Di Fabrizio (del 24/10/2010 @ 09:28:26, in Italia, visitato 1710 volte)
Si invia il seguente comunicato ed il volantino allegato con
preghiera di pubblicazione o diffusione attraverso i vostri canali.
COMUNICATO STAMPA "Na Darà", nella lingua dei Rom "non aver paura"
un progetto a "pensiero ed azione Rom"
"Na Darà" è il titolo di un progetto "a pensiero ed azione Rom", realizzato
dall'associazione delle donne Rom di Torino IDEA ROM ONLUS in
collaborazione con Romanò Ilò, l'Opera Nomadi ed i Gruppi di Volontariato
Vincenziano, con un finanziamento nazionale pubblico del Dipartimento per le
Pari Opportunità - Ufficio Antidiscriminazioni Razziali - UNAR, il patrocinio ed
un contributo in servizi delle Circoscrizioni 5 e 6 del Comune di Torino.
Per la prima volta a Torino un'iniziativa promossa direttamente dai Rom e
sostenuta da alcune istituzioni pubbliche, un segno concreto della speranza e
della voglia di essere cittadinanza attiva da parte della comunità più
emarginata della città.
"Na Darà" prevede interventi di accompagnamento alla convivenza nei condomini di
case popolari, corsi sulle danze tradizionali ed attività di comunicazione che
sfatino l'immagine negativa dei Rom.
Il primo dei corsi sulle danze tradizionali Rom, 10 lezioni settimanali
gratuite, partirà mercoledì 3 novembre, dalle 18 alle 20, presso il Centro
d'Incontro di via Cavagnolo 7 a Torino (mezzi pubblici 50, 51, 51/, 4).
La partecipazione è gratuita ma occorre iscriversi inviando una e-mail a
idea.rom@gmail.com
Il corso è rivolto a tutti ed è soprattutto un'occasione d'incontro e conoscenza
tra Rom e Gagé (coloro che non sono Rom).
Di Fabrizio (del 25/10/2010 @ 09:36:38, in scuola, visitato 1777 volte)
Due segnalazioni di Stefano Pasta
Sono un'insegnante elementare che ieri ha assistito all'ennesimo sgombero
di un campo Rom non autorizzato.
Da circa un anno seguo la dolorosa cronaca degli spostamenti di questi "nomadi
per forza", persone che sto imparando a conoscere nella loro individualità prima
ancora che come Rom. La loro tragedia è un grido di dolore e
ingiustizia che attraversa la nostra città e impedisce, a chi la incontra, di
rimanere in silenzio.
Allego una lettera scritta di ritorno dallo sgombero di ieri, ma che descrive
scene viste tante, troppe volte in questa città.
Avrei piacere ad essere avvisata di una sua eventuale pubblicazione.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti e buon lavoro,
Silvia Borsani
Milano, 21 ottobre 2010
Di nuovo. Un altro sgombero di Rom nella nostra città. L'ennesimo, inutile,
dispendioso sgombero. Questa mattina le ruspe si sono mosse in direzione
Segrate, verso la zona della cave di Redecesio.
Di nuovo scene già viste centinaia di volte negli ultimi anni: ragazzi e adulti
che racimolano quel che riescono e lo caricano su mezzi più o meno di fortuna,
senza sapere dove dormiranno la prossima notte; uomini avvertiti via cellulare
dello sgombero, perché al mattino presto son partiti per il lavoro, nonostante
si dica che "quelli lì mica hanno voglia di lavorare"; bambini che perdono i
loro giochi, la loro vita di scolari, spesso anche lo zaino con i quaderni e di
certo la spensieratezza che dovrebbe essere un diritto inviolabile alla loro
età.
Di nuovo le stesse persone, incontrate gli scorsi mesi al Rubattino, poi a
Segrate, poi ancora al Rubattino, poi al cavalcavia Bacula e ancora a Segrate,
in questa forzata odissea della disperazione che le fa peregrinare senza sosta
di quartiere in quartiere, tornando sempre al punto di partenza. Persone che
ormai conosciamo bene, di cui siamo amici, che stimiamo anche per la grande
dignità con cui affrontano la tragedia della persecuzione.
Di nuovo, insieme all'immancabile Comunità di S. Egidio, i volontari del
quartiere e delle scuole vicine: da due anni, con una tenacia ed un'umanità
ammirevoli, stanno raccontando una Milano diversa e possibile, alla quale però
si rifiuta di credere chi amministra la nostra città.
