Due segnalazioni di Stefano Pasta
Sono un'insegnante elementare che ieri ha assistito all'ennesimo sgombero
di un campo Rom non autorizzato.
Da circa un anno seguo la dolorosa cronaca degli spostamenti di questi "nomadi
per forza", persone che sto imparando a conoscere nella loro individualità prima
ancora che come Rom. La loro tragedia è un grido di dolore e
ingiustizia che attraversa la nostra città e impedisce, a chi la incontra, di
rimanere in silenzio.
Allego una lettera scritta di ritorno dallo sgombero di ieri, ma che descrive
scene viste tante, troppe volte in questa città.
Avrei piacere ad essere avvisata di una sua eventuale pubblicazione.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti e buon lavoro,
Silvia Borsani
Milano, 21 ottobre 2010
Di nuovo. Un altro sgombero di Rom nella nostra città. L'ennesimo, inutile,
dispendioso sgombero. Questa mattina le ruspe si sono mosse in direzione
Segrate, verso la zona della cave di Redecesio.
Di nuovo scene già viste centinaia di volte negli ultimi anni: ragazzi e adulti
che racimolano quel che riescono e lo caricano su mezzi più o meno di fortuna,
senza sapere dove dormiranno la prossima notte; uomini avvertiti via cellulare
dello sgombero, perché al mattino presto son partiti per il lavoro, nonostante
si dica che "quelli lì mica hanno voglia di lavorare"; bambini che perdono i
loro giochi, la loro vita di scolari, spesso anche lo zaino con i quaderni e di
certo la spensieratezza che dovrebbe essere un diritto inviolabile alla loro
età.
Di nuovo le stesse persone, incontrate gli scorsi mesi al Rubattino, poi a
Segrate, poi ancora al Rubattino, poi al cavalcavia Bacula e ancora a Segrate,
in questa forzata odissea della disperazione che le fa peregrinare senza sosta
di quartiere in quartiere, tornando sempre al punto di partenza. Persone che
ormai conosciamo bene, di cui siamo amici, che stimiamo anche per la grande
dignità con cui affrontano la tragedia della persecuzione.
Di nuovo, insieme all'immancabile Comunità di S. Egidio, i volontari del
quartiere e delle scuole vicine: da due anni, con una tenacia ed un'umanità
ammirevoli, stanno raccontando una Milano diversa e possibile, alla quale però
si rifiuta di credere chi amministra la nostra città.
Stamattina, arrivando al campo di Segrate, ho subito incrociato Cristina con la
mamma e la sorellina. Dall'inizio di quest'anno è stata sgomberata già dodici
volte. «Maestra - mi ha detto con aria serissima – questa non è vita». Hai
ragione, Cristina, i tuoi dieci anni meritano di meglio.
BAMBINI SENZA SCUOLA…………………
Oggi, 21 ottobre 2010, noi insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete,
Milano, aspettavamo in classe i nostri alunni provenienti dal campo rom di
Redecesio.
I loro banchi sono rimasti vuoti, perché proprio questa mattina sono stati
sgomberati!
I nostri alunni hanno visto le ruspe distruggere la loro baracca, costruita
da pochi giorni, non hanno potuto salvare i loro vestiti e i loro giocattoli,
per fortuna le cartelle le avevamo tenute a scuola!
Siamo molto preoccupati per il loro futuro: questa notte dove dormiranno?
Domani mattina riusciranno a tornare a scuola, dove le loro maestre e i loro
compagni li aspettano?
Chi ha ordinato questo ennesimo sgombero si preoccupa del bene di chi?
Non certo del bene di questi bambini che stavano imparando a stare con gli
altri e cosa significhi essere istruiti.
Loro desiderano continuare l'esperienza scolastica, chi si sa assumendo la
responsabilità di interromperla?
Tante sono le domande, dateci almeno qualche risposta!
35 insegnanti della scuola primaria di Via San Mamete, 11
Milano, 21 ottobre 2010