PREMIO NEGLIGENZA CRIMINALE: disonora quell'organizzazione che chiuse
occhi ed orecchie alla sua dichiarazione di missione ed attraverso
compiacimento, incompetenza ed insensibilità ignorò la salute ed i diritti umani
dei bambini che aveva in cura, facendo che molti di loro morissero.
Anche se questi anti-premi sono normalmente assegnati ad individui od
organizzazioni, questo viene condiviso per ogni singola persona che abbia mai
lavorato per l'UNHCR in Kosovo, eccetto per uno: David Riley, il primo capo
dell'UNCHR in Kosovo. Se fosse sopravvissuto, sono certo che questa tragedia non
sarebbe mai successa.
Nel settembre 1999 David aiutò più di 50 IDP Rom/Askali a fuggire dal Kosovo
verso la Macedonia, contro le intenzioni dell'ONU di tenerli sui terreni tossici
vicino a Oblic. Più tardi sempre quel mese, David, come capo dell'UNHCR si prese
cura di altri 600 IDP Rom/Askali che i locali albanesi avevano cacciato da
Mitrovica sud: li sistemò in poco tempo in rifugi temporanei a Mitrovica nord.
Sapendo che anche questi IDP erano ospitati su terreni contaminati, David
promise che avrebbero potuto fare ritorno alle loro case in 45 giorni o mandati
all'estero come rifugiati. Nonostante tutti i suoi sforzi per farli ritornare
nelle loro case o trovare una sistemazione alternativa in altre città del
Kosovo, David venne ostacolato da minacce da parte dell'ALK che gli Albanesi non
volevano "zingari" in Kosovo. Quando David tentò di mantenere la sua promessa di
portarli all'estero come rifugiati, il suo piano ottenne il veto dal quartier
generale dell'UNHCR a Ginevra, che disse che questi "zingari" non erano
rifugiati. Un mese più tardi, il 20 gennaio 2000, il cinquantenne David Riley
moriva per un attacco cardiaco nel suo appartamento a Pristina.
Dennis McNamara, Neozelandese di 54 anni, prese il posto di David, ma rifiutò
di discutere con me le sofferenze di questi poveri Rom/Askali, nonostante fosse
l'Inviato Speciale per gli Affari Umanitari delle Nazioni Unite, Direttore
Regionale per l'Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite, e Vice
Amministratore Capo delle Nazioni Unite in Kosovo. Anche se McNamara avrebbe
continuato a predicare per anni nelle conferenze internazionali sugli "IDP
dimenticati e negletti, vittime di conflitti mondiali", non tentò neanche una
volta di salvare questi IDP Rom/Askali di Mitrovica dalla loro catastrofica
situazione.
Fondata nel 1950 con uno staff di sole 35 persone, nel 1954 l'UNHCR ottenne
il Premio Nobel per la Pace per l'aiuto fornito agli europei dispersi dalla
guerra. Oggi l'UNHCR ha un budget annuale di2 miliardi di $ ed uno staff di
6.650 persone, incluse 740 nel quartiere generale di Ginevra. Ma dato che hanno
fermamente rinunciato in nove anni di tutela di evacuare e curare questi bambini
dei campi di Mitrovica (come richiesto dall'Organizzazione Mondiale della
Sanità), ora disonoriamo l'UNHCR per negligenza criminale.
Angelina Jolie
(immagine da
solcomhouse.com) Angelina Jolie (al centro) nel dicembre 2002 di fronte
alla distrutta Mahala rom di Mitrovica, una volta la grande comunità zingara in
Kosovo.
IL PREMIO TESTA VUOTA DI HOLLYWOOD: disonora quell'attore o quell'attrice di
Hollywood che si lasciano usare per coprire un crimine, come si è fatta usare
Angelina Jolie dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per
coprire le enormi negligenze verso i bambini dei campi zingari nel nord del
Kosovo.
Nata nel 1975 a Los Angeles, California, Jolie (nata Voight) ha ricevuto tre
Golden Globe Award, due Screen Actors Guild Award, un Academy Award ed adesso
questo Heroes Award dall'ONU per aver permesso l'uso del suo nome e della sua
fame per coprire il peggior trattamento infantile d'Europa.
Gli Ambasciatori della Buona Volontà ONU come Jolie pensano di agire per il
bene. Ma in realtà vivono una vita di auto-inganno. Raramente si chiedono cosa
stanno davvero vedendo. Come ha potuto Jolie visitare nel dicembre 2002 come
Ambasciatrice della Buona Volontà ONU questi campi rifugiati romanì e non vedere
i 100 milioni di tonnellate di scorie tossiche attorno a questi campi? Come ha
potuto stare di fronte alle rovine del loro vecchio quartiere e non chiedere
cos'era successo a quelle persone? Perché le loro case erano distrutte? Perché
non potevano tornarci? Cosa stava facendo l'ONU per aiutarli?
Perché Jolie non ha visto che l'ONU aveva interrotto tutti gli aiuti alimentari
ai campi, obbligando le famiglie a trovare il loro unico pasto nei cassonetti
dell'immondizia. E perché ha donato dei fondi all'ONU per costruire una fossa
biologica e toilette alla turca per mantenere questi rifugiati su terreni
contaminati? Quand'è che il compiacimento diviene negligenza, e quando la
negligenza finisce nell'insensibilità inutile, e poi nella deliberata
indifferenza per innocenti vite umane, com'è pratica dell'ONU in questi campi?
Jolie era lì, ha visto. Poteva non vedere cosa stava succedendo a questi bambini
che avevano i più alti livelli di piombo nella storia medica, dato che i
risultati degli esami sanguigni vennero rivelati a novembre 2000? Ha dovuto
vedere che quei bambini non agivano normalmente.
