Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 30/09/2013 @ 09:04:23, in Italia, visitato 1562 volte)
Associazione Italiana Zingari oggi Sezione di volontariato Trentino-Alto Adige
Aizo - Associazione Italiana Zingari Oggi - sezione di volontariato del Trentino
Alto Adige chiede ai politici che si candidano di adoperarsi per creare le
condizioni ideali all'integrazione dei diversi gruppi linguistici e culturali
presenti sul nostro territorio. In particolare modo si vuole far presente la
situazione dei sinti e dei rom.
L'atteggiamento nei confronti di queste popolazioni è andato via via peggiorando
con l'acutizzarsi della crisi economica, di fatto sono i più deboli a
rimetterci. La discriminazione nei confronti di queste popolazioni la si tocca
con mano:
- quando si fanno gli incontri per la legge LP 12 del 2009: legge che dal 2009
aspetta l'applicazione e che di fatto non è sostenuta da nessuna forza politica.
La legge dovrebbe migliorare le condizioni delle popolazioni rom e sinte,
agevolando l'inclusione con la popolazione maggioritaria. I rappresentati di
quest'ultima ignorano questa legge e gli eventuali benefici creando diffidenza e
distanza fra questi popoli, da sempre discriminati, e la politica (che dovrebbe
rappresentarli- infatti la maggior parte dei sinti e dei rom sono italiani);
- quando si parla di pacchetto o di legge sulle minoranze, una normativa quella
del Trentino Alto Adige invidiata da tutta Europa; alla richiesta della
popolazione sinta e rom di essere riconosciuta minoranza linguistica nessuno
sostiene questo diritto;
- quando si entra in una scuola dell'obbligo (e non solo, anche in tante scuole
superiori) e ci si accorge che "a scuola" ha già tanti problemi... e ha
dimenticato i bimbi sinti. Una scuola per tutti, che esclude in base alla
diversità;
- quando il diritto alla casa è optional: è veramente tanto tempo che si fanno
inserimenti in appartamento di famiglie sinte e rom, a Trento da almeno 20 anni,
a Rovereto circa una decina. Avete mai visto una di queste famiglie con un paio
di figli e basta? Ebbene ogni famiglia numerosa che faccia domanda di casa Itea
non può esigere il proprio diritto perché non ci sono case per famiglie
numerose. Ma le case popolari le fanno per chi? Per i single? Oppure si ha il
timore che le famiglie sinte numerose portino solo problemi?
- quando un questionario fatto girare per un centinaio di aziende con la domanda:
"Vuoi uno zingaro fra i tuoi operai?" ha fatto emergere che nessuno vuole sinti
e rom. Venuti a conoscenza di questo ne abbiamo preso atto. Questa scoperta
drammatica non ha provocato nulla;
- quando gli atti di razzismo nei confronti della nostra ministra Kyenge sono
motivo di scandalo, a tutti i livelli e da parte di tutti i partiti (esclusi i
provocatori), mentre quando l'Associazione e i sinti abbiamo denunciato il
Consigliere Giuliana per razzismo nessuno ci ha sostenuto; ci si potrebbe
chiedere se esista un tipo diverso di razzismo.
Per questi motivi l'Associazione chiede che i politici tutti si esprimano
pubblicamente sulle intenzioni o sul programma politico che intendono promuovere
nei confronti delle popolazioni sinte e rom presenti sul territorio, ovvero se
intendono ignorare la loro presenza o lavorare affinché in Trentino non ci siano
cittadini di serie z, non ci siano ingiustizie, non trovi spazio il razzismo.
Il Presidente
Gian Luca Magagni
Di Fabrizio (del 29/09/2013 @ 09:08:18, in media, visitato 1713 volte)
Informazione scorretta, incitamento all'odio e discriminazione ai danni di
rom e sinti: nei media italiani avviene più di 3 volte al giorno. E' quanto
sostiene il rapporto "Antiziganismo 2.0" presentato oggi dall'Osservatorio 21
luglio, un progetto di monitoraggio della stampa italiana e dei siti web
dell'Associazione 21 luglio contro le discriminazioni nei confronti della
comunità rom. La ricerca è stata condotta dal 1 settembre 2012 al 15 maggio
2013; otto mesi e mezzo durante i quali sono stati monitorate oltre cento fonti
di informazione, mettendo sotto la lente d'ingrandimento dichiarazioni dei
politici, articoli, slogan elettorali e altro ancora. 852 le segnalazioni
incriminate sulle oltre 2 mila su cui i volontari dell'Osservatorio hanno
concentrato l'attenzione. Articoli, dichiarazioni di politici o cittadini comuni
e altro che per il 56 per cento dei casi è stato indicato come "informazione
scorretta" (482 casi), mentre quelli in cui l'Osservatorio ha ritenuto di
trovare affermazioni incitanti all'odio o discriminanti sono 370, il restante 44
per cento, facendo registrare 1,43 casi al giorno di incitamento all'odio e
discriminazioni e 1,86 episodi di informazione scorretta.
