Rom e Sinti da tutto il mondo

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L'essere straniero per me non è altro che una via diretta al concetto di identità. In altre parole, l'identità non è qualcosa che già possiedi, devi invece passare attraverso le cose per ottenerla. Le cose devono farsi dubbie prima di potersi consolidare in maniera diversa.

Wim Wenders
-

Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Sucar Drom (del 24/04/2012 @ 09:46:31, in sport, visitato 1700 volte)

Domenica 15 Aprile 2012 11:05 | | MaremmaNews

Grosseto: Covava in silenzio i suoi propositi di vendetta sportiva da quattro anni e mezzo, da quel match contro Giuseppe Lauri, ancora valevole per il titolo dell'Unione Europea del quale era campione, dominato in sei riprese su sei e poi perduto per un momento di incredibile confusione nel quale forse lui non è stato l'unico colpevole. Stiamo parlando di Michele Di Rocco che stasera, sul ring di Vicenza, accompagnato da Rosanna Conti Cavini, ha impiegato una manciata di secondi per cancellare questa brutta macchia e per ritornare ai propositi di una grande carriera che si erano interrotti a Livorno del 2007. Suo avversario ancora quel Giuseppe Lauri che era l'unica macchia rossa nel suo curriculum dei precedenti 34 match da professionista. Una vittoria che ha portato alle lacrime in albergo, davanti alla tv, anche un "duro" della boxe italiana come Umberto Cavini, che per uno stato di malessere non se l'é sentita di essere di persona a bordo ring a vedere quello che è stato da sempre il pupillo dell'organizzazione della moglie e il ragazzo per il quale lui e Rosanna Conti Cavini hanno fatto mille sacrifici, intuendone le grandi potenzialità. E Michele Di Rocco ha finalmente ripagato, o meglio dire iniziato a ripagare, i sacrifici dei suoi promoter e della sua manager Monia Cavini. Per lui è adesso d'obbligo parlare di match con il titolo Europeo vero e proprio in palio, ma non si escludono altre strade per dare finalmente una svolta in senso grandioso alla carriera di questo ragazzo.

Il match ha vissuto di poche ma significative battute. Presentatosi al massimo della forma grazie allo strepitoso lavoro fatto in due mesi di sacrifici a Roma sotto le cure del maestro Carlo Maggi, Di Rocco ha preso immediatamente l'iniziativa e ha scosso con un gran destro Lauri, che si è rifugiato all'angolo. Qui Di Rocco lo ha tempestato con una serie di dieci colpi al corpo e al viso, prima di esplodere una poderosa combinazione gancio destro e gancio sinistro che ha spento le lampadine all'avversario. All'arbitro Muratore non è servito altro che decretare l'impossibilità di Lauri di combattere e designare la vittoria per ko alla prima ripresa di Michele Di Rocco, che insieme alla cintura di campione dell'Unione Europea dell'Unione Europea torna anche in possesso della sicurezza che, adesso, il futuro non può far altro che sorridergli.

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Di Fabrizio (del 24/04/2012 @ 09:25:00, in conflitti, visitato 2022 volte)

Dal diario di un dirigente della polizia municipale di Roma Capitale... (segnalazione di Carlo Stasolla)

Continua lo sgombro degli insediamenti abusivi con la bonifica dell'aerea nel territorio del V Municipio. Oggi abbiamo sgombrato quattro insediamenti abusivi tra la Palmiro Togliatti e Ponte Mammolo, ove al nostro arrivo i nomadi si sono allontanati alla spicciolata. Nel corso dell'operazione, all'interno di una baracca, sono stati rinvenuti dei testi e quaderni scolastici. Una piccola e immediata indagine ha dato la possibilità ad un bambino che chiameremo Sandro, di rientrare in possesso almeno dei libri e quaderni rubati nel pomeriggio, unitamente allo zainetto e autoradio dall'interno dell'auto della mamma. Il piccolo studente è rimasto molto soddisfatto riavere i suoi libri e quaderni


da Vicini Distanti cronache da via Idro (pagg. 96-97):

    La più giovane, una ragazzina, sgranocchia un pezzo di focaccia:

Sono arrivati alle 7 di mattina. Ti lasciano sotto la pioggia. Dovevo scaldare il latte per mio figlio di 4 mesi e non potevo, perché avevano tolto l'elettricità. Ma intanto davano da mangiare ai cuccioli di cane. "Che carini!" dicevano.

