Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Da
La Voix des Rroms
Domenica scorsa, quattro giovani rroms di Sofia (Bulgaria) sono stati
attaccati da skinheads. Uno di loro si è trovato all'ospedale con una mandibola
rotta. Il giorno dopo, una sommossa è cominciata nella zona di Fakulteta, un
ghetto dove vivono i giovani rroms. La polizia ha fermato quattro Rroms
sospettati di avere incitato questa sommossa dove circa 300 Rroms avrebbero
cercato la rivalsa. Le autorità poliziesche, ministro dell'interno in testa,
garantiscono che metteranno fine immediatamente a qualsiasi velleità di
conflitto.
La zona di Fakultèta è conosciuta per la povertà estrema dei suoi abitanti rroms,
vittime di una eesclusione e di una ghettizzazione totale. Secondo l'agenzia di
stampa a Focus, Rroms, armati di bastoni e di coltelli, avrebbe gridato "morte
ai bulgari", di fronte alle forze di polizia che hanno loro impedito di partire
verso la zona dove aveva avuto luogo il litigio all'origine della sommossa.
Con elezioni locali previste per l'autunno, è difficile fare la selezione delle
informazioni secondo la loro veridicità. La Bulgaria passa per lo stesso
fenomeno della Francia in 2002.
Volen Siderov, il capo di Ataka, movimento di destra estrema, è
arrivato al secondo turno. Fra gli slogan gridati nelle sue riunioni, c'era
anche: "Trasformiamo i zingari in sapone!"
Di Fabrizio (del 20/08/2007 @ 09:12:14, in Europa, visitato 3403 volte)
08/12/07 - By Nicole Itano WeNews correspondent
I Rom in Albania hanno sempre affrontato la povertà e la discriminazione,
ma dopo la caduta del comunismo nel 1991, la situazione delle donne Rom è
peggiorata. Si è abbassata l'età dei matrimoni e un numero crescente di ragazze
non ha mai frequentato la scuola.
TIRANA, Albania (WOMENSENEWS) I caffé trendy di questa città colorata e
risorgente sono lontani da Breju Lumi, una baraccopoli di fango, strade
distrutte e baracche di metallo, dove vive Nexhmije Daljani.
Una volta il paese più povero ed isolato d'Europa, oggi l'economia
dell'Albania sta crescendo rapidamente e il paese sta compiendo la transizione
dal comunismo alla democrazia e al capitalismo del libero mercato.
Ma a Breju Lumi - il cui nome significa "sponda del fiume" anche se l'unica
acqua è il letto asciutto riempito di immondizie - la maggior parte delle case
non ha acqua corrente, fognature od elettricità, ed i bambini corrono per le
strade a mezzogiorno mentre dovrebbero essere a scuola.
Qui le famiglie più povere, come quella di Daljani, appartengono ai Rom,
termine che i membri della comunità preferiscono al derogatorio "Zingari".
"Io e i due figli più piccoli andiamo a mendicare," dice Daljani, che ha 22
anni e tre figli piccoli, senza marito o lavoro. "E' l'unico modo per mangiare."
Daljani ebbe il suo primo figlio a 17 anni. A 21, suo marito lo lasciò con
tre figli. Ora vive in una baracca di metallo e come per molti Rom, la sua unica
fonte di reddito è l'accattonaggio.
Il figlio più grande, disabile mentale, va in un centro diurno guidato da una
OnG chiamata Children of the World.
La vita è più dura
Per molti Rom, soprattutto donne, la vita si è fatta più dura con la fine del
comunismo. Le ragazze si sposano ed hanno figli prima, povertà e disoccupazioni
sono rampanti, mentre l'accesso ai servizi sanitari e scolastici è declinato
drammaticamente.
Al tempo del comunismo, ai Rom - come a tutti i cittadini - venivano dati
lavoro e casa e obbligati ad andare a scuola. A quei tempi, tutti gli Albanesi
erano poveri, ma i Rom non erano più poveri di ogni altro gruppo.
Con il collasso dei servizi sociali, le disparità tra Rom ed altri Albanesi
sono cresciute nella sanità e negli standards di vita. Un recente studio del
Fondo Sviluppo delle Nazioni Unite ha trovato che le entrate medie dei Rom sono
meno della metà dei non-Rom che vivono nelle medesime comunità.
