Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 16/05/2007 @ 09:40:08, in scuola, visitato 2993 volte)
Da
Roma_Shqiperia
La maggior parte dei bambini rrom vive in condizioni socio-economiche
estreme, sono presenti contingenze negative e queste sono collegate ad
insufficienze materiali per ottenere l'educazione dei bambini. La maggior parte
delle contingenze negative sono collegate all'analfabetismo che a sua volta è
conseguenza dell'assenza di educazione prescolare e scolare, una situazione che
accompagna i bambini rrom per tutta la loro vita. In questa condizione il
loro livello di scolarizzazione peggiora continuamente, ciò diventa palese nelle
classi seconde e terze quando diminuiscono le loro capacità di assimilazione.
Un'altra causa seria è che molti bambini non sono registrati negli uffici
pubblici [...] La ragione è connessa ai matrimoni prematuri (13-17 anni) delle
ragazze rrom.
Cattive condizioni e vita in miseria, senza un riparo, senza il minimo delle
comodità sono conseguenza della tradizione di vivere in case temporanee dove
l'assenza del minimo indispensabile è evidente. Queste sono le ragioni che
impediscono una normale educazione e la creazione della loro personalità futura.
Come conseguenza i bambini rrom interrompono i loro studi, abbandonano la
scuola, il numero degli analfabeti aumenta, questo porta all'aumento dei
consumatori di droga, delle vittime di traffico di persone e dei bambini che
lavorano in nero ecc.
Tenendo conto di queste situazioni, cresce la necessità di assicurare non
solo il livello di vita socio-economico. Queste sono le premesse, ma noi
lavoriamo per assicurare la continuità nell'educazione per tutti i 9 anni del
sistema scolastico attraverso la creazione di condizioni e di un sistema
ausiliari.
La realizzazione di insegnamento supplementare può essere un metodo efficace
per aiutare gli studenti nei campi dove mostrano inferiorità. Lezioni
complementari danno la capacità di assorbire i programmi educativi.
Alcune indagini, assieme alla nostra esperienza, mostrano che le zone
più problematiche sono quelle dove sono diffuse le minoranze rrom, che devono
essere considerate separatamente, conformemente ai loro bisogni. Tra queste ci
sono: Allias (Kinostudio) , Selite, Nishtulla Nr 3, Tirane, Fushekruje , Shkozet
Durres , Rrapishte Elbasan, Bilisht, Kullair Korce , Baltez Fier, Levan Fier,
Llakatund Vlore, Morave Berat,
E' necessario aiutare lo sviluppo delle condizioni socio-economiche. Lo
sviluppo della continuità scolastica sarà primariamente assicurata creando le
condizioni per la frequenza e il non abbandono scolastico. La nostra sfida è la
frequenza nei 9 anni obbligatori.
Questa è una ragione perché pensiamo che la realizzazione di insegnamento
supplementare può essere un metodo efficace. Gli studenti dovrebbero essere
aiutati nelle materie dove mostrano deficienze. Le lezioni complementari li
rende in grado di assorbire i programmi educativi.
Molti dei bambini rrom, specialmente quelli di famiglie nel bisogno, hanno
serie deficienze che li allontanano dalla normale frequentazione della scuola
media pubblica.
Come è indicato nel programma dell'Atto Fondativo dell'organizzazione Rromani
Baxt Albania, una delle priorità nel campo dell'educazione è il preservare
ed imparare la lingua rrom. Giudichiamo la lingua un elemento fondamentale
dell'identità rrom, da salvare dall'assimilazione, che è una naturale
conseguenza della coesistenza con la maggioranza. E' importante coltivare
parametri contemporanei dellostandard della lingua rrom.
Il nostro desiderio è importante, ma non basta. Donatori come CCFD Francia e
CORDAID Olanda aiutano il nostro progetto ad Alliasi (Kinostudio) . Entrambe
tentiamo di insegnare la lingua rrom con metodi innovativi e questo non basta.
E' necessario il sostegno con testi pedagogici, con letteratura appropriata che
permettano sistemi moderni per l'insegnamento della lingua.
La creazione di una modesta infrastruttura, coadiuvata con audiovisivi, con
pubblicazioni illustrate, con racconti filmici permettono l'assorbimento della
lingua rrom alle giovani generazioni. E' evidente il bisogno di insegnanti rrom,
la loro preparazione pedagogica, la creazione di un gruppo solido, capace di
insegnare il rromanes in tutta la sua profondità.
Nel processo educativo, sin dai primi anni si notano deficienze
nell'equipaggiamento con testi scolastici e letterari, [...]
E' importante fornire aiuto finanziario agli studenti talentuosi di livello
economico più basso, per pagare le spese scolastiche e di alloggio nei casi in
cui studino in altri distretti.
I Rrom che frequentano il ginnasio hanno deficienze in diverse materie e in
quelle comprese nell'esame di maturità, che sono di speciale importanza come
parte dei test obbligatori per accedere all'università.
L'esperienza condivisa dice che la realizzazione di insegnamento supplementare
per quanti frequentano il ginnasio può essere un metodo efficace. I ragazzi
andrebbero aiutati in quelle materie dove provano inferiorità. Le lezioni
complementari permettono loro di passare i test per andare all'università.
E' possibile rendersi conto che la creazione delle condizioni richieste, si
incontra con la crescente sensibilità per la creazione di un'intelligenza rrom,
che permetterà il raggiungimento di livelli professionali ed educativi, una
obbligatoria richiesta del mercato del lavoro e l'integrazione dei più giovani
nella società.