Non ha sentito Jolie di madri che si procuravano l'aborto bevendo medicine
contro i pidocchi o mischiando lievito alla birra per uccidere il feto, perché
non volevano più bambini nati con danni irreversibili al cervello? Dov'erano le
sue guide ONU, i suoi interpreti?
Jolie deve aver visto i bambini malnutriti. Perché non ha donato cibo invece di
toilette? Se non mangi, non caghi. Otto anni dopo la sua visita, perché Jolie
non si chiede cos'è accaduto a quei piccoli cari zingari che ha visto? Sarebbe
scioccata a sapere che sono ancora su terreni contaminati (quelli che sono
ancora vivi)? Perché non ha chiesto allora (e adesso) cosa intendeva fare l'ONU?
Come ha potuto essere così ignorante? Perché Jolie ha contribuito a tutto ciò.
Perché ha donato denaro per far sì che restassero lì. E' quello che si chiama
una Testa Vuota di Hollywood... ed è per questo che si è meritata un
Anti-Premio.
Di Fabrizio (del 17/08/2010 @ 09:34:51, in Kumpanija, visitato 1750 volte)
Coltano, Pisa - 16 agosto 2010
Qualche settimana fa avevo espresso al vescovo Mons. Giovanni Paolo Benotto il
desiderio di una sua venuta qui al campo per benedire una piccola statua della
Madonna (vestita da "zingara"), collocata nella mia roulotte.
I Rom quando lo hanno saputo, mi hanno espresso il desiderio che la
benedizione fosse fatta fuori dalla roulotte, perché volevano partecipare anche
loro e chiedere al vescovo la benedizione sui loro bambini.
L'altra sera il vescovo infatti è venuto a benedire la "Madonna zingara" su un
altarino preparato appositamente da una famiglia.
Avevo preparato anche una preghiera, anche questa con il contributo di
diversi Rom che mi hanno suggerito delle modifiche (in allegato) per renderla
vicina al loro timbro quando pregano la loro "Maica"- Madonna.
I rom sono stati molto contenti della venuta del vescovo, lo hanno accolto con
simpatia, curiosità e delicatezza. Il vescovo ha avuto modo anche di parlare ed
ascoltare diversi di loro e non si è sottratto ai loro inviti di benedire figli,
piccoli e grandi e di partecipare anche ad una liturgia mussulmana della
consegna del nome all'ultimo nato del campo.
I rom oltre che ringraziarlo per la sua bella visita, gli hanno espresso anche
il desiderio di ritornare un'altra occasione, anche per approfondire meglio la
conoscenza e l'amicizia.
I Rom ringraziano di cuore, quest'anno la festa dell'Assunta che è molto
sentita anche dai Rom mussulmani, non poteva avere un inizio così bello.
ciao Agostino Rota Martir
Cara
dolce Maica (Madonna)
Tu
lo sai che noi Rom ti preghiamo solo con parole che ci vengono dal cuore.
Sappiamo che tu ci ascolti anche se non conosciamo bene le preghiere che la
gente rivolge a te. A noi basta sentire la tua presenza amorevole che ci
accompagna e ci sostiene per affrontare la vita.
Tu
ci capisci, soprattutto quando osservi le nostre vite, comprendi subito i nostri
problemi, le nostre gioie e le nostre richieste... siamo certi che nel tuo cuore
c’è un piccolo posto fiorito, riservato proprio per noi Rom, tu non ci metti in
disparte, come fanno in molti quando ci vedono. Dio ti ha creata Santa e Pura,
perché anche noi guardandoti possiamo vedere la Luce di Dio su di noi, che
illumina ogni vita, ogni persona, ogni creatura anche quella più nascosta.
Santa
Maica noi vogliamo che tu continui ad essere presente nella nostra vita, così ci
potrai aiutare anche quando non ci comportiamo bene, e quando dei Rom sbagliano
non farci mancare la tua misericordia e il tuo sguardo di Madre. Ti chiediamo di
proteggere i nostri bambini, fa che crescano in salute, forti e rispettosi verso
la propria famiglia e quella degli altri. Fa non si spenga mai il fuoco
dell’amicizia e della festa dentro la vita dei Rom, così le nostre danze ci
aiuteranno ad affrontare le fatiche di oggi e i timori del domani.
Dacci
il coraggio di guardare i nostri difetti, a riconoscerli e a chiedere perdono a
chi abbiamo offeso, aiutaci a far pace quando abbiamo spezzato legami di
amicizia e di fiducia, quando non abbiamo rispettato chi è più debole e solo.
Santa Maica,
noi Rom ti invochiamo di proteggerci dai pericoli, come hai saputo fare tu con
il tuo figlio Gesù quando era piccolo e ricordati di stare vicina a chi si sente
triste perché lontano dai suoi cari o perché solo in carcere, fa che possano
tornare presto per fare festa e vivere con le loro famiglie la gioia
dell’incontro. Santa dolce Maica, chiediamo attraverso il tuo cuore di Madre la
Benedizione di Dio su di noi Rom, Lui è la fonte della vita e dell’amore che
alimenta il fuoco delle nostre famiglie. Ti chiediamo anche di perdonare coloro
che ci giudicano male e ci disprezzano senza conoscerci, benedici anche loro.
