Di Fabrizio (del 31/12/2010 @ 09:11:39, in Italia, visitato 2372 volte)
ROM: EMERGENZA UMANITARIA A FIRENZE, PRIMI 16 SGOMBERATI ALL'OSPEDALE DI
CAREGGI. APPELLO AL PROCURATORE QUATTROCCHI: "SI INDIVIDUINO EVENTUALI
RESPONSABILITA'"
16 romeni di etnia Rom, tra cui donne, bambini e malati, sgomberati ieri
pomeriggio da via del Ponte di Quaracchi, al confine tra Sesto Fiorentino e
Firenze, si stanno recando in questi minuti, con le rappresentanze di alcune
associazioni umanitarie locali, all'ospedale fiorentino di Careggi per
usufruire di assistenza sanitaria e di un luogo caldo dove passare la notte.
"Purtroppo" spiegano i co-presidenti dell'organizzazione umanitaria EveryOne
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau e il presidente di Opera Nomadi
Toscana Marcello Zaunisi, "ogni tentativo di inserimento degli stessi in
strutture di emergenza nei comuni di Firenze o Sesto Fiorentino sono naufragati,
a causa della totale mancanza di collaborazione e disponibilità ad accoglierli
da parte dei due Comuni. Ci siamo mobilitati con la Regione Toscana per
richiedere un intervento della Protezione Civile," continuano gli attivisti, "ma
anche in questo caso nulla si è mosso, nonostante l'iniziale interessamento del
governatore Enrico Rossi e dell'assessore Salvatore Accolla. A questo punto,
l'unica alternativa è la struttura sanitaria pubblica. L'ospedale sembra essere
infatti l'unico luogo per preservare malati con problemi respiratori e
cardiopatici, donne, bambini, anziani e altri soggetti vulnerabili della
comunità, e per evitare di farli dormire al freddo senza alcun riparo; lì gli
sgomberati possono essere ospitati temporaneamente, assistiti da medici e
operatori sanitari, e la loro minima sopravvivenza può essere garantita.
Marco Squicciarini, responsabile nazionale della Croce Rossa Italiana per le
attività di accoglienza, assistenza e organizzazione umanitaria alle popolazioni
Rom e ai soggetti senza fissa dimora, si sta impegnando in queste ore per
rompere il muro di indifferenza e dare una soluzione umana per l'emergenza.
"Ci aspettiamo dalle autorità" continuano Malini, Pegoraro, Picciau e Zuinisi,
"una fattiva collaborazione riguardo alla permanenza di tutti i soggetti
vulnerabili all'interno dell'ospedale fin tanto che non sarà individuata
un'altra idonea sistemazione dal punto di vista igienico-sanitario. Ci
appelliamo infine al Procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, affinché
individui le eventuali responsabilità relative alla mancata assistenza di tanti
soggetti deboli ed emarginati e vengano presi i rispettivi provvedimenti atti a
scongiurare il perpetrarsi di eventuali abusi nei loro confronti".
Aggiunge Marcello Zuinisi Rischio Morte da Assideramento a Firenze per Rom e Senza Niente Chiediamo attivazione Urgente ed Immediata Protezione Civile a salvaguardia
della Vita Umana
Tempestate di mail il comune di firenze e sesto chiedendo attivazione protezione
civile per i Rom ed i Senza Niente:
Matteo Renzi - sindaco@comune.fi.it
Gianni Gianassi -
segreteria.sindaco@comune.sesto-fiorentino.fi.it
E ancora:
Toscana TVA Sesto protesta rom contro lo sgombero, Gianassi: 'Nessuna
ordinanza' 30/12/2010 - A Sesto va in scena la protesta di un gruppo di rom contro lo
sgombero della baraccopoli dell'Osmannoro, ma il sindaco Gianassi: 'Nessuna
ordinanza'.
"Non ho ordinato nessuno sgombero''. Cosi' il sindaco di Sesto Fiorentino,
Gianni Gianassi, mette la parola fine alla protesta andata in scena questa
mattina davanti alla Asl di Sesto dove un gruppo di rom ha manifestato contro
l'ipotesi di sgombero della baraccopoli dell'Osmannoro, in cui abitano un
centinaio di persone. I rom accusano infatti l'amministrazione di avere avviato
lo smantellamento delle baracche.E mentre Marcello Zuinisi, di Opera Nomadi
Toscana, chiede a comune e regione di trovare una soluzione per la sistemazione
dei rom e per finanziare un progetto di inclusione sociale per queste persone,
il sindaco Gianassi non fa giri di parole e chiarisce: "Non ho ordinato nessuno
sgombero ne' ho il potere di comandare la forza pubblica". Secondo i
manifestanti nel campo rom sarebbero state gia' abbattute due delle quaranta
baracche presenti nell'accampamento. Peccato pero' che alle telecamere di
Toscana Tv sia stato impedito l'accesso al campo, ma le immagini riprese
dimostrano chiaramente che la baraccopoli e' ancora abitata. Fa poi stupore che
tra gli occupanti del campo si sia creata una spaccatura. Insomma, questa
mattina, a protestare davanti all'Asl di Sesto c'era solo una minoranza di rom.
