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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 09:50:44, in casa, visitato 1816 volte)

Segnalazione di Flora Afroitaliani-e

Mercoledì 9 Giugno 2010 - ore 18.30-20.30
Planetarietà – Via P. Falconieri 84 (Monteverde)

il Gruppo 105 di Amnesty International e Monteverde Antirazzista
invitano alla tavola rotonda

NON SI SGOMBERANO I DIRITTI UMANI
I diritti abitativi: testimonianze e progetti in difesa di uno dei principali diritti economico-sociali.

La pratica degli sgomberi forzati, una grave violazione dei diritti umani, ha subito di recente un notevole incremento.
In particolare, ma non solo, coinvolge le comunità rom e sinti, che più di altre sono emarginate e discriminate in tutto il continente. In Italia vivono per lo più ai margini della società, in condizioni abitative precarie e degradanti, e non per loro scelta, come vuole la diceria comune.
Il “Piano Nomadi” lanciato nel luglio scorso dal Comune e dal Prefetto di Roma risponde a questa situazione disastrosa con sgomberi forzati di molti insediamenti rom, senza garantire la consultazione completa delle comunità interessate né alloggi alternativi per tutte le persone sgomberate.
Sono palesi violazioni dei diritti umani, a cui bisogna reagire: a tutte le persone che vivono negli insediamenti abitativi precari si debbono assicurare protezione e rispetto dei loro diritti, al pari di tutte le altre persone che vivono nel nostro paese.
Per informare e sensibilizzare sul tema l’opinione pubblica, il Gruppo Italia 105 di Amnesty International e Monteverde Antirazzista organizzano una tavola rotonda sul tema.

Partecipano:
Roberta Zaccagnini – Amnesty International
Guendalina Curi – Popica Onlus
Gianluca Staderini – Popica Onlus
Sofia Sebastianelli – Action
Aldo Pierangelini – Asl Rm E
Catia Mancini – Arci solidarietà
Alberto Barbieri – Medici per i diritti umani
Testimonianze dirette dal Campo autorizzato Cesare Lombroso, dalla Comunità Metropoliz e dal Centro di Accoglienza Forlanini: Umiza Halivovich, Christian Memet, Emran Tarakai

Moderatore: Giulio Coppi – Amnesty International gruppo Italia 105

Al termine dell’incontro: aperitivo con tutti i partecipanti.
Ingresso libero.

Per maggiori informazioni:
Gruppo 105 Amnesty International
gr105@amnesty.it - www.amnestylazio.it
Alessandro Casagrande: 328 640613

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Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 09:26:21, in Italia, visitato 1631 volte)

ArciDallò, piazza Ugo Dallò, Castiglione delle Stiviere (MN)
Venerdì 11 Giugno alle 21.00

cortometraggi “Porrajmos” e “Ugo” (*)
2 cortometraggi sul Porrajmos, lo sterminio dei Sinti e Rom nella seconda guerra mondiale.
Ne parliamo con Carlo Berini (SucarDrom) e esponenti della comunità Sinta

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Di Fabrizio (del 08/06/2010 @ 09:10:22, in Kumpanija, visitato 1845 volte)

Da Roma_Daily_News (altre notizie su Amoun Sleem)

GoJerusalem.com

Un centro comunitario preserva il patrimonio culturale dei circa 1.500 Dom che da centinaia di anni vivono nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Amoun Sleem ricorda quando mendicava con altri giovani per le strade della Città Vecchia, un modo tradizionale con cui guadagnavano un po' di soldi per le loro famiglie. Ma un giorno comprese che la sua vita, e quella della comunità, doveva cambiare, e lanciò una campagna per migliorare la sorte di un gruppo che molti gerusalemiti neanche sapevano esistesse nella città.

"Decisi che questo non era ciò che volevo," dice Sleem (in foto), il cui vero nome, che significa speranza, è legato a quello che lei e gli altri suoi collaboratori stanno tentando di dare ai circa1.500 zingari che vivono a Gerusalemme da oltre 500 anni, come dice lei. Con radici in India, Persia, Turchia e nei Balcani, questo gruppo è noto come la comunità Dom della città, molti dei quali sono musulmani, a differenza dei Rom europei che sono cristiani. Ci sono comunità dom sparse in tutto il Medio Oriente.

