Rom e Sinti da tutto il mondo

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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : scuola (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 19/02/2008 @ 18:42:41, in scuola, visitato 3213 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

La raccomandazione nr 4 (2000) del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulla scolarizzazione dei fanciulli rom/sinti in Europa afferma :

“NEI PAESI IN CUI LA LINGUA ROMANÌ È PARLATA OCCORREREBBE OFFRIRE AI FANCIULLI ROM/SINTI LA POSSIBILITÀ DI ACCEDERE AD UN INSEGNAMENTO NELLA PROPRIA LINGUA MATERNA”


Prima di presentare il testo “Leggere e scrivere in romanés”, desidero riportare due episodi : il primo ha come protagonista Baba una bambina rom e il secondo si riferisce ad Andrea un bambino non rom

Baba: “ Perché io devo imparare la lingua italiana, mentre i miei compagni non devono imparare la mia lingua?” chiedeva e, quasi per una forma di protesta non parlava più italiano e alle mie domande rispondeva in romanès.

Andrea invece era un bambino non rom : nei tempi in cui si recitavano le preghiere prima delle lezioni, avevo predisposto un foglio con la preghiera del Padrenostro in romanès, in modo da alternarla con quella in italiano.

Andrea però perdeva regolarmente il foglio (così raccontava) e dovevo ridarglielo ogni volta che si pregava in romanès.

Un giorno però il bambino non ce l’ha fatto più a raccontare queste bugie : “ Mia mamma mi strappa il foglio e non vuole che io reciti la preghiera con queste parole” mi rivelò singhiozzando e vergognandosi di fronte ai compagni

Quale può essere quindi il punto d’incontro tra la richiesta di Baba e il rifiuto dei genitori di Andrea ? Come conciliare le due posizioni ? E come rispettare anche quei bambini Sinti o Rom che ti sussurrano all’orecchio : “ Non dire agli altri che siamo perché il papà non vuole! “

La scuola, come Istituzione pubblica, si trova nella condizione di dover contemplare le diverse opinioni per rispetto del singolo alunno che non deve crescere in un contesto scolastico in contrapposizione con l’ambiente familiare; ecco quindi l’importanza della progettazione e della chiarezza da parte di una scuola diventata multiculturale.

Non è invece consigliabile intervenire in modo estemporaneo, in quanto il nostro intervento didattico potrebbe essere sottovalutato, se non ostacolato dagli stessi rom/sinti soprattutto per azioni relative alla lingua e cultura romanì, ma anche dagli altri genitori preoccupati per il rallentamento del programma scolastico.

Il testo “ Leggere e scrivere in romanés” vuole essere un attestato di riconoscimento, attraverso il codice scritto, di una lingua orale antichissima, una lingua ancora utilizzata da alcuni gruppi, ma che rischia di scomparire non solo per il mancato riconoscimento legislativo, ma anche per scelta di coloro che vogliono o che sono costretti a mascherare/rinnegare la loro vera identità.

Il testo non si propone l’insegnamento del romanès, ma soprattutto la valorizzazione della lingua madre per i bambini rom e sinti, il riconoscimento della loro diversità linguistica e la comprensione da parte dei compagni e dei docenti per eventuali difficoltà ed incertezze in lingua italiana, seconda o terza lingua per gli alunni Sinti e Rom.

Come riportato dalla collega di Roma può diventare uno stimolo: “Gli alunni che venendo a scuola sanno di trovare qualcosa, anche poco, che fa riferimento al loro mondo "fuori" e che, anzi, li aiuta a comprenderlo e valorizzarlo meglio (e questo vale per tutti gli alunni di origine diversa da quella italiana) e che avvertono la curiosità degli autoctoni alla conoscenza e allo scambio, trovano una diversa e più forte motivazione alla frequenza e all'apprendimento anche quando questo prevede percorsi lunghi, a volte differenziati o difficoltosi

Il testo riporta i vocaboli in Romanés harvato ma, visto gli obiettivi più di carattere educativo che cognitivo, può essere utilizzato anche nelle classi dove frequentano bambini rom e sinti di altri gruppi.

Interessante la riflessione della collega M. Cristina Fazzi : ”Va precisato, nel merito, che il romanes usato nel testo citato è quello dei Rom Harvati etnia a cui non appartengono gli alunni che frequentano la nostra scuola, pur tuttavia ci sono molte similitudini e soprattutto la metodologia di impostazione dei testi ha offerto una forte motivazione a rimuovere quella forte ostilità che questi bambini provano nel socializzare la loro lingua così come altri aspetti della loro cultura al punto che per loro è tornato facile, spontaneo e coinvolgente "ritradurre" tutti i vocaboli non "congruenti"

Giorgio Bezzecchi, mediatore culturale rom dichiara : “…….. una particolare ATTENZIONE ALLA CULTURA ED ALLA LINGUA DEI ROM E DEI SINTI non soltanto incoraggerà la frequenza, ma potrà fornire agli stessi un valido aiuto perché acquistino una piena coscienza culturale dell’oggi e del domani….