La creazione di una generazione rrom scolarizzata, con un contemporaneo
livello nella teoria e nella pratica, sono la premessa per la loro inclusione
nelle strutture amministrative, tra cui quelle dove la presenza dei rrom è
importante per la comunità.
Questa orientazione socio-economica come priorità della strategia di Rromani Baxt Albania
vede giovani ragazzi e ragazze rrom che abbiano l'ambizione di frequentare le
università, qui o all'estero.
Per quanto sopra descritto, questi sono gli obiettivi e priorità:
· 1.1 Educazione prescolare.
· 1.2 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per assicurare la
frequenza della scuola pubblica e il suo non abbandono.
· 1.3 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per
assicurare la frequenza della scuola media.
· 1.4 Educazione e creazione delle condizioni più appropriate per
assicurare la frequenza dell'università.
·
1.5 Protezione, coltivazione ed assorbimento del linguaggio rrom, che significa
la creazione di una infrastruttura con significati e sviluppi didattici,
formazione dello staff didattico che seguirà l'insegnamento della lingua rrom.
Pubblicazione di letteratura pedagogica, illustrati, audiovisivi, che
aiutino l'apprendimento della lingua rrom conforme agli standard attuali.
Suscettibilità dell'opinione pubblica e pressione democratica per includere
l'insegnamento della lingua rrom nei programmi della scuola pubblica,
soprattutto dove esiste un'alta percentuale di popolazione rrom.
Devlesar
Furtuna
Rromani Baxt Albania
Address: Rruga "Halit Bega", Nr. 28, Tirane
Tel/Fax: 00 355 4 368 324, E-mail
afurtuna@albaniaonl ine.net
Di Fabrizio (del 17/05/2007 @ 09:47:45, in Italia, visitato 1961 volte)
Da
ChiAmaMilano
I settanta Rom al parco Lambro avevano mobilitato
oltre un migliaio di persone terrorizzate dal loro arrivo, ma in via Feltre
pochi hanno paura
Esattamente un mese fa partiva da Piazza Udine e si
svolgeva lungo via Feltre
un gremito
e vivace corteo di protesta contro l'insediamento di un gruppo di Rom in
una struttura all’interno del Parco Lambro.
Espulsi da
Opera, dopo un feroce presidio di molti abitanti del paese alle porte di
Milano durato per oltre un mese, una settantina di nomadi –di cui oltre la metà
bambini– erano stati accolti da Don Colmegna presso la sede del Caes situata
all'interno del parco.
L’11 aprile
erano
oltre un migliaio a manifestare, tra i soliti slogan che suonano ormai
sempre più come vere e proprie “dichiarazioni di guerra”: non solo residenti e
commercianti della zona preoccupati dell'ulteriore disagio che questi nomadi
avrebbero arrecato ad una zona già da tempo in evidenti condizioni di degrado,
ma anche e soprattutto esponenti di Lega e Alleanza Nazionale. Politici per cui
la “caccia ai Rom” è diventata il cavallo di battaglia, la bandiera da
sventolare all'infinito, il simbolo per eccellenza della lotta a tutti i mali.
A quattro settimane di distanza dalla “marcia anti-rom”,
siamo tornati in Piazza Udine e in via Feltre
per tentare di captare gli umori di chi in quelle zone ci vive o ci lavora
(ascolta
le interviste audio). Se davvero l'arrivo dei nomadi abbia comportato
gravi problemi a livello di ordine pubblico e sicurezza, sarebbe prevedibile
aspettarsi dichiarazioni agguerrite o quantomeno preoccupate. Nulla di tutto
ciò. I “nuovi barbari” che avrebbero dovuto rubare, borseggiare, aggredire non
hanno fatto nulla di tutto questo.
Sorprenderà allora i sostenitori del corteo dell'11 aprile scoprire che tra gli
intervistati, molti dei residenti del quartiere non solo non hanno avvertito
alcuna minaccia dalla “pericolosa e consistente orda di Rom”, ma addirittura non
erano a conoscenza dell'insediamento degli stessi in Parco Lambro.
“I Rom? Non ne sappiamo niente, forse in altre zone, qui non ce ne sono”
sostiene una coppia di anziani che passeggia per la piazza.
“Non sapevo nemmeno ci fosse stata una manifestazione. Abito in zona ma non mi
interesso della questione” dichiara un'altra signora.
“Io di differenze non ne ho viste da quando si sono sistemati nel parco. Forse
dovreste chiedere nei negozi”, suggerisce un altro intervistato.
E in effetti è proprio una commerciante a raccontare che “i Rom non lavorano,
tirano a campare. Non è giusto che stiano nel parco, dove giocano i bambini. Se
fossi una mamma avrei paura. In negozio entrano per rubare, bisogna avere mille
occhi e non perderli di vista. Rubano di tutto, anche le saponette, nonostante
poi non le usino. Rubare fa parte della loro cultura”. Ma, per il momento non le
hanno rubato niente. Eppure la signora non si scoraggia, anzi è sicura, i Rom
prima o poi entreranno nel suo negozio a rubare qualcosa, qualsiasi cosa, anche
le saponette che non usano.
Dichiarazioni, queste, che in fondo rievocano i consueti e incrollabili luoghi
comuni dello “zingaro che ruba i bambini” o dello “zingaro che non si lava”.
Al di là delle generalizzazioni, a Piazza Udine si respira un clima tutt'altro
che allarmata.
A conferma, forse, che l'obiettivo effettivo della manifestazione di un mese fa
era mettere in atto l'ennesima manovra politica e mediatica mirata alla
stigmatizzazione dello straniero, tanto diverso da noi e tanto responsabile dei
malanni della nostra società.
