Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
La scorsa notte un uomo che affermava di lavorare per Altek Security assieme
agli ufficiali giudiziari di
Constant & Co. nell'operazione volta allo sgombero di Dale Farm, ha contattato Richard
Sheridan, presidente del Gypsy Council, apparentemente per informazioni mancanti
sullo sgombero. Ha detto che lo sgombero sarebbe iniziato alle 8.00 di lunedì e
che il consiglio di Basildon aveva mentito sulla data di inizio. Questa
persona è stata riconosciuta dai Traveller sgomberati l'anno scorso a Hovefields,
che hanno confermato come avesse allora lavorato per
Constant & Co. Lui ha spronato i Traveller ad adoperare la violenza ed i
sostenitori a salire sulle barricate ed ad agire lanciandosi da queste
strutture. Ha suggerito di contattare i media nazionali con urgenza. I residenti
di Dale Farm hanno registrato l'incontro.
I residenti, già in allerta e profondamente segnati, sono corsi nel panico a
lanciare l'allarme. I bambini terrorizzati non sono stati in grado di prendere
sonno, e volevano sapere se sarebbero stati allontanati con la forza dalle loro
case e dalla scuola. Molte donne piangevano.
Sostenitori e residenti radunati assieme, hanno bloccato gli ingressi e
cercato di riportare la calma mentre la storia dell'uomo veniva smontata. Alle
8.30 non si era presentato nessun ufficiale giudiziario, nondimeno i residenti
hanno passato una notte di minaccia e paura.
Sembra che l'operazione di rimozione dei residenti da Dale Farm abbia
raggiunto un nuovo livello di doppiezza. Gli anziani, i malati e anche i bambini
stanno soffrendo molto.
Pare stiano arrivando le attrezzature per costruire una sala stampa adiacente
a Dale Farm. Ci sono preoccupazioni che l'accesso al sito venga controllato
dalla polizia. I residenti temono che il mancato accesso dei media incrementi
possibili incidenti, come si è verificato negli sgomberi passati a causa delle
brutalità di polizia ed ufficiali giudiziari, in mancanza di testimoni.
Aggiornamenti dalla rete dei solidali:
Il Gipsy Council raccomanda di mantenere la calma - non è stata ricevuta
alcuna comunicazione scritta sull'arrivo degli ufficiali giudiziari, ma ci
sono prove che qualcuno stia rimestando nel torbido. Verrete tenuti
informati, sconsigliamo da ora in avanti l'ingresso del sito a chiunque non
abbia seguito una formazione da osservatore legale o da attivista dei
diritti umani. Attualmente la fase attiva dello sgombero risulta ancora
programmata per lunedì 19 settembre, ma non si escludono operazioni
preparatorie durante questa settimana da parte della polizia e di
Constant & Co. nei dintorni del sito.
Il prossimo appuntamento importante è programmato per mercoledì 14
settembre, con una conferenza stampa congiunta tra Nazioni Unite e Gipsy
Council, durante la quale verrà presentata la
petizione contro lo sgombero e le firme raccolte.
Su richiesta dei residenti, i giornalisti e gli operatori radio-TV sono pregati di limitare le
loro visite negli orari 11.00-12.00 e 15.00-16.00, a meno di
appuntamento concordato in precedenza. Per appuntamenti, tel. 07583
761462
Ultima cosa, ma mi sembra importante anche questa, da Camp Costant
comunicano che ci sono le ciambelle
Da
Il Tirreno - Ragazzina rom molestata al semaforo. Invitata a salire
in auto e palpeggiata ripetutamente da un anziano automobilista - di
Candida Virgone
PISA 10 settembre 2011: Ieri mattina. Ore 9.30. Al semaforo dopo la grossa
rotatoria di Cisanello, quello in parallelo con l'ospedale, sulla tangenziale
che porta a Ospedaletto e agli svincoli per la superstrada, c'è una
ragazzina rom. Minuta, capelli lunghi, dimostra meno dei 15 anni che dice di
avere. Pantalone blu, maglietta rosa, chiede l'obolo ai passanti, secondo una
tradizione ormai consolidata. È lo stesso semaforo in cui, sedici anni fa, fu
lasciata una sorta di bomba giocattolo fatta in casa che straziò due fratellini
macedoni. La scena è stata seguita da una cronista del Tirreno, in diretta. Alla
ragazzina ferma a chiedere l'elemosina, ieri, si è avvicinato un signore
attempato con una utilitaria bianca. Ha sporto la testa fuori dall'abitacolo, ha
iniziato a chiacchierare con la ragazza, poi le ha chiesto chiesto - lo ha
raccontato lei - di salire in auto con lui.