Di quanti sono rimasti a Gerusalemme - molti scapparono durante o dopo la Guerra dei Sei Giorni - quasi tutti vivono in un'enclave vicino alla Porta dei Leoni, come la famiglia di Sleem, che ha mantenuto la stessa casa per 200 anni. Mentre in precedenza gli zingari si spostavano da un posto all'altro, oggi hanno adottato uno stile di vita più sedentario, e Sleem dice che "avere una stabilità è meglio del vagare."

Molti componenti della comunità hanno lasciato il linguaggio nativo domari per l'arabo. Ora Sleem ed i suoi collaboratori stanno lavorando per preservare e migliorare la comunità, soprattutto attraverso le donne e i bambini, per superare la povertà e l'analfabetismo, mantenendo vive le tradizioni.

Assieme alle donne, tradizionalmente escluse dalla forza lavoro, Sleem ha fondato nel 1999 a Gerusalemme la Domari Society, ed un Centro Comunitario nel 2005, nel quartiere di Shuafat. Al centro, corsi di cucito ed altre attività, viene venduto artigianato ed altri oggetti. Intanto, Sleem e la sua squadra di lavoro si rivolgono alla loro comunità per migliorare la loro sorte. Programmi pomeridiani forniscono assistenza, sono state ridotte le tasse scolastiche, e quando inizia la scuola vengono distribuiti nuovi zaini e materiale scolastico. "Li incoraggia ad andare a scuola," dice Sleem, "possono sentirsi come tutti gli altri bambini."

Le donne apprendono mestiere attraverso corsi da parrucchiera, ad operare in piccole attività come il catering o la produzione artigianale, ed aiutate a condurre le loro famiglie, di solito estese. Sogna che "anche gli zingari aprano un'attività propria,... magari un ristorante," offrendo piatti come il kishk, uno yogurt che contiene bulgur (grano cotto e spezzato, ndr), ed il loro tea tipico. "In questo momento mi sento come se la mia società stesse tornando lentamente alle sue radici," dice.

Quando oggi vede giovani zingari a mendicare, Sleem ricorda se stessa a quell'età. "Mi si spezza il cuore, ma fornisce anche una sfida per lavorare più duramente... Dobbiamo continuare a provare, e nulla ci fermerà fino a raggiungere i nostri obiettivi e le speranze," dice. "E 'una specie di sogno per me, e non mi arrenderò fino sentirò di avercela fatta".

To arrange a visit to the Gypsy Community Center, call +972-(0)54-206- 6210.

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Di Fabrizio (del 07/06/2010 @ 09:04:53, in casa, visitato 2092 volte)

Da Roma_Daily_News

Greek Helsinki Monitor

25/05/2010 - Per la seconda volta in cinque anni, il Comitato Europeo per i Diritti Sociali ha condannato la Grecia per serie, continue ed estese discriminazioni contro i Rom rispetto ai diritti dell'abitare. In un riesame senza precedenti tramite il sistema dei reclami collettivi, all'unanimità il Comitato ha confermato tutte le accuse principali nel merito di una denuncia collettiva presentata in marzo 2008 da Interights assieme al Greek Helsinki Monitor. La denuncia dettaglia la continua mancanza del governo greco nel fornire ai Rom un alloggio adeguato e le relative infrastrutture, come anche il suo coinvolgimento in oltre 20 sgomberi forzati dal 2004. Inoltre mette luce alla sistematica discriminazione provata dai Rom e al fallimento del governo nel fornire adeguate salvaguardie e rimedi per questa comunità vulnerabile. Ci sono circa 300.000 individui di origine rom che vivono in Grecia, ed a causa dell'assenza di alloggi adeguati, molti si trovano in 52 accampamenti improvvisati e pericolosi.

La denuncia segna un punto di svolta nei lavori del Comitato, dato che è la prima volta che viene chiesto di riesaminare una questione esaminata in precedenza. Nel riconsiderarla, il Comitato ha trovato non solo che la Grecia ha fatto progressi insufficienti nell'applicare le raccomandazioni delle decisioni precedenti, ma che ha anche commesso significative nuove violazioni dei suoi obblighi alloggiativi. Come risultato, la situazione per le famiglie rom è peggiorata negli ultimi cinque anni.

