Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 31/05/2007 @ 13:47:02, in Europa, visitato 2440 volte)
E' uscito l'aggiornamento di maggio 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Daniele (del 30/05/2007 @ 09:00:40, in Europa, visitato 2920 volte)
Da
La Stampa
Italia, arriviamo
In viaggio con i Rom In Romania vivo con due euro al giorno. "Con mezz'ora di elemosina
guadagno di più"
BRUNO VENTAVOLI
INVIATO A CRAJOVA (ROMANIA)
Violeta ha trentanove anni ed è già nonna. E’ stata espulsa dall'Italia
perché il «permesso di soggiorno era scaduto». Avrebbe voglia di ritornare,
e se riuscirà a mettere da parte un po’ di soldi ritenterà l’avventura. Ma
più di 2-3 euro al giorno, con lavori saltuari, non tira su. Bastano appena
per sfamarsi. Violeta è una rom, una di quei due milioni e mezzo che vivono
sparsi per la Romania, dalle profonde campagne alle metropoli. Abita a
Crajova, nel sud, città della Valacchia circondata da una pianura piatta e
immensa. Gli abitanti sono oggetto barzellette, come da noi i carabinieri. E
il 5% circa appartengono alla minoranza rom. Di qui partono quelli che
arrivano a Roma, perché ogni zona della Romania alimenta un flusso
migratorio verso una particolare città italiana.
Senza frontiere
Un tempo venire all’Ovest era arduo. Prima bisognava bucare la cortina di
ferro, poi i confini di Schengen. Ora che non ci sono più frontiere basta
avere i soldi per il viaggio. I rom del duemila sono infatti cittadini
dell’Unione, che votano, che aspirano ad avere diritti, a coltivare la
propria identità, anche se non hanno mai posseduto una patria loro e non
hanno mai combattuto (forse unici al mondo) guerre per conquistarla o
difenderla. E possono muoversi liberamente, come qualunque abitante della
nuova Europa, di quella povera, che spera in un futuro migliore in Occidente
e crea allarme sociale per i difficili processi di integrazione nelle nostre
metropoli che scoppiano di stranieri. Hanno un passaporto romeno, che oggi,
nel bacino carpatico, vale moltissimo. Ma null’altro. Perché nella Romania
che corre selvaggia verso il capitalismo, dove vedi capre che pascolano
accanto a concessionarie di Porsche, spesso sono più poveri dei poveri
romeni. Naturalmente ci sono anche gli intellettuali, i politici, i sindaci,
gli imprenditori rom. Ma sono ancora pochissimi. E se in Italia va male, in
mezz’ora a lavare vetri, si guadagna come un mese.
I soldi
Per arrivare in Italia servono 250-300 euro. Racimolarli, qui, non
è facile. Spesso te li fai prestare da un amico. E poi glieli restituisci.
«Senza interessi», ci assicurano. Quando hai la somma parti. E se qualcuno
pensa ancora alle carovane degli «zingari» (termine politicamente scorretto
e offensivo), che si spostano nomadi con carabattole e misteri, si sbaglia
di grosso. Ora si viaggia in auto o nei pulmini. L'appuntamento è in qualche
piazza della città. Poi via, lungo le strade strette, malsicure, che reggono
tutto il traffico tumultuoso della Romania (ancora povera d’autostrade), tra
lenti tir inquinanti e Suv che sfrecciano in sorpassi pericolosi.
La prima tappa è l'Ungheria. «Ogni tanto c'è qualche problema al confine -
dice Ion, esperto di viaggi italiani -. Magari trovi un poliziotto che fa
storie. Se vogliono, qualcosa che non funziona c'è sempre e ti fanno
aspettare anche 24 ore. Ma se allunghi 50 euro le grane scompaiono. E fino
all’Italia fila tutto liscio». Perché i rom vogliono venire nel nostro
Paese? Non servono sociologi per capirlo. Basta andare alla periferia di
Crajova, dove vivono i rom più poveri. Non ci sono «campi», né nomadi, né
roulotte, come molti potrebbero pensare guardando le sistemazioni precarie
dell’Italia, ma una lunga teoria di piccole casette d’un paio di stanze.
Costruite con materiali di recupero, misere, sbreccate, ma anche colorate e
pulite nell'interno. Le strade sterrate s'insinuano tra palizzate di legno.
