Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
Semplice: non lo faccio per essere alla moda!

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Conoscere non significa limitarsi ad accennare ai Rom e ai Sinti quando c'è di mezzo una disgrazia, ma accompagnarvi passo-passo alla scoperta della nostra cultura secolare. Senza nessuna indulgenza.

La redazione
-

\\ Mahalla : Storico per mese (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Fabrizio (del 09/06/2007 @ 09:33:17, in Kumpanija, visitato 2303 volte)

Da Roma_Daily_News

Parlando di intellettuali rom in Russia, dobbiamo senza dubbio menzionare le sorelle Pankov, Natalia e Lubov. Natalia era chimica e Lubov biologa. Entrambe le sorelle avevano un'alta coscienza nazionale e spesso affermavano che non potevano permettersi di fare alcunché di sbagliato perché rappresentavano il loro popolo.

Durante la II guerra mondiale le due sorelle si dimostrarono vere patriote. Luba e Natasha erano sorelle di Nickolay Pankov (anche lui eminente Rom, famoso, per esempio, per la sua traduzione del poema di Pushkin "Zingari" in lingua romani). Il loro padre volle che ricevessero educazione superiore. Ma quando la Germania di Hitler dichiarò la guerra all'URSS, le ragazze dovettero lasciare gli studi e iniziarono a lavorare a Mosca nell'industria bellica. "Non è tempo per studiare" dissero al padre. Lavorando sino all'esaurimento, le due ragazze costruivano contenitori per razzi.

Dopo la guerra si laurearono. Di seguito una piccola biografia.

Natalia Pankova (1924-1991). Assistente Ricercatrice dell'Istituto Sottoprodotti Organici e Tinture, dove lavorò per 35 anni. Ebbe una carriera professionale di successo. Per esempio, registrò 30 sviluppi avanzati della tintura di cianuro (ricevendo per questi il certificato di invenzione). Natalia aveva anche talento: cantava e ballava molto bene, dipingeva con matite e colori naturali.

Lubov Pankova nacque nel 1925 Ottenne un dottorato in Biologia nel campo della fisiologia umana ed animale. Ha lavorato principalmente nell'area della fisiologia clinica. E' Assistente Senior di Ricerca di un laboratorio fisiologico dell'Istituto Centrale di Esame Avanzato della Capacità ed Organizzazione Lavorale per Disabili. Le sue ricerche furono su un macchinario per le relazioni intercentrali con le loro anomalie e compensazioni. Lubov lavorò anche per l'Accademia delle Scienze dell'URSS ed istituti pedagogici, dove insegnò fisiologia umana ed animale, attività nervosa e peculiarità anatomica e fisiologica dei bambini e dei teenagers. Inoltre, è autrice e co-autrice di diversi libri di studio e di oltre 50 lavori scientifici, pubblicati principalmente nella stampa. Lubov ha anche fatto molto per preservare e registrare la storia nazionale. Ha scritto le propriememorie, che sono in attesa di pubblicazione.

[...]

Thanks to Nickolay Bessonov for the information

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Di Fabrizio (del 10/06/2007 @ 09:40:40, in casa, visitato 2187 volte)

Da Osservatorio sui Balcani

Con i rom, di ritorno a Mitrovica
07.06.2007

La ricostruzione degli appartamenti nel quartiere di Mahalla - OSCE

Tre donne rom. Dopo otto anni sono rientrate a Mahalla, quartiere rom di Mitrovica raso al suolo durante la guerra. Tra un passato da sfollate e un presente ancora precario. Una nostra traduzione
Di Sebiha Bajrami - Nevipe Kosov@
Selezione e traduzione a cura di Le Courrier des Balkans e Osservatorio sui Balcani



I politici che fanno visita ai rom nel loro quartiere di Mitrovica assicurano che il Kosovo sarà presto indipendente. Il primo ministro Agim Ceku ha aggiunto che il Kosovo indipendente rappresenterà un progresso per tutte le comunità che vi vivono e che nessuno dovrà avere dubbi in merito. “Noi ci auguriamo che tutti coloro i quali hanno lasciato il Paese rientrino in un Kosovo indipendente”, ha aggiunto.

"La nostra vita a Kragujevac era molto difficile. Mio bisnonno viveva in questo quartiere, ed ora noi siamo di ritorno. Non è positivo però essere obbligati a rimanere sotto la protezione dei soldati internazionali, vogliamo essere liberi. Prima o poi questi soldati se ne ritorneranno a casa loro, e allora non sappiamo cosa ci accadrà. E poi speriamo che i nostri figli possano andare a scuola, è là che si prepareranno per il loro futuro”, ci hanno raccontato alcune donne rom del quartiere.