Stamattina, arrivando al campo di Segrate, ho subito incrociato Cristina con la
mamma e la sorellina. Dall'inizio di quest'anno è stata sgomberata già dodici
volte. «Maestra - mi ha detto con aria serissima – questa non è vita». Hai
ragione, Cristina, i tuoi dieci anni meritano di meglio.
BAMBINI SENZA SCUOLA…………………
Oggi, 21 ottobre 2010, noi insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete,
Milano, aspettavamo in classe i nostri alunni provenienti dal campo rom di
Redecesio.
I loro banchi sono rimasti vuoti, perché proprio questa mattina sono stati
sgomberati!
I nostri alunni hanno visto le ruspe distruggere la loro baracca, costruita
da pochi giorni, non hanno potuto salvare i loro vestiti e i loro giocattoli,
per fortuna le cartelle le avevamo tenute a scuola!
Siamo molto preoccupati per il loro futuro: questa notte dove dormiranno?
Domani mattina riusciranno a tornare a scuola, dove le loro maestre e i loro
compagni li aspettano?
Chi ha ordinato questo ennesimo sgombero si preoccupa del bene di chi?
Non certo del bene di questi bambini che stavano imparando a stare con gli
altri e cosa significhi essere istruiti.
Loro desiderano continuare l'esperienza scolastica, chi si sa assumendo la
responsabilità di interromperla?
Tante sono le domande, dateci almeno qualche risposta!
35 insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete, 11
Di Fabrizio (del 25/10/2010 @ 09:39:11, in Kumpanija, visitato 1771 volte)
Dopo lo sgombero del campo di via Cavriana a Milano, c'è
urgente bisogno di:
COPERTE
TENDE
SCARPE Donna: dal 36 al 38 NO TACCHI
SCARPE Uomo: dal 38 al 44
MAGLIONI UOMO E DONNA
PANTALONI UOMO tg. 44 / 46 / 48 / 50
PANTALONI DONNA tg. 42 / 44 / 46
GONNE DONNA tg. 42 / 44 / 46 SOLO LUNGHE
MATERASSI
BIMBI:
Eduard (veste 10 anni ed è cicciotello... scarpe no. 35/36)
Maribel 15 mesi scarpe no. 22
Facciamoci coraggio... e ripartiamo…!!!
Grazie a tutti.
Di Fabrizio (del 26/10/2010 @ 09:09:12, in Italia, visitato 1684 volte)
Invio, per opportuna conoscenza, il comunicato di Africa Insieme sulla
vicenda delle intimidazioni del Comandante della Polizia Municipale di Pisa,
dott. Massimo Bortoluzzi, contro un gruppo di rom.
Ulteriori materiali sulla vicenda sono disponibili all'apposita pagina del
nostro sito: http://www.denuncia.africainsieme.net/
Un caro saluto Sergio Bontempelli, associazione Africa Insieme
La scorsa settimana, al campo rom di Cisanello sotto sgombero, è
avvenuto un fatto straordinariamente grave. Il Comandante della
Polizia Municipale, dott. Massimo Bortoluzzi, la mattina del 13
Ottobre si è recato di persona al campo, ha rivolto parole ingiuriose
e offensive agli attoniti capifamiglia rom, minacciandoli di
rivolgersi alla Procura dei minori per sottrarre loro i bambini.
L'Associazione Africa Insieme dispone di una breve registrazione del
colloquio intercorso tra i rom e il dott. Bortoluzzi. Le parole di
quest'ultimo lasciano poco spazio all'immaginazione: «a me di venì qui
[...] mi girano le palle, è chiaro?», «andate dove cazzo volete, ma ve
ne dovete andare». Frasi ingiuriose e offensive, rivolte a persone che
si rivolgevano al Comandante con cortesia e deferenza: un
comportamento inqualificabile, da parte di un funzionario preposto
alla tutela dell'ordine.
Non basta. Il Comandante ha invitato i rom a trasferirsi in altri
Comuni (nella registrazione si sente dire distintamente «andate in un
altro Comune e mi va benissimo... perché non andate a Cascina? Andate
a S. Giuliano...»; e ancora: «andate... a Livorno... dove volete...»).
Poi, ha annunciato la "linea dura" sui bambini: «perché qui adotteremo
la linea dura... ma dura... e l'adotterò attraverso la Procura dei
minori nei confronti dei bambini, eh? Ve lo dico subito...».
