Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 01/04/2011 @ 09:35:48, in Italia, visitato 1859 volte)
venerdì 8 aprile · 16.00 - 19.00
Palazzo Frascara, Piazza della Pilotta 4, Roma
Venerdì 8 aprile 2011 si celebra la Giornata Internazionale dei Rom. Per
l'occasione l'Associazione 21 luglio è lieta di invitarvi alla Tavola Rotonda
dal titolo "Dove abitano i diritti umani? I rom e il diritto a un alloggio
adeguato", organizzato insieme ad Amnesty International, che si terrà a partire
dalle ore 16.00 presso la Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università
Gregoriana (Palazzo Frascara, Piazza della Pilotta 4, Roma).
Interverranno:
- Jezerca Tigani, Segretariato Internazionale di Amnesty International;
- Carlo Stasolla, Associazione 21 luglio;
- Marco Brazzoduro, docente di Politica Sociale presso l'Università La Sapienza
di Roma;
- Roberto De Angelis, docente di Sociologia Urbana presso l’Università La
Sapienza;
- Francesco Careri, ricercatore di Architettura presso l'Università di Roma
"Roma Tre";
- lldiko Orsos, esperta in Pedagogia Sociale dell'Associazione 21 luglio.
A conclusione della Tavola Rotonda, sarà proiettato il film-documentario "Io,
la mia famiglia rom e Woody Allen", il documentario italiano più premiato
nel 2010, in cui la giovane regista Laura Halilovic, racconta, attraverso
l'occhio suggestivo della telecamera, i momenti cruciali del passaggio dalla sua
vita in un campo rom a quella in una casa in un quartiere popolare della
periferia di Torino.
Vi aspettiamo numerosi per confrontarci insieme sulla questione del diritto a un
alloggio adeguato per il popolo romanì e per combattere quel pregiudizio diffuso
secondo cui i rom vorrebbero vivere nei campi e non in case "normali".
L'appuntamento su Facebook
Di Daniele (del 01/04/2011 @ 09:48:19, in Europa, visitato 1964 volte)
Da
Slovak_Roma
Includendo tutte le donne. By Jens Wandel
L'8 marzo di quest'anno abbiamo festeggiato i 100 anni dell'avvocatura per la
parità dei diritti delle donne. E tuttavia resta ancora molto da fare per
realizzare i pieni diritti di parità delle donne. Questo è particolarmente vero
per le donne dei gruppi di minoranza.
In tutta Europa, le donne rom sono tra le popolazioni più svantaggiate.
In media, una donna rom in Slovacchia si stima che muoia 17 anni prima di una
donna non rom, le ragazze rom hanno il doppio di probabilità di avere figli
prima del loro 20° anno di età a dispetto delle ragazze non-rom, e quindi le
donne rom hanno meno probabilità di completare la loro formazione. Hanno meno
possibilità di imparare a leggere e più probabilità di essere disoccupate
rispetto alle donne non rom ed agli uomini rom.
Sostenere l'istruzione per le ragazze e le donne rom è un investimento saggio.
Studi sullo sviluppo di tutto il mondo, mostrano che l'investimento nel
benessere e nell'educazione delle ragazze e delle donne, ha un impatto positivo
non solo sulla loro propria vita, ma anche sulle generazioni future. Fornire le
competenze e promuovere l'istruzione delle ragazze, porta a tassi più elevati di
occupazione e di reddito, e minore mortalità materna ed infantile.
Lívia Járóka, membro ungherese del parlamento europeo – e una donna rom – ha
detto che è stato il rifiuto dei suoi genitori di metterla in una classe
separata, uno dei motivi per cui è riuscita nella vita. (http://www.womenlobby.org/spip.php?article1174)
Il "decennio dell'integrazione rom" in corso, è impegnato con successo in
numerosi paesi europei ad adottare misure per migliorare la condizione dei rom
nei loro paesi. Questa primavera, la commissione europea dovrebbe proporre una
nuova – e molto necessaria – strategia per l'inclusione dei rom.
Il prossimo rapporto regionale UNDP per lo sviluppo umano dal titolo Al di là
della transizione: Verso le società inclusive focalizzate nell'inclusione
sociale. Esso rileva che un terzo della popolazione della regione è esclusa
dalla società ed introduce un modo pratico per misurare il livello in cui le
persone sono escluse dalla vita economica, dai servizi sociali, dalla reti
sociali e dalla partecipazione civica.
Il provvedimento fornisce ai responsabili politici le prove di cui hanno
bisogno per rispondere alle esigenze dei cittadini. Esso può essere suddiviso in
modo che i responsabili politici possono vedere come l'esclusione appare nel
loro paese, dov'è geograficamente ed in quale misura si riferisce all'esclusione
economica o di altri fattori spesso trascurati, quali l'accesso alle reti ed hai
servizi sociali.
