Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 26/03/2012 @ 09:31:32, in lavoro, visitato 1169 volte)
Da
Roma_Daily_News
Cingeneyiz.org
Verrà inaugurato un corso professionale per i Rom di Erenler, provincia di
Sakarya, grazie alla cooperazione tra il comune, il Centro Turco d'Impiego ed il
Centro Istruzione Pubblica di Erenler. Il corso, aperto alle donne Rom tra i 18
ed i 30 anni, durerà 60 giorni ed i tirocinanti saranno istruiti sulle macchine
tessili.
Il tirocinio verrà retribuito con 15 lire (8 $). Il progetto, studiato per
superare le barriere che i Rom affrontano nel settore dell'impiego privato, è
stato presentato alle Romnià nell'incontro introduttivo da Abdülvahit Uygar,
direttore del Centro Istruzione Pubblica di Erenler: "Abbiamo liberato le aule
per voi. E' un progetto proprio per voi. Vi prepareremo per una
specializzazione. Crediamo in voi. Presto avrete successo."
Il tasso di occupazione tra i Rom nel settore tessile, cresce di giorno in
giorno, soprattutto nelle grandi città. E' sottinteso che i Rom formati
attraverso corsi professionali, avranno maggior opportunità in un settore in cui
c'è troppa concorrenza.
Source: News Sakarya
Di Fabrizio (del 25/03/2012 @ 09:47:40, in media, visitato 1883 volte)
La testata online SANREMOnews tra giovedì e venerdì ha
dedicato ben SEI (6) articoli al fatto che nella città c'è una donna che mendica
con un bambino in braccio.
In realtà l'articolo è uno solo, le altre sono lettere al direttore ripostate
come articoli (fuori stagione Sanremo dev'essere una città davvero noiosa
e
dove non succede mai niente, se un fatto simile suscita tutta l'attenzione della
redazione...)
Purtroppo, è inutile prendersela col razzismo dei lettori, quando è
il giornalista (o la redazione stessa) che hanno, non un atteggiamento razzista,
ma semplicemente fuorilegge.
Dunque: dopo poche righe di descrizione del fatto, mi imbatto in questo
periodo (la divisione in due punti è mia):
- La situazione purtroppo è grave e come è noto
l'accattonaggio è un reato punibile dalla legge
- in questo caso è ancora più grave se si pensa che viene
fatto con un minorenne. Un modo probabilmente per impietosire ma
anche perchè non ci sono alternative.
Allora: Il reato di accattonaggio è stato abolito il 28 dicembre 1995
(!) eliminando l'art. 670 del CP, che puniva con 3 mesi d'arresto "chiunque
mendica in luogo pubblico e aperto al pubblico". Però è rimasta valida in
tutta Italia la proibizione dell'elemosina "in forma organizzata o causando
molestie o disturbo..." Quindi, la legge non punisce l'accattonaggio, ma il
suo sfruttamento. Se parliamo di sfruttamento, parliamo anche
di sfruttatore. Cosa - chi è sfruttatore? Sicuramente un
racket, piccolo o grande che sia. In assenza di altre prove, che nell'articolo
non ci sono, non mi sento di considerare tale una madre che è OBBLIGATA a
portare con sé il figlio, dato che non ha altro posto dove lasciarlo, se non una
roulotte - una baracca, a rischio sgombero.
Ma... ad oltre 15 anni dall'abolizione dell'art. 670 del CP, non sembra che
nessun legislatore abbia voluto intervenire sulla questione, ponendo così un
problema (molto italiano) di interpretazione della legge secondo i comodi del
più forte. Negli ultimi due anni, le norme del piano Maroni (dichiarato
anticostituzionale lo scorso novembre) hanno così fatto da pretesto per i singoli
sindaci e prefetti nel creare una specie di legislazione locale sui mendicanti,
indipendente dalla legge e dalle norme italiane. Succede qualcosa di simile a
Vipiteno, ma non è l'unico caso.
Non è tollerabile che un bambino stia tutto il giorno in strada a chiedere
l'elemosina con la madre. E' necessario un intervento contro questo fenomeno, in
crescita nella città, non tanto per il decoro ma perchè la strada non è il posto
per un bimbo.
Così termina l'articolo che darà il LA alle risentite reazioni dei
lettori, che se la prendono contro la madre ed il povero destino di suo figlio innocente, facendo
magari un po' di confusione, perché dopo poche righe la preoccupazione diventa
quella PER IL DECORO DELLA CITTA'. Insomma "causando molestie o disturbo..."
al buon vecchio senso comune, di chi un giorno invoca gli sgomberi, e quello
seguente si lamenta se chi non ha casa vaga con la prole appresso.
Ma la questione dell'articolo FUORILEGGE non termina qui: ci sono ben due
foto di una mendicante (ignoro se sia la donna in questione o un'immagine
d'archivio) col volto ben visibile. Credo che un giornalista che si dichiara
tale (non mi interessa la sua paga o la sua età, c'è una firma in coda
all'articolo e tanto basta a considerarlo giornalista), dovrebbe sapere che
gennaio scorso la
Cassazione ha stabilito che non si possono mettere volti di mendicanti sui
giornali e sui media. E se al giornalista la notizia fosse sfuggita, cosa ci sta
a fare il direttore responsabile?
(la risposta è semplice: compito del direttore è farsi inviare delle
lettere, che ripetano quanto suggerito dal giornalista, o presunto tale, e pubblicarle come
articoli!)
Circolo ARCI Via D'Acqua - viale Bligny 83, PAVIA
sabato 31 marzo, ore 21.00
Reading con Paul Polansky, poeta e attivista americano. Tra i pochi eredi
della stagione della "protesta", ha fatto della strada e delle situazioni di
sofferenza l’oggetto centrale della sua arte poetica.
Nel corso della serata video e dibattito sui campi rom in Italia e in Europa
(con lo stesso Paul Polansky, Giovanni Giovannetti e rappresentanti delle
comunità rom e sinti). Finalino con dj-set folk-gipsy.
Programma della serata:
1) Enzo Giarmoleo e Fabrizio Casavola presentano Paul Polansky;
2) Reading - Paul Polansky con traduzione;
3) Proiezione video e intervento di Paul Polansky sulla situazione dei Rom in Europa;
4) Intervento di Giovanni Giovannetti sulla realtà dei Rom e dei Sinti a Pavia e in
Italia;
5) Reading - Paul Polansky con traduzione;
6) Finale di serata con dj set folk-gipsy-balkan-pop-unza-unza;
7) Saluti
Nel pomeriggio, prima del reading, Paul Polansky è invitato in visita
all'insediamento della comunità sinti pavese.
L'iniziativa è organizzata dalla rivista FAREPOESIA,
associazione LA CONTA e MAHALLA, in collaborazione con le locali
comunità rom e sinte.
Di Fabrizio (del 23/03/2012 @ 09:52:29, in Italia, visitato 1352 volte)
La Gazzetta di Viareggio - mercoledì, 21 marzo 2012, 16:30 (segnalazione
di Stojanovic Vojislav)
Dura presa di posizione, quella dell'associazione dei Berretti Bianchi in
merito ai volantini anti rom, comparsi a Viareggio: "Tutti a firma di
un’organizzazione di destra - che incita all’odio verso il popolo Rom e chiede
di arrestarne " l’invasione prima che sia troppo tardi", e la gravità di
questo gesto si commenta da sola, come il miserabile tentativo di voler far
credere all’opinione pubblica che i problemi della nostra città sono imputabili
alla presenza della Comunità Rom". "Vogliamo solo ricordare - afferma il
portavoce Licio Lepore - che a Viareggio, ormai da anni, è stanziale un numero
esiguo di cittadini Rom, che i loro figli sono compagni di banco dei nostri
figli e il loro inserimento è ostacolato solo da una politica sorda e cieca
verso le più elementari richieste di una vita dignitosa". La richiesta
dell'associazione è che "gli esponenti della Giunta e il Sindaco in prima
persona, il mondo politico, il mondo religioso, l’associazionismo e i singoli
prendano nettamente e senza ambiguità le distanze da tali atti, che ricordano il
periodo più buio della nostra storia, quando il silenzio di molti si è reso
responsabile della persecuzione di milioni esseri umani". "Vogliamo anche
ricordare - aggiunge Lepore -, perché non sarà mai abbastanza, che più di mezzo
milione di rom e sinti sono stati sterminati nei campi di concentramento. Quando
tutto è cominciato, molti hanno sottovalutato, hanno lasciato correre …. "tanto
erano zingari". La stessa cosa è accaduta per gli ebrei. Abbiamo celebrato il
giorno della memoria da due mesi. Affinché le celebrazioni non cadano nella
retorica, aspettiamo dichiarazioni di condanna chiare e forti, capaci di isolare
e sconfiggere il germe dell’odio razziale che non appartiene all’anima
democratica della nostra città".