Politici, primi a discriminare. Analizzando le fonti da cui provengono i
messaggi discriminanti e incitanti all'odio, i quotidiani risultano essere, sia
nelle versioni cartacee che in quelle online, i principali mezzi coinvolti con
il 63 per cento dei casi. Tuttavia sono gli esponenti politici i primi a
discriminare. Autori della maggior parte dei messaggi incriminati, da soli hanno
fatto registrare il 75 per cento dei casi. Al secondo posto, col 16 per cento
dei casi i privati cittadini. Seguono giornalisti e ufficiali dello Stato. Ai
partiti di destra o centro destra è attestabile, secondo l'Osservatorio, il 59
per cento dei casi. La Lega Nord è il partito a cui appartegono i politici di
cui sono state segnalate le dichiarazioni sotto accusa, col 24 per cento dei
casi (90 segnalazioni). Segue il Popolo della libertà, col 20 per cento dei casi
(74 segnalazioni). Al terzo posto, ma La Destra con l'8,5 per cento dei casi.
Una "costante endemica" del panorama politico italiano. Lo studio ha riservato
particolare attenzione al periodo preelettorale per le elezioni politiche
nazionali dell'inizio del 2013. Ma dai dati non emerge un'impennata di
dichiarazioni discriminanti, evidenziando "una sorta di assuefazione al
discredito nei confronti delle comunità rom, talmente abituale e condiviso da
non subire modificazioni statistiche laddove il senso comune ne suggeriva
l'enfatizzazione, cioè durante i periodi di campagna elettorale". Per quanto
riguarda la provenienza geografica delle segnalazioni, il Lazio si piazza al
primo posto, col 33 per cento dei casi, e Roma risulta essere la città da cui
provengono maggiormente tali messaggi, con 118 segnalazioni. Segue la Lombardia,
col 22 per cento, ad una certa distanza l'Emilia Romagna, con il 7 per cento, il
Veneto (6,4 per cento) e il Piemonte (6 per cento).
Stampa, cattiva maestra. Protagonisti assoluti dell'informazione scorretta,
invece, i giornalisti, a cui l'Osservatorio addebita il 99 per cento dei casi di
cattiva informazione su rom e sinti, con 477 segnalazioni. Quasi la totalità dei
casi. Prima fra tutte le testate il Corriere della Sera, con tutte le sue
numerose edizioni locali, che con 62 segnalazioni raggiunge il 12, 9 per cento
di tutte quelle prese in esame. Segue Il Tirreno (52 segnalazioni, l'11 per
cento), Il Giorno (39 segnalazioni, 8 per cento), Il Messaggero (36
segnalazioni, 7,5 per cento) e il Tempo, che insieme a La Repubblica (con le
edizioni locali) raggiunge il 6 per cento delle segnalazioni. Seguono Il
Giornale, Il Mattino di Padova e Il Centro, ma anche se lontane dalla cima della
classifica, le segnalazioni riguardano anche le altre maggiori testate
nazionali. La provenienza geografica della cattiva informazione su rom e sinti
in Italia vede in testa la Lombardia, seguita da Lazio, Toscana, Veneto e
Abruzzo, ma anche in questo caso è Roma la città da cui provengono la maggior
parte delle segnalazioni (93), seguita da Milano (80). (ga-RS)
Di Fabrizio (del 28/09/2013 @ 09:05:02, in Regole, visitato 1685 volte)
(26 settembre 2013) Svezia, la schedatura etnica viola i
diritti dei rom
Amnesty International ha appreso con profonda preoccupazione la notizia,
pubblicata dalla stampa svedese, secondo la quale il dipartimento di polizia di
Skane ha proceduto alla schedatura illegale di oltre 4000 rom, apparentemente
solo per motivi etnici.