I sostenitore del rapporto per le politiche di inclusione si regolano nel
contesto di sviluppo locale, come le esigenze specifiche delle donne rom.
È indispensabile prendere in considerazione le esperienze delle donne rom quando
si tratta di strategie politiche che mirano ad affrontare le sfide per le
comunità rom.
Fare in modo che i rom siano inclusi nella società è estremamente collegato alle
questioni di parità tra i sessi e richiede un dialogo con le donne rom.
Per esempio, una donna rom può esitare prima di riferire di una violenza
domestica – può pensare che la violenza domestica discrediti la sua famiglia e
rafforzi gli stereotipi negativi.
Le esigenze specifiche delle donne rom devono essere riconosciute ed accolte o
le iniziative di integrazione possono portare ad un ulteriore marginalizzazione.
La diversità è un motivo per festeggiare ed è un motivo ingiustificabile per le
persone di essere lasciati indietro.
Inclusione non significa assimilazione. Significa parità di accesso alle risorse
e alle opportunità, come l'istruzione o l'assistenza sanitaria. Significa avere
una voce nella società.
In occasione della Giornata Internazionale della Donna, siamo con le donne rom e
riconosciamo che tutti noi abbiamo bisogno di contribuire a trovare modi
efficaci per includere le donne rom nella società.
Jens Wandel è vice direttore dell'ufficio regionale dell'UNDP (United Nations Development Programme ndr.) e direttore del
centro regionale di Bratislava UNDP
Di Fabrizio (del 01/04/2011 @ 14:20:30, in Regole, visitato 1627 volte)
Indispensabile iscriversi alla Lista elettorale aggiunta del Comune di
residenza. Tempo fino al 4 aprile.
01 aprile 2011 - Il 15 e il 16 maggio prossimo anche i cittadini comunitari
residenti in Italia saranno chiamati alle urne in oltre 1300 Comuni per eleggere
il Sindaco ed i consiglieri comunali.
Per godere del diritto di voto è necessario iscriversi ad una Lista
elettorale aggiunta presso il Comune di residenza entro il 4 aprile. La
procedura è molto semplice: basta recarsi presso l'Ufficio elettorale comunale e
riempire il modulo precompilato appositamente realizzato o, laddove l'Ufficio ne
fosse sprovvisto, formulare una richiesta su carta semplice in cui vanno
indicati i dati personali, la cittadinanza, l'attuale residenza e l'indirizzo
nello Stato di origine. Il Comune, fatte le opportune verifiche, iscriverà il
richiedente nell'apposita lista aggiunta e gli invierà la tessera elettorale,
documento da conservare con cura per esercitare il diritto di voto in occasione
di ogni elezione al quale il cittadino comunitario potrà partecipare.
L'iscrizione alle liste aggiunte resta valida fino ad eventuale richiesta di
cancellazione da parte dell'interessato, oppure fino a che non intervenga una
cancellazione d'ufficio a seguito di trasferimento dell'elettore in un altro
Comune di residenza oppure di perdita dei diritto di voto.
I Comuni cercheranno di tutelare il diritto di voto anche dei "ritardatari"
ossia coloro che si iscriveranno alla Lista dopo il 4 aprile.
Per i cittadini comunitari che invece intendono candidarsi come consiglieri
comunali le date da tenere a mente sono il 15 e il 16 aprile: in questi giorni,
all'atto del deposito della lista dei candidati, oltre alla documentazione
richiesta per i cittadini italiani va aggiunta una dichiarazione contenente
l'indicazione della cittadinanza, dell'attuale residenza e dell'indirizzo nello
Stato di origine nonché un attestato in data non inferiore a tre mesi
dell'autorità amministrativa competente dello Stato membro di origine, dal quale
risulti che l'interessato non è decaduto dal diritto di eleggibilità.
Da tenere bene presente che i cittadini comunitari non possono candidarsi
alla carica di Sindaco.
(Maria Rita Porceddu)
Di Fabrizio (del 02/04/2011 @ 09:08:11, in Europa, visitato 1779 volte)
Osservatorio Balcani e Caucaso Cornel Ban 25 marzo 2011
Romania rurale - Adam Jones, Ph.D./flickr
Negli anni passati, per molti romeni (provenienti soprattutto dalle zone
rurali) l'emigrazione ha rappresentato un'occasione di riscatto economico e
sociale. Oggi la crisi ha cambiato le prospettive, ma il ritorno in Romania non
sembra una strada percorribile, e il futuro appare pieno di incognite
"È davvero dura qui. Lavoriamo di più e siamo pagati di meno... turni di
tredici e quattordici ore in lavori di ristrutturazione sono diventati la norma.