…. GIOCARE IN ROMANES



Anche questo sussidio, come il testo in romanés vuole essere un ulteriore contributo per la valorizzazione della lingua dei Rom e dei Sinti e quindi veniva utilizzato alternandolo con altre tombole in lingua italiana

E’ risultato un ottimo strumento didattico che permetteva :
agli alunni non rom di capire le difficoltà dei bambini rom quando dovevano chiedere all’insegnante di mostrare l’immagine, non conoscendo le parole della tombola in italiano,
agli alunni rom di essere competenti e sicuri nell’individuare l’immagine pronunciata in romanès, constatando che anche gli alunni non rom si trovavano nelle loro medesime condizioni, non conoscendo le parole in romanés


Il mettersi ognuno al posto dell’altro e constatare le reciproche difficoltà, contribuiva a creare condizioni più favorevoli per la comprensione e la socializzazione tra alunni; spesso il bambino rom diventava un vero ed unico protagonista di fronte ai suoi compagni, per i suggerimenti e il supporto all’insegnante relativamente alla corretta pronuncia del vocabolo in romanés.

Oltre a queste finalità educative, il gioco serviva anche per l’insegnamento individualizzato, in particolare per le esercitazioni di analisi e sintesi di brevi e facili parole.

A tale scopo sono state selezionate parole di una o due sillabe semplici, evitando vocaboli o lettere che sul piano fonetico potevano costituire un problema di pronuncia da parte dell’insegnante che non conosce la lingua romanés.

Il programma è costituito da 14 unità didattiche, corrispondenti a 14 consonanti dell’alfabeto, per ognuna delle quali sono state selezionate 8 parole per un totale di 112 vocaboli in romanés.

Il gioco è composto da :
24 cartelle con illustrazioni e parole in romanés
tessere con illustrazione e dietro la parola in romanès scritta in stampato maiuscolo
tessere con illustrazione e dietro la parola in romanès scritta in stampato minuscolo
tessere con l’ illustrazione e dietro la parola in italiano scritta in stampato minuscolo

Si può giocare a tombola sia in romanés che in italiano utilizzando le varie cartelle e le tessere corrispondenti.

Adoperando invece solo lo tessere con le illustrazioni e le parole sul retro tessera, si può giocare a memory in coppia : si capovolgono coppie di tessere con le illustrazioni e vince chi riesce a trovare il maggior numero di coppie

Finalità didattica del gioco “memory” è la corrispondenza tra stampato maiuscolo e minuscolo in romanés e la corrispondenza tra parole in romanés e parole in italiano

Concludo con un augurio che Spatzo (nella lingua dei Sinti Estrekárja significa "uccellino, passero) rivolge ai Sinti affinchè non dimentichino la lingua dei loro padri.

Purtroppo sono consapevole che si tratta di un augurio tardivo dal momento che l'abbandono della lingua materna costituisce ormai un processo irreversibile in questa fase storica.

Nel nostro mondo asservito al capitalismo ed al consumismo la gente impara le lingue solamente se queste gli servono. Forse occorre cominciare a capire che si può imparare (o re-imparare) una lingua per servire ad essa, per far sì che non muoia ma continui ad esistere come un pezzo importante dell'identità di un popolo...

 
Di Fabrizio (del 16/03/2008 @ 08:58:33, in scuola, visitato 2324 volte)

Da Roma_Francais

"All'inizio, alcuni vengono a volte piedi nudi in pieno inverno, ma dopo alcuni mesi di scuola, l'atteggiamento dei genitori evolve ed i bambini arrivano vestiti propriamente".

Marko Urdzik, robusto direttore del Centro rom di Lipany, non sa "come misurare i progressi quando si parte da così in basso", ma ha una certezza: "l'educazione dei più piccoli è il solo mezzo di migliorare le cose" per la comunità rom di Slovacchia, una delle più povere d'Europa.

Tutti lo conoscono nel quartiere rom della borgata industriale di Lipany, chi si riassume, come spesso nell'est slovacco, in edifici rovinati, delle case di pannocchia e delle capanne.

Marko Urdzik anche lui conosce tutti: "per occuparsi dei bambini, devi conoscere la famiglia in senso largo, chi è chi, chi fa cosa, chi vuole cosa, chi non vuole niente. Alcuni non vogliono realmente nulla, neanche occuparsi dei loro bambini che osservano crescere nei détriti."

"Il più difficile, sono di abituare i bambini a scuola quando vivono con adulti che non fanno nulla", sottolinea Jozef Gorol, detto "Jozko", insegnante in un altro centro, a Stropkov. Questa città di 11.000 abitanti conta un migliaio di Rom, proporzione che riflette la demografia di questo paese diventato europeo nel 2004- circa 500.000 zingari per 5,5 milioni di abitanti.

