Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 12/06/2011 @ 09:10:28, in Italia, visitato 1653 volte)
Le vicende di cronaca degli ultimi giorni (vedi
QUI ndr) hanno riportato alla ribalta la "questione rom", come se la
stessa dovesse diventare una priorità assoluta per la nuova Giunta milanese.
In realtà, il fatto accaduto due giorni fa (il grave incidente in cui ha
perso la vita un automobilista milanese), non ha alcuna relazione diretta
con la situazione sociale in cui versano le comunità rom e il tema dei campi
nomadi, su cui si attorciglia in modo forsennato ogni tentativo di ragionamento.
Eppure, ancora una volta, non solo è stato il pretesto per dare il via
all'ennesima campagna volgare e denigratoria contro la generalità degli zingari
di Milano, dimenticandosi del dolore dei parenti della vittima dell'incidente
stradale e di quelli dei giovani coinvolti, ma ha messo a nudo la povertà delle
strategie politiche e culturali degli ultimi anni.
Cosa ci aspettiamo ma, soprattutto, sapremo fare di meglio per il futuro?
Avrà il coraggio e il buon senso, il nuovo Assessore, di ripartire da un
riesame di quanto accaduto durante la Giunta Moratti e di chiedersi a cosa sono
servite la costruzione delle attuali politiche pubbliche comunali ricercando una
via diversa?
Di sicuro ripartiamo da un esito fallimentare su molti fronti: la politica
degli sgomberi senza una prospettiva di miglioramento, il peggioramento delle
condizioni sociali aggravate dall'imposizione di un patto di legalità e
socialità inefficace quanto discriminatorio, la stesura di un regolamento per i
campi comunali che andrebbe rapidamente archiviato e sostituito, la richiesta di
un utilizzo proprio, e non improprio come è avvenuto finora in gran parte, dei
finanziamenti previsti dal Piano Maroni per sostenere l'accesso alla casa e il
sostegno al lavoro.
OPERA NOMADI sezione di Milano - il Vicepresidente Maurizio Pagani
Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:03:18, in Italia, visitato 2739 volte)
PREMESSA
Recentemente è tornata nelle cronache la questione campi nomadi, come una
delle concause della situazione di forte arretratezza sociale in cui si trovano
ancora oggi le comunità rom e sinte in Italia.
Come nel passato, quando questi sembravano l'unica soluzione per Rom e Sinti,
nei ragionamenti attuali c'è un vizio di forma. Non siamo stati consultati
allora e, ancora oggi, nessuno sente il dovere di discutere assieme a noi le
soluzioni per superare i campi o quantomeno renderli vivibili per chi non ha
avuto nessun'altra alternativa.
Se i campi sono ghetti istituzionalizzati, la nostra comunità che vive nella
zona 2 di Milano da quasi 50 anni (prima in insediamenti di fortuna e gli ultimi
22 anni in un campo sosta comunale), pone alcune questioni:
- la vera discriminazione è sempre stata considerare i Rom come cittadini
di seconda categoria, senza che avessero voce in capitolo nelle scelte che
li riguardavano. Per questo la nostra comunità ha avviato da tempo un
dialogo con le associazioni e le forze politiche di zona, come primo passo
per uscire dai rispettivi ghetti mentali che ci dividevano dalla popolazione
maggioritaria;
- i campi nomadi sono diventati col tempo una fonte di rendita non per chi
ci viveva, ma per le associazioni che li gestivano. Associazioni che si sono
sempre sentite in diritto di rappresentare le nostre istanze a loro uso e
beneficio;
- infine, se sono un ghetto, non è abolendoli che si risolve il problema.
Sarebbe spostare il problema per l'ennesima volta: lo affermiamo sapendo di
alcune famiglie rom che sono andate ad abitare in casa, abbandonate a se
stesse, portandosi dietro tutti i loro problemi e trovandosene di nuovi.
Ribadendo che allora per superare le indecisioni del passato e mettere in
atto strategie efficaci è indispensabile una nostra partecipazione, in quanto
cittadini titolari di diritti e doveri, a tutte le istanze che ci riguardano, da
quelle centrali a quelle del decentramento.