Di Fabrizio (del 23/03/2012 @ 09:31:02, in media, visitato 1601 volte)
Da
Czech_Roma - (con nota finale)
Analisi: i media cechi contro la famiglia rom attaccata dagli incendiari
di estrema destra -
Praga, 16.3.2012 20:54, (ROMEA)
František Kostlán, translated by Gwendolyn Albert
Intervento di
Anna Siváková al "Concerto per Natálka" a Benátky nad Jizerou,
organizzato ad aprile 2010 da Richard Samko per la televisione e ceca, Martin
Čurej e Josef Pešta del Respekt club. Photo: František Kostlán
Trappole e vendette sono l'unica maniera per descrivere il continuo stalking a
cui sono sottoposti Pavel Kudrik e Anna Siváková, vittime dell'assalto a Vitkov
nel 2009, da parte di incendiari di estrema destra, poi condannati. La famiglia
da allora è sotto la lente dei media, che stanno indagando su precedenti
provvedimenti a loro carico, incluse imputazioni di cui la famiglia è venuta a
conoscenza solo tramite i giornalisti. Secondo questa camera di
raccolta-segnalazioni, oltre ad un procedimento che è stato risolto, dovrebbero
averne altri due di fronte a loro.
Il primo sarebbe stato bloccato ed il debito della famiglia sarebbe stato pagato
dalla compagnia MobilKom, che inizialmente aveva richiesto il saldo di bollette
telefoniche arretrate per 3.000 CZK (1 corona ceca = 0,04 euro ndr.). I
media l'hanno trasformata in una richiesta di 28.000 CZK, conteggiandovi
interessi e commissioni [...].
Tuttavia,
Anna Siváková è convinta di non dover pagare quelle bollette. Diversi anni fa si
fidò di un agente di vendita che le disse che il telefono sarebbe stato
gratuito. Sappiamo che non è raro che le pratiche di certe agenzie prevedano
questi sistemi per attirare i clienti con offerte simili, mentre la stampa di
regime fornisce un quadro totalmente differente.
Il secondo dei tre debiti, per i quali è stato proposto il recupero della casa
della famiglia, dipende dal presunto non pagamento dell'assicurazione sanitaria.
"E' un debito molto vecchio, quando nacque la sorella maggiore di Natálka.
Riguarda i pagamenti dell'assicurazione sanitaria, ma la signora Siváková
afferma di averla pagata ed anche di avere le ricevute," dice Kumar Vishwanathan,
direttore dell'associazione civica Vita Insieme (Vzájemné soužití). Non è chiaro
a cosa si riferisca il terzo debito.
L'anno scorso i tribunali cechi hanno commutato 936.000 sentenza, quest'anno il
numero sarà simile, se non superiore. Comunque, per un certo tipo di
informazione, il caso più importante di tutti sarebbe una bolletta
telefonica non pagata di 28.000 CZK. Perché? Al solo scopo di incassare il
sensazionalismo attorno ai presunti debitori.
La vita di questa famiglia romanì è stata brutalmente violata da piromani
assassini, ma i media non sono interessati al fatto che la piccola Natálie dovrà
presto sottoporsi a diverse altre operazioni. Non sono interessati al fatto che
gli incendiari, che secondo la sentenza avrebbero dovuto pagare a
Natálie 9,5 milioni di CZK ed ai suoi genitori 72.000 CZK, non hanno ancora
versato una singola corona. Tuttavia, i media sono interessati al fatto che la
famiglia abbia pagato o meno vecchie bollette telefoniche. La casa dove ora vive
la famiglia, è stata acquistata tramite una pubblica raccolta di fondi, e questo
è d'interesse per i media, perché attira lettori e spettatori a cui comunicare
che quelle persone per cui si sono impegnati finanziariamente, sono in realtà
degli stupidotti per cui non valeva darsi pena.
Sono esattamente il tipo di visioni semplicistiche che imperano tra alcuni
giornalisti e parte del pubblico, e che interessa doppiamente anche i Rom in quanto
tali. I media possono essere soddisfatti del risultato di queste azioni. Anna Siváková
ha avuto un collasso come risultato di campagne simili, ma intanto aumentano i
lettori ed il numero dei visitatori ed in sintesi affluisce denaro "pulito"
nelle casse dei proprietari.
C'è chi non ha nessun interesse nel fatto che ogni giorno che Natálie passa in
ospedale, costa 200 CZK alla famiglia, e che oltretutto debbano acquistare
pomate ed altri medicinali. Nessuno assumerà permanentemente Pavel Kudrik,
perché deve prendersi cura delle altre tre figlie, quando Anna Siváková è in
ospedale con Natálie, cosa che accade sovente. Nessuno è interessato al fatto
che tanto le altre tre figlie che i loro genitori avrebbero bisogno di
assistenza psicologica, in quanto severamente ustionati durante l'assalto
incendiario dei razzisti.
Grazie a questo, i "trucchi" mediatici, a cui recentemente il perito Ivo Svoboda
si è correttamente riferito come "deprivati, stupidi bruti", sono nuovamente
presenti in prima pagina. Diversi individui volgari, che vedono il mondo con
odio - soprattutto quando si tratta di Rom, stanno prendendosi la loro rivincita
su questa famiglia. E' gente che ammira i razzisti incendiari, che obbietta
sulla durata eccessiva della condanna, gente che non è capace di sopportare la
coesistenza con culture diverse o qualsiasi tipo di differenza, che lotta contro
la correttezza politica quasi inesistente nel paese, che si spinge oltre i
limiti della comune decenza umana verso la propria patologica visione del mondo.
Non si contano tutti gli articoli ed opinioni nelle "discussioni" online che
traboccano di odio e razzismo. Chiunque può vederli in pochi istanti utilizzando
un qualsiasi motore di ricerca.
Ciò che è anche peggio, è che questi poveri, stupidi bruti stanno attaccando
direttamente la famiglia di Pavel Kudrik ed Anna Siváková, ed anche chi sta
facendo del suo meglio per aiutarla in questo difficile momento. Email odiose,
grida di minacce per strada, gossip e telefonate minatorie sono all'ordine del
giorno.
"Non rispondo nemmeno più al telefono. Mi chiamano continuamente con insulti
volgari, mi dicono -porca-, -troia- -figa- e che -finirò nella camera a gas con
gli zingari-. E poi ci maledicono con email indirizzate alla nostra
associazione. Se quella famiglia fosse stata -bianca-, tutti si sarebbero
dispiaciuti per lei, ma dato che sono rom, parte del pubblico li criticava," ha
detto recentemente a Romea.cz Helena Jedináková, dell'associazione Life Together,
che aiuta la famiglia della giovane Natálie.
Noi di Romea.cz abbiamo avuto la stessa esperienza. Gossip odiosi e razzisti
indirizzati a questa particolare famiglia, vengono regolarmente inviati alla
nostra email.
Racconta ancora Jedináková:
"Anna Siváková si sente molto male, psicologicamente parlando, a causa
dell'interesse dei media e dopo aver letto alcune delle discussioni online. Si è
chiusa in casa e non risponde al telefono. La famiglia non ha soldi. L'odio
verso di loro attraverso forum e discussioni online è incredibilmente
aumentato."
Jedináková continua dicendo che "fortunatamente abbiamo trovato anche brave
persone che vogliono aiutare finanziariamente la famiglia e che ci incoraggiano,
cito, -non preoccupatevi di quegli idioti e non dategli retta-. Li ringrazio
enormemente. Le loro lettere e telefonate mi hanno dato una grande forza ed
ispirazione per continuare."
Ha anche ricordato che Life Together assiste non solo la famiglia della giovane Natálie,
ma tutte le famiglie vulnerabili quando chiedono collaborazione. "Se ne abbiamo
la possibilità, siamo molto lieti di aiutare chiunque," dice.
Nota finale del redattore: è da tempo che la Repubblica
Ceca è interessata da violenti ed incessanti episodi di razzismo, grandi e
piccoli. A volte, questo razzismo arriva a vette che scuotono anche il
"cittadino medio", come nel caso di
Natálka che è stato seguito negli sviluppi
di tutti questi anni.
Ma per comprendere come sia possibile che fatti simili avvengano, diventino
quasi vita comune, occorre capire qual è il clima generale di questo paese che,
ricordiamolo, è parte dell'Unione Europea. Ragionando, nel contempo, su quanto
in Italia siano conseguenti tra loro il razzismo violento e la discriminazione
quotidiana.
Di Sucar Drom (del 22/03/2012 @ 09:56:44, in blog, visitato 1538 volte)
Partecipa anche tu alla nostra indagine sulla conoscenza
Perché un'indagine sulla conoscenza? Uno dei problemi più gravi con il quale si
devono confrontare i sinti e rom in Italia è la scarsa informazione che esiste
sulla loro condizione. Per questa ragione abbiamo bisogno di capire dopo alcuni
anni di lavoro sull'informazione su quali temi dobbiamo insistere con
approfondimenti e campagne informative...
Appello: Il diritto all'alloggio non si sgombera!
"Quel giorno me lo ricordo. E' come se mi avessero tolto una parte della mia
vita. Ed è davvero quello che hanno fatto!" (Florin, 24 anni) Ogni anno nella
città di Roma centinaia di bambini rom sono sgomberati con le loro famiglie
dagli insediamenti informali della Capitale senza...