    La più anziana è come un fiume in piena. Ci conosciamo da oltre 20 anni; i miei figli e i suoi nipoti sono praticamente cresciuti assieme. Mi investe con frammenti di frase, ripetendomi cose che io e lei sappiamo a memoria.

Mi hanno portato via la mia casetta. Capisco se fosse stata rubata, ma l'avevo pagata tutta coi miei soldi.

Ho 62 anni, sono italiana e non rubo. Quando io e mio marito avevamo un negozio, ci siamo dissanguati con le tasse, e siamo finiti qui.

Mi hanno messo per strada solo perché sono una zingara. Mi cacciano e non ho più dove andare.

Mi hanno detto vai via, e poi mi hanno chiesto "Dove dormirai stanotte?". "Sotto quell'albero," ho risposto...

Ma ti rendi conto? Sono cardiopatica, ho il pace-maker e mi hanno dovuto mettere nell'ambulanza perché stavo male, e la dottoressa mi ripeteva che dovevo andare via. Ma con che cuore?? Io ho forse cacciato di casa quella dottoressa?

Se avessi rubato, non sarei qui. Ma se fossi stata una ladra o una extracomunitaria, avrei avuto un aiuto.

Vorrei avere un mitra qua tra le mani. Farei una strage, credimi, ho perso ogni speranza.

I miei vestiti, sono nella casa che mi hanno sequestrato, ed io sono qui...

Eppure questo campo l'ho fatto anch'io, sono andata in piazza assieme a tutti quando chiedevamo acqua e luce. Guardami in che condizione sono...

    E poi ricomincia, arrabbiandosi con me, con i politici, con i giornalisti. Deve sfogarsi, sa che nessuno vuole ascoltarla.

    Io, forse ho fatto troppa abitudine a ragionare, mediare, spiegare. Ma poi torno a casa con la stessa rabbia di questa gente e mi stanco di dover essere sempre diplomatico. Non servirà a nulla, ma uno sgombero sono persone, beni, affetti, sicurezze, che ogni volta sono messi in discussione. Ecco cosa state leggendo.

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Di Fabrizio (del 23/04/2012 @ 09:12:23, in sport, visitato 2235 volte)

Francesco Caladra, regista motivato e sognatore, ha girare un film sui rom e con i rom del suo quartiere, "La palestra".
Non senza resistenze e ingenuità, Francesco si lascia trasportare nel mondo rom e si ritrova nella palestra di pugilato del quartiere, gestita proprio dai rom.
Nella cornice di un film a tratti comico, sul ring de "La Palestra" l'incontro tra due culture.

La Palestra è un progetto (fiction con inserimenti di sequenze documentaristiche) che nasce dal lavoro di anni nel quartiere di periferia: San Donato a Pescara.
L'esigenza dell'indagine sulle periferie è scaturita dalla volontà di opporsi a una "letteratura" che mostra questi quartieri soltanto quali vivai di violenza e illegalità, per mettere in risalto quanta risorsa si possa ancora trovare nell'autenticità e genuinità della maggior parte dei cittadini che li abitano.
Il film che il regista aveva pensato e scritto rimane gli dà la possibilità di mettere in ridicolo se stesso, il suo mondo di provenienza e la sua onniscienza.
Un film miracolosamente viene realizzato, ed è anche il frutto del contributo artistico di diversi professionisti pescaresi e abruzzesi, dagli autori della fotografia, alle maestranze, agli autori delle musiche.


"LA PALESTRA" un film di Maria Grazia Liguori e Francesco Calandra con Enrico Di Rocco (tesoriere dell'associazione Centro studi Ciliclò), Moreno Di Rocco e Samira Bacci.

