Caro Cecchetti,
leggo su "La Prealpina" la tua dichiarazione in merito alla "morte cerebrale" di
Zoran Milenkovic (vedi
QUI ndr): "Mi accusano (SOS Fornace), di essere responsabile della morte
di un rom allontanato da via Sesia. Questa persona, malata, è morta in Germania
cinque mesi dopo aver lasciato Rho. Cosa c'entri io in tutto questo nessuno lo
sa". Non solo tu, Cecchetti, ma anche chi ha materialmente firmato gli atti
all'interno dell'Amministrazione Comunale che hanno portato all'espulsione dal
campo in pieno inverno, per futili motivi, di un uomo dializzato e quasi
cieco, porta il peso di un'oggettiva "responsabilità morale" in quanto è poi
tragicamente accaduto. Zoran, ti ricordo, venne allontanato dal campo regolare
di via Sesia dal Direttore ai Servizi alla Persona perché tu e la Lega,
chiedeste le Sue dimissioni e quelle dell'Assessore Pellegrini in un tumultuoso
Consiglio Comunale, dopo esservi accorti (ma dove eravate prima?) che il Piano
Rom, finanziato dal Ministro dell'Interno, Maroni, prevedeva sì lo
smantellamento del campo, ma anche il contestuale avvio di azioni di
integrazione sociale e abitativa rivolte a 10 precisi nuclei abitanti a Rho,
Zoran compreso.
Vedi, Cecchetti, a metterli in fila, tutti gli atti amministrativi che sembrano
dover portare ad una fine annunciata, quella del campo nomadi, si rimane colpiti
innanzitutto per la serie impressionante di abusi e omissioni, contestazioni
prive di fondamento, accanimenti at personam, richieste e impegni pubblici prima
sottoscritti e poi smentiti, sperpero di denaro e utilizzo improprio di fondi
destinati inizialmente ad azioni di ben altro tipo che avrebbero, quelle sì,
coniugato viceversa l'esigenza del principio di legalità da te impropriamente
invocato col rispetto delle leggi e della giustizia sociale.
La documentazione del resto, per prendere atto di come in questa città, anche da
Voi governata, s'ignorino le regole formali che garantiscono i diritti
fondamentali dei cittadini "indesiderati" è lì, a disposizione, anche e
soprattutto di tutti quei consiglieri comunali che sono stati eletti proprio per
questo: esercitare il potere di controllo sulle azioni pubbliche di chi governa
ma che, "fortuna tua e di chi è responsabile anche penalmente dei procedimenti"
preferiscono, per calcoli politici come i tuoi, voltarsi dall'altra parte.
GOGOL BORDELLO(live) A seguire DAMA (Dj Set): it's not only Rock
'n' Roll Baby
martedì 13 luglio 2010 ore 21.30 Carroponte -
via Granelli 1di fianco al Centro Sarca, Sesto San Giovanni (MI)
Prezzo biglietto: 15 € (+ D.D.P)
Biglietti disponibili in Loco e sul circuito Vivaticket:
www.vivaticket.it
In procinto di suonare nei maggiori open air festival europei, i Gogol Bordello
saranno di nuovo a Milano per una data speciale, un live show atteso da chi è
rimasto fuori dalle porte dell'Alcatraz lo scorso 25 Maggio (sold out come la
data di Bolgona), un concerto che è unico al mondo, ecco come ne parla
Outune.net (recensione proprio del recente live act milanese): "ti lasci
portare da una marea di carne bagnata dove si è perso il senso del pudore,
magliette che volano reggiseni semi abbassati e corpi in estasi danzante… un
moderno baccanale ... Si suona, si balla e anche chi è on stage comincia a
sentire il caldo, Eugene a torso nudo, magro e muscoloso, ricorda quella
salamandra di Iggy. Il mustacchio si rende riconoscibile in mezzo alla baraonda,
tra tamburi e violini si consuma un rito orgiastico. Sul palco c’è il circo".
Il giornalista zingaro che mi ha insegnato sugli Zingari in Medio Oriente
- Jake Bowers, editore di Gypsy Roma Traveller: Non sono pigro e non vivo nel
retro di un Carrozzone
02/07/2010 - La sua vita è sempre in movimento come una stella del cinema o una
celebrità, se la sua fortuna fosse stata differente, avrebbe potuto essere uno
di loro. Ancora, non è mai stato accolto col tappeto rosso. Ciò che rende la
vita di Jake Bowers (vedi
QUI ndr) totalmente differente dalle celebrità, anche se viaggia come
loro, è il fatto di essere uno Zingaro. E' schiacciato in uno stampo non
comodo costruito dai media per chi fa parte di gruppi minoritari. Il mio stampo
è la mia kefia e quello di Jake è un carrozzone. Bowers è un Viaggiante, un Rom
in pace con tutte le frontiere e confini, ed il mondo è la sua casa.