Di Fabrizio (del 18/08/2010 @ 09:20:41, in Italia, visitato 1745 volte)
Dichiarazioni fotocopia del vicesindaco, Casa della Carità
che ormai non sa più che pesci pigliare e voci che si rincorrono... E' da più di
un anno che si ripete che i campi verranno smantellati, il tempo stringe e ancora
nessuno sa (o chi lo sa sta zitto), dove andranno i Rom dei campi e con che
mezzi... L'unica cosa certa è che la tensione nei campi si taglia col coltello.
di ZITA DAZZI - Il campo rom chiuderà a metà ottobre, in anticipo Cresce
la tensione nelle baraccopoli
Si accorciano i tempi per i campi rom di via Triboniano e di via Barzaghi. La
chiusura, annunciata per fine anno, sarà invece a metà ottobre. Un mese e
mezzo prima del previsto. Metà delle famiglie tornerà in Romania, col sostegno
economico dello Stato italiano, mentre per le altre si stanno cercando soluzioni
alternative: casa in affitto e borse lavoro. Un percorso non facile, tutto in
salita e da costruire. A Musocco, fra le roulotte e i container, si vivono
queste ultime settimane in un clima di tensione crescente. Gli operatori della
Casa della Carità si fanno vedere il meno possibile, giusto il necessario per
prendere accordi con le famiglie coinvolte nel piano di evacuazione. Ma non
tutti collaborano.
Intanto, in prefettura, si susseguono gli incontri e i colloqui per cercare di
definire i dettagli dell'operazione e per cercare di arrivare all'autunno con la
mina del Triboniano disinnescata. "Le date sono già stabilite, stiamo lavorando
per dare un aiuto a tutte le famiglie coinvolte", assicura l'assessore ai
Servizi sociali Mariolina Moioli. Il compito più difficile sta agli operatori
della Casa della Carità che ha rinnovato fino a dicembre l'appalto per la
gestione del più grande campo nomadi della città, quasi 600 presenze fra romeni
e bosniaci, costruito tre anni fa su un'area oggi destinata al passaggio di una
strada per l'Expo 2015.
Il piano Maroni mette a disposizione 13 milioni di euro per lo sgombero di
questo campo, oltre che di quelli in via Novara e via Idro. Gli incaricati di
don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità, stanno terminando gli
incontri con le singole famiglie per valutare un progetto di uscita dalla
precarietà. "Con alcuni è possibile pensare a un sostegno per l'inserimento in
alloggi in affitto e l'assegnazione di una borsa lavoro, con l'obiettivo di
arrivare alla totale autonomia del nucleo familiare - spiega Colmegna - Per gli
altri invece ci sarà un contributo per il rientro in Romania, dove pure abbiamo
progetti di inserimento lavorativo in collaborazione con le amministrazioni
locali".
Ma non tutti i rom sono pronti alla collaborazione. "Finora abbiamo sentito
tante promesse e poche cose concrete - dice Christian, uno dei portavoce del
campo - Sappiamo che ad ottobre dovremo uscire da qui, ma molti temono di
restare per strada, di essere sgomberati e basta, come è già successo in
passato. Ma siamo pronti a fare sentire la nostra voce".
Due mesi fa, senza alcuna avvisaglia, al Triboniano scattò una vera e propria
rivolta con lancio di pietre contro le forze dell'ordine e auto date alle
fiamme. Scene di guerriglia che si sono viste anche pochi giorni fa, al campo
comunale di via Chiesa Rossa, dove sono arrivate le ruspe per demolire tre
villette abusive costruite da una famiglia di 15 rom italiani. Dai controlli
catastali è emerso infatti che un membro della famiglia aveva un'altra casa
intestata in Lombardia.
"Un importante segnale di legalità", ha definito l'intervento il vicesindaco
Riccardo De Corato: "Gli agenti hanno dovuto subire un lancio di pietre, chiavi
inglesi e oggetti contundenti da parte dei nomadi allontanati e dei loro
familiari. Ma i nomadi nei campi del Comune conoscono bene il regolamento: chi
ha proprietà immobiliari non può vivere a spese dei milanesi. È una violazione
inaccettabile che rasenta la truffa e per questo i servizi sociali e la polizia
locale continueranno a fare accertamenti per evitare furbizie e pratiche
parassitarie".
I giornalisti condannano la repressione in Francia contro i Rom -
Federazione Internazionale dei Giornalisti – 09/08/2010
La Federazione Internazionale dei Giornalisti (FIJ) e la sua sezione regionale,
la Federazione Europea dei Giornalisti, hanno condannato oggi la repressione
scatenata dalle autorità francesi contro i membri della comunità Rom, avvertendo
che ciò incoraggia la xenofobia e l'intolleranza. Accusano inoltre la polizia di
intralcio al lavoro dei giornalisti, ai quali non è stato concesso riprendere il
raid lanciato ieri all'alba contro un campo.
Secondo la FIJ, ai giornalisti è stato impedito dalla polizia di riprendere
un raid contro un accampamento di gitani nella città di Saint-Etienne (Francia
centrale) dove si è assistito all'espulsione con la forza di un accampamento
illegale, nonostante la municipalità lo avesse fornito di acqua potabile e di WC
chimici.
E' la prima azione della polizia da quando il presidente Nicolas Sarkozy ha
annunciato una serie di misure energiche nelle prossime settimane, tra le quali
l'espulsione di Rom da trecento accampamenti illegali.
"L'atteggiamento intollerante del governo avrà per unico risultato, quello di
incoraggiare il risorgere del razzismo e della xenofobia", ha dichiarato Aidan
White, segretario generale della FIJ. "Questo tipo di azioni contro persone
provenienti da altri paesi dell' Unione Europea è nello stesso tempo discutibile
sul piano legale e irresponsabile, in quanto alimenta le tensioni tra comunità."