Lucca, l'inchiesta giornalistica della vergogna
L'inchiesta giornalistica "Così lontano, così vicino. Un viaggio nel campo
nomadi di Lucca" a firma di Brunella Menchini alimenta stereotipi e
pregiudizi e dovrebbe essere segnalata all'ordine dei giornalisti per
istigazione alla discriminazione, in particolare per questo passaggio:...
Vita Mia, Parla
Oggi, 8 marzo 2012, promuoviamo la lettura - spettacolo "Vita Mia, Parla" curato
da Dijana Pavlovic e Giuseppe Di Leva sulla storia della poetessa jenisch
Mariella Mehr. La lettura-spettacolo è interpretata da Dijana Pavlovic e George
Moldoveanu. La lettura-spettacolo è già stata presentata in diversi teatri
italiani e chiediamo a tutte le nostre lettrici ma sopratutto a tutti i nostri
lettori di promuoverlo nella propria Città. Per contatti:...
L'ipocrisia di Maroni su razzismo e xenofobia
Roberto Maroni fa un passo avanti e due indietro sul razzismo e sulla xenofobia.
L'ex Ministro dell'Interno, promotore di disposizioni che hanno fatto inorridire
l'Europa e che hanno fatto fioccare sull'Italia condanne a raffica, ad u...
Giornata Mondiale contro il Razzismo
Oggi 21 marzo è la Giornata Mondiale contro il Razzismo e sono molteplici le
iniziative svolte in tutta l'Italia e tutta l'Europa. La giornata è istituita in
ricordo della strage di Sharpeville in Sud Africa, dove il 21 marzo 1960 la
polizia sparò sui manifestanti uccidendo 69 cittadini neri in protesta contro il
regime dell’apartheid...
ONU: i sinti e rom sono discriminati in Italia
Sono state rese pubbliche pochi giorni fa le Osservazioni conclusive sull'Italia
del Comitato per l'Eliminazione della Discriminazione Razziale sull'Italia
(Ottantesimo della sessione 13 febbraio - 9 marzo 2012, Esame dei rapporti
presentati dagli Stati Parte ai sensi dell'articolo 9 della Convenzione). Il
Comitato ha rilevato che permangono serie preoccupazioni per quanto accade in
Italia, in...
Di Fabrizio (del 22/03/2012 @ 09:34:02, in Italia, visitato 1258 volte)
Milano, 20.3.2012
Buongiorno,
le nostre associazioni seguono da tempo il campo rom non ufficiale di via Sacile
per un'iniziativa integrata su diversi fronti, in stretta collaborazione
fiduciaria con gli abitanti.
Il campo di via Sacile rappresenta uno tra i più popolati insediamenti rom non
ufficiali esistenti sul territorio milanese. Sito in uno spazio isolato e
discreto, è costituito da circa 300 persone, di cui una settantina di bambini e
bambine di diverse età, che in molti casi stanno frequentando con profitto la
scuola dell'obbligo. L'insediamento presenta peculiarità non trascurabili:
autogestione della raccolta rifiuti, eliminazione dei ratti, presenza di pozzi
neri con "gabbiotti" (prima che venissero demoliti dai lavori di cantiere per la MM).
Oltre a questo, il campo viene seguito in maniera costante da associazioni con
diverse specificità:
- con la partecipazione diretta alla Consulta rom e sinti Milano, che tra
l'altro sta curando, in accordo con l'Amministrazione, la raccolta dei
curriculum per l'avvio al lavoro;
- il NAGA, che sta attuando un intervento di assistenza sanitaria su unità
mobile e anagrafe socio-sanitaria finalizzata ad avviare un programma di
vaccinazioni per i bambini e le bambine e un'informazione sulla contraccezione
per le donne;
- il Gruppo sostegno Forlanini, che sta organizzando una ludoteca e attività di
avviamento alla lettura e all'espressività.
Inoltre, già da tempo, i Padri somaschi operano in questo insediamento con
interventi individuali per iscrizioni scolastiche e accompagnamento sanitario.
Siamo preoccupati, insieme con gli abitanti, per il destino del campo a causa
dell'incombere dei lavori MM. Il campo è in una situazione già di per sé
difficile, ulteriormente peggiorata dalla mancanza di acqua, di luce, di servizi
igienici.
Date le problematiche specifiche presenti al suo interno (numero minori,
precariato lavorativo degli adulti) e le sue proporzioni numeriche, chiediamo
una maggiore attenzione e una conseguente strategia che ponga al centro della
discussione la RESIDENZA come aspetto essenziale sia della risoluzione delle
problematiche legate al lavoro, alla continuità dell'istruzione scolastica dei
bambini e delle bambine e alla sanità, sia della collocazione fisica del campo.
Siamo altresì preoccupati per il verificarsi sempre più frequente di controlli
da parte della polizia locale (in borghese) talvolta notturni e decisamente
invasivi nelle forme (spesso si fanno fotografie e video) che, insieme ai
preannunci di sgombero, seminano inquietudine e incertezza tra gli abitanti.
Abbiamo ben chiaro inoltre che l'eventuale sgombero interromperebbe i già
difficili, ma preziosi, percorsi scolastici dei minori e lavorativi degli
adulti.
La stessa Amnesty International (vedi
QUI ndr.), un cui funzionario ha recentemente visitato
alcuni campi milanesi nell'ambito dell'iniziativa mondiale sul diritto
all'abitare dignitoso che questa associazione ha avviato da tempo, ha potuto
constatare la specificità e le esigenze dell'insediamento in questione.
Rendendoci perfettamente conto della complessità delle questioni sopraindicate,
siamo convinti che una proposta di SPERIMENTAZIONE possa facilitare e avviare un
dialogo tra abitanti del campo, associazioni e istituzioni, con l'intento di
superare una "impasse" che attualmente, a nostro avviso, non trova sbocchi
risolutivi.
Ci premono due sottolineature importanti:
- la necessità di aprire rapidamente un confronto, che sollecitiamo agli
Assessorati competenti, per arrivare ad una soluzione positiva, anche sulla
scorta delle indicazioni provenienti dal Consiglio di zona 4 (vedi
QUI ndr.), maturate in una
specifica riunione della sua Commissione Politiche sociali (...);
- non chiediamo, come associazioni firmatarie, di essere gestori, ma sostenitori
delle decisioni e delle richieste d'intervento espresse dalla comunità del
campo.
Ne consegue che, come associazioni firmatarie, chiediamo l'apertura di un Tavolo
con tutte le componenti comunali centrali e periferiche, unitamente alle
rappresentanze proprie che il campo riterrà di nominare.
Vi ringraziamo per l'attenzione e restiamo in attesa di un riscontro.
Distinti saluti
Consulta rom e sinti Milano, NAGA, Gruppo sostegno Forlanini
Destinatari:
Assessore alle Politiche sociali Comune di Milano
Assessore alla Sicurezza e alla coesione sociale Comune di Milano
Assessore alla Mobilità Comune di Milano
e p.c.
Presidente Commissione Politiche sociali Cons. comunale
Presidente Commissione Sicurezza e coesione sociale Cons. comunale
Presidente Commissione Mobilità Cons. comunale
Presidente Commissione Pari opportunità Cons. comunale
Presidente Consiglio di zona 4
Presidente Commissione Politiche sociali Consiglio di zona 4
Osservatorio Balcani e Caucaso di Svetlana Slapšak1 13 marzo 2012
Foto di Camilla de Maffei
Alla scoperta dei multiformi significati della parola čarda, alla scoperta della
"cultura della complessità" che caratterizza il sud est Europa. Un
approfondimento in vista di
Sapori del Danubio, l'iniziativa promossa da
www.viaggiareibalcani.it e Slow Food
Tratto da www.viaggiareibalcani.it
Attraverso incredibili traiettorie linguistiche tipicamente balcaniche la parola
turca Çardak è penetrata nell'ungherese, nel serbo-croato-bosniaco, bulgaro,
macedone e greco.
Può significare torre, piano superiore o soffitta, magazzino o seccatoio
(soprattutto per il mais), locanda di bassa qualità, situata di solito lungo una
trafficata via di comunicazione o vicino a un fiume; ma dal termine Çarda deriva
anche la musica che i rom ungheresi suonavano in queste locande (le csardas)
diventata col tempo una danza eponima ungherese... e si potrebbero trovare altri
significati.
Non c'è indicatore migliore per descrivere "l'unicità plurima" di cui è
impregnata la cultura balcanica, non c'è prova più lampante dell'inconsistenza
di tutti i discorsi identitari nazionalistici che hanno fatto breccia tra ampi
strati delle società di questa regione. In tutti i suoi significati la parola
čarda, csardas, cardak, čardaklija - un tipo di casa in Bosnia -, cognome o
toponimo in Macedonia, si associa con l'inferiore e il più felice, declinato in
chiave sia musicale che sessuale.