Di automobili non c’è quasi traccia, solo cavalli e carretti di legno.
La parabola sul tetto
Alcune abitazioni hanno la parabola della tv, molte invece sono prive di
elettricità e acqua corrente. Chi è fortunato scava dei piccoli pozzi
intorno a casa. Non ci sono gabinetti, ma buchi nella terra coperti da
gabbiotti d'assi. Mihai ha quattro figli, una moglie, due figli. In questo
periodo va nei campi, è un bracciante tuttofare. Sette o otto ore di lavoro
per 3 euro al giorno. «L'Italia? Certo che ci vorrei andare. Perché lì
mangerei tutti i giorni». Graziano, invece, vive bene. Fa il macellaio, ha
un buon stipendio. Ha fatto studi economici, adora il «suo» paese, la
Romania, e non pensa ad emigrare. In Italia c'è stato, ma solo per andare a
matrimoni o «per vedere il Colosseo e il Vaticano». «Per i rom poveri, però,
non è così - spiega -. Loro vivono in condizioni pietose. Sanno che in
Italia la vita nei campi è dura. Ma una roulotte laggiù, per quanto
distrutta, è meglio che qui».
Pitei, suo cugino, è stato in Italia qualche mese. Ora è tornato a Crajova.
«Perché qui vivono i miei figli e i miei parenti - spiega -. Molti della mia
gente vorrebbero svegliarsi al mattino sapendo di avere un lavoro. Se ci
aiutassero ad avere case decenti, ad avere un lavoro in Romania, nessuno
partirebbe per andare all'estero. Io guadagno bene, ho comprato una bella
macchina, ma quando esco resto soltanto un rom e questo certe volte pesa».
La legge
I rom sono una minoranza tutelata formalmente dalla legge romena, come
quella magiara in Transilvania. Esistono organi istituzionali per garantire
diritti, accesso al mercato del lavoro (con «quote rom»), all’università, ma
nonostante i tentativi del governo, persistono grandi differenze
socioeconomiche. E questo, mescolato alla secolare diffidenza verso quel
popolo senza terra che andava contro tutte le certezze e i valori
dell'Occidente, aumenta l'emarginazione, i sospetti, le tensioni nella
pratica quotidiana.
«Non possiamo entrare nei locali - ci dice Graziano - su 60 ristoranti,
possiamo frequentarne appena tre. Niente piscine e neppure discoteche. E i
giovani questa situazione non la tollerano». Per un bisticcio tra una
guardia privata e un rom all'entrata di un locale, qualche mese fa, c'è
stata anche una notte di proteste e risse. Ovviamente i romeni smentiscono
le discriminazioni. Il governo lo fa ufficialmente, temendo bacchettate
dalla Ue. I cittadini che trovi per strada, o ai tavolini di un McDonald's,
lo fanno invece con ardore e aneddoti. E per convincerti ti portano a vedere
le strade dove vivono i rom ricchi, che hanno aperto negozi e imprese, o
sono tornati dall’estero con i soldi, e poi si costruiscono grandi ville
«che nemmeno i romeni hanno».
I rom di Crajova sono in stretto contatto con i parenti di Roma. Li sentono
almeno tre volte la settimana tramite cellulari. Sanno che l'Italia non è un
paradiso? E che cresce l'insofferenza dopo i fattacci di cronaca nera che
hanno visto i rom protagonisti in negativo? «Be' forse siamo troppi e gli
italiani hanno ragione ad essere arrabbiati perché quello è il loro Paese -
dice Graziano -. Però noi abbiamo il diritto di muoverci, la nuova Europa
non ha barriere. La maggior parte di noi vuole venire in Italia per
lavorare. Chi vive qui in miseria ha diritto di sognare una vita migliore,
di provarci. I criminali esistono dappertutto, tra i rom, ma anche tra i
romeni e gli italiani».
5 DOMANDE A MASSIMO CONVERSO, OPERA NOMADI
Massimo Converso, presidente dell’Opera nomadi, ci sono oltre due
milioni di Rom - solo dalla Romania - liberi di venire all’Ovest. Per
l’Italia sarà un problema?