A Stropkov come a Lipany, lo scopo è di attirare i bambini "per evitare che si trascinino da soli fuor tutto il giorno", sviluppare l'igiene di quelli che non si lavano, favorire il risveglio con il disegno, la musica o la danza, apprendere lo slovacco per quelli che parlano soltanto il romanes.

"Se non si preparano, saranno esclusi dal sistema scolastico perché non potranno adattarsi", garantisce il direttore del centro di Lipany.

Secondo un recente rapporto di Amnesty International, più del 60% fermano la loro scolarità alle primarie, il 3% raggiunge le secondarie, lo 0,3% stacca un diploma universitario.

Aladar Badyi 22 anni, arrestato "a causa delle sue cattive frequentazioni". Insegna danza e disegno al centro di Stropkov, "è la possibilità della sua vita, la sua sola felicità".

Vi passa i suoi giorni anche se il suo contratto prevede soltanto due ore al giorno per 1900 corone (58 euro) al mese, nel quadro del "lavoro d'attivazione" realizzato dal governo precedente contemporaneamente ad una riduzione drastica degli aiuti sociali.

Con il fleble livello degli incitamenti finanziari, le riforme liberali hanno avuto per effetto, secondo i lavoratori sociali, di peggiorare la miseria senza ridurre la disoccupazione che riguarda il 100% dei Rom. Alcuni vivono senza luce né riscaldamento per mancato pagamento, i sindaci li espellono per ritardo nel pagare l'affitto.

Un programma di rialloggiamento è stato lanciato ma, secondo differenti studi, la vita dei Rom non ha smesso di degradarsi dalla fine del comunismo, nel 1989. Allo stesso tempo, la "percezione negativa (della società) è peggiorata a causa in particolare del loro declino sociale, della disoccupazione crescente e della loro aumentata dipendenza riguardo agli aiuti sociali", secondo una relazione della Banca mondiale

"Per troppo tempo, i Rom si sono lasciati portare dal sistema", ritiene Jozko. La sua storia mostrare tuttavia che prendere la propria vita in mano non è facile: ha abbandonato l'università dopo essere stato attaccato nella città universitaria dagli skinheads, quindi quando ha deciso di lavorare al centro di Stropkov, molti, nella sua Comunità, la hanno insultato trattandolo da "collabo".

A 26 anni, Daniel Hubac, direttore del centro di Stropkov, si dice "spesso deluso" da quelli di cui si occupa ed "a volte disperato" cper le difficoltà del suo lavoro. Alla passività dei Rom, si aggiungono, secondo lui, una "mancanza di volontà politica nonostante le grandi dichiarazioni di intenti", peggiorata dai criteri opachi di quelli che, a Bratislava, assegnano gli aiuti pubblici e separano le domande di fondi europei.

 
Di Fabrizio (del 21/03/2008 @ 09:02:34, in scuola, visitato 1811 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Le associazioni del Comitato "Rom e Sinti insieme" nel ringraziare tutti coloro che hanno dimostrato interesse e sostenuto il progetto Esmeralda 2007/08 "Anno del dialogo interculturale" informano che, grazie al ricavato del libretto "Il rom e il diavolo", sono stati realizzati altri tre racconti illustrati relativi alla storia/cultura delle minoranze Rom e Sinte, nella convinzione che sempre più sia necessario opporsi a pregiudizi e stereotipi attraverso la conoscenza e l’acquisizione di competenze per interagire in un contesto sempre più complesso e articolato.

"L’umanità contemporanea parla con molte voci. La questione centrale della nostra epoca è come trasformare questa polifonia in armonia, ma sappiamo che essa è edificata esclusivamente con la calce e i mattoni degli affetti umani e dell’impegno"

S. Flusty

Un proverbio africano espressione della saggezza popolare, recita : "Se volete salvare delle conoscenze e farle viaggiare attraverso il tempo, affidatele ai bambini"….… ed è proprio a tutti gli alunni delle nostre scuole, qualunque sia la loro appartenenza etnico-culturale, a cui è dovuto il nostro impegno se vogliamo costruire le basi di un’armonica convivenza.

Solo attraverso il reale ascolto di tutte le culture presenti sul territorio, la scuola può assolvere il suo mandato educativo istituzionale e non può correre il rischio di essere vissuta come luogo dove si perde la propria identità, ma, al contrario, essa deve rappresentare uno strumento importante per contrastare qualsiasi forma di razzismo e di ghettizzazione culturale.

Ognuno dei libretti, adatti per le prime classi della scuola primaria, è costituito da:

  • un racconto illustrato
  • alcune semplici informazioni di carattere storico
  • una sintetica proposta didattica

PER INFORMAZIONI

Maria Grazia Dicati
Tel: 049/9702573
e-mail madidicati2001@yahoo.it 

Comitato Rom e Sinti Insieme
Segreteria Tecnica: via don Enrico Tazzoli n°14, 46100 Mantova
Tel. 0376 360 643 fax 0376 318 839
e-mail: romsinti.insieme@libero.it

 
Di Fabrizio (del 24/03/2008 @ 08:52:33, in scuola, visitato 2289 volte)

Praga, 17.3.2008, 19:07, (ROMEA/CTK) - Il numero di scuole preparatorie per bambini Rom sta crescendo e 164 classi per 1929 studenti sono state aperte in quest'anno scolastico, è quanto hanno riportato rappresentanti del Ministero per l'Educazione durante un seminario.

