La Stampa 19/04/2012 - IL CASO - Una foto scattata durante il reportage
di pochi giorni fa nel campo nomadi di via Germagnano per testimoniare le difficili
condizioni igienico sanitarie, malgrado mesi di sforzi e promesse
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«Sforzi vani senza soldi per le politiche sociali»
NICCOLÒ ZANCAN - TORINO: Quella notte di dicembre si sentivano grida
terrificanti: «Zingari, andate via, vi ammazziamo tutti!». Lanciavano bottiglie
molotov contro le baracche. Volevano vendicare lo stupro di una ragazzina di 16
anni, che in realtà era uno stupro inventato. Sono passati quattro mesi dal
pogrom delle Vallette. Ma Torino non dimentica. Non vuole e non può. «Parlare di
questa vicenda mi provoca ancora molto dolore - dice l'assessore
all'Integrazione Ilda Curti -, il raid contro il campo nomadi della Cantinassa è
stato l'episodio più violento vissuto dalla città negli ultimi anni. Quello che
è successo ci costringe a fare i conti con germi che sono fra noi. Germi di
insofferenza, di rabbia e di razzismo, aggravati da questo periodo di crisi
economica. Ma non dobbiamo stare fuori dai problemi e guardarli da lontano.
Andiamoci nelle periferie! Dobbiamo cercare di capire, impegnandoci con tutti
gli strumenti che abbiamo a disposizione, perché non si rompa la rete della
solidarietà e dell'inclusione».
Di rom, di pregiudizi e del ruolo dei media. Dei problemi nei campi nomadi di
Torino. Dei finanziamenti che mancano per politiche sociali più incisive e
persino per sgomberare i rifiuti. Di tutto questo si è discusso ieri sera al
Museo della Resistenza, in corso Valdocco. Posto quanto mai evocativo, come ha
spiegato il giurista Vladimiro Zagrebelsky: «I rom erano nei campi di
concentramento con gli ebrei e gli omosessuali. Le ragioni per cui siamo qui è
anche storica. Quello che mi colpisce maggiormente è che spesso sono trattati
come stranieri e invasori, ma per la maggior parte i rom sono cittadini italiani
con diritti uguali ai nostri. Come ci sono i diritti delle persone che vivono a
fianco dei campi nomadi.
Siamo di fronte a un problema estremamente complesso». Sul ruolo dei media, in
particolare su quello dei quotidiani, è intervenuto Mario Calabresi, direttore
de La Stampa: «Io credo che sul tema dell'integrazione, la ricetta di un buon
giornalismo sia racchiusa in una sola formula: fornire contesti. Dare
spiegazioni, approfondire i temi, ricostruire senza semplificare. Altrimenti si
parla solo alla pancia dei lettori e si rischia di mettere in evidenza i
peggiori istinti». Il presidente del museo, Gianmaria Ajan, dice: «Siamo di
fronte all'immagine di una città assediata, ma non dall'esterno. In questi mesi,
con la crisi e la disoccupazione, sta crescendo una forte insofferenza sociale».
Ilda Curti: «È la tensione che vivono gli ultimi con i penultimi. Non dobbiamo
lasciarli soli».
Mancano soldi per mettere in campo politiche sociali più efficaci. Milano ha già
ricevuto 20 milioni di euro, Roma oltre 50, erano i fondi stanziati dal governo
per fronteggiare l'«emergenza rom». Ma i 5 promessi a Torino non sono mai
arrivati. Adesso non sono più disponibili.
Qui ci sono 800 nomadi regolari e quasi quattromila fantasmi. Una baraccopoli
che sta crescendo a dismisura sulle sponde della Stura. Il Pdl ha fatto i conti
in tasca al Comune: «Nel 2010 per i 4 campi nomadi autorizzati - spiega Maurizio
Marrone -, fra luce, acqua, riscaldamento, pulizie, derattizzazione,
manutenzione ordinaria e straordinaria e mediazione culturale si sono
volatilizzati 1.240.363,27 euro più Iva. Eppure, a fronte della spesa ingente, i
pessimi risultati sono sotto gli occhi di tutti». L'assessore Ilda Curti: «Sono
i soldi che servivano per la gestione. Non mi paiono così tanti, anzi...».