Milikia, una donna di sessantatre anni, è rientrata da Subotica, in Vojvodina, col marito e con i suoi sei figli. Prima della guerra del 1999 viveva in questo quartiere e ora prova a ricostruirsi una vita. Abbiamo parlato con lei della sua nuova casa.

Eccoti nella tua nuova casa, come ti senti?

Milikia: Che dire, dopo la guerra in Kosovo, pieni di paura, abbiamo abbandonato le nostre case. E ora, otto anni dopo, siamo ritornati. Le nostre vecchie case non esistono più. Ma ci hanno offerto questo appartamento. Devo dire che abbiamo un po' paura a stare qui, abbiamo paura ci accada qualche cosa. Prego Dio che non ci accada niente e di non essere obbligati ad andarcene un'altra volta. Abbiamo ricevuto questi appartamenti, non sono così male, va bene.

Sei contenta di ritornare nel tuo quartiere dopo otto anni?

Milikia: Molto contenta. Prima non avevamo alcun rifugio, abitavamo in campi collettivi. E ora, grazie a Dio, stiamo bene. Mio bisnonno viveva qui, e noi siamo ritornati a casa.

Come vi guadagnate da vivere?

Milikia: E' difficile, molto difficile. E' vero che ci hanno offerto questi appartamenti, ma come facciamo se non abbiamo lavoro? Io, per esempio, avrei bisogno di una macchina da cucire, per lavorare e guadagnarmi da vivere. Ci hanno promesso aiuti regolari, ma per il momento non si è visto niente. Ma qualsiasi cosa accada quello che a noi serve ora è la libertà, nient'altro.

Un'altra donna si avvicina a noi per ascoltare la conversazione con Milikia
.

Stiamo parlando con Milikia della sua vita, prima e ora ... Cosa ci puoi raccontare della tua?

Xhanxhia: Che dire? E' stato molto difficile per noi la vita in Serbia. Non era una vita. Ringrazio l'organizzazione che ha costruito questi appartamenti per noi e che ha organizzato il ritorno in questo nostro quartiere rom. Qui, c'è la mia famiglia.

Che piani avete per il futuro? Nessuno di voi lavora ...

Xhanxhia: E' vero. Quando ci siamo spostati in questi nuovi appartamenti ci hanno promesso tre mesi di aiuti alimentari. Questa promessa non è stata rispettata. Come facciamo a vivere se non abbiamo lavoro? E' vero che ci hanno regalato delle stufe a legna e che abbiamo la corrente elettrica, ma non sappiamo cosa faremo in futuro. Non riceviamo più le nostre pensioni, e non abbiamo nulla.

Ricevete le pensioni a Belgrado?

Xhanxhia: Ho ricevuto la mia pensione solo per un anno, poi è stata tagliata. Non sappiamo che fare, abbiamo iniziato a cercare cose nella spazzatura perché abbiamo fame e non abbiamo niente da mangiare. E' per questo che imploro Dio che ci dia la libertà in Kosovo, e perché non ci sia più guerra. Siamo tutti uguali, fatti di carne e sangue.

Si avvicina Aichia. Anche lei è appena ritornata nel suo quartiere dopo otto anni passati a Kragujevac.


Dopo essere stata a Kragujevac siete ritornata nel vosro vecchio quartiere. Siete contenta?


Aichia: Certamente! Sono molto felice. La nostra vita a Kragujevac era molto difficile. L'organizzazione DRC ci ha donato cucine ed altri aiuti. Vorrei però dire che noi siamo abituati a vivere in case con un giardino e non in questi edifici con più piani. Ci servirebbe inoltre un miglior acesso ai servizi sanitari, per non essere obbligati ogni volta a recarci a Mitrovica nord, è troppo lontana per i malati.

Come fate per i generi alimenari visto che nessuno di voi ha un lavoro?

Aichia: Quando siamo arrivati qui ci hanno detto che avremmo ricevuto dei generi alimentari. E a volte, ce ne danno. Facciamo il giorno prima delle liste di ciò di cui abbiamo bisogno. Ma poi meno della metà di ciò che abbiamo chiesto arriva veramente fino a noi. Da questo punto di vista non si può certo dire le cose vadano bene. Evidentemente qualcuno si sta arricchendo sulle nostre spalle. A volte non abbiamo né la corrente elettrica né l'acqua.

