Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

L'OROLOGERIA DI MILANO srl viale Monza 6 MILANO

siamo amici da quasi 50 anni, una vita! Per gli amici, questo e altro! Se passate di li', fategli un saluto da parte mia...

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 08:47:39, in Italia, visitato 1779 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

La Federazione Rom e Sinti insieme promuove per il giorno 10 Luglio 2008 a Roma alle ore 14.00 al Foro Boario del Quartiere Testaccio (a 700 metri dalla stazione Piramide della Metro linea B) l’assemblea pubblica:

"Dosta… Basta … manipolazione e autoreferenzialità. Rom e Sinti: dialogo diretto e ruolo attivo",

INVITA a partecipare Rom e Sinti, gli amici di Rom e Sinti, la società civile ed i cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per dire BASTA! … alla discriminazione razziale verso Rom e Sinti, per CHIEDERE la piena applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee ed Internazionali, il rispetto della legalità e la sicurezza per tutte le persone, nessuno escluso.

Individuare nelle minoranze Rom e Sinte il nemico da prendere come pretesto e colpevolizzare una intera popolazione, accusata di essere pericolosi criminali, ci riporta ai tempi di un nostro funesto passato, quando anche Rom e Sinti hanno ingiustamente pagato con la perdita di vita umane.

La lettura dei dati dal punto di vista mediatico, individuale o politico, incuranti delle conseguenze che le false dichiarazioni e l’agire politico/mediatico hanno nella popolazione, sottolinea come la richiesta di legalità sia una "maschera" che non collega più la causa all’effetto e che genera insicurezza.

L’obiettivo dichiarato sembrerebbe quello di "garantire la sicurezza", ma spesso l’effetto concreto è quello di aumentare inutilmente il tasso di percezione dell’insicurezza e della paura civile senza risolvere il problema in modo responsabile, ma sempre funzionale al proprio tornaconto mediatico, individuale o partitico.

Le minoranze Rom e Sinte non hanno mai chiesto privilegi, ma LA NORMALITA’, cioè i riconoscimenti democratici di minoranza, alla pari di tutte le altre minoranze, ed essere protagonisti pensanti di una sicurezza sociale basata sulla risoluzione non violenta dei conflitti e nelle relazioni sociali e culturali aperte, responsabili e solidali.

La Federazione Rom e Sinti insieme dice BASTA! … DOSTA!...

Dosta! … illegalità, insicurezza

DOSTA! … al comportamento di quei cittadini, quei politici e quei media che ci condannano, NON per responsabilità e colpe individuali, ma per la nostra appartenenza etnica, senza conoscerci

DOSTA! … alle dichiarazioni pubbliche false, diffamanti e discriminanti di tutti i rom e di tutti i sinti, che fanno da detonatore alle tensioni, mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata.

DOSTA! … al clima di odio razziale diffuso dai principali media italiani contro le minoranze Rom e Sinte, con mistificazioni e falsità, senza alcun diritto di replica alla rappresentatività Rom e Sinta, alla quale hanno sempre negato la presenza attiva e concesso spazio mediatico a presunti esperti, opportunisti senza scrupoli, che si sono arrogati il diritto di autorappresentare Rom e Sinti

DOSTA! … alle soluzioni "differenziate", segreganti e discriminanti, senza prospettiva di NORMALITA’, subite passivamente da Rom e Sinti

DOSTA! … all’indifferenza verso i Rom immigrati, costretti a fuggire dal loro paese per la guerra, arrivati in Italia da moltissimi anni e ancora oggi sprovvisti di documenti e della cittadinanza Italiana, difficile se non impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora

DOSTA! … ALL’ASSENZA di un dialogo diretto e di un ruolo attivo di Rom e Sinti

DOSTA! … al "lavoro sporco" per frammentare e dividere Rom e Sinti.

DOSTA! … manipolazione, autoreferenzialità, assistenzialismo culturale

La "Federazione Rom e Sinti insieme" INVITA ad aderire e a partecipare all’assemblea pubblica del 10 luglio 2008 a Roma con un caloroso appello:

a Rom e Sinti per rendere visibile la nostra numerosa presenza, per dare voce alle nostre proteste e alle nostre proposte, per farci conoscere direttamente;

a tutte le persone Rom e Sinte che hanno usufruito di corrette opportunità per "farcela", per non essere più costretti a nascondere e rinnegare la propria storia familiare e personale per la paura della discriminazione razziale;

agli amici di Rom e Sinti per sostenere il dialogo diretto ed il ruolo attivo di Rom e Sinti, per dire BASTA! … alle violenze e alle violazioni;

ai cittadini dell’Italia multiculturale e solidale per la piena affermazione dei diritti e dei doveri per tutti, nessuno escluso;

alle organizzazioni della società civile per manifestare solidarietà alla popolazione Rom e Sinta;

alle personalità e gli artisti Italiani ed Europei, per dire con autorevolezza "NO alla discriminazione razziale, SI all’applicazione delle norme e dei principi Costituzionali, Europee, Internazionali.