"La qualità dei servizi è diminuita," dice Arlinda Ymeraj, incaricato delle
politiche sociali dell'UNICEF, nel Fondo per l'Infanzia delle Nazioni Unite in
Albania. "Rispetto al passato c'è più disparità nell'accesso ai servizi e
determinati gruppi ne soffrono."
Oggi il 57% delle donne Rom - paragonato al 48% degli uomini - non è mai
andata a scuola, un declino rispetto all'era comunista, secondo i dati della
Banca Mondiale.
Da allora la media dell'età matrimoniale è scesa a livelli che preoccupano
gli esperti dello sviluppo.
Età del matrimonio, tassi di nascita
In Albania la media dei matrimoni tra le Romnià è di circa 15 anni, comparata
alla media nazionale (23) e quella dei Rom maschi (18). Anche l'età della prima
gravidanza è scesa: prima del 1990 era di circa 19 anni, oggi è di 17. Per gli
uomini Rom è di 21.
La giovane età dei matrimoni e delle gravidanze tra i Rom li mette ad alto
rischio dall'abuso e dal traffico di persone, limita l'accesso alla
scolarizzazione e può portare ad alti tassi di mortalità per le donne ed
infantile, dicono le Nazioni Unite.
Nell'Europa Centrale ed Orientale vivono tra i 7 e i 9 milioni di Rom, in
Albania sarebbero circa 95.000. Come gruppo, rimangono tra i più poveri e
discriminati nel continente e spesso vivono ai margini della società. Oltre il
70% delle famiglie Rom nel paese sono considerate molto povere e molte, come
quella di Daljani, vivono in condizioni estreme.
Le cause di questa esclusione sociale sono dibattute. Molti Rom lamentano
discriminazioni, ma altri dicono che rifiutano di integrarsi nella società
maggioritaria. I Rom - tradizionalmente nomadici, ma ora largamente stanziali o
semi-nomadici - sono un gruppo etnico distinto con la loro propria lingua e
sistema di credenze.
"Le famiglie Rom hanno una cultura molto differente," dice Marinela Cani,
assistente sociale che lavora con le famiglie di Breju Lumi. "Non pensano
al domani."
Jalldyz Ymeri, nonna di 42 anni che vive in due stanze con otto familiari e
mendica per vivere, dice che la vita è diventata molto più dura dalla caduta del
comunismo.
Meno anni a scuola
Lei è andata alle superiori, sua figlia no. Secondo la Banca Mondiale, prima
della fine del comunismo le donne Rom avevano una media di 6,2 anni di
scolarità. Oggi la media è meno di 4.
Le donne Rom in Albania dicono che anche l'accesso ai servizi sanitari è
deteriorata. Dicono che molti bambini nascono in casa e che molte donne non
hanno educazione prenatale. L'Albania non ha statistiche attendibili su
mortalità infantile e delle puerpere, ma molti esperti ritengono che i tassi tra
i Rom siano più alti della media nazionale.
La sanità pubblica in Albania dovrebbe essere gratuita, ma molti dottori
chiedono soldi.
"Ci trattano così perché siamo Rom. Se non possiamo pagare, ci mandano via,"
dice Ymeri, il cui nipotino di 3 anni è morto perché lei non aveva abbastanza
denaro.
Le condizioni sono talmente cattive che molti Rom hanno lasciato il paese per
andare nella confinante
Grecia, che è parte dell'Unione Europea. Benché siano discriminati - con in
più il rischio di deportazione - molti dicono che la vita lì è migliore perché è
più facile trovare lavoro, o fare soldi mendicando o suonando per i turisti. Ymeri
e la sua famiglia hanno passato diversi anni in Grecia e dice che le è
dispiaciuto dover tornare in Albania.
Ma anche in Grecia - una terra promessa per i Rom albanesi - la vita è dura.
In un insediamento rom chiamato Grthaios, in un'area industriale di Atene, le
famiglie vivono in baracche di legno circondate da pile di immondizia. La casa
di una stanza di Elena Zerollari, 39 anni e madre di 5 figli, è pulita e
ordinata. [...] Zerollari, che è originaria dell'Albania, dice che molte cose
sono migliori in Grecia: i dottori li trattano meglio ed è più facile trovare
lavoro. I bambini che ha avito da quando è arrivata in Grecia sono nati tutti in
ospedale.