Qual'è la situazione in merito alla sicurezza nel quartiere?


Aichia: La nostra casa è in fondo al quartiere. La polizia del Kosovo è nel quartiere 24 ore su 24. E ci sono anche i soldati danesi e francesi della KFOR. Ciononostante non è positivo essere protetti tutto il tempo dai soldati, vogliamo essere liberi. Prima o poi i soldati se ne ritorneranno a casa, e allora non sappiamo cosa ci accadrà.

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Di Fabrizio (del 11/06/2007 @ 09:54:06, in Europa, visitato 1910 volte)

Da Czech_Roma

TRANSITIONS ONLINE: Czech Republic: Time Bomb for Roma by Mia Malan and Jayalakshmi Shreedhar - 31 May 2007

Alti livelli di uso di droghe e sesso senza protezione creano una crisi indefinita per le comunità ceca

PRAGA Milan Horvat si sveglia ogni mattina ed esce in strada per incontrare i suoi "clienti".

E' un uomo di mezza età sempre vestito alla stessa maniera: vestito e scarpe nere, camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. Quattro anelli d'oro, due per mano, brillano [...]. Ha l'aria di un uomo d'affari. Ma il suo lavoro a Praga non è affatto normale.

Ogni giorno. Horvat incontra tossicodipendenti nei vicoli della città. Molti di loro sono Rom. Vuole aiutarli ad uscire dal vizio, ma è un compito complesso e talvolta senza speranza. Nel contempo, fornisce nuovi aghi e siringhe al posto di quelle usate. Se proprio devono iniettarsi droghe, gli strumenti che usano siano almeno puliti, questa è la sua attitudine.

SIAMO IN ATTESA DI UN'EPIDEMIA?

[...] "Anch'io vengo dalla strada, sono Rom e qui mi sento a casa, anche se non ho mai fatto uso di droghe," brontola. "Ma so cosa significa la droga."

Horvat ha esperienza personale sull'abuso di droga: lui e la sua famiglia hanno lottato per anni per aiutare suo fratello tossicodipendente. Ebbero successo e suo fratello smise di drogarsi. [...]

"Quando leggo sul giornale, 'Cerchiamo Rom per lavoro di strada', [...] so che il mio lavoro può essere importante."

Horvat è uno dei due lavoratori di strada dell'organizzazione Romodrom, che raggiunge i tossicodipendenti in questa comunità praghese. Crede che il problema tra i Rom sia uno dei più grandi in quanto non ci sono stime.

Ci sono circa 5.000 tossicodipendenti nella città registrati da Romodrom. L'organizzazione ritiene che almeno il 40% sono Rom - anche se si stima che siano il 2% della popolazione globale dei 10 milioni di cittadini cechi. L'anno scorso , Romodrom ha contattato circa 6.000 clienti e distribuito 25.000 aghi puliti.

Horvat dice che circa 140 Rom cercano ogni giorno il centro.

Romodrom ha un programma speciale rivolto ai tossicodipendenti, per proteggere dalle infezioni con vari agenti di trasmissione, come epatite ed HIV.

Nella Repubblica Ceca nel 2004, circa il 9% delle persone con HIV si è infettata assumendo droghe, secondo l'agenzia AIDS delle Nazioni Unite. D'altra parte, nessuno conosce quanti di loro siano Rom, perché la legge ceca non permette di raccogliere dati sanitari su base etnica.

Uno studio bel Programma ONU di Sviluppo del 2004 su Rom e HIV/AIDS ha trovato un incremento drammatico del tasso di infezione da HIV in Europa Centrale. Secondo lo studio, HIV/AIDS affliggono gruppi con alti tassi di povertà, alta mobilità e accesso limitato ai servizi sociali. Anche se il numero totale di quanti nella Repubblica Ceca vivono con l'HIV è basso, circa lo 0,1% della popolazione, secondo una stima del 2005 di UNAIDS, i Rom paiono possedere tutti i tratti che rendono le persone vulnerabili nel contrarre l'HIV: poveri, le donne generalmente sono disoccupate, genitori e figli raramente parlano di questioni sessuali, alto abuso di alcool, molto basso uso del condom.