Federazione Rom e Sinti insieme

Per adesioni: federazioneromsinti@yahoo.it
Per aggiornamenti sull’assemblea pubblica: http://comitatoromsinti.blogspot.com

Programma provvisorio:
1° parte della giornata: assemblea pubblica con interventi diversi
2° parte della giornata: manifestazione culturale

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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 09:49:32, in Italia, visitato 1634 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

ROMA (22 giugno) - Chi si aspetta uno stile silenzioso e senza sorprese cambi passerella. Non c'è traccia nel Dna di Vivienne Westwood di quella pesante, soffocante e sbiadita normalità. Sarà per l'aria rivoluzionaria respirata accanto ai Sex Pistols al fianco del marito- manager della band punk britannica, o per quell'inconsueta quanto invidiabile voglia di non ripetersi. Fatto sta che madame Viv non si arrende e dopo essersi battuta per i diritti civili aderendo alla campagna Liberty creando t-shirt da collezione con lo slogan I am not a terrorist, please don't arrest me, a Milano ha portato alla settimana della moda i rom. Non solo la loro cultura tradotta in abiti per la collezione uomo primavera-estate 2009, ma proprio loro. Sfilano modelli dalla pelle ambrata, tatuaggi, sorrisi incastonati in dentature d'oro, catenoni e stampe floreali, cachemire indiano, camicie a righe e pantaloni stretti e tirati. Resuscitato il tartan westwoodiano di due icone come Cary Grant e Clark Gable, regalato all'icona del fashion newyorkese Carrie di Sex and City l'abito (sfortunato) per convolare a nozze con l'amato Big, madame Viv è scesa in strada, ha respirato le atmosfere dei vicoli metropolitani senza casa e si è lasciata affascinare dalla cultura dei nomadi. Cosa non gradita a tutti.

continua a leggere

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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 18:11:27, in scuola, visitato 1553 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

MILANO - Una classe ghetto per bambini rom. O quasi. Succede alla scuola dell´infanzia di via Magreglio a Milano. Il prossimo anno scolastico ci saranno 25 bambini rom, alcuni del vicino campo nomadi di via Triboniano. Di questi, tredici finiranno in un´unica classe, con altri quattro bimbi stranieri e otto italiani. Da qui la protesta del collegio scolastico: «Se il ruolo della scuola è quello di promuovere un pieno e completo processo di integrazione, come può il Settore educazione creare classi nelle quali c´è una presenza elevata di bambini della stessa etnia e in cui gli stessi, anziché beneficiare di una sana e serena integrazione, si vedranno maggiormente emarginati? Non sarebbe più rispettoso per i bambini un´equa distribuzione in almeno due scuole?».

Una richiesta arrivata, sotto forma di lettera, all´assessore comunale alle Politiche sociali e rilanciata dalla Cgil. «È giusto inserire i bambini rom nelle scuole comunali, ma metterne così tanti in un´unica classe diventa una forma di ghettizzazione, così non si costruisce l´integrazione», spiega Adriano Sgrò, segretario cittadino della Cgil-funzione pubblica. La scuola di via Magreglio ha quattro classi - che da settembre diventeranno cinque - e cento bambini, tra cui molti figli di stranieri. Ma mai, finora, bambini rom. I 25 in arrivo sono stati inseriti dalla Casa della Carità di don Virginio Colmegna (i genitori hanno firmato il "Patto di legalità") che, in realtà, aveva iscritto i bambini del Triboniano in cinque scuole della zona, per evitare alte concentrazioni, e invece ha scoperto che il Comune ha dirottato la maggior parte proprio in via Magreglio. La protesta delle insegnanti non è però una questione di razzismo, anzi. «Non è che non vogliamo questi bambini - spiegano - ma è un numero troppo alto, considerando che non abbiamo una formazione professionale adeguata e mancano mediatori culturali e strutture».

