acqua fresca che ti scorreva accanto
O i fiori di Djurdjevdan
Neanche i fuochi
Con cui ci scaldavamo
E le tombe
E le nostre ombre
O la dolcezza del fiume Ibar
O Dio
Questo hanno fatto
Hanno separato il bambino da sua madre
E hanno gettato l'anziano nel fuoco
4.
Una madre indifesa è stata picchiata con odio
L'hai visto anche tu, mio Dio
Ci hanno gettato a terra come un vecchio straccio
E calpestato la nostra antica fratellanza
Bruciato tutto quel che ricordava
La tua presenza e la mia
Osservo da lontano
Non riconoscendo più
Brucia il mio cuore e piange
Come se fossimo divorati
Da ombre assetate di sangue umano
Ci hanno sottratto le ossa
E affamati fiutano i nostri passi
Non mi rimane una goccia di sangue Rom
Sole,
Perché i tuoi raggi
Non mi scaldano più
Cosa importa se l'oscurità è diventata la nostra casa
Cosa importa se il nostro cuore è avvolto nel dolore
Ritorna ancora l'andare dei Rrom
5.
Che la maledizione arrivi
Sul gradino della tua casa
e rafforzi i Rom
Che riprendono la strada del vento
O Vento, da quando mi sono fermato vicino all'Ibar
Il fiume che tu preferivi e carezzavi
Ho visto così tante immagini colme di dolore
In 500 anni
I miei antenati non ricordano
Qualcosa di simile
Voi, Dio, Sole e tu Vento
Terra dei miei nonni
Confidenti delle nostre estati
Persino le tombe
Non sono state risparmiate
La paura dei Rrom non può rimanere silenziosa
Se nessuno sa riconoscerla
Una fredda oscurità ha davanti agl occhi
Gli anni possano bruciare
Le pietre piangano le pietre
E le madri la tomba delle loro madri
6.
Cosa importa dove mi porterà l'esilio
Ho lasciato le ossa di mia nonna
Là, sulle sponde dell'Ibar
Come calmerò il pianto
Del bambino nella culla
Cosa racconterò all'anziano
Di quel che sta succedendo qui
E dove - ma cosa importa dove,
potranno tornare le ombre delle tombe
mentre i miei pensieri si confondono
Come la luce della lampada
Nella piccola casa che aveva mio nonno
In questa notte sorda
Anche la mia canzone Rromani
E' stata strangolata
Tutta la casa sta piangendo
Chi è scomparso
Cresce piano una nuova sofferenza
E sbuca la paura dal nido
La paura di una canzone che non potè nascere
7.
Dovunque vada
Avrò perso la strada di casa mia
Il giorno diviene notte
Una notte lunga, sempre più lunga...
Lunga come la morte
Non ci sono più
I raggi argentati del sole per i Rrom
Non ci scalderanno più
Buio, abbandono
Povera gente
Senza più danze
Là, accanto al fiume Ibar
Quando il diavolo
Ha mostrato
La realtà dietro il sogno
Tutte le pietre
Rimosse dai muri
Hanno lasciato un solo segno della loro scomparsa
Scure ustioni
Di ceneri
Silenti
gementi
Un'antichissima presenza cancellata
Da
British_Roma (QUI
la puntata precedente)
28 giugno 2009 La sfida! Incontro con le
famiglie rumene che rifiutano di essere rimpatriate By Peter Popham and
David McKittrick
Alla faccia dell'odio, una manciata di rumeni ha deciso di rimanere sopra in
Irlanda del Nord. "Dicono che non vogliono che lavoriamo o rimaniamo qui, ma non
c'è nessun posto dove vivere e nessun lavoro per noi in Romania, così non
abbiamo intenzione di tornare," ha detto un uomo, padre di cinque figli.
Oltre un centinaio di questi cittadini rumeni sono fuggiti da Belfast
settimana scorsa, le autorità locali hanno organizzato dei voli dopo gli
attacchi che sono stati pubblicizzati in tutto il mondo e condannati come
vergognosi.
Ma quest'uomo ha detto di voler rimanere, uno di un piccolo gruppo preparato
ad affrontare le proprie opportunità contro quello che è definito "un piccolo
gruppo di criminali razzisti" che hanno terrorizzato le famiglie rumene che
vivono in due strade a Belfast sud.