Il database, contenente informazioni su persone nate tra la fine dell'800 e
il 2011, è stato creato come strumento elettronico al servizio delle indagini
criminali, sebbene la maggior parte delle persone schedate non abbia alcun
precedente penale.
Il capo della polizia del dipartimento di Skane, il capo della polizia nazionale
e i ministri della Giustizia e dell'Integrazione hanno espresso rammarico per la
vicenda e si sono scusati pubblicamente.
La raccolta di informazioni personali unicamente sulla base dell'etnia è
discriminatoria, priva di necessità e ingiustificata ed è una evidente
violazione di standard internazionali ed europei in materia di privacy e libertà
dalla discriminazione.
Amnesty International ha chiesto alle autorità svedesi di assicurare che tutte
le persone ancora in vita schedate nel database siano contattate, informate
della possibilità di presentare un reclamo e di pretendere un rimedio. Le
autorità svedesi dovranno inoltre avviare un'inchiesta tempestiva, indipendente
e imparziale sull'intera vicenda e verificare se presso altri dipartimenti di
polizia esistano analoghi archivi.
Di Fabrizio (del 27/09/2013 @ 09:06:44, in sport, visitato 1768 volte)
24 settembre 2013 - Iniziativa dell'Università Ca' Foscari e
dell'Associazione italiana calciatori.
Osservatorio calciatori sotto tiro è la risposta del mondo del calcio ai cori e
agli episodi di razzismo. Presentato ieri a Venezia, nel corso del convegno
Calcio e culture. Uniti contro il razzismo, è un'iniziativa dell'Università Ca'Foscari
di Venezia e dell'Associazione italiana calciatori (Aic).
L'Osservatorio nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica, in primis i
giovani, sulla necessità di contrastare qualsiasi gesto di intimidazione, offesa
e minaccia rivolta a giocatori a livello sia agonistico sia dilettantistico. Nel
concreto, l'osservatorio si occuperà di analizzare i casi di razzismo che si
verificano in tutte le categorie. Ma l'attività di denuncia sarà affiancata
dall'impegno a scoprire e diffondere il positivo che esiste. "Per fare questo -
ha spiegato Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico, cui è
affidato l'osservatorio - abbiamo bisogno di un'alleanza con il mondo delle
scuole. Il nostro messaggio è che contrastare la violenza e difendere il calcio
pulito è compito di tutti coloro che amano lo sport e non può essere delegato".
Damiano Tommasi, presidente dell'Aic, ha spiegato l'importanza di "partire dai
ragazzi, imparando da loro: nemmeno si chiedono se Balotelli è italiano o meno,
non si pongono il problema del colore della pelle e sono incuriositi, non
spaventati, dalla diversità". Sugli episodi di razzismo che segnano il calcio ha
spiegato che "il rischio di chiusura degli spalti mette le società in allerta e
pronte a intervenire e condannare: in un mondo che ragiona cinicamente solo di
profitto il pericolo di perdere il guadagno rende tutti molto sensibili e questo
comunque ci fa gioco". Lilian Thuram, campione del mondo 1998, autore di
Le mie
stelle nere e creatore in Francia della fondazione Education contre le racisme,
ha sottolineato che "tante volte chiudiamo le persone dentro il colore della
pelle o dentro al loro genere e non andiamo oltre".
(Red.)
Un mese fa, da
Czech_Roma
Conkova (seconda da destra) al Roma street party (Photo: Martin
Nejezchleba) - Street party versus odio: i Rom cechi sotto minaccia
-
Deutsche Welle
Durante le proteste nelle città ceche, i neonazisti hanno
gridato slogan per diffondere la paura tra la popolazione rom. Sembrano pronti
ad usare la violenza. Ma i Rom della città di Duchkov hanno risposto con misure
pacifiche.
Little Robert e i suoi amici hanno la strada tutta per loro, al momento.
Sette anni, siede sul nero asfalto, mentre sua sorella traccia il contorno del
corpo con un gesso. Aggiungono uno smiley alla figura.
Due ragazzi più grandi scarabocchiano in fretta delle bandiere rom sulla
strada - blu e verdi con la chakra rossa in mezzo - e scrivono accanto "Siamo
anche qua". Così, quei bambini cercano in qualche modo di esorcizzare
l'incombenti calamità.
