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QUI. L'autrice del post che segue mi ha chiesto di provare a mobilitare la
stampa sul caso che presenta. La vedo dura: certi giornalisti non alzano il culo
dalla sedia neanche quando gli sgomberi avvengono a due passi dalla loro sede,
figuriamoci se hanno voglia di muoversi per un paesino perso nella campagna del
nord-est milanese, quando anche nella zona gli appelli vanno a vuoto. RINGRAZIO
QUINDI CHI MI AIUTERA' A FAR CIRCOLARE LA NOTIZIA.
Con la presente vi racconto del mio contatto con la famiglia Halilovic e dei
loro rapporti col comune di Pessano con Bornago.
Alcuni anni fa ho conosciuto la signora Maria, fuori dal supermercato
locale dove si siede a mendicare, e col tempo mi sono molto affezionata a
lei. E' una donna straordinaria, una Romnì bosniaca che è sopravvissuta a
persecuzioni e sgomberi per tutta la vita, e mi ha detto che lei e la sua
famiglia sono nuovamente minacciati di sgombero, nel campo che in gran parte era
già stato sgomberato a novembre 2010.. Mi ha detto che è solo una questione di
tempo prima che completino il lavoro, e che la sua famiglia comprende un figlio
cieco, Spaho, che sarebbe buttato anche lui per strada. Mi ha detto di soffrire
di cuore, di avere un triplo by-pass e che non pensa di poter sopravvivere ad un
ennesimo sgombero.
A quel punto ho capito che non potevo rimanere a guardare senza fare nulla,
così ho deciso di battermi e fare tutto quanto in mio potere per aiutarla. Sono
andata al campo per parlare con la famiglia, la prima di tante visite. Suo
figlio Edin mi ha fatto una breve storia dal loro punto di vista sugli ultimi
otto anni, da quando avevano comprato un piccolo appezzamento di terreno,
sperando di potersi stabilire in modo permanente e di integrarsi, mandando anche
i loro figli alle scuole locali. Ha insistito sul fatto che i loro caravan non
erano fissati al suolo, pensando allora che questo avrebbe potuto essere il
problema legale, che il comune usava come leva per liberarsi di loro. Come si è
scoperto in seguito, la nuova legge proibisce anche lo stazionamento di roulotte
su di un "terreno agricolo". Ovviamente volevano renderlo abitabile con
elettricità, acqua e servizi igienici, ma le loro richieste sono state rifiutate
e le strutture da loro installate sono state abbattute. In otto anni hanno avuto
otto ordini di sfratto e speso ingenti somme di denaro per l'avvocato e gli
appelli.
Di seguito sono andata a parlare col loro avvocato a Milano, che mi ha detto
di aver provato di tutto ma che questa volta non c'era più niente da fare e che
non poteva più aiutarli (questo si vede chiaramente nel
film/documentario di Laura Halilovic, quando l'avvocato arriva carico di
cartelle al campo, incapace di dar loro altri consigli). La data prevista per lo
sgombero era il 16 maggio di quest'anno.
Poi ho avvicinato i servizi sociali ed il sindaco del comune (guidato da 20
anni dal centro sinistra!). Sono stata accolta con generale indifferenza ed in
alcuni casi palese ostilità. Mi è stato detto che il comune aveva fatto molte
cose per favorire ed aiutare i Rom ad integrarsi (con l'Opera Nomadi), ma che
loro avevano abusato della loro buona volontà, e che da 3 famiglie erano
diventate 33. Che il campo era diventato un centro di criminalità di ogni sorta
e che era stato un giudice a predisporre l'ordine di confisca del terreno a cui
sarebbe seguito lo sgombero. Che il campo era a rischio per la salute e pure un
"abuso edilizio". Quando ho chiesto cosa intendevano fare per donne, disabili e
bambini, la risposta è che erano "abusivi" e che erano non-residenti, quindi,
niente da fare. (In nessun modo è stata mai offerta loro la possibilità di
diventare residenti, perché secondo il comune non avevano un indirizzo -
d'altra parte hanno ottenuto l'indirizzo quando è arrivato l'ordine di
sgombero!). Ha aggiunto che la gente di Pessano c/B aveva espresso numerose
lamentele sul loro conto, e che le persone che avevano orti nei pressi del campo
erano state derubate e minacciate.
A questo punto ho iniziato a scrivere lettere, devono essere state centinaia
a tutte le associazioni dei diritti umani che ho potuto trovare (di cui posso
fornire esempio) e dopo alcuni mesi ho trovato a Milano un avvocato
straordinario che fa parte di un gruppo chiamato "Avvocati per Niente", che ha
acconsentito ad aiutarci per proteggere minori, donne e disabili. Ha scritto una
lettera al comune, indicando i loro obblighi giuridici nei confronti di donne e
bambini e chiarendo che se da parte del comune ce ne fosse stata la volontà, era
disposto a discutere la questione in qualsiasi momento. Il comune non ha mai
risposto a quella lettera. Aveva anche suggerito di cercare di ottenere per la
famiglia di Maria un "permesso di soggiorno" per ragioni umanitarie. Nel timore
di uno sgombero brutale molte famiglie, inclusa quella di Edin, hanno lasciato
il terreno per andare in posti alternativi, ma quelli che non avevano
alternative, i più fragili e vulnerabili del gruppo, hanno spostato le roulotte
dal terreno in questione e si sono accampati sulla strada al margine. Arrivato
il 16 maggio non è avvenuto nessuno sgombero, quasi sicuramente per la
concomitanza con le elezioni locali, ma nell'ultimo fine settimana i vigili
urbani hanno visitato il campo tre volte, dicendo loro senza mezzi termini che a
breve ci sarà un altro ordine di sgombero e devono prepararsi ad andare in tempi
brevi.
Ho parlato col nuovo sindaco (Giordano Mazzurana - ex DC), che mi ha detto
che questo sgombero è inevitabile, perché i Rom sono accampati per strada e
questo è illegale. Sono andata a parlare col parroco che conosce bene Giordano e
che è disposto ad incontrarsi con l'avv. Guariso e Giordano per vedere se
possono sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione civile al
problema. Questo si sta dimostrando difficile in quanto sono tutti molto
impegnati in questo periodo (e vi è una certa mancanza di volontà a trovare il
tempo!).
Non ho ancora perso la speranza. Rifiuto di credere che casi portati alla
Corte dei Diritti Umani per antidiscriminazione hanno vinto, e non possiamo in
qualche modo fermare questa folle crudeltà. Ascoltando le chiacchiere della
gente, comprendo che i Rom sono l'ultimo bastione di razzismo, intolleranza e
xenofobia. Ho sentito dire di loro che sono pieni di odio violento e di
ignoranza abissale, che mi rendo conto che si devono fare leggi, rendere
cosciente la stampa, svegliare l'opinione pubblica, sul fatto che queste
persone, i loro bambini e nipoti che sono nati in Italia sono ancora senza
documenti, e vivono in una sorta di purgatorio legale, senza alcuna apparente
possibilità di diventare italiani, spostati da un posto all'altro senza alcun
pensiero reale per un'alternativa durevole.
Lettera in originale inviata anche alla stampa.
Un caro saluto con i migliori auguri,
Frances Oliver Catania