Giulia Cusumano
Di Fabrizio (del 18/05/2007 @ 10:00:38, in scuola, visitato 2136 volte)
«Se fosse vero che a causa dei nomadi gli altri bambini restano indietro, in
pochi anni avremmo chiuso. Invece... E poi abbiamo il riscontro delle scuole
medie. I nostri alunni non hanno nulla da invidiare agli altri, quelli che
vengono dalle altre scuole elementari. Anzi...».
A parlare è Antonio Perazzi, uno dei maestri della scuola elementare
"Francesco Baracca" di Mestre. Una scuola di frontiera, come di frontiera era
l'esperienza del pilota cui è intitolata, che andava su e giù per i cieli a
battagliare con quegli aerei di "carta" che si facevano nel primo '900.
Una multiformità che non si nota. Un dato solo: alla "Baracca", su una
settantina di iscritti, circa venti sono rom o sinti. Anzi, quasi tutti
sinti. O, per dirla che la capiscano tutti, zingari.
Sono i bimbi del vicino campo di via Vallenari, quello di cui si parla sui
quotidiani un giorno sì e l'altro pure perché si progetta di spostarlo e di
collocarlo in un'altrea area, appositamente attrezzata.
Però, entrando a scuola ci si rende ben poco conto, di primo acchito, di questa
sorta di record da Guinness: tutt'al più si osserva qualche bambino che ha la
pelle più scura. Ma sono gli stessi che all'intervallo stanno giocando insieme
ad altri dal colorito molto italiano. E anche in classe i ragazzini che potresti
immaginare di altra etnia sono sparpagliati qua e là per l'aula: scelta degli
insegnanti, che cercano di favore l'osmosi e scoraggiano la formazione di
gruppetti fissi, legati magari dall'etnia.
Quando poi cominciano ad aprir bocca e a fare domande all'ospite (il cronista),
vanno a raffica, senza distinzioni, curiosi anche di sapere quanto guadagna un
giornalista.
La "Francesco Baracca" è uno degli avamposti dell'integrazione. E anche se non è
tutto rose e viole, è un'esperienza di formazione e di condivisione culturale
che da anni sta dando lusinghieri risultati.
Alessandra Bressan, storica insegnante della "Baracca", dove ha passato
più di trent'anni, si ricorda bene la situazione degli esordi. Allora sì la
continuità della presenza a lezione degli alunni nomadi era una quasi-utopia. E
il senso della disciplina e il rispetto delle regole e degli orari erano ben
lungi dall'essere acquisiti.
Cos’è cambiato da trent’anni fa. Alessandra Bressan ha smesso di
insegnare pochi anni fa, ma la passione per la sua scuola e per questo cocktail
inusuale di umanità la tiene ancora avvinta al complesso scolastico che si trova
in fondo a via Bissuola: era lì anche per organizzare, qualche settimana fa, il
concorso "Io e gli altri", con la successiva premiazione dei disegni elaborati
dagli alunni.
Da trent'anni fa la "scuola degli zingari" è cambiata. Non nel senso di una
forzata assimilazione, ma in quello di un progressivo avvicinamento fiducioso:
«Si è via via creato un rapporto di fiducia con i genitori», sottolinea il
maestro Perazzi.
I segni del cambiamento possono sembrare piccoli, ma sono importanti: da qualche
anno i piccoli sinti si fermano a mangiare alla mensa scolastica; prima non
accadeva. Oppure tornano al pomeriggio, nelle giornate di rientro; prima non
accadeva.
E non accadeva neppure - ricorda il maestro Nerio Bellemo - che venissero
in gita. Adesso, invece, le mamme si fidano e, anche se mantengono un po' di
ansie iper-protettive, affidano i loro figli agli insegnanti: «Purché - aggiunge
qualcuna - lei, maestro, tenga mio figlio per mano».
Un saluto dalla curva. Parimenti, i papà sinti manifestano, magari un po'
a modo loro, il compiacimento di avere i propri ragazzi a scuola: all'intervallo
si avvicinano al cancello per fare un buffetto ai figli che giocano in cortile;
oppure passano in auto e dal curvone danno un colpo di clacson per dire ciao ai
bimbi.
E i nei? E le incomprensioni o le distanze culturali ? Non sono scomparse del
tutto. Anche se il nomadismo è sempre meno diffuso, capita anche oggi che
qualche famiglia del campo di via Vallenari ad un certo punto prenda su baracca
e burattini e se ne vada, anche per qualche settimana. Il che non fa certo bene
alla continuità didattica.
Ma la novità è che un bambino (è successo qualche mese fa) chiami al telefono il
suo maestro per dirgli: «Io voglio stare lì con te, nella mia scuola a Mestre».
Così anche le difficoltà linguistiche che, sia pure più contenute di un tempo,
persistono, sono controbilanciate da aspetti positivi: «Chiedo ai miei alunni -
esemplifica Bellemo - di aiutarmi a spostare i banchi o di prestare una matita a
chi se l'è dimenticata? I più gentili e più veloci sono i nomadi».
Di buono perfino gli odori. Certo, bisogna che gli insegnanti siano
uniti, appassionati. Non è che alla "Baracca" ci debbano essere dei maestri con
una marcia in più: in tante altre elementari - anche se la cosa non finisce in
prima pagina - ci sono educatori competenti e generosi.