Cosa rende questo Zingaro britannico così differente dai 300.000 altri
Zingari GB? Jake mi ha detto "I media principali ammoniscono la gente su di noi,
siamo descritti come pigri, non istruiti, che vivono nei carrozzoni, criminali,
non credibili perché gli Zingari rapiscono i bambini." Bowers è uno Zingaro
ed un giornalista di talento. Non è pigro, da sostentamento alla sua famiglia,
paga le tasse e ha un lavoro regolare. Non è sporco, è brillante e si comporta
come un vero gentleman alle conferenze dove è invitato come relatore. Da
quanto ne so, non vive in un carro, anche se mi ha detto che gli piacerebbe
vivere in una casa mobile trainata da un cavallo. Non ha lasciato la sua
carovana perché scontento di quello stile di vita, l'ha abbandonato per amore di
sua moglie che veniva da un altro ambiente e trovava difficile collegare
l'asciugacapelli.
Bowers ci ha accompagnato in macchina, usando il navigatore satellitare per
trovare la strada attorno a Bristol, di conseguenza non si fida delle stelle per
conoscere la strada, né usa i tarocchi per prevedere il futuro, altrimenti
avrebbe saputo quanto è difficile trovare un parcheggio. Non è un criminale,
altrimenti non sarebbe diventato editore-capo della prima rivista di questo tipo
in GB. E' un giovanotto istruito che ha buon gusto nelle arti ed una buona
conoscenza delle società e della storia che mi ha chiarito su alcuni gruppi
zingari nel Medio Oriente in Siria, Iraq e Turchia ed anche a Gaza in Palestina
(vedi
QUI ndr). Si può aver fiducia in lui perché mi è stato presentato dal
mio caro amico Mike Jempson, un accademico e giornalista che ha dato un pezzo
della sua vita per il giornalismo investigativo e per difendere gli sforzi dei
giornalisti nel creare gruppi e sindacati che proteggano i loro diritti nel
mondo.
Bowers è un giornalista che sta combattendo la cattiva immagine data dai
media sugli zingari, perché sono una minoranza vittimizzata e perché è uno di
loro ed è molto fiero della sua ascendenza.
La GB ospita 300.000 Zingari, anche se non sono rappresentati nei media che
si diverte a bullarsi di loro. E' per questo che pubblica il Gypsy Roma
Traveller, la prima rivista zingara in GB e forse nel mondo, il cui scopo è
informare sulla storia, la vita e le arti degli Zingari che ancora soffrono i
travisamenti dei media, come le altre minoranze.
Durante il seminario tenutosi a Bristol mercoledì 30 giugno, il secondo di
una serie sponsorizzata dall'Economic and Social Research Council per
indagare sulle barriere poste dai media riguardo l'assunzione dei neri e dei
membri di minoranze etniche, Bowers era invitato come relatore ed ha condiviso
con noi le diapositive con i titoli apparsi in una sola settimana sui principali
mezzi d'informazione in GB, incluso l'ampiamente distribuito Sun, che
incriminano e discriminano gli Zingari.
Ha anche condiviso con i presenti le foto e le copie dei manifesti che
vietano agli Zingari l'ingresso in differenti posti, pub compresi, incolpando
gli Zingari per i problemi sociali. Il punto da lui sottolineato è che gli
Zingari sono uno dei più grandi gruppi di minoranza nel mondo, con una
popolazione di 12 milioni, in viaggio da 1.000 anni, che soffrono tuttora gli
stereotipi dei media. Ci sono gruppi minoritari che non sono rappresentati per
niente dai media, ed altri che sono male rappresentati. Il razzismo dovrebbe
essere affrontato dai media e tutti hanno il diritto ad essere rappresentati.
Di Fabrizio (del 10/07/2010 @ 09:12:51, in Italia, visitato 2379 volte)
Si avvicina lo sgombero per i rom accampati a Quaracchi. Dopo il sopralluogo
della ASL che ha definito invivibile la situazione, il Comune di Sesto ha già
inviato in due riprese la Polizia municipale, e solo l'intervento, fra gli
altri, di don Santoro, ha impedito che le persone venissero cacciate su due
piedi,senza neppure raccogliere quel poco che hanno. Per il dopo sgombero, che
ormai è imminente, è pronta la consueta tradizionale soluzione: lasciare che si
arrangino. Purché vadano più in là. E' da gennaio che vanno più in là, questi
rom qui, hanno dormito fuori nel gelo e ora bollono nelle baracche di cartone.
Pazienza…
Malgrado l'esistenza di fondi europei inutilizzati, destinati specificamente
all'inclusione dei rom, i comuni dicono di aver finito i soldi e quindi di
essere impotenti.
Certo, per ottenere i fondi bisogna presentare dei progetti, e per fare progetti
occorre una volontà politica che, evidentemente, non c'è.
Così come ci appare tristemente latitante la chiesa… il nostro pensiero corre
alle decine di strutture religiose – istituti, conventi, canoniche – abbandonate
o semivuote, oltre che esenti dall'ICI, che invece di accogliere lo straniero
restano sbarrate e inespugnabili.
