Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.
Azione urgente: Sgombero forzato di Rom in RomaniaBy Marie-Francoise
Created 17/12/2010
UA: 256/10 Index: EUR 39/007/2010
MANDATE PREGO GLI APPELLI PRIMA DEL 31 DICEMBRE 2010. Controllate se
l'ufficio postale invierà l'appello dopo la data indicata.
Le autorità di Cluj, una città nel nord-ovest della Romania, stanno
preparandosi ad effettuare lo sgombero forzato entro fine dicembre delle
comunità rom che vivono nelle vie Coastei e Cantonului. Amnesty International è
preoccupata che a quanto si riporta, le case saranno demolite ed alcune famiglie
verranno spostate in nuove unità abitative che non soddisfano i criteri di
alloggio adeguato, mentre altre si troveranno senza casa.
Il 15 dicembre, le famiglie di via Coastei hanno ricevuto una notificazione a
voce che intimava loro di rimuovere i loro averi entro il 17 dicembre, quando il
comune li avrebbe spostati in una sistemazione alternativa. Secondo il comune,
si stima che vivano in via Coastei 345 persone, 140 delle quali non hanno
residenza a Cluj, e che sono a rischio di essere rimandate al loro luogo di
residenza, sollevando preoccupazioni sul loro diritto alla libertà di movimento.
Le autorità non hanno consultato in maniera piena e partecipativa la comunità
coinvolta nei piani di sgombero. Il sindaco ha annunciato che 40 famiglie
saranno alloggiate in 40 nuove unità costruite ai margini della città nell'area
di Pata Rat, e che a quanti rifiuteranno di spostarsi non verrà offerta una
sistemazione alternativa. Quest'area, secondo le informazioni ricevute da
Amnesty International, è in prossimità di una discarica e separata dal resto
della città, così i residenti avranno difficoltà ad accedere ad opportunità di
lavoro e ai servizi pubblici, inclusi scuola e sanità.
Circa altre 429 persone (saranno 100 famiglie) risiedono in case, baracche
improvvisate e container in via Cantonului sono pure a rischio di sgombero. Il
numero di unità alloggiative proposto dalle autorità cittadine è limitato e si
prevede di ospitare solo 40 famiglie, il che solleva serie preoccupazioni per un
certo numero di persone che rimarrebbero senza casa se sgomberate.
SCRIVETE IMMEDIATAMENTE in inglese o nella vostra lingua:
Sollecitare le autorità cittadine per assicurare che qualsiasi sgombero
delle comunità che attualmente vivono nelle vie Coastei e Cantonului siano
condotti solo come ultima risorsa e nel pieno rispetto degli standard
internazionali sui diritti umani;
Chiedendo loro di assicurare che lo sgombero avvenga solo dopo una vera
consultazione con le comunità rom delle vie Coastei e Cantonului, per
identificare tutte le alternative possibili agli sgomberi e che vengano
condotte le opzioni di reinsediamento;
Esortare le autorità cittadine a fornire un adeguato alloggio
alternativo, compatibilmente con i requisiti dei diritti umani e che la
gente non venga trasferita a forza dal luogo originale di residenza senza
possibilità di ritorno.
MANDATE PREGO GLI APPELLI PRIMA DEL 31 DICEMBRE 2010. Controllate se
l'ufficio postale invierà l'appello dopo la data indicata.
Sindaco di Cluj-Napoca
Sorin Apostu
Str. Motilor 5
Cluj-Napoca 400001,
Romania
Fax: +40 264 599 329
Email: sorinapostu@primariaclujnapoca.ro
Copie al:
Primo Ministro
Emil Boc
Guvernul Romaniei
Piata Victoriei nr. 1,
Sector 1, Bucuresti
Romania
Fax: +40 21 313 98 46
Email: drp@gov.ro
Presidente
Traian Basescu
Palatul Cotroceni,
Bulevardul Geniului nr. 1-3
Cod postal 060116
Sector 6 - Bucuresti
Romania
Fax : +40 21 410 38 58
Email: procetatean@presidency.ro
Mandate anche copia alle rappresentative diplomatiche accreditate nel vostro
paese.
Ambasciata di Romania
Rue Gabrielle 105
1180 Bruxelles
eMail: secretariat@roumanieamb.be
Fax 02.346.23.45
INFORMAZIONI AGGIUNTIVE
Amnesty International ha visitato Cluj e le comunità rom che vivono nelle vie
Coastei e Cantonului nel dicembre 2010. Le comunità rom erano preoccupate
riguardo la minaccia di un possibile sgombero. Dissero ad Amnesty International
che - nei mesi precedenti - le autorità cittadine avevano annunciato che
sarebbero stati sgomberati. La comunità di Coastei è situata a circa cinque
minuti a piedi dal centro cittadino. Le famiglie ricevono la posta al loro
indirizzo e qualcuna di loro è collegata alla rete elettrica.