Ma Zerollari dice che le piacerebbe una casa con acqua corrente e che i suoi
figli andassero a scuola. La scuola accetta i bambini rom, dice, ma molti
abbandonano perché sono molestati per i loro vestiti o perché senza scarpe.
"I Rom non dovrebbero vivere così per sempre," aggiunge. "Vogliamo essere
come voi."
Nicole Itano is a freelance reporter based in Athens, Greece. Before moving to
Greece in 2006, she spent five years reporting from across the African continent.
Her book, "No Place Left to Bury the Dead," about AIDS in Africa will be
published in November by Atria Books.
Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 09:05:53, in media, visitato 1849 volte)
Parla molto di noi la questione "zingara"
Alberto Burgio
Ciclicamente, come le polemiche sui morti della strada o i roghi estivi (esempio
non casuale), riesplode la questione dei campi nomadi. Che ci sia di mezzo il
morto (i morti, come i bimbi arsi vivi a Livorno in quello che pare un ennesimo
atto criminale) o le gesta squadriste dei padani (come l'anno scorso a Opera),
cambia poco. Sta di fatto che di questa questione è impossibile liberarsi. Per
nostra fortuna.
Perché? Perché la questione degli «zingari» parla di noi. Qualche giorno fa sul
manifesto Enzo Mazzi diceva degli intrecci tra la loro e la nostra cultura.
Si potrebbe scavare ancora e scoprire che c'è un legame profondo tra
l'esperienza (e il disagio) della stanzialità e l'esperienza (lo stereotipo) del
nomadismo. Che diventa un'icona del rimosso e catalizza (qui c'è una convergenza
con l'antisemitismo) i furori razzisti della civitas christiana.
Ma non parla di noi solo per questo, la questione «zingara». È parte integrante
della nostra storia politica. Di noi italiani (italiani come e non più delle
decine di migliaia di rom e sinti cittadini di questa Repubblica), di noi
europei (come altre decine di migliaia di rom e sinti e camminanti che vivono
nelle nostre città). Faremmo bene a ricordarcene, e invece ce ne dimentichiamo.
Perché si tratta di pagine cupe e pesanti come pietre.
La prima riguarda le guerre «umanitarie» nei Balcani. I rom di origine jugoslava
(bosniaca e kosovara) sono profughi di quelle guerre di cui l'Italia fu
sciagurata protagonista. Sono sfuggiti a vendette e «pulizie etniche» che hanno
via via assunto le proporzioni di un pogrom. Si imporrebbe quindi, per
cominciare, un bilancio serio dei conflitti che insanguinarono la Jugoslavia
lungo gli anni Novanta. Un bilancio che non rimuova la destabilizzazione che li
preparò con l'intervento di formazioni terroristiche sotto copertura
occidentale.
La seconda pagina del nostro album riguarda le sistematiche persecuzioni
inflitte a sinti e rom dopo l'89 in tutte le loro terre d'origine, dalla
Slovacchia alla Boemia, dalla Moldavia alla Cechia, all'Ungheria, alla Romania.
Nell'indifferenza generale della civile Europa.
La terza (sfondo alle altre) concerne lo sterminio nazista, cui il nostro paese
partecipò con leggi e deportazioni. Si diceva delle convergenze con
l'antisemitismo. Nel 1936 il Reich equiparò gli «zingari» - emblema di
«asocialità» - agli ebrei. Lo sfondamento della Wehrmacht a est fu l'inizio di
un calvario che mise capo allo sterminio di mezzo milione di sinti e rom. Ma
anche l'Italia fece la sua parte. La persecuzione dei rom prese avvio qui, nei
primi anni del fascismo. E le leggi del '38 riguardarono anche gli «zingari»,
non solo gli israeliti.
Storia? Non soltanto. Alla base di queste nefandezze operarono stereotipi che
ancora impregnano le nostre discussioni. Di questo popolo si dipinge un ritratto
che non è il suo. I rom jugoslavi avevano le loro case prima che esse venissero
sottratte loro a forza. E all'est vivevano sì in condizioni disagiate, ma con un
grado di integrazione che noi neppure immaginiamo.