«Sì, perché il governo si è fatto trovare impreparato. Non dispone di
consulenti nelle comunità Rom, malgrado l’Opera nomadi insista da anni sulla
necessità di avviare un dialogo».
La soluzione dei «grandi campi» di accoglienza funzionerà?
«I megacampi aumenteranno i fenomeni di devianza. Si è visto chiaramente, a
Roma, sulla via Pontina: favoriscono la criminalità, l’evasione scolastica,
la tossicodipendenza».
Che cosa suggerite, voi dell’Opera nomadi, per affrontare il
problema?
«Lo Stato italiano dovrebbe intervenire sul fronte degli affitti agevolati,
aiutare i Rom dell’est, che sono abituati da decenni a vivere in case
monofamigliari, a trovare abitazioni. La cosa peraltro già avviene, da
Mazara del Vallo a Merano, con una buona integrazione con la popolazione
italiana. In Italia, soprattutto nel sud, ci sono vecchi paesini quasi
abbandonati. Potrebbero essere ripopolati dai Rom. La possibilità esiste,
occorre la volontà politica. Bisogna anche offrire ai Rom la possibilità di
lavorare. Noi suggeriamo di sostenere la nascita di cooperative, di
sviluppare il commercio ambulante e i mercati dell’usato che appartengono
alla loro tradizione, legalizzare i musicisti di strada, aiutare i gruppi
che fanno la raccolta dei rifiuti differenziata».
Insistete anche su interventi all’estero.
«L’Italia dovrebbe investire nei Paesi d’origine, come la Romania,
per migliorare le condizioni di vita, per aumenti mirati dei salari.
Naturalmente serve l’aiuto di consulenti locali, altrimenti sono soldi
sprecati».
E’ aumentato il pericolo sociale degli «zingari» in arrivo dall’Est?
«La stragrande maggioranza dei rom dell'Est si dedica alla questua o svolge
lavori in nero nell'edilizia. Anche se nell'immaginario collettivo “tutti”
gli zingari sono delinquenti, solo il 10% compie attività illegali.
Purtroppo ci sono minoranze aggressive che occupano spazi criminali,come
prostituzione e rapine. E in alcuni campi non c'è stata resistenza alla
pressione dei pedofili. Ma mi creda, se avessero la possibilità di lavorare,
i Rom preferirebbero farlo. Anche perché le attività criminali non sempre
sono così redditizie. L'arresto di un rom costa alle famiglie migliaia di
euro in avvocati».
Di Fabrizio (del 21/05/2007 @ 09:46:42, in Europa, visitato 3753 volte)
Da
Roma_Shqiperia
POLITEIA
Il popolo Rom vive in Albania da 600 anni. Originario dell'India, si ritiene che
siano arrivati da tre strade differenti: dalla Turchia, dalla Grecia e dal
Montenegro. Ci sono in Albania tre ceppi differenti, che parlano la stessa
lingua ed hanno medesime tradizioni e cultura. In Albania esiste tolleranza
etnica e religiosa ed è per questo che qui i Rom vivono pacificamente. Si stima
in 120/150.000 la loro popolazione, con una concentrazione nel sud-est del
paese. Non esistono dati ufficiali o studi sul popolo rom.
Prima del 1990 la situazione dei Rom era simile al resto della popolazione
albanese. Lavoravano in diversi settori dello stato e il reddito delle loro
famiglie era sullo stesso livello del resto della popolazione. D'altra parte,
dopo il 1990 la situazione dei Rom è via via diventata critica; la maggior parte
ha perso il lavoro a causa delle privatizzazioni dell'industria statale. Il
processo di democratizzazione che si è sviluppato in Albania nel periodo di
transizione ha causato una catastrofe economica per le famiglie rom. Tra i
fattori che hanno influenzato la condizione dei Rom, la competizione nel mercato
commerciale e lavorale e la migrazione. Attualmente il 90% dei Rom in Albania è
disoccupato. Alcuni di loro lavorano in proprio nel commercio [...]. La Banca
Mondiale mostra che la spesa media mensile di una famiglia Rom è di $ 199, che
il 40% delle famiglie vive in cattive condizioni e che soltanto il 20% ha
un'entrata sufficiente a comperare medicine. Esistono poi difficoltà nel
beneficiare della politica assistenziale.