Le scuole preparatorie sono state fondate nella Repubblica Ceca tre anni fa per aiutare i bambini Rom a riuscire nella scuola elementare senza passare nelle scuole speciale per alunni con difficoltà nell'apprendimento.

Jirina Ticha del Ministero per l'Educazione ha detto a CTK che il 12% dei richiedenti era stato rifiutato l'anno scorso. Ha aggiunto che c'è bisogno di circa 300 classi preparatorie.

Ticha ha puntualizzato che solo un piccolo numero di bambini Rom frequenta gli asili d'infanzia.

Una ricerca della fondazione NROS mostra che molti bambini Rom hanno cattivi risultati perché non parlano bene il ceco e non comprendono pienamente icompiti che gli insegnanti richiedono loro. Mancano anche di conoscenza e abilità, conclude la ricerca.

Le scuole preparatorie li aiutano a rimuovere queste barriere.

L'80% dei bambini Rom che hanno frequentato le scuole preparatorie vanno alle scuole elementari standard. Dice Radka Soukupova, del consiglio governativo per gli affari Rom, che i bambini hanno migliori possibilità di rimanervi.

Secondo la ricerca di NROS, 7 bambini su 10 e metà delle bambine Rom ripetono l'anno scolastico oppure sono mandati alle scuole speciali per ritardati. Nella popolazione maggioritaria, la proporzione è di un decimo.

Soukupova dice che molti genitori Rom non motivano i ragazzi ad imparare a scuola, dato che loro stessi hanno frequentato le scuole speciali.

Afferma che il sistema di benefici sociali non contribuisce a raggiungere la migliore qualificazione possibile.

E' necessario trovare i mezzi finanziari per aiutari più bambini Rom possibile a terminare la scuola elementare e frequentare le secondarie.

"L'investimento ripagherà" dice Soukupova.

Nonostante il numero crescente di Rom che frequentano le scuole secondarie e l'università, nota che sta crescendo la differenza tra la scolarizzazione dei Rom ed il resto della società.

La maggior parte di quanti vivono nelle 300 località considerati ghetti tar i 10 milioni di Cechi sono Rom. Oltre 80.000 Rom, circa un terzo del totale, vive nei ghetti.

ROMEA/CTK

 
Di Fabrizio (del 11/04/2008 @ 09:26:27, in scuola, visitato 2099 volte)

Da Vita

Nella giornata internazionale dei Rom, si è aperta oggi a Bratislava la conferenza "Education and training of Roma children and youth: the way forward" alla quale ha preso parte anche una delegazione italiana, composta da Raffaele Ciambrone, dirigente del ministero della Pubblica Istruzione, Arcangelo Patone, della segreteria della Sottosegretaria di Stato ai Diritti e Pari Opportunità, Donatella Linguiti, i Consiglieri nazionali dell'Opera Nomadi, il portavoce Rom del campo di Triboniano a Milano Costantin Marin, rumeno, Kasim Cizmic, portavoce Rom bosniaco del campo di Pontina Nuova a Roma e la sociologa Maria Rosaria Chirico, autrice del "Progetto-Ferrero", il primo in Italia ad occuparsi della scolarizzazione delle comunità Rom abusive.

L'incontro, promosso dal Consiglio d'Europa, ha l'obiettivo di condividere politiche e pratiche educative che possano aumentare la qualità e la partecipazione dei ragazzi Rom nel processo formativo dei paesi europei in cui vivono. Tre temi in particolare saranno il focus della discussione di oggi e domani: l'ambiente socio-educativo dei giovani e dei bambini, il ruolo e la responsabilità dei principali attori (dai livelli istituzionali a quelli scolastici fino alle famiglie e comunità di appartenenza); modelli e pratiche efficaci che sono compatibili con le politiche antidiscriminazione e i diritti umani; rinforzare e implementare le politiche educative: il contributo dei governi internazionali e delle organizzazioni non governative.

Tra i relatori alla conferenza molti i rappresentanti dell'Est Europa (Romania, Bulgaria, Slovacchia, Croazia), Gabriele Mazza, direttore del dipartimento su scuola, educazione e lingue del Consiglio d'Europa, il ministro degli Affari sociali e della salute della Finlandia, Pekka Haavisto e Anita Botosova, plenipotenziario del governo slovacco per le comunità Rom.
Come sottolineato da Thomas Hammarberg della commissione sui diritti umani del Consiglio d'Europa "l'esistenza del problema è di per sé il problema" ed è necessario lavorare anche sulla pre-scolarizzazione e l'ambiente familiare nel quale vivono i ragazzi e giovani Rom. Fondamentale secondo Miranda Vuolasranta, vice presidente del Forum dei Rom, Sinti e Camminanti europei, è l'approccio delle politiche europee: "Nothing for Roma, without Roma" ha più volte ripetuto Vuolasranta, ribadendo la necessità di tenere conto anche del punto di vista dei Rom su educazione e formazione, delle pratiche da mettere in gioco e capire in che modo i Rom possano sentire come loro esigenza l'accesso al processo educativo del paese in cui vivono.