VITA SUL LATO SBAGLIATO DELLA STRADA

Quello che rende la situazione ancora più terribile è che molti Rom non hanno documenti d'identità, avendo così un accesso limitato ai servizi sanitari. Per questo sono meno capaci di ricevere informazioni preventive sul virus o di essere controllati. E quanti hanno accesso ai servizi e all'informazione sanitaria hanno una forte sfiducia nel sistema sanitario - soprattutto le donne rom, che in passato vennero spesso sterilizzate senza consenso, per paura del governo dei loro alti tassi di nascita.

Esistono pochissimi dati ufficiali sui problemi di droga e sanitari dei Rom cechi - specialmente riguardo all'HIV. E questa mancanza la potenzialità di una situazione già pericolosa.

Pochi chilometri fuori Praga, una stretta pista costeggia la ferrovia e si arrampica su una desolata collina. [...] L'asfalto si interrompe al limite di una serie di piccole case. Le case sono di fango e con le porte sfondate, i vetri delle finestre rotti e i fili elettrici partono da una cabina come serpenti. Ogni edificio ha due piani, non ci sono bagni. Le famiglie condividono uno sporco bagno comune senz'acqua calda.

Qui è dove vivono i Rom - isolate enclave "sul lato sbagliato della strada" nella piccola cittadina di Libcice nad Vltavou.

Dei 150 Rom che vivono qui, soltanto 8 su 80 adulti hanno mai avuto un lavoro. Gli altri 70 sono bambini.

Disoccupazione e povertà sembrano seguire i Rom dovunque vadano. Uno studio dell'Istituto di Ricerca per gli Affari Lavorali e Sociali di Praga stima in 70% il tasso di disoccupazione tra i Rom. Molti tra quanti hanno trovato lavoro tra quelli poco specializzati. Come risultato, la maggior parte campa con gli assegni sociali direttamente o tramite familiari.

INTEGRAZIONE ATTRAVERSO LE DROGHE

Jozef, un uomo vigoroso di circa trent'anni, è uno dei pochi nel villaggio con un lavoro. La sua casa è arredata meglio delle altre ed ha più cibo dei suoi vicini. Ma è rabbioso e cammina avanti e indietro. Vuole parlare del problema droga nella sua comunità. Suo padre interviene per fermarlo; è preoccupato delle ripercussioni sulla famiglia se parlano di questo problema.

"Possono succedere cose" ammonisce. Ha paura che comincino a chiamarlo traditore e creatore di problemi. Parlando, puoi mettere i tuoi amati nei guai, dice.

"I Rom vedono l'uso della droga come una via er integrarsi nella società maggioritaria" dice Ivan Vesely, che dirige Dzeno, uno dei gruppi Rom di supporto legale più vasti di Praga. "E' più difficile integrarsi attraverso lo studio e il lavoro - c'è molta discriminazione in questi campi. Assumendo droghe, i Rom imitano i non-Rom nel loro stile di vita," dice.

I Rom nelle città fanno uso di eroina e pervitina, una forma locale di anfetamina, dice Horvat. Nelle aree rurali, inalano toluene, un colorante, e colla, soprattutto i più giovani, secondo Marta Hudeckova, direttrice di Manusa (Gente), un'organizzazione Rom femminile.

Horvat asserisce che la situazione è talmente seria che "madri disperate denunciano alla polizia i loro figli per falsi furti purché stiano in prigione un anno o due" sperando che l'accesso alla droga sia più difficile dietro le sbarre.

Bambini di 12, 13 anni hanno problemi con le tossicodipendenze," dice Horvat. "Ma non si può aiutarli - secondo la legge le OnG possono lavorare con ragazzi sopra i 15 anni, i minri di quell'età devono avere un rappresentante legale.

Le OnG come Romodrom e Manusha hanno risposto facendo partire campagne informative nelle scuole per portare attenzione al problema droga tra i bambini rom. Per le classi hanno inscenato una satira drammatica che spiega come fare quando qualcuno offre loro droga o come dirlo ai genitori.

"Vogliamo cambiare realmente qualcosa per la nostra gente" dice Marie Gailova, presidente di Romodrom. "Lavoriamo dalle 13 alle 14 ore al giorno per aiutare giornalmente 300 Rom in 5 regioni diverse dove operiamo."

Il non parlare apertamente di droga nelle comunità non è la sola sfida. E' altrettanto inaccettabile parlare di sesso.

"NOI NON USIAMO QUELLE BUFFE COSE"

La compagna di Jozef, Gabriela (29 anni), stringe fra le braccia il figlio di due anni. E' chiaramente il suo tesoro.