Čarda-Çardak-csardas, la cui radice etimologica deriva forse dalla lingua Avara
(črtog, čertog), quindi più alta e nobile di quella turca, denota un posto
dedicato al riposo, al piacere e alla contemplazione del mondo - il miglior
punto panoramico della casa: fondamentalmente il piacere provato da un voyeur
nascosto.
Altri significati accordati a questo termine: balcone, terrazza, stanza
delimitata da ampie vetrate, camera del padrone e anche casa di campagna, come
le vikendice sparse attorno alle città dei Balcani. Il segno più importante del
godimento insito in questa parola è la musica: nelle melodie del rebetiko greco
l'uomo invita la donna nella sua čarda per godere insieme i piaceri dell'amore.
In Vojvodina e Ungheria le čarde sono soprattutto i luoghi dove si può sentire
la musica Rom. In modo estensivo Čarda potrebbe forse indicare un luogo del
peccato? Sicuramente sì, perché il nascosto è la parte integrante di tutti
questi multiformi significati. Oltre alle sue declinazioni erotico-dionisiache
la parola čarda, nel suo senso culturale e sociale, è un posto dove ci si
diverte al riparo dagli sguardi indiscreti delle masse, proprio perché si tratta
di un diletto contrario a forme di divertimento caste, approvate dai codici
sociali del tempo.
Le čarde e la cultura delle čarde sono frequentate anche dalle classi superiori,
come luoghi e tempi dell'illegale. Cornice naturale della produzione di
sottoculture, čarda è simbolo di conflitti e accordi - o più precisamente di
negoziazioni sociali su cosa sceglieranno per sé gli strati sociali più alti
della società nel loro diritto esclusivo ai piaceri della carne e dello spirito.
Per usare una metafora, lo stesso poliziotto che di notte paga musicisti e
danzatrici rom affinché animino la sua terevenka (sbornia collettiva) con gli
amici, il giorno seguente rimane impassibile vedendo i colleghi chiudere una
csarda, arrestare e picchiare i musicisti, o in tempi più bui mandarli nei campi
di concentramento. L'intera storia dei Balcani è caratterizzata da esplosioni di
violenza contro vari tipi di sottoculture. Parallelamente però sono queste
ultime ad aver sempre prodotto le forme comportamentali dominanti legate alla
sfera del desiderio e del piacere.
In assenza di quei codici sociali e di quelle istituzioni che nell'Occidente
europeo assicurano trasferimenti più complessi tra gli strati culturali
superiori e inferiori, questa specificità dei Balcani è potuta sfumare negli
stereotipi semplificatori che ricoprono la regione: "balcanofili" che credono di
poter trovare nei Balcani emozioni e comportamenti autentici come pure "balcanoclasti"
terrorizzati da essi, sono entrambi vittime di una percezione edulcorata delle
culture sincretiche di queste terre.
Esiste allora una formula per comprendere i Balcani? Si, ma non è semplice.
Innanzitutto bisogna conoscere almeno una della lingue parlate in questa parte
d'Europa; in secondo luogo, aggiungo, almeno due generi musicali dei Balcani. Le
correlazioni tra le musiche balcaniche, in termini culturali, sono
straordinarie. Quella che forse è la più famosa, il rebetiko greco, conserva
tanti elementi della musica rom. Jovan Tsaus, un popolare musicista di rebetiko
degli anni venti e trenta del secolo scorso, era un immigrato proveniente dai
Balcani centrali. All'altro estremo di questo spazio semantico, nella musica
ungherese, è difficile trovare elementi che non siano di origine rom.
Tutti questi tipi di musica tradizionale, dal rebetiko a quella ungherese,
includendo la tamburaska di Vojvodina e Slavonia, la musica di Costantinopoli,
lo stile anatolico o di Smirne, la sevdalinka bosniaca, le kantade adriatiche o
i canti a cappella, sono tutte forme di musica dove l'improvvisazione è un
elemento centrale, anche se in realtà tale peculiarità fuoriesce dai Balcani e
si diffonde in tutta l'area mediterranea. Un paragone azzeccato che coinvolge la
sfera delle sottoculture urbane è la musica americana jazz/blues o il tango. Č
la musica che dà il meglio di sé quando viene suonata per la propria anima.
Nel momento in cui alcuni esperti dell'Unesco vollero registrare il rebetiko
originale, andarono a cercare il leggendario Vasilis Tsitsanis, scovandolo una
sera nella cucina del suo locale, al termine dell'abituale concerto settimanale.
Queste registrazioni di Tsitsanis, con una strumentazione ridotta al minimo e la
sigaretta all'angolo della bocca contratta in un canto destinato solo a coloro
che davvero amavano la sua musica, sono le migliori registrazioni esistenti.
Nelle čarde che conosco lungo il Danubio e la Drava, quando è notte inoltrata e
la maggior parte degli avventori è già rincasata, questo è il momento dei
repertori musicali ebbri di passione che si custodiscono solo per momenti
speciali. Una di queste čarde è rimasta incisa nella mia memoria: è la Čarda "Čingi-lingi",
frequentata da bambina negli anni sessanta. Ci andavo con mia mamma e i suoi
amici che già a quel tempo dicevano "non è più come una volta". Di loro però non
ci si poteva fidare: erano tutti ancora piccoli negli anni antecedenti la
Seconda guerra mondiale, e sicuramente si ricordavano più dell'esperienza dei
loro genitori che della propria.
Quando in seguito mi capitava di tornare con la memoria al "Čingi-lingi", o
quando sentivo raccontare altre storie su di essa, il mio ricordo infantile
trovava conferma: tutti parlavano di questa čarda da un punto di vista
mitologico, senza un vero legame esperienziale. Perciò ritengo che sia giusto
obbedire a questa usanza, e invece di raccontare un'esperienza personale, che a
causa della mia giovanissima età e dunque dell'assenza di codici culturali non
può essere elaborata sino in fondo, racconto un'esperienza altrui. Riguarda mio
nonno, che purtroppo non ho mai conosciuto essendo morto molto tempo prima che
io nascessi. "Il nonno Vlado non poteva essere altro che un rom", penso spesso
guardando le sue foto. La sua professione - in vita fu un commerciante di
successo - deve avergli permesso l'acquisto di un'altra, più "rispettabile"
identità. Neanche quella comunque gli è stata d'aiuto a mantenere il senno della
ragione, anche se questo è un dettaglio di secondo piano nella storia che sto
per raccontare.
Il nonno Vlado era un grande edonista, conosceva tutte le migliori locande con
annessi musicisti da Budapest a Zagabria, Novi Sad e Niš giù sino a Skopje. Più
a sud purtroppo non arrivò mai. Con tutti i musicisti parlava nella loro lingua
madre.
I suoi tour notturni nella città natale, a Osijek, iniziavano sempre al Royal,
che oggi è un triste residuo di un locale K&K di un tempo, e finivano alla già
citata čarda "Čingi-lingi", oggi solo una rovina, un triste monumento
dell'ultima guerra degli anni novanta.
Nelle critiche al suo stile di vita che sentivo dalla nonna, era la frequenza di
questi tour a essere rimproverata: la necessità di intraprenderli non si metteva
mai in discussione. Amico di ebrei e rom, colpevole di possedere un'identità
"sbagliata", il nonno fu tra i primi ad essere ucciso dopo la fondazione del NDH
- lo Stato Indipendente Croato. Gettato nella Drava, il suo corpo emerse nel
Danubio a Bela Crkva - fatalmente un altro posto famoso per le sue čarde e la
sua musica.
Se quindi dovessi definire la mia identità culturale e legarla ad un luogo, la
čarda "Čingi-lingi" lungo la riva della Drava potrebbe rappresentare un sicuro
rifugio contro ogni identità chiusa, refrattaria alla contaminazione. La čarda
non c'è più, le acque della Drava sono passate sulle sue fondamenta. Tuttavia,
la musica un tempo suonata tra queste mura aleggia ancora nell'aria, immune a
qualsiasi cambiamento politico o sociale. Musica fatta di un continuo dare e
ricevere dai propri vicini, con la quale si ama facilmente e si uccide a stento;
musica di infelici e perdenti i cui brevi momenti di gioia nessuno potrà mai
cancellare.
Chi è?
Nata a Belgrado il 18 gennaio 1948, tra gli anni sessanta e settanta partecipa
ai movimenti studenteschi nati attorno al sessantotto jugoslavo. Dopo aver
conseguito laurea e dottorato di ricerca in linguistica, inizia a pubblicare
articoli e saggi in difesa della libertà di espressione e dei diritti umani.
Dagli anni ottanta dedica la sua attività intellettuale al contrasto delle
spirali nazionalistiche che stavano crescendo in Jugoslavia. A causa di alcuni
articoli critici verso Slobodan Milošević e sua moglie Mirjana
Marković, nel 1988 Svetlana Slapšak fu portata a processo: sebbene assolta,
perse il lavoro, fu isolata dal resto del mondo accademico serbo, espulsa
dall'Accademia delle scienze e delle arti in quanto unica membra a non aver
firmato un documento con il quale si rompevano tutti i rapporti culturali tra la
repubblica serba e quella slovena.