Malgrado i tanti discorsi sulla vita sacra, sull'infanzia da proteggere, sui
diritti umani… Questi sono zingari, mica umani.
di Antonio Passanese, dal Corriere Fiorentino
Un cancello arrugginito divide il mondo reale da quello irreale. A Quaracchi, a
due passi dalle industrie della Piana c'è una vera e propria favela. Ci vivono
un centinaio di rom tra grossi ratti, zecche, pulci, tonnellate di immondizia,
escrementi. Hanno occupato due capannoni completamente rivestiti di amianto. Le
strutture cadono a pezzi ma "gli zingari che sono qui non sanno dove andare"
denuncia Arianna Contini di Opera Nomadi.
C'è un rischio epidemia, hanno segnalato gli ispettori del dipartimento di
prevenzione della Asi 10. Dopo il sopralluogo del 29 giugno scorso i medici
hanno riscontrato "che le condizioni complessive dell'area in oggetto sono
attualmente incompatibili, dal punto di vista igienico sanitario, con la
permanenza di persone". Nella favela di Quaracchi non è difficile prendere la
tubercolosi "e tra un po', se qualcuno non interviene, potrebbe scoppiare il
colera". Cartoni e lastre di compensato dividono le improbabili camere da letto.
Non c'è acqua, non c'è elettricità "la situazione è gravissima — continua
Arianna Contini —, in particolare per i numerosi bambini, quasi tutti malati".
Gli oltre cento rom che oggi occupano quell'area dell'Osmannoro (di proprietà di
un'azienda di Verona poi affittata alla Cir, ora fallita), fino a qualche tempo
fa, erano alla ex Osmatex. "E' inutile scaricarli qui e lì come dei pacchi.
Bisogna risolvere il problema alla radice", continua la rappresentante di Opera
Nomadi.
Nella favela di Quaracchi i rom hanno paura. Non vogliono parlare e non vogliono
farsi fotografare altrimenti "ci mandano via. Però fate vedere come stiamo
vivendo". I miasmi sprigionati dalla spazzatura, che da mesi non viene raccolta,
prendono allo stomaco. La zona circostante è una fogna a cielo aperto e con il
caldo di questi giorni l'odore acre delle urine rende impossibile la permanenza
in quell'area, anche per pochi minuti.
Il sindaco Gianassi, qualche giorno fa, ha voluto rendersi conto in prima
persona della precaria situazione di Quaracchi. Dice di avere le mani legate
perché "non ci sono più fondi. E poi devo anche pensare agli altri 65 rom che
alloggiano nel campo di via della Madonna del Piano". Qualche giorno fa il primo
cittadino ha ricevuto la nota della Asl e "adesso sto cercando di capire se il
rischio epidemia ed amianto sia circoscritto a quel dormitorio abusivo o se
riguarda tutta l'area". Intanto nella favela di Quaracchi la spazzatura cresce.
E così anche il rischio malattie.
Ma per chiudere:
9 luglio 2010 - Comunicato stampa “Infondato il pericolo di epidemia di
colera negli insediamenti rom di Sesto Fiorentino” Intendiamo smentire con fermezza i riferimenti ad un presunto pericolo di
epidemia di colera nell’insediamento spontaneo rom nell’area di Quaracchi a
Sesto Fiorentino (FI) diffusi nella giornata del 6 luglio dall’Agenzia Ansa, dai
quotidiani La nazione (pag.18) e Corriere Fiorentino (pag.8) e da diversi siti
internet. Non esistono a tutt’oggi segnalazioni di epidemia di colera sul
territorio italiano e non sono state svolte analisi specifiche nell’area di
riferimento, come confermato dallo stesso Dipartimento di Igiene Pubblica della
Asl.10. Ciò non significa che la situazione igienico sanitaria non sia da
considerarsi preoccupante dal punto di vista igienico sanitario. La scorsa
settimana Medici per i Diritti Umani ha presentato e diffuso il rapporto dal
titolo “L’Europa Invisibile”, contenente tutti i dati sanitari a seguito di due
anni di lavoro all’interno degli insediamenti della zona. Invitiamo pertanto gli
organi di informazione ad avere maggiore cautela nel diffondere notizie che
posso ingenerare inutili allarmismi nell’opinione pubblica. La drammatica
condizione di vita di quelle famiglie richiede uno sforzo comune per predisporre
soluzioni positive, che una cattiva informazione finisce col rendere ancora più
difficili e osteggiate.