Per la FIJ, ogni compiacenza nei confronti dell'estremismo e il razzismo, non
farà altro che incoraggiare la propaganda xenofoba e aumenterà la pressione sui
giornalisti e i media.
"D'ora e in avanti, ci segnalano che la polizia a Saint-Etienne, ha impedito a
dei giornalisti di riprendere il loro raid contro l'accampamento", ha dichiarato
White. "E' totalmente inaccettabile. La Francia non è uno stato poliziesco e i
media devono potere informare liberamente. Se i giornalisti e i media non
possono accedere alla verità, come saprà il pubblico se la legalità è
rispettata?"
Per la FIJ, le dichiarazioni dei responsabili francesi secondo i quali è
previsto di espellere dalla Francia tutti i Rom senza documenti verso la
Romania, sembrano costituire un intralcio al diritto alla libera circolazione
nel seno dell'Unione Europea.
Il numero di quindicimila gitani e Rom i quali vivono in Francia, e originari
dell'Europa dell'est è evocato, la maggior parte dei quali vivono in
accampamenti autorizzati, mentre altri si sono dovuti installare in accampamenti
illegali a causa dell'insufficienza di infrastrutture. Le ultime azioni fanno
seguito a un incidente avvenuto il mese scorso, durante il quale un gruppo di
viaggianti francesi ha scatenato una sommossa dopo la morte di uno di loro,
ucciso dalla polizia a Saint-Aignan (Francia centrale).
Per la FIJ, le ultime azioni del governo - che numerose critiche accusano di
ricorrere a politiche impregnate di populismo e contro gli immigrati, per venire
fuori dalle cattive acque nelle quali si ritrova – non fanno altro che
accrescere le preoccupazioni riguardanti la crescita di un sentimento anti-Rom e
la xenofobia da parte dell'Europa.
"La verità è che le politiche che giocano sulla paura e l'incertezza,
finiranno con rendere la vita difficile a tante minorità, condurre alla
discriminazione e rischiano di sottomettere giornalisti e media all'influenza
della propaganda razzista di politici senza scrupoli", ha aggiunto White. "Le
autorità francesi devono agire con calma ed evitare ogni forma di ingiusta
discriminazione."
In un'atmosfera tesa, dopo persistenti richieste da parte di un piccolo
numero di locali pubblici a Nis ed in Serba, è stato creato un monumento
dell'artista rom Saban Bajramovic (leggi
QUI ndr) e messo in un posto magnifico nel parco, di fronte
all'assemblea cittadina.
Illuminato dal sole, Saban appare meglio che mai, ed anche Nis sembra più
bella che negli anni precedenti. Forse perché oggi a Nis è il primo giorno del
Festival Jazz. Il monumento di Saban sta cantando. La voce di Saban è
profondamente dentro di noi. In ogni essere umano, che è un UMANO.
U napetoj atmosveri, posle upornih zahteva malog dela domace javnosti u
Nisu I Srbiji, spomenik romskom umetniku Sabanu Barjamovicu, postavljen je
na predivnom mestu u parku preko puta skupstine grada.
Obasjan suncem, Saban izgleda lepse nego ikad I Nis izgleda lepse no
poslednjih godina . Mozda I zato sto danas u Nisu, pocinje medjunarodni jazz
festival. Sabanov spomenik peva. Sabanov glas je tu duboko u nama. U svakom
coveku koji COVEK.
Di Fabrizio (del 20/08/2010 @ 09:39:52, in Kumpanija, visitato 3521 volte)
Vorrei andarci (dovremo essere in tanti da tutta Europa), se qualcuno dall'Italia vuole aggiungersi,
me lo fa sapere tramite i commenti o per
email? L'appuntamento su
Facebook
Sabato 4 settembre alle 14.00 a Place de la République
Come Unión Romani spagnola siamo lieti di annunciare che la nostra proposta
di celebrare una grande manifestazione a Parigi per protestare contro le misure
annunciate dal presidente della Repubblica Francese Nicolas Sarkozy, ha
incontrato eco tra le organizzazioni a difesa dei diritti umani in Francia.