Il Comandante dovrebbe sapere che sottrarre i bambini alle loro
famiglie è un atto estremo, che nel nostro ordinamento è consentito
solo in casi molto gravi (quando, cioè, è chiaramente impossibile una
loro permanenza nelle famiglie di origine). Oltretutto, la procedura
richiede l'intervento di assistenti sociali qualificati e competenti,
che assistano i bambini e le famiglie. Il Comandante, però, usa questo
argomento come minaccia per far paura: si può immaginare cosa
significhi, per una mamma, vedersi portar via il proprio bambino.
La cosa è tanto più grave, perché il Comandante è intervenuto proprio
quando era in corso una difficile trattativa tra la nostra
associazione e il Comune: pochi giorni prima, si era tenuta una
riunione alla Società della Salute per discutere delle politiche in
materia di rom e sinti. Il giorno prima dell'intervento del
Comandante, personale dei Servizi Sociali aveva visitato il campo per
valutare eventuali iniziative di inserimento sociale o abitativo in
favore di alcune famiglie. Lo sgombero era stato sospeso, in attesa di
ulteriori decisioni da parte della Giunta. Non c'era dunque alcun
motivo per un intervento del Comandante della Polizia Municipale, né
tantomeno per un intervento così pesante e aggressivo.
L'Associazione Africa Insieme ha scritto al Sindaco per chiedere
spiegazioni su questo comportamento. Ci auguriamo che l'iniziativa del
dott. Bortoluzzi non sia stata concordata con la Giunta, e che le
autorità politiche di questa città prendano gli opportuni
provvedimenti.
Di Fabrizio (del 26/10/2010 @ 09:57:09, in scuola, visitato 2769 volte)
clicca sul logo per vedere il filmato
Categoria: Corti della realtà Durata: 21' 05'' Trasmesso su: Inedita Ente: Fondazione Scuole civiche di Milano (Scuola di Cinema, Televisione
e nuovi media)
Milano è una delle città d’Italia con il più alto numero di rom. Nel corso degli
ultimi anni i campi nomadi sono aumentati in maniera esponenziale. In tre scuole
del quartiere di Lambrate (quelle di via Feltre, via Cima, via Pini) un esempio
di integrazione e solidarietà è venuto alla luce, e ha visto come protagoniste
le maestre e le mamme degli studenti. Dal settembre 2008 trentotto bambini che
abitavano nel campo rom di via Ribattino, hanno iniziato a frequentare le classi
delle elementari. Un percorso complicato, soprattutto nel momento in cui il
campo di via Ribattino è stato sgomberato, disperdendo le famiglie e i ragazzi
che frequentavano le scuole.
di Emanuele Cucca, Sara Fasullo, Rossella Midili e Francesca Picchi
Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 09:28:54, in Regole, visitato 1868 volte)
Segnalazione di Franco Marchi
Corriere della Sera- Iniziativa di dieci nomadi del Triboniano. A
settembre avevano firmato i «progetti di autonomia abitativa»
MILANO - Dieci rom del campo milanese di via Triboniano hanno presentato
un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il
prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni:
chiedono che vengano loro assegnate le case popolari in adempimento a quei
«progetti di autonomia abitativa» che in settembre erano stati
prima sottoscritti dall'amministrazione comunale e dalla Prefettura e poi
«bloccati». Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno presentato
il ricorso al Tribunale di Milano, fanno riferimento all'accordo siglato nei
mesi scorsi dal Comune e dalla Prefettura, con cui sono state individuate «le
famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler (di edilizia popolare, ndr)» con
«l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano»,
che dovrebbe essere sgomberato nelle prossime settimane. I nomadi nel ricorso
chiamano in causa anche il ministro Maroni e in particolare
ciò che il ministro dichiarò il 27 settembre scorso: «Nella conferenza
stampa - spiegano i legali dei rom - Maroni affermò che i ricorrenti (come gli
altri destinatari dei 25 alloggi, individuati da Casa della carità, Ceas e
Consorzio Farsi Prossimo) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati
nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva
"sul gran cuore di Milano"».
«COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO» - A un mese da quelle affermazioni, si
legge ancora nel ricorso, i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi
loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di
via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia». Nel frattempo,
spiegano ancora i legali, «amministratori e politici hanno ripetutamente
dichiarato alla stampa che
ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare». Per questo i nomadi
chiedono che il Tribunale accerti e dichiari «il carattere discriminatorio del
comportamento tenuto dalle amministrazioni convenute» e ordini «di dare pieno e
esatto adempimento» ai progetti di alloggio nelle case popolari, «assumendo ogni
necessario provvedimento affinché ai ricorrenti sia consentito prendere possesso
degli alloggi stessi e sospendendo, sino alla materiale assegnazione dei
predetti alloggi, i provvedimenti di allontanamento o sgombero dal campo nomadi
ove i ricorrenti attualmente risiedono; pagando ai ricorrenti gli importi
indicati nei progetti e infine garantendo ai "referenti del presidio sociale"
che hanno sottoscritto detti progetti il rimborso delle spese necessarie per la
ristrutturazione degli alloggi».
«COSE GIUSTE» - Alle dieci famiglie rom è arrivato il sostegno di don
Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità: «Stanno affermando cose
giuste», ha detto il sacerdote. «Mi auguro che questo atto possa sbloccare la
situazione. Sono ancora convinto che si possa continuare nel cammino che avevamo
iniziato e che mira a sistemare non solo queste, ma anche un altro centinaio di
famiglie».
A dicembre scadono i poteri straordinari conferiti dal Governo al Prefetto di
Milano Gian Valerio Lombardi. «Entro quella data bisogna anche destinare tutte
le risorse previste per l'accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo dei
rom - ha aggiunto don Colmegna -. Per questo spero che il ricorso diventi uno
stimolo ad accelerare il percorso di superamento dei campi».
Le reazioni al verdetto di Vítkov (vedi
QUI ndr) e la lunghezza della sentenza non hanno sorpreso. Quanti
concordano con quella la trovano giustificata, e quelli che non sono d'accordo
si pongono delle domande. Oltre alle legittime opinioni sulla lunghezza della
condanna in relazione al crimine in questione, ci sono anche opinioni
(soprattutto su internet) che ripetono all'infinito le aperte invenzioni, le
bugie e gli stereotipi sulle vittime.
Tali ripetizioni evidentemente aiutano qualcuno ad evitare il doloroso
riconoscimento che siamo capaci della peggior sorte di atrocità, inclusa mandare
a fuoco un'intera famiglia. Questo vale per tutti quanti, che pur non
approvando le atrocità, tentano nei fatti di giustificarle riferendosi alle
"malefatte degli zingari" nel loro complesso. Sono guidati a ciò dall'antiziganismo,
che nella Repubblica Ceca si basa sulla nostra classica invidia. Durante le loro
generalizzazioni, gli antiziganisti spesso spandono bugie e calunnie sui Rom
[...]. Amano prendere esempi dai media sui Rom coinvolti in crimini. A loro non
importa che anche i non-Rom commettano i medesimi crimini, perché non è il
crimine in sé che loro importa - sono gli "zingari". I loro interlocutori in
queste discussioni su internet includono, naturalmente, neonazisti, razzisti, e
sociopatici incapaci di empatia. E' sintomatico che tutti si riferiscano agli
incendiari razzisti come ai "ragazzi di Vítkov".
C'è, tuttavia, un segno di speranza. Persone comuni e ragionevoli hanno
iniziato a partecipare a queste discussioni sempre più spesso. Questa gente non
si fa prendere dal gioco a chi grida più forte, e dai suoi soliti trucchi, e
sembra sentire un bisogno di esprimersi più forte che nel passato.
Tutto ciò sta avvenendo sulla pagina Facebook "Non sono d'accordo con la
condanna per i Ragazzi di Vítkov", o durante "eventi" in Facebook come quello
chiamato "Nel caso di Vítkov chiediamo la stessa punizione per i genitori di
Natálka!"
"I genitori che lasciano bruciare il loro figlio non meritano milioni di
corone, ma la prigione". Questa è la richiesta di Petra Ramešová, František Fanz
e Bára Pertlová, fondatori dell'evento Facebook intitolato "Nel caso di Vítkov
chiediamo la stessa punizione per i genitori di Natálka!" Tutti e tre, e non
sono soli, stanno ovviamente commettendo il reato di diffamazione ma, ancora più
importante, stanno cinicamente mentendo per parlare male dei Rom e giustificare
il tentato assassinio della famiglia rom.