Quattro marce in tre mesi
Appena un'ora e mezza dopo, una cinquantina di neonazisti e 250 residenti di
Duchkov marciano sulla figura disegnata col gesso. I loro slogan risuonano tra
le facciate fatiscenti degli edifici di questo quartiere dove vivono molte
famiglie rom. "Questa è casa nostra" e "Boemia ai Cechi" i canti neonazisti.
Little Robert (non è il nome vero) sulla marcia è furioso. Vorrebbe fare
qualcosa di più del disegnare figure di gesso sull'asfalto. "Almeno gettare a
terra uno skinhead e tirargli dei calci," dice. Davvero? "No, mettergli le
manette, almeno non può muoversi." Questa è già la quarta marcia anti-rom nel
suo quartiere a cui deve assistere negli ultimi tre mesi.
"Siamo anche qua" hanno scritto (Photo: Martin
Nejezchleba)
Le proteste a Duchcov sono state innescate da un'aggressione nel quartiere
rom verso la metà di maggio, quando alcuni ubriachi picchiarono un uomo e una
donna. Il sito neonazista ceco Free Resistance adoperò le registrazioni della
telecamera di sicurezza sull'aggressione, per alimentare il sentimento anti-rom
e chiamare ad una protesta a livello nazionale.
La criminalità nelle aree povere è qualcosa che preoccupa molti Cechi, ed i
Rom ne sono il capro espiatorio collettivo. "Continueremo a guardare soltanto?"
era la domanda retorica posta nel video online dell'estrema destra.
La persecuzione sta diventando un luogo comune
Hanno risposto all'appello circa 2.500 persone in otto città, marciando
fianco a fianco ai neonazisti. Lo slogan spregiativo: "Assieme contro il terrore
zingaro". Nella città industriale di Ostrava, nell'est del paese, i
manifestanti si sono scontrati per le strade con la polizia. La polizia ha usato
gas lacrimogeni e manganelli per impedire l'entrata degli estremisti in buona
parte del quartiere rom.
Street party per contrastare l'atmosfera da pogrom: rifocalizzando
l'attenzione sul positivo
A Duchcov si sono uniti circa 60 tra residenti e volontari, per opporsi alla
marcia neonazista. E' stato eretto di fronte all'ingresso di una casa un palco improvvisato,
costruito con pallet. Accanto, è appeso uno striscione, con la dicitura "Neri,
bianchi, uniamo le forze".
La performer Ivana Conkova sta anche cercando di calmare l'atmosfera di
persecuzione. La ventottenne lavora a fianco di pochi altri volontari
dell'iniziativa civica Konexe, organizzando azioni ogni fine settimana per
contrastare le proteste anti-rom. Lo scopo è anche di distrarre iRom, aiutandoli
a mantenere la compostezza ed evitando che si nascondano in casa.
Mentre il corteo canta "Andiamo a prenderli", Conkova suona, canta e
balla con i residenti - perlomeno, è quello che cercano di fare. Conkova chiama
questo piccolo street festival "un'oasi di pace". I suo occhi castani hanno uno
sguardo stanco: porta avanti la sua lotta contro il razzismo - senza alcun
supporto finanziario - quasi ogni fine settimana.
La polizia in tenuta antisommossa presidia per mantenere l'ordine e tenere
lontani i manifestanti (Photo: Martin Nejezchleba)
"Vogliamo offrire ai bambini un'esperienza differente e positiva," dice Conkova.
Visibilmente scossi, gli adulti si agitano su sedili di plastica bianca, bevendo
caffè turco. Una giovane trucca le facce dei bambini. Non sembra che abbiano
voglia di cantare e ballare. Violino, violoncello e chitarra sono ben presto
sopraffatti dal ronzio di un elicottero.
La marcia di protesta è a solo qualche centinaio di metri di distanza. Un
cordone di poliziotti in tenuta antisommossa è lì per impedire alla protesta di
raggiungere i Rom. La voce roca di Conkova non basta a scacciare la paura e la
rabbia dei Rom.
Tempo di attesa, cucinando zuppa di patate
Jitka Bartova non sta passando niente di tutto ciò. Questo sabato la sindaca di
Duchcov è a casa, cucinando zuppa di patate. Ma questa signora di mezza età, con
capelli rossi e sparsi, dice di poter comprendere perché i cittadini sono
arrabbiati, e perché hanno deciso di unirsi agli skinhead nel circondare il
quartiere rom.
