Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 13/07/2010 @ 09:28:29, in Europa, visitato 3874 volte)
by Paul Polansky
[continua] Dr. Bernard Kouchner
(immagine tratta da
Aftermathnews.wordpress.com)
IL PREMIO GRAN MAESTRO disonora quella persona che si erge sopra tutti gli
altri anti-eroi in questa tragedia senza senso. Uno dei fan di Kouchner ha
scritto questo a proposito di lui su Internet: "Per essere onesto... per essere
morale... per essere, in poche parole, vicino a ciò che consideriamo perfetto...
questa è la definizione di quanto la gente definisce un eroe...
Bernard Kouchner è una di queste persone... uno dei più amati filantropi
francesi. Ha scritto nove libri, ed ha rivoluzionato l'umanitarismo in tutto il
mondo."
Nato il 1 novembre 1939 ad Avignone in Francia, Kouchner divenne dottore e
subito finì in Biafra (Nigeria) per assistere un paese in carestia, dicendo
"Sono corso in Biafra perché ero troppo giovane per Guernica, Auschwitz, Oradour
e Setif." Nel 1970 co-fondò Medecins sans Frontieres (Dottori senza Frontiere),
che venne premiata nel 1999 col Premio Nobel per la Pace, e poi Medecins du
Monde (Dottori del Mondo) il decennio successivo. Negli anni '80 organizzò
diverse operazioni umanitarie, la più famosa fu Restore Hope in Somalia, dove
assistette personalmente al trasporto di sacchi di riso. Capitalizzandola sua
fama umanitaria, entrò nella politica francese e fu Ministero di Stato dal 1998
al 1991, diventando Ministro della Sanità l'anno dopo. Più tardi fu membro del
Parlamento Europeo e Presidente della Commissione sullo Sviluppo e la
Cooperazione. Nel luglio1999, divenne Rappresentante Speciale del Segretario
Generale delle Nazioni Unite e Capo della Missione ONU in Kosovo.
Sfortunatamente, le azioni di Kouchner in Kosovo furono molto differenti dal
suo passato, dato che scelse la convenienza agli ideali umanitari. In un momento
particolare, Kouchner assalì un inviato dei diritti umani ONU in visita,
dicendogli di "tenere la bocca chiusa" su quanto aveva visto.
Nella primavera del 2000, come capo della Missione ONU in Kosovo (UNMIK),
Kouchner istruì la sua squadra medica a Mitrovica nord guidata dal dr. Andrej
Andrejew (un cittadino tedesco), di compiere urgentemente uno studio ambientale
sull'area, dopo che si ammalarono gravemente dei soldati danesi e francesi.
Campioni sanguigni raccolti e inviati a Copenhagen mostrarono alti livelli di
avvelenamento da piombo. L'esercito francese fu così preoccupato da
commissionare diversi studi all'Istituto di Salute Pubblica di Parigi. In
seguito, diversi soldati furono rimpatriati perché non c'erano possibilità in
Kosovo di curare l'avvelenamento da piombo.
A novembre 2000, il rapporto del dr. Andrejew fu sottoposto personalmente a
Kouchner. Sulla base dei campioni di sangue presi dal dr. Andrejew (ed inviati
ad un ben conosciuto laboratorio in Belgio), venne disegnata una mappa che
mostrava tre aree: A, B, e C. L'area A aveva i più alti livelli di piombo nel
sangue. Le uniche persone che vivevano in quell'area erano dei due campi di
rifugiati per Rom e Askali. Infatti, i livelli dei Rom (specialmente nei
bambini) erano così alti che il laboratorio in Belgio chiamò il dr. Andrejew e
gli chiese di ricontrollare quei campioni, perché il laboratorio non aveva mai
visto livelli di piombo così alti nella storia della letteratura medica.
Nel suo rapporto scritto, il dr. Andrejew diceva che era evidente che i campi
rom erano nel posto sbagliato e che dovevano essere spostati ed i Rom curati.
Kouchner disse al suo staff che come dottore era perfettamente cosciente del
pericolo dell'avvelenamento da piombo e giurava che avrebbe provveduto. Un
tossicologo polacco coinvolto in questa discussione raccomandò l'evacuazione e
le cure all'estero dato che non era possibile trattare l'avvelenamento da piombo
in Kosovo. Kouchner pose il veto sulla proposta.
Poi Kouchner decise di diffondere la storia che i Rom soffrivano di
avvelenamento da piombo cronico e dovevano solo convivervi. I bambini rom
concepiti e nati nei campi non avevano avvelenamento cronico anche se i loro
livelli di piombo erano i più alti mai registrati.
Quando vennero costruiti i campi rom nel settembre 1999, ci furono forti
proteste da diverse agenzie internazionali, perché era evidente ad occhio nudo
che i campi erano stati piazzati accanto a milioni di tonnellate di rifiuti
tossici. Il capo dell'UNHCR in Kosovo promise personalmente ai rifugiati che
sarebbero rimasti sui terreni tossici per 45 giorni, ed in quel periodo
sarebbero state ricostruite le loro case distrutte (che a differenza di quanto
si disse, non erano mai state bruciate) o portati in un paese terzo. Undici anni
dopo, i Rom sono ancora là ed i risultati sono stati tragici: 86 morti e
centinaia di aborti spontanei dovuti a complicazioni dall'avvelenamento da
piombo, mentre quasi tutti i bambini sono nati con danni irreversibili al
cervello.
Dato che il nostro gran maestro degli anti-eroi, il dr. Bernard Kouchner, non
fece niente per salvare queste vite umane, ogni altro capo delle Nazioni Unite
in Kosovo ha seguito l'esempio catastrofico di Kouchner e rifiutato di evacuare
questi campi tossici, nonostante ripetuti appelli per agire in questo senso da
parte dell'OMS, dell'ICRC (Comitato Internazionale della Croce Rossa ndr)
e di infinite OnG.