Per terminare:
La NazioneSedici rom chiederanno ospitalità a Careggi per la notte
Lo rendono noto le organizzazioni EveryOne e Opera Nomadi Toscana. "Ci siamo
mobilitati con la Regione Toscana per richiedere un intervento della Protezione
Civile", affermano gli attivisti.
Firenze, 30 dicembre 2010 - L'associazione Gruppo EveryOne ha reso noto che 16
romeni di etnia Rom, tra cui donne, bambini e malati, sgomberati ieri pomeriggio
da via del Ponte di Quaracchi, al confine tra Sesto Fiorentino e Firenze si
recheranno, con le rappresentanze di alcune associazioni umanitarie locali,
all'ospedale di Careggi per usufruire di assistenza sanitaria e di un luogo
caldo dove passare la notte.
"Purtroppo"- spiegano i co-presidenti dell’organizzazione umanitaria EveryOne
Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau e il presidente di Opera Nomadi
Toscana Marcello Zaunisi- "ogni tentativo di inserimento degli stessi in
strutture di emergenza nei comuni di Firenze o Sesto Fiorentino sono naufragati,
a causa della totale mancanza di collaborazione e disponibilità ad accoglierli
da parte dei due Comuni. Ci siamo mobilitati con la Regione Toscana per
richiedere un intervento della Protezione Civile," continuano gli attivisti, "ma
anche in questo caso nulla si è mosso, nonostante l’iniziale interessamento del
governatore Enrico Rossi e dell’assessore Salvatore Accolla. A questo punto,
l’unica alternativa è la struttura sanitaria pubblica. L’ospedale sembra essere
infatti l’unico luogo per preservare malati con problemi respiratori e
cardiopatici, donne, bambini, anziani e altri soggetti vulnerabili della
comunità, e per evitare di farli dormire al freddo senza alcun riparo; lì gli
sgomberati possono essere ospitati temporaneamente, assistiti da medici e
operatori sanitari, e la loro minima sopravvivenza può essere garantita*".
"Ci aspettiamo dalle autorità" continuano Malini, Pegoraro, Picciau e Zuinisi,
"una fattiva collaborazione riguardo alla permanenza di tutti i soggetti
vulnerabili all’interno dell’ospedale fin tanto che non sarà individuata
un’altra idonea sistemazione dal punto di vista igienico-sanitario. Ci
appelliamo infine al Procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, affinché
individui le eventuali responsabilità relative alla mancata assistenza di tanti
soggetti deboli ed emarginati e vengano presi i rispettivi provvedimenti atti a
scongiurare il perpetrarsi di eventuali abusi nei loro confronti".
*Purtroppo, nonostante le condizioni sanitarie preoccupanti
dei bambini e dei malati rifugiatisi all'ospedale fiorentino, la direzione
sanitaria ha deciso di allontanarli, senza neppure sottoporli a visita medica.
Gli operatori umanitari hanno invocato il giuramento di Ippocrate prestato da
ogni medico e la Costituzione italiana, che obbliga i medici a curare i pazienti
in cattive condizioni di salute. Tutto inutile. Così i 16 Rom messi sulla strada
dai medici dell'istituto sanitario si sono ritrovati a peregrinare per una città
ostile, guidati dal coraggioso presidente di Opera Nomadi Toscana Marcello
Zuinisi, mentre i difensori dei diritti umani di EveryOne cercavano
disperatamente una soluzione di ricovero per la notte: una lotta contro il tempo
(alcuni bimbi sono febbricitanti) che non si è ancora conclusa nel momento della
pubblicazione di questo pezzo nel sito di EveryOne.
Al contrario di quanto si pensa comunemente, non tutti stanno pensando di
espellere i Rom da dove vivono. Difatti la Slovenia, che per decenni ha tentato
di cancellarli dal paese, ora sta facendo l'opposto. Ha adottato una nuova
politica, allo scopo di integrare i bambini nelle scuole di Lubiana, come pure
di promuovere la loro istruzione grazie ad assistenti rom degli insegnanti. By Camille Lepage
27/12/2010 - La Slovenia è stata rimproverata molte volte da Amnesty e da
altre OnG dei diritti umani, a causa della sua riluttanza e controversa
attitudine verso i Rom. I Rom, secondo la definizione ufficiale UE comprendono
gruppi di persone che "condividono caratteristiche culturali simili ed una
storia di segregazione nelle società europee, come i Rom (che vivono soprattutto
nell'Europa Centrale e Orientale e nei Balcani), i Sinti, i Travellers, i Kalé
ecc." La capitale Lubiana sta mostrando l'esempio di promuovere l'integrazione
dei bambini rom, e così facendo mirando a migliorare lo standard di vita della
comunità rom. Questo progetto è anche inteso come una palla di neve in
differenti regioni o persino paesi.
Premio RegioStar
Per combattere la discriminazione contro i Rom, nel 2008 è partito un
programma di inclusione pre-scolastico dei bambini rom. Guidano questo programma
la Commissione Europea ed il suo programma economico regionale. Si inserisce
nello schema dell'anno europeo 2010 per Combattere la Povertà e l'Esclusione
Sociale. RegioStar è organizzato allo scopo di collaborare e condividere buone
pratiche per accelerare il ritmo dell'innovazione in tutta la UE. Identifica e
promuove lo sviluppo economico di successo e mira ad ispirare le altre regioni o
paesi membri. I progetti sono inviati da tutti i 27 stati membri. Questo premio
rivela come differenti regioni, di diverso retroterra, storia o posizione,
possano diventare parte di una politica di coesione di successo e di un
programma di economia regionale.