"In molti sta crescendo la frustrazione," dice dalla sua terrazza soleggiata, a
pochi isolati di distanza dalle manifestazioni. Sottolinea che la difficile
situazione economia e l''alta disoccupazione, significano che sempre più
"bianchi" sono in difficoltà finanziarie.
"E poi vedono un Rom sorridente con un assistente sociale che compila un modulo
per loro. E' un sentimento che cresce tra gente di cui nessuno si occupa." dice
la sindaca di Duchcov. Descrive il Rom street party come una provocazione.
La sindaca Bartova ha espresso comprensione per le frustrazioni dei
cittadini verso i Rom (Photo: Martin Nejezchleba)
Alla prima protesta anti-rom di maggio, Bartova tenne un discorso in cui
sembrava esprimere pubblicamente simpatia per i manifestanti. Qualche settimana
fa, l'agenzia d'investigazione pubblica ha valutato il fenomeno che sempre più
Cechi rispondano agli appelli alla mobilitazione da parte dei neonazisti, come
una grave minaccia alla sicurezza pubblica e alla democrazia della repubblica.
Breakdance al posto della battaglia
Le organizzazioni ceche dei diritti umani per anni hanno evidenziato le
discriminazioni sui Rom a scuola, o nel mercato del lavoro e dell'alloggio. Sono
discriminazioni profondamente radicate nel sistema. La città di Duchcov, ad
esempio, ha venduto a compagnie immobiliari private, gli edifici parzialmente
fatiscenti in cui i rom si rifugiavano la notte. Gran parte degli assegni
sociali che i Rom ricevono, finiscono direttamente nelle tasche degli squali
immobiliari, attraverso affitti gonfiati.
Anche cittadini "regolari" stanno partecipando alle proteste anti-rom (Photo: Martin
Nejezchleba)
Tornando allo street party, poco prima delle 16.00, succede qualcosa che Conkova
dice succede sempre quando i cori anti-rom diventano troppo opprimenti. I
presenti si allontanano dal podio per vedere chi vuole seguirli.
"la pressione sta montando," dice uno. "E' ora di prendere la cosa nelle nostre
mani." Anche Conkova, prova a fermare la folla. "I Rom devono uscire dal ruolo
di vittime," dice.
Ma alla fine i Rom decidono contro il conflitto aperto. Non vogliamo
provocarli, dicono; dobbiamo proteggere i nostri bambini. Siamo qui per
festeggiare.
I bambini lo prendono alla lettera, tornando di corsa sul palco. Assordanti
esplosioni pop si diffondono dagli altoparlanti. Robert è i suoi amici trovano
finalmente uno sfogo alla loro rabbia: breakdance.
foto da Archivio ROMANO LIL
La festa dei Santi medici Cosma e Damiano che si tiene a Riace nei giorni del
25, 26 e 27 settembre, alla quale partecipano tantissime persone rom e non- rom,
è un grande evento interculturale, che proviene dall'antica civiltà contadina.
Questo mondo, che tra gli anni Cinquanta e Sessanta scomparve con lo sviluppo
dell'urbanizzazione, aveva elaborato importanti valori sociali, come quello
della relazione tra gruppi "diversi", che consentiva di vivere e "costruire"
assieme.
Ma il tramonto della cultura contadina è avvenuto eliminando la gran parte dei
suoi valori, e abbracciando la cultura dell'urbanizzazione con le sue "false"
promesse di progresso e di sviluppo e con la pratica dell'emarginazione sociale
dei cittadini più deboli.
Difatti, il grande regista De Seta nel suo documentario "In Calabria", del 1993,
si interrogava sulla scelta negletta di distruggere il mondo contadino, senza
mantenere i suoi valori principali, e di accettare, a occhi chiusi,
l'urbanizzazione selvaggia.
Nonostante la scelta fatta, una traccia di quel mondo antico è rimasta nella
festa di Riace e nella vita civile di questa piccola cittadina, diventata un
esempio di civiltà per l'accoglienza offerta ai "migranti".
De Seta, da fine osservatore dei fatti, nel suo documentario descrive la festa
affermando che "...si distingue dalle altre, perché in comune tra gli abitanti
del paese e gli zingari che per l'occasione affluiscono in gran numero...".