Tra il 1988 e il 1989 viaggiò instancabilmente attraverso i territori jugoslavi
tenendo conferenze contro i venti di guerra che soffiavano sulla Jugoslavia.
Quando nel 1991
iniziarono i primi scontri a fuoco in Slovenia, Slapšak si trasferì a Lubiana,
dove tuttora vive assieme al marito (l'archeologo Božidar Slapšak), bollata in
patria come "traditrice" e "minaccia nazionale". Dagli anni novanta inizia anche
il suo impegno a difesa dei diritti delle donne. Dal 1996 insegna presso il
Ljubljana Graduate School in Humanities, prestigiosa scuola di dottorato dove
insegna studi di genere e antropologia dei mondi antichi. Collaboratrice del
settimanale belgradese Danas a partire dalla caduta di Miloševic e del
quotidiano sloveno Većer, nel 2005 è stata inserita tra le mille donne candidate
al Nobel per la pace.
Di Fabrizio (del 21/03/2012 @ 09:11:54, in Italia, visitato 1407 volte)
L'associazione
Università Migrante e Arci Todo Cambia
presentano
UNIVERSITŔ MIGRANTE 2012 - SESTA EDIZIONE
"Una mattina ci siam svegliati… razzisti"
Razzismo e antirazzismo in Italia: storia e geografia di incontri e conflitti
Cinque incontri dal 15 aprile al 26 maggio 2012
PROGRAMMA DEL CORSO
Lo ripetiamo sempre: per combattere il razzismo bisogna conoscerlo meglio dei
razzisti.
Il corso primaverile di Università Migrante fornisce strumenti di comprensione e
di approfondimento
per chiunque, nella propria attività sociale, professionale, educativa o di
movimento desideri contrastare
con sempre maggior efficacia ogni forma di razzismo e di discriminazione,
promuovendo lo scambio interculturale e la convivenza tra cittadini e cittadine
di diversa origine e cultura.
Cinque appuntamenti per capire come e perché il razzismo è andato diffondendosi
in questo paese
negli ultimi anni, ma anche per apprezzare le alternative in campo.
Sabato 14 aprile (dalle 10 alle 13.30)
1. PECULIARITA' DEL RAZZISMO IN ITALIA
PROF. ANNA MARIA RIVERA Antropologa - Università di Bari
Il razzismo "dall'alto", veicolato e rafforzato dai media, alimenta la xenofobia
"dal basso" e se ne serve per legittimarsi. Un circolo vizioso che va spezzato
se si vuole costruire convivenza civile in una società che è già pluriculturale.
Sabato 21 aprile (dalle 9 alle 13)
2. QUANDO IL RAZZISMO DIVENTA LEGGE
AVV PIETRO DI STEFANO Avvocato e Presidente dell'Ass Todo Cambia
PROF. FEDERICA SOSSI Docente di Estetica all'Università di Bergamo
L'Italia non offre agli immigrati alcuna certezza del diritto. Gli strumenti
giuridici per contrastare il razzismo istituzionale e la tutela giuridica dei
migranti. L'esempio dei Campi di Identificazione ed Espulsione. Le politiche
italiane di esternalizzazione delle frontiere.
Sabato 5 maggio (dalle 9 alle 13)
3. Politiche di inclusione ed esclusione:
IL FENOMENO "NORDISTA"
PROF. VINCENZO MATERA Antropologo - Università di Milano
Immigrazione, criminalità, clandestinità, integrazione, assimilazione,
multiculturalismo, cittadinanza, seconde
generazioni, moschee e veli islamici, terroristi e stupratori, cibi etnici e
intercultura, identità. Il lessico dell'esclusione/inclusione e l'uso della
"cultura" nella demagogia politica italiana.
Sabato 12 maggio (dalle 9 alle 13)
4. Politiche di inclusione ed esclusione:
L'ESPERIENZA DEL COMUNE DI NOVELLARA
RAOUL DAOLI Sindaco del Comune di Novellara
Con il progetto "Nessuno Escluso" il Comune di Novellara ha vinto nel 2010 il
premio nazionale Tom Benetollo per aver saputo ridefinire il concetto di
cittadinanza: interculturalità non come risposta ad una emergenza, ma in quanto
valorizzazione dell'identità cittadina, includendo i nuovi partecipanti di
questo processo; rendendo questa esperienza un modello efficace e replicabile in
altri contesti.
Sabato 19 maggio (dalle 9 alle 13)
5. Tavola rotonda: DA VILLA LITERNO A ROSARNO: storia e prospettive del
movimento degli immigrati e dell'antirazzismo in Italia
ALY BABA FAYE, MERCEDES FRIAS, KARIM METREF, EDDA PANDO Attivisti del movimento antirazziste e degli immigrati
La nascita del movimento degli immigrati, la sua relazione con il movimento
antirazzista, le esperienze positive e negative del percorso di
autorganizzazione, lo stato attuale dell'insieme del movimento.
Per iscriversi: Le iscrizioni devono essere inviate via mail a
info@unimigrante.net entro il 7 aprile 2012.
Quota di iscrizione: 30 euro. Per frequentare il corso è necessario avere la
tessera Arci. Chi non ne fosse in possesso può farla il primo giorno del corso.
Il costo è compreso nella quota di 30 euro. La quota di iscrizione serve a
coprire le spese del corso che è totalmente autofinanziato.
Luogo: Il corso si svolge presso il circolo Arci Corvetto in via Oglio 21 Milano
(MM3 Brenta) sede dell'associazione Università Migrante.
Info: www.unimigrante.net
- info@unimigrante.net
(Note al testo ed Appuntamenti)
FAREPOESIA - RIVISTA DI POESIA E ARTE SOCIALE Anno 3 - N. 6
Marzo 2012
IN QUESTO NUMERO: PAUL POLANSKY POETA LEGGENDARIO a cura di Enzo
Giarmoleo
Alcuni affermavano: "La poesia non è democratica, non fa sconti!"
Altri parlavano dell'importanza solenne della metrica. Altri dissertavano sulla
lunghezza del verso misurandolo. Altri dicevano che i "Veri" poeti in Italia
sono circa dieci. Altri li rintuzzavano dicendo che quella era una visione
elitaria. Altri parlavano di minimalismo, qualunquismo, epigonismo, di poesia
come atto di fede nel futuro…
Mentre la disputa infinita infuriava è apparso a Milano Paul Polansky, poeta
leggendario, uno degli scrittori più impegnati nella lotta per i diritti umani
nell'Europa dell'Est, erede di una stirpe di guerrieri di un "antico villaggio
vichingo", una stirpe di "belve combattenti"1. La sua
presenza è riuscita a neutralizzare la controversia. Polansky non è approdato
nella Milano dei "Veri" poeti, non ha sventolato bandiere per farsi notare.
Avevo letto il suo nome nelle locandine "resistenti" di realtà culturali come
"La Casa della Poesia" di Baronissi e l'associazione "Angoli Corsari" di Reggio
Calabria. Una sera di novembre, all'Arci di Turro, nel cuore del quartiere più
multietnico di Milano, Polansky si è rivelato e ha rubato l'attenzione del
pubblico con le sue poesie e i suoi racconti.
Le sue opere spaziano dalla narrativa alla poesia, inizia a scrivere romanzi
per poi approdare, a 50 anni, alla poesia impegnata. Polansky è sicuramente il
poeta più coinvolto, a livello globale, nella difesa dei diritti umani delle
popolazioni Rom, vittime dell'olocausto. La parola nei suoi scritti ha sempre a
che fare con l'azione e, come dice il poeta e attivista americano Jack
Hirschman: "Non v'è alcuna fuga artificiosa attraverso lo stile". Polansky non
si pone il problema di verseggiare per rispettare certe regole dell'accademia,
né d'altra parte potrebbe farlo, tanto impellente è la necessità di raccontare.
Per una volta la liricità non ha bisogno di lacci e lacciuoli. La poesia di
Polansky è la prova che fuori dal carcere delle strutture linguistiche esistono
mille altri modi di fare poesia. Il risultato è che riesce a trasmettere
emozioni
fortissime; in ogni parola, in ogni immagine, si sente l'odore dell'indigenza,
della violenza, della guerra.
Nel 1963 Polansky lascia l'America per sfuggire all'arruolamento per la
guerra in Vietnam e si trasferisce in Spagna, un paese dove ancora l'ombra del
Caudillo si allunga minacciosa oscurando i cuori e le menti. La Guardia Civil
è onnipresente sul territorio. Si sposta anche nella Spagna rurale, spesso
girovagando sul dorso di un mulo per le sendas (mulattiere) in paesaggi
selvaggi, per ricostruire il filo di sentieri persi e dimenticati, quasi
anticipando
la sua passione e la sua sete per la ricerca antropologica. Più di mille
discorsi,
la poesia "Caccia Grossa"2 svela un modo di sentire, quasi una concezione del
mondo, con un tocco di ironia.
