Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
La proposta del governo svedese di documentare gli abusi contro la
popolazione rom del paese ha incontrato reazioni contrastanti tra gli attivisti
rom.
31/01/2011 - "Abbiamo già abbastanza dei nostri problemi attuali" ha
detto domenica Rosita Grönfors (in foto),
del Forum Internazionale Donne Rom e Viaggianti (IRKF), all'agenzia TT.
Il rapporto, che documenterà la discriminazione nella storia, includerà le
sterilizzazioni forzate e la mancanza dei diritti di voto, ha riportato domenica
la Televisione Svedese
(SVT).
Eric Ullenhag, ministro all'integrazione, ha detto alla SVT che saranno
individuate le istituzioni sociali responsabili degli abusi. Tuttavia,
l'indagine non obbligherà lo stato a risarcire i Rom coinvolti.
Maria Leissner, ex presidente della delegazione governativa sulle questioni
rom, avrebbe preferito una commissione di verità, ma ritiene che nel
complesso il rapporto svolgerà lo stesso ruolo.
"Quello che ora è importante è ottenere le testimonianze dei Rom. Devono
sentirsi liberi di parlare della loro realtà," ha detto domenica
all'agenzia TT.
Tuttavia, ha detto Grönfors, elaborare vecchi abusi dalla storia non aiuta i
Rom ora.
"Penso che dovrebbero ignorare cos'è successo, è storia. Voglio che invece il
governo si prenda cura dei Rom che sono discriminati ora," ha aggiunto domenica.
Conosco bene la questione e ho sentito a tal proposito i commenti di Rosita
Grönfors (tra gli altri), ma può essere il caso che le preoccupazioni non
emergano in modo chiaro per le differenze tra la lingua inglese e lo svedese.
Perché se si leggono le stesse parole, ma in svedese, il significato sarà molto
diverso.
Una parte degli obbiettivi della delegazione sulle questioni rom era di
raccogliere informazioni sulla situazione dei Rom in Svezia e fare proposte per
le aree problematiche. Una di queste proposte era di istituire una Commissione
sulla Verità. La Commissione avrebbe raccolto informazioni su tutte le azioni
negative compiute dallo stato svedese contro i Rom, così da iniziare un processo
per rimediare alle atrocità riconosciute.
Il governo ha invitato diverse persone in quanto rappresentanti delle
organizzazioni romanì, come attiviste per i diritti delle donne rom, come
educatori e quanti lavorano per l'integrazione romanì, per condividere le loro
opinioni e raccomandazioni sulla delegazione. I pareri sono stati raccolti e
sintetizzati in un documento.
I commenti di Rosita Grönfors nell'articolo assomigliano a quelli fatti da
molti Rom che hanno avuto le loro opinioni riassunte in quello che ha proposto
la delegazione. Molti Rom erano d'accordo che sono necessarie ulteriori ricerche
e conoscenze per affrontare il problema della società romanì in Svezia, ma
nessuno vede in questo un processo temporaneo ed un modo per affrontare i
problemi dei Rom. I Rom che hanno affermato che c'è bisogno di continuare le
ricerche, non intendevano che da parte dello stato non ci fosse abbastanza
conoscenza per affrontare i problemi attuali. Al contrario, e penso che tutti i
Rom di Svezia saranno d'accordo con me, c'è conoscenza a sufficienza per
sviluppare programmi in Svezia che portino all'inclusione dei Rom, continuando
nel frattempo la raccolta di dati sulla loro situazione.
Katri Linna, dell'ufficio del difensore civico contro le discriminazioni, ha
ottenuto la posizione per guidare la raccolta dei dati in un rapporto chiamato
"Libro Bianco" sugli abusi contro i Rom nel secolo passato. Secondo il ministro Erik
Ullenhag, questo posto le è stato dato perché ha meritato la fiducia dei Rom.
Questo non lo nego, ma non sono certo sulle basi di questa conclusione. Le mie
dichiarazioni, come quelle di Rosita e di molti altri in Svezia, sono che le
nostre opinioni non sono pienamente rappresentate nelle decisioni prese. Penso
che su questo bisogna prima indagare, ma ci si domanda anche su a chi giovi. Una
valutazione esterna avrebbe più senso.
Di Fabrizio (del 08/02/2011 @ 09:12:50, in media, visitato 1765 volte)
Di quanto è successo a Roma domenica sera, si è scritto
parecchio. Tra poco la cosa sarà dimenticata, fino al prossimo incendio.