La ragazza ha rifiutato, ha spiegato che non poteva e, per tutta risposta lui è
sporto ancora di più palpandole i seni ripetutamente, senza tanti complimenti,
quasi aggressivo. La ragazza a quel punto si è sottratta alla stretta con una
smorfia al viso e si è allontanata. È arrivato il verde e la coda è ripartita,
come se niente fosse. La targa dell'automobilista era leggibile. La prima
reazione è quella di non sottovalutare la gravità di questo episodio, di fronte
a una persona che si sente in diritto di mettere le mani su una ragazzina solo
perché è sola e forse anche perché la ritiene un elemento socialmente debole.
«Di episodi del genere mi hanno parlato alcuni operatori - dice Simone Consani,
della Società della salute - ma sarebbero avvenuti molti anni fa. Se riuscissimo
ad avere notizia di quelli che accadono oggi e a registrarli potremmo
intervenire. È importante dunque segnalarli. I molestatori comunque non guardano
in faccia nessuno, avvicinano chiunque, chiaramente si sentono anche più forti
con persone che ritengono socialmente più attaccabili».
«Spesso i genitori nomadi mi raccontano che minorenni, ragazzini dai 10 anni in
su, vengono molestati sessualmente ai semafori». Lo racconta Sergio Bontempelli,
presidente di Africa Insieme. «Capita loro - aggiunge - di ricevere vere e
proprie proposte sessuali. Promettendo di portarli al supermercato a fare la
spesa o in cambio di 10 euro, chiedono loro di salire in auto o di appartarsi
con loro in un parcheggio o in qualche posto isolato. I ragazzi non salgono mai,
però, sulle macchine di sconosciuti. I genitori si infuriano, ma, è chiaro, in
strada può accadere di tutto».
note di Opera Nomadi Toscana:
Nei giorni scorsi nella città di Pisa sono avvenuti 12 sgomberi di campi abusi
rom senza predisporre nessuna alternativa. La stampa locale ha dato ampio
rilievo alla vicenda. Numerosi articoli esaltavano frasi ed espressioni
razziste. Sulla prima pagina della Nazione compariva la foto di una bambina rom
insieme a sua madre. Altri articoli evidenziavano come alcuni rom avrebbero
rubato della frutta dagli alberi.
E' evidente come la stampa tratti spesso l'argomento e la questione rom con toni
di disprezzo e repulsione evidentemente mal celata. Le notizie della politica
rom non vengono pubblicate ed evidenziate. Solo pochissime righe a fondo pagina
sul Summit Europeo pro Rom del 22 settembre a Strasburgo.
L'episodio raccontato dalla cronista Candida Virgone è gravissimo e la invitiamo
a denunciare il numero della targa alla Polizia di Stato.
Opera Nomadi Toscana esprime la piena ed assoluta solidarietà alle famiglie rom,
ai bambini sempre più vittime del razzismo, della violenza, della sopraffazione
di un sistema che non considera i diritti degli esseri umani. Promuoveremo una
denuncia presso la Magistratura Pisana sugli avvenimenti riportati in questo
articolo, sugli abusi subiti dai bambini e dalla giovane ragazza rom.
di Enrico Albertini - Entro fine anno la consegna delle abitazioni ai
nomadi: concluso il secondo progetto di "auto-costruzione" in città
SAN LAZZARO. Fra poco partiranno i lavori per allacciare le nuove condutture
di acqua e gas, mentre per settembre è prevista la nuova illuminazione: il nuovo
campo nomadi di via Longhin sta prendendo forma. «Puntiamo a finire la
costruzione della parte giorno delle quattordici casette previste entro la fine
dell'anno», spiega l'assessore ai Servizi sociali Fabio Verlato. Poi i 60 rom
potranno tornare nell'area che abitano ormai da anni: attualmente sono ospitati,
nell'attesa che arrivino le nuove case, nel casolare della «fattoria» a fianco
del campo. Il modello è quello di via Tassinari, dove i nomadi hanno contribuito
a costruire le loro case e autogestiscono in sostanza l'area.