  • Soggetto di F. Calandra, M.G. Liguori L. Raimondi S. Santini
  • Sceneggiatura M.G. Liguori e F. Calandra
  • regia F. Calandra
  • Fotografia Alessio Tessitore
  • Operatore Lorenzo Gobeo
  • Sono presa diretta Pierpaolo Di Giulio
  • Scene e costumi Silvia Stellabotte assistente Giorgia Grossi
  • Musiche originali M.A.T. Marcello Allulli Trio, Andrea Moscianese, CUBA Kabbal, Arcangelo Spinelli, Germano Cesaroni
  • Segreteria di produzione Isabella Micati
  • Montaggio Valerio Spezzaferro Giuliano Panaccio Francesco Calandra
  • Foto di scena Laura Angeloni – Studio ANNILUCE
  • Produzione esecutiva GarageLab
  • Girato in: HD, Super 16mm, miniDV Italia, 2012, 70'
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Di Fabrizio (del 23/04/2012 @ 09:02:33, in Italia, visitato 1541 volte)

Corriere Immigrazione

Clelia Bartoli. Razzisti per legge. L'Italia che discrimina. Editori Laterza, pp. 180, 12 euro

Clelia Bartoli è l'autrice di Razzisti per legge. L'Italia che discrimina, saggio che, partendo dal Black Power e dal rapporto MacPherson del '99, analizza il razzismo istituzionale del nostro Paese. La scoperta è che sì, l'Italia è un Paese razzista. Ecco come individuarlo e combatterlo

RAZZISMO ISTITUZIONALE. Esiste un razzismo individuale, che si palesa con atti discriminatori o violenti. E un razzismo di sistema, nascosto tra le pieghe di leggi e istituzioni e che pervade la vita pubblica. Sono passati più di cinquant'anni dal lancio del manifesto Black Power da parte di Stokely Carmichael e Charles Hamilton negli Usa, ma le intuizioni di fondo restano ancora attuali.
La loro analisi verteva su una società la cui maggioranza e minoranza erano entrambe a casa loro, ma le cui istituzioni funzionavano avendo come solo modello la prima. L'America della segregazione razziale non poteva disfarsi degli afroamericani bollandoli come immigrati o clandestini. E per marcare le differenze fece in modo che la legge stessa le creasse, istituisse le distanze tra bianchi e neri assicurando la supremazia ai primi.

Come questo discorso faccia un balzo di cinque decadi e giunga a noi lo spiega Clelia Bartoli nel suo Razzisti per legge. L'Italia che discrimina (Ed. Laterza). Partendo da Potere Nero e dal rapporto MacPherson del 1999, l'autrice si chiede se l'Italia è un paese razzista, analizzando non solo il complesso di politiche, leggi e norme operanti nel campo dell'immigrazione, ma anche la reazione delle istituzioni in casi specifici, di rilevanza nazionale come l'emergenza Lampedusa o locale, come la vicenda dell'assegnazione di un lussuoso attico ad una famiglia rom nel quartiere Libertà di Palermo. La risposta è, come ci si può aspettare, "sì".

Il razzismo istituzionale agisce all'opposto di quello individuale o di gruppo: una legge, una norma non produce violenza, è credibile e induce le vittime a interiorizzare il pregiudizio verso di sé. Fa di più: costruisce la realtà. Se il governo, le istituzioni considerano una minoranza come pericolosa o sgradevole e la confinano in aree ghetto, è molto probabile che questa poi manifesti devianza, "andando così a confermare il pregiudizio che aveva motivato la loro segregazione".

Le riflessioni teoriche accompagnano l'analisi dei fatti di attualità, ma il timore di Bartoli sembra essere anche un altro: che gli immigrati si trasformino in un "nuovo Meridione", lasciati ai margini della società, ma con una distribuzione degli effetti che va ben oltre i soli esclusi. E' un sottofondo, appunto, ma importante, imposta la questione come un affare che non riguarda solo i migranti, così come non ha mai interessato solo il Sud la mafia o l'emigrazione e le conseguenze sono note.