Mio fratello ed io siamo fortunati a trovare ancora lavoro qua e là a Madrid. Ma
penso che quest'estate non potremo permetterci di tornare a casa. È la prima
volta in sette anni che non lo facciamo. Abbiamo sempre mantenuto le spese al
minimo, abbiamo comprato il cibo più scadente e non abbiamo acquistato un'auto
vistosa, anche quando i tempi erano migliori. Abbiamo risparmiato per costruire
una casa in Romania e avere dei soldi per i tempi difficili. Ma adesso
guadagniamo a malapena per un appartamento sovraffollato, il cibo e duecento
euro al mese da spedire alla nostra famiglia in Romania".
Miti logori
Nicu Pop è sempre stato un inguaribile ottimista, ed è evidente che questa
triste conversazione non è da lui. I suoi colleghi lo hanno sempre preso in giro
per il ottimismo sconfinato. Ma la situazione, oggi, è abbastanza cupa da
oscurare le aspettative anche dei più resistenti tra i lavoratori romeni
impiegati nel settore edilizio spagnolo ed irlandese, un tempo in forte
espansione. E con questi Paesi che scricchiolano sotto l'austerità fiscale e con
i loro paesaggi urbani pieni di case vuote di recente costruzione, è chiaro che
i posti di lavoro nell'edilizia, la nicchia di mercato di lavoro preferita dai
lavoratori immigrati romeni, non torneranno mai più.
"Per anni ho fatto gli straordinari, ed ero disposto a mettere le mani sul fuoco
se il datore di lavoro lo avesse chiesto. Ora però tutto sta cadendo a pezzi, e
non ho idea di cosa fare. Alcuni dicono che dovremmo andare altrove in Europa,
ma i miei unici contatti sono a Dublino. E nemmeno lì c'è lavoro. Forse
dovrebbero radunarci tutti e spedirci a casa, così non avremmo più illusioni sul
fatto che qui contiamo qualcosa".
I miti sulle ricompense del duro lavoro fisico sono crollati tra i romeni
emigrati in questi anni, in gran parte giovani uomini provenienti da zone
rurali, la cui unica esperienza lavorativa prima dell'emigrazione era stata la
massacrante attività agricola in un villaggio della Transilvania o lunghi
spostamenti per lavorare in fabbrica, spesso con turni duri e bassa
retribuzione.
Tuttavia, la diminuzione delle opportunità lavorative in Spagna ed Irlanda non
ha provocato una massiccia emigrazione di ritorno verso la Romania. Al
contrario, secondo le statistiche del governo di Bucarest, quasi mezzo milione
di romeni ha presentato domanda e 140.000 hanno ottenuto un contratto di lavoro
in Europa occidentale attraverso l'agenzia di collocamento governativa. Mentre
Italia e Spagna sono state le destinazioni preferite durante l'ultimo decennio,
nel 2010 la maggior parte di coloro che sono partiti hanno fatto ingresso nel
mercato britannico e tedesco, con l'agricoltura ad assorbire la maggior parte
dell'afflusso.
Niente ritorno a casa
Perché i romeni continuano a partire e perché gli immigrati disoccupati e
sottoccupati non hanno fatto ritorno? In primo luogo, la maggioranza degli
emigranti sono partiti da regioni rurali, dove si trovavano di fronte alla
prospettiva di un'agricoltura di sussistenza, a sussidi di disoccupazione
estremamente bassi ed a breve termine, con difficoltà d'accesso ai servizi
pubblici e un'estrema scarsità di lavoro salariato. Per quanto possa essere
difficile la vita nelle case popolari degli immigrati a Barcellona o Dublino,
almeno ci sono i recenti ricordi del successo economico a cui gli immigrati
possono attingere per mantenere la propria capacità di resistere durante la
crisi.
Oltretutto, in Europa occidentale gli immigrati possono restare a galla durante
la crisi grazie ad una combinazione di livelli accettabili di sussidi di
disoccupazione e un ottimo accesso all'assistenza sanitaria, elementi questi
molto insoddisfacenti in Romania. Inoltre, decine di migliaia di famiglie di
immigrati hanno bambini che sono nati nei Paesi di destinazione o sono andati a
scuola lì.
Per questi bambini la lingua romena è la lingua che parlano a casa con genitori
e fratelli, magari in forma dialettale, piuttosto che la lingua della maggior
parte delle loro attività quotidiane. Senza un'esposizione al sistema scolastico
romeno, dove è insegnato il romeno standard, è probabile che questi bambini
incontrerebbero difficoltà a scuola se fossero "riportati" al sistema
d'istruzione romeno.