Ma a chi interessa capire se urge giudicare? Si dice del degrado dei campi nelle
nostre periferie. Quei campi che tanto spiacciono al cattolico onorevole Casini,
ansioso per il decoro delle nostre «grandi città». Quei campi per i quali il
democratico sindaco di Torino (come tanti altri dell'Unione, da Roma a Pavia)
invoca «poteri straordinari» per i prefetti e interventi «anche oltre le regole
pubbliche», pur di «ridurre il numero di rom». Allora bisogna dirlo chiaro: i
campi come li conosciamo in Italia non si trovano in altri paesi europei perché
altrove i rom vivono in comuni abitazioni grazie a un efficace sistema di
sostegno, nel pieno rispetto delle regole.
Dopodiché siamo d'accordo: le prediche non bastano e nemmeno basta la memoria
(che pure è un dovere politico, oltre che morale). Dunque che fare? Non si può
scantonare da alcuni punti fermi. I rom rumeni non sono extracomunitari, sono
europei come tutti gli altri. I rom italiani (70 mila) sono cittadini italiani,
come tutti gli altri. A qualcuno potrà spiacere, ma è così. Quindi nessun
diritto speciale, nessun trattamento ad hoc. Quanto agli apolidi, essi sono
profughi, protetti dalla Costituzione, che riconosce loro (ancora) il diritto
d'asilo. Piuttosto chiediamoci: quale risarcimento pensiamo si debba ai rom
immigrati nel nostro paese l'Italia, oggi accusata dalla Ue di non applicare la
direttiva «contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche»,
ieri in prima linea nelle guerre balcaniche?
Veniamo al Kosovo. In questi anni, pur controllando militarmente parte del
territorio, l'Italia non è stata in grado (per responsabilità bipartisan) di
tutelare la presenza dei rom nella regione. Nel Kosovo di oggi, protettorato
militare e luogo di loschi incontrastati traffici, le minoranze (i rom, ma anche
la piccola comunità ebraica) non hanno possibilità di sopravvivenza e sono
costrette a esodi di massa, che riversano centinaia di migliaia di persone nel
resto dell'Europa e in particolare in Italia. Domanda: dopo aver bombardato
case, ospedali e infrastrutture civili, dopo aver consegnato il territorio alla
mafia kosovara (per tacere dello scandalo degli aiuti umanitari, delle
tonnellate di beni di vario genere destinati alle popolazioni balcaniche e
rimasti a Bari, dei legami con la malavita meridionale), quali programmi sociali
ci impegniamo a sostenere? Quale tutela dei tesori storici e artistici, quale
difesa delle minoranze, della vita e della cultura di ognuno?
Le forze di occupazione in Kosovo (di questo ormai si tratta) preferiscono
assecondare l'irredentismo schipetaro-albanese e gli appetiti degli americani
(che intanto hanno installato, in funzione antirussa, la più grande base
militare della regione). In questo quadro si gioca la partita dell'indipendenza
formale del Kosovo albanesizzato, per la quale anche il nostro governo pare
propendere.
Non si finga di non sapere che, ove venisse concessa, l'«indipendenza»
cancellerebbe qualsiasi possibilità di convivenza democratica e paritaria tra le
popolazioni della regione. E negherebbe ai rom ogni speranza di fare ritorno
nella propria terra.
Non si faccia il solito doppio gioco di causare disastri e poi lanciare accuse
per le loro conseguenze.
Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 09:00:53, in Italia, visitato 1752 volte)
Ricevo sempre da Agostino Rota Martir
Se fosse avvenuta una tragedia simile ad una famiglia Livornese, mettiamo il
caso dei genitori assenti perché occupati a lavorare fuori casa, o perché usciti
per fare una veloce spesa al negozio più vicino, o per parlare con dei vicini…i
loro bambini lasciati soli in casa davanti alla TV, e durante la loro assenza
scoppia un incendio per una qualsiasi fatalità che provoca la morte di qualche
bambino, ebbene come avremmo reagito se un P.M. decidesse di arrestare quei
genitori con l’accusa di abbandono, condotti in carcere, messi in isolamento per
una intera settimana, perché: “I bambini erano stati lasciati soli e con molta
probabilità con il forno della cucina acceso…che per cause ancora da chiarire ha
provocato l’incendio, quindi sui genitori pesano delle gravi responsabilità,
perché al momento del rogo questi non sono intervenuti per tentare di mettere in
salvo la vita dei loro figli, perché assenti.”
Quale sarebbe stata la nostra reazione?