Ma alla "Francesco Baracca" bisogna aver presente che si è comunque immersi in
un'esperienza pilota. Perdipiù, in una scuola piccola, si instaura un clima di
comunità. Se ne fa portavoce Antonio Perazzi: «Con i colleghi si è costruita una
vera sintonia. Ma se devo dire perché io mi trovo bene ad insegnare qui, dico
che è perché ritrovo la spontaneità, la freschezza, quel modo affettuoso e
riconoscente di fare che vedevo negli alunni delle mie prime esperienze da
maestro, quando, in un paese delle colline emiliane, insegnavo in una scuola di
campagna pluriclasse: 7 bambini dalla prima alla quinta. Perfino gli odori - di
fresco e di aperto - ho ritrovato nelle classi qui alla "Baracca"».
Di Fabrizio (del 19/05/2007 @ 10:10:43, in lavoro, visitato 2649 volte)
Da
ChiAmaMilano
Monica è una Rom Romena che ce l’ha fatta perché
ha avuto un’occasione, ma ha ancora paura a dichiarare davvero chi è
Ascolta l'intervista audio
Monica ha gli occhi grandi e non li abbassa mai, nemmeno quando gli si velano di
lacrime ricordando il 1998, il suo primo anno in Italia, a Milano, passato a
chiedere l’elemosina e a vivere con il marito in un furgone nel campo di via
Barzaghi.
Quell’attimo in cui gli si affaccia alla memoria quel ricordo doloroso è solo
una parentesi in una conversazione in cui Monica, che ha imparato l’italiano più
leggendo i romanzi che guardando la televisione, pacata e ironica rivendica
dignità per sé e tutti i Rom come lei.
Perché Monica è una zingara, giunta clandestinamente dalla Romania quasi dieci
anni fa. Oggi è regolare, vive in affitto in un appartamento, fa la
collaboratrice domestica, suo marito lavora in una cooperativa e i suoi figli
vanno a scuola.
Il suo datore di lavoro, un noto professionista milanese, ha piena fiducia in
lei. Ha un ottimo rapporto con i suoi vicini di casa che spesso vanno a prendere
il caffè da lei.
Ma il suo datore di lavoro e i suoi vicini non sanno che Monica, suo marito e i
suoi figli sono Rom.
Romena regolare, Rom “clandestina”, Monica non vuole che si sappia la verità
sulla sua storia: troppi i pregiudizi, troppa la paura di perdere la fiducia, il
lavoro, gli amici, di vedere andare in frantumi tutto quello che si è
conquistata in dieci anni “senza rubare mai, cercando di vivere dignitosamente
anche quando eravamo in via Barzaghi, anche quando andavo a chiedere l’elemosina
provando una vergogna immensa, ma non avevo di che dare da mangiare ai miei
figli e nessuno mi dava un lavoro perché ero una zingara.”
Quel periodo è lontano, un brutto ricordo ma Monica –che sta studiando da
mediatrice culturale e tra un paio di mesi darà l’esame– ha rinunciato, almeno
pubblicamente, ad una parte di sé, della propria identità. Perché, anche se la
sua storia è la dimostrazione che qualora siano offerte delle opportunità per
riconquistare dignità e cittadinanza esse vengono colte, il pregiudizio è
l’altra faccia della paura di perdere tutto, di essere ricacciati al di fuori
dei margini di una società che sembra non possa fare a meno degli stereotipi e
delle angosce securitarie.
Beniamino Piantieri
Di Sucar Drom (del 20/05/2007 @ 10:00:15, in blog, visitato 1865 volte)
MIlano, Jasenovac: tomba di 19432 bambini e bambine.
Lunedì 28 maggio, alla Casa della Pace della Provincia di Milano, sarà
inaugurata la mostra fotografica "Jasenovac. Tomba di 19432 bambini e bambine"
Jasenovac. Sulle rive del fiume Sava. A un centinaio di kilometri a sud-est di
Zagabria. Nome che sta a indicare in lingua serbocroata "bosco di frassini", il
luogo in cui vennero commessi i crimini più efferati da parte de...
"Odio questi zingari. Non li sopporto"
Qualche tempo fa una mia collega italiana, sfogliando i quotidiani all'improvviso
mi ha detto: "Odio questi zingari. Non li sopporto". È successo il giorno dopo
l'assurda morte di una ragazza romana nella metropolitana. Per i mezzi
d'informazione italiani era già chiaro chi fossero le "assassine": due
straniere, provenienti dai paesi dell'Est, quasi certamente "zingare".
Ma un paio di giorn...
Mantova, un gioco in lingua sinta per tutti i bambini delle scuole elementari
Nei prossimi giorni sarà distribuito ai 1.770 bambini delle scuole elementari di
Mantova il gioco "chilape di resa" (gioco dell'oca, in lingua sinta lombarda).
Il gioco è stato ideato dagli adolescenti sinti, insieme ai mediatori culturali
Davide Gabrieli e Luca Dotti, all'interno del progetto "Farba & Ghia (colori e
canzoni), fanta...
Augias, non mi aiuti. Sono razzista anch'io.
Gentile Augias, ho 42 anni, non lavoro da tre, sono una persona colta, leggo ben
più di due quotidiani in un giorno, leggo molti libri, qualcuno lo scrivo, mi
interesso di politica, sono comunista, ho insegnato alle mie figlie ad essere
semplicemente persone per bene, così come i miei genitori hanno insegnato a me,
lotto quotidianamente contro l'avvento del berlusconismo e dell'idiozia indotta
dal ...