Al contrario, pur essendo socialmente gratificante, la vita di villaggio in
Romania offre poco in termini di speranza. Durante l'ultimo decennio,
l'interazione tipica tra lavoratori emigranti e le loro comunità d'origine
avvenuta durante le vacanze di agosto e alla fine di dicembre, quando i villaggi
ritornano alla vita con gli emigranti che riempiono i pub, lavorano alla
costruzione di grandi case e sfoggiano auto semi-nuove.
Ritornare nello stesso posto a metà novembre o all'inizio di febbraio è una cosa
diversa. Come dice scherzando Tabara Marin, un camionista licenziato che ha
trascorso cinque mesi in disoccupazione in Spagna, "mia moglie ed io vivevamo in
un'angusta casa popolare ad Almeria (Spagna), orari di lavoro pazzeschi e così
via. Poi entrambi abbiamo perso il lavoro e non trovavamo nulla, non importa
quanto cercassimo, e abbiamo anche pensato di superare i tempi duri,
approfittando dei sussidi, e di tornare a vivere nel nostro villaggio natio.
Dopo un mese, però, mi volevo suicidare...Fango sulle strade, età media sui
settant'anni... Il miglior lavoro che puoi trovare è fare il contadino per un
delinquente del posto, che paga sei euro al giorno. Quindi abbiamo deciso,
ritorneremo in Spagna. Almeno lì possiamo sperare che la crisi passerà e che
troveremo un lavoro, mentre qui, anche quando ritorneranno i tempi buoni, i
lavori resteranno malpagati, l'ospedale sarà sempre un buco e la scuola
continuerà a cadere a pezzi".
Prospettive grigie
Fin dall'inizio della modernizzazione economica della Romania nel XIX
secolo, l'industria e i servizi potevano contare su un esercito di manodopera a
basso costo, proveniente dai villaggi. Questo è stato il caso soprattutto
durante l'esperienza romena di sviluppo economico (neo)stalinista, quando la
crescita a rotta di collo nell'industria ha lasciato nelle campagne quasi metà
della popolazione.
Durante gli ultimi dieci anni è stato il boom immobiliare dell'Europa
meridionale e dell'Irlanda a beneficiare dell'afflusso di quasi due milioni di
giovani romeni, la maggior parte dei quali proveniente dai villaggi, ma disposta
a lavorare in cambio di salari bassi e munita di almeno dieci anni d'istruzione
e di una certa esposizione alle competenze di formazione professionale.
Adesso che la bolla immobiliare è scoppiata e il loro Paese d'origine offre loro
ben poco, oltre a salari molto bassi e uno smantellamento sistematico dei
diritti dei lavoratori, la più dinamica gioventù rurale della Romania affronta
una lunga e scoraggiante traversata verso un'incertezza e precarietà ancora
maggiori.
Come dice Nicu Pop con un sorriso sarcastico, "dopo che i lavori e i sussidi di
disoccupazione saranno finiti e quando saranno esauriti i nostri risparmi, non
avremo altra scelta che tornare a casa, senza illusioni, e lavorare la terra,
come i nostri nonni. Non è proprio quello che avevamo in mente in tutti questi
anni, ma almeno mangeremo pomodori biologici e carne senza additivi chimici,
cosa che nemmeno i ricchi di Madrid possono permettersi".
Di Fabrizio (del 02/04/2011 @ 09:40:37, in media, visitato 1650 volte)
martedì 5 aprile dalle 19.30
Officine Corsare Circolo ARCI - Via Pallavicino 35 Torino, Italy
50 ANNI PER I DIRITTI UMANI IN TOUR DI AMNESTY INTERNATIONAL
I lunedì dei diritti umani – VIII edizione 2011
Dalle 19.30 ci sarà la proiezione del film
Io, la mia famiglia Rom e Woody Allen di Laura Halilovic
Intervengono Rosanna Falsetta (Associazione Terra del Fuoco) e Giulia
Castellazzi (Amnesty International).
Al termine del film Svoboda Orchestra in concerto.
Vi aspettiamo numerosi, il film, per chi non lo avesse visto è molto bello e
istruttivo. Il concerto sarà verso le 22.
L'appuntamento su
Facebook
Sabato 9 aprile, ore 18.00
SALA HOVAN Grottaferrata (Roma)
THEATRE ROM in collaborazione con
NUOVE TRIBU' ZULU
Vi invitano ad
Incontri con l'autore, Andrea Camerini presenta
Antun Blazevic
SPERANZA
"Io, se fosse possibile, auspicherei che il massimo numero di persone in questo
nostro malandato paese che pencola pericolosamente verso il razzismo e la
xenofobia potesse conoscere Toni per imparare da lui alcuni principi semplici e
fondamentali come la vita stessa. Toni sa parlare al cuore degli uomini, ma sa
parlare anche all’anima delle cose che noi giudichiamo sprovviste di
linguaggio".