E' proprio così. La festa di Riace, nata dalla civiltà contadina calabrese,
continua, ancora oggi, a essere festa " in comune ", a coniugare, a saldare, a
far incontrare. Mantiene tutto il simbolismo e la forza di quel mondo che sapeva
unire le "diversità", sviluppando autentica coesione sociale. Mentre la società
moderna, piegata dai valori della competizione, "costruisce" conflitti tra le
parti, si inventa lo "scontro di civiltà" ed emargina i gruppi più svantaggiati,
che considera troppo "diversi".
Il pellegrinaggio annuale a Riace, per i rom calabresi è un fatto che ha segnato
la loro storia e che, ancora oggi, rappresentata un avvenimento che continua a
caratterizzare la loro religiosità e le loro relazioni sociali.
La festa dei due Santi, si è celebrata a Riace a partire dal 1671, data in cui
le autorità religiose approvarono al culto le reliquie dei due Santi. Insieme
alla festa religiosa si tenne, dal 1671 fino a qualche decennio fa, una delle
maggiori fiere di bestiame e mercanzie della regione, che richiamava mercanti da
tutta la Calabria e da altre regioni del Sud Italia. I rom , presenti in
Calabria dalla fine del 1300, avendo sviluppato tra le loro attività
tradizionali il commercio del bestiame, parteciparono, fin dal XVII secolo, alla
grande fiera e alla festa religiosa, costituendo un'importante presenza, che è
rimasta costante nel corso di quasi tre secoli e mezzo.
La loro partecipazione ai festeggiamenti religiosi, li ha portati a sviluppare
una "propria devozione" religiosa che ha caratterizzato e caratterizza ancora
l'evento.
La festa "in comune" è nata in un periodo storico in cui i rom calabresi, dal
1300 fino alla metà del 1900, furono parte integrante del mondo contadino ,
garantendo i servizi di manutenzione dell'attrezzatura agricola e di commercio
del bestiame. Inclusi in modo interculturale nell'antica società contadina, i
rom calabresi contribuirono, al pari di altri gruppi, allo sviluppo della
civiltà rurale della nostra regione. Lungo il corso dei secoli, la cultura rom e
quella contadina si sono reciprocamente ibridate, attraverso l'influenza
reciproca e lo scambio di elementi.
E' così che i rom cominciarono a partecipare non solo alla fiera di Riace, ma
pure alla festa religiosa, facendola diventare un elemento centrale della loro
religiosità, e arricchendo la festa con una nuova forma di culto, fatta con la
musica e la danza apprese dagli stessi contadini, mettendoci le loro libere
interpretazioni.
Questo reciproco arricchimento culturale, dato dalla "connessione-mescolamento"
delle culture, è quanto è avvenuto nell'antica comunità rurale calabrese, oggi
considerata "arretrata".
Da qualche decennio la grande fiera di Riace non si tiene più, ma la festa
continua ad essere celebrata attraverso il culto religioso e l'incontro sociale
tra i diversi gruppi, in un clima di costante accoglienza interculturale.
Oggi, che la civiltà contadina non esiste quasi più, e la minoranza rom è vista
dalla comunità urbana come un "problema sociale", questa festa rappresenta,
ancora, un esempio concreto di apertura all'"altro".
Anche la Chiesa locale, negli ultimi anni, partendo proprio dall'esperienza
"plurale" offerta dalla festa ha cominciato a comprendere l'importanza della
devozione dei rom e ha mosso i primi passi per rispettarla nelle sue forme
specifiche.
Possiamo dire, senza ombra di dubbio, che la festa di Riace è un passato che
continua a parlare al presente per la costruzione della convivialità dei gruppi.
Reggio Calabria, 15 settembre 2013
OPERA NOMADI DI REGGIO CALABRIA
Il presidente
Antonino Giacomo Marino
Di Fabrizio (del 24/09/2013 @ 09:07:35, in Europa, visitato 1646 volte)
su Le parole, i pensieri -
Autore: Moni Ovadia -
Data: 2013-09-21
L'Unità
I paesi che si definiscono democratici, ogni giorno della loro esistenza
conoscono, tollerano, accettano e persino favoriscono violazioni delle leggi,
abusi del diritto, attentati ai loro ai principi fondamentali sotto lo sguardo
benevolo e spesso con la complicità delle loro istituzioni nazionali e locali.