"L'Opera Nomadi crede che siano le istituzioni a far da protagoniste nel processo di integrazione scolastica dei Minori Rom/Sinti in Italia che vede diecine di migliaia Rom non solo non scolarizzati ma nemmeno vaccinati e la gran parte di minori Rom/Sinti italiani non consegue nemmeno la licenza media inferiore" - sostiene Massimo Converso, Presidente Nazionale Opera Nomadi - "È perciò fondamentale che la delegazione veda presenti congiuntamente il Governo Italiano ed i rappresentanti del popolo Rom. Preoccupa invece che la partecipazione a tale Convegno ufficiale sulla scolarizzazione dei minori Rom/Sinti sia scaturita dalla sinergia fra Opera Nomadi e Ministeri e non da un rapporto consolidato fra Consiglio d'Europa e Governo Italiano, rapporto che ha mosso i primi passi soltanto oggi".

"La Scuola Italiana si contraddistingue per essere una scuola aperta a tutti e accogliente" - afferma Raffaele Ciambrone, responsabile dell'Ufficio centrale per l'integrazione scolastica degli alunni di cittadinanza non italiana. "Il diritto all'istruzione, che è un diritto universale dell'infanzia, è assolutamente tutelato. Chiunque può iscriversi a scuola, anche se non in posizione regolare di soggiorno. Non esistono classi speciali: siamo per la scuola comune. Purtroppo non abbiamo un'idea chiara di quanti siano i bambini Rom presenti in Italia, non possiamo sapere quanti siano iscritti e quanti restino invece a casa o nei campi. Di qui la necessità di realizzare un'indagine e di fare delle rilevazioni distinte e puntuali. È allo studio di un gruppo interministeriale, e dello stesso Ministero dell'Interno, un progetto per unificare tutte le banche dati esistenti e creare un sistema unico di monitoraggio".

 
Di Fabrizio (del 19/04/2008 @ 08:42:17, in scuola, visitato 2638 volte)

Da Slovak_Roma

Bratislava, 11.4.2008, 11:11, (ROMEA/CTK) L'assemblea dell'auto-governo della regione di Banska Bystrica, Slovacchia centrale, ha approvato oggi la chiusura della scuola superiore speciale per studenti in difficoltà, situata a Lucenec, che al momento è l'unica scuola superiore nella regione frequentata da Rom, che include anche dormitori per studenti che arrivano da altre regioni.

La scuola fu fondata quattro anni fa come progetto speciale rivolto alla comunità rom. Ora questo progetto sta terminando per la mancanza di fondi e le imperfezioni dei metodi di insegnamento degli insegnanti locali.

"La scuola ha pochi studenti, per questo riceve pochi soldi" ha detto alla televisione TA3 il governatore regionale Milan Murgas, aggiungendo che altri sussidi sarebbero discriminatori nei confronti delle altre scuole.

Dice sempre Murgas che il progetto è stato un errori dall'inizio, perché segrega i Rom dal resto della popolazione.

L'ormai ex direttore della scuola, Peter Gabor, ha definito scandalosa la chiusura e minacciato di protestare a Bruxelles.

Il progetto è stato finanziato per i primi tre anni dal Fondo Sociale Europeo.

L'assemblea regionale ha chiesto oggi al governatore di richiedere al Ministro dell'Istruzione la chiusura della scuola a giugno. Sino allora, la regione negozierà con il governo la possibile preservazione della scuola a determinate condizioni. Se la negoziazione sarà positiva, l'assemblea revocherebbe la propria decisione.

La probabile chiusura è stata in precedenza criticata dal vice Primo Ministro Dusan Caplovic, che nell'ultimo anno aveva assegnato un budget di 6 milioni di corone.

L'agenzia AFP ha scritto che la scuola chiude per paradosso ora che il governo slovacco ammette che una migliore istruzione dei Rom deve diventare una priorità.

Secondo Amnesty International, solo il 3% dei Rom slovacchi  frequentano la scuola superiore e solo lo 0,3% l'università.

ROMEA/CTK

 
Di Fabrizio (del 27/05/2008 @ 14:20:49, in scuola, visitato 2409 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

Rom a Catania, dalle scuole alle ruspe
di Claudia Campese

Sgombrato il campo di zia Lisa. Il direttore della Caritas protesta: «Non avevano commesso reati, li hanno mandati via senza motivo». Che ne sarà ora del progetto di integrazione avviato con alcuni presidi?