Moni Ovadia
L'appuntamento su
Facebook
Di Fabrizio (del 03/04/2011 @ 09:16:53, in media, visitato 3559 volte)
Da
Czech_Roma
Da
Artists Initiative against Romaphobia and Antitziganism a:
Ms. Abbe Raven CEO of A&E Network 235 East 45th Street New York NY 10017
16 marzo 2011
Venerdì 11 marzo 2011, veniva trasmessa da A&E Network la puntata di Criminal Minds
intitolata
Bloodlines.
La storia di quest'episodio narra di come una famiglia di zingari rapisce due
giovani ragazze di 10 anni, volendo che una di loro sia la sposa del loro
figlio. Gli zingari tagliano la gola dei genitori, ed apprendiamo attraverso
l'inchiesta che il ragazzo è stato costretto ad uccidere uno dei genitori
seguendo le istruzioni dategli da suo padre. Questo è considerato un "rito di
passaggio" dall'adolescenza all'età adulta. In seguito al ragazzo viene
insegnato dai genitori come rubare da un manichino con appese delle campanelle,
ed il pubblico viene informato da "esperti detective" che questo è il test delle
sette campanelle, un metodo zingaro adoperato per insegnare il borseggio ai
bambini. Mentre il ragazzo si impratichisce, la prima ragazza viene sequestrata.
Il padre decide di ucciderla. Sua moglie gli ricorda che loro non uccidono le
bambine. Mentre continua la puntata, gli "esperi detective" spiegano che "molti
Rom si guadagnano da vivere come ladruncoli" assieme ad altre dichiarazioni
basate su convinzioni razziste e stereotipate. Alla fine, viene rivelato che ci
sono numerose famiglie zingare che vivono negli Stati Uniti, uccidendo genitori
e rapendo le loro figlie. La scena finale dello spettacolo mostra ancora un
altro ragazzo di dieci anni coi suoi genitori, che si preparano ad uccidere un
altro gruppo di genitori e rapire la loro figlia.
Mentre questo episodio andava in onda, aveva luogo una manifestazione di
suprematisti bianchi a Novy Bydzov nella Repubblica Ceca. Manifestazione
invocata da un sindaco che afferma "Loro (i Rom) vagabondano per la città, danno
fastidio, rubando e violentando. Mentre un cittadino rispettabile, gli zingari
seduti pigramente sulle panchine in piazza chiacchierano allegramente."- Prague Daily Monitor,
26 novembre 2010.
Le condizioni dei Rom nella Repubblica Ceca sono spaventose. Sono avvenute
sterilizzazioni forzate dagli anni '70 sino almeno al 2007. I bambini rom
vengono inseriti in scuole per disabili mentali, anche se hanno un buon
punteggio nei test. I Rom hanno fatto causa ed hanno vinto per il diritto di
essere istruiti nel sistema scolastico pubblico ceco, ma non hanno ancora il
permesso di mettere piede all'interno di una classe regolare. Altrove
nell'Unione Europea, ai Rom vengono prese le impronte digitali e fotosegnalati
in Italia, una diretta violazione delle normative sui diritti umani stabilite
dall'ONU. L'ultima volta che successe, Hitler era al potere ed i Rom venivano
spediti alle camere a gas. I Rom vengono deportati da Francia, Italia, Germania,
con l'Inghilterra a seguire, anche se hanno vissuti per oltre dieci anni in
questi paesi.
Sterilizzazioni forzate, diniego dell'istruzione e del lavoro, presa delle
impronte digitali e fotosegnalamenti, queste azioni sono oscene secondo il modo
di pensare americano, tuttavia, non ci facciamo caso, perché gli zingari sono
davvero sporchi, dopotutto, è così che vengono rappresentati in TV.
Contrariamente alle osservazioni fatte nella trasmissione, la maggior parte
dei Rom non ruba. Non negherò che qualcuno lo faccia, ma possiamo indire una
gara tra membri che non abbiano mai commesso un crimine? I bambini rom non
"nascono per rubare", né i loro genitori glielo insegnano. Il manichino con le
campanelle è una creazione di Victor Hugo per il suo romanzo "Il Gobbo di Notre
Dame".