Le testimonianze rese in tribunale dai genitori e dai nonni di Natálka
differiscono tra loro in alcuni dettagli, ma ci sono diverse possibili ragioni
per questo: la commozione per il fuoco stesso, il fatto che gli eventi accaddero
più di un anno fa, ed altre ragioni naturali. In nessuna circostanza la loro
testimonianza o quella di chiunque altro ha portato alla conclusione che abbiano
"lasciato bruciare la loro bambina". Al contrario, sono stati loro che hanno
portato via Natálka dal fuoco. Non ci sono neppure indicazioni, come sostenuto
da qualcuno, che durante l'assalto non fossero a casa ma nel pub, o che avessero
in casa merce rubata, a cui tenevano più della loro figlia. Tutto ciò è pura
diffamazione inventata da chi odia i Rom nel loro complesso. Molti di loro
presentano anonimamente le loro opinioni.
Il comportamento di questi antiziganisti, neonazisti e razzisti porta
tensioni sociali e violenza come gli incendi ed altri attacchi violenti commessi
contro i Rom. Il tentato omicidio di Vítkov è stato solo uno dei tanti. Dal
punto di vista dei media, ci ha mostrato solo la cima dell'iceberg della
crociata anti-Rom. Dove finirà, nessuno lo sa - e per questo è un bene che i
"Ragazzi di Vítkov" siano stati condannati dal sistema giudiziario (la sentenza
non ha ancora avuto effetto). Attraverso il tribunale, la società ha fatto
sapere che l'antiziganismo, il razzismo e le violenze ad essi collegate sono
fenomeni completamente inaccettabili.
Di Fabrizio (del 27/10/2010 @ 13:12:41, in Italia, visitato 1941 volte)
Rom a Milano: per risolvere i problemi occorre la forza della ragione non
la propaganda
Da settimane stiamo assistendo a Milano a uno spettacolo poco edificante sulla
vicenda del campo rom di via Triboniano, campo regolare che in passato era stato
indicato spesso come "modello".
Ora si dice che quel campo va abbattuto per un problema di viabilità dell'Expo.
Si è così aperto un confronto che ha definito una varietà di strumenti per
dare un'alternativa agli sfollati, tra i quali l'assegnazione di alcuni alloggi
pubblici non abitabili e da ristrutturare con i soldi del "fondo Maroni", da
affidarsi al privato sociale che li assegnerà alle famiglie interessate.
Una soluzione, pur parziale, di buon senso si era dunque profilata. Se non fosse
che la Lega, con una posizione ideologica e propagandistica, ha bloccato
l'Amministrazione Comunale, la quale invece si era già impegnata con le famiglie
rom e le organizzazioni del terzo settore , firmando accordi per l'assegnazione
degli alloggi.
Questa situazione di blocco − a nostro avviso irresponsabile − sta però
generando un clima di insicurezza sul futuro di molte famiglie, che a oggi non
hanno nessuna prospettiva al di fuori del più volte annunciato sgombero del
campo di Triboniano. La situazione è senz'altro aggravata dal fatto che sono
diversi i campi regolari che l'amministrazione ha dichiarato di voler chiudere
in tempi brevi.
Crediamo che questi prossimi giorni debbano vedere l'Amministrazione Comunale
produrre proposte alternative al campo per tutte le famiglie regolarmente
residenti, e chiediamo che si eviti in tutti i modi il ricorso alla forza, che
sarebbe ingiustificato e intollerabile.
Con questo presidio chiediamo a tutti i cittadini, oltre che alle forze
politiche e sociali, di mandare un segnale chiaro all'Amministrazione Comunale:
si usi la ragione per risolvere i problemi e si abbandoni la disumana politica
degli sgomberi senza soluzioni alternative. Non può passare sotto silenzio
l'importante risoluzione che il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa ha
preso il 21 ottobre 2010 (CM/ResChS(2010)8) all'unanimità contro l'Italia,
richiamando con forza lo stato italiano, a tutti i livelli, a garantire anche
per i rom i diritti all'abitazione sanciti nella Carta Sociale Europea.
La Camera del Lavoro di Milano, Arci Milano, Gruppo Abele Milano,
Associazione Rom e Sinti insieme, Aven Amentza, UPRE Roma
Oggi il quotidiano free press Leggo, edizione di Milano, titola: "Gli zingari
denunciano Maroni". Così, proprio così. E poi, "La Lega insorge: «Ingrati»".
Attendiamo titoli del tipo: "I negri ora pretendono un lavoro". Ma poi, ingrati
perché? De che?