Jozef e Gabriela non sono sposati. Non ne vedono la necessità. La loro relazione è basata sulla fiducia - una relazione che esclude categoricamente discussioni sul sesso o l'HIV.

"Ho mai usato un condom, perché posso fidarmi del mio partner," dice Gabriela. "Non so se le mie amiche usino il condom, perché di sesso non si parla. Ma non penso lo usino."

Gabriela e Jozef non hanno mai fatto un test HIV.

Un recente studio del Wisconsin Medical College negli Stati Uniti ha trovato che l'uso del preservativo tra i Rom nell'Europa Centrale ed Orientale e raro principalmente associato alla contraccezione. A partire dagli anni '50 le autorità cecoslovacche hanno usato la sterilizzazione, accompagnata a volte con somme di denaro, per rallentare la crescita della popolazione rom. Molte donne hanno citato in giudizio i governi ceco e slovacco per essere state sterilizzate senza il loro consenso.

Una volta sterilizzate, le donne spesso rifiutano l'uso del preservativo, in quanto lo intendono come una protezione contro la gravidanza ma non contro le malattie trasmesse sessualmente. La ricerca mostra anche che gli uomini hanno una maggior libertà sessuale prima e durante il matrimonio. Hanno possibilità di pratiche sessuali con sconosciuti/e e più potere di relazione delle donne. Lo studio mostra che i Rom in Europa sono a conoscenza dell'HIV, ma non se ne sentono personalmente minacciati.

"Il sesso è qualcosa che tutti fanno, ma di cui nessuno parla," dice Lida Polackova, consulente romani del dipartimento affari sociali della città di Ostrava, città industriale nella Repubblica Ceca dell'est, dove vivono molti Rom. "Circa nessuno nelle comunità Rom sa se sia positivo o negativo all'HIV. E il sesso prematrimoniale è completamente naturale,a  partire dai 13 o 15 anni di età."

Tornando a Libcice nad Vltavou, due teenagers in jeans attillati bisbigliano di sesso fumando fuori da una casupola. [...] "Noi non usiamo quelle buffe cose," dice una. "I condom non sono per noi."

Un lungo treno passa accanto, rendendo impossibile la conversazione. Tutt'attorno non c'è niente. Al posto di un luogo dove vivono dozzine di persone, potrebbe essere scambiato per un deposito merci della ferrovia.

La prevenzione dell'HIV, dice Horvat, non può avvenire nell'isolamento.

Migliorare l'accesso ai servizi sanitari, alla scuola, all'impiego, è parte della soluzione, secondo le stime di tutti: dagli operatori di strada agli esperti dell'Unione Europea e della Banca Mondiale. Nessuno degli innumerevoli problemi che i Rom affrontano in posti come Libcice può essere affrontato da solo. Horvat e quanti altri conoscono la comunità ritengono irrealistico che i Rom lascino le droghe e così smettano di essere vulnerabili all'HIV/AIDS, quando le droghe offrono l'unica via di fuga da una dura realtà di povertà, discriminazione e segregazione di ogni giorno.

E mentre molti Rom continuano a vivere in ghetti senza igiene adeguata, non ci si può aspettare che si preoccupino del sesso sicuro, anche quando siano informati sulle malattie trasmesse sessualmente.

Nel suo ufficio di Praga, un agitato Horvat si irrita mentre analizza le strategie per aiutare la sua gente.

"Per me il momento migliore nel mio lavoro sarebbe quando non ci saranno più tossicodipendenti o affetti da HIV," dice. "Quando i servizi come il mio non saranno più necessari perché tutti avranno accesso ai servizi che possono aiutarli."

Sospira, e ritorna al suo lavoro. La sovrabbondanza sembra ancora un percorso molto lungo per persone come Milan Horvat.

Mia Malan is the Internews Senior Health Journalism Adviser in Washington, D.C. Jayalakshmi Shreedhar is the Internews Project Director of the Local Voices Project in India.

Lucia Curejova, Maria Husova, Petrana Puncheva, Petru Zoltan, and Susan Mathew contributed to this article, which was produced during a TOL health reporting seminar.

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Di Sucar Drom (del 12/06/2007 @ 09:36:14, in blog, visitato 1471 volte)

Milano, l'Opera Nomadi chiede di essere ascoltata
Abbiamo ricevuto le seguenti riflessioni di Maurizio Pagani dell'Opera Nomadi di Milano che precedono il Seminario promosso dall’ISMU – Milano 13 Giugno sul tema dell’abitare e delle politiche pubbliche rivolte alle Minoranze rom e sinte. Maurizio Pagani è già intervenuto pubblicamente su ...