Medici per i Diritti Umani
Fondazione Michelucci
Arci Toscana
Caritas Diocesana di Firenze
Di Fabrizio (del 10/07/2010 @ 09:25:53, in Italia, visitato 1819 volte)
Ricevo da Matteo Pegoraro
9 luglio 2010 - [Alleghiamo alla presente il testo (vedi link ndr)]
dell'appello diffuso da Front Line (www.frontlinedefenders.org),
fondazione internazionale per la protezione dei difensori dei diritti umani nel
mondo, riguardo alla persecuzione giudiziaria in corso in Italia nei confronti
degli attivisti del Gruppo EveryOne (www.everyonegroup.com), e in
particolare dei suoi co-presidenti Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario
Picciau. A seguito infatti di un decreto penale di condanna nei confronti di
Malini e Picciau per presunta "interruzione di pubblico servizio" a Pesaro nel
dicembre 2008, Malini, Pegoraro e Picciau sono stati sottoposti a quasi un anno
di indagini preliminari su ordine del sostituto Procuratore della Repubblica
presso il Tribunale di Pesaro. Le indagini hanno concluso che i tre
co-presidenti sarebbero colpevoli del reato previsto e punito dall'articolo 368
del codice penale italiano, ossia "calunnia", nei confronti di un assessore del
Comune di Pesaro e della dirigente dei servizi sociali locali. Il tutto per aver
inviato due lettere - una indirizzata alle istituzioni pesaresi e alla società
civile, un'altra all'autorità giudiziaria - in cui si parlava di "abusi"
perpetrati dai servizi sociali e di sottrazione illecita - a causa
dell'indigenza familiare - di una minore di etnia Rom ai propri genitori
biologici.
Invitiamo pertanto politici, organizzazioni umanitarie, associazioni e chiunque
si batta per la libertà e soprattutto per la salvaguardia dei diritti umani e
civili, a divulgare l'appello di Front Line e ad aderirvi, accedendo alla pagina
http://www.frontlinedefenders.org/node/2597/action e firmando la petizione
on line su
www.petitiononline.com/italyhrd.
Di Fabrizio (del 11/07/2010 @ 09:01:56, in Italia, visitato 1570 volte)
COMUNICATO 9 gennaio 2010 - La Polizia Locale (8 agenti) alle h. 16.30 ca.
si è recata al campo di via Cavriana per sgomberare. Alla vista dei 5 minori,
alcuni in tenerissima età, ha dato 'la possibilità' di passare questa notte al
campo. Lo SGOMBERO è previsto per domani mattina alle h. 7,30/8.00 ca.
Per tutti quelli che potranno essere presenti allo sgombero, l'appuntamento è
per le h.6.30
Grazie. Ciao.
Con questo ns. comunicato ieri, venerdì 9, avvertivamo di ciò che questa mattina
sarebbe dovuto accadere.
Ma così non è stato! Alle 6,30 'Scendiamo in campo-Gruppo sostegno Forlanini'
con una decina di volontari era sul luogo per verificare che non ci fossero
problemi durante le operazioni di sgombero, a tutela di tutti gli abitanti ed in
particolare dei 5 bimbi,alcuni di tenerissima età, più due donne in attesa e
molti anziani con patologie di difficile risoluzione proprio perché causate
dalle terribili condizioni di vita del campo.
Alle 6,30 una fila composta di donne, bimbi e uomini si allontanavano dal campo
con le poche masserizie trasportabili.
Basta l'avvertimento di sgombero a fare in modo che 'tolgano il disturbo', basta
allertarli il giorno prima dichiarando l'immediatezza dello sgombero: avete due
ore di tempo per andarvene! E' sufficiente che vedano una divisa per capire cosa
sarà della loro vita per i futuri giorni…
E questa mattina la polizia locale che aveva promesso lo sgombero non si è
vista, sicuramente si vedrà nei prossimi giorni, con l'Amsa per ripulire il
territorio da ciò che non ha potuto essere trasportato.
In compenso verso le h. 8 si sono materializzati 3 poliziotti in borghese della
Digos, che hanno identificato alcuni di noi, hanno comunicato alla questura la
nostra presenza al campo e la totale assenza dei rom e hanno verificato coi
superiori che l'intervento della Polizia locale non ci sarebbe stato.
La minaccia di sgombero è una nuova pratica attuata da questa giunta. Non basta
sgomberarli ogni qualvolta lo si ritiene necessario per i finti motivi di
sicurezza del territorio, ora lo si comunica allarmandoli, rendendo la loro vita
ancora più disgraziata e poi non si effettua lo sgombero nel giorno
preannunciato.
Se questa nuova pratica può allontanarli dal campo per alcuni giorni, si deve
sapere che mai nessuno è stato allontanato in modo definitivo dal territorio
cittadino. Che queste modalità - sgombero e rinvio dello sgombero -esasperano
ulteriormente gli animi e producono ulteriore rabbia nei confronti della giunta
ed in particolare del vice sceriffo De Corato che continua a fregiarsi dei finti
risultati ottenuti.
Sgombero sì, sgombero no, Scendiamo in campo-Gruppo sostegno Forlanini resta al
fianco dei rom e, come più volte dichiarato,fornirà loro l'occorrente perché
questa vita da schifo che sono costretti a vivere non sia vissuta in solitudine,
riscattando il volgare, inumano ed inutile comportamento della giunta, con la
nostra più totale solidarietà ed impegno concreto.
Milano, 10 luglio 2010 - SCENDIAMO IN CAMPO-GRUPPO SOSTEGNO FORLANINI
Di Fabrizio (del 11/07/2010 @ 09:50:39, in casa, visitato 2564 volte)
IL GIORNALE DI VICENZASOCIALE. Nuovo sviluppo per il discusso progetto di integrazione
che punta alla stanzialità di una famiglia nomade. In attesa che l'Ater liberi
un alloggio, saranno ospitati al Caile, vicino al rustico Pettinà
L’accampamento attrezzato di via Lago di Vico. FOTO DONOVAN CISCATO
08/07/2010 Una casa per la famiglia Helt. Intanto provvisoria ma presto
definitiva. Siamo ad una svolta decisiva in quello che è stato il primo e assai
discusso progetto di inserimento sociale di un nucleo nomade, partito nel 1989 e
oggetto persino di un referendum consultivo.