Ai bambini rom in Europa viene negata un'istruzione che li aiuti ad uscire
dalla povertà. I genitori non rubano spose per i loro figli, e non rapiscono i
bambini. La trasmissione dice che gli zingari in USA continuano ad uccidere e
rapire perché sono nomadi, ma l'85-90% dell'intera popolazione rom si è
sedentarizzata. Ma ancora più importante, per i Rom il crimine di omicidio non
solo è considerato atroce, ma chi lo commette viene espulso dalla società.
I politici europei offendono i Rom e li usano come capro espiatorio,
sostenendo che sono responsabili degli alti tassi di criminalità, delle cattive
condizioni economiche e della maggior parte dei mali sociali. Ma ancora
rifiutano di attuare i piani dell'Unione Europea per l'inclusione rom ed
ignorano i regolamenti UE sul trattamento delle minoranze entro i confini UE.
Usando queste tattiche, i politici in Europa garantiscono il continuo delle
persecuzioni, delle discriminazioni e l'uccisione dei Rom negli anni a venire.
La dichiarazione di intenti della vostra azienda recita riguardo all'ambiente
di lavoro:
Crediamo che i nostri, prodotti e servizi siano soltanto buoni come la
gente che li crea. Perciò, abbiamo un impegno verso alti valori etici
e per creare un ambiente di lavoro dove i dipendenti siano incoraggiati a
lottare per l'eccellenza professionale. La diversità della nostra forza
lavoro gioca un ruolo sempre più importante nell'incontrare questo impegno.
Le diversità vanno oltre razza, colore, credo od orientamento sessuale.
Diversità che è la combinazione di tratti e caratteristiche che rendono
ciascuno di noi unico e che ci porta assieme a raggiungere i nostri
obiettivi. Diversità significa rispetto, apertura, innovazione e
conoscenza. E' quello che facciamo nel nostro business.
Ora vi chiediamo di difendere ciò che pretendete di abbracciare. Non vi
chiediamo di cancellare lo show,solo di ritirare quell'episodio. Promuove il
razzismo e gli stereotipi, che mantengono i Rom tanto negli Stati Uniti che in
Europa in perpetua povertà e persecuzione.
Firmato congiuntamente da:
- Maurizio Cimino, photographer, Italy
- Irina Costache, academic, Central European University, Romania
- Ciuin Ferrin, writer and lead researcher for O Porrajmos Education Society, USA
- Els de Groen, writer, poet, former MEP, Netherlands
- Simina Guga, Romani activist, Romania
- Bajram Haliti, President of the "Journalism-informative agency of Roma", Serbia
- Dr. Ian Hancock, Director of The Romani Archives and Documentation Center,
Commissioner in the State Holocaust and Genocide Commission, USA
- Max Heijndijk, photographer, Netherlands
- Nada Kokotovic, Film and Theatre Director, Choreographer, Germany
- Roxana Marin, United States Visitors' Program alumna and President of the Centre
for Action and Responsibility in Education, Romania
- Valery Novoselsky, editor of the Roma Virtual Network, RVN, Israel
- Viola Hinz-Hassan Pour Razavi, dancer, Germany
- Niko Rergo, researcher, teacher, lawyer, writer, Ukraine
- Anouk Sluizer, new media and film maker, Netherlands
- Hans Wahler, sculptor, restorer, architect, teacher, photographer, Greece
Di Fabrizio (del 03/04/2011 @ 11:17:19, in casa, visitato 1838 volte)
mar 30, 2011
Noto: Il Sindaco, alla presenza dei Vigili Urbani e degli
Agenti della Questura
e del Commissariato di Noto, ha incontrato una delegazione della Comunità dei "caminanti"
per affrontare in maniera diretta il problema dell'abusivismo, delle demolizioni
e del rispetto della legalità all'interno della Città di Noto.
In questo incontro, presente anche il sig. Fiasché Corrado, si è convenuto di
tracciare un accordo che potesse permettere di bloccare il fenomeno
dell'abusivismo e consentire anche ai "caminanti" di poter costruire nella
legalità, rispettando le regole civili e sociali.
L'impegno preso dai rappresentanti della Comunità dei "caminanti" è quello di
bloccare qualsiasi attività edilizia abusiva. Nel contempo l'Amministrazione
provvederà ad attuare un programma di edilizia sociale che permetterà di
individuare delle aree onde consentire ai "caminanti" di costruire nel rispetto
della legge e dei regolamenti comunali; nonché ad attuare dei piani di recupero
delle zone oggetto di edificazione abusiva, permettendo in tal modo, previo
pagamento di quanto dovuto per legge, di regolarizzare quelle abitazioni con la
fornitura dei servizi essenziali e delle opere di urbanizzazione necessari.
Chiaramente tutto ciò non potrà riguardare le ipotesi di inedificabilità
assoluta.
