Il calcio si mobilita contro il razzismo: nasce l'Osservatorio calciatori sotto tiro
Di Fabrizio (del 27/09/2013 @ 09:06:44, in sport, visitato 1768 volte)
24 settembre 2013 - Iniziativa dell'Università Ca' Foscari e
dell'Associazione italiana calciatori.
Osservatorio calciatori sotto tiro è la risposta del mondo del calcio ai cori e
agli episodi di razzismo. Presentato ieri a Venezia, nel corso del convegno
Calcio e culture. Uniti contro il razzismo, è un'iniziativa dell'Università Ca'Foscari
di Venezia e dell'Associazione italiana calciatori (Aic).
L'Osservatorio nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica, in primis i
giovani, sulla necessità di contrastare qualsiasi gesto di intimidazione, offesa
e minaccia rivolta a giocatori a livello sia agonistico sia dilettantistico. Nel
concreto, l'osservatorio si occuperà di analizzare i casi di razzismo che si
verificano in tutte le categorie. Ma l'attività di denuncia sarà affiancata
dall'impegno a scoprire e diffondere il positivo che esiste. "Per fare questo -
ha spiegato Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso pubblico, cui è
affidato l'osservatorio - abbiamo bisogno di un'alleanza con il mondo delle
scuole. Il nostro messaggio è che contrastare la violenza e difendere il calcio
pulito è compito di tutti coloro che amano lo sport e non può essere delegato".
Damiano Tommasi, presidente dell'Aic, ha spiegato l'importanza di "partire dai
ragazzi, imparando da loro: nemmeno si chiedono se Balotelli è italiano o meno,
non si pongono il problema del colore della pelle e sono incuriositi, non
spaventati, dalla diversità". Sugli episodi di razzismo che segnano il calcio ha
spiegato che "il rischio di chiusura degli spalti mette le società in allerta e
pronte a intervenire e condannare: in un mondo che ragiona cinicamente solo di
profitto il pericolo di perdere il guadagno rende tutti molto sensibili e questo
comunque ci fa gioco". Lilian Thuram, campione del mondo 1998, autore di
Le mie
stelle nere e creatore in Francia della fondazione Education contre le racisme,
ha sottolineato che "tante volte chiudiamo le persone dentro il colore della
pelle o dentro al loro genere e non andiamo oltre".
(Red.)
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