Riprendo questo articolo di
Repubblica, perché per una volta, raccoglie pezzi di discorso degli
scampati, senza la morbosità che spesso hanno i giornali. La segnalazione è di
Luisa Rizzo
"Voglio morire anch'io insieme ai miei bimbi" lo strazio del padre davanti ai
corpi carbonizzati La madre: "Non mi muovo di qua. Li devo vegliare anche se non serve a
niente". Uno zio: "Volevo portarli via perché in queste baracche si vive come
animali" di ANNA MARIA LIGUORI e EMILIO ORLANDO
Mircea Erdei, padre dei piccoli morti nel rogo
"Voglio morire anch'io, adesso che ho perso tre figli voglio andare con loro".
Mircea Erdei ripete in uno stentato italiano di "non potercela fare" di volerla
"fare finita".
Mircea Erdei è padre di tre dei quattro piccoli (l'altra è invece figlia di
primo letto della moglie) bruciati nella baracca andata a fuoco. Poco distante
c'è la moglie, Elena, che si lamenta e si contorce come se una mano invisibile
la stesse torturando: "Io non mi muovo di qua, dice anche se non serve a niente
devo vegliare i loro corpi, devo stare vicino a loro". Mircea e Elena hanno
altri cinque figli, poco più grandi e poco più piccoli di quelli che non ci sono
più. Vagano sparsi per il campo, gli agenti della municipale cercano di
raccoglierli, di farli stare insieme, ma loro non ne vogliono sapere. Fernando
Eldeban aveva 3 anni, Sebastian 7, Raul 5 e l'unica bambina Elena Patrizia 11,
figlia del primo marito di Elena. I poliziotti parlano con la sorella maggiore
Bianca, 18 anni, una delle prime a dare l'allarme, piange senza sosta: "Mi sono
allontanata solo cinque minuti, ero andata a prendere l'acqua. Quando sono
tornata la baracca era in fiamme. Cosa potevo fare?".
Nel piccolo campo abusivo sembrano spariti tutti, molti sono scappati, chi è
rimasto è legato a doppio filo ai genitori dei bimbi. Come uno zio arrivato dal
Campo regolare Arco di Travertino, che è sempre nel IX municipio, che non si da
pace per quello che è successo: "Volevo portarli via da qui, volevo portarli
dove vivo io, perché la vita lì è umana. Non come in queste baracche dove si
vive come animali. Ma non ce l'ho fatta non ce l'ho fatta". E poi viene fuori la
rabbia: "Siamo tutti disperati, qui la gente ci tratta male, non ci vuole. Noi
non vogliamo stare qui, ma dove andiamo".
Mircea Mirgia esce ogni mattina per andare a lavorare a nero fa il muratore. Il
suo vicino di baracca lo conosce da sempre, sono arrivati insieme in Italia un
anno fa: "Fa tutto per sfamare i figli, lavora come un pazzo. Tutto quello che
può fare lo fa. I bambini li avevo visti pochi minuti prima che il materasso
prendesse fuoco, si erano messi a dormire da poco. Come è potuto succedere?".
Tutti i bambini morti nel rogo andavano a scuola. Ma spesso erano soli, come
ieri sera, la madre e un'amica erano andate a comprare l'acqua e qualcosa da
mangiare in un fast food poco lontano. Al campo non si cucina, è abusivo: niente
acqua, ovviamente niente bagni. Stefan, un amico di famiglia, scalcia le pietre
e urla a chiunque voglia sentirlo: "Venivano solo a controllarci e a chiederci i
documenti, ci hanno fatto solo promesse ma nessun aiuto. Niente aiuto. Siamo
isolati e abbandonati a noi stessi. E noi non ce la facciamo. I nostri figli
muoiono e noi non possiamo farci niente". Rado, appena arrivato dalla Romania
gli fa eco: "Sono qui da pochi giorni e già ho capito questo campo non è sicuro,
per niente sicuro...". Intanto Mircea e Elena non si muovono, sono fermi davanti
alla baracca bruciata. Il sindaco Alemanno è lì e loro gli chiedono aiuto "per
gli altri nostri figli" dicono, "e i funerali dei bambini li facciamo in
Romania".
Di Fabrizio (del 09/02/2011 @ 09:43:42, in Europa, visitato 1692 volte)
Incendio – la solidarietà in marcia a Ivry par voxrromorum le 7 février 2011
Dopo l'incendio che domenica mattina ha fatto una vittima a Ivry, la
solidarietà degli abitanti del comune è all'opera. Le centinaia di persone che
avevano perso tutto, stasera sono stati alloggiati in una palestra della città.