Immagino che si sarebbe levata una ondata di sdegno contro quel Giudici
disumani, accusandoli di insensibilità, l’assurdità della Legge che non solo
ignora la causa principale della tragedia, ma addirittura impedisce ai genitori
di poter piangere la morte dei loro figli… non ci apparirebbe tutto questo come
un accanimento da condannare?
Ma è ovvio che questo non succederà mai se in questione c’è una “nostra
famiglia”.
La cittadinanza senza alcuna eccezione, si stringerebbe attorno ad essa per
piangere insieme la morte dei loro piccoli, mostrando la necessaria compassione
e umanità come è giusto e doveroso in questi casi.
E’ una cosa normale.
Mi chiedo, allora perché la cittadinanza Livornese (ma non solo lei), eccetto
qualche persona, non è stata capace di manifestare quegli stessi sentimenti di
compassione cristiana e di umanità con la famiglia Rom coinvolta in questo
dramma.
Perché in questi giorni non siamo stati capaci di piangere insieme ai famigliari
Rom, che con pazienza ancora attendono invano di poter entrare nel carcere delle
Sughere, per abbracciare e consolare gli affranti genitori?
Perché arriviamo ad impedire che il dolore di queste famiglie Rom potesse
manifestarsi liberamente, anzi ci appare normale che questo dolore resti
addirittura recluso dietro le sbarre di un carcere, volendo tenerlo a distanza
in una specie di “fuori luogo”, forse per timore di contagiare le nostre
coscienze?
Insieme ai campi Rom, ai loro accampamenti sempre provvisori e precari, insieme
alle loro stesse vite, anche il dolore è condannato ad essere un ulteriore
“fuori luogo”, che imbarazza se messo in prima pagina, meglio censurarlo e
consegnarlo alla giustizia.
E’ forse normale questo?
Come se il loro dolore fosse diverso dal mio, come se il nostro fosse più vero
di quello di una madre e di un padre Rom.
Lo dobbiamo ammettere: siamo arrivati tranquillamente a credere in questa
assurdità!
Quali i motivi che ci fanno toccare così alti livelli di disumanizzazione?
Una tragedia del genere che doveva richiamare il silenzio, invece si è scatenato
addosso ogni sorta di pregiudizio, di condanna, di indice puntato, di
rancore…perché è ormai diffusa la convinzione che verso il popolo Rom in genere,
tutto questo è lecito, doveroso, è normale, appunto!
Ma come può essere ritenuta normale la disumanizzazione?
Perché le Istituzioni laiche e religiose, le Chiese e noi semplici cittadini non
arriviamo a sdegnarci di fronte a questa “normalità”, invece ci adeguiamo e non
ci accorgiamo invece, che pian piano ci stiamo avvelenando dentro.
Ogni volta che permettiamo ad ogni essere umano di vivere ghettizzato, anche se
nascosto sotto i cavalcavia alle porte delle nostre città, ben lontano dalla
nostra vista noi accettiamo e contribuiamo al degrado intero della nostra
società, quello stesso degrado che arma la mano non solo dei piromani che
bruciano i nostri boschi, ma anche la vita dei più indifesi, che nella nostra
società subiscono la sorte di essere di essere abbandonati sotto i cavalcavia
prima, ma poi abbandonati anche attraverso i poteri giudiziari per non turbare i
nostri pregiudizi.
p.Agostino Rota Martir
campo Rom di Coltano (PI) - 17 Agosto 2007
Di Fabrizio (del 19/08/2007 @ 08:51:09, in Italia, visitato 1897 volte)
Ricevo da Agostino Rota Martir:
Cari amici,
tutti voi sapete quello che è successo a Livorno una settimana fa: quattro
bambine rom rumene sono morte bruciate vive sotto un cavalcavia della
superstrada. Da allora le indagini per individuare le responsabilità
dell'accaduto si sono mosse in molte direzioni. Inizialmente era stato detto che
le fiamme si erano sviluppate per negligenza dei Rom, ma le testimonianze
successive e coerenti dei Rom stessi, e alcuni indizi rimasti sul luogo hanno
fatto emergere l'ipotesi di un attentato razzista. Si tratta, ovviamente di
un'ipotesi sconvolgente. Se venisse confermata si tratterebbe di uno dei più
gravi e feroci attacchi razzisti verificatisi in Europa dal dopoguerra, ed è
perciò comprensibile che, prima di raggiungere tale conclusione, la magistratura
livornese vagli con la massima attenzione ogni indizio, ogni testimonianza.