Nel 1991 parte per la Repubblica Ceca con l'intento di svolgere ricerche
sulle origini della propria famiglia di linea paterna. Scopre negli archivi 40
mila documenti riguardanti il famoso campo di lavoro di Lety costruito durante
la II guerra
mondiale per gli ebrei e successivamente impiegato solo per gli
zingari. Polansky non può rassegnarsi quando viene a sapere che il campo era
gestito da guardie ceche e non da tedeschi. Contrastato nel suo intento dalle
autorità egli cerca eventuali sopravvissuti al campo di lavoro. Le voci
strazianti dei sopravvissuti sono contenute nella sua prima raccolta di
testimonianze orali "Black Silence" e nel suo primo libro di poesie "Living
Thru It Twice" (1998) che, come dice il poeta, gli ha cambiato la vita.
C'è una poesia che rispecchia la dedizione del poeta nei confronti dei Rom,
scritta basandosi sulla testimonianza di una donna sopravvissuta al campo di
sterminio di Lety, la poesia s'intitola "Pensavo di essere una sopravvissuta",
una delle parole chiave del testo è il termine "barcollare" e ci
suggerisce nettamente la sensazione di perdita d'identità che hanno provato
migliaia di persone. La poesia è talmente densa di emozioni che ogni suo
verso potrebbe dare il titolo a questo straordinario componimento.
Durante la fine degli anni '90, Polansky, dotato di grande empatia,
combatterà a fianco delle popolazioni rom ceche per ottenere i risarcimenti per
i
torti subiti nei campi boemi durante la II guerra mondiale e fa propria la
storia
dolorosa degli zingari kossovari nella guerra Serbo-Albanese. La sua scrittura
e la sua poesia saranno le sue armi per raccontare l'esperienza storica del
popolo Rom ma anche per dare visibilità ad un popolo che appare soltanto
negli "hate speech" diffusi nei discorsi pubblici e nelle rappresentazioni
mediatiche negative.
La sua protesta comincia a preoccupare le autorità ceche, un suo romanzo
"The Storm"del 1999, in nuce la descrizione di una sopraffazione storica,
viene requisito dalle librerie3.
In questi anni la poesia serve ad esprimere questo dolore. Č sempre una
poesia che non segue i canoni classici della poesia tradizionale, la rima, la
misura del verso; al di là del tema trattato, la drammaticità serpeggia nelle
sue
poesie. La poetica di Polansky è al di fuori dell'assolutezza di un principio
che
valga per tutti; c'è solo spazio per le allitterazioni e l'eufonia, tipiche
della
antica poesia vichinga, che per il poeta sono naturali4.
Dalla storia inquietante di "Sacchi per Cadaveri" (1999) emergono i mali
nascosti dell'America, un esempio di umorismo nero per una vicenda tragica
come la strage per mano di due adolescenti5.
Gli anni seguenti vedono la ripresa dei temi dei Rom in Kossovo e nella
Repubblica Ceca dove le autorità locali e civili auspicano l'eliminazione o la
deportazione di queste comunità prendendo alla lettera la lezione swiftiana6.
Nella poesia "The Well" lontano da atmosfere ovattate, c'è il racconto, crudo
dettagliato, di uno zingaro vittima di una violenza estrema - uno dei tanti
costretti a fuggire "da un paese in cui hanno vissuto per quasi settecento
anni".
Come sempre avviene nei migliori esempi alla "Guantanamo", la violenza
psicologica perpetrata nei confronti degli zingari cechi è paralizzante quanto
quella fisica. Un esempio calzante lo troviamo nella poesie "Un Vestito
Nuovo" e "Una scuola speciale". Ironia e sarcasmo del poeta, se da un lato
attenuano la drammaticità e la crudezza di alcune poesie-racconto, dall'altro
fanno emergere con più forza l'ingiustizia perpetrata nei confronti dei
rifugiati
come in "Fermata d'Autobus", "Il Presidente del Kossovo" e in molte altre.
I temi dei suoi scritti si alternano, dalle raccolte di poesie sui rom kossovari
a quelle con connotazioni antropologiche sulle comunità di zingari, per
ritrovare ancora la Spagna dove è iniziata la sua incredibile avventura.
Un suo libro in lingua ceca del 2001, "Homeless in the Heartland" venduto
per le strade di Praga dai barboni, ricorda in parte l'epoca dei libri samiždat
che venivano scambiati clandestinamente nella Praga degli anni '80. La
discriminazione è ricorrente nella poetica di Polansky anche quando racconta
la realtà dei senzatetto americani del midwest.
C'è anche una poesia più personale ed intima che ha per oggetto gli anni
duri dell'adolescenza quando praticava sport come il football americano e la
boxe. La boxe diventa protagonista di uno dei suoi libri più famosi, "Stray
Dog" (Cane Randagio, 1999), in cui dagli aspetti violenti emerge la profonda
sensibilità umana del poeta7. Nella poesia "Gli imbattuti", pervasa da un
grande senso della realtà, alle immagini crude si associa un senso di fragilità
e
di sofferenza dell'io narrante consapevole che non si vince mai del tutto anche
se abbatti l'avversario. Solo chi si distrae durante il "combattimento" non
sente la poesia.
Un virus partito da un antico villaggio vichingo, diffusosi poi in America e
ritornato in Europa, si aggira ora per Milano; è il virus "Polansky", pericoloso
virus dell'empatia che potrebbe insediarsi nelle nostre menti per amplificare la
nostra comprensione, per capire ad esempio le ragioni per cui i bambini
zingari di Mitrovica (Kossovo) sono morti a seguito di complicazioni dovute
ad avvelenamento da piombo nei tre campi ONU costruiti su una discarica
tossica.
Dall'azione alla narrazione. Quella di Polansky è una metanarrazione mai
consolatoria, che non si sofferma soltanto sulle discriminazione nei confronti
dei rom e l'orrore da essi subito. Polansky racconta con molta serenità e in
veste di antropologo anche l'origine, i rituali della cultura rom, le abitudini,
le
credenze, le abilità di questo popolo. Racconta in modo disarmante gli
espedienti usati dai rom per sopravvivere, si sofferma su alcuni aspetti non
accettati dalle comunità "civili" occidentali: usanze millenarie come la
compravendita delle giovani spose o l'atteggiamento fortemente maschilista
all'interno delle comunità zingare.
Č grazie a questo approccio, alla serietà delle sue ricerche che la narrazione
coinvolge l'ascoltatore e lo fa avvicinare allo scottante problema degli
zingari8.
La conoscenza di Polansky è frutto di una attenta osservazione sul campo e di
pazienti ricerche antropologiche in India, Pakistan, Kashimir, ex Cina. Si
scoprono cosi le similarità linguistiche tra gli zingari nostrani e le tribù
sansis del Punjab, certa musica zingara del Rajestan in tutto simile al flamenco
spagnolo o più in generale i debiti della musica colta nei confronti dei Rom.
Polansky trova nei luoghi originari degli zingari corrispondenze con
moltissimi aspetti e dettagli della cultura rom di cui si era impadronito vivendo con i rom sia in Spagna che nel Kossovo.
Si sfaldano nei suoi racconti anche i luoghi comuni che vogliono gli zingari
nomadi costantemente in viaggio. Gli zingari, dai musicisti ai maniscalchi,
viaggiavano di mercato in mercato per vendere cesti, ferri di cavallo, briglie,
setacci ecc, o si spostavano per i lavori stagionali ma solo dalla primavera
fino
all'autunno. Anche certe leggende, come quella del serpente domestico
protettore della casa, suggeriscono che gli zingari non erano nomadi ma
vivevano in abitazioni fisse.
La simbologia del serpente, comune agli zingari in Albania, Grecia, Turchia
e nelle montagne della Bulgaria, le pietre fluviali messe nelle tombe per
garantire l'acqua ai defunti nell'aldilà allo scopo di non mendicare l'acqua
nell'altro mondo, certe cure sciamaniche comuni sia agli zingari della Bulgaria
che a quelli del Kossovo o l'appartenenza alle caste sono prove del legame
degli zingari con l'India.
Polansky sa che gli zingari sulle montagne della Bulgaria credono nel Dio
Sole e ritrova questo legame, in particolare a Multan, l'antica capitale del
Punjab, dove intorno all'anno mille c'era il famoso tempio del sole e dove
arrivavano gruppi consistenti di esiliati dall'Egitto. Da qui anche l'etimo di
zingaro: Egyptian come Gypsies.
Un capitolo molto interessante riguarda il ruolo vitale che gli zingari
assumono nell'economia di altri paesi. Con l'inizio della diaspora del XV
secolo, si spostano dalle regioni balcaniche in Calabria, Sardegna, Spagna
diventando spesso manodopera indispensabile a basso costo, specie
nell'agricoltura nelle fasi della semina e del raccolto. Questo ruolo vitale
restituisce dignità storica, se pure ce ne fosse bisogno, alle comunità zingare
ed è un buon punto di partenza per ricostruire una storia che non sia solo il
frutto di mistificazioni o di analisi faziose sulla loro cultura.