Tutti gli interessati, assieme a "La voix des Rroms" sperano fortemente in una
seria indagine della polizia sulle cause di questo incendio, la cui natura
criminale non va esclusa.
Gli abitanti di Avenue de Verdun, le cui case sono state distrutte da un
incendio domenica mattina, incendio che ha fatto una vittima, sono restati tutta
domenica all'aperto. Arrivati sul posto alle 14, un rappresentante di La voix des Rroms
ha incontrato le famiglie sinistrate, alcuni vicini accorsi spontaneamente a
sostenerli, assieme ad associazioni e rappresentanti del comune. La Croce Rossa
aveva installato una tenda dove offriva bevande calde. Il vice sindaco di Ivry
ha chiesto al prefetto della Val de Marne di requisire un ospedale abbandonato
per ospitare gli sfollati. Senza rispondere a questa domanda precisa, la
prefettura ha proposto, tramite il SAMU sociale, una sistemazione in albergo per
le sole famiglie con bambini. Data l'imprecisione sulla posizione degli hotel,
l'inidoneità per le famiglie e la dubbia possibilità per le famiglie di rimanere
in città, queste ultime non hanno accettato la proposta. Come conseguenza, il
SAMU sociale e la Croce Rossa si sono ritirate.
La mobilitazione del comune e dei suoi servizi ha permesso la sistemazione
degli sfollati nella palestra Joliot Curie, una soluzione sicuramente
provvisoria, ma che permetterà di proseguire le ricerche congiunte di soluzioni
durature. La voix
des Rroms vuole elogiare il livello di mobilitazione della città di Ivry, dei
servizi e dei cittadini che restano mobilitati a fianco dei loro vicini. Spera
anche che si faccia piena luce sulle cause di questo incendio che è costato la
vita ad una persona.
Budapest, Vidigueira, 9 febbraio 2011: Ieri, lo European Roma Rights Centre (ERRC)
ha inviato una lettera al comune di Vidigueira, esprimendo preoccupazione per la
distruzione della fornitura di acqua nell'insediamento informale dei Rom, ed
anche per le deplorevoli condizioni abitative dell'insediamento. 67 Rom sono
stati deprivati dell'acqua, inclusi bambini, anziani e donne incinte.
Durante una visita lo scorso 4 febbraio, ERRC ha intervistato diversi
residenti dell'insediamento, dove vivono 16 famiglie rom senza elettricità,
fognature, raccolta dei rifiuti o servizi igienici. I residenti hanno spiegato
che i rappresentanti del comune di Vidigueira e la polizia hanno distrutto 12
rubinetti che costituivano l'unica fonte di acqua nell'insediamento sino al
giorno prima.
Nella sua lettera, ERRC ricorda che la deprivazione dell'acqua minaccia la
sopravvivenza umana e che le azioni delle autorità di Vidigueira appaiono
violare la legge internazionale, incluso il diritto ad un alloggio adeguato e a
fonti di acqua fresca. ERRC ha chiesto alle autorità locali di agire prontamente
per ripristinare la fornitura d'acqua e garantire un alloggio adeguato alla
comunità rom.
Il testo completo della lettera di ERRC è disponibile in
inglese e
portoghese.
Padre e madre denunciati per abbandono di minore. Gli amici: la colpa è di
chi ci fa vivere così.
Di MARIA CORBI
ROMA: Raul, Fernando, Patrizia, Sebastian, una manciata di anni in quattro, le
speranze avvolte dalle fiamme. La loro mamma, Liliana, è piegata dal dolore,
sembra voler scomparire in quella stanza fredda di obitorio. Guarda il sindaco
Gianni Alemanno e il presidente Napolitano con occhi fissi, non le interessa di
questa sfilata di autorità, ringrazia educatamente, ma è lontana. «Non avevo che
loro», dice parlando a se stessa. «Non è stata colpa mia». Si batte il petto
Liliana, come se volesse punirsi per non essere riuscita a proteggere i suoi
bambini. Ha 43 anni, ma molti di più disegnati sul volto, provato dalla
disperazione e da una vita piena di fatica. Quei ragazzi da crescere, i pochi
soldi guadagnati dal marito Mirko facendo il manovale in giro per cantieri, i
lavoretti saltuari, i tanti «no» ricevuti per pregiudizio.