Le autorità cittadine hanno confermato - durante un incontro con Amnesty
International l'8 dicembre 2010 -i loro piani di spostare le famiglie da via Coastei
alle nuove unità abitative nell'area di Pata Rat. Secondo il vice sindaco, le
costruzioni di cinque unità per 20 famiglie dovrebbero terminare entro il 15
dicembre. Ha dichiarato che i futuri inquilini riceveranno contratti d'affitto a
breve termine che potrà essere prorogato. Il comune cita lamentele diverse
provenienti dalla vicina biblioteca e da una multinazionale nelle prossimità di
via Coastei, come ragione dello sgombero. Secondo il diritto internazionale, gli
sgomberi possono avvenire soltanto come ultima istanza, una volta che tutte le
alternative possibili siano state esplorate in una vera consultazione con le
comunità interessate. Inoltre le autorità hanno il dovere di fornire un adeguato
preavviso; rimedi giurisdizionali, una sistemazione alternativa ed un
risarcimento. Devono assicurarsi che le persone non vengano rese senza casa o
vulnerabili alla violazione di altri diritti umani come conseguenza dello
sgombero. Secondo gli standard internazionali, gli sgomberi non dovrebbero
avvenire particolarmente col cattivo tempo o di notte e le autorità hanno il
dovere di fornire un adeguato preavviso agli interessati.
Come stato parte della Convenzione Internazionale sui Diritti Politici e
Civili, la Romania ha anche l'obbligo di assicurare a tutti quanti risiedono
legalmente sul suo territorio, il diritto alla libertà di movimento e di
scegliere dove vivere. Per questo Amnesty International è preoccupata che le
persone non originarie di Cluj vengano rimandate ai loro luoghi di residenza
originale, il che violerebbe il loro diritto [...].
La Romania è parte di una serie di trattati internazionali e regionali sui
diritti umani che sanciscono severamente di proibire ed astenersi dagli sgomberi
forzati. Questi trattati includono la Convenzione Internazionale sui diritti
economici, sociali e culturali, la Convenzione Internazionale sui diritti
politici e civili, la Convenzione sui diritti del bambino, la Convenzione
Internazionale sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale e
la Carta sociale europea. Il Comitato ONU sui diritti economici, sociali e
culturali ha sottolineato nel suo commento generale 7 che gli sgomberi devono
avvenire solo come ultima risorsa, una volta che tutte le altre alternative allo
sgombero siano state esplorate. Anche quando uno sgombero viene considerato come
giustificato, può avvenire solo quando siano messe in atto appropriate procedure
di protezione e venga fornito un indennizzo per tutte le perdite, assieme ad una
sistemazione alternativa.
UA: 256/10 Index: EUR 39/007/2010
Isavelives.be: le site d'action de la section Amnesty International Belgique
francophone - Rue Berckmans, 9 - 1060 Bruxelles. Tel: 02/538.81.77
Di Fabrizio (del 21/12/2010 @ 09:09:26, in casa, visitato 1559 volte)
In dieci si erano rivolti al tribunale di Milano per chiedere al Comune di
rispettare l'intesa sull'assegnazione di 25 alloggi popolari. Il provvedimento è
rivolto anche al ministro Maroni e al prefetto Lombardi
Il giudice Roberto Bichi, della prima sezione civile del tribunale di
Milano, ha accolto il ricorso promosso da dieci rom del campo nomadi di via
Triboniano contro la mancata assegnazione delle 25 case popolari e ha ordinato
al sindaco Letizia Moratti, al prefetto Gian Valerio Lombardi e al ministro
dell'Interno, di adempiere agli accordi firmati lo scorso settembre con la Casa
della carità, Ceas e Consorzio Farsi prossimo.