In via Longhin è andata meno bene. «Sono 3 i ragazzi che stanno lavorando
assieme alla ditta per la realizzazione delle casette», ricorda Verlato. I tempi
di costruzione si sono allungati: inizialmente si doveva terminare in autunno,
ora si punta a preparare il tutto per la fine dell'anno. Per ora i rom
continuano ad utilizzare la sistemazione temporanea nel casolare che qualche
anno fa sembrava poter diventare la nuova moschea, ma che è rimasto poi
abbandonato: ora è stato sistemato proprio per poter accogliere i rom in attesa
della sistemazione del campo. Il primo stralcio dei lavori prevede la
costruzione della parte giorno delle case, bagno, angolo cottura, ripostiglio e
soggiorno.
Intanto si dormirà là, poi con ulteriori finanziamenti si potrà precedere anche
alla posa in essere della camera da letto. Il Comune ha messo sul piatto 480
mila euro, soldi che arrivano però da fronti diametralmente opposti: una parte
viene da un finanziamento del 2007, dell'allora ministro della Solidarietà
sociale, Paolo Ferrero (220 mila euro). Il resto, 260 mila euro, li ha messi il
Ministero dell'Interno. I nomadi del campo sono rom di etnia harvati, residenti
a Padova e italiani da oltre cent'anni.
"Ma che strano modo di venire a scuola
dietro una bicicletta che è anche una carriola
c'è una nuova amichetta, non parla una parola
sembra in difficoltà ma poi è lei che ci consola..." da "Sono cool questi Rom", Assalti Frontali 2011
Cantano e ballano i bambini dell'Iqbal Masih, insieme ai loro compagni
Rom. E' uno spettacolo per genitori insegnanti e amici che conclude un anno
scolastico passato a parlare e a mettere in versi e musica diritti e articoli
della Costituzione. Hanno inventato un rap sulla Costituzione: "Art. 34:
La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto
anni, è obbligatoria e gratuita." E ancora: "I capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi"…
E' finito un altro anno intenso e divertente, fatto di discussioni serie e
avvincenti, di studio e di ricerca, di molte domande e poche risposte, e strane
canzoni che resteranno nel ricordo insieme alla sensazione di aver parlato di
cose da grandi e del proprio futuro.
A scuola si studia, ma soprattutto si fa esperienza del mondo, bambini e adulti
tutti insieme e le storie di ciascuno diventano le storie di tutti.
E in questo incontrarsi, davanti ai pantaloni lisi e a una faccia arruffata e un
po' monella, si svuotano i pregiudizi più oscuri e minacciosi. Allora, con
immenso sollievo, ci riscopriamo umani.
Madalina viene a scuola tutti i giorni, non è mai in ritardo, non fa
capricci, è sempre pulita e in ordine. Non era mai andata a scuola ma fa
progressi veloci e nel giro di poco è quasi alla pari con gli altri.
Contemporaneamente anche gli adulti fanno grandi progressi: le famiglie dei
bambini della classe parlano di lei come la "loro" bimba Rom e fanno la colletta
perché ha bisogno di occhiali da vista e la sua famiglia non può comprarglieli.
Madalina vive ancora in una ex fabbrica occupata ma, grazie anche alla comunità
scolastica, oggi è un po' meno "zingara".
La scuola pubblica, piaccia o no, è questo: un ponte, a volte di pietra
altre solo di liane, tra persone e culture diverse, uno spazio e un tempo di
incontro e conoscenza reciproca, di uscita dall'isolamento. Un ponte tutt'altro
che scontato, da costruire con intelligenza e sensibilità, da coltivare con cura
giorno dopo giorno. E per costruirlo la scuola e i suoi operatori devono
ricercare, non senza fatica, modi di entrare in relazione con le famiglie Rom e
non, per esplicitare e risolvere aspettative, fraintendimenti, paure, diffidenze
reciproche.
Bisogna trasmettere l'idea che l'istituzione scolastica non è in antagonismo con
i valori educativi della famiglia rom e mettersi personalmente in gioco per
permettere lo sviluppo di rapporti e relazioni basate sulla fiducia. Bisogna
rassicurare le famiglie degli altri alunni sui timori che l'inserimento di bimbi
Rom si ripercuota negativamente sulla vita della classe. Bisogna trovare forme
nuove di organizzazione interna e allacciare rapporti stabili con le altre
istituzioni e con le associazioni per concertare azioni coerenti.