Il Ministro dell'Interno domani firma il piano sicurezza per Milano e Roma
Il ministro dell'Interno Giuliano Amato ha pronto un piano sicurezza in risposta
alle esigenze dei sindaci Veltroni e Moratti: campi nomadi sotto vigilanza,
telecamere e maggiori poteri ai prefetti.
Misure queste, ritenute efficenti, che verranno via via utilizzate in tutto il
paese. Intanto la sperimentazione parte nella Capitale e nel capoluogo lombardo.
Per iniziare, al prefetto di Roma ...
Roma, S. Egidio e Caritas: si al patto sociale Veltroni
La Comunità di Sant'Egidio e la Caritas diocesana di Roma accolgono con
soddisfazione il “patto sulle questioni sociali” proposto dal sindaco di Roma
Walter Veltroni. Rispondere, come scrive Veltroni, in maniera organica a tali
questioni sociali in una prospettiva di lungo termine e in favore di cambiamenti
duraturi, sembra poter rappresentare l'indispensabile presa di responsabilità
perché l'emer...
Pescara, le musiche di Alexian in un'opera teatrale
Giovedì 24 maggio 2007 al Teatro Massimo di Pescara sarà presentata la 1°
nazionale dell'opera teatrale "Ilaria, Miran e tutti gli altri bambini del
mondo...in vacanza a Mogadiscio", l'ingresso è libero.
L'opera teatrale è dedicata alla giornalista RAI Ilaria Alpi scomparsa in
tragiche circostanze insieme al suo operatore Miran. Il libretto dell'opera è di
Silvio Sarta, le musich...
Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija
Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija, per una soluzione equa e
conforme al Diritto Internazionale, contro i processi d’indipendenza e
secessione unilaterali nel Kosovo Metohija. Verità e giustizia per dare un
futuro di pace e progresso nella regione del Kosovo.
Lanciamo questo manifesto appello facendo proprio l’invito giunto dal FORUM di
Belgrado (che raccoglie eminenti perso...
Mestre (VE), la scuola dei sinti...
«Se fosse vero che a causa dei nomadi gli altri bambini restano indietro, in
pochi anni avremmo chiuso. Invece... E poi abbiamo il riscontro delle scuole
medie. I nostri alunni non hanno nulla da invidiare agli altri, quelli che
vengono dalle altre scuole elementari. Anzi...».
A parlare è Antonio Perazzi, uno dei maestri della scuola elementare "Francesco
Baracca" di Mestre. Una s...
Svegliati Europa, l’Italia è tornata al 1940
11 settembre 1940, il Ministro dell’Interno da mandato ai Prefetti di internare
di tutti i Sinti e i Rom Italiani e di allontanare di tutti i Rom Europei. 18
maggio 2007, il Ministro dell’Interno da mandato ai Prefetti di internare in
"speciali campi" alcuni Sinti e Rom ed allontanare i Sinti e i Rom in "esubero".
Nella sola Roma il Prefetto Serra è pronto alla cacciata di 10.000 persone
(fonte, l...
Sabato 26 maggio al PalaSharp di Milano (MM 1 fermata Lampugnano) si svolge
Extrafesta - nel mio paese nessuno è straniero, l'evento organizzato da
Radio Popolare per i milanesi di ogni provenienza. Alle 21.00 concerto dei
Delapdere Big Gang,
un gruppo di Rom turchi che "rubano" brani di musica pop (Rem, Sting,
Madonna, Michael Jackson, Pearl Jam, Deep Purple tra gli altri) riarrangiandoli
in chiave turca e gitana.
Non mancheranno gli stand culinari a cura delle associazioni di stranieri
residenti in Lombardia, con piatti della cucina di tutto il mondo.
Al solito, se qualche lettore o lettrice vuole sentirsi il concerto (15 euro,
gratis i ragazzi sotto i 14 anni),
me lo faccia sapere,
che magari ci si incontra in modo meno virtuale!
Di Fabrizio (del 21/05/2007 @ 09:46:42, in Europa, visitato 3753 volte)
Da
Roma_Shqiperia
POLITEIA
Il popolo Rom vive in Albania da 600 anni. Originario dell'India, si ritiene che
siano arrivati da tre strade differenti: dalla Turchia, dalla Grecia e dal
Montenegro. Ci sono in Albania tre ceppi differenti, che parlano la stessa
lingua ed hanno medesime tradizioni e cultura. In Albania esiste tolleranza
etnica e religiosa ed è per questo che qui i Rom vivono pacificamente. Si stima
in 120/150.000 la loro popolazione, con una concentrazione nel sud-est del
paese. Non esistono dati ufficiali o studi sul popolo rom.
Prima del 1990 la situazione dei Rom era simile al resto della popolazione
albanese. Lavoravano in diversi settori dello stato e il reddito delle loro
famiglie era sullo stesso livello del resto della popolazione. D'altra parte,
dopo il 1990 la situazione dei Rom è via via diventata critica; la maggior parte
ha perso il lavoro a causa delle privatizzazioni dell'industria statale. Il
processo di democratizzazione che si è sviluppato in Albania nel periodo di
transizione ha causato una catastrofe economica per le famiglie rom. Tra i
fattori che hanno influenzato la condizione dei Rom, la competizione nel mercato
commerciale e lavorale e la migrazione. Attualmente il 90% dei Rom in Albania è
disoccupato. Alcuni di loro lavorano in proprio nel commercio [...]. La Banca
Mondiale mostra che la spesa media mensile di una famiglia Rom è di $ 199, che
il 40% delle famiglie vive in cattive condizioni e che soltanto il 20% ha
un'entrata sufficiente a comperare medicine. Esistono poi difficoltà nel
beneficiare della politica assistenziale.