Torino, per i Sinti e i Rom si vuole seguire la strada di Roma e Milano?
«Di nuovi campi-nomadi a Torino non se ne parla. In compenso bisogna militarizzare quelli autorizzati per garantire il numero chiuso». Parola di Agostino Ghiglia, che durante la riunione della quarta commissione presieduta da Maria Teresa Silvestrini ha fatto saltare sulla sedia gli assessori Borgione (Servizi sociali) e Borgogno (Polizia municipale). Emergenza nomadi: è scontro fra maggioranza e ...

Minoranze Linguistiche, il piano scolastico esclude i bambini sinti e rom
Il Ministero della Pubblica Istruzione ha reso noto il Piano di interventi e di finanziamenti, relativamente al prossimo anno scolastico, per la realizzazione di progetti nazionali e locali nel campo dello studio delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti a minoranze linguistiche. Le scuole interessate potranno inviare i progetti entro il prossimo 15 settembre.
In considerazio...

Mantova, azione spettacolare per consegnare otto avvisi di garanzia
In merito alla notizia “una retata al campo nomadi” offerta dalla stampa con ampio risalto, l’Associazione Sucar Drom e l’Ente Morale Opera Nomadi contestano le dichiarazioni del Pubblico Ministero Tamburini e in particolare le parole del Tenente Colonnello dei Carabinieri Maurizio Esposito.
Il P...

Trento, presentata l'Associazione Nevo Drom TN
I Sinti trentini chiedono di essere tutelati come minoranza etnico-linguistica e di avere a disposizione delle microaree dove vivere. “I campi nomadi, ad esempio quello di Ravina, sono sovraffollati e moltissimi sono costretti ad andarsene quando decidono di mettere su famiglia perché manca qualsiasi riservatezza”, hanno detto mercoledì 6 giugno a Trento Giuliano e Mirco Gabrieli presentando l’ass...

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Di Fabrizio (del 13/06/2007 @ 10:16:59, in Italia, visitato 1547 volte)

Questa mattina un nuovo sgombero di persone è stato portato a termine a Milano.

Un centinaio di persone, in maggioranza rom rumeni emigrati a inizio anno dai dintorni di Craiova, sono stati allontanati dalle Forze dell’Ordine dall’area dell’ex autoparco del demanio comunale di viale Toscana.

Come per lo sgombero del dicembre scorso, richiesto allora dal costruttore Ligresti e da cui ha avuto origine la vicenda del Comune di Opera (con il noto incendio delle tende allestite dalla protezione civile provinciale da parte di cittadini e politici locali), non è ben chiaro se l’area in questione sia stata acquisita da un privato e che destinazione edilizia avrà in futuro.

Ancora una volta però di fronte agli interessi speculativi all’insegna di inesorabili colate di cemento che soffocano questa città, le persone non hanno alcun valore.

Di certo rimane uno sgombero avvenuto con un preavviso di sole poche ore e senza alcuna alternativa per gli occupanti.

Settanta, cento persone, tra cui molti bambini piccoli, neonati e 5 donne in stato di gravidanza, si sono così riversate con i propri poveri averi nel vicino Parco Ravizza, a pochi passi dal centro della città. E lì sono rimasti.
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Di Fabrizio (del 14/06/2007 @ 09:12:09, in casa, visitato 1838 volte)

Ricevo da Ernesto Rossi:

31 DICEMBRE 2006/1 GENNAIO 2007…

Un incendio devasta un terzo del campo provvisorio (dal marzo 2006!) di Triboniano, dove il Comune, per poter effettuare i lavori di risistemazione, ha trasferito i Rom romeni che stavano nell’adiacente campo comunale, lasciandoceli con UN rubinetto per l’acqua e 12 gabinetti chimici per 560 persone, uomini, donne, bambini.

La nuova amministrazione decide, dopo l’incendio, di sistemare il campo.

Una decisione EPOCALE, si dice.

Dopo aver dichiarato e sottoscritto l’intento di collaborare con le associazioni, e dopo averle convocate ben due volte,…silenzio assoluto.

In realtà la collaborazione è prevista solo per la Casa della Carità.

Dopo CINQUE mesi l’impresa non è ancora compiuta, ma certo le difficoltà non sono state poche. Anzitutto quella di capire.