Una buona base di partenza può essere il
documento
presentato a maggio 2010 dal Tavolo Rom milanese, soprattutto su alcune
questioni:
- riconosce che le comunità rom e sinte nel nostro territorio sono
diversificate per storia, comportamenti, insediamento, e quindi la soluzione
non può essere unica;
- propone quindi soluzioni abitative diversificate;
- individua una serie di soggetti da coinvolgere nelle politiche future;
- individua il legame tra soluzione alloggiativa e autonomia nel lavoro.
Occorre infine, secondo noi, programmare una serie di incontri periodici per
verificare progressi e criticità.
IL NOSTRO CAMPO
Attualmente conta circa 130 residenti, tutti cittadini italiani, di cui la
metà minorenni. Gli ultimi due anni hanno rappresentato un periodo di grande
incertezza per la nostra comunità, dovuta al progetto di sostituire quella che a
tutti gli effetti è la nostra casa, con un campo di sosta a rotazione. Progetto
mai attuato, anche perché assurdo (nella nostra zona o altrove), ma mai
sconfessato. A parte questo, non siamo mai riusciti a capire perché noi
cittadini italiani in zona da sempre avremmo dovuto andare via, per lasciare il
posto a gente che in tre mesi teoricamente avrebbe dovuto trovare casa e lavoro.
Attendiamo una dichiarazione pubblica che indichi espressamente che il campo
di transito non si farà, anche perché sarebbe osteggiato principalmente dai
cittadini che vivono attorno a noi.
Questa incertezza, unita a promesse di finanziamenti dal Comune per chi
intendeva lasciare il campo, ha portato qualcuno ad aprire un mutuo per
l'acquisto di un rustico da ristrutturare, altri a fare domanda per le case
popolari. Sinora alle promesse non sono seguiti i fatti, e viviamo nel costante
timore di ritrovarci per strada da un giorno all'altro.
Se invece venissero mantenuti gli impegni di assistere chi ha scelto di
essere accompagnato nell'uscita dal campo, e nel contempo venissero allontanati
definitivamente da chi ne ha il potere, le poche famiglie degli occupanti
abusivi (che hanno comunque residenza altrove), la nostra presenza nel campo si
ridurrebbe a circa 70/80 unità, dimezzando praticamente l'area sinora occupata e
rendendo possibile la trasformazione da campo-ghetto ad un vero e proprio
villaggio alle porte di Milano.
Come soluzione abitativa indicheremmo quella già presente nel programma
elettorale del sindaco, cioè l'autocostruzione di moduli abitativi non ancorati
al terreno.
Detto questo, il nostro campo che sino a 10 anni fa era indicato come un
modello, ultimamente ha sofferto di mancanza di manutenzione. Sono necessari
alcuni interventi:
- ristrutturazione dei servizi igienici, che cadono a pezzi;
- risistemazione del sistema fognario, perché con la pioggia il campo si
allaga;
- collegamento delle bocchette antincendio;
- ripristinare la cabina elettrica, divelta il marzo scorso dalla pubblica
sicurezza. Come succede già in altri campi, richiediamo tariffe familiari a
forfait;
- infine, risistemare le piazzole esistenti, che sono deteriorate e
calibrarle per gli occupanti che rimarranno.
Questi sono semplici interventi manutentivi, secondo noi affrontabili con
poca spesa se, a differenza del passato, gli appalti dei lavori verranno
assegnati con chiarezza e a ditte responsabili.
Riguardo alla questione lavoro, già dal 1990 abbiamo fondato una nostra
cooperativa, LACI BUTI (Buon lavoro in lingua rom), che si occupa di:
- Manutenzione delle aree verdi (taglio dell’erba e delle siepi)
- Potatura piante alto fusto
- Pulizia di aree urbane
- Sgombero cantine e magazzini
- Creazione recinzioni
con personale che ha seguito corsi professionali di operatore del verde.
Nel passato dava lavoro ad una ventina di persone, ma via via col tempo il
Comune ci ha tagliato gli appalti, e l'ultimo anno abbiamo lavorato solo due
giorni. Eppure il lavoro è tutto intorno a noi: il nostro campo è situato nei
pressi del parco Lambro, e via Idro è praticamente un corridoio verde (che
le forze politiche e le associazioni di zona vorrebbero rivalutare) che collega
il parco Lambro e il parco del naviglio Martesana al parco della Media Valle del
Lambro. Quello che è mancato negli ultimi anni è stata la volontà politica di
mantenerci in vita.