Una delle principali ragione sull'incapacità di competere nel crescente
mercato libero è il basso livello di scolarizzazione. L'analfabetismo tra i Rom
è cresciuto nel periodo di transizione. La percentuale di analfabetismo è del
52,4%; tra le donne è del 56,5% e tra gli uomini del 48,3%. Circa il 40% delle
famiglie chiede ai loro bambini di lavorare per assicurare i bisogni primari ed
è questa la principale ragioni per cui non frequentano la scuola.
Un altro problema emergente sono le cattive condizioni abitative. Parte delle
loro case sono state distrutte dal governo con la promessa di ricostruirle, ma
sinora questo tema non è stato risolto. Il risultato è che vivono in case di
fortuna o direttamente per strada.
[...] Durante il periodo di transizione i Rom hanno avuto diversi problemi
messi in evidenza dai media. In genere i media trattano i Rom in maniera
positiva, ma ci sono anche stati casi di disinformazione; i Rom sono accusati
per atti di criminalità, per esempio, perché sono un soggetto facile, incapace
di difendersi adeguatamente.
Sulla base di una ricerca condotta dalla Banca Mondiale, il governo albanese
ha approvato una Strategia Nazionale per il periodo 2003-2015 per innalzare le
condizioni di vita dei Rom. Questa Strategia opererà in campi differenti [...]
Diverse OnG rom hanno approvato ed accettato questa Strategia, e contribuito
alla sua implementazione. Ma diversi Rom sono disillusi del Ministro
responsabile, perché intanto sono passati quattro anni e il budget disponibile è
insufficiente. Le OnG stanno facendo pressione perché il budget sia assicurato
per i prossimi 8 anni. Un'altro problema che ha sollevato proteste è che alcune
associazioni hanno abusato del sistema chiedendo per loro denaro a nome dei Rom.
[...]
Ramazan Mile and Alma Lleshi, Albanian Roma Union ‘Amaro-Drom’,
Tirana
Di Fabrizio (del 13/05/2007 @ 10:19:33, in Europa, visitato 1908 volte)
Da Roma_Daily_News
La moglie di Sarkozy ha parzialmente origini Rom
Sembrerebbe che il padre di Cecilia Ciganer-Sarkozy fosse un Rom di Balti (attuale Repubblica di Moldavia) con cittadinanza rumena, come riportato nella stampa di Romania e Moldavia. Wikipedia (versione inglese) riporta che era di una famiglia mista rom e rumena.
Biografia
Cécilia Sarkozy (nome originario Cecilia María Sara Isabel Ciganer-Albéniz, è nata il 12 novembre 1957 a Boulogne-Billancourt) è la moglie del neo-eletto presidente francese Nicolas Sarkozy.
Suo nonno era Rumeno e Rom (da qui il soprannome spagnolo di Ciganer)...
continua
Di Fabrizio (del 11/05/2007 @ 10:33:41, in Europa, visitato 2407 volte)
Cinque magistrati del Tribunale Costituzionale negano la pensione d'anzianità
ad una gitana, anche se suo marito ha usufruito della sicurezza sociale per
vent'anni.
Unión Romaní denuncerà questa violazione al Tribunale Europeo dei Diritti
Umani come pure davanti al Tribunale della Giustizia dell'Unione Europea.
Ugualmente si rivolgerà al Presidente del Governo ed al resto dei leaders
parlamentari per affrettare una riforma legislativa che renda possibile il
riconoscimento del matrimonio celebrato secondo le tradizioni gitane.
Oggi è un giorno particolarmente triste per la comunità gitana spagnola,
perché cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno rifiutato il ricorso
di Amparo perché potesse essere girata a María Luisa Muñoz Díaz la
pensione d'anzianità che le era negata dalla Sicurezza Sociale. Di fronte a
questa triste e deludente sentenza un altro Magistrato, tra i sei che integrano
l'Alto Tribunale, ha votato a favore di Maria Luisa, con un tipo di voto
particolare che costituisce un testo di gran valore per tutti noi.
Al fine di ricordare quanto è avvenuto nella storia della marginalizzazione
gitana, ricordiamo i Magistrati che hanno lasciato questa povera gitana senza
pensione: don Pablo Pérez Tremps, che è stato l'autore materiale di questa
disgraziata sentenza. Assieme a lui hanno votato contro gli interessi di Maria
Luisa e dei suoi figli, doña María Emilia Casas Baamonde, don Javier Delgado
Barrio, don Roberto García-Calvo y Montiel, e don Manuel Aragón Reyes.