«I genitori dei quattro bambini rom morti nel rogo del campo nomadi a Roma ci
hanno raccontato tutte le loro difficoltà», ha detto Alemanno. «Prima di andare
in quella baracca avevano trovato una casa a Colleferro ma siccome erano in
troppi il proprietario ha chiesto loro di allontanarsi. Da quel momento hanno
costruito la loro baracca e si sono trasferiti, nell’accampamento abusivo lungo
l’Appia Nuova».
E la vita ai margini in quel campo abusivo la racconta chi ieri ha dovuto
prendere le sue cose e andarsene. «Non ci vogliono da nessuna parte. Il nostro
non era un campo, ma quattro baracche messe insieme. A La Barbuta, qui vicino,
invece sono in tanti». E qualche chilometro più in là ecco questo accampamento a
cui la città di Ciampino ha dichiarato guerra. Un passo dal Raccordo anulare,
gli aerei gli passano sopra prima di atterraggio e decollo. Alemanno lo vorrebbe
raddoppiare. «E’ insalubre e situato sopra un’area protetta da vincoli e sopra
una falda acquifera, e, soprattutto, amministrativamente abusivo», gli fanno
notare da tempo chi si oppone al progetto. «La realtà è che vorrebbero bruciarci
tutti», dice Mariana, romena di Iasi, da dieci anni in Italia, da uno a La
Barbuta. «Quei poveri bambini, se avessero avuto una casa sarebbero ancora in
vita. Dicono che sono i rom a non volere vivere nelle case, ma è una bugia. Se
andate in Romania non esistono campi come questi, i rom vivono in quartieri
decenti».
E da Ciampino avvertono Alemanno di non giocare allo scarica barile sulle colpe
del fallimento del piano nomadi: «E’ incredibile come, ad un anno e mezzo
dall’annuncio dell’avvio del Piano Nomadi che avrebbe dovuto chiudere 100 campi
abusivi e creare 13 villaggi di solidarietà entro pochi mesi, il sindaco di Roma
neghi il fallimento del piano stesso dando colpa di ciò alla burocrazia», si
legge in una nota del Comune.
Evidentemente Alemanno ha uno strano concetto delle istituzioni visto che il
Comune di Ciampino ha l’unica colpa di aver chiesto l’accesso agli atti
amministrativi, sia del piano sia degli interventi annunciati per il raddoppio
del più abusivo di tutti i campi rom, ovvero quello de La Barbuta posto
all’ingresso della nostra città».
E non sono tutti rom quelli che vivono in queste baraccopoli romane. Non lo
erano i fratellini morti e i loro genitori come spiega il consigliere comunale
di «Roma in Action» Andrea Alzetta. «Conoscevo personalmente Mircea e la sua
famiglia. Non è un rom, ma un cittadino romeno, appartenente alla comunità
europea e come tale ha diritto ad essere accolto. Invece come tanti, è venuto in
Italia per avere un presente migliore e si è trovato senza una casa e con un
lavoro nero».
E Mircea ha provato in tutti i modi di dare una vita migliore ai suoi figli. «Io
lavoro, ma mi trattano come uno zingaro», ha detto desolato quando ormai nulla
ha più importanza. «Non è vero che ci avevano offerto un residence». «Ha provato
in tutti i modi a rivendicare i propri diritti di cittadino onesto», racconta
Alzetta. «Lavorava in nero nei cantieri. Nel 2006, assieme ad Action, con altri
lavoratori romeni ha occupato un cantiere per chiedere di essere pagato e
regolarizzato. Abbiamo fatto intervenire l’ispettorato, ma il cantiere è stato
chiuso e Mircea e gli altri hanno ricercato lavoro come potevano. Come funziona
in Italia. vInvece di essere premiati per avere denunciato un abuso sono stati
penalizzati. Mircea era senza casa e dopo essere stato sgomberato dagli
accampamenti alla Caffarella lui e la sua famiglia sono stati accolti per un
periodo nell’ex occupazione abitativa di Regina Elena. Lì hanno vissuto prima di
ritornare in Romania».
Intanto la procura apre un fascicolo per abbandono di minori. E’ contro ignoti,
ma ovviamente è possibile che in quella denuncia appaia il nome di Mirko e
Liliana. «Non è giusto», dicono gli amici. «Non è colpa loro, ma di chi ci fa
vivere così. Adesso li aiuteranno, ma dovevano aiutarli prima».