Inoltre in passato alcuni giovani sono stati assunti all'AMSA, anche se
attualmente ne sono rimasti a lavorare solo due. Potrebbe essere un'esperienza
da riprendere, soprattutto per quelli che hanno meno di trent'anni.
Per terminare, il centro polifunzionale all'interno del campo, attualmente
non utilizzato, potrebbe essere adoperato anche per opportunità di lavoro
femminile, con laboratori di sartoria e cucito, visto che già a Milano ce ne
sono di simili. Intendiamo far diventare lo stesso centro uno spazio aperto a
tutta la popolazione per iniziative culturali e sociali.
La comunità rom di via Idro 62, riunita in assemblea il 15 giugno
Di Fabrizio (del 16/06/2011 @ 09:21:37, in Italia, visitato 1400 volte)
Da Sintiitaliani.blogspot.com
Il Giornale di Vicenza CAMPI NOMADI. Rifondazione comunista e Davide
Casadio dell'associazione Sinti rispondono a Pecori e Sandoli 11/10/2009
«Leggiamo sui quotidiani l'assurda polemica sulle micro aree per Sinti e Rom.
Vogliamo far presente che i "campi storici" - si legge in una nota firmata da
Irene Rui, responsabile del dipartimento per le politiche migratorie ed etniche
di Rifondazione comunista e da Davide Casadio, presidente dell'associazione
"Sinti italiani in viaggio per il diritto e la cultura" - vivono una
situazione insostenibile sia sotto il profilo della sicurezza, che igienico
sanitario, essendo i sottoservizi vecchi. Le microaree rappresentano una
soluzione per dare finalmente a queste famiglie una vita dignitosa e serena».
Inoltre, continuano i due rappresentanti, «facciamo presente a Massimo Pecori
capogruppo Udc che non parliamo di extraterrestri, ma di cittadini vicentini.
Altresì rispondiamo ad Alessio Sandoli, segretario cittadino della Lega Nord che
questi cittadini, pur con difficoltà pagano tasse, servizi e vivono del loro
lavoro: un'occupazione onesta e non illegale come qualcuno può pensare. Le
microaree e gli eventuali alloggi non sono un regalo a cittadini facinorosi, ma
un atto dovuto a famiglie che sono disposte a contribuire economicamente. Infine
- concludono - vogliamo rispondere a Valerio Sorrentino attuale consigliere del
Pdl, che il degrado è frutto di dieci anni della loro amministrazione che non ha
voluto affrontare i problemi dei cittadini Sinti e Rom, ed ha preferito lasciare
i campi al degrado e non ha dato la possibilità ai Rom, proprietari del campo di
via Nicolosi, di adeguarlo con i sottoservizi e con le opere indispensabili. Con
la costruzione delle microaree, non ci saranno né degrado, né microcriminalità».
Di Fabrizio (del 21/06/2011 @ 09:51:03, in Italia, visitato 1554 volte)
L'assessore Granelli: "Svuoteremo pure gli spazi autorizzati, ma fino ad
allora controlli costanti". Aumento delle pattuglie nella zona di San Lorenzo,
in vista di un tavolo tra i gestori e i residenti di FRANCO VANNI
L'input dato ai vigili dal nuovo assessore alla sicurezza è chiaro: contrastare
sul nascere gli insediamenti rom abusivi. Sono già due gli «interventi
preventivi» che la polizia locale ha compiuto per allontanare nomadi che
stanziavano al di fuori dei campi autorizzati: in via Rubattino, dove erano
comparse capanne in lamiera, e in via Chiesa Rossa, dove alcune baracche si
trovavano fuori dall'accampamento regolare. «L'obiettivo è superare i campi,
assicurandosi che chi li occupa abbia sistemazioni dignitose e senza disagi per
la cittadinanza — dice Marco Granelli, assessore alla Sicurezza e alla coesione
sociale — ma è anzitutto essenziale rafforzare i controlli per evitare che
nascano campi abusivi. Il monitoraggio e la prevenzione, affidata ai vigili,
consentirà di evitare di dovere poi procedere a sgomberi inutili».
La nuova indicazione è già stata data ai vigili. Granelli, dopo i primi
interventi, si dice soddisfatto di «un'azione che andrà di pari passo con le
politiche sociali, di modo che la vita nei campi, fino a quando esisteranno, sia
regolamentata». La richiesta di segnalare la comparsa di baracche, o lo
stazionare di camper, sarà fatta anche ai consiglieri di zona. E Granelli
prevede di impiegare sempre più i vigili nel controllo nei campi regolari.
