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Piccola comunita' - Grande ingiustizia
Di Frances Oliver Catania (del 29/06/2011 @ 09:14:14, in Italia, visitato 2193 volte)

Articolo precedente QUI. L'autrice del post che segue mi ha chiesto di provare a mobilitare la stampa sul caso che presenta. La vedo dura: certi giornalisti non alzano il culo dalla sedia neanche quando gli sgomberi avvengono a due passi dalla loro sede, figuriamoci se hanno voglia di muoversi per un paesino perso nella campagna del nord-est milanese, quando anche nella zona gli appelli vanno a vuoto. RINGRAZIO QUINDI CHI MI AIUTERA' A FAR CIRCOLARE LA NOTIZIA.

Con la presente vi racconto del mio contatto con la famiglia Halilovic e dei loro rapporti col comune di Pessano con Bornago.

Alcuni anni fa ho conosciuto la signora Maria, fuori dal supermercato locale dove si siede a mendicare, e col tempo mi sono molto affezionata a lei. E' una donna straordinaria, una Romnì bosniaca che è sopravvissuta a persecuzioni e sgomberi per tutta la vita, e mi ha detto che lei e la sua famiglia sono nuovamente minacciati di sgombero, nel campo che in gran parte era già stato sgomberato a novembre 2010.. Mi ha detto che è solo una questione di tempo prima che completino il lavoro, e che la sua famiglia comprende un figlio cieco, Spaho, che sarebbe buttato anche lui per strada. Mi ha detto di soffrire di cuore, di avere un triplo by-pass e che non pensa di poter sopravvivere ad un ennesimo sgombero.

A quel punto ho capito che non potevo rimanere a guardare senza fare nulla, così ho deciso di battermi e fare tutto quanto in mio potere per aiutarla. Sono andata al campo per parlare con la famiglia, la prima di tante visite. Suo figlio Edin mi ha fatto una breve storia dal loro punto di vista sugli ultimi otto anni, da quando avevano comprato un piccolo appezzamento di terreno, sperando di potersi stabilire in modo permanente e di integrarsi, mandando anche i loro figli alle scuole locali. Ha insistito sul fatto che i loro caravan non erano fissati al suolo, pensando allora che questo avrebbe potuto essere il problema legale, che il comune usava come leva per liberarsi di loro. Come si è scoperto in seguito, la nuova legge proibisce anche lo stazionamento di roulotte su di un "terreno agricolo". Ovviamente volevano renderlo abitabile con elettricità, acqua e servizi igienici, ma le loro richieste sono state rifiutate e le strutture da loro installate sono state abbattute. In otto anni hanno avuto otto ordini di sfratto e speso ingenti somme di denaro per l'avvocato e gli appelli.

Di seguito sono andata a parlare col loro avvocato a Milano, che mi ha detto di aver provato di tutto ma che questa volta non c'era più niente da fare e che non poteva più aiutarli (questo si vede chiaramente nel film/documentario di Laura Halilovic, quando l'avvocato arriva carico di cartelle al campo, incapace di dar loro altri consigli). La data prevista per lo sgombero era il 16 maggio di quest'anno.

Poi ho avvicinato i servizi sociali ed il sindaco del comune (guidato da 20 anni dal centro sinistra!). Sono stata accolta con generale indifferenza ed in alcuni casi palese ostilità. Mi è stato detto che il comune aveva fatto molte cose per favorire ed aiutare i Rom ad integrarsi (con l'Opera Nomadi), ma che loro avevano abusato della loro buona volontà, e che da 3 famiglie erano diventate 33. Che il campo era diventato un centro di criminalità di ogni sorta e che era stato un giudice a predisporre l'ordine di confisca del terreno a cui sarebbe seguito lo sgombero. Che il campo era a rischio per la salute e pure un "abuso edilizio". Quando ho chiesto cosa intendevano fare per donne, disabili e bambini, la risposta è che erano "abusivi" e che erano non-residenti, quindi, niente da fare. (In nessun modo è stata mai offerta loro la possibilità di diventare residenti, perché secondo il comune non avevano un indirizzo  - d'altra parte hanno ottenuto l'indirizzo quando è arrivato l'ordine di sgombero!). Ha aggiunto che la gente di Pessano c/B aveva espresso numerose lamentele sul loro conto, e che le persone che avevano orti nei pressi del campo erano state derubate e minacciate.

A questo punto ho iniziato a scrivere lettere, devono essere state centinaia a tutte le associazioni dei diritti umani che ho potuto trovare (di cui posso fornire esempio) e dopo alcuni mesi ho trovato a Milano un avvocato straordinario che fa parte di un gruppo chiamato "Avvocati per Niente", che ha acconsentito ad aiutarci per proteggere minori, donne e disabili. Ha scritto una lettera al comune, indicando i loro obblighi giuridici nei confronti di donne e bambini e chiarendo che se da parte del comune ce ne fosse stata la volontà, era disposto a discutere la questione in qualsiasi momento. Il comune non ha mai risposto a quella lettera. Aveva anche suggerito di cercare di ottenere per la famiglia di Maria un "permesso di soggiorno" per ragioni umanitarie. Nel timore di uno sgombero brutale molte famiglie, inclusa quella di Edin, hanno lasciato il terreno per andare in posti alternativi, ma quelli che non avevano alternative, i più fragili e vulnerabili del gruppo, hanno spostato le roulotte dal terreno in questione e si sono accampati sulla strada al margine. Arrivato il 16 maggio non è avvenuto nessuno sgombero, quasi sicuramente per la concomitanza con le elezioni locali, ma nell'ultimo fine settimana i vigili urbani hanno visitato il campo tre volte, dicendo loro senza mezzi termini che a breve ci sarà un altro ordine di sgombero e devono prepararsi ad andare in tempi brevi.

Ho parlato col nuovo sindaco (Giordano Mazzurana - ex DC), che mi ha detto che questo sgombero è inevitabile, perché i Rom sono accampati per strada e questo è illegale. Sono andata a parlare col parroco che conosce bene Giordano e che è disposto ad incontrarsi con l'avv. Guariso e Giordano per vedere se possono sedersi attorno ad un tavolo per trovare una soluzione civile al problema. Questo si sta dimostrando difficile in quanto sono tutti molto impegnati in questo periodo (e vi è una certa mancanza di volontà a trovare il tempo!).

Non ho ancora perso la speranza. Rifiuto di credere che casi portati alla Corte dei Diritti Umani per antidiscriminazione hanno vinto, e non possiamo in qualche modo fermare questa folle crudeltà. Ascoltando le chiacchiere della gente, comprendo che i Rom sono l'ultimo bastione di razzismo, intolleranza e xenofobia. Ho sentito dire di loro che sono pieni di odio violento e di ignoranza abissale, che mi rendo conto che si devono fare leggi, rendere cosciente la stampa, svegliare l'opinione pubblica, sul fatto che queste persone, i loro bambini e nipoti che sono nati in Italia sono ancora senza documenti, e vivono in una sorta di purgatorio legale, senza alcuna apparente possibilità di diventare italiani, spostati da un posto all'altro senza alcun pensiero reale per un'alternativa durevole.

Lettera in originale inviata anche alla stampa.

Un caro saluto con i migliori auguri,

Frances Oliver Catania