Commentando la decisione. Iain Byrne, avvocato di Interights che aveva lavorato al caso, ha detto: "Questa decisione dimostra chiaramente che i governi non possono continuare impunemente a trascurare i loro obblighi economici e verso i diritti sociali. Respingendo le obiezioni del governo greco di riesamine del caso, il Comitato ha mandato un chiaro segnale che alle vittime non dev'essere negato l'accesso alla giustizia. Si spera che, nonostante l'inazione degli ultimi cinque anni, il governo agisca concretamente rispetto alle gravi preoccupazioni del Comitato."

Elaborando una gran quantità di materiale presentato dai reclamanti, assieme ad esperti nazionali, del Consiglio d'Europa e  ONU, il Comitato ha trovato prove significative che i Rom continuano a vivere in alloggi che mancano di infrastrutture e dei minimi standard di abitabilità. Molti insediamenti consistono solo in prefabbricati senza elettricità, acqua corrente o raccolta dei rifiuti.

Il Comitato ha respinto gli argomenti del governo che la legislazione greca fornisca adeguata salvaguardia alla prevenzione della discriminazione, sottolineando che in generale, ma in particolare nel caso dei Rom, non sia sufficiente garantire semplicemente un pari trattamento come protezione contro ogni discriminazione. Invece, l'uguaglianza reale ed efficace richiede che si tenga conto della diversa situazione in cui si trovano i Rom.

Il Comitato ha anche concluso che il governo ha mancato di dimostrare che né la legge né la pratica offrissero una consultazione a chi fosse colpito da sgombero, incluso un ragionevole preavviso o informazioni su una sistemazione alternativa. Riassumendo, "non è stato fatto alcuno serio sforzo per trovare siti o sistemazioni alternative."

Con una constatazione che potrebbe anche aver ricadute sull'accesso alla giustizia per altre comunità marginalizzate, il Comitato ha inoltre ritenuto che i ricorsi legali disponibili non sono sufficientemente accessibili. Con molte famiglie rom che non sono a conoscenza del diritto di contestare un avviso di sgombero, per esempio, il Comitato ha trovato che "le circostanze speciali delle famiglie rom minacciate da sgombero significano che dev'essere disponibile un supporto speciale, che comprenda consulenza mirata sulla disponibilità di assistenza legale ed in merito ai ricorsi." 

Il Comitato ha concluso all'unanimità che ci sono state violazioni (a) dell'articolo 16 della Carta sul fatto che non viene tenuto sufficientemente conto della situazione differente delle famiglie rom, col risultato che un numero significativo di famiglie rom continua a vivere in condizioni al di sotto degli standard minimi e (b) dello stesso articolo 16 per il fatto che le famiglie rom continuano ad essere sgomberate a forza, in violazione della Carta, ed i rimedi legali generalmente disponibili non sono loro sufficientemente accessibili.

Panayote Dimitras, portavoce del Greek Helsinki Monitor, ha detto: "Il governo deve ammettere che il programma alloggiativo per i Rom è fallito; la maggior parte dei prestiti per gli alloggi non aiuta i Rom a spostarsi dagli insediamenti poveri verso case adeguate; mentre invece sono accaduti centinaia di sgomberi forzati. Le autorità appropriate devono investigare su queste accuse e punire chi verrà trovato responsabile. Il governo deve nominare nuove persone per implementare un nuovo piano d'integrazione globale ed efficace, [...]. Questo nuovo approccio richiede che le autorità lavorino direttamente con i Rom e quanti li rappresentano realmente, piuttosto che con -leader- rom assimiliti nominato dallo stato."

Per ulteriori informazioni:

Iain Byrne, Senior Lawyer, ibyrne@interights.org Tel: 020 7843 0483. www.interights.org
Panayote Dimitras, Greek Helsinki Monitor panayote@greekhelsinki.gr - office@greekhelsinki.gr
Tel: (+30) 2103472259
http://cm.greekhelsinki.gr
Address: P.O. Box 60820, GR-15304 Glyka Nera.

Note:

1. Secondo la Carta Sociale Europea, gli Stati membri hanno concordato di tutelare i diritti sociali ed economici di tutti i loro cittadini. Il Comitato è responsabile per l'esame "reclami collettivi" di non conformità con la Carta. Una denuncia collettiva non richiede vittime specifiche da identificare, piuttosto il reclamo è considerato sulla base di modelli di evidenza.

2. Interights, in collaborazione con Greek Helsinki Monitor, ha presentato una denuncia (n. 49/2008) il 31 marzo 2008 al Comitato Europeo dei Diritti Sociali contro la Grecia riguardo serie e diffuse violazioni dei diritti abitativi della comunità Rom e relative garanzie, come da articolo 16 della Carta insieme alla salvaguardia contro non discriminazione nel preambolo.