Molti cittadini non danno alcun peso a questo scempio soprattutto se le
ingiustizie, anche se ignobili, non li riguardano direttamente.
Costoro non pongono domande cogenti alle istituzioni per chiedere ragione delle
patenti trasgressioni della legalità che umilia e offende il loro Paese. Anzi,
talora, "bravi" cittadini chiedono che le istituzioni violino le leggi per
servire loro interessi o privilegi particolari. Lo status di cittadino di una
nazione democratica, conferisce straordinari diritti ma pretende contestuali
doveri, primo fra tutti il rispetto attivo della Carta Costituzionale per dare
applicazione autentica alle sue leggi e per vigilare che non vengano infrante da
nessuno, tanto meno dalle Autorità. Porre domande e pretendere risposte dalle
istituzioni, è lo strumento principe per esercitare tale vigilanza. Io faccio
parte di quegli italiani che prendono molto sul serio il diritto/dovere di
cittadinanza e non rinuncio per nessuna ragione a porre domande e a pretendere
risposte.
Il diritto all'uguaglianza è garantito a tutti i cittadini di questo Paese e a
tutti gli esseri umani che vi abitano? Anche ai rom e ai sinti? Allora perché
continuano a venire segregati, discriminati, rinchiusi e sgomberati? Le
minoranze hanno diritto a vedere riconosciute le loro prerogative e ad ottenerne
la tutela? Anche i rom e i sinti? Allora perché non hanno ancora avuto lo status
di minoranza linguistica com'è capitato ad altre popolazioni? Perché le pur
importanti proposte di legge al riguardo, secondo l'autorevole parere di
giuristi competenti, hanno scarsissime possibilità di essere votate e approvate
dalle camere? Solo perché si tratta di "zingari"? La dignità della persona è
dotazione originaria di ogni essere umano? Anche del rom e del sinto? Allora
perché è lecito a gruppi di cittadini parlarne come di oggetti ingombranti e
nocivi di cui rifiutare la vicinanza? Perché tale linguaggio non è sanzionato
come incitamento all'odio e al razzismo? Le vittime di persecuzioni e genocidi
hanno diritto al riconoscimento ed al risarcimento? Perché rom e sinti no?
Noi cittadini italiani che riconosciamo nel diritto di cittadinanza un valore
irrinunciabile, pretendiamo risposte alle nostre domande e chiediamo che vengano
presi i provvedimenti necessari per dare piena applicazione alle leggi. Non
siamo più disposti a tollerare sgomberi, deportazioni, vessazioni contro i
nostri concittadini rom e sinti.
PS:
Moni Ovadia sarà a Milano mercoledì 25 settembre alle 18.30, con Marco
Rovelli e Jovica Jovic, per la presentazione di:
Di Fabrizio (del 23/09/2013 @ 09:06:26, in Italia, visitato 1710 volte)
19/09/2013
Lunaria.org
Campi sosta, autorizzati o tollerati, villaggi attrezzati o
della solidarietà o più genericamente "campi nomadi": sono questi gli spazi che
le politiche istituzionali hanno privilegiato in Italia per "ospitare" i rom, sinti e camminanti nelle nostre città. Cambiano le denominazioni ma il risultato
è comune: la segregazione non solo
spaziale e abitativa, ma anche sociale e
culturale delle persone che vi risiedono. Le risorse pubbliche investite nei
campi sono ingenti. Il rapporto ne propone una ricognizione analizzando la
realtà di tre grandi città italiane: Napoli, Roma e Milano. Le informazioni
raccolte possono offrire argomentazioni di supporto a chi tra le comunità rom,
nella società civile e nelle amministrazioni pubbliche denuncia l'urgenza di
ripensare completamente le politiche di inclusione sociale e abitativa delle
popolazioni rom, cancellando dalle nostre città la vergogna dei "campi nomadi".
Roma, mercoledì 25 settembre, ore 10.30
Fondazione Basso, via della Dogana Vecchia 5 Roma Berenice, Compare, Lunaria e OsservAzione ti invitano alla presentazione di
Segregare costa. La spesa per i 'campi nomadi' a Napoli, Roma e Milano
Partecipano: Antonio Ardolino, Ulderico Daniele, Donatella De Vito, Claudio
Graziano, Caterina Miele, Grazia Naletto, Annamaria Pasquali, Cristina Santilli,
Francesca Saudino, Manuela Tassan.