Riccardo De Corato, consigliere di opposizione del Pdl ed ex assessore alla
Sicurezza, lo aveva pungolato: «A Rubattino sta nascendo una baraccopoli, mi
domando cosa voglia fare il nuovo assessore». Ora rilancia: «Fare vigilanza
significa poco. O si sgombera, o non serve mandare a spasso i vigili a fare
turismo».
De Corato, nei cinque anni da assessore, ha ordinato centinaia di sgomberi di
campi rom, attirando le critiche del centrosinistra e delle associazioni del
volontariato cattolico che gestiscono i campi. La previsione secondo cui la
giunta Pisapia avrebbe «trasformato Milano in zingaropoli» è stata uno dei
cavalli di battaglia della campagna elettorale del centrodestra. «La sicurezza è
una priorità, ma evitando azioni propagandistiche e dannose», dice Granelli, che
ha anche deciso l'aumento delle pattuglie la sera alle Colonne di San Lorenzo,
dove la movida provoca le proteste di residenti.
Nota da Mahalla:
Ho chiesto informazioni a Davide Castronovo, coordinatore del presidio
sociale presso il campo sosta di via Chiesa Rossa, che mi ha scritto:
Ciao Fabrizio,
si tratta, nel caso di Chiesa Rossa, di due "nuovi" nuclei famigliari
composti da figli di residenti regolari assegnatari di piazzola al campo.
Questi nuovi nuclei, essendosi separati da quello dei genitori, non hanno un
posto dove risiedere. La questione potrebbe momentaneamente essere risolta
con la richiesta di ospitalità temporanea al Comitato di Gestione o con
l'assegnazione da parte di quest'ultimo di piazzole libere (cosa difficile
visto il numero limitato di posti vuoti all'interno del campo).
Infine, lo sgombero riguarda anche aree esterne al campo occupate da
recinti per animali.... aggiungendo che preferisce tenere per sé i
giudizi sulla nuova giunta.
Di Fabrizio (del 23/06/2011 @ 09:53:51, in Italia, visitato 1504 volte)
Postato venerdì 17 giugno 2011
Alla fine il campo rom di Quaracchi è stato sgomberato. Anzi, chiuso
definitivamente, come dice il comunicato ufficiale della Regione, che parla di
persone "avviate al rientro" e di "percorsi di accoglienza". E anche i
principali giornali locali riportano la notizia con uguale serenità di toni,
come raccontassero la felice conclusione di una vicenda problematica.
Per quanto ci risulta, non è andata esattamente così. Oltre cento persone,
tra cui anziani, malati, bambini anche piccolissimi sono stati lasciati a se
stessi per quasi due anni, anzi, in questo tempo hanno subito sgomberi,
controlli, multe, sequestro del denaro per "questua molesta", e persino un
incendio. Proprio e soltanto quest'ultimo episodio ha riacceso su di loro non
diremo dei riflettori, ma almeno una timida lucina: solo allora qualcuno si è
accorto di queste persone che vivevano nel fango tra rovine piene di amianto.
Ed è proprio l'amianto che ha determinato questa "soluzione finale". Lì non
ci potevano più stare, così, dopo 6 mesi, dal famoso "tavolo" costituito dalla
Regione è uscito quello che per il Corriere fiorentino è addirittura un
"percorso di reinserimento": tutti a casa in Romania.
Nei giorni scorsi abbiamo parlato con Marzio Mori, responsabile della Caritas
fiorentina, che ha gestito lo sgombero. Mori ci ha spiegato tutti i dettagli e
le difficoltà della situazione: i comuni di Firenze e Sesto piuttosto sordi alle
richieste della Regione, e una indiscutibile carenza di risorse e di posti nelle
strutture di accoglienza, han fatto sì che, secondo Mori, il rientro assistito
fosse l'unica opzione possibile. La Caritas ha così accettato di gestire la
mediazione con le famiglie del campo, mettendo in campo allo scopo mediatori
romeni ed esponenti della Caritas di Bucarest. Curiosamente, fino a 10 giorni fa
la Caritas in quel campo non ci era mai andata, né conosceva le persone, né
aveva idea di quante e quali fossero. Tuttavia, è stata incaricata di spiegare
alle famiglie la proposta della Regione: una quota ora per rientrare in Romania,
e qualcos'altro a rate, per esser certi che non tornino subito indietro.