Nel ricorso i legali dei rom, Alberto Guariso e Livio Neri, elencavano tutti
i passi compiuti dalle amministrazioni citate: si va dalla dichiarazione dello
stato di emergenza rom in Lombardia, del 21 maggio 2008, fino alla
sottoscrizione dei progetti tra il 5 e il 20 settembre scorso da parte dei
ricorrenti, "del dottor Francesco Russo per conto del commissario emergenza rom
e dall'amministrazione comunale, in persona del direttore di settore dottoressa
Paola Suriano". Progetti che non solo prevedevano l'assegnazione in locazione
dei 25 alloggi ancora da ristrutturare ai tre enti sociali e l'individuazione
delle famiglie a cui assegnarli, ma che anche, rimarcavano, "recano a carico di
ciascun ricorrente-firmatario il seguente formale impegno: 'Rinuncio
all'autorizzazione alla permanenza nel campo di via Barzaghi che lascerò entro
il giorno 15 ottobre (2010), consapevole che la mancata realizzazione del
progetto per responsabilità mia o dei componenti del mio nucleo familiare
comporterà comunque la perdita del diritto a risiedere nel campo".
Poi, però, si ricordava come il 27 settembre, a una settimana dall'ultima firma
dei progetti, in una conferenza stampa convocata in prefettura il ministro
Maroni avesse "affermato che i ricorrenti (come gli altri destinatari dei 25
alloggi) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati nei rispettivi
progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva 'sul gran cuore
di Milano'". Di qui la decisione di ricorrere al giudice, che ha depositato la
decisione favorevole ai ricorrenti.
Secondo una recente ricerca, i media inciderebbero sulla percezione
dell'altro, attraverso stereotipi. Così il 59% del campione ritiene che
l'ingresso degli stranieri favorisca la criminalità, il 45% crede che gli
zingari (rom e sinti) siano tutti ladri
Firenze, 16 dicembre 2010 – La discriminazione nei confronti del "diverso"
nella società attuale è molto diffusa. Lo pensano i giovani che hanno
partecipato all'indagine "Minori, mass media e diversità" realizzata dal
Centro Studi Minori e Media su un campione di 1214 studenti di 19 scuole medie
superiori di 13 città in 9 regioni italiane e presentata oggi a Firenze in un
convegno svoltosi presso la Regione Toscana .
In apertura ha portato il saluto della Regione Toscana il consigliere regionale
Gianfranco Venturi che, nel ricordare l'anniversario dell'unità d'Italia, ha
affermato che è necessario creare l' unità nel Paese fatta di diversità
solidale. Ma gli stessi studenti intervistati dichiarano, quasi per la metà,
di provare sentimenti discriminatori nei confronti delle persone diverse da sé
ed il 90% del campione ha amici che non nascondono atteggiamenti discriminatori
nei confronti degli immigrati e delle persone senza fissa dimora.
Non solo. Sebbene sia opinione diffusa che i giovani siano meno discriminanti
degli adulti, dalla ricerca è emerso, invece, che circa il 9% è più
discriminante dei propri genitori e nonni. Solo il 26 % è meno discriminante,
mentre la maggior parte (66%) riflette la posizione famigliare . "E' evidente –
ha affermato la presidente del Centro Studi Laura Sturlese, commentando i
risultati della ricerca – che la scuola, con un efficace insegnamento
dell'educazione civica , incentrata sui valori fondanti della Costituzione, e
elevata al rango di materia obbligatoria e di pari dignità, e le scuole e
facoltà di giornalismo, e un'opportuna sensibilizzazione dei media potranno
porre rimedio a questo quadro desolante ".
"I giovani oggi? Digitali nativi, aperti al mondo, a nuove tecnologie e
forme di comunicazione – afferma Isabella Poli, direttore del Centro Studi
Minori e Media - ma spesso diffidenti e discriminanti nei confronti di chi è
accanto, se "diverso". Il diverso fa paura ed allora, se per gli adulti c'è la
tentazione di rinchiudersi nel privato, per i giovani il rifugio è il branco
dove non ci si deve confrontare con l'altro, il diverso". Contradditori, come
spesso sono i giovani, non hanno pregiudizi per i compagni di scuola disabili o
per gli atleti stranieri nello sport, ma invece li hanno per gli immigrati e,
fra questi, soprattutto per asiatici, musulmani e rom che risultano loro
particolarmente antipatici .
E di contraddizioni della società stessa ha parlato anche il prof. Franco
Cambi dell'Università di Firenze che tuttavia ha individuato nelle risposte
dei ragazzi un trend di sviluppo verso un atteggiamento meno discriminante
rispetto alle generazioni più anziane. " Dobbiamo passare – ha affermato Cambi -
dalla multiculturalità all'intercultura come spazio di incontro delle diversità.