Intervista
a
Paul
Polansky
a
cura
di
Enzo
Giarmoleo
Ho l'impressione che sei molto attento a non farti coinvolgere dal
successo facile, dalla notorietà, insomma che ti difendi dal circolo
mediatico. Č un'impressione corretta?
Giusto il contrario. Inseguo i media, non per me stesso ma per la mia causa,
la mia missione, per aiutare la gente a capire gli zingari, la cultura rom. Ho
avuto successo nel coinvolgere BBC (British Broadcasting Corporation), ZDF
(Zweites Deutsches Fernsehen, la seconda televisione tedesca), TV Australiana,
Arte TV, Al Jazeera, ecc. ma non sono riuscito a fare molti progressi né
con i media italiani né con quelli americani. Sia gli uni che gli altri non
danno
tendenzialmente spazio agli zingari a meno che non si tratti di una storia
negativa. Sebbene abbia partecipato a reading in più di 50 città italiane, solo
raramente sono stato intervistato dalla stampa italiana poiché agli editori non
interessa chi parla in modo positivo degli zingari.
Alcuni episodi della tua vita on the road mi hanno fatto venire in mente
"Il Vagabondo" di Jack London, anche se è difficile inquadrarti in una
corrente letteraria. Quali sono i tuoi punti di riferimento artistici?
Jack London, Hemingway e la prima poesia di Bukowsky hanno avuto su di
me una grande influenza. Suppongo che verrò sempre considerato un poeta
americano fuori patria, completamente fuori dal mainstream, con poco o
nessun riconoscimento in America. Credo di trattare temi sociali che non sono
popolari per la maggior parte degli americani e che la mia poesia sia più
accettata in Europa. D'altra parte ho vissuto in America solo 21 anni e in
Europa per ben 49 anni. Credo nel socialismo, termine che in America è
considerato una parolaccia. Gran parte della mia poesia è molto di sinistra che
significa che molti degli editori americani, se non tutti, ignorerebbero i miei
scritti. Lo stesso vale per il pubblico americano.
Polansky spiazza il lettore tradizionale abituato a romanticherie tutte
occidentali, con tematiche e soggetti fuori dagli schemi: rom, zingari,
barboni, pugili…
Si, perché sono temi rari. I lettori sono più interessati ad ascoltarli. Oggi
buona parte della poesia almeno in America, tratta della tragica vita amorosa
del poeta. I lettori si annoiano a leggere queste storie senza fine, che sono
fondamentalmente identiche. Zingari, pugili, vagabondi hanno ancora storie
universali da raccontare, in grado di colpire il lettore. Ogni volta che leggo
le
mie poesie a studenti della scuola superiore in Italia, succede che gli
insegnanti vengono da me e dicono che questa è la poesia che dovrebbero
insegnare. Dicono questo perché i loro studenti restano entusiasti e coinvolti
mentre trovano noiosa la poesia classica insegnata a scuola. Per quanto grandi
siano i poeti classici come Dante, gli studenti oggi non riescono a stabilire un
rapporto con essi.
Hai avuto mai problemi con i poeti o i critici dell'establishment che ti
hanno fatto critiche riguardo alla metrica, al ritmo, alla lunghezza del
verso e cose simili?
Si, certamente. Alcuni poeti e critici non considerano la mia poesia, poesia,
neanche antipoesia. Questo non mi disturba. Scrivo per raccontare una storia.
Tutte le mie poesie potrebbero prendere la forma di racconti, persino novelle.
Faccio molta attenzione alle allitterazioni e all'eufonia perché queste mi
arrivano naturalmente, proprio come le mie storie. Il poeta francese Frances
Combes dice della mia poesia: "Č il tipo di poesia che amo. Efficiente, saggia
e talvolta ironica. Soprattutto testimonianza umana. Questa è la poesia di cui
abbiamo bisogno in questi tempi di divertimento massmediale e di
brutalizzazione della mente. Poesia fatta non solo di parole ma di vita. Ora
penso che le poesie debbano essere vissute prima di essere scritte."
A cosa serve l'ironia? Mi pare che essa non manchi nei tuoi scritti.
La mia poesia deriva da esperienze vere. E ne ho avute parecchie. Sebbene i
miei temi siano centrati sull'ingiustizia e sull'ipocrisia, spesso vedo queste
cose attraverso il filtro dell'ironia piuttosto che con la rabbia. Ho visto
persone
morire nelle mie braccia. Ho visto centinaia di persone cacciate dalle loro case
saccheggiate e distrutte. Mi succede di descrivere le storie così come le
persone le hanno vissute; altre volte uso la lente dell'ironia o dell'umorismo
nero. L'ironia è una forma più sofisticata della rabbia. I lettori sono stanchi
di
poeti e attivisti che battono semplicemente sulla grancassa della politica.
L'ironia fa arrivare lo stesso messaggio ma in un modo più interessante, serve
anche ad erodere l'ipocrisia.
Come mai non sono stati ancora pubblicati in Italia: Living through it
twice (scritto nel 1998), libro che ha segnato una tappa importante nella
tua vita, e la raccolta di testimonianze orali Black Silence scritto
nell'autunno del 1998?
Innanzitutto questi libri dovrebbero essere tradotti in italiano e questa
operazione costa denaro che oggi manca a molti editori. Un'altra ragione è che
gli editori non vogliono investire molti soldi in un sentimento di solidarietà
per gli zingari. Le case editrici temono che il pubblico non comprerebbe libri
che parlano di zingari. Cosi l'ignoranza sugli zingari è alimentata proprio da
quelle stesse persone (gli editori) che dovrebbero educare il pubblico.
Vivere nell'epoca della globalizzazione ti reca qualche disagio? Come ti
contrapponi ai mali della globalizzazione? Come ti poni nei confronti dei
movimenti antiglobalizzazione, contro la guerra?
Ho lasciato l'America nel 1963 a causa della Guerra del Vietnam; credo che
da allora non sia cambiato nulla. L'America ancora crede nell'impero, nella
guerra, nell'essere il poliziotto del mondo. Oggi il complesso militare-industriale insieme alle lobby israeliane regna sulla politica estera americana.
La globalizzazione ha solo contribuito a rendere le imprese americane più
ricche e il mondo più povero. I problemi che ne derivano sono difficili da
descrivere con la poesia a meno che non si racconti la tragedia attraverso la
storia di un individuo piuttosto che attraverso una diatriba politica. La poesia
può raggiungere la gente, e in modo speciale i giovani, più velocemente di
qualsiasi altra forma di comunicazione, fatta eccezione forse per il video.
Persino il video è troppo lungo qualche volta. La poesia breve può svegliare le
persone più di qualsiasi altra cosa.
Leggendo le tue poesie mi sono accorto della ricchezza e della varietà
dei temi trattati. Non c'è il rischio che tu venga conosciuto solo come il
poeta che difende i diritti umani, in particolare dei Rom?
Ho più di 3000 pagine di poesia non pubblicate che non parlano di diritti
umani o di zingari. Una delle mie collezioni non pubblicate parla dei miei
giorni passati a fare trekking sul dorso di un mulo in Spagna alla ricerca di
sentieri perduti e dimenticati. Un'altra collezione tratta della mia gioventù
nella vecchia Madrid. Spero che un giorno la mia "Altra" poesia venga
pubblicata.
Puoi dirci brevemente perché hai dichiarato guerra all'ONU nel periodo
in cui ti sei occupato dei bambini di Mitrovica.
La missione ufficiale dell'ONU e delle sue agenzie è soprattutto quella di
difendere i diritti umani e in modo particolare i diritti dei bambini. Eppure in
Kossovo ho visto che l'ONU era presente solo per difendere i diritti degli
albanesi. Nei campi ONU dove ho vissuto con gli zingari, i diritti umani non
solo non erano rispettati ma erano invece violati da personale ONU,
specialmente dagli appartenenti ai livelli più alti. Nella mia esperienza la
maggior parte degli ufficiali dell'ONU è interessata esclusivamente a
conservare il proprio posto di lavoro, la propria sicurezza, la carriera e la
pensione, piuttosto che al benessere delle persone che proprio loro dovrebbero
aiutare. Come si può rispettare una organizzazione come l'ONU che ha
lasciato vivere bambini in campi ONU costruiti su discariche tossiche per 12
anni? Sin dal primo anno i loro stessi dottori e in special modo l'OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità) e la Croce Rossa avevano avvertito
l'ONU che ogni bambino nato in questi campi avrebbe accusato danni
irreversibili al cervello e non sarebbe vissuto abbastanza per dar vita ad
un'altra generazione. L'ONU è gestita da politici disoccupati. Il cinismo, il
nepotismo e la corruzione finanziaria permeano i ranghi dell'organizzazione
rendendola in molti casi inutile.
Sette poesie
GLI IMBATTUTI
Esistono solo nei fumetti
Persino Marciano non restò imbattuto
Rocky perse fuori dal ring
Perché evitò Kid Rivera
Nella vita reale non puoi evitare gli avversari
specie i peggiori: la famiglia e gli amici
La vita non è un incontro dilettantistico di tre round
ma un campo di sterminio dove fai cose cattive
per sopravvivere
Una lotta a mani nude in un porcile
Senza un gong o un arbitro a salvarti
Ho più cicatrici sull'anima che attorno alle sopracciglia
……………………………………….