“Perchè i cani randagi vengono portati al canile e dovrebbe essere loro assicurata assistenza veterinaria e un ambiente igienico, e loro vengono trattati così?”. A parlare è Padre Valerio Di Trapani, direttore della Caritas Diocesana di Catania, e l'oggetto del discorso sono i rom del campo nomadi di Zia Lisa, sgomberato in questi giorni.

Molte sono le perplessità sulla vicenda. “Giorni fa”, racconta Padre Valerio, “sei agenti in borghese si sono presentati al campo, dicendo ai nomadi di sgomberare entro tre giorni”. Ovviamente nessuna spiegazione è stata fornita né ai numerosi rom che vivevano nel campo, né alla Caritas, che si è interessata alla vicenda. Neanche la Questura, dove si sono subito recati i volontari della Caritas, ha saputo dare notizie all'associazione: “Ci hanno detto di aver mandato due agenti per effettuare il censimento, ed in effetti due uomini si erano presentati prima; ma i sei agenti che avvertivano dello sgombero a loro non risultavano”.

Sta di fatto, comunque, che alle 23 di sabato sera nel campo sono entrate le ruspe a fare il loro lavoro. “Molti dei nomadi, preoccupati, erano già andati via. Fra sabato e stamattina, comunque, sono andati via tutti”. Uno sgombero pacifico dunque, anzi “sono stati molto più civili di noi. Sono stati cacciati, e loro hanno tolto il disturbo”.

Non una spiegazione quindi e nemmeno un'alternativa è stata fornita agli abitanti del campo. Proprio per questo Padre Valerio tiene a sottolineare che “sgomberi di questo tipo, effettuati senza pensare ai diritti delle persone, non sono un esempio di civiltà. Certe cose possono succedere solo nel nostro Paese, sono una vergogna italiana”. Il direttore della Caritas cita la carta dei diritti dell'uomo e le convenzioni internazionali,“dov'è chiaramente sancita la tutela delle minoranze”.

Il campo rom di Zia Lisa, in particolare, era famoso anche a livello nazionale per un progetto che coinvolgeva i bambini rom e le scuole pubbliche catanesi: molti bambini, infatti, erano stati inseriti negli istituti aderenti, “ottenendo un'integrazione pacifica. Anche i presidi delle scuole coinvolte ne erano molto soddisfatti”. Il progetto era sostenuto dalla Caritas.

Il motivo dello sgombero, come già detto, non è affatto chiaro “in quanto i rom non avevano commesso nessun reato”, ma per Padre Di Trapani la risposta scontata è che sia da attribuire “al clima che si respira in questo periodo dopo i fatti di Napoli, e della stessa Catania”.


Mi scrive Veniero Granacci

COMUNICATO STAMPA Sgombro campo ROM a Catania

Un gravissimo attacco ai principi della solidarietà e della civile accoglienza, valori fondanti della Costituzione e della nostra democrazia, si è verificato a Catania tra sabato ed oggi.

Evidentemente a seguito delle nuove norme di legge varate da Governo Berlusconi mirate, anche con l’introduzione del reato “clandestini” e delle tragiche conseguenze determinate dalla strumentale campagna razzista e di intolleranza costruita ad arte dalle destre, a colpire in maniera indiscriminata e vessatoria gli immigrati, forze di polizia hanno intimato l’immediato sgombro al gruppo costituito da uomini, donne e bambini, circa cento cittadini europei rom romeni, stazionanti da circa due anni nell’improvvisato campo allocato nei pressi del cimitero nella zona del quartiere di Zia Lisa.

In questa maniera, nella nostra città, dopo i precedenti sgombri imposti agli immigrati stazionanti alla Plaia e al Corso Martiri della Libertà, viene drammaticamente negato il fondamentale diritto all’ospitalità e all’accoglienza attiva che, tra l’altro, vengono rafforzati e codificati dai principi della libera circolazione per tutti i cittadini appartenenti alla Comunità Europea, sanciti dal Trattato di Schengen.

Questa operazione di sgombro risulta ancor più nefasta considerato che i bambini presenti nel campo Rom, a seguito della realizzazione di uno specifico progetto di integrazione finanziato dagli Organi europei, frequentavano da tempo le scuole dell’obbligo catanese.

E’ questa, per le dinamiche e per l’assoluta assenza di intenti di civile sistemazione, una vera e propria operazione di pulizia etnica, dato che è stata eseguita contro persone appartenenti alla stessa etnia, che non sono accusati di nessun specifico reato previsto dai nostri regolamenti giudiziari. Operata contro cittadini, che pur di fronte alla totale assenza, da sempre, di appropriato intervento da parte delle strutture amministrative locali , Comune e Provincia ( a Catania non è stato mai realizzato un campo di accoglienza e soggiorno attrezzato con i minimali requisiti abitativi, di servizi e requisiti igienici sanitari), hanno cercato di integrarsi nel territorio, nel tentativo di garantire ai propri figli un futuro migliore.