Ora, dopo la lettera inviata all´assessore Moioli e dopo la denuncia della Cgil, si aspettano risposte dal Comune. E fanno una riflessione amara: «Ci sentiamo ancora una volta abbandonate nella nostra dignità di professioniste e di lavoratrici. Dovremo affrontare una sfida come questa, senza nessun tipo di aiuto e di sostegno da parte dell´Amministrazione che tanto parla di qualità del servizio educativo e poco o nulla investe, riducendo i servizi a baby parcheggi e a pura assistenza sociale. Ma il ruolo di noi insegnanti è ben altra cosa».

23-06-2008 La repubblica LUCA DE VITO ORIANA LISO

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Di Fabrizio (del 23/06/2008 @ 20:05:06, in scuola, visitato 1963 volte)

Ricevo da Maria Grazia Dicati

Al Ministro della Pubblica Istruzione MariaStella Gelmini

Egregio Sig. Ministro,

quale Presidente della "Federazione Rom e Sinti Insieme" e a nome mio personale, appartenente alla minoranza Rom, mi rivolgo a Lei in qualità di garante e responsabile del diritto allo studio nel nostro Paese.

Il clima di intolleranza che ha determinato in questi giorni gli episodi di violenza condannati in primis dall'Unione Europea di cui l'Italia è paese membro, deplorati anche da intellettuali, giornalisti, associazioni, comunità Cristiane, singoli cittadini, attraverso petizioni e appelli alle più alte cariche dello Stato e della Chiesa Cattolica, ricordano e reclamano la sicurezza anche per gli stessi Rom e Sinti.

Sicuramente il gesto della ragazzina di Napoli, forse di etnia rom, ha fatto da detonatore alle tensioni che covavano da anni, mettendo in moto una "giustizia fai da te", montata ora dopo ora tra gente esasperata e stufa del degrado, ma , individuare nei gruppi sociali più deboli o nelle etnie più indifese il nemico da prendere come pretesto per i problemi del momento, colpevolizzare interi popoli, accusati di essere per loro stessa natura subdoli, violenti, pericolosi, ci riporta a tempi di un nostro triste e funesto passato.

Siamo profondamente indignati per il comportamento di nostri concittadini che, ci condannano, non per responsabilità e colpe individuali, ma spesso per la nostra appartenenza etnica ignorando, le parole di un Grande come Primo Levi "Non comprendo, non sopporto che si giudichi un uomo non per quello che è ma per il gruppo cui gli accade di appartenere"

Siamo altresì indignati e preoccupati anche per tutti i Rom e Sinti in Italia da moltissimi anni, sprovvisti della cittadinanza Italiana, difficile se non impossibile da ottenere nelle condizioni in cui vivono, soprattutto ora.

Se l'attuale ondata , a mio avviso, irrazionale e pericolosa, scaturisce da una frattura culturale profonda, non vorremmo che fossero colpiti anche i nostri bambini, circa il 50% della nostra popolazione; sarebbe davvero insopportabile scoprire che anche nella tutela dei minori e dei loro diritti universali, esistono bambini di serie A e bambini di serie B.

Chiediamo a Lei di fare piena luce su quanto accaduto a una bambina Sinta di 8 anni a Brescia, oggetto di infamanti insulti da parte dei compagni di scuola e che è stata bersaglio di lanci di sassi. mentre si allontanava con la madre,

Fatti come questo, purtroppo non unici e non primi, contribuiscono a fomentare altro odio e altra violenza in un luogo che per sua natura e dovere istituzionale non può essere che educativo e rispettoso di tutte le culture, compresa quella dei Rom e dei Sinti.

Chiediamo a Lei di sollecitare i Dirigenti Scolastici, i Docenti e tutti coloro che lavorano nella scuola, affinchè vigilino perché simili episodi non si ripetano e non diventino ulteriore causa di abbandono scolastico da parte degli alunni Sinti e Rom frequentanti le scuole del nostro Paese.

Ci auguriamo che soprattutto i Docenti, si sentano impegnati nel loro difficile lavoro quotidiano e sappiano mettere in atto attraverso la loro etica professionale tutte le strategie possibili per arginare ed impedire quanto potrebbe accadere anche in loro presenza.

Siamo convinti che l'esempio e le idee di Don Milani siano più che mai attuali e siano certamente condivise dai Docenti che hanno nelle loro mani il futuro dei nostri bambini e di conseguenza anche il futuro del nostro Paese :

"Se mandate via i poveri dalla scuola non è più una scuola; è un ospedale che cura i sani e manda via i malati, diventa uno strumento di differenziazione sempre più irrimediabile."