In effetti, mille o duemila euro a testa non sono così risolutivi per chi ha
lasciato il proprio paese per mancanza di lavoro, casa, futuro. La Romania, ci
ha spiegato Mori, è in una situazione pesante, che nei villaggi rom diventa
pesantissima: baracche autocostruite, povertà, arretratezza. Il costo della vita
è vicino a quello italiano, ma gli stipendi sono un quarto. Inoltre, fino a non
molto tempo fa il governo romeno era decisamente ostile ai rom, c'è stato un
lieve miglioramento soltanto dopo l'ingresso in Europa.
Quali prospettive si aprono dunque per queste persone, "grazie" alla Regione
e alla Caritas? Ce lo chiediamo con una certa angoscia, e con molta amarezza.
L'amarezza di chi pensa che potevamo fare di più, che ci voleva più impegno,
inventiva politica e coerenza per appuntarsi sul petto le medaglie
dell'accoglienza, dei diritti umani, della solidarietà.
Ma tant'è: rispedire a casa, con le buone o con le cattive, è la ricetta del
momento, una ricetta pratica e veloce. L'accoglienza, però, è davvero un'altra
cosa.
Modena2000
Proseguono gli eventi nell'ambito del progetto "Vite di Quartiere – Sguardi
inconsueti sulla periferia di Modena". Sabato 25 Giugno presso Parco della
Repubblica - via Salvo d'Acquisto – Artegenti e Amici di via Django presentano
"Vento in scatole" di Roberta De Piccoli, Daniela Bazzani, Annabella Ferrin,
Riccardo Giacobazzi – da un'interazione con la Comunità Sinti (microarea di via
Django) di Modena.
In caso di mal tempo la manifestazione si svolgerà presso la Polisportiva G.
Pini, via Pio la Torre, 61 – Modena
ore 18,30 – Conferenza dibattito: La documentazione artistica come strumento di
conoscenza, consapevolezza e integrazione.
Un esempio: la comunità sinti come soggetto d'indagine nel contesto cittadino.
Allarghiamo i confini e facciamo il punto sulle esperienze e i risultati
raggiunti in realtà geografiche vicine (Modena, Bologna, Reggio Emilia,
Mantova). Francesca Maletti, Assessore alle politiche sociali del Comune di
Modena; Loris Bertacchini, Presidente della Circoscrizione 3 del Comune di
Modena; Mario Rebeschini, Come ho attraversato la Spagna con i ragazzi sinti e
rom di Bologna (testimonianza e letture); Stefano Cattini, M.E.Z. Sinti italiani
e conversione all'evangelismo pentecostale: un rafforzamento dell'identità?
Carlo Berini, Progettare è istituzionalizzare: Sucar Drom e l'Istituto di
Cultura Sinta di Mantova; Roberta De Piccoli, Abito a Modena o Vivo a Modena? Le
curiosità, le timidezze d'approccio e gli approfondimenti di quattro artisti non
professionisti che hanno deciso di interagire con gli abitanti di una microarea
sinti della città; Simonetta Malinverno, Conosciamoci meglio! Il desiderio di
incontro è più forte della paura, Associazione "Amici di via Django"
ore 21,00 Proiezione: Laciodrom, reportage fotografico di Mario Rebeschini sui
sinti e i rom di Bologna (15 min)
Vento in scatole, testimonianza video prodotta da Roberta De Piccoli, Annabella
Ferrin, Daniela Bazzani, Riccardo Giacobazzi e dalla comunità Sinti di Modena
(40 min)
Amèn, film di Stefano Cattini sulla conversione evangelica della comunità sinti
di Reggio Emilia (20 min)
Mostra fotografica: Due occhi fanno uno sguardo.
Il campo di via Django visto attraverso gli occhi di Daniela Bazzani e di
Lorenza Malinverno.
Il percorso fotografico intende svilupparsi lungo le linee di due obiettivi che
convergono verso uno stesso orizzonte, quello della fotografa che osserva come
ospite gli abitanti e la loro vita nella microarea e quello di una giovane
ragazza sinti che lo vive quotidianamente dall'interno.