Una delle principali ragione sull'incapacità di competere nel crescente
mercato libero è il basso livello di scolarizzazione. L'analfabetismo tra i Rom
è cresciuto nel periodo di transizione. La percentuale di analfabetismo è del
52,4%; tra le donne è del 56,5% e tra gli uomini del 48,3%. Circa il 40% delle
famiglie chiede ai loro bambini di lavorare per assicurare i bisogni primari ed
è questa la principale ragioni per cui non frequentano la scuola.
Un altro problema emergente sono le cattive condizioni abitative. Parte delle
loro case sono state distrutte dal governo con la promessa di ricostruirle, ma
sinora questo tema non è stato risolto. Il risultato è che vivono in case di
fortuna o direttamente per strada.
[...] Durante il periodo di transizione i Rom hanno avuto diversi problemi
messi in evidenza dai media. In genere i media trattano i Rom in maniera
positiva, ma ci sono anche stati casi di disinformazione; i Rom sono accusati
per atti di criminalità, per esempio, perché sono un soggetto facile, incapace
di difendersi adeguatamente.
Sulla base di una ricerca condotta dalla Banca Mondiale, il governo albanese
ha approvato una Strategia Nazionale per il periodo 2003-2015 per innalzare le
condizioni di vita dei Rom. Questa Strategia opererà in campi differenti [...]
Diverse OnG rom hanno approvato ed accettato questa Strategia, e contribuito
alla sua implementazione. Ma diversi Rom sono disillusi del Ministro
responsabile, perché intanto sono passati quattro anni e il budget disponibile è
insufficiente. Le OnG stanno facendo pressione perché il budget sia assicurato
per i prossimi 8 anni. Un'altro problema che ha sollevato proteste è che alcune
associazioni hanno abusato del sistema chiedendo per loro denaro a nome dei Rom.
[...]
Ramazan Mile and Alma Lleshi, Albanian Roma Union ‘Amaro-Drom’,
Tirana
Di Fabrizio (del 22/05/2007 @ 11:46:42, in media, visitato 2060 volte)
A Varsavia una mostra in un parco, con le immagini del
passato della comunità rom.
Sono foto degli anni 50 e 60, ne scrive (in inglese) e
riprende le foto il blog
Romantic.
Giorno fortunato! Girando per il Parco Saski
di Varsavia questa mattina, per puro caso, mi sono imbattuta in una
esposizione fotografica sui Rom polacchi. "Rom - Immagini Dimenticate" La
collezione presenta documenti sulla vita di ogni giorno dei Rom polacchi negli
anni 50-60 del XX secolo. Queste immagini in bianco e nero sono probabilmente
l'ultima testimonianza del mondo e della vita nomadica dei Rom. Sembra che i
visitatori casuali di questa incredibile presentazione fossero fortunati -
queste foto non erano affatto pubblicizzate. Le foto sono di Janusz
Helfer, fotografo polacco di Cracovia, incantato dalla cultura rom.
Anche se la sedentarizzazione ha cambiato drammaticamente la vita dei Nomadi,
non ha eliminato le loro radici e tradizioni. Il fotografo ha catturato diversi
aspetti e momenti interessanti della vita quotidiana dei Rom polacchi. Vedrete
immagini di bambini sorridenti e delle generazioni più anziane, campi di tende e
momenti familiari.
Sono veramente felice di aver visto questa esposizione che ha attratto
l'attenzione di parecchie persone nel parco. Per fortuna! avevo con me la
macchina fotografica e sono ancora più felice di condividere con voi le foto.
[...]
L'accampamento dalle parti di Rzaska. E' del
periodo in cui si iniziò a parlare del futuro dei Rom che si sarebbero
sedentarizzati. Ci sono vagoni lovara [...] Trattasi di un incontro familiare e
stavano visitandosi e parlando l'un l'altro. Non ho mai assistito alla
situazione della formazione di un campo durante questi incontri. Lovara e
Keldereri vivevano separati. [...]
"Mi accorsi che questa ragazza seduta stava allattando il suo bambino e la
fotografai. Dopo che lei iniziò a nascondersi dietro il carro. Ho aspettato un
momento prima di farle un'altra foto mentre iniziava ad allattare. Per questo la
seconda foto è più interessante della prima."
"Di pomeriggio gli uomini aspettavano le donne di ritorno dalla città con un
po' di soldi e qualche gallina. Passavano il tempo bevendo del liquore. Con
l'arrivo delle donne si passava a cenare e si metteva da parte il resto del cibo
per l'indomani."
"Non chiediamo nessuna ricchezza, vogliamo vivere sui nostri percorsi.
Pioggia, tempesta e pianto. Queste SONO alcuni pezzi della nostra felicità
(canzone Papusha)
"Il bambino con una gallina" (seconda foto).
Da Kosovo_Roma
Cari amici e colleghi,
siamo lieti di annunciarvi che il nostro sito web roma-kosovoinfo è online (in lingua inglese e tedesca ndr)
Il sito è studiato per fornire informazioni sullo stato dei diritti umani del popolo rom in Kosovo. Si possono trovare le ultime notizie ed informazioni di base sulla deportazione dei Rom kosovari dagli stati membri dell'Unione Europea. Inoltre, presentiamo ricerche ed analisi sull'espulsione dei Rom dal Kosovo a seguito della guerra del 1999.
Al momento, molti articoli sono disponibili solo in tedesco. I testi della sezione "ultime notizie" sono anche in inglese, come pure molti rapporti delle organizzazioni internazionali sui diritti umani nella sezione "Downloads".