Il Sindaco ha dato notizia di tale incontro al Procuratore della Repubblica
Rossi, il quale per grandi linee ha condiviso l'impostazione dell'intesa di
carattere amministrativo, ritenendo la strada politica e della collaborazione
l'unica possibile per arginare un fenomeno dilagante che la sola repressione non
è in condizione di potere arrestare.
Nel pomeriggio di ieri il sindaco ha riunito tutti i capigruppo consiliari di
maggioranza e di opposizione per far si che tale progetto possa essere condiviso
da tutte le forze politiche, in maniera bipartisan, perché sarebbe l'unico modo
di affrontare il serio problema di natura prevalentemente sociale che riguarda
circa 3.500 cittadini di Noto.
Si ritiene tale azione ormai non più differibile e si ritiene che la stessa
potrebbe avviare un processo serio di integrazione nella vista sociale ma
soprattutto arrestare un processo di illegalità che, peraltro, non ha portato ad
alcun vantaggio economico per i "caminanti" i quali molte volte sono stati
tratti in inganno da vari soggetti e vari professionisti che promettevano di
regolarizzare immobili abusivi ma che di fatto non ottenevano il risultato
promesso, lasciando tali costruzioni nella loro illegalità e di fatto
giuridicamente e catastalmente inesistenti.
Si ritiene che tale gesto politico, che deve coinvolgere tutte le forze
sociali e politiche della Città, oltre ad essere un importantissimo gesto per la
risoluzione del problema edificatorio di questa comunità. A giorni il Sindaco e
i Consiglieri comunali incontreranno la delegazione dei "caminanti" assieme ai
rappresentanti dell'Ufficio tecnico e dell'Ufficio legale del Comune per portare
avanti un'azione mirata alla creazione di questa edilizia sociale da inserire in
un più ampio contesto di piano di zona per edilizia popolare.
Tale azione verrà anche condivisa con le forze sociali della Città e
comunicata alla Procura della Repubblica e alle Forze dell'ordine che hanno
dimostrato ad oggi grande attenzione per la tutela del territorio.
Proprio ieri è pervenuto al Sindaco di Noto un plauso da parte del
Presidente
regionale di Legambiente, dott. Mimmo Fontana, per tale iniziativa che
costituisce l'avvio di un procedimento che non è riuscito in nessuna parte della
Sicilia.
Di Fabrizio (del 04/04/2011 @ 09:08:56, in Italia, visitato 1626 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir
Finalmente è arrivata la notizia tanto attesa: niente tendopoli, niente CIE a
Coltano. La gestione dei profughi toccherà alla Regione che li distribuirà in
piccoli gruppi nelle singole città Toscane.
Qualche giorno fa, quando il Governo scelse la ex base radar di Coltano, come
luogo di "accoglienza", cogliendo di sorpresa e in contropiede
l'amministrazione, ci fu un'alzata netta di scudi alla scelta di quel posto
disumano e tetro.
Direttamente o indirettamente Amministratori, forze politiche, semplici
cittadini non esitarono a sottolineare la "problematicità" di quell'area. Era
l'argomento forte: "Noi qui in quest'area abbiamo già una forte presenza di
Rom..." Il senso era: abbiamo già dato accoglienza a centinaia di Rom, che
sono un peso non indifferente per tutta la città, siamo già impegnati in
continui sgomberi di accampamenti Rom, costringendoli a dormire nei furgoni con
donne e bambini nelle notti fredde e gelide e se lo fanno non è per protesta o
per spirito di un clamore pubblicitario, ma per reale necessità! "Pisa ha già
dato, Pisa è satura!"
Sembra che l'argomento abbia fatto breccia anche nei Palazzi del Governo: Pisa,
grazie anche per la presenza dei Rom non avrà alle sue porte alcun lager,
nessuna tendopoli, nessun Centro Identificazione per Espulsioni (C.I.E.)
Si riparte, grazie a Dio a forme di accoglienza più umana e democratica.
E' una vittoria di tutti, stempera gli animi e ci riempie di soddisfazione... ma
non dimentichiamo di riconoscere che gran parte del merito di questa conquista è
proprio di tutti quei Rom che abbiamo "usato" per far valere il nostro rifiuto
ad una tendopoli a Coltano, alle centinaia di Rom sistemati nei vari campi
nomadi autorizzati, ma anche quelli che vivono in accampamenti di fortuna, con
la paura di venire sgomberati per l'ennesima volta e dover ricorrere di nuovo a
miserabili furgoni per trascorrere altre scomode notti.
Beh, un ringraziamento se lo meritano anche loro, non vi pare?
"Coltano-Pisa: la dignità prima di tutto..." è il bel messaggio scritto
su uno striscione, anche i Rom non lo dimenticheranno.