Nella nostra proposta, ampliamente diffusa in tutta Europa, si diceva quanto
segue:
b) Convocare una grande manifestazione a Parigi (simile a quella
che si realizzò a Roma nel 2008 per protestare contro la politica antizigana
di Berlusconi - vedi
QUI ndr) che attiri non solo la presenza massiccia dei rrom
francesi, ma anche buona parte dei gitani europei. Questa manifestazione,
preparata con cura, dovrà essere unitaria non solo degli zigani europei, ma
di tutte le forze democratiche impegnate nel rispetto dei Diritti Umani. A
nostro giudizio sarebbe un grave errore che questa manifestazione fosse
gestita esclusivamente dall'opposizione al governo di Nicolas Sarkozy. A
difendere la dignità degli esseri umani sono chiamati tutti i democratici,
siano di destra o di sinistra. La manifestazione di Parigi la formiamo
tutti: gitani e gagé, socialisti e liberali, comunisti e conservatori. Tutti
quanti, in definitiva, appoggiano il contenuto della Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani, proclamata dalle Nazioni Unite nel 1948 e
la Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, approvata dall'Assemblea
Nazionale Costituente Francese nel 1789. Chi non può essere chiamato a
questa manifestazione è Jean Marie Le Pen e quanti si identifichino con la
dottrina nazionalista e razzista del Fronte Nazionale francese. (il testo
integrale su
www.unionromani.org)
[...] ad oggi (10/08/2010 ndr) si sono unite all'appello più di 30
organizzazioni francesi, tutte in prima linea tanto nell'ambito della politica
che del terzo settore di azione sociale. Questo l'ultimo elenco:
Firmatari: AC ! Agir ensemble contre le chômage,
Les Alternatifs,
Les amoureux au banc public,
Association de défense des droits de l’Homme au Maroc (ASDHOM),
Association France Palestine Solidarité (AFPS),
Association des Marocains en France (AMF), Association nationale des Gens du voyage catholiques (ANGVC), Association républicaine des anciens combattants (ARAC),
ATTAC,
Autremonde,
Cedetim,
Confédération française démocratique du travail (CFDT),
Confédération générale du travail (CGT),
La Confédération Paysanne,
La Cimade,
Le Cran,
Droit au logement (DAL),
Emmaüs France,
Europe Ecologie,
Fédération pour une alternative sociale et écologique (Fase),
Fédération des associations de solidarité avec les travailleurs immigrés
(FASTI),
Fédération nationale des associations d’accueil et de réinsertion sociale (FNARS),
Fédération SUD Education,
Fédération syndicale unitaire (FSU),
Fédération des Tunisiens pour une citoyenneté des deux rives (FTCR), FNASAT-Gens du voyage,
Fondation Copernic,
France Terre d’Asile,
Gauche unitaire,
Groupe d’information et de soutien des immigrés (GISTI),
Les Jeunes Verts, Ligue des droits de l’Homme (LDH),
Ligue de l’enseignement,
Marches uropéennes,
Médecins du Monde,
Le Mouvement de la Paix, Mouvement contre le racisme et pour l’amitié entre les peuples (MRAP),
Le Nouveau Parti anticapitaliste (NPA),
Le Parti communiste français (PCF),
Le Parti de Gauche, le Parti socialiste (PS),
Réseau d’alerte et d’intervention pour les droits de l’Homme (RAIDH),
Réseau Education Sans Frontière (RESF),
SNESUP-FSU,
SOS Racisme,
Syndicat des avocats de France (SAF),
Syndicat de la magistrature (SM),
Union syndicale Solidaires,
Les Verts, Unión Romani. España
Il testo della convocazione è disponibile
QUI in francese
Denunciare l'anti-ziganismo senza attaccarsi alle sue radici? par Martin Olivera, antropologo
In seguito ad alcune dichiarazioni del capo dello Stato riguardo ai "Rom e
Viaggianti", numerose associazioni di intellettuali e alcuni politici hanno
reagito per denunciare gli amalgami, i quali permettono di creare a buon
mercato, un diversivo in un contesto di crisi politica acuta. Alcuni hanno messo
in prospettiva di stigmatizzare alcuni di questi gruppi, azione ben ancorata
nella storia repubblicana e più genericamente, nel vecchio continente. Siamo
riusciti infine a dare l'allarme in merito ai rischi di violenze fisiche
gravando direttamente su coloro i quali vengono designati come "Rom e
Viaggianti". Tutte queste reazioni sono ovviamente giustificate e necessarie. Ma
appaiono purtroppo impotenti a grippare quel meccanismo intento a nutrire i
discorsi del governo, e più a fondo ancora, il "buon senso" come fondamenta
dell'anti-ziganismo in Francia come altrove.
La lettura delle reazioni degli internauti su alcuni siti d'informazione, lo
illustra in modo eloquente: per alcuni, il capo dello Stato e il governo
giocano, come accade spesso, con il fuoco, giocando la carta del populismo
securitario; per altri – denunciando il lassismo dei primi – non bisogna temere
di attaccarsi ai "veri problemi" posti da "quella gente". Abbiamo così più
spesso a che fare con posizioni di principio che si nutrono tra loro, tanto più
incrollabili visto che non rimettono mai in causa la categoria definita come
problematica. Una tale opposizione binaria non serve altro che a riprodurre
posizionamenti ideologici, strumentalizzando la famosa "questione rom"
ad nauseam.
Però, il problema non è di sapere se i "Rom e Viaggianti" sono prima di tutto
vittime dell'apparato di Stato e del razzismo popolare, o se "sono" invece
colpevoli della loro "emarginazione".
Nulla si muoverà mai, tanto che si continuerà ad abbordare la categoria stessa
"Rom e Viaggianti" come una popolazione evidente, indefinitamente offerta alla
pietà o al biasimo, secondo le tendenze politiche degli uni e degli altri. E pur
invitando a maggiori sfumature, le reazioni di fronte agli amalgami del governo,
non rimettono mai in discussione l'esistenza di questa "comunità" in quanto
entità sociale omogenea.
Eppure, eccetto la messa in categorie imposta dalle società maggioritarie che le
riuniscono sotto un'unica etichetta (variabile nella storia, da cui l'inflazione
della confusione), niente ci autorizza a considerare come andando da sé, le
similitudini tra questi vari gruppi. "L'origine indiana" è una scoperta della
scienza linguistica apparsa alla fine del XVIII secolo, e non un ricordo
conservato dagli interessati nel seno delle diverse comunità.
In quanto al "nomadismo", sono diversi decenni che i ricercatori dimostrano e
ripetono che non è affatto una caratteristica dei cosiddetti Tzigani, non oggi
più di ieri: troviamo dei gruppi, i quali per motivi storici e economici,
praticano una mobilità stagionale, ma l'immensa maggioranza di loro è sempre
stata sedentaria. Al punto che il qualificativo stesso sembra superfluo.