Contemporaneamente, però, proprio di fronte alla gravità del caso ed alla pena
per le vittime ed i parenti, è necessario che tutti coloro che hanno a cuore la
giustizia facciano sentire la loro preoccupazione e la loro partecipazione. Non
vorremmo mai che forze politiche o singole personalita’, comprensive nei
confronti degli eventuali attentatori o anche soltanto preoccupate per questione
di immagine, svolgessero azioni di disturbo o di pressione per deviare le
indagini. E' urgente perciò far sentire la nostra presenza e il nostro appoggio
alla magistratura inquirente, manifestando tutti la nostra pena e le nostre
preoccupazioni. Vi invitiamo a scrivere lettere ai giornali che più si sono
occupati del caso affinché essi trasmettano il nostro pensiero a tutti, a
cominciare dai magistrati.
Volendo concentrare le lettere ad un indirizzo possiamo scrivere a Franca
Selvatici, che ha seguito il caso per la Repubblica (e che e' una giornalista
seria e attenta), sia presso
firenze@repubblica.it oppure, su carta, a: Cronaca de la Repubblica, Via A.
La Marmora 45, 50121 Firenze.
Ciao a tutti
Sergio Bontempelli, Africa Insieme di Pisa
Di Fabrizio (del 18/08/2007 @ 09:40:54, in Regole, visitato 1771 volte)
http://www.yle.fi/news/id66822.html
Una nuova guida è appena uscita in stampa per ripulire dalle credenze
stereotipate che esistono tra Rom e polizia. La guida intende facilitare la
comunicazione tra i due gruppi nei loro incontri.
Il volumetto spiega i diritti e doveri dei cittadini, il mandato delle autorità e
sottolinea aspetti della cultura Rom.
La guida è il prodotto della collaborazione tra il Ministro degli Interni, il
Tavolo Nazionale sull'Educazione e membri della comunità Rom. Il volumetto
intende anche preparare i cittadini ai cambi introdotti dalla nuova legislazione
sulle parità.
La costituzione finlandese garantisce ai 10.000 Rom lo status di minoranza
nazionale. D'altra parte, molti Rom sentono di non avere un pari trattamento,
per esempio nei raid di polizia.
[...]
Di Fabrizio (del 17/08/2007 @ 10:59:58, in Europa, visitato 2008 volte)
Da crj-mailinglist
La questione rom, dopo essere stata argomento spesso strumentale di polemica politica, esplode in questi giorni di agosto grazie all'eco della stroncatura europea nei riguardi dell'Italia. L'Italia è infatti accusata dall'Europa di non applicare la "direttiva contro la discriminazione basata sulla razza e le origini etniche". E' prima di tutto necessario chiarire alcuni aspetti, intimamente legati a quella che assume le proporzioni di una vera emergenza umanitaria.
I cittadini rom di nazionalità rumena sono a tutti gli effetti cittadini europei, ogni discriminazione nei loro riguardi è doppiamente illecita, oltre che ingiusta. Per quanto riguarda la popolazione di origine jugoslava ed in particolare kosovara essa è vittima delle guerre che si sono succedute in quella martoriata regione.I rom della Jugoslavia e del Kosovo sono sfuggiti alle vendette e alle epurazioni etniche che negli ultimi anni hanno assunto le proporzioni di un moderno progrom.
continua
I recenti disordini di Rom nella capitale sarebbero il risultato della discriminazione, ha affermato giovedì un gruppo dei diritti umani, ma ha minimizzato sul pericolo che queste violenze si possano espandere nel paese.
Martedì la polizia stava pattugliando un quartiere accanto ad un ghetto rom, quando circa 400 Rom armati di coltelli, asce e bastoni sono apparsi richiamati dalla voce che il quartiere stava per essere attaccato dagli skinheads.
L'agitazione era nell'aria da domenica, quando un Rom era stato picchiato da skinheads. Il giorno dopo circa 200 Rom avevano devastato un caffè e attaccato quattro persone che avevano l'aspetto di skinheads.
Le organizzazioni dei diritti umani dicono che questi incidenti sono il simbolo delle condizioni dei Rom in Bulgaria, molti dei quali passano la loro vita in povertà, sono analfabeti e marginalizzati nella società.