Di Fabrizio (del 10/02/2011 @ 13:11:27, in Italia, visitato 1488 volte)
Tiziana Maiolo, come molti sanno, è presente da almeno 20
anni sulla scena politica milanese e non solo. A proposito delle sue ultime
dichiarazioni, e successive dimissioni dall'incarico di portavoce di FLI a
Milano, ecco alcune reazioni nel comune di Buccinasco, di cui è assessore
Rom. La Maiolo si dimette da portavoce FLI e a Buccinasco l'opposizione
insorge: "Si dimetta!"
[...]
Dopo qualche ora, poco prima delle 16.00, a Buccinasco, il Capogruppo del
Partito Democratico, Giambattista Moirano, insieme a tutti i consiglieri di
opposizione, R.Pruiti, Carbonera, C. Mazzarelli, C. Pansini, M. Battistello, R.
Pruiti, C. Benedetti, A. Colliniinvia un comunicato congiunto e formalizza
all'Ufficio Protocollo del Comune di Buccinasco, una lettera con oggetto:
richiesta ritiro delega assessore Tiziana Maiolo.
"Le inqualificabili dichiarazioni sui rom rilasciate dall’assessore Tiziana
Maiolo e ampiamente diffuse dalla stampa (La Repubblica, Il Giornale, Il
Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Secolo XIX) non ci lasciano per nulla
indifferenti e pongono tutta l’Amministrazione comunale di Buccinasco in grave
imbarazzo" si legge nella richiesta di ritiro deleghe.
"La dignità umana va rispettata e mai ci si può permettere il lusso di
esaltare la razza animale per dimostrare l’inferiorità di persone problematiche,
ma nei confronti delle quali è doveroso proporsi di attuare percorsi di reale
integrazione così come le Amministrazioni di Buccinasco, compresa la Sua, hanno
dimostrato di percorrere da quando si è installata sul nostro territorio la
comunità dei sinti.
L’oltraggio arrecato all’autorevolezza del nostro Presidente della Repubblica
pone obiettivamente l’assessore fuori da ogni contesto di un pur acceso
confronto tra posizioni politiche diverse e alternative.
In nome e per conto di tutti i consiglieri dell’opposizione del Comune di
Buccinasco (M. Carbonera, C. Mazzarelli, C. Pansini, M. Battistello, R. Pruiti,
C. Benedetti, A. Collini), il sottoscritto chiede formalmente a Lei, Signor
Sindaco, che venga immediatamente ritirata la delega da Lei conferita
all’assessore Tiziana Maiolo in quanto evidentemente inidonea, fortemente
negativa e contraddittoria rispetto agli stessi intendimenti dell’attuale
Amministrazione. A nulla servono le successive pezze giustificatorie e scuse
proposte dall’interessata, vista l’estrema gravita delle affermazioni e visti
gli atteggiamenti di intolleranza già manifestati anche nel recente passato.
Qualora questa richiesta non dovesse avere esito alcuno, a nome di tutti,
comunico, Signor Sindaco, che l’intera opposizione si asterrà dal presenziare ai
Consigli Comunali e alle commissioni consiliari che dovessero registrare la
presenza della sig.ra Maiolo".
Poco dopo anche Rosa Palone dell'Associazione Legalmente di Buccinasco ha
espresso il proprio biasimo all'assessore per le parole espresse: "Come soggetto
sociale operante sul territorio prendiamo le assolute distanze dalle
dichiarazioni scellerate e anticostituzionali di chi, tuttavia, dovrebbe
rappresentarci nelle istituzioni. Siamo sicuri, inoltre, che tale presa di
posizione non rispecchi in alcun modo il pensiero dominante della società civile
e responsabile del nostro comune che da anni , grazie anche all'intelligenza
delle amministrazioni dei differenti colori politici che si sono susseguite, si
batte per l'integrazione della comunità Sinti presente sul nostro territorio, ad
oggi modello di integrazione preso ad esempio in Italia e non solo. Cogliamo
inoltre l'occasione per ringraziare l'Associazione Apertamente che in questi
anni, più di tutti, a Buccinasco si è battuta con forza, coraggio e dedizione
per facilitare l'integrazione sociale e lavorativa della comunità dei Sinti con
ammirevole successo. Invitiamo la nostra assessora ad occuparsi con maggiore
attenzione dei reali problemi di sicurezza e legalità che affliggono l'Italia,
cosi come Buccinasco".
[...] .
Al momento il Sindaco di Buccinasco non è ancora intervenuto sulla vicenda.