Ci sono vincitori in 6 categorie: CityStar - uso innovativo delle aree
industriali in un contesto urbano, L'integrazione dei migranti o di gruppi
marginalizzati in aree urbane, applicazioni ICT per l'e-inclusione,
l'applicazione ICT per le PMI, Copertura della banda larga nelle regioni meno
sviluppate o in aree rurali, Informazione e Comunicazione. I vincitori del
premio RegioStar 2010 provengono da Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Lituania, Regno
Unito, Francia, Slovenia ecc.
In Slovenia il progetto riguarda l'integrazione dei bambini rom che a scuola
sono vittime di discriminazione e segregazione. Intende rafforzare l'efficienza
dell'integrazione attraverso l'istruzione e la formazione di assistenti
insegnanti rom e di personale per la scuola professionale, così come educare ed
incoraggiare i genitori rom ad assumersi le proprie responsabilità.
Così operando, il progetto vuole preparare i bambini rom in età prescolare
alla scuola elementare per soddisfare i requisiti dei programmi nazionali di
studio e partire da questi risultati.
Assistenti insegnanti rom
Blaž Kovač, responsabile del progetto di integrazione dei Rom per
Amnesty International, dichiara: "il sistema d'istruzione sloveno ha avuto un
miglioramento tangibile negli ultimi due anni". Il progetto ha due facce e non
si occupa solo di bambini ma anche di "formare ed impiegare assistenti rom" e
"sta andando nella direzione giusta". Kovač spiega che ci sono 30 insegnanti
rom in 30 scuole. L'associazione rom assume dei Rom senza adeguata istruzione ed
insegna loro cosa fare. "Questa è la parte della decisione strategica dello
stato verso l'integrazione". In realtà ci sono 3 modi per assumere un assistente
insegnante rom: 1) possono essere delegati alla scuola dove devono lavorare ed
in quel caso offrono supporto. 2) provenire da una facoltà, ma sinora nessun Rom
ha ancora completato il ciclo di studi. 3) C'è anche la possibilità di impiegare
staff rom finanziandosi, le scuole slovene ricevono fondi dai comuni e non dallo
stato ma, come menziona Kovač, le scuole potrebbero essere situate in un
"comune che ha un punto di vista negativo verso i Rom, allora [la scuola]
non otterrebbe nulla."
Nonostante la buona volontà del governo, non è abbastanza, infatti secondo Kovač,13
dei 22 bambini rom non sono riuscito a passare il 2° grado ed attualmente 8 rom
su 15 nel primo grado non stanno frequentando del tutto la scuola. I loro
genitori non li incoraggiano ad andare a scuola, dato che sono analfabeti e
disoccupati. La situazione non può evolvere senza "la creazione di un sistema
educativo che miri a raggiungere tutte le comunità ed includa il lavoro coi
genitori" dichiara Kovač. L'adozione di un simile programma è un
processo lento, e se fosse messo in atto oggi, ci vorrebbero circa 20 anni per
vederne i risultati.
Discriminazione di stato
Nondimeno, come chiarisce la dr. Vera Klopčič, ricercatrice nel
campo dei diritti umani, delle minoranze e dei Rom, "è un esempio unico che
l'organizzazione rom sia leader del progetto. Nel 2004 venne adottata la
Strategia per l'inclusione Rom, che introduceva anche il tema della lingua e
della cultura rom, e due anni di istruzione prescolastica obbligatoria."
Nonostante tutte le indicazioni in senso contrario, una delle persone contattate
ha dichiarato che in Slovenia è stata votata una legge che permette la
separazione tra bambini rom e no, con la spiegazione che "se i bambini rom
andassero a scuola con i non-rom, gli ultimi non farebbero grandi progressi
perché dovrebbero aspettare i bambini rom, cosa che è stata una buona scusa per
i genitori".
Sin dalla più tenera età, i pregiudizi giocano la loro parte. Tina Cigler,
coordinatrice di progetto (inclusi i progetti per la comunità rom), riferisce la
sua esperienza con i bambini rom, quando chiede loro come passano la giornata,
questi spesso rispondono "mi siedo all'angolo con i miei amici rom e nessuno
si avvicina a noi perché odoriamo, perché siamo sporchi," e lo spiega col fatto
che "100 anni di vecchi stereotipi sono ancora vivi, i bambini in realtà non si
mischiano".
Risultati tra 20 anni
Con un simile progetto, basato su tempo lunghi, è difficile rendersi conto di
quali saranno i risultati. Eppure, la prof. emerita dr. Albina Necak del
dipartimento di linguistica generale ed applicata della facoltà artistica
dell'università di Lubiana, puntualizza, "L'integrazione dipende dall'istruzione
della popolazione locale e dalla loro conoscenza dei Rom e della loro storia,
dei loro costumi. Dall'altra parte risiede nella popolazione rom che non ha
abbastanza informazioni né su se stessa né sul contesto con la popolazione
locale. Dando loro conoscenza di se stessi è una questione molto importante come
pure insegnare ai bambini non-rom sulla società e la diversità."