Oggi in Kosovo questi campi tossici sono chiamati l'Inferno di Kouchner dai
rifugiati che sono obbligati a viverci, inclusi molti che sono stati riportati a
forza in Kosovo dopo aver vissuto in Germania per quindici anni.
Il dr. Bernard Kouchner è stato tre volte Ministro della Sanità in Francia,
ed attualmente è Ministro degli Affari Esteri del governo francese. In una
recente risposta ad una nostra lettera in cui gli chiedevamo perché non avesse
mai salvato queste persone, replicava: "Vi assicuro che considererò finito
questo doloroso capitolo solo con la definitiva chiusura di questi due campi.
Nel contempo l'Ambasciata francese a Pristina continuerà a tenermi informato
sull'evoluzione della situazione sul campo, e monitorerà da vicino l'attuazione
degli impegni." QUALI IMPEGNI? NESSUNO DA KOUCHNER.
VERGOGNA
(immagine tratta da
DailyMail.co.uk)
Fine quarta puntata
Da
Czech_Roma
Domenica sera tardi nel nord est dell'Ungheria una casa unifamiliare abitata
da Rom è stata data alle fiamme. Secondo l'agenzia MTI non ci sono stati feriti.
Negli ultimi anni i Rom in Ungheria sono diventati il bersaglio di diversi
attacchi durante i quali sono morte almeno otto persone, tra cui un bambino di
cinque anni (vedi
QUI ndr).
Una donna ed il suo bambino stavano dormendo nella loro casa nel villaggio di
Olaszliszka quando è avvenuto l'attacco. La donna dice di essere stata svegliata
da tre forti colpi. I proiettili hanno colpito il muro della facciata.
L'incidente di sabato è avvenuto non lontano da un'altro villaggio dove,
nell'ottobre 2006, un non-Rom investì e ferì una ragazza rom. I suoi genitori si
vendicarono picchiandolo a morte sul posto. In seguito a ciò otto Rom vennero
condannati a diversi anni di carcere. Riporta MTI che László Fercsák,
rappresentante dell'auto-governo della minoranza locale, ha rilasciato domenica
una dichiarazione, dicendo che i residenti della casa assalita a Olaszliszka non
hanno collegamento con i fatti di quattro anni fa.
I recenti attacchi a Rom sono avvenuti soprattutto di notte, mentre
dormivano. L'agosto scorso, una donna rom di 45 anni fu colpita a morte nel
villaggio di Kisléta, nell'est del paese; nell'attacco venne seriamente ferita
anche sua figlia di 13 anni. A novembre 2008, gli assalitori uccisero una coppia
romanì con una bomba a mano nella città meridionale di Pécs. Lo stesso mese, due
Rom nel villaggio di Nagycsécs, nel nord est Ungheria, persero la vita, quando
gli assalitori gettarono delle molotov nelle loro case e poi gli spararono con
dei fucili mentre scappavano dalle fiamme.
La comunità rom è la più grande minoranza in Ungheria, tra il cinque e il
sette per cento dei 10 milioni di abitanti. Con la crescita della disoccupazione
e dei problemi economici nel paese, sempre più frequentemente i Rom sono
bersaglio di attacchi sediziosi dei partiti estremisti, come il Movimento per
un'Ungheria Migliore (Jobbik), che dopo le recenti elezioni ora hanno loro
rappresentanti in Parlamento.
Czech Press Agency, translated by Gwendolyn Albert
Di Fabrizio (del 15/07/2010 @ 09:30:09, in Italia, visitato 1829 volte)
La Repubblica Napoli di STELLA CERVASIO - Clochard, immigrati e
Rom fuggiti da Ponticelli nell'inferno dell'ex palazzo Iri nel campo nomadi di
Capodichino, di fronte all'aeroporto militare Niutta. Un mix di emarginazione
locale e immigrazione
IL RAGAZZO fa appena in tempo a dire "entrate", che un uomo in bermuda esce
dal cancello con la pompa e innaffia taccuino e macchina fotografica, bagnando i
presenti. Campo nomadi di viale Maddalena, di fronte l'aeroporto militare Niutta.
A cento metri il cantiere della Perimetrale di Scampia, la bretella che
collegherà Napoli all'asse mediano ricollocando in una nuova centralità la
periferia a ridosso di Capodichino. Campo nomadi anomalo, quello di viale
Umberto Maddalena, un mix di immigrazioni ed emarginazione locale, metà al
coperto metà open air. Trecento fra rom scappati da Ponticelli dopo gli incendi
di due anni fa, un gruppo di badanti polacche, immigrati africani, barboni, un
vedovo e un anziano senzatetto napoletani. Un condominio di disperati. Che
avrebbe dovuto trovare sistemazione nei campi del nuovo piano della prefettura.
Pronto per partire, ma non ancora avviato.
Il ragazzo che invita a entrare nei capannoni ex Iri avrà sedici diciassette
anni, la camicia sbottonata e il gel nei capelli. Un accenno modaiolo che appare
paradossale all'ingresso del campo, dove l'acqua esce a getto continuo da un
idrante e i più grandi fanno la doccia a un esercito di bambini da zero a dieci
anni. Il viavai è continuo dal cancello, a bordo di miniscooter, auto e furgoni.