Il progetto "VITE DI QUARTIERE" è promosso dall'associazione no profit ARTEGENTI
con il sostegno del Comune di Modena, della Circoscrizione n.3 e della
Fondazione Cassa di Risparmio di Modena.
Per informazioni visitare www.artegenti.it o telefonare al 348 0782972.
COMUNICATO STAMPA
IL NUOVO ASSESSORE ALLA SICUREZZA COME PRIMO ATTO DEL SUO MANDATO - SGOMBERA,
SGOMBERA, SGOMBERA, SGOMBERA, SGOMBERA, SGOMBERA - UN APPELLO DELLA FEDERAZIONE
ROM&SINTI INSIEME E DELLA CONSULTA ROM AL SINDACO DI MILANO
La Federazione Rom&Sinti e la Consulta Rom di Milano denunciano che il nuovo
assessore alla sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli, come primo atto
del suo mandato ha proceduto a far eseguire lo sgombero di 6 insediamenti
abusivi di rom rumeni e sinti italiani. 174 persone, la metà minori, costrette a
spostarsi da un punto all’altro della città in un assurdo e crudele carosello,
una pratica che si pensava conclusa con l’uscita di scena di De Corato che aveva
fatto dei suoi 540 sgomberi un trofeo personale. Una pratica che non aveva
sortito allora e non sortisce ora nessun risultato se non costi sociali
altissimi e un grande dispendio di denaro pubblico, utile soltanto a fomentare
discriminazione e persecuzione.
Ci preoccupa che il nuovo assessore sappia fare solo quello che ha fatto il suo
predecessore, sbandierando il “fermo rispetto delle regole” e dimenticando,
nonostante la sua esperienza di volontario Caritas, non solo il principio di
solidarietà ma le infinite raccomandazione delle autorità internazionali a
tutela della minoranza rom e sinta, tra le quali, a proposito di regole, il
divieto di eseguire sgomberi senza alternative sociali, in primo luogo senza
tutela dei minori.
Ci sorprende la scelta del nuovo assessore che non si rende conto che sul tema
dei rom l’unica vera emergenza è la condizione di fragilità di queste piccole
comunità (sono circa 800 i rom irregolari nel territorio del Comune secondo il
censimento del prefetto) che nella città occupata nei piani alti dalle drine
calabresi e dalla corruzione amministrativa occupano spazi abbandonati,
discariche, sottoponti per cercare una via d’uscita dalla loro miseria.
Ci domandiamo se questa è la politica della nuova giunta che è stata eletta
anche grazie al voto dei rom italiani e rumeni che con la loro partecipazione
hanno espresso la speranza che cessasse il clima di pregiudizio, di
discriminazione e di caccia al rom per scopi elettorali.
Per tutto questo la Federazione Rom&Sinti insieme e la Consulta Rom di Milano
rivolgono al nuovo sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, un appello pressante
· perché il problema delle comunità rom e sinte presenti sul territorio milanese
venga affrontato nel rispetto dei diritti umani e del principio di uguaglianza
che riguarda ciascun cittadino;
· perché si sospenda la politica degli sgomberi senza senso che tanti danni
hanno provocato a comunità già fragili e inutili costi alla collettività;
· perché si avvii da subito un confronto con le comunità rom e sinte per
elaborare un progetto che ridiscuta il piano Maroni e l’utilizzo dei relativi
fondi, in modo da stabilire un clima di convivenza serena nella città delle
mille comunità e delle mille risorse culturali e umane delle quali la comunità
rom e sinta è parte integrante.
Federazione Rom e Sinti Insieme C.F. 97510400589
Segreteria: Via don Enrico Tazzoli, 14, 46100 Mantova
telefono 0376 360643, fax 0376 318839 e-mail:
romsinti.insieme@libero.it
web:
http://comitatoromsinti.blogspot.com
Di Fabrizio (del 27/06/2011 @ 09:27:17, in Italia, visitato 1850 volte)
from testardo on
Vimeo.
Documentario sulle condizioni dei Rom, Sinti e Caminanti a Torino.