Offrendo istruzione ai bambini rom agli assistenti insegnanti rom ed ai
futuri insegnanti, il progetto contribuisce al benessere della società slovena.
Infatti, essendo istruiti, i Rom non dovranno fare più affidamento sui fondi
sociali, ma "sostenendoli con benefici sociali [che] non fanno nulla di buono né
per il paese né per i Rom" spiega Cigler. Un aspetto positivo di questo
progetto è anche di mostrare ad altri paesi e regioni che l'integrazione della
minoranza rom è economicamente di successo.
27/12/2010 - Richard Sheridan, presidente del Gypsy Council, dice di aver
intenzione di incontrare il presidente del consiglio di Basildon e un
parlamentare locale, purché non intendano ripetere soltanto la richiesta che i
residenti di Dale Farm abbandonino il terreno di loro proprietà in vista dello
sgombero di massa da lungo pianificato.
Tony Ball, leader del consiglio di Basildon, ha contattato Sheridan con
l'offerta di incontrarlo nell'anno nuovo assieme al parlamentare Tory John Baron
della Camera dei Comuni. Ma sinora non è chiaro quale sarà l'agenda.
Baron, che ha servito l'esercito in Irlanda del Nord, e più tardi è diventato
un banchiere d'affari, dice che Basildon dovrebbe proseguire con lo sgombero di
Dale Farm, allo scopo di restaurare la Cintura Verde di cinque acri dove
attualmente risiedono 96 famiglie senza i permessi di edificazione.
In precedenza il parlamentare aveva sponsorizzato senza successo una proposta
di legge per aumentare i poteri dei consigli locali nell'agire contro gli
sviluppi illegali nella Cintura Verde. Il tutto condito da una clausola che
ripristinava l'obbligo di fornire un luogo per le roulotte dei Viaggianti.
Sheridan puntualizza che la stessa casa di Baron si trova su di un terreno
che in precedenza faceva parte della Cintura Verde di Billericay, approntata per
incontrare l'aumento di richieste immobiliari.
Nel frattempo, gli avvocati di Dale Farm hanno ottenuto di poter presentare
un appello alla Corte Suprema per un'udienza che potrebbe annullare una sentenza
del tribunale distrettuale di Southend, che escludeva i Viaggianti senza casa
dal trovare una sistemazione compatibile con la loro cultura e modo di vita
tradizionale.
Le famiglie di Dale Farm hanno rifiutato senza eccezioni di andare nelle case
e appartamenti offerti dal consiglio distrettuale di Basildon, perché vogliono
vivere nelle loro roulotte e case mobili per preservare l'unità della comunità.
I consiglieri sia laburisti che liberali hanno recentemente denunciato
l'amministrazione Tory di Basildon per avere scelto una non necessaria linea
dura contro qualche centinaio di famiglie rom e viaggianti senza casa nel
distretto. Un consigliere ha paragonato l'attuale politica alla pulizia etnica
nazista.
Cresce anche l'opposizione alle spese collegate alla cacciata dei Viaggianti
dalla loro terra a Dale Farm e nella vicina Hovefields. Le spese legali ed
amministrative, assieme all'impiego degli ufficiali giudiziari di Costant & Co,
ha probabilmente superato i 2 milioni di sterline.
Il consiglio ha ancora fondi per circa 3 milioni di sterline. Ma la polizia
dell'Essex ha richiesto 10 milioni dal Ministero degli Interni per coprire le
spese di uno sgombero che potrebbe continuare per tre settimane ed alla fine
rivelarsi un insuccesso.
I residenti di Dale Farm, che hanno impiegato km. di filo spinato, vecchi
pneumatici e ponti levatoi, stanno preparando una dura resistenza alla
demolizione delle loro case. Centinaia di sostenitori si sono impegnati ad
unirsi a loro. Inoltre una squadra di osservatori legali della clinica per i
diritti umani dell'università dell'Essex contano di essere presenti.
"Se ci manderanno fuori saremo obbligati a spostarci su altri terreni nel
distretto," dice Sheridan. "Da qualche parte dobbiamo vivere. Negli anni questo
potrà significare un costo di grande miseria per noi e infiniti milioni al
consiglio."
A meno che l'incontro proposto alla Camera dei Comuni produca un risultato
positivo, Tony Ball può dare il via libera al più grande sgombero zingaro mai
avvenuto in GB. Ma sa di non poterlo fare senza l'assistenza diretta del
governo.
La segretaria agli interni Theresa May ha considerato per alcuni mesi la
richiesta della polizia dell'Essex. Come altri ministri, è consapevole
dell'opposizione ONU alla distruzione di Dale Farm e deve anche fare i conti con
una riduzione del 30% del budget del suo dicastero, a causa dei tagli imposti
dalla coalizione di governo.