Le madri arrivano con le borse della spesa. Le badanti dell'est escono ben
vestite a prendere il bus, per entrare in servizio. L'odore di degrado e sporco
è ai limiti della sopportazione umana. I rom abitano intorno ai capannoni in
precedenza occupati dall'Angifap, dove si tenevano i corsi per Lsu, ora
proprietà di un'immobiliare pugliese che ha fatto ricorso al tribunale per
riaverne la disponibilità. Nel guscio vuoto, dove già si erano insediati i
barboni locali, hanno trovato riparo i rom di Ponticelli in una situazione per
loro insolita. Gli occupanti hanno ostruito i finestroni orizzontali, ognuno
"personalizzato" con compensato, vecchie travi e silicone oppure tendoni da
camion o lastre di plexiglas. All'interno hanno allestito un dormitorio. Invaso
dai rifiuti. Non c'è da stupirsi se, come dice il presidente della Municipalità
San Carlo Arena, Alfonso Principe, "la Asl qui ha riscontrato alcuni casi di
tubercolosi". Probabilmente si tratta di positività, molto comune nei paesi
dell'est. Per questo va facilitato l'accesso alle strutture sanitarie e
migliorata la loro situazione igienica. Ma al momento niente bagni e niente
fogne. L'intervento è sicuramente reso più difficile dal fatto che la struttura
è di proprietà di privati.
"Viviamo benissimo", dice una giovane donna con due incisivi d'oro. Il cancello
viene aperto per far entrare un furgone Ape per la raccolta del ferro e una
Lancia della polizia di Poggioreale che controlla tutti i campi nomadi. "Almeno
- commenta la pattuglia - questo è asfaltato".
"Sono gente tranquilla, non danno nessun fastidio. Ma non potete immaginare i
topi che ci sono", dice il negoziante di scale che confina con il capannone.
"Abbiamo chiamato la Asl, abbiamo consumato centinaia di bustine di veleno per
topi, il giorno dopo non le trovavamo più. A volte l'odore è insopportabile: con
gli altri abitanti del quartiere ci arrampichiamo sulle mie scale e le
impalcature per lanciare bottiglie di creolina".
La scorsa settimana la Municipalità ha partecipato a un Comitato per l'ordine e
la sicurezza pubblica nel corso del quale si è parlato del rischio tubercolosi e
dell'emergenza caldo. Un copione che si ripete da due anni. "Ho scritto a
sindaco e prefetto - racconta Principe - per chiedere un intervento urgente di
bonifica. L'assessore Riccio sostiene che la competenza è del prefetto che però
dice di essere delegato solo per i nuovi campi da costruire. Da tre anni
l'emergenza estiva si ripropone tale e quale. L'anno scorso all'aeroporto ci fu
un black-out, si scoprì che la cabina elettrica era franata sotto un bagno
costruito dai Rom".
I soli ad avere accesso al campo sono i volontari della Comunità Sant'Egidio. I
"reduci" delle battaglie di Ponticelli hanno paura di dover lasciare anche
questo ricovero. "Collaboriamo con i medici dell'associazione "Don Chisciotte"
per tenere sotto monitoraggio costante questa delicata situazione. Finora
nessuna alternativa", dice Antonio Mattone, portavoce della comunità. Andar via
da Ponticelli non ha aiutato l'integrazione. Alcuni bambini sono iscritti alla
scuola "Ammaturo", ma solo due su sei hanno frequentato. D'estate puntualmente
la priorità viene conquistata dall'allarme igiene. Principe sta molto attento a
non chiedere sgomberi. "Bisogna metterli in condizione di vivere da persone,
quella non è una vita decorosa", spiega il presidente della Municipalità.
Il cancello si apre e un uomo va verso la fermata del bus, indossa una maglia
azzurra con la scritta Italia. Rom? "No, napoletano. Sono vedovo da quattro
anni, da allora ho lasciato la casa di San Pietro a Patierno e abito qui. A
quest'ora sono costretto a uscire, me ne vado in giro per non sentire l'odore
dei rifiuti. Devo aspettare ancora due mesi: mio figlio ha trovato lavoro e mi
ospiterà". Mostra il braccio sinistro, gli manca la mano fino a metà
avambraccio. "L'ho persa il primo giorno di lavoro da falegname: avevo 13 anni".
(14 luglio 2010)
Di Fabrizio (del 16/07/2010 @ 09:51:54, in lavoro, visitato 1473 volte)
Da
Czech_Roma (alcuni link sono in lingua ceca)
The Advocacy Project - Tereza Bottman
01/07/2010 - "Sono molto arrabbiato," dice Milan Kováč, in visita agli uffici
dell'associazione Dženo.
"Devi impegnarti di più," lo prende sarcasticamente in giro una mia collega
d'ufficio e ridiamo tutti, ma la risata si tinge di un senso di delusione.
Kováč, con una laurea in economia, conosce cinque lingue e ha molti anni di
esperienza professionale in contesti che vanno dal non-profit al governo al
settore privato. Per esempio, ha lavorato come project manager sia al Ministero
della Gioventù e dello Sport sia nella non-profit Athinganoi, organizzazione
specializzata nel sostenere gli studenti romanì ad ottenere istruzione
secondaria e post-secondaria.
Da quando ha perso il lavoro otto mesi fa, sta cercando un'occupazione. Ha
fatto oltre sessanta domande ed è passato per una media di sette colloqui di
lavoro a settimana, senza alcun risultato.
Recentemente, ha fatto domanda per la posizione di Coordinatore Locale all'Agenzia
governativa per l'Inclusione Sociale nelle Località Rom, che su 25
dipendenti impiega un solo Rom. Col suo curriculum e Rom lui stesso, era
convinto che le sue possibilità fossero alte, specialmente considerando il fatto
che il ruolo dell'agenzia, tra l'altro, è di promuovere l'integrazione dei Rom
nelle regioni socialmente escluse dal mercato del lavoro.
Dopo avere completato con successo la prima fase delle interviste, Kováč
fu verbalmente invitato di nuovo. Ma venne presto a conoscenza di non essere
stato selezionato per il secondo turno di interviste.