3. Nella sua decisione sulla prima denuncia collettiva (n. 15/2003) European Roma Rights Center contro la Grecia, datata 8 dicembre 2004, il Comitato concludeva che le azioni e le politiche greche in relazione al diritto alla casa dei rom erano in violazione dell'articolo 16 della Carta: 'Il numero insufficiente di abitazioni di qualità accettabile per soddisfare le esigenze dei Rom stabiliti; il numero insufficiente di punti di sosta per i Rom che hanno scelto di seguire uno stile di vita itinerante o che sono costretti a farlo; Lo sfratto sistemico dei Rom da siti o abitazioni occupate illegalmente da loro."

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Ricevo da Roberto Malini

Alessia, la cui testimonianza è stata raccolta dal Gruppo EveryOne, è stata inoltre offesa in quanto persona transessuale.

Mercoledì 2 giugno scorso Alessia Bellucci si recava alle Grotte di Frasassi, a San Vittore, dove svolge la professione di guida turistica alle dipendenze del Consorzio di Frasassi. Nel tragitto in bus navetta che dalla stazione porta all'ingresso della Grotta Grande del Vento, suo luogo di lavoro abituale, un turista italiano si lamenta del fatto che nel parcheggio adiacente alla stazione, adibito alla sosta di caravan e roulottes, stazionino anche alcuni caravan di Rom e Sinti. "Bisogna mandarli via, gli zingari, questo è un posto da turisti!" esordisce, mentre alla sua voce se ne aggiungono altre, cariche di affermazioni razziste ai danni dell'etnia Rom.

"Noi siamo lieti che lei, da turista, stia visitando i nostri luoghi," risponde a quel punto Alessia, "a condizione che ne rispetti gli abitanti. Chi si trova al parcheggio è un abitante al pari di tutti gli altri e noi gradiremmo venga rispettato da chi arriva. Qui a Genga siamo persone civili e le persone civili conoscono una sola razza: la razza umana." A quelle affermazioni i turisti nel bus non replicavano. Appena scesa, tuttavia Alessia, che è una persona transessuale, veniva raggiunta da quattro turisti presenti nel mezzo poco prima: "È un trans, lasciatela perdere" gridano, e ancora: "Comincia male la giornata con un trans!". A quella frase sono seguite ulteriori offese.

"Quanto accaduto ad Alessia rappresenta la chiusura mentale, la volgarità e l'ignoranza che vengono ormai ostentate, nel nostro Paese, degenerando a volte in atti di intolleranza e violenza" affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti del Gruppo EveryOne, che hanno raccolto la testimonianza della ragazza. "Omofobi, transfobici e razzisti si sentono purtroppo al sicuro a causa di una sottocultura pericolosa e dilagante, mentre mancano programmi istituzionali di inclusione e sensibilizzazione sociale sulle diversità razziali e di genere: un dovere cui il Governo e le istituzioni locali dovrebbero adempiere con urgenza e costanza. Il nostro Gruppo ne ha parlato recentemente, con viva preoccupazione, durante un incontro con l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la signora Navi Pillay. Sono necessari" continuano gli attivisti, "piani straordinari che, di concerto con le organizzazioni umanitarie, non solo assistano i più deboli e discriminati, ma soprattutto sensibilizzino coscientemente e in modo corretto tutte le fasce della popolazione, per evitare derive razziste incontrollabili che bollino definitivamente l'Italia come uno dei Paesi più intolleranti d'Europa. Siamo solidali con Alessia e orgogliosi del suo coraggio e della sua determinazione," concludono, "certi che la sua sensibilità rappresenti una rarità da tutelare in ogni sede".

Per ulteriori informazioni:
Gruppo EveryOne
+39 393 4010237 :: +39 331 3585406
info@everyonegroup.com :: www.everyonegroup.com

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Di Fabrizio (del 07/06/2010 @ 01:11:03, in blog, visitato 1760 volte)

Ho dato una ripulita (una faticaccia!) al mio magazzino di documenti/dichiarazioni/curriculum e varia umanità.

Ora ha un aspetto molto più spartano, ma almeno ci si naviga senza problemi e forse si può persino trovare quel che si cerca.