Il problema dell'aumento della comunità rom per le strade di Losanna e nei
centri d'accoglienza notturni pressa le autorità comunali. A punto tale che
l'incaricato del dicastero degli affari sociali, Jean-Christophe Bourquin, ha
deciso di mantenere il silenzio. Eppure, i giorni scorsi il rifugio di Vallée de
la Jeunesse, gestito dal suo ufficio, non poteva ospitare tutti i Senza Fissa
Dimora (SDF). Alcuni Rom sono stati costretti allora a dormire all'aperto.
La questione della mancanza di posti nei rifugi però fa reagire la
Losanna politica. Con l'obiettivo possibile di proibire l'accattonaggio. Questa
misura, depositata sotto forma di postulato oltre un anno fa, sarà discussa in
consiglio comunale il prossimo 18 gennaio. La sua attuazione potrebbe regolare,
tra l'altro, la popolazione rom.
Questa comunità è in effetti responsabile della situazione vissuta nei centri
d'accoglienza. "La tendenza era già verso la piena occupazione, - riconosce
Michel Cornut, capo del servizio sociale della città - Questo inverno, il netto
aumento dei Rom ha teso la situazione. L'apertura urgente di letti supplementari
a Vallée de la Jeunesse le ultime settimana non è sufficiente a ripianarla."
Attualmente, i Rom occupano la maggioranza dei 35 posti letto.
La soluzione di UDC, Lausanne Ensemble e dei Verdi, consiste dunque
nell'interdizione dell'accattonaggio. L’UDC chiede una proibizione totale,
mentre il fronte che riunisce i Verdi a Lausanne Ensemble vorrebbe che fosse
studiato un più vasto piano d'azione.
"Occorre che il comune prenda rapidamente in mano la situazione, aumentando
la capacità d'accoglienza delle strutture d'accoglimento, - dichiara dal conto
suo Alain Hubler, presidente di A Gauche toute! - è intollerabile lasciare le
persone dormire all'aperto." Una soluzione che potrebbe non risolvere la
situazione. "Mettere più letti a disposizione attirerebbe una popolazione più
numerosa e da più lontano - stima Michel Cornut. - Ci mancherebbero sempre dei
letti."
Assumere un mediatore
Resta forse una terza possibilità, che è anche parte della richiesta
depositata dal socialista Jean Tschopp: l'assunzione di un mediatore. "Potrebbe
spiegare le regole di vita che si applicano nei centri e nella società svizzera
in generale", nota Marc Vuilleumier, che difenderà questa disposizione.
L'incaricato alla sicurezza si riferisce ai Rom che hanno giocato ultimamente
grosse somme di denaro a poker (24 heures di sabato e ieri). Pratiche contrarie
al regolamento della struttura di Vallée de la Jeunesse e che sono valse loro un
avvertimento.
"Resta da sapere quali saranno i suoi incarichi - si domanda Axel Marion, di
Lausanne Ensemble. - Non deve essere il portavoce della comunità rom." Le parti
sostengono piuttosto l'idea che questo mediatore sia l'anello mancante per
entrare in contatto con una popolazione sconosciuta dagli attori sociali. "Dev'essere
un partner per cui noi possiamo comprenderli e per farci comprendere", precisa
Jean Tschopp.
Di Fabrizio (del 26/12/2010 @ 09:23:37, in lavoro, visitato 2151 volte)
Buongiorno a tutte/i,
dopo il finanziamento di tre borse lavoro, abbiamo deciso di finanziare tre
borse di studio. I beneficiari sono tre ragazzi: Ovidiu, Marian e Belmondo, con
i quali siamo venute in contatto perché i loro fratelli più piccoli nei due anni
passati hanno frequentato le scuole di Rubattino.
I corsi che stanno frequentando sono gratuiti: noi copriamo per tutti e tre i
ragazzi il costo dei trasporti (abbonamento ATM e treno) e a due di loro
assegniamo anche un contributo mensile di 100€ ciascuno per sostenere questo
percorso. Ovidiu, 15 anni, e Marian, 16 anni, frequentano dal 2 novembre 2010 la
scuola bottega dell'EINAIP di Pioltello: ci sono laboratori di alfabetizzazione
e socialità e molti laboratori di formazione (cucina, carpenteria, meccanica…),
da frequentare per 4 pomeriggi alla settimana. Quando gli educatori ritengono
che i ragazzi siano pronti, li inseriscono in un tirocinio. Per Marian, che ha
già ottenuto la licenza media al CPT, il percorso di apprendimento dovrebbe
essere abbastanza breve e dovrebbe essere inserito in tempi rapidi in un
tirocinio. Ovidiu avrà tempi più lunghi: da due anni non va più a scuola e un tentativo di inserirlo alle medie è fallito.
Belmondo, 15 anni, sempre dal 2 novembre 2010 sta frequentando un corso di
scuola bottega (in particolare di meccanica della bicicletta) presso le Vele di
Pioltello. E' inserito in un gruppo molto ristretto (si tratta infatti di 6/7
ragazzi) e questo consente di fare un corso molto intensivo. Tra l'altro anche
la frequenza è molto impegnativa: fino a giugno tutti i giorni dalle 9 alle 17,
eccetto il lunedì mattina. Per Belmondo sarà una vera rivoluzione: dalla quarta
elementare non va più a scuola e il suo italiano è piuttosto stentato.