………………………………………
Puoi vincere sul ring,
ma non vincerai mai
più di un round
nella vita
…………..
CACCIA GROSSA
Una domenica del 1967
ci allontanammo dalla spiaggia alla ricerca
di una senda sopra Sierra Cabrera
Molti sentieri portavano a
fattorie abbandonate e
a due villaggi semideserti
Eppure ci vollero quattro ore
per trovare un sentiero
e superare lo spartiacque
Nessuna capra di montagna in vista
né bighorn
neanche un cinghiale selvatico
Solo una pernice dalle zampe rosse
che planava giù
per i pendii spogli.
…………………………….
…………………………….
Dopo aver abbeverato i cavalli
stavamo per tornare indietro
quando arrivò la Guardia Civil
Un ufficiale si sporgeva
con un binocolo
dal finestrino della jeep verde
Dietro c'erano quattro guardie
e ciascuna aveva un fucile
con il mirino
L'ufficiale chiese
se avevamo visto
qualcuno sulla vetta
Non mi piacevano i suoi
baffetti ben curati
quindi dissi di no
In seguito venni a sapere che alcuni fuggitivi
repubblicani ancora erano
nascosti nelle sierras dal 1939.
Un cacciatore del posto mi disse:
"questa è l'unica caccia grossa
che ci è rimasta.
PENSAVO DI ESSERE UNA SOPRAVVISSUTA
Sono sopravvissuta alle bande della gioventù hitleriana
scappando a Praga
Dopo che mi hanno portato a Lety
sono sopravvissuta
fame
fucilazioni
iniezioni letali
squadre di lavoro
pestaggi
stupri
tifo
e annegamenti
nel fusto di acqua piovana
Dopo la guerra
volevo una vita migliore
ed ho sposato un uomo bianco
Solo uno dei miei otto figli
ha ereditato la mia pelle scura di zingara.
Ora lui è in ospedale
a riprendersi da due operazioni
dopo che gli skinheads
lo hanno impalato su un palo metallico
Non so se sto vivendo
nel 1936 o nel 1995.
Pensavo di essere sopravvissuta,
ma credo di aver solo
barcollato senza arrivare da nessuna parte
SACCHI PER CADAVERI
I sacchi per cadaveri
che la polizia ha usato
per portare fuori
gli studenti morti
sembravano
gli stessi sacchi di plastica nera
che l'esercito usava
per riportare dal Vietnam
i corpi dei miei
compagni di scuola
un anno dopo
il nostro
diploma
Sfortunatamente
non credo
che i sacchi per cadaveri
andranno mai
fuori moda
in America
per gli studenti
delle scuole superiori.
IL POZZO
Mi presero al mercato
dove la mia gente una volta vendeva i vestiti
e dove ora gli albanesi praticano il contrabbando
Quattro uomini mi gettarono sul sedile posteriore
di una lada blu urlando "Lo abbiamo detto
niente zingari a Pristina"
Mentre mi spingevano sul fondo
sentivo la canna della pistola sull'orecchio sinistro
Era così fredda che sussultai proprio mentre qualcuno premette il grilletto
Il sangue mi schizzò su un lato della faccia
dalla ferita sulla spalla
Caddi fingendomi morto
Pregai la mia amata madre morta tutti i
Mulos9 affinché questi uomini non si accorgessero da dove
fuoriusciva il sangue
Quando arrivammo
mi tirarono fuori per i piedi
La testa si schiantò sul terreno
rimbalzando sulle pietre
Mi gettarono a testa giu in un pozzo
Non raggiunsi mai l'acqua
C'erano troppi corpi
Giacevo rannicchiato quasi incosciente
finchè la puzza e il bruciore della calce viva
non mi fecero rinvenire
………………………..
………………………….
A mezzogiorno stavo camminando
attraverso un bosco seguendo un sentiero per carri
che nessuno usa più
Tranne gli zingari
che fuggono da un paese
in cui hanno vissuto
per quasi
settecento anni
UNA SCUOLA SPECIALE
Ho sempre saputo che mia figlia era brillante
Faceva disegni pieni di dettagli
memorizzava tutte le canzoni dei nostri antenati
suonava il piano prima di avere cinque anni
Per cui fui sorpreso quando l'insegnante venne
a casa nostra e ci disse
che nostra figlia non era pronta per la scuola
Il suo ceco non era abbastanza buono
aveva bisogno di aiuto con la grammatica
Mia moglie disse che tutti a sei anni
hanno bisogno di aiuto con la grammatica
Il preside accettò di incontrarci
disse che nostra figlia era una bella bambina
ma sarebbe stata l'unica zingara nella sua classe
Alla fine acconsentimmo
Firmammo il foglio
Non volevamo che la nostra bambina fosse maltrattata
Ma ora quando la porto a piedi a scuola
e vedo la targa sull'edificio
mi si spezza il cuore
Perché non ci hanno detto
che la sua scuola speciale
era un centro per
ritardati mentali
FERMATA D'AUTOBUS
Io e mio marito
avevamo finito di fare le compere
ed eravamo alla fermata dell'autobus
quando arrivò questa macchina.
mio marito era andato presto in pensione
perché non riusciva a vedere bene
A me non va molto meglio ma vidi che gli uomini
che scendevano erano gadzos10
Quando mi svegliai in ospedale
avevo un braccio rotto
il naso rotto e
avevo perso tutti denti anteriori
Eppure ce l'ho fatta ad andare
al funerale
di mio marito
NOTE
Da metà marzo a tutto aprile, Paul Polansky è in tournee in Italia. A
fine marzo sarà in Lombardia.
Contattatemi per
organizzare un reading nella vostra città. Calendario provvisorio:
- In Una figlia parla, Boxing Poems, Volo Press,
Lonato (BS).
- Le poesie "Caccia Grossa"(1999),"The Well", "Pensavo di Essere una
Sopravvissuta", "Sacchi per Cadaveri",
"Il Pozzo", "Una Scuola Speciale", "Paradiso e Inferno", "Il Presidente del
Kossovo", "Gli
Imbattuti", sono incluse in Undefeated, P. Polansky, trad. e cura di Valentina
Confido, Multimedia Edizioni,
Baronissi (SA) 2009.
- Polansky: "il governo ceco avvertì il mio editore di Praga, un ebreo slovacco,
che sarebbe stato espulso
dal paese se avesse pubblicato un altro mio libro. Tutte le copie furono
comprate da Prince Karel Schwarzenberg,
il cui padre aveva fondato il campo di Lety. Quest'ultimo usava gli ebrei e gli
zingari come schiavi
durante la guerra e i cechi-tedeschi come schiavi dopo la guerra fino a quando
le sue proprietà non furono
confiscate dal governo comunista nel 1948. Prince Karel Schwarzenberg oggi è il
ministro degli esteri della
Repubblica Ceca e il candidato favorito alle prossime elezioni presidenziali."
(da un messaggio elettronico
del poeta).
- Polansky: "The only poetry techniques I have in my poetry are alliteration and
euphony (like the old Viking
poetry), both of which come naturally to me … like many other themes." (ibid.).
- Il riferimento è alla strage di Columbine nel Colorado (inverno 1999).
- Jonathan Swift, Una modesta Proposta.
- Estratti di Stray Dog si possono trovare in
Undefeated, P. Polansky,
Multimedia Edizioni Baronissi (SA), a cura di Valentina Confido
- Polansky definisce gli zingari con il nome che loro stessi si danno. Se sono
rom, kale, sinti… li identifica
con questi nomi, quando parla in generale usa la parola "zingaro" che è quella
compresa da tutti. Si può approfondire
il tema consultando il libro La mia vita con gli zingari, P. Polansky Ed.
datanews.
- Mulos: spiriti di zingari defunti a cui non è stato ancora concesso di entrare
nel regno dei morti.
- Gadzos: in lingua Romani, il termine indica i non Rom.
- 23 marzo: Libreria delle Moline a Bologna (sera,
orario da definire)
- 31 marzo: Circolo ARCI
via d'Acqua a Pavia, alle 21.00
- 2 aprile: CAM delle Gabelle a Milano, alle 21.00 (gli
eventi di Pavia e Milano sono organizzati da FAREPOESIA, LA
CONTA e MAHALLA, a breve il programma completo)
- 13 aprile: Università di Cagliari alle 18.00, evento
sponsorizzato dall'Unicef
-
17 marzo: ore 21:00 Pane e Bacco – Osteria Fuori Porta via
IV Novembre, 69 – Rezzato (BS) info:
magadellaspezie@osteriapanebacco.com
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18 marzo: ore 21:00 Caffè Galetér via Guerzoni, 92h –
Montichiari (BS) info:
info@galeter.it
- 27 aprile:
Vicenza alle 18.00 a
Palazzo Trissino (Sala degli Stucchi), nell'ambito di
Dire Poesia
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