I partecipanti riceveranno una copia del rapporto.
Per partecipare alla presentazione è necessario iscriversi entro il 24 settembre
inviando una mail a: comunicazione@lunaria.org
Segregare costa è stato realizzato grazie al sostegno di
Open Society Foundations
Info: antirazzismo@lunaria.org
Di Fabrizio (del 22/09/2013 @ 09:06:24, in Italia, visitato 1569 volte)
- Ti ho sentito! Sei un razzista!
- Chiii? Io??? Ma come ti permetti! Ti denuncio!
- Hai detto che i Rom sono sporchi e ladri!
- Perché, non è vero?
- Certo che è vero, ma tutti sono sporchi se NON POSSONO lavarsi, e i
ladri sono dappertutto.
- Sei sicuro? Perché allora sui giornali si parla solo dei Rom?
- E tu, quanti giornali diretti da un rom conosci?
- Ma che c'entra, scusa... I giornali fanno il loro mestiere.
- E allora io lo dico alla mia mamma, anzi: lo scrivo all'UNAR e pure
alla Corte Costituzionale!
- E dopo?
- Mah, che ne so io?
- Sai quanto m'importa, sai cosa cambia.
- Credo che anche tu sia molto sporco e molto ladro.
- Ma come ti permetti! Io, prima di tutto sono italiano, poi sono andato a
scuola e ho persino una casa, un mutuo e un lavoro.
- Puoi anche avere la macchinina e l'amante, ma per un inglese o un
brasiliano sarai solo il solito italiano "pizza, mafia e mandolino".
- Certo che all'estero sono dei razzisti...
- C'è sempre qualcuno più a nord di te.
- Per fortuna, c'è sempre qualcuno più a sud!
- L'importante è farlo sapere, schierarsi, denunciare.
- L'importante è mantenere qualcuno con cui prendersela, qualcuno che non si
schieri. Che non ci tolgano il diritto di lamentarci e protestare!
- Ecco, sei il solito razzista che in realtà vuol passare da vittima.
- E tu il solito parolaio. Anche tu hai paura di "loro".
- Io non ho paura di nessuno. Io le canto chiare.
- Ma finché "loro" stanno zitti, tu avrai il palcoscenico tutto per te. Tanto,
cosa vuoi che importi? UNAR o no, IO sono l'italiano della situazione, IO (e
anche te, ammettiamolo) ho il diritto di stabilire chi sono gli altri. "Loro",
no.
- Sei più razzista di quanto pensavo.
- Sono condannato, come te, a non volere che niente cambi. Però, posso sempre
lamentarmi, e di questi tempi non è poco.
- Sogno a volte un paese NORMALE, che se ti lamenti puoi anche
cambiarlo.
- Potremmo anche esserlo. O possiamo far finta di esserlo.
- Far finta?
- Ti spiego. In un paese NORMALE, se la Corte Costituzionale dice una cosa, la
si rispetta. Da noi, è importante che questa Corte ci sia, decida e si esprima,
e poi tutti insieme a mangiare un piatto di rigatoni.
- Alla maniera dei Rom?
- Loro, le regole che si danno le rispettano. Noi manco quello. Ma sì, un po'
come loro, l'importante è preservare e non cambiare, e al diavolo se tra qualche
anno l'Italia se la saranno pappata gli stranieri.
- Ma sei razzista o antirazzista? Mi stai facendo venire il mal di
testa!
- Diritto di dire comunque come la pensi, anche se è una cazzata. Ricordi?
- Mi sembra di sì...
- Si comincia con l'UNAR e quelle cose lì. Chiamala, una specie di
DEREGULATION politica, per cui hai un controllore che anche se non controlla,
non cambia niente. Allora, se per caso hai stabilito che dopo tot gradi di
giudizio ti riconoscono colpevole e non puoi più stare in Parlamento, credi che
qualcuno ci faccia caso?
- Ma io volevo capire se eri razzista o no...
- Certo che lo sono. Ma voi non siete messi meglio. Quella vicenda dei gradi di
giudizio, da quando sta andando avanti? Sono solo i suoi che la stanno tirando
per le lunghe? O c'è qualcuno dall'altra parte che non ha nessuna fretta di
togliere le castagne dal fuoco?
Di Sucar Drom (del 21/09/2013 @ 09:02:40, in blog, visitato 1846 volte)
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