Chi si è opposto alla Sentenza è stato il Magistrato don Jorge
Rodríguez-Zapata Pérez, - che Dio doni alla sua famiglia salute e libertà - che
da oggi occuperà un luogo di affetto e rispetto tra tutti i gitani spagnoli e
del mondo.
La Commissione Permanente della Unión Romaní, riunita con carattere di
urgenza, ha ritenuto di rendere pubblico il proprio dolore e malessere per
quello che considera un peso ingiusto e non necessario, realizzato da quanti
dovrebbero manifestare un maggior grado di sensibilità per la legittima difesa
degli interessi dei più deboli. La Camera Alta del Tribunale Costituzionale non
è stata all'altezza dei tempi correnti e la Sentenza si iscriverà tra i testi
più riprorevoli contro il nostro popolo.
Osserviamo, come non potremmo fare altrimenti, questa infame Sentenza,
sapendo che oggi i nostri figli e domani i nostri nipoti, studieranno questo
testo e lo situeranno tra le pratiche che durante i secoli hanno impedito la
piena incorporazione del nostro popolo nel resto della società. 500 anni fa le
autorità di allora ci condannavano alla galera, cercando il nostro sterminio.
Oggi, cinque Magistrati del Tribunale Costituzionale hanno condannato a morire
di fame una povera vedova gitana perché essendosi sposata con rito gitano, non
ha diritto alla pensione d'anzianità.
[...]
Noi, membri della Giunta Direttiva di Unión Romaní, facciamo nostro il voto
del Magistrato don Jorge Rodríguez-Zapata Pérez, di cui vogliamo sottolineare
alcuni passaggi:
RIASSUNTO del voto del Magistrato don JORGE RODRÍGUEZ-ZAPATA PÉREZ,
sentenza del 16 aprile 2007, ricorso di amparo n. 7084/2002 interposto da
doña María Luisa Muñoz Díaz
Questa è la realtà
1.- Doña María Luisa Muñoz Díaz è di nazionalità spagnola, però appartiene
all'etnia gitana. Reclama la pensione d'anzianità del suo defunto sposo, don
Mariano Dual Jiménez, con cui si sposò in territorio spagnolo con rito
ancestrale gitano nel novembre 1971. Don Mariano era muratore e lavorò per conto
terzi sino alla sua morte nel dicembre 2000. Usufruì della Sicurezza Sociale per
19 anni, tre mesi e otto anni, che corrisponderebbero per doña María Luisa a
903,29 € mensili di pensione, riconosciuti da Sentenza, poi revocata, dal
Giudicato Sociale nº 12 di Madrid. Doña María Luisa e don Mariano erano titolari
di un Libretto Familiare dall'11 agosto 1983, che constatava la nascita dei loro
sei figli nati nei quasi trent'anni della loro relazione coniugale; ad ottobre
venne loro riconosciuto il titolo di famiglia numerosa nº 28/2220/8 della
categoria 1ª. Don Mariano era titolare della cartella della Sicurezza Sociale nº
28/2098958/66, da cui figurano senza dubbio come beneficiari tanto doña María
Luisa come i loro sei figli.
Di Fabrizio (del 01/05/2007 @ 10:26:05, in Europa, visitato 2566 volte)
Da
Czech_Roma
Strasbourg, France, April 18 (CTK) - Il rapporto del Consiglio d'Europa (CE)
sullo stato dei diritti umani in 46 stati, critica la Repubblica Ceca e la
Slovacchia per il trattamento riservato ai Rom.
I principi della CE richiedono l'azione giudiziaria in periodi ragionevoli.
Giustizia dilazionata significa giustizia negata, dice il rapporto.
Oltre a Cechi e Slovacchi, vengono criticati altri 19 paesi, inclusi Francia,
Germania, Bretagna, Italia, Grecia e Polonia.
Casi di spostamenti forzati di famiglie rom sono registrati in numerosi paesi CE
[...] Il rapporto aggiunge che il Tribunale Europeo sui Diritti Umani riguardo
la Repubblica Ceca e la Slovacchia è particolarmente preoccupato per la
segregazione scolastica dei bambini Rom nelle scuole ceche e per la
sterilizzazione forzata o senza consenso in Slovacchia.