Ovidiu da qualche tempo ha una situazione più stabile: vive in una casa di
assegnazione provvisoria e suo padre lavora come muratore. Marian e Belmondo
invece “abitano” in capannoni, uno regolare (o meglio tollerato) l'altro
abusivo.
Per il finanziamento delle borse di studio abbiamo chiesto alle famiglie di
questi tre ragazzi l'impegno a sostenerli in ogni modo in questo percorso.
Il contributo della Comunità di S Egidio è stato fondamentale, in particolare
per l'individuazione dei corsi più adatti e per il lavoro svolto insieme agli
educatori dell'EINAIP e delle Vele affinchè questi corsi possano avere la
maggior efficacia possibile.
Grazie a tutti
Le mamme e le maestre di Rubattino
Di Fabrizio (del 25/12/2010 @ 09:14:42, in Regole, visitato 2170 volte)
Autogol del Governo che, per mantenere il punto con la politica di
rigore, non si adegua alla direttiva 2008/115; ma le nuove regole si applicano
comunque, anche in Italia. Questure in difficoltà nonostante la circolare del
Capo della Polizia.
24 dicembre 2010 - Scade a mezzanotte il termine imposto dall'Unione europea
agli Stati membri per uniformarsi alla direttiva 2008/115 sul rimpatrio di
cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. L'Italia, che aveva
contribuito alla stesura della direttiva al tempo del Governo Prodi, non ha
avuto fretta ed ha lasciato scadere i termini per adeguare il testo unico
immigrazione alle nuove regole. Trascuratezza o scelta politica? Diagnosi
difficile ma, se si valuta la portata della direttiva, che rovescia come un
calzino l'impostazione della Bossi/Fini sulle procedure di espulsione,
sembrerebbe più probabile pensare ad una scelta ragionata. Però, ragionata fino
ad un certo punto. Infatti, da oltre venti anni è pacifico il concetto stabilito
dalla Corte di Giustizia dell'Unione europea secondo cui "in tutti i casi in cui
alcune disposizioni di una direttiva appaiono, dal punto di vista sostanziale,
incondizionate e sufficientemente precise, i singoli possono farle valere
dinanzi ai giudici nazionali nei confronti dello Stato, sia che questo non abbia
recepito tempestivamente la direttiva nel diritto nazionale sia che l'abbia
recepita in modo inadeguato". Quindi, anche se l'Italia non recepisce la
direttiva 2008/115, quelle disposizioni "incondizionate e sufficientemente
precise" si applicheranno comunque. Ma di fronte all'opinione pubblica il
Governo potrà sempre sostenere: "non siamo stati noi, prendetevela con
l'Europa".
Senza considerare, però, che il mancato adeguamento della Bossi/Fini alla
direttiva comporterà seri problemi, o comunque grande imbarazzo alle questure
che da domani dovranno applicare procedure non scritte nella legge nazionale,
anzi con questa del tutto in contrasto.
Infatti la direttiva prevede un meccanismo "ad intensità graduale crescente"
che di fatto ribalta il sistema attualmente disciplinato dalla Bossi/Fini,
basato sull'automatica ed immediata espulsione. Per la norma europea
l'espulsione deve essere disposta, di norma, non con misure coercitive, ma
attraverso la partenza volontaria del cittadino straniero entro un periodo di
tempo compreso tra sette e trenta giorni, eventualmente prorogabili in presenza
di bambini che frequentano la scuola o di altri legami familiari e sociali. In
questi casi (un po' come prevedeva la vecchia legge "Martelli" del 1990) sarà
possibile imporre l'obbligo di presentarsi periodicamente alle autorità, la
costituzione di una garanzia finanziaria adeguata, la consegna di documenti o
l'obbligo di dimorare in un determinato luogo.
Ovviamente la direttiva non esclude l'accompagnamento immediato, ma questo sarà
possibile solo in presenza di concreto rischio di fuga dello straniero, quando
la sua domanda di soggiorno sia stata respinta perché manifestamente infondata o
fraudolenta, o quando la persona costituisce un pericolo per l'ordine pubblico,
la pubblica sicurezza o la sicurezza nazionale; tutte circostanze che devono
essere debitamente motivate.
Altra disposizione immediatamente operativa e parzialmente in conflitto con
la Bossi/Fini è quella relativa alla misura del trattenimento nei CIE che, d'ora
in avanti, sarà possibile solo nei casi di rischio di fuga o quando lo straniero
eviti od ostacoli la preparazione del rimpatrio o dell'allontanamento, salvo che
nel caso concreto possano essere efficacemente applicate altre misure
sufficienti ma meno coercitive.
Come si muoveranno questure e prefetture a partire da domani? Per evitare una
marea di ricorsi contro i provvedimenti di espulsione adottati in contrasto con
la direttiva e quindi destinati a far soccombere l'amministrazione, il Capo
della Polizia ha ritenuto opportuno diramare una circolare per spiegare a
questori e prefetti come impostare i decreti di allontanamento: rispettare i
punti fondamentali della normativa europea, evitare di applicare automaticamente
la Bossi/Fini, valutare in modo approfondito la posizione dello straniero ed
adottare provvedimenti "ad intensità graduale crescente".