L'obiettivo dichiarato dal Comune è semplice: rendere definitivamente stanziali
questi sinti che, a suo tempo hanno deciso di lavorare e restare in città,
relegati però con le loro roulotte nell'area di sosta di via Lago di Vico.
Adesso si va "Oltre l'area", nome del nuovo progetto in collaborazione con la
cooperativa Primavera Nuova, per superare la condizione di precarietà.
Un'operazione promossa in vista di una probabile assegnazione di alloggio di
edilizia residenziale pubblica (ATER), visto che gli Helt sono i primi nella
graduatoria. Prevede la sistemazione temporanea di alcuni dei componenti della
famiglia sinti italiani in uno o più appartamenti dell'ex centro di accoglienza
al Caile, un'ala del rustico Pettinà, centro civico del quartiere.
Servono alcuni interventi per riadattare la struttura, da un anno e mezzo non
più utilizzata dopo l'apertura in centro di Casa Bakhita,
Il progetto prevede la sottoscrizione di un patto di corresponsabilità dove sono
definite regole e impegni economici (tra cui affitto e utenze) da rispettare.
Tra i punti, oltre al rispetto delle regole di buon vicinato, anche il divieto
di sosta a roulotte di altre famiglie.
«Più di venti anni fa una famiglia di nomadi sinti italiani ha scelto di
fermarsi a Schio. Con loro abbiamo avviato un progetto di accompagnamento e
stretto un patto di impegno reciproco. Ne è nato un percorso di
stanzializzazione, a volte non facile, ma che ha portato frutti importanti: con
la frequenza della scuola da parte dei bambini e l'impegno nel lavoro da parte
degli adulti sottolinea il sindaco Luigi Dalla Via Da quei primi passi oggi la
situazione è quindi molto cambiata e ora, come la famiglia auspica da tempo, si
prospetta la possibilità di un loro ingresso in un alloggio. È un passaggio
importante, sia per la famiglia che per la comunità, e noi vogliamo
accompagnarlo».
La messa in pratica di "Oltre l'area" sarà seguita dagli operatori della
Cooperativa Primavera Nuova.
«Il progetto aggiunge l'assessore Antonietta Martino - ha l'obiettivo di far
superare i disagi della sistemazione attuale rispondendo alla volontà espressa
da tempo dalla famiglia di stabilirsi in un alloggio. Diamo loro questa
opportunità convinti che il vivere sotto un tetto possa essere un aiuto concreto
all'integrazione, oltre che un reale miglioramento della situazione legata
all'area di sosta attuale».
Al Caile la sistemazione sarà dunque provvisoria ma stanziale, in attesa che si
liberino gli alloggi Ater.
Di Fabrizio (del 12/07/2010 @ 09:21:33, in Italia, visitato 1558 volte)
Del fatto avevo letto in settimana. Ecco un articolo che
qualche dubbio lo solleva
IL LEVANTE - DOMENICA 11 LUGLIO 2010 07:51 DI SONIA DI MAURO
Via Martirano, zona alla periferia di Milano, è lo scenario dello "strano" furto
di cui è stato vittima lo scorso 6 giugno, Igor Iezzi, segretario della
Lega Nord Milano, insieme ad una giornalista con la quale organizzava un
documentario sui rom.
Ancora poco chiari i fatti. Secondo il racconto del diretto interessato, il
leghista Iezzo, si trovava insieme alla giornalista nel campo rom, quando,
durante l'organizzazione delle riprese, sono stati avvisati della presenza dei
vigili che stavano multando le loro automobili parcheggiate poco distante.
Recatisi sul posto, il segretario e la giornalista, hanno appreso che in realtà
i vigili erano lì perché insospettiti dall'armeggiare di alcuni rom intorno
alle auto. "A me hanno spaccato il vetro e rubato due cellulari, mentre alla
giornalista hanno forzato il baule portando via la borsa con tutti i documenti,
un navigatore e mille euro in contati. Poi è arrivata la polizia e tutta la
refurtiva è stata recuperata. Tutta tranne i mille euro che la giornalista aveva
con sé perché sarebbe dovuta andare a pagare l'affitto" racconta Iezzi.
Diversa la ricostruzione dei fatti fornita da diversi giornali locali che
parlano di un invito ad allontanarsi, che le due vittime avrebbero ricevuto da
un rom e al quale sarebbe seguito la scoperta del furto. Solo dopo sarebbe stata
chiamata la Polizia locale che avrebbe condotto una "lunga ‘trattativa' con i
nomadi" fino a giungere "al ‘ritrovamento' di gran parte del bottino".