Netto, invece, il giudizio degli studenti intervistati sui soggetti più
influenti nella lotta alla discriminazione ed alla xenofobia. Ai primi posti non
risultano né le istituzioni, che hanno il compito di regolamentare e promuovere
la piena attuazione delle norme, né le principali agenzie educative quali
famiglia e scuola, alle quali compete l'educazione all'accoglienza ed alla non
discriminazione, bensì le associazioni di volontariato, la Chiesa ed i mass
media, seguiti a distanza da famiglia e scuola, e, all'ultimo posto, dal
Governo.
"Dati sconcertanti – ha affermato Chiara Dino, redattore del Corriere Fiorentino
– che rivelano la responsabilità stessa dei media sulla quale tutti noi
giornalisti dobbiamo riflettere". La Dino ha anche invitato gli studenti a
dialogare, attraverso strumenti ai giovani congeniali come i social network e
siti web , con gli operatori della comunicazione.
Il rapporto dei giovani con i media è più forte di quanto essi stessi non
credano. Sebbene solo 1 su 4 dichiari di aver formato la sua opinione sulla
diversità attraverso i media, le risposte ad altre domande rivelano l' incidenza
nei loro giudizi dei messaggi, e talvolta degli stereotipi, che caratterizzano
la comunicazione oggi. Così iI 59% del campione ritiene che l'ingresso degli
stranieri favorisca la criminalità, il 45% crede che gli zingari (rom e sinti)
siano tutti ladri ed il 36% ritiene che la religione islamica costituisca una
minaccia per l'Occidente. Però, allo stesso tempo, l'80% pensa anche che gli
stranieri facciano lavori che gli italiani non vogliono fare.
E' seguito quindi il dibattito nel quale sono intervenuti, fra gli altri,
docenti e studenti di scuole che hanno partecipato alla ricerca.
L'obiettivo dell'inserimento e apprendimento lavorativo nel settore
sartoriale per alcune partecipanti al progetto Formare per Fare si è
concretizzato grazie alla collaborazione con il Laboratorio Manufatti Donne Rom.
Il Laboratorio, inteso come percorso concreto di integrazione ed autonomia, è
gestito da un gruppo di lavoro consolidato, basato sulla condivisione quotidiana
del lavoro e sulla collaborazione fattiva e paritaria tra tutte le donne Rom
bosniache e donne italiane che partecipano insieme alla progettazione, allo
sviluppo, alla valutazione e alla gestione diretta degli spazi e delle risorse.
Donne somale ed eritree sono state affettuosamente accolte dalle giovani donne
Rom e si creata all'interno del Laboratorio un'atmosfera affettuosa ed
accogliente che ha potenziato le abilità nell'artigianato, la fantasia e le
capacità. Sono stati prodotti manufatti in stoffa, accessori per la casa e per
l'abbigliamento, originali, esclusivi e curati nei dettagli.
foto di Antonella Di Girolamo tel. +393395009440
La corte "ha inquadrato la clausola del 'giustificato motivo' tra quelle
destinate in linea di massima a fungere da 'valvola di sicurezza' del meccanismo
repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorché - anche al di fuori
della presenza di vere e proprie cause di giustificazione - l'osservanza del
precetto appaia concretamente 'inesigibile' in ragione, a seconda dei casi, di
situazioni ostative a carattere soggettivo od oggettivo".
Roma, 17 dicembre 2010. Non si può punire lo straniero che in ''estremo stato di
indigenza'', o comunque per ''giustificato motivo'', non ottemperi all'ordine,
seppure reiterato, di allontanamento dall'Italia emesso dal questore. Lo ha
stabilito la Corte Costituzionale, redattore il giudice Gaetano Silvestri,
dichiarando incostituzionale una delle norme inserite nel "pacchetto sicurezza"
del 2009, nella parte che prevede il reato di clandestinità.
Tutto è nato dal tribunale di Voghera che, chiamato a giudicare una donna senza
permesso di soggiorno e più volte espulsa come clandestina, si è rivolto alla
Consulta sostenendo che la donna non aveva potuto lasciare il nostro paese
perché priva di mezzi propri. "Un giustificato motivo", che pero' non è
previsto, dicono i giudici della Corte, dall'art.14, comma 5 quater del testo
unico sull'immigrazione, modificato dal "pacchetto sicurezza".
"Questa Corte ha inquadrato la clausola del 'giustificato motivo' tra quelle
destinate in linea di massima a fungere da 'valvola di sicurezza' del meccanismo
repressivo, evitando che la sanzione penale scatti allorché - anche al di fuori
della presenza di vere e proprie cause di giustificazione - l'osservanza del
precetto appaia concretamente 'inesigibile' in ragione, a seconda dei casi, di
situazioni ostative a carattere soggettivo od oggettivo".