Così, insieme ai volontari, le maestre cominciano ad andare al campo ogni
mattina per portare i bimbi a scuola e nel giro di qualche anno ci si ritrova ad
accogliere le nuove generazioni che, accompagnate dai genitori, vengono a scuola
perché "ci si sta bene".
Ma anche quando ormai la scuola è diventata un valore e insieme un riferimento
per la comunità Rom, gli interventi al campo restano necessari per conoscere e
capire la realtà in cui i bambini vivono. Siamo, infatti, soliti a chiamare Rom,
Nomadi o Zingari una costellazione di etnie molto diverse per cultura, credo
religioso e provenienza geografica, spesso tra loro incompatibili: Sinti, Rudari,
Khorakhané, Rom Rumeni, accomunati soltanto dalla migrazione forzata dai luoghi
d'origine e oggi, con le politiche di respingimento adottate dal Comune di Roma,
dalla convivenza forzata nei campi autorizzati.
Rendersi conto che le richieste che si fanno a scuola sono altre, a volte anche
distanti o contraddittorie, rispetto a quelle che si vivono a casa, aiuta i
docenti a elaborare strumenti didattici e strategie più efficaci che rendano più
graduale il passaggio: dalla cultura orale a quella scritta, dall'apprendimento
esclusivamente concreto e basato sull'imitazione all'astrazione dei segni. Né
bastano le specifiche competenze professionali: ci vuole tempo e pazienza,
capacità di mettersi in ascolto e lasciarsi guidare da un'osservazione attenta
sul modo in cui i bambini entrano in rapporto con loro e con gli altri,
sostenendo comportamenti che aiutino a stare bene insieme, rispettando spazi,
tempi e modi degli altri.
E'quindi all'interno di un clima affettivo accogliente e valorizzante che i
bimbi Rom, come anche gli altri del resto, prendono coscienza dell'ambiente
scolastico, familiarizzano con regole e tempi diversi da quelli conosciuti,
scoprono motivazioni ad apprendere, incominciano a intravedere per se stessi un
futuro diverso da quello dei loro genitori (e sono le bambine più dei maschietti
ad esplicitare il desiderio di trovare un lavoro, forse per sfuggire ad un
destino di maternità precoce e povertà duratura).
La scuola pubblica: un ponte tra chi ha cittadinanza e chi "dovrebbe" restare
invisibile.
E' proprio questa vocazione a includere, ad affiancare chi si vede negati
diritti e dignità che le viene rimproverata dai politici attuali mentre si
nascondono dietro "giustificazioni" demagogiche di ordine, decoro e sicurezza.
Nell'alba livida di un giorno di novembre del 2009 arriva la Folgore a
sgomberare (la chiamano bonifica!) un insediamento di duecento persone tra
uomini, donne e bambini. E mentre gli uomini scappano o vengono portati in
caserma, mentre le ruspe già distruggono quelle misere casupole, le mamme e i
papà degli altri vanno a prendere i "loro" bambini Rom per portarli al riparo, a
scuola.
Continueranno a venire dal nuovo posto che li ha accolti, distante chilometri,
seduti nella cesta di plastica che il papà ha assicurato al telaio della vecchia
bicicletta.
Valentin e Cristina, deportati troppo lontano, qualche giorno dopo ci salutano
tra le lacrime incredule di adulti e compagni.
Per loro la scuola è finita, per noi la Costituzione è stata, ancora una volta,
calpestata.
Di Sucar Drom (del 16/09/2011 @ 09:02:06, in casa, visitato 1356 volte)
Trentino Corriere Alpidi Jacopo Tomasi - 13 settembre 2011 La giunta pensa a un restyling per una migliore convivenza dei clan
TRENTO. Un campo regolare sovraffollato. Cinque campi abusivi in città. Dopo
mesi di "melina", la questione nomadi torna di stretta attualità. E in attesa
che il Comune definisca le zone dove sorgeranno le microaree, il sindaco
Andreatta rivela che è in programma un restyling del campo nomadi di Ravina:
sarà diviso in tre aree per garantire una migliore convivenza dei diversi clan.