Se avete un po' di tempo che vi avanza, dateci una sbirciata, c'è davvero molto materiale, con qualche chicca di antiquariato.

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Di Fabrizio (del 06/06/2010 @ 09:42:30, in Italia, visitato 1913 volte)

(AGI) - Napoli, 3 giu. - "Noi adottiamo un campo rom". E' l'impegno della prefettura di Napoli, del comitato campano dell'Unicef e di quattro scuole della provincia di Napoli, ufficializzato attraverso la firma di un protocollo di intesa.

L'accordo, che rientra nel un piu' ampio programma di accoglienza, integrazione e tutela dei nomadi, prevede la realizzazione di una serie di iniziative che puntano ad avvicinare i bambini in eta' scolastica di etnia rom ai loro coetanei italiani per favorire un proficuo scambio culturale e una convivenza pacifica, oltre a ridurre il tasso di abbandono scolastico. Il protocollo scadra' il 20 novembre prossimo, in concomitanza con la celebrazione della Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia, e potra' essere rinnovato. "In qualita' di commissario delegato per l'emergenza insediamenti comunita' nomadi in Campania - dice il prefetto di Napoli, Alessandro Pansa - non posso che approvare il progetto e contribuire fattivamente. Coordineremo le varie fasi, promuoveremo altre azioni in favore dei nomadi e renderemo pubblici i dati del censimento fatto nel 2008 sul numero dei minori e sull'ubicazione degli insediamenti. Le cifre dicono che parliamo di circa 3.000 rom censiti, ma ce ne dovrebbero essere altri 2.000 che non sono stati inseriti nelle rilevazioni statistiche". Il presidente del comitato regionale dell'Unicef, Margherita Dini Ciacci Galli, parla di una "operazione di amicizia, rivolta a persone che chiedono di integrarsi per poter crescere. Se oggi non glielo permettiamo - spiega - non dovremo neanche meravigliarci se domani i nostri figli saranno attaccati da chi si e' sentito emarginato". Il responsabile dell'organizzazione umanitaria internazionale sottolinea "il peso che questi bambini avranno in futuro, oltre all'importanza degli stranieri per far aumentare il tasso di natalita' in Italia", e si impegna a portare questa iniziativa all'assemblea annuale, augurandosi che le altre regioni seguano l'esempio della Campania. "E' poi necessario - aggiunge - attivare i servizi sociali del Comuni e i tribunali dei minori, in modo da aiutare il minore e allo stesso tempo arrivare agli adulti che li maltrattano". Un modo per attualizzare le parole pronunciate dal politico e docente Piero Calamandrei, che defini' "la scuola piu' importante dei tribunali".

(AGI) Cli/Na/Lil

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Di Fabrizio (del 06/06/2010 @ 09:09:01, in casa, visitato 1839 volte)

Il campo nomadi di via Bassette (archivio) Corriere del Veneto.it
La Finanza: alla proprietaria del terreno di via Bassette ogni «nucleo abitativo» versava 100 euro, pari a 30mila euro in due anni

PADOVA - Le 70 famiglie nomadi del campo di via Bassette lo avevano sempre detto: «Noi paghiamo l'affitto alla proprietaria del terreno sul quale stiamo». Ciò che non avevano mai spiegato, invece, è che quel denaro veniva corrisposto in nero. E fuori da ogni regolamento in materia di locazione. A scoprirlo sono stati nei giorni scorsi gli uomini della Compagnia di Padova della Guardia di Finanza, comandati dal capitano Giovanni Pipola. Ad intascarsi il denaro, frodando così il fisco, era una donna di 37 anni, Sara Michelon di Padova, che tra l'altro vive nello stesso campo degli zingari. La donna, titolare del terreno agricolo dove sono alloggiati i camper delle famiglie nomadi, si faceva corrispondere una cifra pari a circa 100 euro per ogni «nucleo abitativo» e, in questo modo, avrebbe incassato in meno di due anni oltre 30 mila euro.