"Un estremo stato di indigenza, che abbia di fatto impedito l'osservanza
dell'ordine del questore nello stretto termine di cinque giorni non diventa
superabile o irrilevante perché permanente nel tempo o perché insorto o
riconosciuto in una occasione successiva".
Per tutto ciò, e tranne che le autorità non procedano con un'esecuzione coattiva
dell'espulsione (procurando il vettore aereo o altri mezzi per lasciare il
territorio nazionale), non si può lasciare allo stesso immigrato clandestino
l'esecuzione del provvedimento perché ''incontra i limiti e le difficolta'
dovuti alle possibilità pratiche dei singoli soggetti''.
Per la Consulta è indispensabile ''un ragionevole bilanciamento tra l'interesse
pubblico all'osservanza dei provvedimenti dell'autorità, in tema di controllo
dell'immigrazione illegale, e l'insopprimibile tutela della persona umana''.
E' ora auspicabile, commenta EveryOne, che si consideri egualmente "non
punibile" lo straniero colpito da espulsione il quale non ottemperi al decreto
ritenendo che, una volta rientrato in patria, si troverà a subire atti di
persecuzione, situazioni di crisi umanitaria o condizioni di povertà
intollerabili.
Di Fabrizio (del 19/12/2010 @ 09:17:37, in Italia, visitato 2316 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir,
QUI i fatti a cui si riferisce
9 Febbraio – 16 Febbraio 2010 1^ visita dei genitori del promesso sposo in Kosovo a Ferizaj per conoscere
i genitori della futura sposa del loro figlio: entrambi si erano conosciuti e
parlati per diversi mesi via internet, attraverso la Web Cam.
11 Maggio – 16 Maggio 2^ visita della mamma del giovane Rom in aereo, accompagnata da Hery e Violza
(zii del ragazzo) che raggiungono Ferizaj in macchina, lo scopo è arrivare a
definire l'accordo con la famiglia della giovane sposa in vista del matrimonio
dei due ragazzi Rom. Accordo che viene raggiunto secondo le usanze Rom,
suggellato dalla festa celebrata in casa della famiglia con il coinvolgimento
del vicinato e dei parenti. La futura sposa circola su una Limousine in segno di
festa per le vie della cittadina e per mostrare pubblicamente l'intesa raggiunta
dalle due famiglie. Tutto documentato da un video che verrà poi visto a più
riprese dai Rom di Coltano.
I genitori della ragazza salutano e affidano la loro figlia a Hery e Violza.
Partono per l'Italia il 18 Maggio con la macchina di Hery.
20 Maggio 2010 Arrivo a Coltano della ragazza Rom. Si celebra una festa, accompagnata anche
da una band musicale Rom. Vi partecipano tantissimi Rom di Coltano, La sposa
veste gli abiti di festa della tradizione Rom, balla è serena ed è presentata ai
famigliari del futuro sposo, salutata anche da tanti altri Rom di Coltano e
conosce di persona il suo futuro marito. Ci sono fotografie che testimoniano il
suo arrivo a Coltano e quelle delle feste celebrate il giorno dopo e anche il 31
Maggio.
La festa si protrae per tante ore, fino a notte.
Anche il giorno seguente avviene un'altra festa, sempre al campo di Coltano.
1 Giugno 2010 A Gello, vicino a Pontedera alle 18.00 si celebra la festa vera e propria
del matrimonio, con la partecipazione di centinaia di Rom, provenienti anche da
fuori dell'Italia: Francia, Croazia, Germania. I giovani sposi Rom fanno il loro
ingresso su una macchina scoperta, affittata per l'occasione. Vengono scattate
centinaia di fotografie.
1 Settembre 2010 Un gruppo di Rom, per alcune ore occupa simbolicamente il nuovo villaggio
Rom (ancora vuoto), esasperato dall'infinita attesa e dall'atteggiamento
omissivo dei responsabili del progetto Città Sottili del Comune di Pisa,
chiedono un incontro con l'Assessore Politiche Sociali per avere delle risposte
sull'assegnazione degli alloggi e sulle prospettive future per chi rimarrà
escluso.
2 Settembre 2010 La risposta del comune è l'occupazione "militare" (carabinieri, vigili
urbani e polizia) del villaggio: paura e rabbia si alternano tra Rom di Coltano.. nel trambusto di
quelle ore la "sposa
bambina" avvicina un agente e comunica la sua volontà di tornare a casa. Vengono
assegnati in
questo clima di paura gli alloggi. Quattro famiglie rimangono fuori
dall'assegnazione.