Solo in pochi hanno optato di rimanere in Irlanda del Nord nella sfida degli
attaccanti, che hanno intrapreso una campagna di intimidazione, lanciando
mattoni contro le finestre ed in un caso minacciando di tagliare la gola ad un
bambino.
Quasi tutti gli immigrati hanno deciso di tornare in Romania, nonostante i
tentativi delle autorità di persuaderli a rimanere. Ma quell'uomo che ha parlato
a The Independent on Sunday ha detto che non partirà, nonostante le
"pressioni" di alcune persone locali che gli rendono impossibile di lavorare.
Non è la sua prima esperienza con le intimidazioni: la sua casa, che è ad una
certa distanza da quelle dove vivono gli altri rumeni, ha avuto le finestre
rotte. La famiglia si era spostata lì tre mesi fa, perché anche nella casa
precedente gli erano state spaccate le finestre.
Lui e sua moglie - che vendono giornali in un mercato - vi vivono con i loro
figli, di undici, otto, tre, due anni e tre mesi, assieme al fratello e al padre
della moglie. Compresi gli altri parenti, nella casa vivono 13 persone.
Come la maggior parte dei Rumeni a Belfast, parla poco l'inglese. Neanche
conosce l'indirizzo della casa dove vive. La nostra intervista è stata condotta
in italiano, una lingua che ha imparato quando viveva in Italia - un altro
paese, dice, dove la sua famiglia ha provato le intimidazioni.
La violenza per le strade di Belfast sud ha allontanato la maggior parte dei
Rumeni -la maggioranza è partita venerdì. Ma affrontano un futuro incerto
dovunque vadano, hanno detto ai volontari prima di partire.
Denise Wright, membro del comitato di Embrace, un gruppo cristiano che
promuove un'attitudine positiva verso le minoranze etniche, ha lavorato a stretto
contatto con i Rumeni, che hanno passato la maggior parte della settimana in
ricoveri d'emergenza.
Ha detto: "Sono preoccupati sul trovare lavoro e per il tipo di condizioni di
dove stanno tornando. Qui sono stati traumatizzati, anche se non penso che siano
stati sorpresi in ogni modo da questo trattamento. Per i Rom questa è la
normalità, così non penso che siano stati particolarmente scioccati.
Provano soltanto che questo è ciò che sperimentano in patria e altrove nel
mondo. Hanno detto che dovranno spostarsi ancora per trovare di che vivere."
Ha aggiunto che, d'altra parte, i migranti sono stati incoraggiati dall'aiuto
e dalla simpatia ricevute a conseguenza degli attacchi. "La benevolenza della
gente di Belfast nell'appoggiarli è stata molto incoraggiante," ha aggiunto.
Le autorità locali e la Commissione Alloggi in particolare hanno visto
settimana scorsa premiati i loro sforzi, come la diocesi cittadina, un gruppo
informale che riunisce oltre un centinaio di persone. Il pastore Malcolm Morgan
ha detto:
"Alcuni volontari stavano pulendo fuori dalla chiesa, quando è arrivata la
telefonata. Ho detto loro solamente: Ragazzi, abbiamo un nuovo lavoro da
svolgere - ed hanno risposto magnificamente. Ho fatto un paio di telefonate ad
un'agenzia cristiana che aiuta la gente in difficoltà, ed entro un'ora sono
tornati col cibo. Sono arrivati il consiglio cittadino, il sindaco, la Croce
Rossa. Un proprietario locale è venuto, ha dato uno sguardo e dopo un'ora è
tornato con 15 materassi. E' stato magnifico vedere gli atti di generosità - si
è mostrato il meglio di Belfast."
Un altro incidente dai toni fortemente razzisti è avvenuto nel nord della
città, con bengala lanciati contro un centro comunitario dove da tempo si è
stabilità una comunità indiana. Un membro dello staff locale ha detto: "Ci
riteniamo parte integrale della società nord irlandese. Non crediamo che questa
sorta di incidente possa danneggiare le nostre buone relazioni con la comunità
che ci ospita."