L'esperienza di Kováč non è la sola. Uno
studio su
diversi paesi dell'European Roma
Rights Center, condotto in parte nella Repubblica Ceca, ha scoperto che questo
era il caso:
La maggiore incidenza della discriminazione nell'impiego contro i Rom è
nella fase della ricerca lavoro e nelle pratiche di assunzione applicate
dalle aziende. In pratica,una discriminazione diretta impedisce ai candidati
di raggiungere già la fase del colloquio. Molte compagnie hanno una politica
di esclusione totale riguardo l'impiego dei Rom e di distinzione assoluta
generale di pratica contro i candidati romanì. Come risultato, i Rom in
cerca di lavoro sono eliminati ed esclusi sin dall'inizio dal processo di
applicazione, a prescindere dall'istruzione, dalle qualifiche e dalle
competenze nel lavoro.
Nella sua lettera-appello, inviata nell'agenzia che l'ha rifiutato dopo il
primo turno di interviste, Kováč si chiede se le organizzazioni incaricate
di eliminare le barriere alla pari partecipazione nella società ceca affrontate
dai Rom, siano davvero [organizzazioni] "pro-Rom". Scrive:
L'Agenzia per l'Inclusione Sociale nelle Località Rom è stata fondata per
sostenere l'inclusione sociale dei Rom... Uno dei suoi ruoli è promuovere
l'inclusione dei Rom dalle comunità socialmente escluse nel mercato
lavorale. Ci sono anche tutta una serie di OnG ed organizzazioni non-profit
che si presentano come "pro-Rom". Si presentano con un atteggiamento aperto
da parte dei suoi operatori verso i Rom, con il generoso supporto del Fondo
Sociale Europeo. Queste stesse organizzazioni sono realmente aperte ad
impiegare Rom e stanno praticando nella realtà quanto predicano?
Quando venne criticato il fatto che non un solo Rom arrivò al secondo turno
delle interviste, Michael Kocáb, commissario ai diritti umani, che presiede il
Comitato di Controllo dell'Agenzia per l'Inclusione Sociale nelle Località Rom,
ha risposto di non essere a conoscenza che c'erano dei richiedenti rom tra gli
intervistati. Kocáb in passato aveva detto di essersi impegnato ad aumentare il
numero dei Rom impiegati nelle agenzie governative. Inoltre, a Kováč fu
promesso un appuntamento dove avrebbe potuto presentare il suo caso, ma questo
incontro non ha mai avuto luogo. Invece in passato, gli fu detto nella sala
dell'Ufficio del Governo gli fu detto dal direttore dell'agenzia che lui non era
stato scelto perché mancava delle qualificazioni necessarie, anche se prima era
stato chiaramente selezionato in quanto candidato promettente.
Molti studi, inclusa una
relazione del 2008 preparata congiuntamente dal Governo e dalla Banca
Mondiale, concludono che per i Rom le barriere nel mercato del lavoro sono
largamente dovute alla mancanza di capacità e qualificazione. Ma che dire dei
Rom che possiedono esperienze e competenze corrispondenti alla posizione
ricercata?
Il summenzionato
studio ERRC
del 2006, "Esclusione Sistematica dei Rom dall'Impiego", recita così:
La disoccupazione di massa dei Rom in età da lavoro è spesso percepita
come una questione riferita al mercato del lavoro, e l'alto livello di
disoccupazione è attribuito all'incapacità dei Rom a trovare un impiego, a
causa del loro basso livello di istruzione; capacità lavorative non
aggiornate e distacco dal mercato lavorale. Anche perché vasti segmenti
della comunità sono rimasti indietro durante la ristrutturazione economica
ed industriale avvenuta durante la transizione dal comunismo. Senza dubbio,
questi fattori creano barriere reali che riducono la possibilità di
occupazione ed escludono molti Rom dal lavoro, ma c'è un'altra dimensione -
la discriminazione - che aggrava significativamente la situazione e le cause
di esclusione sistematica dall'impiego per un gran numero di Rom in età da
lavoro.
Nella sua lettera, Kováč tocca la reale questione della discriminazione
anti-Rom:
Voglio che la società sappia che i Rom stanno continuando la loro
istruzione, crescendo le loro qualifiche, chiedendo un lavoro di qualità, ma
che esistono ancora barriere, fattori ed influenze che rendono impossibile
raggiungere il successo.
Disgraziatamente, tanto il clientelismo che il razzismo giocano ancora un
ruolo determinante nel processo decisionale in questo paese. Quelli con cui ho
parlato, che sono stati attivi per anni nella difesa dei diritti dei Rom,
confermano questa realtà, enumerata nello studio ERRC e illustrata da Kováč.
Un modo per combattere la discriminazione nella ricerca del lavoro e nella
fase di reclutamento, suggerisce l'ERRC, è dare mandato per la raccolta dei dati
disaggregati per etnia e di monitorare e rispondere, in maniera strutturale,
alle iniquità alla base di questi dati, per migliorare l'accesso al lavoro per i
richiedenti Rom qualificati. Questo ora non accade. Dichiara
ERRC:
Risulta evidente, dall'esperienza di paesi con le misure più efficaci nel
combattere la discriminazione razziale nell'impiego, che il monitoraggio
della forza lavoro, inclusa la raccolta di dati sull'etnia, è uno strumento
chiave per ottenere prove statistiche a sostenere le azioni positive per
affrontare la sotto-rappresentazione di gruppi etnici nei posti di lavoro e
più in generale, in professioni e settori specifici del mercato del lavoro.
