Segnalazione di Franco Marchi
Corriere della Sera - Iniziativa di dieci nomadi del Triboniano. A
settembre avevano firmato i «progetti di autonomia abitativa»
MILANO - Dieci rom del campo milanese di via Triboniano hanno presentato
un ricorso, in sede civile, contro il sindaco di Milano Letizia Moratti, il
prefetto Gian Valerio Lombardi e il ministro dell'Interno Roberto Maroni:
chiedono che vengano loro assegnate le case popolari in adempimento a quei
«progetti di autonomia abitativa» che in settembre erano stati
prima sottoscritti dall'amministrazione comunale e dalla Prefettura e poi
«bloccati». Gli avvocati Alberto Guariso e Livio Neri, che hanno presentato
il ricorso al Tribunale di Milano, fanno riferimento all'accordo siglato nei
mesi scorsi dal Comune e dalla Prefettura, con cui sono state individuate «le
famiglie rom destinatarie degli alloggi Aler (di edilizia popolare, ndr)» con
«l'assegnazione nominativa a famiglie attualmente residenti nel campo Triboniano»,
che dovrebbe essere sgomberato nelle prossime settimane. I nomadi nel ricorso
chiamano in causa anche il ministro Maroni e in particolare
ciò che il ministro dichiarò il 27 settembre scorso: «Nella conferenza
stampa - spiegano i legali dei rom - Maroni affermò che i ricorrenti (come gli
altri destinatari dei 25 alloggi, individuati da Casa della carità, Ceas e
Consorzio Farsi Prossimo) non avrebbero potuto acquisire gli alloggi indicati
nei rispettivi progetti, bensì altri, che sarebbero stati reperiti facendo leva
"sul gran cuore di Milano"».
«COMPORTAMENTO DISCRIMINATORIO» - A un mese da quelle affermazioni, si
legge ancora nel ricorso, i nomadi «non hanno potuto fare ingresso negli alloggi
loro assegnati» e il prefetto «non ha più convocato alcun abitante del campo di
via Triboniano per la sottoscrizione dei progetti di autonomia». Nel frattempo,
spiegano ancora i legali, «amministratori e politici hanno ripetutamente
dichiarato alla stampa che
ai rom non sarebbe mai stata data alcuna casa popolare». Per questo i nomadi
chiedono che il Tribunale accerti e dichiari «il carattere discriminatorio del
comportamento tenuto dalle amministrazioni convenute» e ordini «di dare pieno e
esatto adempimento» ai progetti di alloggio nelle case popolari, «assumendo ogni
necessario provvedimento affinché ai ricorrenti sia consentito prendere possesso
degli alloggi stessi e sospendendo, sino alla materiale assegnazione dei
predetti alloggi, i provvedimenti di allontanamento o sgombero dal campo nomadi
ove i ricorrenti attualmente risiedono; pagando ai ricorrenti gli importi
indicati nei progetti e infine garantendo ai "referenti del presidio sociale"
che hanno sottoscritto detti progetti il rimborso delle spese necessarie per la
ristrutturazione degli alloggi».
«COSE GIUSTE» - Alle dieci famiglie rom è arrivato il sostegno di don
Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità: «Stanno affermando cose
giuste», ha detto il sacerdote. «Mi auguro che questo atto possa sbloccare la
situazione. Sono ancora convinto che si possa continuare nel cammino che avevamo
iniziato e che mira a sistemare non solo queste, ma anche un altro centinaio di
famiglie».
A dicembre scadono i poteri straordinari conferiti dal Governo al Prefetto di
Milano Gian Valerio Lombardi. «Entro quella data bisogna anche destinare tutte
le risorse previste per l'accompagnamento sociale, abitativo e lavorativo dei
rom - ha aggiunto don Colmegna -. Per questo spero che il ricorso diventi uno
stimolo ad accelerare il percorso di superamento dei campi».
Redazione online
25 ottobre 2010