\\ Mahalla : Articolo : Stampa
SE SOLO AVESSIMO UN’OPPORTUNITÀ
Di Fabrizio (del 19/05/2007 @ 10:10:43, in lavoro, visitato 2649 volte)

Da ChiAmaMilano

Monica è una Rom Romena che ce l’ha fatta perché ha avuto un’occasione, ma ha ancora paura a dichiarare davvero chi è

Ascolta l'intervista audio

Monica ha gli occhi grandi e non li abbassa mai, nemmeno quando gli si velano di lacrime ricordando il 1998, il suo primo anno in Italia, a Milano, passato a chiedere l’elemosina e a vivere con il marito in un furgone nel campo di via Barzaghi.
Quell’attimo in cui gli si affaccia alla memoria quel ricordo doloroso è solo una parentesi in una conversazione in cui Monica, che ha imparato l’italiano più leggendo i romanzi che guardando la televisione, pacata e ironica rivendica dignità per sé e tutti i Rom come lei.
Perché Monica è una zingara, giunta clandestinamente dalla Romania quasi dieci anni fa. Oggi è regolare, vive in affitto in un appartamento, fa la collaboratrice domestica, suo marito lavora in una cooperativa e i suoi figli vanno a scuola.
Il suo datore di lavoro, un noto professionista milanese, ha piena fiducia in lei. Ha un ottimo rapporto con i suoi vicini di casa che spesso vanno a prendere il caffè da lei.
Ma il suo datore di lavoro e i suoi vicini non sanno che Monica, suo marito e i suoi figli sono Rom.
Romena regolare, Rom “clandestina”, Monica  non vuole che si sappia la verità sulla sua storia: troppi i pregiudizi, troppa la paura di perdere la fiducia, il lavoro, gli amici, di vedere andare in frantumi tutto quello che si è conquistata in dieci anni “senza rubare mai, cercando di vivere dignitosamente anche quando eravamo in via Barzaghi, anche quando andavo a chiedere l’elemosina provando una vergogna immensa, ma non avevo di che dare da mangiare ai miei figli e nessuno mi dava un lavoro perché ero una zingara.”
Quel periodo è lontano, un brutto ricordo ma Monica –che sta studiando da mediatrice culturale e tra un paio di mesi darà l’esame– ha rinunciato, almeno pubblicamente, ad una parte di sé, della propria identità. Perché, anche se la sua storia è la dimostrazione che qualora siano offerte delle opportunità per riconquistare dignità e cittadinanza esse vengono colte, il pregiudizio è l’altra faccia della paura di perdere tutto, di essere ricacciati al di fuori dei margini di una società che sembra non possa fare a meno degli stereotipi e delle angosce securitarie.

Beniamino Piantieri