Parlando dell'esodo rumeno, il Ministro degli Interni, Margaret Ritchie, ha
detto: "Lodo il lavoro che si è focalizzato, rapido e di assistenza fatto per
sostenere le famiglie. Ha mostrato il cuore caldo della vasta maggioranza della
gente."
Florin Fekete, che settimana scorsa è ritornato in Romania con sua moglie e
due figli, ha detto: "Qui non c'è lavoro. La vita a Belfast era buona, [...] ma
non potevo rischiare la vita della mia famiglia. Ho chiesto a qualcuno che ci
attaccava: Cosa avete contro di noi? La risposta è stata: Vi odiamo perché siete
zingari".
Un uomo di 21 anni ed un ragazzo di 15 sono stati accusati per gli attacchi,
iniziati oltre tre settimana fa.
Segnalazione di Vielka Araya
Da
Mundogitano.net Puerto Montt - 22/07/2009
Sette persone sono state accusate formalmente questa mattina a Puerto Montt
come autrici dell'incendio di un accampamento gitano, accaduto lo scorso
aprile nel quartiere Antonio Varas della città.
Il fatto ebbe origine quando degli abitanti lì attorno accusarono uno dei
membri dell'accampamento di essere il responsabile della morte di Juan Víctor Alvarado Velásquez
(29 anni) in un assalto in avenida Presidente Ibáńez, cosa che scatenò la furia
di circa 300 abitanti che diedero alle fiamme quattro veicoli ed una tenda,
secondo quanto riferito da
radio Biobío.
Tramite le indagini delle autorità venne determinata la responsabilità delle
sette persone di seguito accusate di incendio, disordini e danni alla proprietà
pubblica e privata.
Fuente: latercera.com
Da
Romanian_Roma
Un gruppo di organizzazioni rumene hanno organizzato il 30 luglio 2009, a Miercurea Ciuc,
nella regione di Harghita, una marcia di protesta contro i conflitti interetnici
e le loro conseguenze nelle località di Sanmartin e Sancraieni e per la mancanza
di interessamento delle autorità locali.
I manifestanti, stimati in oltre 80 persone hanno sostato 20 minuti di fronte
a ogni edificio dell'amministrazione locale e mostrato durante l'intero tempo
della marcia, striscioni e t-shirt con messaggi bilingue, in rumeno e ungherese,
tipo: "I diritti umani non sono negoziabili", "Basta alla violenza contro le
comunità rom", "I nostri bambini hanno gli stessi diritti dei vostri".
Sin dall'inizio, un gruppo di circa 15 persone ha organizzato una
contro-manifestazione alla marcia di protesta dei Rom. Con sottofondo di urla e
fischi, questo gruppo mostrava messaggi come "Andate a lavorare", "Non rubate",
"Quand'è l'ultima volta che vi siete lavati?" e "Non provocate". Inoltre, lo
stesso gruppo di contro-manifestanti ungheresi ad Harghita era presente ogni
volta che i Rom si fermavano di fronte alle istituzioni dell'amministrazione
locale.
La disapprovazione della comunità di Harghita riguardo la marcia di protesta
è stata enfatizzata da alcuni individui che apparivano da dietro gli edifici,
mostrando per pochi minuti striscioni con lo stesso messaggio dei componenti
della loro etnia, per poi sparire discretamente. Nel contempo, altri individui
avvicinavano il gruppo avendo brevi conversazioni con i partecipanti alla
marcia, generalmente dominate da stereotipi diffusi nella nostra società.
Inoltre, nell'ultima parte dell'evento, è apparso un gruppo di 6 membri
appartenenti a 2 organizzazioni estremiste (5 dalla Romania e 1 dall'Ungheria),
"Movimento Giovani dai 64 Comitati" e "Magyar Garda", vestiti in abiti militari
e con le facce coperte. Prima di gridare messaggi anti-rom, come pure
anti-rumeni (menzionando il Trattato di Trianon), gli estremisti però non
raggiungevano il loro scopo perché la contro-manifestazione veniva fermata dal
rapido intervento dei gendarmi.
Secondo le informazioni fornite dalla Gendarmeria di Harghita, gli estremisti
hanno ricevuto un indennizzo di 2000-4000 RON, ed è partita un indagine tramite
l'Interpol.