Al di là di qualche strana incongruenza, (i vigili c'erano o non c'erano?), è
inevitabile porsi qualche quesito: se la Polizia ha contrattato a lungo con i
nomadi, come mai si legge che "nessuno è stato riconosciuto"? e soprattutto,
come mai non c'è stato alcun arresto?e le telecamere che riprendevano il campo
per il documentario?
Senza contare che è altresì strano che un uomo tanto ostile agli immigrati di
ogni razza ed intenzionato a "continuare con gli sgomberi", come lui
stesso ha più volte affermato, lasci due cellulari in macchina nelle immediate
vicinanze di un campo rom.
La scarsa simpatia che Iezzo già provava per i rom è deducibile, inoltre, dalle
affermazioni che hanno immediatamente seguito il furto: "Questa è la
dimostrazione che i rom se ne devono andare e che non hanno alcuna intenzione di
integrarsi. Dobbiamo proseguire con la politica degli sgomberi perché l'unico
numero da associare alla parola nomadi deve essere lo zero".
Gli fa eco l'assessore alla Sicurezza della Provincia di Milano, Stefano
Bolognini il quale afferma che il furto "dimostra ancora una volta che
nonostante il contributo per l'integrazione predisposto dal ministro Roberto
Maroni, questa gente preferisca delinquere piuttosto che intraprendere la strada
della legalità. Il piano che prevede da qui al 2011 la chiusura dei campi nomadi
- aggiunge Bolognini - deve andare avanti in modo più deciso. E coloro che
non rispettano il patto della legalità devono essere espulsi con fermezza".
Solidarietà anche da parte del presidente del Consiglio regionale Davide Boni
che con toni più pacati prosegue sulla scia dell'assessore milanese : "Tutta
la mia solidarietà al segretario Iezzi - ha affermato - per la brutta
vicenda che l'ha visto protagonista e che ancora una volta ha evidenziato come
qualcuno non sappia minimamente cosa significhi vivere nel rispetto delle regole".
Se zero valgono i rom, zero varranno anche i dubbi di coloro che hanno
riflettuto sull'accaduto eppure la libertà di pensiero dovrebbe essere ancora
consentita.
Di Fabrizio (del 12/07/2010 @ 09:32:22, in Regole, visitato 1850 volte)
Segnalazione di Pierluigi Umbriano
La Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha accertato, nel caso Udorovic c.
Italia, la violazione dell'art. 6, par. 1, della Convenzione che garantisce
l'equità della procedura, in relazione ad una domanda giudiziaria di un
cittadino italiano di etnia sinta avverso lo sgombero di un campo nomadi.
Con sentenza del 18 maggio 2010, la Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha
accertato, nel caso Udorovic c. Italia, la violazione dell'art. 6, par. 1, della
Convenzione che garantisce l'equità della procedura, in relazione ad una
domanda giudiziaria di un cittadino italiano sinto avverso lo sgombero di un
campo nomadi.
La vicenda riguarda nello specifico un cittadino italiano, appartenente alla
comunità dei Sinti, abitante in un campo nomadi di Roma. Sebbene il campo fosse
stato autorizzato al comune in un primo momento, successivamente ne era stato
ordinato lo sgombero, in quanto il campo non era fornito di acqua potabile e non
era dotato di fognature.
Contro i provvedimenti del Comune, il ricorrente aveva quindi promosso un
ricorso davanti all'autorità giudiziaria amministrativa, per l'annullamento,
previa sospensiva, del provvedimento impugnato, ed altra azione davanti
all'autorità giudiziaria ordinaria, ai sensi degli artt. 43 e 44, D.Lgs. n. 286
del 1998, lamentando il carattere discriminatorio dell'azione amministrativa.
Il giudizio amministrativo si era concluso con la sospensiva del provvedimento
impugnato, confermata dal Consiglio di Stato; il giudizio innanzi al giudice
ordinario aveva invece visto soccombere l'attore, in quanto il tribunale, con
ordinanza del 12 marzo 2001, aveva ritenuto che i provvedimenti impugnati non
erano discriminatori, avendo essi lo scopo di garantire la salute pubblica dei
cittadini residenti vicino al campo nonché quella degli occupanti dello campo
stesso (ed il giudizio dinanzi alla Corte d'Appello di Roma aveva quindi
confermato la decisione di prime cure).
Il ricorrente era però ricorso alla Corte europea dei diritti umani, lamentando
la discriminatorietà del provvedimento, e deducendo l'iniquità della procedura
svoltasi davanti all'autorità giudiziaria ordinaria dato che il processo si era
svolto in camera di consiglio e che la corte non si era pronunciata sul
provvedimento amministrativo del sindaco di Roma, di alcuni anni precedente allo
sgombero, che precisava le regole dei campi nomadi in città (e, in particolare,
prevedeva, per le famiglie di Rom e Sinti, che coloro che avevano figli in età
scolare e frequentanti corsi di istruzione obbligatori avevano il diritto di
risiedere nei campi nomadi collegati alla città).
La Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha quindi accertato, con la decisione
in epigrafe, la violazione dell'art. 6, par. 1 della Convenzione, ed il diritto
ad un equo processo, perché la Corte d'Appello non aveva statuito sulla parte
della domanda proposta dal ricorrente riguardante proprio la decisione sindacale
precedente, inerente la regolamentazione dei campi nomadi in città.
Di Fabrizio (del 13/07/2010 @ 08:51:10, in Italia, visitato 3658 volte)
In alcuni casi è la sacrosanta verità. Però, anche un ladro ha una sua
dignità, un suo onore. Sabato pomeriggio mi sono trovato con
Jovica Jovic (chi
legge la Mahalla lo conosce bene e sa che lui non ruba), perché volevo capire
qualcosa di più su di un grosso furto che lui e gli altri Rom del campo di via
Sesia a Rho (MI) stanno subendo, da parte della "nostra gente". Ecco
cosa mi ha raccontato (leggete con calma e attenzione):
Sino a 5 anni fa, abitavamo a Lucernate, una frazione di Rho. Ci abbiamo
vissuto 12/13 anni. Erano terreni nostri, comprati dai miei suoceri e dai loro
figli, in tutto oltre 3.000 mq., abitati da 7/8 famiglie. Io andavo in giro per
l'Europa a suonare.
All'inizio su quei terreni avevamo messo dei prefabbricati, che pian piano
abbiamo rinnovato da noi. Abbiamo tirato la luce, l'acqua, abbiamo recintato. E'
costato oltre 100.000 euro. Abbiamo poi pagato il condono in tre rate, altri
180.000 euro, ho ancora tutte le ricevute. Dicevano che erano area protetta, ma
ora che li abbiamo lasciati, tutti quei terreni sono diventati edificabili.
Morto mio suocero, era rimasta sua moglie, che era malata di cuore, ma non le
dettero il permesso di soggiorno per motivi sanitari. Anche se eravamo in Italia
da più di 40 anni, praticamente 3 generazioni erano senza documenti.
A questo punto si presentò l'Opera Nomadi, con alcuni consiglieri del comune
di Rho; allora la sindaca era la signora Pessina. Ci fecero più o meno questa
proposta:
Noi vi aiutiamo se lasciate i terreni. Venite nel comune di Rho e vi
costruiremo un campo, che sarà vostro e potrete restarci per tutto il tempo
che vorrete. Ed in più ci sarebbero state opportunità di lavoro e avrebbero
concesso i permessi di soggiorno. Le "unità abitative" sarebbero state
composte da cucina, bagno e camera da letto.
Ci diedero un mese per riflettere. Decidemmo di firmare e aspettammo che si
finisse il campo.
Ma fummo fregati una prima volta! Trovammo invece dei container di 30 mq,
immagina lì dentro una famiglia di 2 adulti e 7 bambini!
Con l'Opera Nomadi e la Caritas (che gestivano il campo) andammo in Comune ed
in risposta venne stilato un regolamento che tra l'altro diceva:
Ogni unità abitativa per piazzola può allargarsi a seconda delle
esigenze familiari.
Venne anche deciso che i gestori avrebbero avuto un loro presidio nel campo.
C'è da dire che da questo punto in avanti, l'Opera Nomadi è scomparsa,
allontanata dalla gestione che è rimasta tutta alla Caritas.
Non si poteva fare più niente: piantare alberi (il campo è tutto al sole),
nemmeno mettere un vaso di fiori, figuriamoci allargare lo spazio per le
famiglie.
Dal Comune avanzavano 170.000 euro per terminare i lavori nel campo, ma mi
ricordo solo l'arrivo di una cucina, che venne divisa per 11 famiglie, ci
dissero che il resto sarebbe stato portato dopo.
Io sono entrato nel campo il 4 aprile 2007. Mi ricordo che c'era il contatore
della luce che serviva tre casette e il palo della luce, che illumina tutto il
campo. Mi son ritrovato a pagare 5.000 euro di arretrati! Ho fatto mettere un
contatore solo per la me. Sono anche riuscito ad allargare lo spazio per la mia
famiglia e quella di mio figlio.
Col cambiamento della giunta comunale, è arrivato un nuovo regolamento. Tutti
i documenti precedenti li aveva l'ex sindaca.
Due parole sulla chiesetta al campo (ne parla più ampliamente il video
seguente, ndr): avevo ottenuto il permesso per costruirla, ed ero felice.
Era stata benedetta da otto parrocchie della zona e da un sacerdote ortodosso
della Croazia. Una chiesa aperta a tutte le religioni, per distruggere il male
col bene. Ce l'ho fatta ed ha avuto una caduta positiva nel campo. Adesso non
riesco a farmene una ragione, che vogliano mandarci via e al posto della nostra
chiesa mettere la quinta discarica di Rho! E' una grave offesa a Dio e agli
uomini...
Intanto al campo le ragazze hanno seguito corsi di cucito e cucina, i giovani
vanno alle scuole superiori; c'è anche chi si allena a calcio con la società del
Milan.