8 Settembre 2010 La giovane sposa Rom viene portata via dal campo dalle Forze dell'Ordine e
affidata ad una
comunità protetta.
26 Ottobre 2010 Vengono arrestati 6 Rom: lo sposo della minorenne, i suoi genitori, la nonna e i
due zii che
hanno portato la futura sposa minorenne in Italia con gravi accuse su di loro:
rapimento,
violenza sessuale di gruppo anche da parte dei Rom del campo, riduzione stato di
schiavitù
e maltrattamenti. Viene portata via anche un'altra giovane sposa del campo,
senza alcuna
spiegazione e affidata segretamente ad una struttura protetta. Le indagini sono
coordinate
dall'Anti-Mafia di Firenze. Tra il materiale sequestrato dalla Polizia ci sono
le centinaia
di foto delle feste in una cornice digitale e il video girato a Ferizaj durante
la festa del
fidanzamento... che fine hanno fatto?
Ha inizio una intensa campagna giornalistica di diffamazione sulla comunità Rom,
capeggiata
dalla redazione locale de Il Tirreno e avvallata dal comune di Pisa. Il
quotidiano locale La
Nazione manterrà invece, un atteggiamento più prudente.
D'ora in poi gli operatori del comune che visitano il campo, sosterranno la
versione della
ragazza, mantenendo un atteggiamento di sospetto sui famigliari coinvolti
rimasti al campo:
un finto interessamento per acquisire ulteriori dati contro i Rom coinvolti.
Dice un saggio:
"Non mi preoccupa chi dice che vuole fare del male, ma chi pensa di fare il
bene!"
Intanto in città monta la rabbia nei confronti dei Rom. In diverse occasioni
sono presi di mira
dalla gente, derisi ed insultati. Il fatto più grave presso il Distretto
Sanitario al CEP, dove
la mamma del giovane marito che usufruisce degli arresti domiciliari perché
incinta, si reca
il 2 Dicembre per una visita di controllo, scortata da agenti penitenziari ma
viene insultata
dalla stessa dottoressa, la invita a farsi visitare altrove, in un primo momento
rifiuta la visita
medica che le spetta, ma poi ci ripensa solo per rispetto delle guardie
penitenziarie che
l'hanno scortata.
Intanto, durante il periodo di detenzione presso il carcere minorile di Firenze
il giovane
marito verrà picchiato diverse volte dagli stessi detenuti.
15 Novembre 2010 Conferenza stampa dei Rom al campo di Coltano, indetta per far sentire per la
prima volta la
voce dei Rom sulla vicenda, visto che nessuno ha sentito il bisogno di ascoltare
la loro voce e le
loro testimonianze. I quotidiani locali de Il Tirreno e La Nazione non
intervengono!
10 Dicembre 2010 Viene arrestato anche il nonno del giovane marito, con l'accusa di essere l'organizzatore
materiale della "compravendita di minorenni".
11 Dicembre 2011 A Firenze nell'aula bunker anti mafia, si celebra l'incidente probatorio, dove
finalmente
la difesa degli imputati per la prima volta, ha la possibilità di interrogare
la ragazza e far
emergere le contraddizioni nelle versioni fornite dalla giovane sposa Rom.
La nonna viene scarcerata, mentre per gli altri imputati il Pubblico Ministero
si oppone
caparbiamente a misure di scarcerazioni.
IO SO CHE.. in tutta questa vicenda ci sono degli aspetti ancora poco chiari, perché sono
stati taciuti e nascosti
fin dall'inizio, aspetti non secondari su questa "verità zingara".
Io so che la voce dei Rom non ha lo stesso peso di quella di un italiano, a
patto che non sia della
parte dei Rom.
Lo so che i testimoni Rom contano poco, mentre le dichiarazioni di un operatore
del Comune,
anche se assente durante i fatti in questione, valgono di più, soprattutto se
dimostra diffidenza
verso i Rom.
Io so che è più facile e comodo seguire le sirene urlanti dei pregiudizi e della
superficialità, che
mantenere una seria obiettività, ormai compromessa e condizionata dalle bugie
gridate da una
stampa compiacente e collaudata a gettare fango sui Rom.
Lo so che tra il progetto "Città sottili" del comune di Pisa e questa vicenda ci
sono strette relazioni
che spesso soffocano e condizionano la vita Rom.
Io so che anche quando un Rom è vittima, spesso gli capita di sedere sul banco
degli imputati...