(mi-lorenteggio.com) Buccinasco, 10 febbraio 2011 - Così il Sindaco di
Buccinasco Loris Cereda commenta quanto riportato dalla stampa in merito alle
dichiarazioni di Tiziana Maiolo sulla questione ROM: "Sicuramente quando si
trattano questi temi bisogna evitare ogni possibile ' frase infelice'. Certo è
che la frase incriminata 'è più facile educare un cane che un rom' Tiziana
Maiolo nn l'ha mai detta. Come al solito il polverone mediatico supera la realtà
dei fatti, e quando i fatti sono politici partono le strumentalizzazioni.
Buccinasco è un esempio di lavoro serio nel campo dell'integrazione e la Giunta,
di cui Maiolo fa parte, ha dato dimostrazioni di grande equilibrio e di evidenti
successi sul tema. Concludo dicendo che, al fine di chiarire e chiudere ogni
polemica, chiederò all'Assessore Maiolo di spiegare la vicenda in Consiglio
Comunale".
Di Fabrizio (del 10/02/2011 @ 18:05:27, in Italia, visitato 2170 volte)
Comunicato Stampa - Reggio Emilia 10 Febbraio 2011
Ancora una volta vogliamo dire DOSTA! (basta!) alla campagna contro i sinti e
rom. Noi siamo continuamente indicati come un pericolo da combattere o
disgraziati da compatire, noi vogliamo vivere con dignità. Siamo tutti cittadini
europei ma, i contributi arrivati dall’Europa per l’integrazione e
l’emancipazione, in Italia sono spesi per gli sgomberi, per rendere la vita
impossibile alle famiglie e la morte possibile ai bambini.
I sinti e rom di Reggio Emilia, proprio mentre si celebrava il giorno della
memoria, sono stati presentati alla città come un peso economico di cui
disfarsi. Mentre eravamo intenti a ricordare il campo di concentramento di
Prignano sulla Secchia, dove sono stati mandati i nostri parenti durante la
dittatura, sui giornali si polemizzava sulle spese di manutenzione dei cinque
campi cittadini, piccoli quartieri in cui siamo costretti a vivere ai margini
della città. Le immagini dei campi romani attrezzati, trasmesse delle
televisioni, mostravano uomini e donne in gabbia e questo é umiliante. Siamo
sempre stati un facile obiettivo per attacchi di qualunque tipo, la nostra
storia è una sequenza di persecuzioni e discriminazioni. Per la nostra
sofferenza non c’è rispetto e neanche riconoscimento: non rientriamo neppure
nelle categorie dei perseguitati, perché non siamo stati imprigionati per motivi
politici.
Il nostro dolore è grande per quanto è accaduto a Roma ma anche per tutto
quello che sta accadendo in questi anni, in cui siamo tornati ad essere un
bersaglio fin troppo facile.
Vogliamo invitare chi ci attacca continuamente e semina odio ad incontrarci,
noi non odiamo nessuno, vogliamo combattere l’ignoranza di chi non ci conosce e
non sa in che condizioni viviamo. Invitiamo i cittadini a venirci a trovare, a
parlare con noi, a combattere i soliti pregiudizi, invitiamo la politica che ci
vuole emarginati a prendersi le proprie responsabilità, a venire nei campi prima
e non dopo che sono successe disgrazie.
Quelli che ci ritengono un peso, devono avere l’onestà e il coraggio di
guardarci in faccia, incontrarci e confrontarsi con noi, li abbiamo invitati più
volte e, come cittadini, abbiamo diritto a una risposta. Tutta la città si deve
chiedere perché gli ebrei non vivono più nei ghetti, ma nel 2011, gli zingari
vivono ancora concentrati nei campi!
VENERDÌ 11 FEBBRAIO ORE 18.30
INVITIAMO TUTTA LA CITTADINANZA,
L'AMMINISTRAZIONE, LE FORZE POLITICHE E SOCIALI, I GIORNALISTI A UNA GRANDE
INIZIATIVA PUBBLICA PRESSO IL CAMPO DI VIA GRAMSCI – BAGNOLO IN PIANO
Di Fabrizio (del 11/02/2011 @ 09:44:49, in Italia, visitato 1577 volte)
ALL'INDOMANI DELLA TRAGEDIA DI ROMA IL COMUNE TORNA A SGOMBERARE I ROM
A PISA SI IGNORA IL MONITO DEL CAPO DELLO STATO NAPOLITANO
«E' una tragedia che pesa su tutti noi: non dobbiamo lasciare esposte al rischio
comunità che da accampamenti degradati debbono essere tempestivamente
ricollocate in alloggi stabili e dignitosi». Questo il monito del Presidente
Giorgio Napolitano all'indomani della tragedia di Roma, dove hanno trovato
la morte quattro bambini di un campo rom.