Da
Hungarian_Roma
Una donna rom di mezza età è stata colpita diverse volte da assalitori
sconosciuti ed è morta a Kisléta, nella contea di Szabolcs (Ungheria del nord
est). Sua figlia è rimasta ferita nell'attacco. János Lázár, presidente del
Comitato Parlamentare per il Rafforzamento della Difesa Nazionale e della Legge,
ha chiesto una sessione straordinaria del Comitato che abbia luogo giovedì (oggi
ndr) alle 13.00, durante la quale il Ministro della Giustizia illustri al
Comitato sull'omicidio di Kisléta e sulla successione di crimini simili.
La donna di 45 anni è stata colpita a morte, sua figlia di 13 anni
severamente ferita da ignoti assalitori nella notte tra domenica e lunedì (Kisléta,
con 1.900 abitanti, è a 60 km. da Tiszalök e 30 km. ad est di Nyíregyháza).
Dichiara la polizia che in seguito all'uccisione, József Bencze, Alto
Commissario della Polizia, ha raddoppiato la taglia offerta per ottenere
informazioni sull'identità dei criminali coinvolti negli attacchi contro i Rom.
Il premio di 100 milioni di fiorini è il più alto nella storia della
criminologia ungherese (l'ultima taglia, 25 aprile, assommava a 50 milioni di
fiorini). L'Ufficio Nazionale Investigazioni lunedì all'alba ha assunto la
direzione dell'indagine sul crimine commesso in Kisléta.
La donna, colpita dai proiettili di una arma a pallini, abitava in una delle
ultime case in una strada ai limiti del villaggio. I proiettili l'hanno colpita
al torace, alla testa e al braccio. La figlia è stata ferita al collo e al
braccio ed è stata trasportata all'ospedale András Jósa di Nyíregyháza.
Le condizioni della ragazza si sono stabilizzate e sono soddisfacenti, per
quanto serie, ha detto Pál Felföldi, primo traumatologo (...) Dato che non ci
sono testimoni oculari, la polizia sta aspettando che la ragazza esca dall'unità
di cura intensiva a cui è sottoposta, sperando di ottenere informazioni sugli
assalitori.
Potrebbero essere due di loro
L'investigazione sulla scena del crimine, la ricostruzione dei fatti e la
ricerca e gli interrogatori degli eventuali testimoni sono continuati sino al
primo pomeriggio in via Bocskai, dietro la quale ci sono campi di mais. Lì
vicino una strada non asfaltata porta verso Nyírbogát, probabilmente il percorso
scelto dagli assalitori per la fuga.
Secondo l'Agenzia Stampa Ungherese (MTI), i colpi sono stati esplosi da due
fucili da caccia, il che significa che gli assalitori erano almeno due. La
polizia ha trovato le cartucciere, che sono state consegnate agli esperti
dell'Ufficio Investigazioni di Budapest.
Secondo la MTI, gli esami hanno accertato che armi da fuoco simili sono state
adoperate in diversi attacchi contro i Rom. Secondo la polizia, diversi dettagli
dell'attacco coincidono rispetti ad altri assalti contri i Rom. E' per questo
che le indagini sono state prese in carico dall'Ufficio Nazionale
Investigazioni, che ha aperto un'inchiesta per tentato omicidio contro diverse
persone.
Sono stati uditi tre-quattro colpi
Il sindaco Sándor Pénzes ha detto che i vicini hanno sentito tre o quattro
colpi, domenica tra le 23.30 e le 24.00. L'assalitore o gli assalitori hanno
aperto a calci la porta ed iniziato a sparare. Le vittime sono state ritrovate
dai membri della famiglia. La ragazza non è ancora stata interrogata, dato che è
ancora sottoshock. Le sue ferite sono serie, attualmente è in unità di cura
intensiva, non ci sono informazioni precise sulle sue condizioni.
Secondo Sándor Pénzes, nel villaggio le relazioni tra Ungheresi e Rom sono
molto buone. "La vittima era una gran lavoratrice. Cresceva da sola sua figlia,
in condizioni pulite e salubri". - dice il sindaco. Mária B. era vedova e aveva
due figlie. La famiglia lavora regolarmente e usufruisce anche del'assistenza
sociale. "Tutto il villaggio è sorpreso per questa esecuzione. Non sappiamo cosa
possa aver motivato gli assassini." - ha detto il sindaco a MTI.