Lo so che il giudice di Bergamo, che ha rilasciato in pochi giorni il Marocchino
accusato di avere
ucciso la piccola Yara di Brembate, non è lo stesso di Firenze..
Lo so che il razzismo che colpisce i Rom non è questione di integrazione, ma si
alimenta anche
dalla crisi economica in atto.
Io so quanto sia facile condizionare il pensiero dei minorenni..ma chi controlla
il controllore?
Lo so che la mia testimonianza è poco credibile perché "sono in buoni rapporti
con i Rom", mentre
quella che dimostra sospetto verso i Rom è più "obiettiva" , quindi merita di
essere presa in
considerazione, anche quando è superficiale e ambigua.
Lo so che in questa vicenda i Rom hanno le loro colpe.. la più grande è quella
di essere Rom.
Semplicemente lo so, perché credo di saper distinguere una bugia, dalla realtà
dei fatti, senza
essere dell'Anti-Mafia.
Invece, quello che non so più con certezza è se il rispetto dei diritti, oggi
vale ancora per tutti o
può essere sospeso in base a categorie di appartenenza etnica?
Don Agostino Rota Martir Coltano - Campo nomadi – 16 Dicembre 2010
Natale è alle porte, quando ero bambino io (altra epoca, d'accordo) c'era
ancora l'abitudine di raccontarsi delle storie. Tanti anni fa, al campo di via
Idro si stampava un giornalino per le scuole, Il Vento e il Cuore, da cui è
tratto il pezzo seguente.
Per i genitori, da raccontare quando i bambini non vogliono dormire
Speriamo che mentre ci leggete siate al caldo, in una casa o in una roulotte.
Al tempo di questa storia vera era pieno inverno e tutto il campo era
ghiacciato. Le nostre famiglie avevano poca legna, anche i fuochi erano
scarsi.
Un puledrino stava male da parecchi giorni, si reggeva in piedi a fatica.
Quella mattina eravamo tutti preoccupati per lui.
Quando siamo entrati nella stalla, era disteso a terra, stecchito, con le
zampe ritte e la pancia già gonfia per il freddo. Vicino a lui, un altro
cavallino lo osservava terrorizzato dal freddo e dallo spavento.
Ci siamo accorti che il puledro a terra respirava ancora.
Siamo corsi a prendere delle corde robuste e gliele abbiamo passate sotto la
pancia. In due, uno da una parte e l'altro dall'altra, l'abbiamo sollevato a
forza.
Ma il cavallino era ancora intirizzito e aveva gli occhi sbarrati per lo
spavento, non potevamo lasciarlo perché sarebbe ricaduto. Abbiamo cominciato a
massaggiarlo e ripulirlo, con energia ma dolcezza, sulla coda, sulla groppa, sul
collo e sulla testa.
Finalmente siamo riusciti a fargli masticare del pane secco e gli abbiamo
dato dell'acqua da bere. Sempre reggendolo e facendogli muovere le zampe,
l'abbiamo portato vicino al fuoco. E' uscito anche il suo compagno, ha mangiato
anche lui.
Adesso stanno bene, ci piacerebbe farveli conoscere.
Sucar Drom nel web
Il Consiglio Direttivo di Sucar Drom nei mesi scorsi aveva dato mandato
all'Istituto di Cultura Sinta di ridisegnare la presenza sul web
dell’associazione. L’obiettivo che ci siamo posti è quello di offrire a
tutti servizi sempre più articola...
Cagliari, Babel Film Festival
Presentato oggi il programma del “Babel Film Festival”, primo nel suo genere,
sulla conservazione e promozione delle minoranze linguistiche del mondo, ideato
e organizzato dall’associazione Babel, da Area visuale e dalla Società
Umanitaria con l’Istituto di Cultura Sinta come promotore...
Il giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom
La Missione Evangelica Zigana (MEZ) organizza una giornata con lo scopo di far
conoscere ai piacentini le ricchezze espresse delle culture sinte e rom: “Il
giorno della conoscenza, le ricchezze delle culture sinte e rom”...
Mirko Levak e Taro Debar, scomparsi due grandi uomini
Queste giornate prenatalizie del 2010 sono di lutto per le comunità sinte e rom
italiane. A distanza di pochi giorni sono venuti a mancare i due “grandi
vecchi”, uno sinto e uno rom. AMILCARE DEBAR, detto Taro, sinto piem...