Colpire il razzismo istituzionale significa spuntare un'arma rivolta verso tutta la società, attaccare quel sistema che fomenta il disagio per poi spacciarlo come naturale. Una legge crea sì delle regole, ma impone anche differenze, confini, pregiudizi. Saperlo, aiuta a discernere i meccanismi che inficiano la vita di ognuno di noi.

di Luigi Riccio

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Di Fabrizio (del 22/04/2012 @ 20:31:49, in blog, visitato 1064 volte)

Non è la prima volta e mi sa che non sarà l'ultima. Da alcuni giorni sono inondato da SPAM. In attesa che la situazione si normalizzi, la sezione COMMENTI è disabilitata. Scusandomi per il disturbo (non durerà molto), chi vuole può scrivermi per email.

Grazie per l'attenzione.

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Di Fabrizio (del 22/04/2012 @ 09:19:04, in musica e parole, visitato 2391 volte)

Enoteca 70' café LIGERA
via Padova 133 - MILANO

Domenica 29 aprile 2012
presentazione di:


VICINI DISTANTI cronache da via Idro
a cura di Fabrizio Casavola
LIGERA edizioni - collana Idee
128 pagine - 14 euro


Programma:

  • h. 19.30: l'autore intervista alcuni abitanti di via Idro sulle storie presenti nel libro
  • h. 20:45: aperitivo offerto dall'enoteca Ligera
  • h. 21.30: concerto di George Moldoveanu, già direttore d'orchestra in Romania (5 euro, ingresso gratuito a chi presenta una copia del libro)

Alcune cose da sapere:

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Di Fabrizio (del 21/04/2012 @ 09:24:29, in Italia, visitato 1206 volte)

La Stampa 19/04/2012 - IL CASO - Una foto scattata durante il reportage di pochi giorni fa nel campo nomadi di via Germagnano per testimoniare le difficili condizioni igienico sanitarie, malgrado mesi di sforzi e promesse MULTIMEDIA

«Sforzi vani senza soldi per le politiche sociali»

NICCOLÒ ZANCAN - TORINO: Quella notte di dicembre si sentivano grida terrificanti: «Zingari, andate via, vi ammazziamo tutti!». Lanciavano bottiglie molotov contro le baracche. Volevano vendicare lo stupro di una ragazzina di 16 anni, che in realtà era uno stupro inventato. Sono passati quattro mesi dal pogrom delle Vallette. Ma Torino non dimentica. Non vuole e non può. «Parlare di questa vicenda mi provoca ancora molto dolore - dice l'assessore all'Integrazione Ilda Curti -, il raid contro il campo nomadi della Cantinassa è stato l'episodio più violento vissuto dalla città negli ultimi anni. Quello che è successo ci costringe a fare i conti con germi che sono fra noi. Germi di insofferenza, di rabbia e di razzismo, aggravati da questo periodo di crisi economica. Ma non dobbiamo stare fuori dai problemi e guardarli da lontano. Andiamoci nelle periferie! Dobbiamo cercare di capire, impegnandoci con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione, perché non si rompa la rete della solidarietà e dell'inclusione».

Di rom, di pregiudizi e del ruolo dei media. Dei problemi nei campi nomadi di Torino. Dei finanziamenti che mancano per politiche sociali più incisive e persino per sgomberare i rifiuti. Di tutto questo si è discusso ieri sera al Museo della Resistenza, in corso Valdocco. Posto quanto mai evocativo, come ha spiegato il giurista Vladimiro Zagrebelsky: «I rom erano nei campi di concentramento con gli ebrei e gli omosessuali. Le ragioni per cui siamo qui è anche storica. Quello che mi colpisce maggiormente è che spesso sono trattati come stranieri e invasori, ma per la maggior parte i rom sono cittadini italiani con diritti uguali ai nostri. Come ci sono i diritti delle persone che vivono a fianco dei campi nomadi.