Facciamo conto sul vostro supporto per fornire una più ampia informazione. Forniteci quindi notizie interessanti, ulteriori informazioni o correzioni.
roma-kosovoinfo Dirk Auer, Boris Kanzleiter
Di Fabrizio (del 23/05/2007 @ 10:49:32, in Italia, visitato 1748 volte)
ti invio una lettera scritta con alcune altre realtà sulla discussione Rom-legalità.
Paolo Ciani
Comunità di Sant’Egidio - Caritas Diocesana di Roma - Arci Solidarietà –
Comunità Capodarco di Roma – Jesuit Refugee Service – Servizio Rifugiati e Migranti/FCEI –
Rom e legalità
Il dibattito nazionale sulla sicurezza emerso in questi giorni sui media dopo la firma del “Patto per Roma Sicura” tra il Comune di Roma e il Ministero dell’Interno ci sollecita ad alcune considerazioni.
Siamo organizzazioni che, a diverso titolo e da molto tempo, sono presenti accanto ai Rom e ai Sinti di Roma e di altre città italiane. Conosciamo bene i “campi”, i “villaggi” e i tanti “non luoghi” in cui i Rom vivono nelle nostre città, e frequentiamo chi li abita. In questi giorni abbiamo sentito parlare dei Rom nelle maniere più stereotipate e persino fantasiose, spesso con toni ostili e talvolta apertamente intolleranti. Di fronte a queste manifestazioni preoccupanti, riteniamo più opportuno riflettere piuttosto che agire e parlare sull’onda dell’ultima esternazione.
In Italia e in Europa: discriminazione e diritti
E’ necessario riflettere, in primo luogo, sul numero complessivo dei Rom e Sinti presenti in Italia. Nonostante l’aumento dovuto, negli ultimi 6 anni, alle migrazioni di rom romeni, la percentuale totale di Rom e Sinti sul totale della popolazione in Italia rimane al di sotto dello 0,3% (di cui circa la metà cittadini italiani). Va inoltre ricordato che la popolazione Rom e Sinta ha una media di età molto bassa: quasi il 40% ha meno di 18 anni.
Può la sicurezza del nostro Paese essere messa in crisi da 150.000 persone di cui la metà bambini? Può veramente la sicurezza di Roma essere a rischio per 10.000 rom?
Forse non è superfluo ricordare che i Rom e Sinti sono presenti in quasi tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa e che il numero totale dei presenti in Italia è di gran lunga inferiore a quello di molti altri Stati (ad esempio Germania, Francia, Spagna). Sono spesso considerati dalla maggioranza della popolazione come “altri”, come stranieri nei loro paesi natali e l’antigitanismo è una realtà diffusa, professata senza alcun pudore o memoria storica. La vita dei Rom e Sinti è caratterizzata dal disprezzo e dall’isolamento. L’apice atroce della persecuzione è stato raggiunto con l’immenso - e purtroppo spesso ignorato - olocausto di circa mezzo milione o più durante la seconda guerra mondiale.
Questa memoria ci invita alla vigilanza di fronte ad ogni manifestazione di intolleranza, che suscita antichi fantasmi. L’ostilità allo zingaro fa spesso emergere nella mentalità corrente un universo di pregiudizi normalmente sommerso. Molte delle parole dette in questi giorni – spesso in maniera incosciente – creano allarmismo sociale in tessuti urbani difficili e ritornano allo stereotipo dello zingaro criminale-girovago.
La nostra Costituzione pone all’apice dell’ordinamento il principio di eguaglianza e tutela le minoranze; ne garantisce l’accesso all’istruzione, la promozione e il pieno sviluppo della persona umana a qualsiasi formazione sociale appartenga. Questi orientamenti costituzionali impegnano la coscienza democratica a rispondere con fermezza a un clima intollerante e irrazionale, che si nutre di pregiudizi antichi e di nuove avversioni.
La situazione a Roma
Non si può utilizzare la popolazione Rom e Sinta, come falso bersaglio, anziché mettere a fuoco i reali problemi delle nostre periferie. Siamo cittadini di questa metropoli e come i nostri concittadini crediamo che la sicurezza e la legalità siano un diritto per tutti; anche per Rom e Sinti. Ma non crediamo alla logica dei capri espiatori. Dire che l’illegalità a Roma e nelle grandi città sia un problema di Rom, immigrati e prostitute ci sembra fuorviante della realtà e fa tornare alla mente fantasmi del passato. La proposta di risolvere “il Problema Rom” costruendo mega campi “controllati” da 1000-1500 persone “fuori del Raccordo” ci appare una palese violazione dei diritti umani della popolazione presa di mira. È grave sia la proposta in sé, sia il messaggio che essa contiene.
I rom e i sinti che vivono a Roma non sono nomadi, ma stanziali (sebbene vittime di continui sgomberi) e aspirano ad una soluzione abitativa stabile. Ciò è dimostrato dalle centinaia di famiglie che sono in lista d’attesa nelle graduatorie per l’assegnazione di case popolari. Per giunta 5000
di loro vivono a Roma da più di trenta anni.
Ormai, basta parlare di “soluzioni temporanee”del genere:“stanno un po’ qui e poi si spostano”! E’ questa mentalità che ha fatto crescere più di due generazioni di Rom nelle discariche delle nostre periferie, senza servizi essenziali, in situazione simile alle metropoli del Terzo Mondo. Il fatto che il degrado e la marginalità sociale spingano alla devianza non è certo imprevedibile.