Nell’esprimere viva solidarietà ai cittadini rom che sono stati forzamene espulsi da Catania, ai bambini strappati dalle loro scuole, muoviamo un forte e civile appello a tutti i cittadini democratici, alle organizzazioni sociali, sindacali, di volontariato e di società civile, alle strutture ecclesiali, per attivare tutte le urgenti prese di posizioni e le iniziative atte a dimostrare sdegno e disapprovazione.

Catania, come espressamente sancite dalle specifiche norme dello Statuto Comunale, deve immediatamente rendere operative tutte le necessarie e concrete iniziative per rendere esecutivi i primari principi di accoglienza e solidarietà.

Toti Domina - Candidato Sindaco Catania per la Lista “Liberare Catania”

 
Di Fabrizio (del 05/06/2008 @ 13:35:55, in scuola, visitato 1775 volte)

Ciao
e' attivo questo spazio:
sarebbe gradita una tua partecipazione ed un aiuto a diffonderlo
grazie
luisa


Vento d'Europa:
bambini, ragazzi, donne e giovani adulti Rom nelle nostre scuole
Tavolo di lavoro per una scuola che ti cammini accanto

Apriamo questo spazio, inteso come tavolo di lavoro oltre che di confronto, in un momento di particolare incertezza per i cittadini Rom, italiani ed europei, presenti nel nostro paese e nelle nostre scuole.

I fatti di Napoli, le tante e diverse emergenze delle citta' interessate dalla perdurante vergogna dei Kampi, gli episodi di intolleranza razzista, hanno riempito le cronache di questo maggio colpendo anche quanti in questi anni hanno lavorato e lavorano nella direzione dell'incontro e della interazione tra le culture.

La scuola, che ha visto nascere proprio con i Rom, primi tra gli stranieri ad aver avuto accesso allo studio, le tematiche dell'intercultura, e' stata in questi anni il luogo principale di contatto e incontro tra una comunita' per secoli discriminata e gli altri: genitori, insegnanti, coetanei, operatori del sociale.

Contemporaneamente molte sono state le iniziative interistituzionali, le strategie integrate sul territorio, le buone pratiche faticosamente messe in atto spesso su sollecitazione diretta della scuola. Un bagaglio di esperienze che ha coinvolto la didattica e la politica scolastica, ha conosciuto progressi e fallimenti, consentendo comunque in molti casi il successo formativo.

Questo patrimonio vorremmo fosse conosciuto e socializzato affinche' diventi rapportabile ad una nuova progettualita' che, anche grazie all'iniziativa diretta della Comunita' Europea, si prospetti come significativa sul piano della valorizzazione e della tutela della cultura e della lingua Rom, su un terreno da tutti condiviso.

Agli insegnanti, alla comunita' Rom, a quanti in direzione costruttiva operano nel sociale, e' rivolto l'invito ad intervenire, a diffondere l'iniziativa e piu' in generale ad impegnarsi affinche' la promessa di Futuro formulata dalla scuola sia affidabile, sicura, al riparo dai toni tragici di campagne razziste ed efficacemente mantenuta.

http://www.didaweb.net/forum/index.php

 
Di Fabrizio (del 13/06/2008 @ 08:45:20, in scuola, visitato 1749 volte)

Da Roma_Daily_News

5 giugno 2008, Budapest: ERRC accoglie con favore il giudizio emesso oggi dalla Corte Europea sui Diritti Umani (ECtHR) nel caso di Sampanis ed Altri contro la Grecia (application no. 32526/05). I richiedenti, di origine rom e residenti nell'area "Psari" di Aspropyrgos, Attica, erano rappresentati da Greek Helsinki Monitor (GHM), un'OnG ateniese. Il loro reclamo riguardava il rifiuto delle autorità scolastiche di accogliere i loro bambini nella locale scuola primaria durante l'anno scolastico 2004-2005 e il loro susseguente "parcheggio" in una dipendenza della scuola, frequentata soltanto da Rom e situata a cinque chilometri dalla scuola primaria.

Questo giudizio, adottato all'unanimità, viene in concomitanza con quello di D.H. ed Altri contro la Repubblica Ceca, della Gran Camera, un caso portato da ERRC e porta maggiore attenzione al tema della scolarizzazione permessa ai bambini rom. Il giudizio di oggi costituisce la prova conclusiva della dichiarazione nel giudizio D.H. ed Altri che "[...] La Repubblica Ceca non è la sola ad incontrare difficoltà nel fornire scolarizzazione ai bambini rom: altri stati europei hanno avuto difficoltà simili." (paragrafo 205).