Martedì, 21 Dicembre 2010 11.25
L'attività di promozione della cultura della solidarietà all'interno delle
scuole riveste un ruolo fondamentale per la crescita del numero di volontari nel
nostro territorio. Un volontariato che ''si nutre' dell'entusiasmo delle
generazioni più giovani può difatti sperare di dar continuità alla propria opera
sociale: tuttavia, senza la naturale propensione a voler fare del bene, che è
alimentata dalla conoscenza delle diverse realtà sulle quali è necessario
intervenire, non si può andar lontano.
Da queste premesse trae spunto la convenzione che il Centro Servizi al
Volontariato della provincia di Catanzaro ha siglato con l'Istituto Magistrale
''De Nobili' ed il Liceo Scientifico ''Siciliani' di Catanzaro: già nella
giornata dedicata alla Colletta Alimentare gli studenti- volontari (assegnati
alle tante associazioni convenzionate con il Banco Alimentare) sono stati messi
alla prova nelle attività di raccolta degli alimenti donati, ma il loro
coinvolgimento sarà richiesto per tutto l'anno scolastico e nelle varie forme
possibili. Qualche giorno addietro, ad esempio, diverse studentesse delle classi
seconde e quarte dell'Istituto Magistrale ''De Nobili' (accompagnate dalle
docenti Luciana Godino e Patrizia Parrotta), hanno preso visione del
documentario ''Seppellitemi in piedi' che l'associazione ''Terra di Confine' ha
composto per ricordare l'olocausto degli zingari durante la seconda guerra
mondiale. Le ragazze, visibilmente colpite, hanno rivolto una serie di
interrogativi, in merito alla cultura rom, alla presidente dell'associazione,
Maria Gabriella De Luca, affiancata dalla referente dell'Area Promozione del CSV
di Catanzaro, Giulia Menniti. Superando l'iniziale ritrosia a parlare,
determinata dai pregiudizi che non vengono mai meno quando si tratta di rom, le
studentesse hanno dimostrato molta curiosità riguardo alla storia ''quarantacinquennale'
dell'accampamento di via Lucrezia della Valle, alle usanze religiose (in genere
gli zingari seguono la religione praticata nei luoghi in cui vivono: da noi
battezzano i bambini e si sposano in chiesa) ed a come tengono le case.
Gabriella De Luca ha, così, smentito la ''leggenda metropolitana' sugli asini e
le capre che popolano le case dei rom, e spiegato le ragioni del perché il
binomio zingaro-ladro non abbia alcuna fondatezza: ''E' vero, molti zingari
rubano, ma non tutti lo fanno. Da noi vale la regola che se uno zingaro ruba,
tutti gli altri sono ladri. La regola, però, non si applica a chi zingaro non
è'.
Di Fabrizio (del 23/12/2010 @ 08:58:49, in Italia, visitato 2091 volte)
di Grazia Naletto • 15-Dic-10 Tempi di crisi, si taglia su tutto. Ma non si bada a spese per i
respingimenti e rimpatri: che costano almeno 178 milioni all'anno
In virtù della crisi si invocano tagli alla spesa pubblica. Si risparmia su
tutto, ma le risorse per il "contrasto dell'immigrazione illegale" non mancano
mai. Per chi pensa che la garanzia dei diritti umani non sia un "costo", ma un
principio inderogabile, scriverne è a dir poco imbarazzante. Ma in tempi in cui
tutto viene monetizzato, è forse utile ricordare che la politica del rifiuto (i
respingimenti, i trattenimenti nei Cie, le espulsioni, la "cooperazione" con i
paesi di origine), non è una necessità, ma una scelta costosa e "inefficiente"
se rapportata agli scopi che si propone di raggiungere. Le informazioni e i dati
ufficiali non brillano per trasparenza, ne proponiamo alcuni senza pretendere di
fare un bilancio complessivo.
Il sistema dei Cie
In molti (in primo luogo la Corte dei Conti, poi Msf il Comitato per i Diritti
Umani, Sbilanciamoci! nonché la Commissione De Mistura) hanno denunciato non
solo le condizioni disumane e degradanti che caratterizzano la detenzione nei
Centri di Identificazione e Espulsione (ex Cpta), ma anche la loro inefficacia
in rapporto all'obiettivo che dovrebbero consentire di raggiungere: il rimpatrio
delle persone straniere colpite da un provvedimento di espulsione.
Nel periodo 1999-2006 gli ex Cpta hanno accolto complessivamente 110.302 persone
straniere (in media 13.787 l'anno), una piccola parte (15%) del complesso dei
cittadini stranieri rintracciati in posizione irregolare sul territorio italiano
nello stesso periodo (704.712). Le persone che sono state effettivamente
rimpatriate dai centri sono 50.998 pari al 46,2%, meno della metà del totale
delle persone detenute (cfr. ministero degli interni, Rapporto sulla criminalità
in Italia, 2007).