2 Aprile 2011 – campo Rom di Coltano
Di Fabrizio (del 04/04/2011 @ 09:14:31, in Italia, visitato 1985 volte)
Lettera aperta a Giuliano Pisapia, letta il 31 marzo all'incontro
elettorale in via Sammartini 106
Scriviamo dal campo sosta comunale di via Idro 62. Esiste da 22 anni ed ospita
circa 130 cittadini italiani, che abitano in zona da 50 anni.
Il nostro grosso guaio è che siamo ZINGARI, e che su di noi ci siano molte voci
sbagliate. Tra queste, parlando di questo periodo: che alle elezioni chi ci
difende perde voti, invece di guadagnarne. Stasera, assieme a voi, proveremo a
ribaltare almeno questo pregiudizio.
Riguardo a noi, la giunta Moratti è stata chiara, da due anni ripete che a
Milano non ci saranno più campi nomadi. Ha solo dimenticato qualche "piccolo"
particolare: nei campi non ci vuole, in giro per la città neanche, case non ne
vuole assegnare... Forse pensa che siamo biodegradabili!
Così, in questa zona, proprio dove abitiamo noi, ha previsto (ricordatevi:
NIENTE + CAMPI ROM), di mandare via noi, cittadini italiani che in zona ci siamo
da sempre, per costruire un nuovo campo da 600 persone, a rotazione ogni 3 mesi.
Non occorre essere un candidato sindaco a Milano, per capire che questa grande
invenzione della Moratti (che nessuno del Comune si è mai sognato di discutere
con la zona 2) non piace a nessuno: sicuramente non a noi, ma nemmeno ai
cittadini che vivono nell'arco di un km. dal campo, e non piace alle
associazioni e ai partiti della zona, con cui da mesi stiamo dialogando.
L'esperienza di Triboniano dimostra che un mega-campo simile è ingestibile e che
viverci dentro è un inferno. E noi, che in tanti anni di sacrifici siamo
riusciti a sollevarci da una situazione che era simile a quella di chi arriva
oggi nei campi "abusivi", corriamo il rischio di trovarci ricacciati indietro di
decenni.
Chi ci guadagna? Ognuno faccia i suoi calcoli, ma attorno a noi ci sono almeno
10.000 altri cittadini che non aspettano altro che una sua parola contro questa
pazzia. Anche se di elezioni non ne capiamo molto, pensiamo che in un momento
dove le percentuali danno i due maggiori candidati quasi alla pari, questi voti
possano essere decisivi.
PERMETTETE POCHE PAROLE SU COSA CHIEDEREMO ALLA VOSTRA NUOVA GIUNTA:
La Moratti ha stanziato fior di milioni per la politica verso i Rom e i Sinti,
ha promesso incentivi a chi lasciava i campi, ma dopo tutto questo tempo la
nostra impressione è che quei soldi finiranno nelle solite tasche.
Noi non siamo abituati a chiedere qualcosa al Comune, vorremmo però che almeno
le promesse fossero mantenute e che nel nostro campo, che una volta era nominato
come un campo modello, ci fosse almeno la manutenzione ordinaria.
Da vent'anni ci siamo organizzati in cooperativa, operiamo nel mantenimento del
verde. In passato, anche con sindaci di destra come Formentini o Albertini, il
comune ci appaltava qualche lavoro e potevano campare una ventina di noi. Questa
giunta ci ha richiesto un sacco di documenti per provare la nostra regolarità,
ancora una volta ha promesso mari e monti, ma poi ha azzerato tutte le commesse.
E' la stessa giunta degli oltre 350 sgomberi in due anni e mezzo, dove il figlio
della Moratti può costruire quello che vuole, ma poi si radono al suolo le
roulotte con le ruspe. Debole coi forti, forte coi deboli. E' questo il modello
di integrazione che ci offrite?
Nomadi, non lo siamo più da anni, ed oggi non sarebbe neanche più possibile.
Abbiamo bisogno di SICUREZZA e ONESTA' da parte di chi amministra, non di slogan
o promesse. E come noi, ne hanno bisogno anche gli altri cittadini.
Dopo decenni di silenzio, la Moratti ci ha spinto a cercare dialogo, non ci
lasci soli e non stia zitto, perché ce ne pentiremmo tutti.
PER TERMINARE: anche la Moratti ha iniziato la sua personale caccia al voto, e
non si fa scrupolo di allearsi con liste dichiaratamente neofasciste. Sconfigga
questa alleanza, Milano e la sua storia non lo meritano; ed il nostro popolo ha
pagato, e rischia di pagare nuovamente, un altissimo tributo al fascismo.
|