A documentary about Rom's, Sinti's and Caminanti's life conditions in Turin (Piedmont,
Italy)
autori: Sara Marconi e Francesco Mele
camera: Federico Tonozzi
montaggio:Roberto Carini
musica: Luca Morino aka morinomigrante
fotografie: Augusto Montaruli
voci: Lorenzo Fontana e Manuela Grippi
traduzione: Oana Patraucean
Articolo precedente
QUI. L'autrice del post che segue mi ha chiesto di provare a mobilitare la
stampa sul caso che presenta. La vedo dura: certi giornalisti non alzano il culo
dalla sedia neanche quando gli sgomberi avvengono a due passi dalla loro sede,
figuriamoci se hanno voglia di muoversi per un paesino perso nella campagna del
nord-est milanese, quando anche nella zona gli appelli vanno a vuoto. RINGRAZIO
QUINDI CHI MI AIUTERA' A FAR CIRCOLARE LA NOTIZIA.
Con la presente vi racconto del mio contatto con la famiglia Halilovic e dei
loro rapporti col comune di Pessano con Bornago.
Alcuni anni fa ho conosciuto la signora Maria, fuori dal supermercato
locale dove si siede a mendicare, e col tempo mi sono molto affezionata a
lei. E' una donna straordinaria, una Romnì bosniaca che è sopravvissuta a
persecuzioni e sgomberi per tutta la vita, e mi ha detto che lei e la sua
famiglia sono nuovamente minacciati di sgombero, nel campo che in gran parte era
già stato sgomberato a novembre 2010.. Mi ha detto che è solo una questione di
tempo prima che completino il lavoro, e che la sua famiglia comprende un figlio
cieco, Spaho, che sarebbe buttato anche lui per strada. Mi ha detto di soffrire
di cuore, di avere un triplo by-pass e che non pensa di poter sopravvivere ad un
ennesimo sgombero.
A quel punto ho capito che non potevo rimanere a guardare senza fare nulla,
così ho deciso di battermi e fare tutto quanto in mio potere per aiutarla. Sono
andata al campo per parlare con la famiglia, la prima di tante visite. Suo
figlio Edin mi ha fatto una breve storia dal loro punto di vista sugli ultimi
otto anni, da quando avevano comprato un piccolo appezzamento di terreno,
sperando di potersi stabilire in modo permanente e di integrarsi, mandando anche
i loro figli alle scuole locali. Ha insistito sul fatto che i loro caravan non
erano fissati al suolo, pensando allora che questo avrebbe potuto essere il
problema legale, che il comune usava come leva per liberarsi di loro. Come si è
scoperto in seguito, la nuova legge proibisce anche lo stazionamento di roulotte
su di un "terreno agricolo". Ovviamente volevano renderlo abitabile con
elettricità, acqua e servizi igienici, ma le loro richieste sono state rifiutate
e le strutture da loro installate sono state abbattute. In otto anni hanno avuto
otto ordini di sfratto e speso ingenti somme di denaro per l'avvocato e gli
appelli.
Di seguito sono andata a parlare col loro avvocato a Milano, che mi ha detto
di aver provato di tutto ma che questa volta non c'era più niente da fare e che
non poteva più aiutarli (questo si vede chiaramente nel
film/documentario di Laura Halilovic, quando l'avvocato arriva carico di
cartelle al campo, incapace di dar loro altri consigli). La data prevista per lo
sgombero era il 16 maggio di quest'anno.
Poi ho avvicinato i servizi sociali ed il sindaco del comune (guidato da 20
anni dal centro sinistra!). Sono stata accolta con generale indifferenza ed in
alcuni casi palese ostilità. Mi è stato detto che il comune aveva fatto molte
cose per favorire ed aiutare i Rom ad integrarsi (con l'Opera Nomadi), ma che
loro avevano abusato della loro buona volontà, e che da 3 famiglie erano
diventate 33. Che il campo era diventato un centro di criminalità di ogni sorta
e che era stato un giudice a predisporre l'ordine di confisca del terreno a cui
sarebbe seguito lo sgombero. Che il campo era a rischio per la salute e pure un
"abuso edilizio". Quando ho chiesto cosa intendevano fare per donne, disabili e
bambini, la risposta è che erano "abusivi" e che erano non-residenti, quindi,
niente da fare. (In nessun modo è stata mai offerta loro la possibilità di
diventare residenti, perché secondo il comune non avevano un indirizzo -
d'altra parte hanno ottenuto l'indirizzo quando è arrivato l'ordine di
sgombero!). Ha aggiunto che la gente di Pessano c/B aveva espresso numerose
lamentele sul loro conto, e che le persone che avevano orti nei pressi del campo
erano state derubate e minacciate.