La testimonianze di Rebecca, ragazzina Rom prodigio, un talento che ricorda il grande artista Otto Mueller, sviluppato senza insegnanti, disegnando e dipingendo all'interno di baracche o sotto i ponti, perseguitata da razzismo e politiche intolleranti, o l'esempio del ragazzo Rom di quattordici anni che vive in un campo nomadi della provincia di Cagliari, risultato il più bravo della classe, per voti e condotta, costituiscono per tutti noi motivo di riflessione e di condanna per quanti, in questo momento, sollecitano provvedimenti in contrasto con i diritti dei bambini.

Molteplici sono le problematiche che impediscono ed interferiscono per una piena e completa scolarizzazione dei bambini Sinti e Rom, problematiche che non sempre la scuola da sola può e deve affrontare, in quanto sono di competenza di altri Enti ed altre Istituzioni.

Per questo Le chiediamo di affrontare questa vergognosa piaga del nostro Paese sia attraverso l'assunzione di responsabilità da parte di altri Ministeri, ma anche attraverso il coinvolgimento degli stessi Sinti e Rom che in questi anni hanno maturato la dovuta esperienza e competenza nel settore.

Nel ringraziare i Dirigenti e le Scuole che nell'Anno Europeo del Dialogo Interculturale, hanno condiviso ed attuato il progetto Esmeralda per una corretta conoscenza dei Rom e dei Sinti, desideriamo citare ancora una volta gli insegnamenti di Don Milani :"Non dimentichiamo mai che il vero cantiere della pace e della guerra siamo noi nel piccolo ambito dei nostri rapporti quotidiani. Noi, come membri della specie umana, non siamo in condizione di continuare il nostro percorso storico se non confrontandoci con la presenza dell'Altro come tale".

La saluto con gratitudine

Federazione Rom e Sinti Insieme - Il presidente: Nazzareno Guarnieri

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 00:37:20, in Italia, visitato 1481 volte)

Ricevo da Tommaso Vitale

NOTA PER LA STAMPA
Gravissima aggressione ai danni di un cittadino rumeno: il Naga chiede venga fatta chiarezza

Milano, 23 giugno 2008. Sei giorni di prognosi per trauma cranico dopo una notte in osservazione al pronto soccorso dell'Ospedale San Paolo: Stelian Covaciu (rom rumeno), con la sua famiglia, sarebbe stato "allontanato" con questi esiti dalla polizia lo scorso venerdì 19 giugno dalla baracca lungo la massicciata della stazione di San Cristoforo dove viveva con la moglie, i tre figli minorenni e la nuora incinta.

Secondo quanto raccontato dallo stesso Covaciu, l’aggressione segue un episodio analogo avvenuto martedì 17 giugno, quando alle 8.00 del mattino si sono presentate due persone, presentatesi come poliziotti, che, in assenza del padre, hanno minacciato i componenti della famiglia Covaciu, tra l'altro intimandoli di lasciare la baracca se non volevano venisse distrutta. Poco dopo, i due hanno costretto i Covaciu a entrare nella sala di attesa della stazione per un controllo, li hanno strattonati, perquisiti e lì trattenuti, fino a quando il capostazione, richiamato dalle urla dei bambini, della madre e del padre nel frattempo intervenuto, ha chiesto spiegazioni.

I due, nel rispondere di essere poliziotti, hanno comunque lasciato andare la famiglia.

La notte di venerdì Stelian Covaciu è stato minacciato dalla polizia, percosso e questa volta è finito al pronto soccorso, dove ha passato una notte in osservazione; è stato infine dimesso alle 15.30 di sabato pomeriggio, alla presenza di giornalisti e associazioni di volontariato.

Si aggiunga, infine, che fino ad ora alla famiglia Covaciu sarebbe stato fisicamente impedito di ritirare i loro averi, tuttora giacenti nella baracca, sorvegliata a vista dalla polizia.

Il Naga, che con i gruppi Medicina di strada e SOS Espulsioni offre assistenza sanitaria e legale a chi vive nelle aree dimesse ed i campi rom della città di Milano, chiede con forza che venga fatta chiarezza su tali gravissimi avvenimenti, ennesimi episodi di sopruso e discriminazione a danno di rom rumeni, persone che, benché cittadini europei, troppo spesso non sono nelle condizioni di sporgere denuncia, per timore delle possibili ripercussioni.

