La testata online SANREMOnews tra giovedì e venerdì ha
dedicato ben SEI (6) articoli al fatto che nella città c'è una donna che mendica
con un bambino in braccio.
In realtà l'articolo è uno solo, le altre sono lettere al direttore ripostate
come articoli (fuori stagione Sanremo dev'essere una città davvero noiosa
e
dove non succede mai niente, se un fatto simile suscita tutta l'attenzione della
redazione...)
Purtroppo, è inutile prendersela col razzismo dei lettori, quando è
il giornalista (o la redazione stessa) che hanno, non un atteggiamento razzista,
ma semplicemente fuorilegge.
Dunque: dopo poche righe di descrizione del fatto, mi imbatto in questo
periodo (la divisione in due punti è mia):
- La situazione purtroppo è grave e come è noto
l'accattonaggio è un reato punibile dalla legge
- in questo caso è ancora più grave se si pensa che viene
fatto con un minorenne. Un modo probabilmente per impietosire ma
anche perchè non ci sono alternative.
Allora: Il reato di accattonaggio è stato abolito il 28 dicembre 1995
(!) eliminando l'art. 670 del CP, che puniva con 3 mesi d'arresto "chiunque
mendica in luogo pubblico e aperto al pubblico". Però è rimasta valida in
tutta Italia la proibizione dell'elemosina "in forma organizzata o causando
molestie o disturbo..." Quindi, la legge non punisce l'accattonaggio, ma il
suo sfruttamento. Se parliamo di sfruttamento, parliamo anche
di sfruttatore. Cosa - chi è sfruttatore? Sicuramente un
racket, piccolo o grande che sia. In assenza di altre prove, che nell'articolo
non ci sono, non mi sento di considerare tale una madre che è OBBLIGATA a
portare con sé il figlio, dato che non ha altro posto dove lasciarlo, se non una
roulotte - una baracca, a rischio sgombero.
Ma... ad oltre 15 anni dall'abolizione dell'art. 670 del CP, non sembra che
nessun legislatore abbia voluto intervenire sulla questione, ponendo così un
problema (molto italiano) di interpretazione della legge secondo i comodi del
più forte. Negli ultimi due anni, le norme del piano Maroni (dichiarato
anticostituzionale lo scorso novembre) hanno così fatto da pretesto per i singoli
sindaci e prefetti nel creare una specie di legislazione locale sui mendicanti,
indipendente dalla legge e dalle norme italiane. Succede qualcosa di simile a
Vipiteno, ma non è l'unico caso.
Non è tollerabile che un bambino stia tutto il giorno in strada a chiedere
l'elemosina con la madre. E' necessario un intervento contro questo fenomeno, in
crescita nella città, non tanto per il decoro ma perchè la strada non è il posto
per un bimbo.
Così termina l'articolo che darà il LA alle risentite reazioni dei
lettori, che se la prendono contro la madre ed il povero destino di suo figlio innocente, facendo
magari un po' di confusione, perché dopo poche righe la preoccupazione diventa
quella PER IL DECORO DELLA CITTA'. Insomma "causando molestie o disturbo..."
al buon vecchio senso comune, di chi un giorno invoca gli sgomberi, e quello
seguente si lamenta se chi non ha casa vaga con la prole appresso.
Ma la questione dell'articolo FUORILEGGE non termina qui: ci sono ben due
foto di una mendicante (ignoro se sia la donna in questione o un'immagine
d'archivio) col volto ben visibile. Credo che un giornalista che si dichiara
tale (non mi interessa la sua paga o la sua età, c'è una firma in coda
all'articolo e tanto basta a considerarlo giornalista), dovrebbe sapere che
gennaio scorso la
Cassazione ha stabilito che non si possono mettere volti di mendicanti sui
giornali e sui media. E se al giornalista la notizia fosse sfuggita, cosa ci sta
a fare il direttore responsabile?
(la risposta è semplice: compito del direttore è farsi inviare delle
lettere, che ripetano quanto suggerito dal giornalista, o presunto tale, e pubblicarle come
articoli!)