Ci sono diversi elementi - tensioni etniche, problemi sociali, severe discriminazioni contro i ghetti zingari - dice Emil Koen dell'osservatorio del Comitato di Helsinki.
"I ghetti sono come polveriere pronte ad esplodere al minimo incidente, Non mi aspetto il crescere della tensione in tutto il paese... I Rom bulgari mancano del senso di solidarietà che i rivoltosi francesi avevano de anni fa," ha aggiunto.
Secondo la polizia gli incidenti non indicano il crescere delle tensioni etniche e viene anche rifiutato il paragone portato dai giornali con i disordini nelle periferie francesi del 2005, stimolati dal razzismo e dalla discriminazione contro le minoranze etniche.
I Rom sono circa il 4,7% dei 7,8 milioni di popolazione bulgara.
Numerose iniziative per affrontare al loro discriminazione sono fallite. Sono sesso trattati con sospetto dai Bulgari, che tendono a stereotipare i Rom come disonesti e pigri.
Alcune organizzazioni Rom hanno detto che le agitazioni di questa settimana sono state deliberatamente provocate dai partiti politici che osservano per ootenere il supporto alle elezioni comunali di ottobre.
La polizia martedì non ha effettuato arresti ed i media locali riportano quanto ha detto il segretario del Ministro degli Interni, Ilia Iliev, di aver paura di essere accudato di discriminazione.
PHOTO: internet - Reuters
Di Fabrizio (del 16/08/2007 @ 08:55:09, in blog, visitato 1954 volte)
Da
La
Voix de Rroms
L'Italia e la Francia sull'elenco europeo dei paesi che discriminano | 14
agosto 2007
Un lancio dell'agenzia AFP ripreso dal giornale Le Monde informa che dopo la
morte di quattro bambini rroms dopo un incendio, l'Italia è stata iscritta "fra
i 14 paesi dell'Ue che mantengono discriminazioni verso i loro abitanti a causa
della loro razza o della loro origine etnica". Questi 14 stati membri dell'Ue
sono: la Spagna, la Svezia, la Repubblica Ceca, l'Estonia, la Francia,
l'Irlanda, il Regno Unito, la Grecia, l'Italia, la Lettonia, la Polonia, il
Portogallo, la Slovenia e la Slovacchia. Constatate dunque che anche la Francia vi
appare, mentre la Romania, l'Ungheria, o anche la Bulgaria non vi
sono. Ciò non vuole dire che non vi sia discriminazione, ovviamente, ma quello
vuole dire anche che, fra i membri dell'Ue, i migliori allievi in materia
d'uguaglianza non sono inevitabilmente ciò che si credono.
In Francia anche, ci sono state disgrazie come quella. Fortunatamente, non 4
morti di colpo, ma ne ce ne sono state, ad esempio a Lione, due piccole ragazze
morte in un incendio, 2 anni fa. E di incendi senza vittime, ce ne sono
regolarmente. L'ultimo è stato quello di Aubervilliers, ma si è inteso parlare
nei mass media soltanto dell'interruzione del servizio del RER, e non dei
caravan bruciati con tutto ciò che c'era dentro e della gente che si è trovata
per strada. Era certamente maldestro per i voyageurs non potere rientrare
da loro e di essere bloccato durante alcune ore alla Gare du Nord o sulle vie,
la prova è che la Sncf le ha compensate, come occorreva. Quanto a quelli che si
trovano senza nulla, fuori... NO COMMENT!
In Italia, i genitori delle vittime passeranno dinanzi al giudice per non
assistenza a persona in pericolo... NO COMMENT!
Non pensiamo che sia a causa di quest'incendio che l'Italia sia stata messa
sull'elenco dei paesi sospettati di discriminazione. In tutti i casi, sembra che
questa tragedia semini il disordine. Destra contro sinistra, potere centrale
contro enti territoriali, ciascuno respinge il difetto all'altro. Una tavola
rotonda a livello nazionale viene chiesta per trovare una soluzione a questa
situazione che l'Italia giudica nuova ed alla quale non sarebbe preparata.