Per maggiori informazioni
Segreteria di direzione - NAGA
02 58 10 25 99
389 51 55 818
naga@naga.it
www.naga.it

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:01:09, in Kumpanija, visitato 1403 volte)

Da Roma_Daily_News

Indo-Asian News Service

Giovedì 19 giugno 2008 (Mumbai) -Per secoli sono stati temuti, disprezzati ed invidiati. Gli zingari, una minoranza etnica europea, continuano ad affrontare una discriminazione che non è molto differente da quella che i Dalit in India devono contendersi.

Una squadra di funzionari ungheresi, nazione che ha un'alta popolazione di zingari itineranti, è stata a Mumbay per studiare il lavoro fatto per migliorare la vita dei Dalit e portare a casa qualche lezione.

"Gli Zingari sono stati considerati uno strano popolo quando erano nomadi, e questo fu 200 anni fa. L'alienazione continua." dice Timea Borovzsky, capo del Direttorato Generale per le Pari Opportunità (DGEO) del Ministero Ungherese per l'Istruzione e la Cultura.

"E' come la discriminazione di casta contro i Dalit in India," dice Borovzsky.

Borovzsky assieme ad altri due membri del DGEO ha visitato a lungo le asciutte alture interne della regione del Vidarbha nel nord est della Maharashtra.

Durante la loro tranquilla visita, hanno studiato come i Dalit vivono in capanne illuminate dei lampi degli uragani e fanno fronte a pregiudizi di casta.

"Volevamo vedere di persona che tipo di progetti sono stati implementati in India per aiutare i Dalit a rialzarsi," dice Gabor Sarkozi, vice direttore generale di DGEO.

"In Europa ci sono 15 milioni di Zingari ed in Ungheria, la popolazione è tra i 600.000 e  700.000. Sono la più grande minoranza etnica e la comunità più oltraggiata," aggiunge Sarkozi.

Suri Szilivia, ricercatrice ed interprete di DGEO, dice. "Gli Zingari o Cigan come sono chiamati in Ungheria, hanno una connessione millenaria con l'India. Le semantiche del loro linguaggio è simile al Sanscrito."

"Ma oltre a ciò, il riformatore sociale indiano Babasaheb Ambedkar è una figura riverita da loro come pure da noi ricercatori in Ungheria," dice Suri.

"Nei posti pubblici, i membri della maggioranza comunitaria vorrebbero andare via piuttosto che essere visti con un Cigan. I Rom sono serviti con riluttanza negli hotel e raramente vengono offerti loro lavori rispettabili. Persino il tono verso di loro ha una tinta derogatoria." aggiunge Suri.

Sarkozi puntualizza che in Ungheria, "gli zingari (una parola politicamente scorretta) o Rom o Cigan sono costretti a vivere con mitici stereotipi sociali come quelli che da voi (India) hanno le cosiddette tribù criminali."

"Sono scuri di pelle ed hanno i più alti tassi di abbandono scolastico. Sono guardati dall'alto in basso e la gente li evita. Vivono in ghetti, anche se questi slums non sono così male come quelli che abbiamo visto nei villaggi vicino a Nagpur,'' dice Sarkozi.

Sarkozi dice anche che il governo ungherese negli ultimi anni ha tentato di sollevare questa comunità che, attualmente ha i più alti tassi di disoccupazione e campa di lavori stagionali nel campo delle costruzioni o di lavori agricoli dallo stipendio quotidiano.

Secondo Borovszky, ''Una delle ragioni per cui abbiamo selezionato l'India è stata precisamente per la natura della discriminazione che è tanto simile tra loro e i Dalit."

"Abbiamo trovato diversi progetti estremamente interessanti, innovativi e socialmente rilevanti nel portare un cambio a comunità depresse e marginalizzate," dice Borovszky.

Sarkozi ha detto che la discriminazione è diventata più aperta negli ultimi 20 anni. "Durante il regime comunista non era così. Ma ora stanno emergendo strutture parallele di discriminazione. Vogliamo che siano assorbiti nella società maggioritaria e siano trattati con equità."

Quindi cosa dire sull'apartheid per questa comunità nelle istituzioni?

"Benché non ci siano politiche simili, un progetto simile è stato a suo tempo introdotto, ma senza successo. Negli ultimi 20 anni, sono cresciuti diversi gruppi come i neonazisti e gli skinhead. Finora non sono diventati violenti, ma sono estremamente virulenti riguardo tali politiche," dice Sarkozi.