L'esempio della "Seine Saint-Denis" è un mezzo efficace per farsi all'idea
dell'irriducibile diversità dei cosiddetti Tzigani o "Rom e Viaggianti", per
quanto poco si presti attenzione al modo con il quale loro stessi si
definiscono:
- famiglie gitane (venute dalla Linguadoca e dalla Spagna) ci vivono dalla fine
del XIX secolo, il più spesso in abitazioni "standard" (padiglioni o
appartamenti)
- gruppi famigliari manush, yenish e viaggianti, maggiormente originari dell'est
della Francia, si sono impiantati lì nella stessa epoca, cioè più di un secolo
fa. Un gran numero di loro vivono in roulotte o abitazioni miste (casa e
roulotte). Corrispondono per l'essenziale alla categoria dei "Viaggianti" – ciò
non significando che "viaggino" realmente
- una comunità Rom (i "Rom di Parigi") è presente in "Seine Saint-Denis" dal
periodo tra le due ultime guerre. Come i precedenti, sono oggi cittadini
francesi e vivono per la maggioranza in padiglioni della periferia
- altri gruppi Rom, originari dell'ex Iugoslavia, si sono installati nelle città
del dipartimento nel corso degli anni 1960-1970. Preservando per alcuni, legami
con il paese d'origine, vivono lì ancora, in case banali, la roulotte essendo
nel loro caso solo una risposta all'impossibilità di accedere alla locazione o
alla proprietà
- incontriamo infine dagli anni 1990-2000, gruppi famigliari Rom originari di
Romania e di Bulgaria, occupando essenzialmente degli squat o dei bidonville, a
difetto di alternative: senza diritto al lavoro e alle prestazioni sociali,
"girano" da un terreno all'altro nei comuni del dipartimento talvolta da più di
dieci anni, seguendo il ritmo delle espulsioni… Precisiamo infine che loro
stessi non formano una comunità, ma diversi gruppi distinti e che il loro numero
è stabile dagli anni 2003-2004 – all'incirca tremila persone – anche se la
mobilità subita li rende particolarmente visibili.
Alcuni parlano finalmente di "mosaico" per definire l'insieme tzigane. Questo
mosaico non esiste peraltro per coloro i quali lo guardano, cioè i non tzigani.
Certo, si identificano sempre più, di volta in volta, punti in comune tra i
differenti gruppi: i Rom originari dell'Europa orientale sono marcati da
influenze in parte comuni, legate alla loro appartenenza ad una stessa area
storico-culturale.
Tuttavia, entrando nei dettagli, possiamo constatare la loro grande diversità,
direttamente sorta dalle terre dalle quali queste comunità vengono: i Rom
musulmani di lingua turca del sud della Bulgaria, i Rom sassoni del centro della
Transilvania e i Rom sloveni installati da quarant'anni nell'Italia del Nord non
hanno lo stesso passato, non praticano le stesse attività professionali, sono
diversamente inseriti in habitat altrettanto diversi ecc…
In definitiva, non è un caso se sono innanzitutto dati di tipo macrosociologico
che sembrano dare corpo alla categoria "Rom e Viaggianti". A questo proposito,
le istituzioni europee (U.E, Consiglio dell'Europa), internazionali (FMI,
Banca
Mondiale, PNUD) e diverse fondazioni (in particolare l'Open Society Institute
del miliardario George Soros) hanno una maggiore responsabilità nella
definizione della "questione rom" a livello europeo. L'immagine di una minoranza
essenzialmente costituita da "casi sociali" non avrà cessato di rinforzarsi nel
corso degli anni 19902000, per mezzo di studi quantitativi i quali rendono
astratta già all'origine, la diversità delle realtà locali. L'Unione Europea
inquadra oggi perfino una "decade per l'inclusione dei Rom" (2005-2015),
partendo dal principio che questi sono globalmente "mal inseriti" nelle società
maggioritarie. Ma i cosiddetti Tzigani sono sempre ugualmente eterogenei dal
punto di vista socio-economico di quanto lo sono culturalmente, a est così come
a ovest del continente.
Non c'è così nulla di semplice da dire sui "Rom e Viaggianti", non più che sugli
"Africani" o gli "Asiatici"… E se come in Romania, per esempio, è usanza
chiamare Tzigani tutti coloro percepiti come socialmente marginali, la prima
responsabilità dei ricercatori come dei giornalisti è d'interrogare questo luogo
comune, per rendersi conto di realtà ben più complesse.
Infatti, la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni, ognuno oggi è
in misura di rendersene conto. Pur volendo lottare contro le discriminazioni e
favorire l'inserimento di alcuni gruppi locali, effettivamente in difficoltà ma
avendo poche cose da vedere gli uni con gli altri, se non un'etichetta, la
retorica della "questione rom" non avrà fatto altro che convalidare nuovamente
la categoria "stigmatizzabile" e la sua pertinenza simbolica.
Come denunciare "l'etnicizzazione" del dibattito e delle politiche pubbliche,
quando si ha per evidente l'entità etnica in questione? Come fare conoscere
meglio coloro chiamati ieri Tzigani, oggi "Rom e Viaggianti", e
nello stesso tempo preservare il punto di vista che vieta di conoscerli? Come
combattere i clichè
senza rimettere in causa lo stampo che li genera? Tali sono le domande che oggi
possono posarsi tutti quelli che desiderano – ricercatori inclusi – lottare
efficacemente contro l'anti-ziganismo.
Difatti la sua base non è purtroppo la semplice mancanza di conoscenza.
Quest'ultima non è altro che una conseguenza del volere creare categorie. In
altre parole, gli stereotipi (negativi o positivi) non sono un'interpretazione
erronea della realtà che basterebbe correggere, ma si nutrono di una postura a
priori, rinforzandola contemporaneamente e a scatola chiusa. E in questo
contesto, la ragione è ben impotente di fronte all'immaginario popolare e alle
strumentalizzazioni politiche.