Gli stanziamenti complessivi per la costruzione e la gestione dei Cpta per
questo periodo, desumibili dai cap. 2356 e 7352 delle leggi finanziarie, sono
stati pari a 651,4 milioni. Difficile fare una stima del costo giornaliero medio
dei trattenimenti. Sicuramente sino al 2004 i costi medi di gestione sono stati
molto differenziati tra un centro e l'altro a seconda delle convenzioni
stipulate con i diversi enti gestori privi di scrupoli quando si tratta di fare
affari sulla pelle dei migranti: dai 26,70 euro al giorno del Cpt di Brindisi ai
99,70 euro del Cpta di Modena. Oggi il costo medio di gestione è stimato dal
ministero degli interni in circa 55 euro al giorno ed è destinato ad aggravare
ulteriormente le casse dello stato: la legge 94/2009 ha infatti prolungato il
periodo massimo di trattenimento nei centri a 180 giorni.
Mettendo insieme tutti i dati disponibili sugli stanziamenti destinati al
sistema dal 1999 al 2011 raggiungiamo un importo complessivo di 985,4 milioni di
euro (in media circa 75 milioni l'anno). Intensa l'iniziativa dell'attuale
governo: gli stanziamenti previsti dal decreto legge 151/2008 (101 milioni e
45mila euro per gli anni 2008-2011) e dalla L. 94/2009 (139milioni e 50mila euro
per gli anni 2009-2011) hanno destinato ai Cie un totale di 239 milioni e
250mila euro. Quest'ultima legge ha stanziato complessivamente per la lotta
all'immigrazione illegale (introduzione del reato di ingresso soggiorno
illegale, Cie e esecuzione delle espulsioni) 287milioni e 618mila euro. Gli
allegati alla finanziaria 2011 evidenziano uno stanziamento di 111 milioni di
euro per il 2011, di 169 milioni per il 2012 e di 211 milioni di euro per il
2013.
Alle risorse sinora considerate vanno aggiunte quelle necessarie per garantire
la vigilanza nei centri. Nel 2004 la Corte dei Conti ha calcolato che per il
mantenimento di 800 addetti alla vigilanza appartenenti alle forze dell'ordine
sono stati spesi 26,3 milioni di euro (32.875 euro l'anno per operatore). Il
costo è sicuramente salito negli anni successivi: nel 2009 gli operatori
assegnati a questa funzione sono stati 1000.
I costi dei rimpatri
Un costo che sembra destinato a crescere è quello sostenuto per l'esecuzione dei
rimpatri (noleggio vettori e personale di polizia che esegue l'accompagnamento).
I dati ufficiali più completi sono contenuti nel programma pluriennale di
gestione del Fondo europeo per i rimpatri che supporta gli stati membri al fine
di "migliorare e rendere più coordinata la gestione dei rimpatri" (sia "volontari" che forzati). Per gli anni 2008-2013 sono stati assegnati all'Italia
complessivamente 71 milioni e 63mila euro. Il cofinanziamento dichiarato dallo
stato italiano è pari a 40milioni e 318mila euro: ma dai 4milioni e 589mila euro
del 2008, sono messi in preventivo 9milioni e 950mila per il 2013. L'insieme
delle risorse comunitarie e statali per il periodo considerato raggiunge la
cifra di 111milioni e 331mila euro, circa 18,5 milioni l'anno.
Il controllo dei mari e delle frontiere Poi ci sono le risorse destinate al controllo e alla sorveglianza delle
frontiere esterne. Anche in questo caso interviene l'Europa con il Fondo europeo
per le frontiere esterne. Il contributo previsto per l'Italia per gli anni
2007-2013 ammonta a 211 milioni e 556mila euro; l'Italia cofinanzia il programma
pluriennale con 194 milioni e 809mila euro. Si tratta nel complesso di
406milioni e 365mila euro destinati a rendere sempre più difficile la vita dei
migranti che tenteranno di raggiungere il nostro paese per mare o via terra, in
media circa 58 milioni l'anno, ma il budget a disposizione per il 2013 è più che
doppio di quello previsto per il 2007.
Risorse a cui devono aggiungersi quelle gestite dall'agenzia europea Frontex:
tra il 2006 e il 2009 219 milioni e 828mila euro, con una crescita esponenziale
che ha portato i 19,1 milioni del 2006 agli 88,2 del 2009. Nel biennio 2008-2009
le "operazioni congiunte" di controllo dei mari e delle coste coordinate da Frontex sono state 47, 2423 i rimpatri effettuati. L'Italia ha partecipato a 10
delle 15 "operazioni" svolte nel 2009.
Non siamo in grado di quantificare le risorse destinate alla cooperazione con i
paesi terzi finalizzata al contrasto dell'immigrazione illegale, ambito per il
quale parlare di mancanza di trasparenza è un eufemismo. Di sicuro gli
stanziamenti, in particolare a favore della Libia, sono ingenti.
Troppe le informazioni mancanti per poter fare un bilancio preciso dei costi
delle politiche di espulsione e respingimento dei migranti dal nostro paese. Ma
considerando solo le risorse qui ricordate, la "cattiveria" del nostro ministero
degli Interni oltre a ledere diritti umani fondamentali ci costa molto, in media
almeno 178 milioni l'anno. Libia esclusa.
* Quest'articolo è stato pubblicato sull'inserto "Spaesati", uscito con il
quotidiano "il manifesto" il 23 novembre 2010
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