I finanzieri, che hanno individuato l'inganno circa un mese fa, durante i lavori di costruzione della nuova rete di recinzione del campo fatta mettere dal Comune, avrebbero scoperto inoltre nelle roulotte degli zingari un consistente numero di «pizzini», su cui erano segnati gli estremi degli accordi tra i capi famiglia e la 37enne padrona del terreno. Tutta carta straccia per il fisco e per lo Stato, ovviamente. Che però ora potrebbe costare cara sia alla proprietaria, sia al suo suocero 55enne, Amedeo Mazzarella di Loreggia, che secondo i finanzieri era il vero burattinaio dell'intera vicenda. Mazzarella, infatti, avrebbe intestato tutto alla parente, in modo da nascondere le proprietà al fisco. I due sono stati segnalati all'Agenzia delle Entrate e dovranno corrispondere tutte le somme non dovute, oltre che le tasse sulle pigioni e le imposte sui contratti. Una somma sicuramente più alta di quella incassata con gli affitti in nero.

Giovanni Viafora - 03 giugno 2010

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Di Fabrizio (del 05/06/2010 @ 09:50:56, in Italia, visitato 1830 volte)

Segnalazione di Paolo Teruzzi

Dazebao.org di Redazione

CLES (TRENTO) - La cittadina di Cles, nella provincia di Trento ha preparato un'ordinanza per combattere l'accattonaggio che farà discutere. In pratica se un mendicante viene scoperto a tendere la mano per chiedere l'elemosina sarà sanzionato fino a 500 euro di multa e in più le verranno sequestrati i soldi ricevuti ed eventuali attrezzature usate per chiedere l'elemosina. Un provvedimento già in vigore in altri comuni del Trentino come Borgo Valsugana, Pergine e Rovereto, dove a marzo si segnalano già 3 multe.

Inoltre sarà vietato "richiedere denaro con insistenza, fermando o seguendo per alcuni tratti i passanti, offrire servizi non richiesti che spesso i cittadini dichiarano di avere accettato per timore".

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Di Fabrizio (del 05/06/2010 @ 09:37:18, in Italia, visitato 1843 volte)

4 giugno 2010 - di Tiziana Paolocci

Il campo nomadi di Tor de' Cenci tra tre mesi sarà solo un ricordo. Il Campidoglio ne ha disposto la chiusura tra settembre e ottobre prossimo e ieri il delegato del sindaco alla Sicurezza, Giorgio Ciardi, lo ha comunicato ufficialmente durante un sopralluogo nell'accampamento compiuto insieme al presidente della commissione comunale Politiche sociali e sanità, Giordano Tredicine, al capo dell'Ufficio per il coordinamento operativo all'emergenza rom, Antonio Di Maggio e al presidente del municipio XII, Pasquale Calzetta. «Entro fine mese riteniamo che vengano individuate le aree destinate ai futuri campi nomadi attrezzati - ha spiegato Tredicine - lunedì verranno aperte in prefettura le buste del bando che contengono i siti candidati. Dovrebbero essere quattro, tre maxicampi e uno transitorio, ma non escludiamo che possano essere di più se le aree candidate sono piccole».

Il primo insediamento che chiuderà i battenti sarà quello della Martora, seguito da Tor de' Cenci, mentre riprenderanno tra qualche settimana le operazioni di fotosegnalamento degli abitanti nell'insediamento sulla via Pontina. Fino a oggi sono stati censiti infatti circa cento maggiorenni, ma ne mancano ancora 230. Ciardi ha promesso anche la realizzazione di un tavolo tecnico composto dai rappresentanti del Comune coinvolti nel piano nomadi per suggerire le priorità nei trasferimenti, in relazione alla vicinanza o meno con i centri abitati. Al tavolo, che si riunirà mensilmente per delineare le varie strategie operative, siederanno anche Tredicine e il presidente della commissione Sicurezza Fabrizio Santori che lavorerà in sinergia con il direttore del V dipartimento Angelo Scozzafava.

I nomadi guardano al futuro con entusiasmo, anche se trapela qualche timore riguardo ai tempi e ai modi del loro trasferimento. «Siamo pronti ad andar via se viene mantenuta la parola data, ma il campo non si muove da qui finché quello nuovo non sarà pronto», dichiara Ferid Sejdic, portavoce del campo Tor de Cenci.

«Vogliamo sapere con certezza in che zona andremo a vivere - sottolinea Sejdic - siamo qui da quindici anni. È fondamentale che si rispettino gli impegni. Abbiamo firmato l'accordo per il trasferimento alcuni giorni fa perché ci è stato detto che una nostra cooperativa si occuperà della manutenzione e della pulizia del nuovo campo. In questo modo il Comune invece di pagare soggetti esterni ci darà la possibilità di avere un lavoro onesto».

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