Siamo di fronte a un problema estremamente complesso». Sul ruolo dei media, in particolare su quello dei quotidiani, è intervenuto Mario Calabresi, direttore de La Stampa: «Io credo che sul tema dell'integrazione, la ricetta di un buon giornalismo sia racchiusa in una sola formula: fornire contesti. Dare spiegazioni, approfondire i temi, ricostruire senza semplificare. Altrimenti si parla solo alla pancia dei lettori e si rischia di mettere in evidenza i peggiori istinti». Il presidente del museo, Gianmaria Ajan, dice: «Siamo di fronte all'immagine di una città assediata, ma non dall'esterno. In questi mesi, con la crisi e la disoccupazione, sta crescendo una forte insofferenza sociale». Ilda Curti: «È la tensione che vivono gli ultimi con i penultimi. Non dobbiamo lasciarli soli».

Mancano soldi per mettere in campo politiche sociali più efficaci. Milano ha già ricevuto 20 milioni di euro, Roma oltre 50, erano i fondi stanziati dal governo per fronteggiare l'«emergenza rom». Ma i 5 promessi a Torino non sono mai arrivati. Adesso non sono più disponibili.

Qui ci sono 800 nomadi regolari e quasi quattromila fantasmi. Una baraccopoli che sta crescendo a dismisura sulle sponde della Stura. Il Pdl ha fatto i conti in tasca al Comune: «Nel 2010 per i 4 campi nomadi autorizzati - spiega Maurizio Marrone -, fra luce, acqua, riscaldamento, pulizie, derattizzazione, manutenzione ordinaria e straordinaria e mediazione culturale si sono volatilizzati 1.240.363,27 euro più Iva. Eppure, a fronte della spesa ingente, i pessimi risultati sono sotto gli occhi di tutti». L'assessore Ilda Curti: «Sono i soldi che servivano per la gestione. Non mi paiono così tanti, anzi...».

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Di Fabrizio (del 20/04/2012 @ 09:35:12, in media, visitato 1639 volte)

Lettera di Antonio Piazzi

Cari amici di Radiopop
lunedì mattina in Via Marino 7 (gruppi consiliari) un gruppo di associazioni ha tenuto una conferenza stampa per presentare ufficialmente un progetto per la riqualificazione (manutentiva, sociale, umana) del campo rom (che noi vorremmo chiamare più propriamente "villaggio solidale"...i "campi" ci ricordano esperienze, anche di un recente passato, non proprio positive) regolare e autorizzato (senza nulla togliere a quelli irregolari et abusivi dove trova rifugio un'umanità altrettanto, se non più, bisognosa di aiuto) di Via Idro.

Radiopop non era presente alla conferenza. Radiopop non ha trovato uno spazio di qualche minuto nel palinsesto informativo per notiziare i radio-ascoltatori.

Evidentemente capiterà tutti i giorni che a Milano, dove fino all'altro giorno imperavano la Lega e De corato (e non si può dire che predicassero nel deserto), un gruppo di cittadini, di associazioni, di comitati insieme alla comunità rom di Via Idro abbiamo collaborato per proporre un modello di villaggio che nel rispetto della cultura e delle abitudini dei cittadini rom cerchi anche di offrire un tentativo di integrazione con il quartiere in cui la comunità rom vive da 20 anni.

Radiopop era assente anche quando il 29 dicembre scorso c/o Villa Pallavicini si tenne una partecipata assemblea, con la presenza dell'Ass. Granelli, del Presidente del CdZ 2, della Cons. Comunale P. Quartieri e di Paolo Limonta dell'Ufficio per la Città: un centinaio di persone rappresentanti di comitati, associazioni e singoli cittadini che chiedevano all'Amministrazione Comunale di risolvere subito alcune emergenze (mancanza di luce elettrica, pullman per i bambini che vanno a scuola, ecc) e di adoperarsi per migliorare le condizioni di vita della comunità di Via Idro. Il 29 dicembre, durante l'assemblea, non si alzò una sola voce "contro" i rom ...tutti chiedevano al Comune di fare di più ...tutti chiedevano alla giunta "arancione" di dare attuazione a quanto previsto nel programma elettorale su questo specifico argomento. Da parte di Radiopop nessuna informazione: evidentemente vi capiterà spesso di avere notizia di assemblee pubbliche dove i cittadini chiedono alle A.C. di fare di più per i rom?