Sono parole che hanno scosso le coscienze in tutta Europa. Parole nettissime,
che chiamano in causa le politiche degli sgomberi: il gruppo di rom vittima del
dramma di qualche giorno fa – lo ricordiamo - era stato sgomberato trenta volte
in pochi anni. Per nascondersi, per evitare le periodiche demolizioni delle
baracche, si era rifugiato in luoghi insicuri e pericolosi. Così è nata la
tragedia dei giorni scorsi. I fatti di Roma, l'alto monito del Presidente della
Repubblica, l'amara denuncia della Comunità di S. Egidio e delle organizzazioni
del volontariato laico e cattolico, non sembrano però aver scosso gli
amministratori della nostra città.
Proprio in questi giorni, nel vivo del dibattito innescato dalla tragedia di
Roma, a Pisa la Polizia Municipale ha avviato, su mandato del Sindaco e della
Giunta, una tornata di avvisi e minacce di sgombero che non ha precedenti in
città. Gli agenti si sono recati ai campi dei rumeni – a Putignano e sul Viale
delle Piagge -, hanno smantellato un piccolo insediamento di cittadini stranieri
in Via di Viaccia, e infine – la notizia è di stamattina – hanno intimato lo
sgombero allo storico campo rom di Marina di Pisa, a suo tempo creato dal
programma Città Sottili e oggi frettolosamente derubricato a "insediamento
abusivo". Le famiglie coinvolte non sanno dove andare, e naturalmente il Comune
non ha offerto alcuna soluzione alternativa. Persino la Giunta Alemanno,
duramente criticata dalle organizzazioni internazionali, si è sentita in dovere
di proporre qualche soluzione di accoglienza: degradante, umiliante, discutibile
(e discussa), ma pur sempre accoglienza...
Il Sindaco Filippeschi ha scritto ai Ministri Maroni e Sacconi per chiedere
risorse: senza spiegare a cosa dovrebbero servire quelle risorse, e anzi
lasciando intendere che potrebbero essere impiegate in nuovi sgomberi (nella
lettera si accenna a iniziative "di rafforzamento del sistema dei controlli da
parte delle Forze dell'Ordine"). Eppure la Commissaria UE Viviane Reding ha
spiegato che l'integrazione dei rom è una delle priorità dell'azione dell'Unione
Europea. In questo quadro l'amministrazione comunale potrebbe chiedere fondi per
l'integrazione, per l'inserimento abitativo, anziché elemosinare qualche
spicciolo per un non meglio precisato "sistema di controlli"...
Da parte nostra, in un momento così drammatico esprimiamo il forte auspicio che
il Comune non dia seguito alle sue parole: chiediamo che non si proceda a nuovi
sgomberi e che si apra, finalmente, un momento di confronto con le associazioni,
e soprattutto con le comunità rom, per trovare soluzioni eque e ragionevoli. Gli
sgomberi sono una pratica persecutoria, i cui fallimenti sono sotto gli occhi di
tutti, e ormai riconosciuti da più parti (i tanti moniti giunti contro l'Italia
e la Francia sono lì a dimostrarlo). D'altra parte, siamo pronti – come sempre -
a immediate segnalazioni presso le autorità competenti e presso la stampa locale
e nazionale di eventuali irregolarità commesse durante le procedure di sgombero.
Associazione Africa Insieme
Pisa, 10 Febbraio 2011
Di Fabrizio (del 11/02/2011 @ 09:45:03, in Italia, visitato 2281 volte)
Il Giornale di VicenzaL'EMERGENZA. Il Comune attende dal Ministero
dell'Interno un finanziamento di 400 mila euro. Variati: «Tragedie come quella
accaduta a Roma potrebbero ripetersi in altre aree, vogliamo creare condizioni
di sicurezza»
Roulotte fatiscenti e bombole del gas: via Cricoli è fuori norma
08/02/2011 Vicenza. Una bomba a orologeria. Campi nomadi fuori norma,
condizioni igieniche precarie, misure di sicurezza approssimative. Vicenza
non fa eccezione: il rischio di una tragedia come quella che ha bruciato la vita
dei quattro fratellini a Roma può materializzarsi dall'oggi a domani. Il sindaco
Achille Variati lancia un appello al Viminale: sbloccate i fondi destinati alla
riqualificazione e messa a norma dei campi comunali di via Cricoli e via Diaz,
dove vivono 200 rom e sinti, quasi la metà minorenni.