La Corte ha trovato una violazione dell'Articolo 14 (proibizione di discriminazione) della Convenzione Europea dei Diritti Umani, in congiunzione con l'Articolo 2 (diritto all'educazione) del Protocollo 1, riguardo il reclamo dei richiedenti sul fatto che i loro bambini erano piazzati in una scuola segregata a seguito di un breve periodo in cui avevano frequentato la locale scuola primaria, a causa della reazione dei genitori non-Rom che non volevano che i loro bambini frequentassero la stessa scuola dei bambini rom e che per questo avevano inscenato numerose proteste, inclusa quella di minacciare il ritiro dei bambini dal frequentare la scuola. La Corte ha ritenuto che era necessario prendere in acconto questi "incidenti di carattere razzista" che hanno avuto luogo e concludere che questi eventi hanno avuto un impatto nella decisione delle autorità di mandare i bambini rom nella scuola segregata composta da container prefabbricati.

Considerando la legislazione domestica e la posizione vulnerabile dei Rom in Grecia che può richiedere misure speciali per assicurare il pieno raggiungimento dei loro diritti, la Corte ha ritenuto che il fallimento delle autorità statali nell'iscrivere i bambini rom durante l'anno scolastico 2004-2005 è stato attribuito a loro e quindi la loro responsabilità è stata riconosciuta.

Riguardo allo sviluppo della scuola segregata, la Corte ha sottolineato che l'aver messo gli scolari rom nella scuola annessa non è stato il risultato di un test speciale ed adeguato, ha dato risalto alla necessità di mettere a posto un sistema adeguato nella valutazione di bambini che affrontano sfide educative che assicuri di evitare che i bambini di una minoranza etnica che sono piazzati in scuole preparatorie speciali basate su criteri discriminatori.

Per ultimo, la Corte ha reiterato i principi esposti nel giudizio D.H. ed Altri riguardo il consenso non richiesto, e notato che uno dei richiedenti aveva esplicitamente affermato di aver dovuto scegliere tra il mandare i suoi bambini alla scuola primaria locale e compromettere la loro integrità fisica mettendoli nelle mani degli indignati "non-Rom" o mandarli nella "scuola ghetto".

ERRC quindi accoglie con favore questo giudizio che rinforza la posizione affermata nel caso D.H. ed Altri che la segregazione di bimbi rom in scuole e classi inferiori è illegale e che i governi europei devono assumersene la responsabilità.

Il testo completo del giudizio è disponibile in francese sul sito web della Corte.

Information on D.H. and Others v The Czech Republic is available on the ERRC website at: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2945

The European Roma Rights Centre is an international public interest law organisation which monitors the human rights situation of Roma and provides legal defence in cases of human rights abuse. For more information about the European Roma Rights Centre, visit the ERRC on the web at http://www.errc.org 

To support the ERRC, please visit this link: http://www.errc.org/cikk.php?cikk=2735  
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Hungary
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Fax: +36.1.413.2201

 
Di Fabrizio (del 17/06/2008 @ 09:24:06, in scuola, visitato 1493 volte)

Da Roma_Shqiperia

http://www.fibre2fashion.com/news/daily-textile-industries-news/newsdetails.aspx?news_id=57891

Il 12 giugno è [stato] il Giorno Mondiale Contro il Lavoro Minorile e si è tenuto sotto il tema "La Scolarizzazione è la Giusta Risposta al Lavoro Minorile". In Albania, dove oltre 40.000 bambini lavorano invece di frequentare scuola, un progetto guidato da due unioni di insegnanti ha dimostrato come mettere in risalto l'importanza dell'istruzione per ottenere risultati concreti.

I membri delle due associazioni riconoscono che il loro lavoro non si limita al semplice insegnamento e che hanno anche responsabilità verso i bambini nel tempo extra-scolastico. Grazie a questo progetto, se i bambini non frequentano scuola o smettono di farlo, i genitori vanno a casa loro e discutono le ragioni coi genitori. Tentano assieme di trovare soluzioni, e convincerli sull'importanza vitale della scolarizzazione per il futuro dei bambini e delle famiglie.

L'autorità morale raggiunta dagli insegnanti nella comunità di solito li aiuta nel convincere i genitori. Oltre 2.400 bambini, inclusi parecchi della comunità rom,  sono ora tornati a scuola o sono stati salvati dall'abbandono scolastico grazie a questo progetto sindacale.

L'intero movimento sindacale albanese sta ora osservando il successo del progetto delle unioni di insegnanti, come un esempio degli sforzi per combattere il lavoro minorile. Durante una tavola rotonda tenuta dalla Confederazione Sindacale Internazionale a Tirana il 26 aprile 2008, alcuni sindacati hanno lanciato un appello per avere appoggio internazionale nella lotta contro il lavoro minorile nella fabbricazione dell'esportazione.

Il problema riguarda i settori dell'abbigliamento e delle calzature, dove le ditte subappaltano esternamente parte della produzione, ed alcune si avvalgono dell'uso di bambini, rendendo difficile la loro continuità scolastica. I prezzi indecenti che i compratori internazionali impongono alle ditte albanesi vanno un certo senso verso la spiegazione di questo sfruttamento e dell'esigenza di azione internazionale del sindacato.

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