So bene che questo è un argomento scabroso....mi rendo conto che non è facile per l'attuale Giunta affrontare questo tipo di situazioni....si rischiano frizioni, forse spaccature....l'argomento si presta a interpretazioni diverse, ecc. ecc.

Noi non pensiamo di avere la verità in tasca. Noi stiamo cercando di percorrere una strada che tenga conto dei diritti di tutti. Noi crediamo che possiamo stare meglio, se stanno meglio tutti. Noi pensiamo che l'errore più grande sia quello di non fare nulla, noi pensiamo che lasciare le cose come stanno sia la soluzione peggiore per tutti.
Noi pensiamo che questa sia una notizia "da radiopopolare", noi pensiamo che Radiopop potrebbe/dovrebbe seguire quanto succede/succederà nei prossimi tempi in Via Idro (anche a prescindere dal progetto che abbiamo presentato lunedì scorso).

Grazie per l'attenzione.
Un bel saluto.
Antonio P. (a titolo personale)

PS: ...così tanto per aggiornarvi (siete o non siete una radio di informazione?): le emergenze che l'Assessore il 29/12/2011 aveva promesso di risolvere immediatamente, sono ancora lì che attendono...

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Di Fabrizio (del 20/04/2012 @ 09:15:18, in Regole, visitato 2043 volte)

Julienews.it 17-4-2012 ore 13:33 - Il giovane è stato mandato in Serbia, paese che non conosce

MILANO - Si chiama Dejan Lazic, ha 24 anni ed è italiano. O meglio, è nato e vissuto qui, ma le sue origini sono rom. E per questo non ha il permesso di soggiorno. Tanto basta alle autorità italiane per espellere il giovane verso la Serbia, paese d'origine dei suoi genitori, dove però lui non ha mai messo piede. Lo denunciano i suoi legali, gli avvocati Eugenio Losco e Mauro Straini: il provvedimento è stato eseguito "senza nemmeno attendere l'udienza - affermano - sul ricorso che abbiamo presentato contro la decisione". Oggi Dejan è stato messo su un aereo. Direzione: Belgrado.

Cosa potrà mai fare un giovane che non ha mai vissuto nel paese d'origine dei suoi genitori, origine che in Italia lo marchia indelebilmente?

I legali segnalano come in un caso analogo, nelle scorse settimane, un altro magistrato - il giudice di pace di Modena - abbia deciso per la liberazione di due fratelli di origine bosniaca che erano trattenuti da oltre un mese nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie), stabilendo che i figli di stranieri nati in Italia non possono essere trattenuti in un Cie e poi mandati via, malgrado non abbiano il permesso di soggiorno. Il giovane rom è finito in carcere l'anno scorso, per scontare una condanna definitiva a 5 mesi: all'uscita, è stato portato in questura e gli è stato notificato un provvedimento di espulsione. Da alcune settimane si trovava nel Cie di Milano e a fine marzo il giudice di pace ha confermato il provvedimento di espulsione, decisione contro cui la difesa ha fatto ricorso. Ma le autorità non hanno aspettato nemmeno l'udienza, il giovane è stato rimandato al suo paese d'origine. Paese che non conosce nemmeno.

di Gaia Bozza

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Di Fabrizio (del 19/04/2012 @ 09:36:20, in casa, visitato 1732 volte)

Da Roma_Daily_News

I Rom di Sulukule Rinnovamento urbano, chi ne sta traendo profitto?

Non rimane molto del quartiere rom di Sulukule, una volta così pittoresco.

Per anni, migliaia di Rom da tutto il mondo hanno vissuto nello storico insediamento della capitale Istanbul.

A causa di un piano di rinnovamento urbano (vedi QUI ndr) sono stati obbligati a a lasciare Sulukule.

Il video di Amnesty International (7'52"), sottotitolato in inglese, olandese, francese e spagnolo.

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