A questo punto ho iniziato a scrivere lettere, devono essere state centinaia
a tutte le associazioni dei diritti umani che ho potuto trovare (di cui posso
fornire esempio) e dopo alcuni mesi ho trovato a Milano un avvocato
straordinario che fa parte di un gruppo chiamato "Avvocati per Niente", che ha
acconsentito ad aiutarci per proteggere minori, donne e disabili. Ha scritto una
lettera al comune, indicando i loro obblighi giuridici nei confronti di donne e
bambini e chiarendo che se da parte del comune ce ne fosse stata la volontà, era
disposto a discutere la questione in qualsiasi momento. Il comune non ha mai
risposto a quella lettera. Aveva anche suggerito di cercare di ottenere per la
famiglia di Maria un "permesso di soggiorno" per ragioni umanitarie. Nel timore
di uno sgombero brutale molte famiglie, inclusa quella di Edin, hanno lasciato
il terreno per andare in posti alternativi, ma quelli che non avevano
alternative, i più fragili e vulnerabili del gruppo, hanno spostato le roulotte
dal terreno in questione e si sono accampati sulla strada al margine. Arrivato
il 16 maggio non è avvenuto nessuno sgombero, quasi sicuramente per la
concomitanza con le elezioni locali, ma nell'ultimo fine settimana i vigili
urbani hanno visitato il campo tre volte, dicendo loro senza mezzi termini che a
breve ci sarà un altro ordine di sgombero e devono prepararsi ad andare in tempi
brevi.
Ho parlato col nuovo sindaco (Giordano Mazzurana - ex DC), che mi ha detto
che questo sgombero è inevitabile, perché i Rom sono accampati per strada e
questo è illegale. Sono andata a parlare col parroco che conosce bene Giordano e
che è disposto ad incontrarsi con l'avv. Guariso e Giordano per vedere se
possono sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione civile al
problema. Questo si sta dimostrando difficile in quanto sono tutti molto
impegnati in questo periodo (e vi è una certa mancanza di volontà a trovare il
tempo!).
Non ho ancora perso la speranza. Rifiuto di credere che casi portati alla
Corte dei Diritti Umani per antidiscriminazione hanno vinto, e non possiamo in
qualche modo fermare questa folle crudeltà. Ascoltando le chiacchiere della
gente, comprendo che i Rom sono l'ultimo bastione di razzismo, intolleranza e
xenofobia. Ho sentito dire di loro che sono pieni di odio violento e di
ignoranza abissale, che mi rendo conto che si devono fare leggi, rendere
cosciente la stampa, svegliare l'opinione pubblica, sul fatto che queste
persone, i loro bambini e nipoti che sono nati in Italia sono ancora senza
documenti, e vivono in una sorta di purgatorio legale, senza alcuna apparente
possibilità di diventare italiani, spostati da un posto all'altro senza alcun
pensiero reale per un'alternativa durevole.
Lettera in originale inviata anche alla stampa.
Un caro saluto con i migliori auguri,
Frances Oliver Catania
Di Fabrizio (del 01/07/2011 @ 09:51:31, in Italia, visitato 1997 volte)
siamo lieti di invitarti alla presentazione del "Museo del Viaggio
Fabrizio De Andrè"
che si terrà giovedì 7 luglio a Forma Moods in Piazza Lucrezio Tito
Caro, 1 a Milano
dalle ore 18.30 in poi
In
allegato l'invito da scaricare e presentare all'ingresso.
Il programma della serata:
inizio ore 18.30
- Dallo stereotipo negativo alla conoscenza – interverranno Umberto Zandrini
(Consorzio Sir e cooperativa Arca di Noè), Giorgio Bezzecchi
(cooperativa Romano Drom), Maurizio Pagani (Opera Nomadi Milano).
- Il viaggio: Silvano Piccardi e Paolo Ciarchi racconteranno
la loro idea di viaggio.
- Proiezione slide progetto con interventi dell'architetto Daniele
Brandolino
- La parola al pubblico - momento di dibattito e confronto -
- Piccola performance musicale con le note del violino di George
Moldoveanu
ore 20.00 inizio aperitivo e buffet con specialità Rom
E' gradita la conferma.
Ti aspettiamo!
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