Ma... mia figlia nata in Italia lavora da tre anni e mezzi, tramite la
Caritas o la parrocchia di Rho. Guadagna 120 euro al mese. Se non andava al
corso, non avrebbe trovato più posto al campo. Lo stesso, le hanno rifiutato la
cittadinanza perché non aveva la residenza. Tre giorni fa era con me in
macchina; ci hanno fermato e ha rischiato di finire al CIE di via Corelli.
Nel frattempo man mano chi non rispettava il nuovo regolamento veniva
allontanato. Basta poco per essere messi alla porta. Eravamo in 80, ora siamo
rimasti in 30. Vengono allontanati vecchi, giovani, non fa nessuna differenza,
tutti sotto i ponti. Uno è morto in
Germania, qualcun altro va avanti e indietro tra Pero e Rho...
Adesso ci è arrivata una lettera, con tre possibilità:
o ci accompagnano tutti alla frontiera (gratis!),
o ci danno 4.000 euro e ci arrangiamo,
donne e malati avranno assistenza per 3 mesi.
E' uscito anche un articolo sul giornale di Rho, si dice:
Distruggeremo il campo entro tre mesi. Cacceremo tutti. Su questo terreno
sorgerà una discarica.
Io personalmente non so cosa fare. Per una casa chiedono tanti soldi
d'anticipo e la busta paga. Io sono musicista, dove le trovo le buste paga?
Mi hanno detto: se tratti avrai qualcosa, se non vuoi trattare non avrai
niente. Lunedì (12 luglio) mi parleranno. Se mi state leggendo, significa
che è andata male, e così ho deciso di raccontare almeno la mia storia.
Spero che qualcuno possa domandarsi se sono davvero "gli zingari" i ladri in
Italia. A me invece, dopo quella chiacchierata resta parecchia tristezza. Per
chiudere bene questo spazio, propongo questo video suggerito da
Giancarlo Ranaldi. Glielo devo (a Jovica, intendo)
Le parole di Jovica Jovic sono una lezione di tolleranza, di convivenza, di
fratellanza, persino di identità Europea, quella che la moneta unica non ha di
certo fortificato in tutti i noi, d’altronde le monete non hanno anima, forse
solo portafoglio. Fermarsi ad ascoltare chi ha la possibilità di donare saggezza
con le sue parole è fondamentale in una società che vive di corsa, che non
aspetta, che non ha tempo per chi vorrebbe prendersi un momento per guardarsi
intorno. Il maestro Jovica Jovic ha viaggiato molto e si è fermato altrettanto,
la vita di un musicista rom nato in Serbia, passato dall’Austria,
dall’Inghilterra e giunto in Italia è un peregrinare continuo, è muoversi in un
unica terra, in un unica casa che è il mondo. Purtroppo le visioni romantiche
non coincidono mai con quelle burocratiche, populiste e demagogiche di chi urla
"padroni a casa propria!" e affini slogans,che fanno della paura del diverso il
mezzo per avere manciate di voti. Poi si corre al capezzale degli ultimi al
momento dello sgombro, con la faccia imbrattata di pietà, con le mostrine
governative luccicanti e si dona un permesso di soggiorno provvisorio
promettendo una regolarizzazione per meriti artistici. Jovica Jovic si fida, è
un uomo di parola, di fronte ad un riconoscimento tanto ufficiale, è il ministro
Maroni con cui ha parlato. Noi forse siamo diffidenti perché sappiamo di che
pasta siamo fatti, perché troppo spesso dimentichiamo molto in fretta, qualsiasi
sia il colore con cui dipingiamo le nostre idee o convinzioni. Sarà questa
monocromia che ci rende tanto bigotti e chiusi, poco inclini al confronto e al
conseguente apprendimento. Fino a che rimarremo inchiodati alle nostre
convinzioni non saremo mai in grado di definirci tolleranti o accoglienti,
depositando i nuovi arrivati nel sottobosco fangoso della privazione e del
degrado da cui è difficile emergere legalmente, in cui si è destinati ad
affondare. Ci sono immigrati che lavorano, che hanno figli nati in Italia,
educati in Italia, che parlano italiano e sono perfetti sconosciuti e
clandestini ai nostri occhi, sans papier senza capirne il motivo. La storia del
maestro di musica Jovica Jovic è molto interessante e molteplici sono le
testimonianze sulla rete; le collaborazioni musicali con Piero Pelù, Goran
Bregovic e Vinicio Capossela, la collaborazione con Moni Ovadia per la mostra di
De Andrè, la creazione di un’orchestra multietnica in stile musicale balcanico,
stanno a dimostrare quanto sia integrato quest’uomo. La sua voce è il megafono
di tutte le voci, di una comunità che chiede rispetto e cittadinanza, non
continui sgombri di stampo politico e appelli abbattuti dalle ruspe e dalla
sordità della giunta della sua città, Rho. Jovica Jovic ha costruito anche una
chiesa, consacrata e benedetta, sul terreno che diventerà una discarica. Deliri
di onnipotenza oramai permettono di prevaricare anche un baluardo italiano, la
fede, o forse è solo perché vogliamo essere dei perfetti "cristiani, in chiesa
propria!". Andiamo in pace e ascoltiamo Jovica!
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