Il monitoraggio, la registrazione, la notifica e la risposta alla
composizione etnica sul posto di lavoro sono fattori chiave che garantiscono
l'efficacia e l'efficienza delle politiche sulle pari opportunità. [...]
Di Giancarlo Ranaldi
Disegno di Wozniak da
www.radiochango.com
Storie di Fisarmoniche 1 "Il Maestro Jovica Jovic".
Rho (Milano), Campo Comunale di Via Sesia.
Il Maestro Jovica Jovic, Rom di origine Serba, vanta importanti
collaborazioni artistiche avendo suonato, tra gli altri, con Piero Pelù, Goran
Bregovic, Vinicio Capossela, Dario Fo, Moni Ovadia, Dijana Pavlovic, ed è il
leader, indiscusso, dei Muzikanti, una piccola orchestra multietnica. A marzo,
raccontano le cronache, è stato ricevuto dal Ministro dell'Interno (il bieco
Bobo Maroni), ricevendo dalle sue mani un "permesso di soggiorno provvisorio",
con la promessa di una rapida regolarizzazione della sua condizione di Wop (With
Out Passaport: così come venivano chiamati i migranti Italiani nell'America
degli anni ‘50). "Per meriti artistici" disse il Ministro, intrattenendosi
cordialmente con Jovica, al quale raccontò dei suoi trascorsi musicali. Oggi il
campo di Via Sesia, nonostante la piccola Chiesa costruita dallo stesso Jovica,
consacrata e benedetta da Sacerdoti cattolici ed ortodossi, rischia di sparire
per sempre. Al suo posto una discarica e l'incertezza che accompagna il futuro
delle Famiglie che lì vivevano e pregavano.
Storie di Fisarmoniche 2 "Aurel torna a suonare"
Napoli, dormitorio pubblico di Via Duomo.
Ad Aurel Serban, Rom di origine Rumena, da cinque anni a Napoli, la
settimana passata avevano rubato la fisarmonica. Avevano rubato la vita e adesso
si vergognava a chiedere la carità. La Società San Vincenzo dei Paoli, si è
fatta carico del problema acquistando per lui una bellissima "Paolo Soprani",
una delle migliori fisarmoniche presenti sul mercato. Il sorriso è tornato sul
faccione buono di Aurel che ha subito imbracciato la fisarmonica, accarezzandola
come si fa con una fidanzata ritrovata, ed intonando un splendido valzer. Poche
note per riappacificarsi con il Mondo e riacquistare la sua dignità di vecchio
orchestrale per le vie di Napoli, indossando sempre gli stessi pantaloni da
palcoscenico dell'Orchestra Rumena di cui faceva parte, suonando e regalando
sorrisi ai passanti.
Storie di Fisarmoniche 3 "Petru e la fisarmonica rinchiusa"
Paradiso dei Musicisti Rom.
Petru Birladeanu, Rom di origine Rumena, non riesce a trovare pace. Non si
da pace per Mirela, Petronela e Ricardo che ha dovuto lasciare su questa terra e
che oggi vivono nell'incertezza del proprio futuro. Si rattrista anche nel
vedere la sua fisarmonica rinchiusa in una teca di cristallo, nella stazione di Montesanto
a Napoli, dove due anni addietro perse la vita, vittima di camorra. Ucciso da un
commando di otto aggressori, in sella a quattro scooter: "skizzati",
imbottiti di cocaina, dirà un collaboratore di giustizia. L'arresto di Enrico
Ricci (suo figlio Marco è stato rinviato a giudizio per aver preso parte
all'omicidio di Petru) sulla stampa venne salutato come un colpo eccellente:
secondo il Dda di Napoli avevano "preso" la testa di ponte del Clan dei Sarno
tra i vicoli della collina napoletana. Non è passato neanche un anno ed oggi
viene scarcerato "per decorrenza dei termini", libero per un difetto di forma,
un banale cavillo: gli avvisi di conclusione delle indagini ai due difensori non
vennero notificati correttamente, quanto basta a far decorrere i tempi fino alla
scarcerazione.
… e tutti noi non riusciamo a darci pace.
Di Fabrizio (del 18/07/2010 @ 09:41:54, in Italia, visitato 1475 volte)
Newsrimini.it Nella foto Bove, una manifestazione dei sinti riminesi.
Ha fatto tappa oggi a Rimini la campagna nazionale “Dosta” promossa
dall'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali per far conoscere, oltre i
pregiudizi, le comunità sinti e rom:
PROVINCIA | 15 luglio 2010 | le iniziative riminesi sono state l'occasione
per parlare di questioni locali.
A Rimini, i sinti del campo di via Islanda, chiedono di poter lavorare in
regola e di avere spazi. "Il lavoro storico dei sinti è la raccolta di
materiale ferroso - spiega Davide Gerardi, presidente dell'associazione Sucar
Mero - e aprire una cooperativa per fare lavorare queste persone sarebbe già una
buona iniziativa per non escluderle". L'Amministrazione si sarebbe già impegnata
per favorire dare ai sinti una cooperativa come riferimento lavorativo.
"L'altro problema che abbiamo - prosegue Gerardi - è quello del campo nomadi.
Il problema dell'energia elettrica, dell'igiene, degli spazi. Tante persone sono
obbligate a comprare dei terreni privati per poter andare via dal campo, ma
comprando questi terreni agricoli viene fatto un abuso edilizio. Noi chiediamo
la regolarizzazione di questi appezzamenti di terra, Non chiediamo di poter
edificare, ma chiediamo la possibilità di poter vivere".
Altri comuni riminesi hanno situazioni da risolvere. La Provincia si impegna
a mettersi in campo, insieme alle altre istituzioni, per favorire il dialogo.