Nel giugno 2010 il presidente della circoscrizione Centro storico -
Piedicastello, Melchiore Redolfi, aveva esortato il Comune a trovare una
soluzione alla questione nomadi. S'era parlato di dieci luoghi lungo il fiume
Adige sui quali potevano sorgere le microaree, ma poi non se n'è più fatto
nulla. La questione è rimasta al palo. La necessità di agire, però, c'è.
Secondo i dati del Comune i nomadi in città sono circa 130, 50 nel campo di
Ravina ed 80 che alloggiano in campi abusivi. In realtà, stando ai numeri
riferiti dai diretti interessati, a Trento rom e sinti sarebbero circa 200: una
settantina nel campo (sovraffollato) di Ravina, 130 nei campi abusivi che sono
spuntati alla Motorizzazione (dove ci sono circa 50 persone), a Gardolo, all'ex
Zuffo, in via Monte Baldo, in via Ghiaie e in via Brennero. Loro stessi chiedono
che sia affrontata la situazione, che definiscono d'emergenza.
Anche le circoscrizioni stanno facendo pressing su palazzo Thun. Alcune (San
Giuseppe - Santa Chiara, Centro storico - Piedicastello e Gardolo) avrebbero
dato la loro disponibilità ad ospitare le microaree. Ieri la giunta comunale ne
ha parlato nuovamente. Non sonostate definite le zone, ma s'è parlato di come
saranno. Ognuna ospiterà 20-25 persone in 5 o 6 piazzole per roulotte o camper
con regolare allacciamento a gas, elettricità ed acqua. All'interno della
microarea ci sarà anche un edificio con servizi igienici, lavanderia, magazzino.
I nomadi dovranno fare anche la raccolta differenziata. Per definire i luoghi
sono previste altre riunioni, ma l'obiettivo è quello di discutere un progetto
ben definito nelle commissioni urbanistica e politiche sociali entro il mese di
dicembre.
Le microaree saranno comunque una delle soluzioni messe in campo dal Comune per
risolvere l'emergenza nomadi. Si continuerà - con chi lo vorrà - a proporre
degli appartamenti, anche se la vita in casa va contro la cultura di rom e
sinti. Infine, sarà ristrutturato e ripensato l'unico campo nomadi regolare
presente in città, ovvero quello di Ravina. Realizzato nel 1991 ospita
attualmente una settantina di persone. È quindi sovraffollato e spesso e
volentieri scoppiano dissidi tra i clan presenti all'interno. Così, per
migliorare la vivibilità e la convivenza delle famiglie, il Comune sta prendendo
in considerazione l'ipotesi di dividerlo in tre sottocampi. In sostanza, delle
piccole microaree all'interno del campo nomadi. Su questa partita, quindi,
palazzo Thun accelera. Il sindaco Andreatta è chiaro. «La nostra città non vuole
e non deve escludere né marginalizzare nessuno. Bisogna trovare modalità di
accoglienza dignitose per rom e sinti, ma per vincere questa sfida serve
responsabilità da parte di tutti, nomadi e trentini».
Di Fabrizio (del 16/09/2011 @ 09:21:47, in scuola, visitato 1607 volte)
Medici per la Pace Onlus sostiene i bambini Rom che hanno iniziato la scuola
Dal 14 settembre al 24 settembre. Aiutaci anche tu!
L’istruzione è un diritto per ogni bambino. Per i piccoli Rom è anche una
promessa di un futuro migliore. È per questo che Medici per la Pace con TUTTI A
SCUOLA! vuole sostenere l’inserimento scolastico di circa 20 bambini.
È un aiuto concreto alle famiglie, che spesso nel loro percorso di integrazione
sono ostacolate dalle condizioni di povertà in cui si trovano. Dovendo
provvedere a 3 o 4 figli, per loro i costi del materiale sono una vera e propria
“mazzata”.
Con TUTTI A SCUOLA! entro il 24 settembre raccogliamo zaini, album da disegno,
matite, matite rosse/blu, gomme bianche, temperamatite con contenitore, colori a
matita, pennarelli a punta fine, forbicine a punta arrotondata, colle stick,
penne blu/rosse/verdi cancellabili, quadernini, quadernoni a righe, quadernoni a
quadri, copertine blu/rosse/gialle/verdi/arancioni/trasparenti. Raccogliamo
anche sacchetti di stoffa con l’asciugamano, sacchetti per le scarpe da
ginnastica, tovaglioli, fazzoletti e
confezioni di sapone liquido.