Vabbé, così va il giornalismo (ANCHE il giornalismo) da queste parti. Ma
parliamo del merito. Dieci famiglie nomadi del campo di via Triboniano hanno
denunciato il sindaco, il prefetto e il ministro perché prima si erano visti
assegnare le case popolari previste dai "progetti di autonomia abitativa" e poi
se le sono viste negare perché altrimenti si penalizzerebbero i milanesi. Facile
pensare che siano state le pressioni della base della Lega a provocare il
dietrofront. È ovvio che le famiglie che avrebbero dovuto avere le case popolari
sono famiglie di persone che lavorano, con figli che vanno a scuola. Gente che
tra poco resterà letteralmente senza un tetto perché il campo di via Triboniano
sarà sgomberato. In pratica il comune dice: «Vi tiriamo giù il posto dove vivete
adesso, non vi diamo altra soluzione. Cazzi vostri». Romano La Russa dice: «Non
ci faremo intimidire dalle denunce di quattro rom o dalle predicozze
fintomoraliste di don Colmegna». Ecco, predicozze fintomoraliste. Don Colmegna,
già direttore della Caritas ambrosiana e della Città della Carità voluta dal
cardinale Martini, è uno che per Milano ha speso ogni energia della sua vita.
Magari un po’ di rispetto ci vorrebbe persino da Romano la Russa. Matteo Salvini,
della Lega, ha detto: «Una risata li seppellirà, anche se qualche giudice
buontempone che li ascolti, magari amico di don Colmegna, lo trovano pure.
Avanti con gli sgomberi, magari li aiuterà Gianfranco Fini». Vabbé, che dire?
Mi ricordo un servizio che trasmise il telegiornale, lo trovate su Youtube
oppure qui sotto. È datato 14 maggio 1991, si vede l’allora sindaco socialista
di Milano Paolo Pillitteri che litiga con un gruppo di tranvieri (immagino
leghisti, ma potrei sbagliarmi) che vogliono lo sgombero di un insediamento di
extracomunitari. Pillitteri litiga e urla: «Siete fascisti. Fascisti e
razzisti». Ora, io tutto avrei pensato ma mai e poi mai che avrei rimpianto
Paolo Pillitteri. E anche Tognoli, Borghini, figuriamoci Iso. A rimpiangere
Albertini non ci sono ancora arrivato ma mi sa che tra un po’…
Alunni Rom a Scuola, il Ministero esclude le associazioni sinte e rom
Prende avvio oggi il seminario "Alunni Rom a Scuola", organizzato dal Ministero
della Pubblica Istruzione (Dipartimento per l’Istruzione, Direzione Generale
per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione, la Comunicazione - Ufficio
VI) a Gardone Riviera. Al seminario non sono state invitate...
Per Maricica
Io non conosco il rumeno. Conosco però la lingua delle donne. Ed è attraverso
questa lingua che ci fa sorelle che ti parlo. Ho mille cose da dirti e in
effetti non so da dove cominciare. Potrei iniziare dal fatto che quando tu sei
finita in coma in...
+RESPECT, il progetto
La lotta alla discriminazione delle popolazioni rom e sinte: il contesto
europeo. Oggi, nel contesto della crisi economica globale, i sistemi regionali e
locali faticano a trovare risorse da investire in politiche di inclusione,
mentre la coesione...
Mantova, Festival Dosta! è ripartito, grazie a tutti!
Il Festival Dosta! è ripartito, lasciando a Mantova emozioni, passioni e tanta
conoscenza sui mondi sinti e rom. E’ nata U Velto Radio che offre ogni giorno
musica sinta e rom in tutto il mondo. Il Django’s Clan ha eccitato le tantissime
pers...
Milano, arriva il Festival Dosta!
Piacere di conoscervi! Siamo i Rom e i Sinti, ma molti per ignoranza o
cattiveria ci chiamano “zingari” o “nomadi”. Viviamo in mezzo a voi da circa
seicento anni ma ancora in pochi ci conoscono veramente...
Milano, la storia di Dorina: dallo sgombero al dormitorio
Un’insegnante racconta la vicenda della bambina rom: dalle baracche di via
Rubattino a viale Ortles E oggi è tornata con la famiglia sulla strada. Dorina
ha 11 anni, è una bella bamb...
Milano, quando le Istituzioni non ci sono...
Gentile Isabella Bossi Fedrigotti, da pochi giorni è iniziato il corso di lingua
italiana organizzato da mamme e papà di una scuola del quartiere intorno a
Rubattino e da un'idea nata dopo l'ultimo sgombero...
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