Parlando dei progetti che questo gruppo di studio intende introdurre in Ungheria, dice Szilivia, "Intendiamo sviluppare il progetto ed inoltre introdurre laboratori per gli insegnati, così che possano imparare come entrare in empatia con questi popoli marginalizzati."

"Nel nostro giro, abbiamo trovato associazioni caritative ed OnG che lavorano con i Dalit, unendosi empaticamente con forza irreprimibile. E' una cosa che vogliamo infondere tra gli insegnanti che lavorano in scuole per gli zingari," aggiunge Sarkozi.

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 09:54:41, in Italia, visitato 1759 volte)

Ricevo da Sara Graziani

COMUNICATO STAMPA: ROM..anticamente ZINGARI
INCONTRO CON PROIEZIONE VIDEO


Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00
Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)

"I Rom: rubano per cultura; sono nomadi per cultura; inaffidabili per cultura..", stereotipi che rappresentano un popolo sconosciuto.

Dopo le fiamme nei campi rom di Ponticelli a metà maggio, le schedature su base etnica di cittadini Rom e Sinti a Milano, lo sgombero di aree di sosta a Roma, le molotov in un campo a Napoli, un popolo cerca di sopravvivere difendendo le proprie tradizioni, la propria cultura.

Rom..anticamente Zingari, vuole rappresentare più che un incontro un viaggio di avvicinamento a culture solo apparentemente così lontane da noi.

Mediatori culturali, esponenti delle comunità Rom, studiosi, ripercorreranno le tappe del cammino che ha portato la popolazione di etnia Rom dall'India fino in Europa, facendo chiarezza sui molti luoghi comuni che da sempre colpiscono le comunità zingare.

L'Associazione Duncan 3.0, con il Patrocinio della Provincia di Roma, presenta una iniziativa che coinvolge istituzioni, associazioni e i rom in prima persona, per confrontarsi, discutere di politiche sociali, ma soprattutto per conoscere e illustrare la cultura rom, dal viaggio fino agli istituti culturali più importanti (l'arte, l'assetto sociale, gli anziani, la danza...) e fare una panoramica di come le comunità rom sono distribuite sul nostro territorio.

Una conferenza dibattito con proiezione video con l'obiettivo di mostrare al pubblico la cultura Rom da una prospettiva diversa rispetto a quella comunemente lasciata passare sui media ed affrontare con autorità politiche e personalità del sociale un tema quanto mai attuale.

Giovedì 26 giugno 2008, ore 17.00 Palazzo Valentini - Sala delle Bandiere (Via IV Novembre 119/A)

Relatori:
GIANLUCA PECIOLA, consigliere provinciale
ARMANDO GNISCI, Università di Roma "Sapienza"
PAOLO PERRINI, dirigente Arci Solidarietà del Lazio
GRAZIANO HALILOVIC, mediatore culturale

Partecipano:
CECILIA D'ELIA, Assessore alle politiche culturali della Provincia di Roma
CLAUDIO CECCHINI, Assessore alle politiche sociali e per la famiglia ed ai rapporti istituzionali della Provincia di Roma

PORTERA' IL SUO SALUTO LA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO PROVINCIALE, PINA MATURANI

Sono stati invitati:
NICOLA ZINGARETTI, Presidente della Provincia di Roma,
CARLO MOSCA, Prefetto di Roma.

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Di Fabrizio (del 24/06/2008 @ 10:37:20, in casa, visitato 1558 volte)

Da Libero.it

Lunedí 23.06.2008 12:41 "Si può essere esemplari anche nel demolire le baracche. Forse una cerimonia di addio sarebbe stato chiedere troppo, ma far sapere a quelle persone dove sarebbero andate ad abitare qualche giorno prima di demolire loro la casa sarebbe stata una normale regola di educazione civica".

La sala principale della Casa dell’Architettura è al buio. Lo schermo nero è attraversato dalle parole inviate in una lettera al ex sindaco di Roma, Veltroni, in occasione dello sgombero di Campo Boario, un campo Rom a Testaccio. Compaiono le prime immagini di "Rome to Roma - diario nomade". È un film documentario di Giorgio De Finis sui rom realizzato dal Laboratorio di Arte urbana Stalker di Roma, in collaborazione con l’Università di Roma Tre e l’Università di Belgrado presentato nella capitale alla presenza del Prefetto Carlo Mosca, Don Bruno Nicolini, presidente Centro Studi Zingari e una platea piena di studenti. Il documentario è la cronaca di un seminario che ha visto oltre 40 studenti provenienti da tutto il mondo andare alla scoperta dei campi nomadi delle capitali.