Già oggi, e ormai da tempo, i “campi” rom riconosciuti (cioè tutti, a parte i “non luoghi” di baracchette) sono fuori o a ridosso del GRA. La novità della proposta dunque non è nell’ubicazione dei luoghi, ma nel messaggio: “accanto ai Rom e ai Sinti non si può vivere”, e perciò vanno isolati. Esattamente il contrario di quello che il Comune ha fatto in questi anni con le politiche di scolarizzazione, inclusione sociale, avviamento al lavoro. Esattamente il contrario di quanto approvato dal Consiglio Comunale nel 2005 con il cosiddetto “Piano Rom” (che prevedeva una “progressione” abitativa da grandi campi di prima accoglienza, a piccoli campi per nuclei familiari, fino “all’uscita” dal campo e all’inserimento in abitazioni). Esattamente il contrario di quanto raccomandato dai vari organismi dell’Unione Europea e del Consiglio d’Europa, preoccupati di una recrudescenza del razzismo verso i rom[1]; e di ciò che ha raccomandato il Comitato europeo per i diritti sociali presso il Consiglio d’Europa nella “Decisione del merito” del 7.12.05
[2]. Ma è soprattutto l’esatto contrario di quanto raccomandato dall’Ecri (Commissione Europea contro il Razzismo e l’intolleranza) nel suo “Terzo rapporto sull’Italia” del 16.12.05, in cui si legge:
“L’Ecri riafferma che le autorità italiane non dovrebbero basare le loro politiche relative ai Rom e ai Sinti sul presupposto che i membri di tali gruppi preferiscono vivere come nomadi. Raccomanda vivamente alle autorità italiane di affrontare la questione dell’alloggio delle popolazioni Rom e Sinti in stretta collaborazione con le comunità stesse, e raccomanda che l’obiettivo sul lungo periodo delle politiche abitative dovrebbe essere quello dell’eliminazione dei campi nomadi”.
Un patto per l’inclusione sociale
Vorremmo risposte efficaci a problemi veri. L’impegno di spesa per attuare il “Patto per Roma Sicura” è di tutto rispetto (sono stati già stanziati 15 milioni di Euro). Avremo più controlli di polizia e più agenti impegnati; ma quanti assistenti sociali, quante risorse economiche e quali strumenti di inserimento sociale in più?
Siamo disponibili, come sempre, a collaborare nel progettare insieme queste risposte, convinti che non esista altra strada che prescinda dall’integrazione sociale. Proponiamo, quindi, un patto nel quale la sicurezza di tutti venga perseguita mediante l’inclusione sociale. Innanzitutto bisogna partire dai bambini e dai giovani. Proponiamo misure concrete e decisive per la promozione umana dei piccoli – spesso prime vittime degli sgomberi che ne interrompono il faticoso processo di integrazione scolastica – . Riteniamo che tutti i bambini Rom e Sinti presenti sul territorio debbano essere iscritti a scuola; chiediamo che il diritto allo studio sia garantito anche con l’attribuzione di borse di studio che premino la frequenza e l’impegno; chiediamo misure efficaci per la tutela e la promozione delle donne Rom e Sinti e per il loro inserimento nel mondo del lavoro. Chi commette reati sia sanzionato secondo le leggi: frequentando ogni giorno i “campi” saremo noi i primi ad esserne contenti! Ma non criminalizziamo un intero popolo.
Diffondere una cultura della paura può produrre conflitti maggiori e più violenti. Temiamo che i fantasmi liberati non si trattengano più. E’ la storia che lo insegna: oggi i grandi ghetti; e domani?
[1] Ad esempio quanto affermato dalla risoluzione del Parlamento Europeo sulla protezione delle minoranze e le politiche contro la discriminazione nell’Europa allargata nel 2005, in cui si legge:
(si) ritiene che (la comunità dei Rom e Sinti) necessiti di una protezione speciale essendo diventata, a seguito dell'allargamento, una delle minoranze numericamente più importanti nell'UE ed essendo stata, in quanto comunità, storicamente marginalizzata ed ostacolata nel suo sviluppo in taluni settori chiave: la cultura, la storia e le lingue rom sono spesso trascurate o denigrate;
(si) rileva che i rom subiscono la segregazione razziale nell'ambito dell'istruzione e spesso rischiano di essere ingiustamente collocati in istituti per disabili mentali, sono oggetto di discriminazioni per quanto riguarda la fornitura di alloggi, l'assistenza sanitaria e i servizi pubblici, registrano elevati tassi di disoccupazione, le autorità pubbliche spesso non ne riconoscono i diritti e sono inoltre politicamente sottorappresentati;
[2] quando ha affermato: “persistendo nella sua pratica di mettere i rom e sinti nei campi, il Governo (italiano) ha fallito nel prendere in considerazione tutte le differenze rilevanti o di prendere misure adeguate per assicurarsi che essi abbiano accesso ai diritti e ai benefici collettivi che devono essere disponibili a tutti”, e concludendo che:
- la scarsità e l’inadeguatezza dei campi sosta per rom e sinti nomadi costituisce una violazione dell’Articolo 31§1 della Carta, letto congiuntamente all’Articolo E
- gli sgomberi forzati e le altre sanzioni ad essi associati costituiscono una violazione dell’Articolo 31§2 letto congiuntamente all’Articolo E;
- la mancanza di soluzioni abitative stabili per rom e sinti costituisce una violazione dell’Articolo 31§1 e dell’Articolo 31§3 della Carta, letti congiuntamente all’Articolo E.
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