"La sfida è importante - afferma Mario Galasso, assessore provinciale ai
Servizi Sociali - Provincia, Comuni, ma anche la Prefettura e la Diocesi, in
questo percorso hanno già dichiarato che ci sono a poatto che da queste comunità
sia dimostrata la buona volontà di voler vivere insieme. In questo momento
stiamo lavorando a Coriano perché un insediamento di quattro famiglie, per un
totale di 23 persone, deve essere spostato per il passaggio della terza corsia
dell'autostrada, e si sta cercando un terreno adeguato dove farli spostare".
Di Fabrizio (del 19/07/2010 @ 09:07:50, in Europa, visitato 1351 volte)
Da
Nordic_Roma
EDITORIAL in Newspaper Information. Written by: Anna von Sperling .
09/07/2010
Al giorno d'oggi è difficile vendere una notizia senza immagini. Pertanto il
giornale Ekstra Bladet ha presentato nella sua edizione online un piccolo
videoclip di un frigorifero con avanzi di cibo all'interno.
Le immagini tutt'altro che eccitanti di quegli scaffali erano allegate alla
storia di 23 Rom che sono stati deportati dalla Danimarca con divieto di
ingresso per due anni. Il loro unico crimine è stato di accamparsi dove non
potevano farlo. Quello che saltò agli occhi era il titolo del giornale:
"Guardate in che schifo vivono gli Zingari ad Amager".
Può andar bene all'Ekstra Bladet per provocare. Probabilmente è quello lo
scopo del giornale. Ma non è bene farlo a spese del popolo più perseguitato
d'Europa - che dall'Ungheria all'Italia viene percosso, escluso e deportato. Il
mito dello zingaro sporco e criminale ha avuto terribili conseguenze nella
storia d'Europa. Anche l'Ekstra Bladet dovrebbe esserne consapevole.
Ma questo non cambia il fatto che la città di Copenhagen quest'estate ha dei
problemi, ed uno di questi è difficile da risolvere. Negli ultimi giorni i media
si sono focalizzati sul numero crescente di furti in aree particolari di Amager,
ed il dito è puntato verso i 300-400 Rom, soprattutto rumeni, che secondo le
valutazioni della polizia campeggiano d'estate sull'isola.
Ieri, su Newspaper Information, si poteva leggere di un'associazione di case
vacanze ad Amager, che ha subito un numero record di furti. Soprattutto, sono
stati rubati cavi elettrici e materiale metallico - cosa che suggerisce che i
ladri li rivendano come rottame. Ai residenti, crea insicurezza, frustrazione
con la polizia e sfiducia nel progetto europeo di libera circolazione delle
persone attraverso le frontiere, con la gente comune che non si rende conto di
quanto ci sarebbe da guadagnarne.
Ieri, l'Ufficio Immigrazione ha deportato dalla Danimarca i primi 12 Rumeni,
che abitavano in uno stabile abbandonato e parzialmente demolito, ed in seguito
altri 11 Rumeni che erano accampati sulla spiaggia di Amager. A tutti e 23 è
stato negato l'ingresso per due anni, in quanto disturbavano l'ordine e la pace
pubblica. Gli esperti stimano che vi siano i fondamenti di legge per le
espulsioni.
Ma questo non cambia il fatto che sia un caso spiacevole che dimostra ancora
che i Rom in Europa sono sempre persone non gradite. Mostra anche che in
apparenza ci sia un movimento molto particolare che dice a Rom: Andate via da
dove siamo noi altri.
Ole Hoff-Lund, portavoce di Amnesty International in Danimarca, ha detto ieri
a Information:
"I Rom non hanno pace in nessuna parte d'Europa. Sono nel gruppo di
popolazione più vulnerabile, perseguitato e discriminato nella UE. Non hanno
accesso al lavoro, alla casa, all'istruzione o alla sanità. Questo tipo di
discriminazione, i Rom ora la incontrano anche in Danimarca, persino dai più
alti livelli, come il Ministro della Giustizia."
Non si deve rubare. Farlo diventa un caso di polizia. Ma la frustrazione
nelle associazioni abitative è che la polizia non risponde alle denunce, perché
riguardano quasi sempre piccoli furti. Una risposta rapida richiede risorse, ma
se i Rom ad Amager sono considerati un peso, il tema dev'essere affrontato. Ma,
come sottolinea l'avvocato Bjørn Elmquist, il vero problema in questo caso è la
differenza di dare protezione ai cittadini danesi e a quelli di altri paesi.
Non vediamo l'ora di ascoltare le spiegazioni dei politici quando torneranno
dai loro cottage estivi. Perché, come abbiamo visto in precedenza, in estate
esplodono queste cose e sotto gli effetti della calura i politici reagiscono
risolutamente inviando la polizia per azioni spettacolari. Ma non è il caso di
ignorare tutti la decenza e la certezza della legge per un singolo gruppo perché
ad Amager sono mancati dei cavi elettrici e degli Iphone.
Ma ricordiamoci che, anche se Copenhagen sembra lontano da Bruxelles ed i
benefici del progetto europeo lo sembrano ancora di più, i fatti rimangono che
non si può approfittare dei benefici economici dell'apertura delle frontiere,
senza anche avere a che fare con chi viaggia in Europa, verso cui abbiamo
sentimenti meno caldi.
Come ha detto Maj Kastanje, operatore di strada del Progetto Outside, a
Information: "Non possiamo dire A al muratore polacco a buon mercato, senza dire
B a tutti quanti ai nostri occhi sembrano inutili".
Forse non c'è lavoro per tutti e forse, non tutti si preoccupano di lavorare
se è possibile fare soldi facili. Forse non c'è un ombrello sociale per tutti e
forse c'è chi preferisce un campo nascosto in posti squallidi.
Ma ciò non cambia il fatto che per tutti in Europa ci dev'essere la tutela
del diritto.