Di Fabrizio (del 17/12/2010 @ 09:48:15, in Italia, visitato 1513 volte)
(ASCA)
- Roma, 16 dic - Roma e' probabilmente la citta' in cui vive il piu' alto numero
di rom e sinti, eppure questi sono 6-8mila o poco piu', e non l'invasione
paventata dall'immaginario collettivo. Questa presenza e' diffusa in quasi tutti
i Municipi e si caratterizza per la varieta' di gruppi etnico-linguistici. E'
quanto emerge dal VII Rapporto dell'Osservatorio Romano sulle Migrazioni
promosso da Caritas diocesana di Roma, Camera di Commercio di Roma e dalla
Provincia di Roma. Non e' affatto noto, ad esempio, che molti di essi sono
cittadini italiani. E' il caso dei rom abruzzesi, dei sinti e camminanti
siciliani, dei rom campani e dei rom kalderasha, originari della citta' di Fiume
e giunti in Italia dopo la seconda guerra mondiale. I rom stranieri sono per lo
piu' di origine slava e arrivati alla fine degli anni Sessanta per motivi
economici, oppure di origini bosniache, macedoni, serbe e croate giunti negli
anni Novanta a seguito dei conflitti nell'ex Jugoslavia.
Questi gruppi risiedono a Roma da un certo numero di anni e, generalmente,
abitano negli insediamenti attrezzati e nei campi semi-attrezzati del Comune.
Dalla meta' degli anni Novanta si sono aggiunti i rom romeni, divenuti piu'
numerosi a partire dal 1° gennaio 2002, con l'abolizione del visto di ingresso
per l'Italia. Rispetto agli ultimi flussi, le soluzioni abitative e
l'inserimento risultano piu' problematici, con conseguenze particolarmente
negative sui minori, nei confronti dei quali anche gli interventi sociali
finiscono spesso per enfatizzare, piuttosto che ridurre, la diversita' rispetto
ai coetanei italiani.
Spesso, ad esempio, e' proprio il campo a impedire che i minori colpevoli di
reato (per lo piu' furti e borseggi) possano usufruire delle misure domiciliari
alternative al carcere. E cosi', nonostante i percorsi di inserimento scolastico
dei minori, nonostante gli esempi positivi di inserimento al lavoro, nonostante
la volonta' manifesta di radicarsi sul territorio, i campi restano il fulcro
dell'azione amministrativa, agendo di fatto come zone definitivamente
temporanee.
Di Fabrizio (del 16/12/2010 @ 09:32:49, in Italia, visitato 1797 volte)
Grande Club
Via Raimondo Montecuccoli, 8 - Roma
17 dicembre 2010, dalle ore 20 in poi, la Romà Onlus
presenta "Giovani Rom in Azione".
La serata costituisce l’evento di presentazione del progetto "Youth in Action
For Roma Participation".
L’iniziativa si svolgerà presso il "Grande Club" (Via Raimondo Monteccuccoli, 8
– zona Pigneto) e includerà videoproiezioni, musica dal vivo, dance music e
performance di danza tradizionale.
"Youth in Action For Roma Participation" (finanziato dalla Commissione Europa
nell’ambito del programma "Youth in Action") è un progetto promosso dalle
associazioni prevalentemente costituite da rom e sinti Romà Onlus (Roma) e Amaro
Drom (Berlino).
Il progetto vede, per la prima volta in Italia, la partecipazione di un gruppo
misto di giovani rom e non rom e avrà una durata di 14 mesi.
Attraverso una serie di attività intende creare uno spazio per il gruppo di
giovani coinvolto perché essi possano mettere in comune idee, esperienze e buone
pratiche per incrementare la partecipazione attiva dei giovani e stabilire nuovi
contatti.
"Youth in Action for Roma Participation" vuole sperimentare la possibilità di
mettere in rete giovani rom e non rom a livello nazionale e internazionale e
dare ad essi la possibilità di confrontarsi con giornalisti, parlamentari ed
esponenti della società civile.
L’obiettivo è quello di formare una nuova generazione di Rom in grado di far
valere le proprie idee, di costruire una campagna informativa, di presentare
un’interrogazione parlamentare o semplicemente sviluppare idee per migliorare la
situazione dei giovani rom nella propria città.
Il progetto aderisce alla rete europea dei giovani rom e non rom Ternype –
International Roma Youth Network.
Il programma comunitario Youth in Action sostiene la partecipazione attiva dei
giovani alla vita democratica.
Per ulteriori informazioni e per seguire gli sviluppi futuri del progetto: Sito
Internet: www.romaonlus.it
Disclaimer - agg. 17/8/04 Potete
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