Da
Vita
Nella giornata internazionale dei Rom, si è aperta oggi a Bratislava la
conferenza "Education and training of Roma children and youth: the way forward"
alla quale ha preso parte anche una delegazione italiana, composta da Raffaele
Ciambrone, dirigente del ministero della Pubblica Istruzione, Arcangelo Patone,
della segreteria della Sottosegretaria di Stato ai Diritti e Pari Opportunità,
Donatella Linguiti, i Consiglieri nazionali dell'Opera Nomadi, il portavoce Rom
del campo di Triboniano a Milano Costantin Marin, rumeno, Kasim Cizmic,
portavoce Rom bosniaco del campo di Pontina Nuova a Roma e la sociologa Maria
Rosaria Chirico, autrice del "Progetto-Ferrero", il primo in Italia ad occuparsi
della scolarizzazione delle comunità Rom abusive.
L'incontro, promosso dal Consiglio d'Europa, ha l'obiettivo di condividere
politiche e pratiche educative che possano aumentare la qualità e la
partecipazione dei ragazzi Rom nel processo formativo dei paesi europei in cui
vivono. Tre temi in particolare saranno il focus della discussione di oggi e
domani: l'ambiente socio-educativo dei giovani e dei bambini, il ruolo e la
responsabilità dei principali attori (dai livelli istituzionali a quelli
scolastici fino alle famiglie e comunità di appartenenza); modelli e pratiche
efficaci che sono compatibili con le politiche antidiscriminazione e i diritti
umani; rinforzare e implementare le politiche educative: il contributo dei
governi internazionali e delle organizzazioni non governative.
Tra i relatori alla conferenza molti i rappresentanti dell'Est Europa (Romania,
Bulgaria, Slovacchia, Croazia), Gabriele Mazza, direttore del dipartimento su
scuola, educazione e lingue del Consiglio d'Europa, il ministro degli Affari
sociali e della salute della Finlandia, Pekka Haavisto e Anita Botosova,
plenipotenziario del governo slovacco per le comunità Rom.
Come sottolineato da Thomas Hammarberg della commissione sui diritti umani del
Consiglio d'Europa "l'esistenza del problema è di per sé il problema" ed è
necessario lavorare anche sulla pre-scolarizzazione e l'ambiente familiare nel
quale vivono i ragazzi e giovani Rom. Fondamentale secondo Miranda Vuolasranta,
vice presidente del Forum dei Rom, Sinti e Camminanti europei, è l'approccio
delle politiche europee: "Nothing for Roma, without Roma" ha più volte ripetuto
Vuolasranta, ribadendo la necessità di tenere conto anche del punto di vista dei
Rom su educazione e formazione, delle pratiche da mettere in gioco e capire in
che modo i Rom possano sentire come loro esigenza l'accesso al processo
educativo del paese in cui vivono.
"L'Opera Nomadi crede che siano le istituzioni a far da protagoniste nel
processo di integrazione scolastica dei Minori Rom/Sinti in Italia che vede
diecine di migliaia Rom non solo non scolarizzati ma nemmeno vaccinati e la gran
parte di minori Rom/Sinti italiani non consegue nemmeno la licenza media
inferiore" - sostiene Massimo Converso, Presidente Nazionale Opera Nomadi - "È
perciò fondamentale che la delegazione veda presenti congiuntamente il Governo
Italiano ed i rappresentanti del popolo Rom. Preoccupa invece che la
partecipazione a tale Convegno ufficiale sulla scolarizzazione dei minori Rom/Sinti
sia scaturita dalla sinergia fra Opera Nomadi e Ministeri e non da un rapporto
consolidato fra Consiglio d'Europa e Governo Italiano, rapporto che ha mosso i
primi passi soltanto oggi".
"La Scuola Italiana si contraddistingue per essere una scuola aperta a tutti e
accogliente" - afferma Raffaele Ciambrone, responsabile dell'Ufficio centrale
per l'integrazione scolastica degli alunni di cittadinanza non italiana. "Il
diritto all'istruzione, che è un diritto universale dell'infanzia, è
assolutamente tutelato. Chiunque può iscriversi a scuola, anche se non in
posizione regolare di soggiorno. Non esistono classi speciali: siamo per la
scuola comune. Purtroppo non abbiamo un'idea chiara di quanti siano i bambini
Rom presenti in Italia, non possiamo sapere quanti siano iscritti e quanti
restino invece a casa o nei campi. Di qui la necessità di realizzare un'indagine
e di fare delle rilevazioni distinte e puntuali. È allo studio di un gruppo
interministeriale, e dello stesso Ministero dell'Interno, un progetto per
unificare tutte le banche dati esistenti e creare un sistema unico di
monitoraggio".