IL PROGETTO. Nei cassetti comunali da un anno c'è un progetto che vale 400
mila euro, candidato al giro di finanziamenti messi in palio dal ministero degli
Interni per intervenire nei campi nomadi ed eliminare alla radice le condizioni
di pericolo che possono generare incidenti, degrado, distruzione, morte.
Entrambi i campi sono del tutto fuori norma. Non rispettano le più elementari
norme urbanistiche, igieniche e di sicurezza.
L'ALLUVIONE. In particolare in via Cricoli, sono concentrate decine di
persone in pochi metri quadrati, lungo una arteria ipertrafficata, accanto a un
fiume, l'Astichello, che proprio in quella zona è portato a esondare trovando
sfogo nella campagna. A novembre l'alluvione ha costretto il Comune a evacuare
il campo, minacciato dalla piena dell'Astichello, arrivato a mezzo metro dalle
roulotte. Come se non bastasse, l'area è perimetrata da reti e muri di fortuna
per separare sinti da rom. I servizi igienici sono pochi per molti utenti, sono
fatiscenti e quando piove, a causa di impianti obsoleti, parte del campo si
trasforma in una fogna a cielo aperto. Di qui la necessità di intervenire per
creare piazzole adeguate e impianti a norma che non siano le numerose bombole
che circolano tra i caravan.
LA PARALISI. Nonostante alcuni segnali positivi nella scorsa primavera,
l'erogazione dei contributi ministeriali (che dovrebbero oscillare tra i 240 e i
400 mila euro) si è improvvisamente arrestata e arenata per un supplemento di
analisi e approfondimenti. Nei giorni scorsi l'assessorato ai lavori pubblici ha
inviato le ultime carte al prefetto di Venezia, commissario governativo per il
caso nomadi nel Veneto. Non resta che attendere una risposta.
L'ICEBERG. Il sindaco Achille Variati sottopone la realizzazione del progetto
di riqualificazione a una sorta di contratto sociale, che prevede il rispetto
delle strutture e delle regole di comportamento, compresa la scolarizzazione dei
minori e il pagamento delle bollette. «Fatti come quelli di Roma - avverte
Variati - sono la punta dell'iceberg del grande tema dell'inclusione dei nomadi.
Una tragedia che fa notizia per la sua atrocitá, ma che potrebbe accadere in
tanti campi nomadi italiani. E questo non può e non deve essere accettato o
tollerato. Perché la cura dei diritti dei bambini, in modo particolare, riguarda
chi governa al di lá di ogni altra considerazione, prima di qualsiasi giudizio.
Bene aveva fatto il ministro Roberto Maroni a stanziare fondi straordinari per
mettere in sicurezza i campi nomadi. Noi, quando riceveremo i fondi statali per
i quali avevamo fatto richiesta più di un anno fa, li useremo con un doppio
obiettivo. Assicurare condizioni di vita decorose ai nomadi, pensando in
particolare ai bambini, riqualificando i due campi vicentini. E avviare le
comunità sinti e rom della nostra città a un percorso di rispetto dei doveri di
cittadinanza: dando opportunità a chi accetta di integrarsi ai nostri codici di
condotta, ma agendo con severità nei confronti di chi dovesse trasgredirli».
Di Fabrizio (del 12/02/2011 @ 09:08:39, in Italia, visitato 1696 volte)
sabato 19 febbraio alle 16.30
presso la Biblioteca, Via Piave - CESATE (MI)
Il Gruppo 135 di Saronno è lieto di invitarvi all'evento "Porrajmos - la
persecuzione dei sinti e dei rom" organizzato dall'Associazione Culturale
UmanaMente in collaborazione con la Biblioteca di Cesate e Opera Nomadi.
Interverrà Goffredo Bezzecchi - superstite rom dello sterminio nazista.
Suonerà Jovic Jovica - fisarmonicista serbo.
Seguirà filmato "A forza di essere vento".
Breve intervento di Amnesty International in merito all'attuale politica di
sgomberi forzati, senza adeguate alternative abitative, che non costituisce una
risposta alla povertà e all'emarginazione di tante persone rom.
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