Dai una mano anche tu!
Puoi andare alla cartolibreria Nosè di via Montorio 26 e depositare il materiale
nell’apposito raccoglitore oppure portarlo direttamente nella nostra sede di via
G. Cotta 4 in Borgo Venezia (ci troviamo all’interno della casa di soggiorno Le
Betulle).
Di Fabrizio (del 17/09/2011 @ 08:58:20, in blog, visitato 1791 volte)
AVVISO A CHI LEGGE: In queste pagine troverete articoli che possono piacervi
o meno... se non vi piacciono, poco male: evitate di leggerli, oppure
commentate, magari qualcuno vi risponderà.
Se invece vi piacciono (e magari volete linkarli), fate attenzione a quanto
segue:
Avrete notato che, a parte gli articoli personali, ogni post riporta la fonte e
se possibile la firma da cui proviene. E' giusto così: un modo per riconoscere
il lavoro fatto da altri (spesso redattori sottopagati), che contribuiamo a far
circolare.
Da parte nostra, il compito svolto è notevole e tutt'altro che facile: scegliere
e raccogliere le notizie, verificarle quando possibile, spesso tradurle... e
altro ancora. Un lavoro che svolgiamo da oltre 6 anni,
in diversi (ecco il perché del plurale) e
naturalmente tutti a titolo volontario.
Questo per realizzare un blog libero, indipendente e (si spera) affidabile,
soprattutto perché con gli argomenti che trattiamo è facile fare informazione
cattiva e quindi pericolosa.
Vi chiederete il perché di quello che sembra uno sfogo. Tutto nasce da una mail inviata il 17 agosto 2011:
Spett. redazione, Facendo una ricerca su Google, ho trovato il vostro "I ROM, GLI UOMINI SENZA
STORIA. DA UNA PARTE GLI ZINGARI, DALL’ALTRA IL MONDO INTERO" a firma di
Rosalba Moccia. Anche se manca la data, l'articolo è una copiatura della mia traduzione
dell'articolo originale di Karin Waringo, che comunque è citata come autrice,
postato il 1 agosto 2005. Ne sono sicuro, perché nell'introduzione commisi l'errore di datare il 2 agosto
1944 come il giorno della liberazione del campo di Auschwitz da parte delle
truppe sovietiche, errore che mi fu fatto poi notare nei commenti. La vostra
collaboratrice, oltre all'articolo di Waringo, riprende in toto anche la mia
introduzione, errore compreso.
Non ho niente in contrario a condividere il mio lavoro, ma chiedo che me ne
sia riconosciuta la paternità. Grazie per l'attenzione e distinti saluti Fabrizio Casavola
Risposta dopo un mese? Come dice il poeta: Una beata minchia.
Leggo però (Chi
siamo): "Campo Libero - Per i diritti e le libertà è un’associazione
politico-culturale nata per iniziativa di un gruppo di operatori del mondo
socio-sanitario e del terzo settore e di esponenti di quello politico,
universitario e istituzionale." ...figuriamoci se non avessi avuto la fortuna di incontrare la crème della
crème!!
Quindi sappiate, se per caso finite su quel sito e trovate qualcosa che vi
sembrerebbe interessante, che magari non è farina del sacco di chi firma
l'articolo.
PS: Da notare: quando invece riprendono articoli da La Repubblica Napoli, non
si dimenticano mai di citare la fonte.
Di Fabrizio (del 17/09/2011 @ 09:27:27, in scuola, visitato 1391 volte)
Col
permesso di chi l'ha scritta lo scorso 13 settembre, riporto una comunicazione
riguardo il trasporto scolastico per gli alunni delle scuole dell'obbligo del
campo di via
Idro a Milano.
Il servizio [di trasporto scolastico ndr.] inizierà lunedì 26, con due
settimane di ritardo rispetto l’inizio scolastico.
Questo è quello che venerdì pomeriggio mi ha riferito Don Massimo [Mapelli
di Casa della Carità ndr.] che era stato contattato da qualcuno del Comune
che gli riferiva che era stata inviata una mail al Capo di Gabinetto del Sindaco
(la mail l’avevo mandata io [riportata QUI ndr]
non avendo avuto alcuna risposta dalla Vicesindaco).