Partito da Roma, il gruppo di studenti ha attraversato l’Adriatico alla scoperta dei campi rom della capitale serba Belgrado, e poi ancora di Skopje, in Macedonia. Quella di Roma, però, è stata la tappa più importante ed una sperimentazione particolare che ha portato alla luce una realtà complessa, come spiega lo stesso Prefetto di Roma, Carlo Mosca. "Roma è ricca di temi complessi - spiega il Prefetto -. È una città dove si vive drammaticamente il tema della casa, dove ci sono 6 mila procedimenti per sfratti, 2 mila sfratti esecutivi, dove c’è una carenza abitativa che portano a tutta una serie di condizioni che creano frattura sociale. Ma Roma è anche una città che è coinvolta in un altro tema, quello delle popolazioni senza territorio. Questo non è un tema di ordine pubblico e sarebbe molto facile ridurlo a tema di sicurezza pubblica: è un tema squisitamente sociale".

Altra questione è quella della battaglia dei numeri dovuta alla mancanza di un vero e proprio censimento, segno anche questo di non curanza della presenza di questo "popolo leggero". "Sul territorio romano  - continua Mosca - qualcuno dice che siano 9 mila, qualcuno 15 mila, qualcun altro arriva a stimare queste popolazioni su 20 mila. Il primo obiettivo è innanzitutto conoscere questa realtà. Ci sono zingari che abitano a Roma da 40 anni. È una realtà che merita attenzione e conoscenza per sapere chi sono, a quale etnia appartengono, che età hanno e quali problemi. Bisogna cominciare ad ascoltare i rom".

Il progetto di un film, l’interesse da parte del Laboratorio Stalker e di alcuni docenti universitari, nasce dai recenti eventi che hanno interessato i rom. Sgomberi e allontanamenti sono state la miccia di un progetto che da anni aveva investito nella ricerca all’interno dei campi rom. "Allontanare i rom dalla città di Roma - racconta Lorenzo Romito, tra i fondatori del gruppo Stalker - e concentrarli in quelli che sono stati chiamati i villaggi della solidarietà, ci ha preoccupati e abbiamo sentito il bisogno di fare quel che potevamo. Cercare di fare rete tra le università e confrontarci con questo fenomeno insieme agli studenti". L’idea del film e del seminario nascono anche da precedenti iniziative del gruppo.

"Questo percorso è più ampio di quello che si vede nel film, è cominciato con un corso universitario durante il quale siamo andati ad esplorare le rive del Tevere, per incontrare migliaia di persone che abitano e vivono in questi luoghi. Abbiamo proposto un corso che ci portasse dentro la realtà dei campi per imparare dai rom".

Salviati, Casilino 900, Campo Boario e attraversando il mare Gazela, Kralijevo, Shutka. Questi i campi rom e le realtà attraversate dai giovani osservatori e futuri architetti con lo scopo di pensare un modello abitativo nuovo, leggero e che risponda alle esigenze di tutti. "Si tratta di comprendere e realizzare quelle pratiche abitative e costruttive che sono proprie delle diverse realtà rom - Francesco Careri, decente di arte civica presso l’università di Roma Tre e fondatore del Laboratorio Stalker -. Provare ad inserirle in un disegno che sia ammissibile e comprensibile da tutti. Questo non solo per accompagnare i rom nella loro emancipazione abitativa in Italia, ma anche per apprendere da loro strategie che possano contribuire a offrire soluzioni al più generale problema della casa che le nostre città si trovano ad affrontare".

Tre settimane per portare alla luce una realtà abitativa estrema fatta di ripari, nascondigli e vere e proprie baraccopoli dove trovano rifugio persone invisibili ad una città inaridita e che da anni guarda il fiume come ad un ostacolo da attraversare.

"L’aspetto più grave che pesa sull’integrazione – spiega don Bruno Nicolini, presidente Centro Studi Zingari - è questo disprezzo tremendo, ma soprattutto la mancanza di fiducia. Bisogna entrare nel tempo della responsabilità, è il tempo in cui occorre dare fiducia alle comunità. Ci chiedono fiducia, ma la fiducia viene sono se diamo loro responsabilità".

Dai rom, secondo don Bruno Nicolini, possiamo imparare tanto sulle diversità e sulla importanza che loro le attribuiscono. I rom riportano al centro dell’attenzione i rapporti primari tra le persone, rapporti che forse la nostra città contemporanea ha perso di vista. La pellicola continua a scorrere.