Capire che non si tratta di sistemare un po’ di famiglie, definite ‘NOMADI’, benché in Romania abitassero da generazioni in case, ma di affrontare il tema, come dicono nei dibattiti e in televisione, dell’interculturalità.

Si tratta infatti di una COMUNITÀ, parte di un popolo, con una sua storia, una sua lingua, usi e costumi propri.

L’intervento del Comune di questo non si occupa: i capi vengono mandati via, le famiglie allargate vengono spezzate e disperse in diverse ‘aree’.

Ne parlano giornali e televisioni e questa risonanza mediatica un risultato (certamente non voluto, né previsto) lo ottiene: un po’ di ‘padroni’ (così dicono i Rom) si rendono conto, o per l’indirizzo o perché l’hanno riconosciuto in qualche ripresa o foto di giornale, di avere alle loro dipendenze, magari da anni, un terribile ‘ZINGARO’.

E così 20 o 30 (probabilmente di più) di loro vengono…lasciati a casa, LICENZIATI.

Sono passati alcuni mesi: LE PENTOLE SONO VUOTE!

Anche in questa vicenda c’è una morale: MA ANDATE A RUBARE!


…3 GIUGNO 2007 - ASSOCIAZIONE “AVEN AMENTZA” – UNIONE ROM E SINTI

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Di Fabrizio (del 14/06/2007 @ 10:04:15, in Italia, visitato 1597 volte)

COMUNICATO STAMPA

Un altro sgombero all’insegna dell’inciviltà: ieri all’ex autoparco di via Toscana una settantina di rom romeni sono stati sgomberati e poiché non hanno accettato la proposta dell’assessorato alle politiche sociali sono stati abbandonati in mezzo alla strada. Donne incinte – anche all’ ottavo mese - bambini – anche lattanti – si sono rifugiati sui prati del parco Ravizza. Sollecitati dalla Rete Nopattodilegalità gli assessorati alle politiche sociali di Comune e Provincia, la Prefettura si sono trincerati dietro il rifiuto dei rom di dividere le famiglie, donne e bambini da una parte, gli uomini al loro destino.

Così nessuno ha fatto nulla. Queste persone sarebbero rimaste con i loro figlie e le loro cose ammassate in sacchi di plastica sotto il temporale che ha colpito Milano se nella notte non avessero cercato un rifugio provvisorio in uno dei tanti stabili abbandonati a se stessi in questa città: una scuola alla Comasina.

Ma tutto non finisce qua, altri sgomberi sono annunciati: a Chiaravalle, a Legnano altre centinaia di uomini, donne e bambini verranno sbattuti fuori dalle loro baracche, gli uomini perderanno il loro lavoro, del loro destino nessuno si cura. Eppure queste persone fanno parte da anni della nostra comunità e da gennaio sono, come noi, cittadini della Comunità europea.

Eppure le soluzioni ci sono: ragionare sul superamento della logica dei campi, affrontare le esigenze abitative anche di chi è diverso da noi, anche trovando soluzione temporanee che non espongano esseri umani a condizioni umilianti e degradate.

Questa responsabilità tocca alle istituzioni, alle amministrazioni che non possono semplicemente chiudere gli occhi di fronte a un problema che non si risolve così.

Per prima cosa noi chiediamo l’istituzione immediata di un tavolo permanente con tutti i soggetti istituzionali e con tutte le associazioni che operano nel sociale perché insieme, e non contro, questi nostri concittadini si trovino soluzioni che partano dal principio di uguaglianza dei diritti come dei doveri e con lo stesso rispetto, con la stessa dignità che chiediamo per noi stessi.

Rete Nopattodilegalità, Lista Uniti con Dario Fo per Milano, NAGA, Opera Nomadi, Aven Amenza, Festa dei popoli di Opera

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Di Fabrizio (del 15/06/2007 @ 09:17:34, in conflitti, visitato 1999 volte)

12:21 - 13.06.2007

L'organizzazione internazionale berlinese delle vittime del nazismo, ha chiesto oggi di commemorare le vittime rom del protettorato nazista di Boemia e Moravia in una maniera dignitosa e critica Praga per aver permesso che si situasse un salumificio sul sito di un ex campo d'internamento.

L'organizzazione ha girato ad Angela Merkel, presidente EU di turno, la richiesta di affrontare la questione.

Il salumificio a Lety (vicino a Pisek nella Boemia del sud) è situato dove c'era un ex campo d'internamento dove morirono centinaia di Rom e altre centinaia vennero deportati nei campi di sterminio.