Romedia Foundation, Budapest , 4 August 2009
Extracts from Index.hu, Hungary, 3 August 2009, 7 a .m.
Da
Czech_Roma
Aktuálně.cz
Ostrava - Venerdì la polizia ha accusato quattro persone per l'assalto
incendiario a
Vítkov, che aveva seriamente ferito una famiglia rom l'aprile scorso.
"E' un momento storico nella lotta contro l'estremismo," ha detto venerdì
mattina ai giornalisti Dalimil Sypták, portavoce della polizia.
Sypták ha aggiunto di non poter rivelare ulteriori dettagli, causa le
indagini in corso.
Giovedì nella Moravia settentrionale la polizia aveva arrestato 12 persone -
nove uomini e quattro donne, in connessione col brutale attacco incendiario.
Lo scorso 18 aprile un gruppo di sconosciuti aveva attaccato una casa in cui
dormivano nove persone. Tre dei membri della famiglia erano stati seriamente
feriti.
La più grave fu Natálka, una bambina di due anni che ha sofferto di
bruciature sull'80% del corpo. Sino a questa settimana Natálka è stata tenuto in
sonno indotto. Lo stato della sua salute sta migliorando sensibilmente, ma
rimane ancora serio.
Non c'è abbastanza evidenza dei motivi razziali del crimine, ma quella notte
testimoni udirono gridare "Zingari, la vostra casa crollerà tra le fiamme!"
Galleria fotografica (didascalie in inglese)
Da
Hungarian_Roma
MTI 19-8-2009 L'Autorità Rom Nazionale (OCO) ha chiesto alle piccole comunità
rom di non prendere la legge nelle proprie mani, ma di sforzarsi
nell'organizzare la loro protezione assieme con la polizia locale e le guardie
municipali, ha detto martedì in una dichiarazione a MTI Janos Bogdan Jr,
portavoce di OCO.
OCO ha fatto questa dichiarazione dopo un numero di incidenti in cui membri
delle comunità rom nei piccoli villaggi hanno fermato auto che ritenevano
sospette ed identificato i viaggiatori, come reazione ai recenti attacchi
anti-Rom.
Domenica mattina, una dozzina di Rom armati di asce e rastrelli a
Nyirlugos (NE) ha fermato una jeep e obbligato i suoi terrificati passeggeri a
scendere. I membri del gruppo più tardi hanno detto alla polizia che erano in
"servizio volontario di pattuglia".
Da luglio dell'anno scorso, sei persone sono morte e 49 sono state ferite
durante assalti alle case rom, soprattutto ai margini di piccoli villaggi
rurali. La polizia ritiene trattarti di assassini seriali.
19 agosto 2009 – In un
rapporto (pdf in inglese ndr) su di una serie di recenti assalti a Gnjilane,
Kosovo orientale, che potrebbero avere una motivazione etnica, l'organizzazione
dei diritti umani Chachipe ha espresso la sua preoccupazione sulla
qualità e l'obiettività dei rapporti sui crimini etnicamente motivati contro i
Rom in Kosovo. Durante le ultime settimane di luglio, diversi Rom hanno
riportato di aver subito assalti ed abusi da parte dei vicini Albanesi nel
tradizionale quartiere rom di Gnjilane, senza che la cosa venisse adeguatamente
seguita e riportata dalle organizzazioni internazionali.
A seguito dei rapporti su un violento incidente, nel quale diversi Rom
sarebbero stati feriti, Chachipe ha svolto un'inchiesta tra le
organizzazioni internazionali allo scopo di identificare il retroterra e le
dimensioni dell'incidente. Anche se l'incidente segnalato data di parecchi
giorni, nessuna delle organizzazioni contattate, incluse UNMIK, EULEX, OCSE, e UNHCR,
ha detto di averne conoscenza. Ma anche dopo averne presa visione dai loro
uffici locali, le organizzazioni non sono state capaci o hanno voluto informare
Chachipe sull'evento.
"Le informazioni che abbiamo ricevuto erano assolutamente rudimentali.
Andavano da una lista di rapporti della polizia, riferiti a incidenti
apparentemente minori come "litigi" e furti, a rimarcare che la situazione della
sicurezza per i Rom si è recentemente deteriorata, ed una lamentela sul fatto
che la polizia non avesse correttamente riportato sull'assalto ai Rom, dice
Chachipe.