Allora no, non va tutto nel migliore dei modi e si, dei gruppi di cosiddetti
Tzigani incontrano localmente delle difficoltà, producendo loro stessi una
coabitazione talvolta delicata con il vicinato. Ma se non è gradevole abitare
nei pressi di un bidonville, lo è ancora meno viverci… Però, il modo migliore
per rendere impossibile la risoluzione di queste situazioni è bene quello di
disgiungere le difficoltà vissute da queste famiglie dal contesto locale,
facendone una "questione europea" disincarnata e fantasmagorica.
Difficoltà d'accesso all'alloggio, servizi sociali senza mezzi umani e
finanziari, mercato del lavoro sinistrato, politiche d'immigrazione chiuse e
servizi prefettizi obsoleti… I problemi incontrati da certi "Rom e Viaggianti"
sono quelli delle nostre società contemporanee, delle quali fanno parte
integrante, e non le conseguenze (subite o provocate) di caratteristiche sociali
generiche.
Di Fabrizio (del 21/08/2010 @ 09:54:29, in casa, visitato 2157 volte)
20/08/2010 Azuni: "su azioni come queste coinvolgere tutti gli attori"
"Il governo dei campi nomadi attuale è roba da improvvisatori". A dichiararlo in
una nota la consigliera del Gruppo Misto, Maria Gemma Azuni, alla notizia
dell'ampliamento e riqualificazione del campo rom La Barbuta , dichiarato
abusivo da una sentenza del Tar Lazio del 2004.
Solo pochi giorni fa un incendio si era sviluppato al confine con il comune di
Ciampino, di fronte l'Aeroporto. Il fuoco, divampato all'interno del campo
nomadi, aveva causato alcuni disagi al limitrofo tratto del Grande Raccordo
Anulare nonché all'atterraggio dei voli.
Il delegato del Sindaco alla Sicurezza Giorgio Ciardi, dopo aver rassicurato i
cittadini preoccupati per l'incendio, aveva evidenziato "la necessità di un
intervento rapido e radicale sul campo abusivo" ."Il campo nomadi della Barbuta
- aveva dichiarato in una nota - che rientra nel Piano Nomadi del Comune di
Roma, come stabilito diventerà un campo attrezzato, in grado di garantire a chi
vi abita maggiore dignita' di vita e ai cittadini della zona un maggior livello
di decoro urbano e sicurezza".
"E' fondamentale - commenta la Azuni - il continuo rapporto con i responsabili
delle famiglie Rom per la gestione interna dei campi, come è importante
rapportarsi con i Presidenti dei Municipi e dei Comuni limitrofi per
l'attivazione di idonee azioni finalizzate all'inclusione sociale.
Il Prefetto di Roma non ha minimamente coinvolto il Sindaco di Ciampino,
soggetto fortemente interessato in quanto il campo è prospiciente allo stesso
comune. sull'ipotesi dell'allargamento del campo della Barbuta, da 300 a 600
ospiti.
E' chiaro che l'incremento di popolazione Rom in questo territorio avrà delle
ripercussione sui cittadini di Ciampino e sulle famiglie Rom.
In questo tipo di cambiamenti è necessario rassicurare la cittadinanza sul
monitoraggio del campo e sulle azioni di sistema tese a prevenire l'esclusione e
a far crescere in termini di rispetto dei contesti, delle regole e del vivere
civile.
Ancora una volta le azioni impositive e le scelte non condivise produrranno
tensioni sociali a scapito dei cittadini e dei Rom.
Chiedo al Prefetto di Roma - conclude la Azuni - il rispetto degli Organi
politici Municipali e dei Comuni limitrofi dove si prevedono azioni di
costruzione od ampliamento di campi Rom, con un fattivo coinvolgimento nelle
azioni da intraprendere!.
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:00:14, in casa, visitato 1696 volte)
Il Giorno - MilanoTriboniano chiuderà entro il 2011 e al suo posto
sorgerà una strada per Expo. Stessa sorte per Novara, Bonfadini e Idro. [...]
Milano, 20 agosto 2010 - Milano come Parigi? Non proprio. Mentre il
presidente francese Nicolas Sarkozy ha avviato i rimpatri forzati dei rom,
l'Amministrazione di Palazzo Marino si avvia allo smantellamento del campo
nomadi più grande della città. Il Triboniano chiuderà i battenti entro la
primavera del 2011, cioè quando Letizia Moratti si giocherà la riconferma a
primo cittadino.
Al posto dello storico campo, che ospita attualmente 600 tra romeni e
bosniaci, sarà costruita una strada prevista nel progetto Expo 2015. Non
esisteranno più nemmeno i campi di via Novara e via Bonfadini, mentre quello di
via Idro sarà riconvertito in un'area di transito, alla quale potranno accedere
anche gli italiani in camper. Spariranno così dalla mappa tre degli insediamenti
più importanti della metropoli. Del resto, la presenza dei nomadi a Milano è
piuttosto articolata. Ci sono una decina di campi regolari, che ospitano più di
mille persone. E poi ci sono quelli irregolari. Quelli itineranti, che rinascono
dopo uno sgombero e poi vengono nuovamente demoliti: proprio ieri, la polizia
locale ha chiuso un accampamento non autorizzato in via Barzaghi, in un'area
utilizzata dalla Protezione civile.