Di Fabrizio (del 19/07/2010 @ 16:30:15, in Italia, visitato 1905 volte)
Della situazione di Quaracchi (FI) se ne parlò a
inizio mese. Una situazione di allarmi sanitari e mezze smentite, dove ho la
sgradevole impressione che le varie associazioni giochino la loro "sporca"
polemica sulla pelle dei Rom, che al solito sono gli unici a non esprimersi.
Il rischio evidente è che per sanare la situazione sanitaria, si proceda
all'ennesimo sgombero senza alternative, tanto caro alle giunte di centro-destra
o centro-sinistra. Ecco l'ultimo appello, firmato Opera Nomadi
Appello Urgente Firenze 15 luglio 2010
Alla Regione Toscana
Enrico Rossi
Al Sindaco di Sesto Fiorentino
Gianni Gianassi
Al Sindaco di Firenze
Matteo Renzi
Alla Società della Salute
A tutti i Partiti, le Associazioni, I Sindacati
Alla Società Civile
A Quaracchi c'è una emergenza umanitaria.
A Quaracchi c'è una Favela senza acqua, luce, servizi igienici.
A Quaracchi vivono famiglie, esseri umani: bambini, disabili, anziani, donne,
uomini che dal 16 gennaio, con la loro lotta affermano il DIRITTO ALLA VITA PER
I ROM RUMENI.
Nella "Civile Toscana", nel Cuore della "CIVILE TOSCANA" esseri umani, Rom
Rumeni, cittadini Europei vengono lasciati con 40 gradi senza acqua.
Siamo di fronte ad uno scenario che ricorda Gaza, la Palestina.
Anche in Palestina i bambini vengono lasciati senza acqua.
Anche in Palestina esiste solo repressione e nessuna inclusione sociale.
Sino ad oggi solo fogli di via, repressione, minacce, maltrattamenti e botte in
Questura.
Sono state fatte 4 denunce alla Magistratura Ordinaria, denunciando ampiamente
le responsabilità dei Sindaci.
L'Asl di Firenze e Sesto, La Regione Toscana dipartimento Igiene Pubblica
afferma che le condizioni Igienico Sanitarie sono
"INCOMPATIBILI CON LA PRESENZA DI PERSONE"
I Rom sono ESSERI UMANI
I Rom vogliono lavorare
I Rom sono lavoratori
CHIEDIAMO URGENTEMENTE UN TAVOLO DI INCLUSIONE SOCIALE
CHIEDIAMO DI ADOTTARE IL PROGETTO IN ALLEGATO
CHIEDIAMO ACQUA
CHIEDIAMO SERVIZI IGIENICI
CHIEDIAMO DI RIMUOVERE LA SPAZZATURA
Marcello Zuinisi Educatore Professionale
Opera Nomadi – Toscana
320 9489950 328 1962409
Di Fabrizio (del 20/07/2010 @ 09:04:39, in Italia, visitato 1694 volte)
VicenzaPiù
Al via "Dosta!", anche a Vicenza, campagna contro i pregiudizi verso i Rom
e Sinti.
In occasione della Campagna "DOSTA" - iniziativa di sensibilizzazione per
combattere i pregiudizi e gli stereotipi nei confronti dei Rom e Sinti, promossa
dal Consiglio d'Europa e coordinata e finanziata in Italia dall'Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) del Ministero per le Pari
Opportunità - la Federazione Rom e Sinti insieme e la Missione Evangelica Zigana
promuovono un incontro con la cittadinanza per martedì 20 luglio alle ore 20.30,
presso il Foro Boario a Vicenza Est.
Vogliamo combattere la discriminazione e i pregiudizi contro la minoranza Rom
e Sinti, e inaugurare un percorso attivo di integrazione che garantisca, in
particolare ai bambini, parità di diritti e di condizioni di vita, nel rispetto
delle regole. In questo quadro, la campagna "Dosta" è uno strumento utile per
vincere quegli stereotipi che spesso impediscono il dialogo tra due mondi
differenti eppure molto vicini.
Obiettivo principale della campagna è quello di diffondere la conoscenza delle
comunità Rom e Sinti - circa 150mila persone in Italia - attraverso una diversa
rappresentazione, più attenta alla loro quotidianità e meno agli aspetti
folkloristici della loro cultura, coinvolgendo direttamente gli interessati.
Per la Federazione Sinti e Rom insieme
Il Pastore Davide Casadio
Di Fabrizio (del 20/07/2010 @ 09:22:02, in Europa, visitato 3830 volte)
by Paul Polansky
[continua] Hans Haekkerup
L'anti-premio NATOS: vergogna a tutti i pianificatori militari
(specialmente i politici) che raramente prendono in considerazione gli effetti
che i bombardamenti inutili avranno sui bambini. Come Ministro Danese della
Difesa (prima di diventare il 3° SRSG in Kosovo) Haekkerup fu coinvolto nella
preparazione del bombardamento del Kosovo, che non distrusse alcun obiettivo
militare ma obbligò alla chiusura tutte le scuole e lasciò traumatizzata
un'intera generazione di bambini.
I nonni putativi
non dovrebbero avere un favorito.
Io ce l'ho.
Un piccolo zingaro di quattro anni
di Plemetina
Con i pugni contusi come un pugile.
All'età di un anno
durante i bombardamenti della NATO in Kosovo
Aveva fracassato così tante cose
Che i suoi genitori
L'hanno ribattezzato
NATOS
Tre anni dopo
Continua a fracassare le cose,
Ogni volta che un aereo
Passa in cielo.