"Queste non sono immagini di Roma – scriveva Pier Paolo Pisolini nel 1966 parlando delle borgate –.  So ben figurarmi gli occhi che sorvolano queste immagini senza guardarle. Sono gli occhi di coloro che pensano che le borgate non siano non solo un problema loro, ma un problema attuale". La sala è illuminata dalle immagini degli sgomberi. Il film viene trascinato via dallo schermo con le ruspe e la luce scompare con le baracche di Casilino 900, parete dopo parete. Resta il silenzio prima dell’applauso, resta ancora una delle domande della voce narrante: sarebbe possibile sgomberare e trasferire con la partecipazione, invece che demolire con le ruspe e sgomberare con la forza?

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Segnalazione di Marco Brazzoduro

(adottata il 20 giugno 2008 durante il 46° incontro plenario dell'ECRI) La Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza (ECRI) intende esprimere la sua profonda preoccupazione sui recenti eventi riguardanti i Rom e molti immigrati in Italia.

Rom ed immigrati sono stati soggetto di violenti attacchi razzisti ed intere comunità sono state ritenute responsabili di atti criminali commessi, o presunti di essere stati commessi, da individui di queste comunità. In questo contesto, ECRI rifiuta particolarmente i discorsi persistentemente razzisti e xenofobi di alcuni politici italiani, anche ai livelli più alti, e dei media. E' anche preoccupata perché, in questa situazione critica, le autorità italiane stanno prendendo misure la cui conformità agli standard dei diritti umani nazionali ed internazionali è opinabile. ECRI nota che questi eventi hanno riguardato persone di origine Rom dalla Romania ed altri paesi, ma anche cittadini italiani di origine Rom, cittadini rumeni in generale, ed immigrati, con o senza status legale in Italia.

In armonia con le raccomandazioni contenute nel suo terzo rapporto sull'Italia pubblicato il 16 maggio 2006, ECRI enfatizza l'urgente bisogno per le autorità italiane di prendere una ferma posizione contro tutte le forme di razzismo e xenofobia, inclusi i discorsi incitanti all'odio, in modo da porre freno e prevenire lo sviluppo di questi fenomeni nella società italiana. Le autorità italiane devono assicurare che il rafforzamento della legge protegga ogni individuo, inclusi i Rom e gli immigrati. ECRI chiede alle autorità italiane di assicurare che rispetto ai Rom ed agli immigrati sia mantenuta la regola della legge ed il principio della non-discriminazione come incorporato negli standard del Consiglio d'Europa sia strettamente osservata.

___

La Commissione Europea contro il Razzismo e l'Intolleranza (ECRI) è un corpo indipendente del Consiglio d'Europa di monitoraggio dei diritti umani per combattere razzismo, xenofobia, antisemitismo ed intolleranza. Le azioni di ECRI coprono tutte le misure necessarie per combattere la violenza, la discriminazione e il pregiudizio contro persone o gruppi di persone sulla base di razza, colore, linguaggio, religione, nazionalità od origine etnica. Il programma di attività di ECRI comprende tre aspetti: (1) monitoraggio nazione-per-nazione; (2) lavoro su temi  generali; e (3) attività in relazione con la società civile.

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Di Fabrizio (del 25/06/2008 @ 10:13:45, in media, visitato 2183 volte)

Da Roma_Italia

di Dinorah Cervini e Paul Nicol Adriana ha diciotto anni e tre figli. Dopo cinque anni trascorsi in italia, vivendo in condizioni indescrivibili, torna con il marito in romania. Lorel, cinque figli, campa recuperando tra i rifiuti napoletani rame e alluminio. Florin, in italia da otto anni, fa il muratore e vive in una bella casa. Sono alcune delle storie raccontate nel servizio che falò ha realizzato nei campi nomadi di Napoli e Reggio Emilia, in una comunità che in italia viene accusata delle peggiori nefandezze e soprattutto di rubare i bambini. Nelle scorse settimane due casi di presunti tentati rapimenti hanno fatto la prima pagina dei giornali, proprio nel momento in cui il governo varava le nuove misure su clandestini e sicurezza. Facile l’associazione di idee fra i rom brutti, sporchi e cattivi e l’insicurezza percepita da chi vive nelle periferie e nei quartieri popolari. Ma è davvero tutta colpa dei rom? E quanti sono davvero quelli irregolari? Come si difendono dalle accuse di essere tutti ladri e malfattori? I tentativi di risposta nel servizio di Dinorah Cervini e Paul Nicol.

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