La segreteria di Baruffi poco dopo aver ricevuto la mail, mi ha risposto
scrivendomi di aver interessato alla questione il Direttore del Settore Servizi
per Minori, Dott. Mirante. Questo avveniva venerdì mattina, poi più nulla.
Domenica sera, dopo aver letto la
lettera del Sindaco agli studenti, ho scritto anche a lui, purtroppo nessun
cenno di risposta, neanche da parte della sua segreteria!
In conclusione: ieri dei 4 bambini che iniziavano la prima elementare, credo ne
siano arrivati solo due (accompagnati dalle loro famiglie e da Franca); questa
mattina ho incontrato Franca e Tora [le mediatrice scolastiche dell'anno
scorso, attualmente il loro contratto non è ancora rinnovato ndr.] che accompagnavano (a titolo gratuito e
personale) alcuni bambini, credo i due primini di ieri e due bimbe di seconda.
In tutto i bambini che da Idro usufruiscono del servizio di trasporto sono circa
20/25, sicuramente in Via Russo ne vengono 12, in Cesalpino 5 e alle medie ne
vanno altri 6 circa (non so il numero esatto).
Questo è quanto. Avrei voluto scrivervi altro ma, purtroppo, devo constatare che
il vento per i bambini di Idro non ha portato alcun cambiamento …
Laura
Eh no, la mail non c'è... perché nel frattempo in
molti, associazioni, singoli, consiglieri di zona ecc. si sono mobilitati per
quello che a parole si chiama "servizio", nei fatti è un "diritto", il diritto
allo studio. Così, tra una promessa ed un diniego al telefono, anche la mail
ha cambiato forma più volte. Finché la sera di giovedì scorso, arriva un SMS
di Paolo Limonta (i milanesi sanno chi è, ma in campagna elettorale l'hanno
conosciuto in molti anche fuori dai confini cittadini): "si farà di tutto x
iniziare il servizio lunedì, se va malissimo si inizia mercoledì (ma se va
proprio male) e, dal prox anno, niente storie, si inizia dal primo giorno di
scuola."
Un bel gesto, cominciare l'anno con un "grande in bocca al lupo!" da parte del
Sindaco è una bella cosa.
La scuola nella quale principalmente operiamo ha riaperto i battenti lunedì 12.
Attendeva tutti i suoi piccoli studenti, ma all'appello ne sono mancati alcuni:
non c'erano i bimbi Rom che abitano al campo comunale di via Idro.
Elementare.russo è un associazione di volontariato che tra le tante cose, da
qualche anno, è impegnata per migliorare l'integrazione di questi bambini a
scuola. Speravamo davvero di vederli arrivare lunedì 12 come tutti i loro
compagni ma anche quest'anno c'è stato qualche intoppo e l'amministrazione
Comunale non è stata in grado di dare avvio al servizio, come si sperava, fin
dal primo giorno di scuola.
Abbiamo saputo che gli uffici competenti stanno facendo di tutto per far
iniziare il servizio da lunedì 19 con l'impegno per l'anno prossimo di farlo
iniziare con il primo giorno di scuola. Noi ci contiamo perché questo minimo
servizio serve a tutelare un fondamentale diritto per i bambini Rom, il diritto
all'istruzione.
E' cosi importante che il servizio inizi con l'inizio scolastico perché anche i
bambini Rom devono poter godere della "magia" del primo giorno di scuola, perché
entrare in classe insieme ai loro compagni gli consente di vivere il ritmo lento
del rientro a scuola dopo le lunghe vacanze estive, offrendogli la possibilità
di consolidare i rapporti con i compagni e gli insegnanti.
In questa cosa ci crediamo, e lo abbiamo raccontato un anno fa alla telecamera
di Paolo Andriolo che fece un servizio per il
primo giorno di scuola, andato in onda su Telelombardia.
Vogliamo sperare che per il futuro sia possibile trovare una soluzione che
garantisca a questi bambini di frequentare la scuola fin dal suo primo giorno,
come tutti i bambini. Se così non fosse, anche quel poco che le associazioni
come la nostra riescono a fare per migliorare l'integrazione dei bambini Rom
viene messo in discussione.