Hans Haekkerup nacque il 3 dicembre 1945 a Frederiksberg, Copenhagen. Dopo la
laurea nel 1973 con un master in Arti ed Economia all'università di Copenhagen,
Haekkerup servì in diverse posizioni di governo. Dopo essere stato eletto al
Parlamento nel 1979, fece parte di diverse commissioni. Fu membro della
Commissione Difesa dal 1985 al 1993, e ne fu il presidente dal 1991 al 1993.
Dal 1993, Haekkerup fu Ministro della Difesa, prima di essere nominato
Rappresentante Speciale del Segretario Generale e capo della Missione ONU di
Amministrazione ad Interim in Kosovo (UNMIK) dal dicembre 2000 al dicembre 2001.
Durante il suo breve periodo come SRSG, Haekkerup dovette confrontarsi con
diverse questioni controverse. L'uso da parte della NATO nei Balcani di armi
all'uranio impoverito, attirò l'attenzione di molti giornalisti ed OnG
internazionali. Le domande sui molti casi di leucemia, specialmente tra le
truppe italiane di stanza dove vennero gettate le bombe, non ottennero mai
risposte soddisfacenti. Al momento di entrare in carica, Haekkerup dichiarò che
voleva tenere il Kosovo lontano dalle prime pagine, ma durante il suo ufficio di
12 mesi raramente ci fu un giorno in cui il Kosovo non apparisse nei titoli di
testa internazionali, incluse le minacce alla sua vita degli Albanesi (molti
ritengono ex comandanti dell'ALK tramutati in politici) perché Haekkerup cercava
di raggiungere un accordo con le autorità della Repubblica Federale di
Jugoslavia ed aprire un ufficio UNMIK a Belgrado. Haekkerup disse che non
intendeva rinnovare il suo mandato SRSG, per poter passare più tempo con sua
moglie incinta. Però, molti osservatori occidentali ritennero che i politici
albanesi fossero contro Haekkerup per il suo tentativo di porre fine al crimine
organizzato. Haekkerup offese anche i protettori oltremare degli Albanesi che
volevano che il Kosovo fosse lasciato ai locali Albanesi il prima possibile.
L'atteggiamento burocratico di Haekkerup, inclusa la stretta aderenza all'orario
d'ufficio, provocò insoddisfazione nel suo staff UNMIK. Anche l'ufficio USA di
Pristina ebbe da dire con Haekkerup per il suo tentativo di dare un voto a
Belgrado negli affari del Kosovo.
Dopo il ritorno in Danimarca, Haekkerup scrisse un libro intitolato "Le molte
facce del Kosovo". Gli Zingari di Mitrovica che morivano di avvelenamento da
piombo nei campi ONU, non vennero menzionati.
Michael Steiner
Michael Steiner e la sua assistente Minna (immagini da
Unmikonline.org e da
Harvard.edu)
IL PREMIO CHIACCHIERE TRA LE LENZUOLA: al quarto "protettore" ONU del
Kosovo a cui piaceva sbattere i tacchi e parlare duro. Più tardi divenne ospite
dello show BBC Hard Talk. Ma in realtà Steiner vince questo anti-premio per aver
usato la sua posizione in Kosovo per mettere nei guai diverse donne del suo
staff ed essere diventato il don Giovanni dei Balcani... mentre i primi
bambini romanì nei campi ONU iniziavano a morire per avvelenamento da piombo.
Michael Steiner è nato il 28 novembre 1949 a Monaco di Baviera, in Germania.
Dal 1970 al 1977 ha studiato legge a Monaco e a Parigi, passando con distinzione
il Primo Esame Statale in Legge a Monaco. Dal 1977 al 1980 ha svolto pratica
legale in Baviera e fu junior lecturer di Diritto Internazionale alle
università di Monaco e Parigi . Nel 1978 passò il Secondo Esame Statale in Legge
sempre con distinzione. Nel 1981 entrò nell'Ufficio Federale Tedesco degli
Esteri e dal 1986 al 1989 fu a New York al tavolo politico della missione
tedesca dell'ONU. Dopo vari incarichi a Praga, Zagrabia, Bonn, Sarajevo, fu
ambasciatore tedesco a Praga nel 1998, quando pubblicai nella capitale ceca i
miei primi libri sull'Olocausto Zingaro nel protettorato del Reich di Heydrich.
Dopo essere stato a Berlino Direttore Generale dell'Ufficio Federale degli
Esteri, Steiner venne nominato Rappresentante Speciale del Segretario Generale
dell'ONU per il Kosovo dal 2002 al 2004.
Uno dei primi compiti di Michael Steiner in Kosovo fu di rimpiazzare
l'amministrazione ONU nei comuni più etnicamente divisi con una delle sue
amanti, Minna Jarvenpaa, a cui si riferiva amabilmente come "E' il mio braccio
destro".
Anche se molti nel suo staff consideravano questa bionda trentunenne di
"origine scandinava" come l'ultima padrona del suo harem ONU, Minna in realtà
collaborò con Steiner dal 1996 al 1998 presso la missione ONU in Bosnia
Herzegovina quando Steiner era vice dell'Alto Rappresentante ONU. Educata ad
Harvard, Jarvenpaa lavorò a Sarajevo come consigliera sulle "questioni
rifugiati".
Prima di essere nominata emissario speciale per Mitrovica, Jarvenpaa fu
ufficialmente "consigliera per la pianificazione" nell'ufficio di Steiner. Nel
suo nuovo lavoro, Jarvenpaa promise di migliorare le condizioni di vita a tutti
i cittadini di Mitrovica, ma né lei né Steiner visitarono mai i campi rom/askali
avvelenati dal piombo nella città di Mitrovica, dove ogni bambino nasceva, se
ansceva, con danni irreversibili al cervello.
Michael Steiner è scapolo. Non è dato sapere se abbia figli.
Fine quinta puntata
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