Un'argomentazione come un altra, che vale ciò che vale. Frattanto aspettando,
l'Italia ed i 13 altri stati membri dell'UE che, secondo il parere dell'UE
mantengono discriminazioni razziali, "sono sollecitati da Bruxelles a rispondere
entro il 27 agosto, altrimenti saranno suscettibili di sanzioni finanziarie".
Le cifre dei Rroms dell'Europa centrale ed Orientale entrati in Italia
recentemente sembrano gonfiate (il lancio parla di 60.000), ma non è questo
l'essenziale. Questa cifra potrebbe comprendere anche i profughi politici (e
ce n'è un certo numero, dall'ex Iugoslavia) e gli immigrati in situazione
regolare aventi condizioni di vita normali. L'essenziale è certamente altrove: È
- che sì o no la Romania fa parte dell'Ue? È - che sì o no i Rroms rumeni, come
tutti gli altri cittadini rumeni possono essere considerati tale, in particolare
con un diritto al lavoro che sia effettivo, anche se per un primo periodo
transitorio è soltanto parziale (soltanto alcuni settori sono "aperti"), è - che
sì o no i figli delle famiglie che migrano hanno il diritto di frequentare la
scuola nel paese in cui i loro genitori desiderano installarsi o risiedere un
certo tempo, come è riconosciuto dalla convenzione internazionale relativa ai
diritti del bambino, è - che sì o no possono accedere a questi diritti, tutto
sommato di base, per bidonvilles insalubri, di cui, anche se sopravvivono, non
usciranno mai indenni, o in ogni caso, mai da cittadini europei?
Tale è la questione, e si pone nello stesso modo qui in Francia. Ad un momento
dato occorrerà spiegarsi la realtà, prendere la questione e
trattarla nell'insieme, anziché provare a fare il fai da te a destra ed a sinistra.
Più che dell'immediato di alcune persone in questa o quella città di questo o
quel paese, si tratta dell'Europa di domani! E quello, quello supera i politici
del momento! I politici d'oggi, che siano in Italia, in Francia o altrove,
domani non saranno più là. Alcuni prenderanno la loro pensione, di altri
troveranno un'altra vocazione, altri ancora potranno essere condannati dalla
giustizia per dio sa quale affare... ma noi, saremo là! Riflettiamo ed agiamo
oggi, per continuare ad esistere ancora domani. Se non possiamo agire, almeno
riflettiamo, e riflettiamo a mente fredda
Per leggere il lancio dell'AFP,
PREMETE QUI
Di Sucar Drom (del 15/08/2007 @ 09:31:29, in blog, visitato 1682 volte)
L'immigrazione clandestina fa male alle donne...
"L'immigrazione clandestina fa male alle donne. Nessuna solidarietà senza
legalità. L'Italia a chi la ama", questo il testo dell'ultima campagna di AN
sull'immigrazione clandestina. Una campagna che ripropone scandalosamente,
mescolati tutti assieme in un unico calderone, stereotipi razzisti, misogini,
emergenziali, utilizzando le donne (e la vi...
Rom e Sinti, sindaci: "Servono più risorse"
Basta con la politica dello scaricabarile. I sindaci non ci stanno e alle accuse
del ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, che ha fatto cadere
sulle amministrazioni locali le responsabilità sull'emergenza dei “campi nomadi”
commentando il triste e...
Livorno, criminalizzati i genitori
La svolta giudiziaria fa già polemica: per il rogo di Livorno la procura punta
il dito contro i genitori dei quattro piccoli morti venerdì notte in una baracca
alla periferia della città. Due coppie di romeni sono in stato di fermo nel
carcere delle Sughere con l'ipotesi di incendio colposo e abbandono di minore e
di incapace: due dei bambini erano sordomuti. Reati con pene previste fino a 8
anni di reclus...
Rom e Sinti, una tragedia annunciata
Nella baraonda mediatica di questi giorni possiamo semplificare brevemente le
diverse posizioni. Secondo il Ministro Ferrero servono più soldi e le
amministrazioni locali devono prendersi carico dei Rom e dei Sinti che sono dei
cittadini, offrendo sol...
Rom e Sinti devono partecipare
Comunicato stampa del Comitato Rom e Sinti Insieme
Dopo la tragedia di Livorno con la morte di quattro bambini Rom nell’incendio
della loro baracca, il Comitato Rom e Sinti Insieme denuncia all’opinione
pubblica la vergognosa propaganda messa in atto con false e strumentali di...
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