Prosegue la politica della tolleranza zero per gli abusivi. Per quanto
riguarda, invece, gli spazi comunali, si applicherà nei prossimi mesi il
cosiddetto piano Maroni, che punta alla messa in sicurezza dei campi e
all'integrazione dei residenti nella società civile. Per far questo, il ministro
dell'Interno ha stanziato 13 milioni di euro, di cui 4 destinati alle attività
sociali; altri 2 milioni saranno invece ripartiti tra le borse-lavoro, il
rimpatrio di alcuni nuclei familiari e la ristrutturazione di abitazioni da
assegnare ai rom. "Il lavoro sta andando avanti nel migliore dei modi - assicura
il prefetto Gian Valerio Lombardi, commissario straordinario per l'emergenza rom
-. Le associazioni del terzo settore stanno procedendo con i colloqui e contiamo
di far tutto entro i termini fissati".
Sul Triboniano, in particolare, "c'è stata un'accelerazione in questo
ultimo periodo e speriamo di chiudere entro la metà di ottobre". Secondo gli
operatori della Casa della Carità, fondazione che gestirà fino a dicembre il
campo a due passi dal Musocco, una decina di famiglie di rom romeni avrebbe già
deciso di tornare in patria, dove alcune organizzazioni non governative si
occuperanno di facilitarne l'inserimento nel mondo del lavoro. In alternativa,
si può scegliere di restare in Italia, magari in alloggi con affitti calmierati.
D'altro canto, mancano pochi mesi allo smantellamento dell'insediamento, quindi
tutti giocoforza dovranno prendere una decisione.
Restano scettici quelli dell'Opera Nomadi, l'associazione che cerca da
anni di promuovere la piena integrazione delle popolazioni rom, sinte e
camminanti in Italia: "La maggior parte delle persone non vuole abbandonare i
campi né tantomeno tornare in Romania - attacca Giorgio Bezzecchi, presidente
della sezione di Milano -. E poi non bisogna dimenticare che ci sono campi,
quelli di via Idro e via Negrotto, interamente occupati da rom italiani, nati e
cresciuti qui". Negativo anche il parere di Dijana Pavlovic, vicepresidente
della Federazione Rom e Sinti insieme, che torna a chiedere più trasparenza sui
13 milioni di euro messi a disposizione dal Viminale: "Solo una esigua parte -
sostiene - andrà a sostenere le politiche abitative di chi resterà senza casa
dopo lo sgombero del Triboniano e degli altri campi legali a Milano: appena 1,8
milioni di euro. Nove milioni sono serviti per costruire muri e puntare inutili
telecamere".
Di Fabrizio (del 22/08/2010 @ 09:05:12, in media, visitato 1760 volte)
Cronaca Qui è senz'altro uno dei giornali più
antizigani che abbiamo in Italia. Interessante seguire l'evolvere dei suoi
"ragionamenti" a proposito della svolta politica in Francia:
dall'entusiasmo del 19 agosto, è passato in soli 2 giorni al riconoscere che
queste decisioni rischiano di spostare i problemi sotto casa dei suoi lettori
(pubblico in calce l'articolo). Insomma, nonostante i salti di gioia
(propagandistici) dei vari De Corato, cominciano ad emergere le contraddizioni e
il riconoscimento delle strumentalizzazioni e piccolezze di Sarkozy, come potete
leggere anche
QUI, o addirittura sul
Foglio. Prima
e dopo la lettura, vi ricordo l'appuntamento a Parigi.
Non ce ne vogliano i sostenitori della sovranità dello Stato, ma ci sono
situazioni in cui il singolo Paese non può esprimersi senza pensare alle
ricadute sugli altri.
Prendiamo il caso del pugno di ferro del francese Sarkozy, che ha deciso
l'espulsione e il rimpatrio di centinaia di zingari rom. La questione non
riguarda solo la Francia, ovviamente, perché buona parte di costoro non
aspetteranno l'espulsione per allontanarsi dalle sponde della Senna e
raggiungere lidi più "ospitali". Per intenderci, quasi certamente l'Italia. Non
per nulla a Torino si sta già ipotizzando un vertice in Prefettura, non appena
sarà insediato il successore di Padoin, per fare fronte alla situazione. E anche
coloro che torneranno in Romania, certo non impiegheranno molto a riprendere la
strada per destinazioni dove sicuramente potranno trovare appoggi logistici. E
alcune delle comunità più numerose si trovano sicuramente a Torino e Milano.
Dunque, la politica ferrea di Sarkozy, al di là di ogni tipo di giudizio
sulla sua efficacia, rischia di divenire una sorta di spostamento della polvere
sotto il tappeto, oppure - per usare una immagine più appropriata - assomiglia
al gesto di chi pulisce il proprio giardino gettando le foglie secche e gli
sfalci in quello del vicino.
Bisogna considerare che su certi temi, e le politiche dell'immigrazione sono
tra questi, la sovranità nazionale deve accettare il proprio limite: le misure,
per essere realmente efficaci, non possono trascendere da una condivisione più
ampia di obiettivi e metodi, a livello europeo se possibile. Poi è vero che
troppe cose separano i vari Paesi ben più di un confine, troppo diverse sono le
singole politiche nazionali. E accordarsi diventa impossibile. Ma ai critici, e
a coloro che temono un accanimento di tipo razzistico, ricordiamo che non solo
la tolleranza, ma anche la stessa accoglienza hanno dei costi. Basti vedere
quanto occorre pagare a Torino per ripulire le discariche nei pressi degli
accampamenti abusivi. L'illegalità ha un costo economico oltre che sociale. E
venirne a capo è interesse collettivo, di cui l'Europa, intesa come unione di
governi, deve farsi carico. Anche se, per certi versi, appare più facile
occuparsi delle carrette del mare che approdano o meno sulle coste, che non di
coloro che nei nostri Paesi già vivono, nella legalità o meno. Non farlo è
semplice dimostrazione di miopia. andrea.monticone@cronacaqui.it
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