Le auguriamo dunque buon lavoro e le chiediamo di non spegnerci il sogno di una
Milano migliore, una Milano in cui noi crediamo. Pubblicato da Ass. elementare.russo a 9/15/2011
PS: ovviamente noi rompipalle della Mahalla vi terremo aggiornati...
Dopo un percorso di studi e di integrazione sostenuto dalla Comunità di
Sant'Egidio, ora è stato inserito in una scuola di formazione professionale
Nello scorso febbraio la Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la
promozione dei diritti umani ha approvato il Rapporto conclusivo
dell'indagine sulla condizione di rom, sinti e caminanti in Italia, con una
particolare attenzione al rapporto tra minori e scuola, istruzione e formazione
professionale. Il Rapporto documenta l'importanza della frequentazione
scolastica per i bambini rom, incentivandone lo studio anche attraverso borse di
studio. Un progetto che raccomanda «un forte radicamento civico, rifacendosi
all'art. 34 della Costituzione: "La scuola è aperta a tutti. L'istruzione
inferiore è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di
mezzi, hanno diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze"».
In un documento dello scorso ottobre ("Rom, comunità cristiana e pubbliche
amministrazioni"), la Curia ambrosiana affermava che «il miglior risultato è
l'inserimento scolastico di tanti minori rom: l'integrazione passa da questa
strada». Per dare un segnale propositivo alla propria esperienza trentennale,
nel 2008 la Comunità di Sant'Egidio ha dato vita al programma "Diritto alla
Scuola, Diritto al futuro": tra gli obiettivi la «prevenzione e il contrasto
dell'evasione scolastica». Su questo diritto universale all'istruzione la
Comunità ha organizzato a Milano una rete di solidarietà e sensibilità concreta,
con risultati importanti nell'ottica della sicurezza e dell'integrazione.
Sono 15 i bambini rom e adolescenti che, grazie a borse di studio, hanno
continuato con profitto a frequentare le scuole del quartiere Feltre. Insieme
alla Comunità di Sant'Egidio, anche maestre e cittadini milanesi. Sono gli
stessi genitori dei compagni di banco a sostenere queste borse di studio. Una
solidarietà che dura da oltre due anni, da quando nell'ex palazzina di via
Rubattino furono sgomberati i bambini rom e le loro famiglie.
Questo legame ha fatto nascere conoscenze reciproche, cammini di integrazione
e storie come quella, del tutto particolare, di Marius Draganestj, «uno studente
sedicenne al centro di un progetto piuttosto avventuroso», spiega Elisa
Graziano, insegnante e all'occorrenza anche insegnante di strada. Un anno fa,
grazie al coinvolgimento paziente di volontari e insegnanti, Marius ha seguito
un percorso di studi ritagliato sulle sue particolari esigenze e situazione.
Data l'età non poteva frequentare le scuole elementari e risultava analfabeta
per le scuole medie. Parlava esclusivamente la lingua romanes. Nell'arco di otto
mesi bisognava prepararlo e istruirlo. «Questo era il tempo massimo per non
perdere il treno dei corsi di formazione professionale», continua Elisa.
La determinazione di Marius era così radicata che spesso rinunciava
volontariamente allo svago per studiare. Dall'ottobre del 2010 sino a giugno del
2011, per dieci ore pomeridiane settimanali, sotto la spinta della Comunità di
Sant'Egidio i volontari hanno organizzato una scuola itinerante tra la sede Acli
di via Conterosso e la biblioteca di via Valvassori. «La determinazione di
questo adolescente ci ha aiutati a proseguire - continua Elisa -. Infatti non
abbiamo faticato a fargli rispettare i nostri appuntamenti di studio: ricordo
che un pomeriggio si è presentato bagnato fradicio, ma con i quaderni asciutti,
per aver dormito in un giardinetto sotto l'acqua scrosciante di novembre, dopo
l'ennesimo sgombero». Lezioni continuate regolarmente anche se negli ultimi due
mesi Marius si era spostato a Pavia per abitare in una casa abbandonata.
Sostenuto dall'affetto dei volontari e da una borsa di studio Marius «ha potuto
proseguire sulla strada della sua personale emancipazione, fino a tagliare il
suo primo personalissimo traguardo: l'inserimento in una scuola di formazione
professionale a settembre».
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