L'immagine cambiava drasticamente seguendo un reportage TV trasmesso, giovedì
scorso, da Yekhipe, il programma romanì della TV pubblica del Kosovo. I
giornalisti di Yekhipe hanno visitato il quartiere rom ed intervistato diverse
vittime e testimoni. Dai loro rapporti appare che sono successi a Gnjilane una
serie di gravi incidenti, durante i quali diversi Rom sono stati assaliti ed
hanno subito abusi, per nessun altro apparente motivo se non l'odio.
Parlando coi giornalisti, i Rom si lamentavano che la situazione a Gnjilane si è
recentemente deteriorata, in concomitanza con l'arrivo dell'etnia albanese nel
quartiere rom. Uno dei testimoni ha aggiunto che gli attacchi erano organizzati
e coordinati. Tutti i Rom affermano che i membri della comunità vengono
regolarmente attaccati o subiscono abusi verbali, ed hanno espresso serie paure
sulla loro sicurezza.
Emerge anche dalle loro dichiarazioni, che la loro confidenza nella polizia è
molto limitata. Di sei casi, accaduti a luglio, solo tre sono stati segnalati
alla polizia. I giornalisti di Yekhipe hanno intervistato un ufficiale di
polizia locale che ha qualificato due dei casi riportati come semplici conflitti
di vicinato ed insinuato che l'altro sarebbe collegato a "conti aperti"
nel mondo del mercato nero, squalificando così le vittime.
Chachipe ha dichiarato che con questo retroterra, è difficile comprendere
la passività e la mancanza di preoccupazioni che emergono dalle reazioni delle
organizzazioni internazionali alla sua inchiesta. L'organizzazione ha ricordato
che uno dei compiti delle forze internazionali di sicurezza era di proteggere e
promuovere i diritti umani, e che le organizzazioni hanno un mandato esplicito
per controllare la situazione. Chachipe si è detta preoccupata del fatto
che la polizia UE sembra avere pochissime informazioni sulla situazione del
quartiere Rom di Gnjilane.
Chachipe ha evidenziato le conseguenze di violenze non riportate ed
etnicamente motivate contro i Rom, sia per i Rom in Kosovo che per i rifugiati
ed i richiedenti asilo all'estero. "Come appare dai recenti incidenti di Gnjilane,
che confermano le preoccupazioni che avevamo ricevuto in precedenza, i Rom in
Kosovo non hanno dove fare ritorno, se si sentono minacciati. Quanti hanno
lasciato il Kosovo hanno grossi problemi a dimostrare i rischi ai quali sono
esposti in caso di ritorno".
Chachipe ha criticato la decisione di diversi paesi dell'Europa
occidentale, compresi Germania, Svizzera, Svezia ed Austria, di rimpatriare
forzatamente i Rom, sulla base di una valutazione della situazione sulla
sicurezza univoca ed incompleta. "Appare che il recente rapporto UNMIK al
Consiglio di Sicurezza ONU sia essenzialmente basato sui rapporti della polizia,
mentre l'UNMIK stesso riconosce che le minoranze etniche non hanno alcuna
fiducia nel rivolgersi alla polizia," dice Chachipe.
Chachipe ha richiamato le organizzazioni internazionali a cercare
immediatamente di diluire le tensioni nel quartiere rom di Gnjilane e di
risolvere i problemi che apparentemente sono collegati al processo di ritorno.
Inoltre richiede un'inchiesta approfondita sui retroscena dei recenti attacchi
contro i Rom, come pure una sorveglianza ed un resoconto obiettivi ed imparziali
sulla situazione della sicurezza nel Kosovo. Chachipe infine chiede ai
governi ed ai paesi ospiti di ripensare al rimpatrio forzato dei Rom verso il
Kosovo, fintanto che la situazione della sicurezza rimane fragile, e di
garantire ai rifugiati che sono nei paesi d'esteri da lungo tempo, uno status di
residenza permanente.
Chachipe a.s.b.l.
B.p. 97
L - 7201 Béreldange
e-mail: chachipe.info@gmail.com
www.romarights.wordpress.com
|