L'appello [...] è indirizzato anche al primo ministro ceco Mirek Topolanek, è stato sottoscritto da organizzazioni internazionali dei campi di concentramento di Oswiecim (Auschwitz) e Buchenwald assieme al Consiglio Centrale dei Rom e dei Sinti tedeschi.

Si è aggiunta la firma di Cenek Ruzicka, capo del comitato Ceco per la compensazione delle vittime dell'olocausto Rom.

L'attuale situazione di Lety è vergognosa per un paese democratico come la Repubblica Ceca, inoltre umilia la memoria delle vittime e dei sopravissuti all'Olocausto.

Noah Flug, presidente del Comitato Internazionale Auschwitz, dice che i firmatari protestano contro questa situazione. Aggiunge che è impossibile che un salumificio sorga dove tanta gente è morta in passato.

Author: ČTK

Riferimento: Lety

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Di Fabrizio (del 15/06/2007 @ 10:11:20, in casa, visitato 1877 volte)

COMUNICATO STAMPA
CHIARAVALLE: ACCOLTI GLI ANIMALI E CACCIATI GLI ESSERI UMANI. IL PROBLEMA È IL DEGRADO DELLA POLITICA


Dichiarazione di Luciano Muhlbauer, consigliere regionale Prc-Se

“Ancora uno sgombero di una baraccopoli rom, questa volta a Chiaravalle, e ancora una volta esponenti istituzionali di primo piano del centrodestra esultano in coro. Beninteso, le famiglie rom “allontanate” non sono sparite e supponiamo debbano insediarsi in qualche altro spazio abbandonato e abusivo. E così, il “gioco” della caccia allo zingaro potrà ricominciare da capo.

Infatti, il Comune non ha offerto soluzioni alternative, salvo che alle donne e ai minori, ma com’è ovvio la politica della divisione dei nuclei familiari non funziona, né potrebbe funzionare. In cambio, come il vicesindaco De Corato sottolinea con orgoglio, i sette cuccioli di cane trovati nel campo sono stati sistemati tutti nel canile municipale. Tutto bene, insomma, agli animali la magnanima accoglienza del Comune e agli esseri umani la strada. Non ci potrebbe essere fotografia migliore del grado di involuzione raggiunto dalla vita politica e istituzionale nella prosperosa Milano.

Evidentemente, di risolvere il problema delle baraccopoli e del degrado non gliene frega niente a nessuno. Anzi, fa molto più comodo avere insediamenti rom sparsi in giro, nel più totale abbandono, perché permettono di costruire periodicamente tante belle campagne politiche, assolutamente paganti sul piano elettorale. E’ successo anche a Rho, dove nelle ultime elezioni la Lega ha moltiplicato i suoi voti grazie alla propaganda d’odio e alle promesse di cacciare i rom. Tuttavia, una volta centrato l’obiettivo politico, il neosindaco del centrodestra rhodense ha chiarito immediatamente che lui non intende assolutamente smantellare il campo nomadi.

Chiaravalle sarà presto dimenticato perché arriveranno altri sgomberi. Anzi, si moltiplicheranno all’infinito, specie ora che anche Penati ha deciso di partecipare al “gioco”. E allora, dagli addosso al rom, al clandestino e all’immigrato, tutto quanto con la benedizione del Partito Democratico del Nord e del Patto per Milano Sicura firmato dal Ministro Amato.

La conclusione di tutto questo è prevedibile e per nulla edificante. Le destre continueranno ad accumulare consensi e soprattutto a estendere la loro egemonia culturale, la sinistra moderata si cullerà nell’illusione di poter riconquistare potere istituzionale e rimedierà forse qualche inciucio con Forza Italia e, perché no, con la Lega. La città e i suoi cittadini, invece, dovranno rassegnarsi a un futuro di degrado e precarietà, ben condito con tante videocamere di sorveglianza, migliaia di poliziotti e, quando serve, anche con le transenne contro la birra e i bonghi.

Una prospettiva tutt’altro che rosea. Ora sta alle forze della sinistra, politica e sociale, assumersi le proprie responsabilità e uscire dal torpore e dalla rassegnazione. Questa è la vera scommessa, se non vogliamo morire tutti quanti leghisti”.

Milano, 14 giugno 2007

Ufficio stampa Gruppo regionale Prc

Manuela Della Nave

02.67486218 333.8355484

manuela.dellanave@ consiglio. regione.lombardi a.it

http://www.gruppopr clombardia. it

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