Il rapporto ricorda che esistono tre priorità CE, che si applicano anche per
i Rom, e che sono la protezione delle minoranze, la lotta al razzismo e
all'intolleranza, e la lotta contro il mantenimento ai margini della società.
Il paese che ha ottenuto più critiche è stato la Russia.
Di Fabrizio (del 29/04/2007 @ 10:53:25, in Europa, visitato 2421 volte)
E' uscito l'aggiornamento di aprile 2007 di PICUM.org con le notizie e l'evoluzione politica riguardanti i diritti sociali fondamentali degli immigranti non documentati in Europa. Disponibile nel formato Word nelle seguenti lingue: inglese, tedesco, olandese, spagnolo, francese, italiano e portoghese.
Di Fabrizio (del 24/04/2007 @ 09:53:33, in Europa, visitato 2372 volte)
Da
Baltic_Roma
Lo scorso marzo è stato lanciato un sito web del Centro Sviluppo della
Cultura Rom. Il sito www.Romi.lv,
il primo nei paesi baltici, riporta notizie sulla comunità Rom, ed informazioni
sulla storia, le tradizioni ed informazioni sui Rom in Lettonia, una
popolazione di 8.152 all'inizio del 2006, secondo l'Istituto Centrale di
Statistica. Le notizie sono disponibili in lettone, russo ed inglese. Il sito è
stato finanziato dall'Ambasciata Britannica e dal Segretariato Assegnazioni
Speciali del Ministero per l'Integrazione Sociale.
Di Fabrizio (del 22/04/2007 @ 09:33:10, in Europa, visitato 2352 volte)
Da
Les
Rroms acteurs
I Rrom francesi voteranno per una gadji o per un gadjo ?
In I Rom e le autorità
Par Courthiade, professeur de langue et civilisation rromani à l'INALCO
(Paris)
La popolazione dei Rroms in Francia è vicina ad un mezzo milione di persone,
per lo più cittadini francesi (essendo gli altri percepiti come Jugoslavi, Greci
o Turchi venuti a portare la loro forza di lavoro dopo la guerra). Circa il 20%
soltanto di questa popolazione ha un modo di vita mobile, che riguarda
soltanto cittadini francesi. Questo tasso è cinque volte più elevato che a
livello europeo (4% il modo di vita mobile sui 10 a 12 milioni dei Rroms
dell'Europa). Tale elettorato non è dunque trascurabile. Tuttavia, tanto in
occasione della presente campagna elettorale che delle precedenti, nessun
candidato ha girato gli occhi verso questo giacimento di voce. Dimenticanza?
Certamente no, poiché il collettivo Romeurope ha indirizzato a tutti gli attuali
candidati una posta che riguarda questa popolazione e solo due QG (UDF e PS)
hanno risposto con delle banalità.
Come un Rrom francese può allora sentirsi implicato nel dibattito che scuote
il loro paese? E per contro, perché dire due parole sensate al questo riguardo è
considerato dai candidati come un rischio di perdere migliaia di elettori?
Poiché è proprio là ciò che temono i candidati: l'alleanza che uccide...
E questo timore viene per il fatto che i Rroms non sono percepiti per ciò che
sono, cioè semplicemente un popolo che è stato deportato dall'India del nord
(Media Valle del Gange, oggi Uttar Pradesh) in Afghanistan nell'XI secolo,
quindi venduti come schiavi in Iran orientale (Khorassan) prima di seguire i
loro padroni ed i conquistatori seldjoukides (i primi "turchi") per andare verso
Baghdad e l'Asia Minore dove stabilirono il sultanato di Konya. Di là proseguono
la loro progressione un po'ovunque in Europa (che arriva a Parigi nel 1427) e
fanno da parte del popolo europeo, con la loro lingua, la loro cultura, i loro
valori e la loro visione del mondo. Da secoli questo popolo contribuisce come
gli altri popoli ai progressi del nostro continente. E tuttavia, non è come un
popolo che i Rroms sono visti. Sono considerati sia come un clan che una classe
sociale problematici, sia come migranti eterni, figli del vento o nomadi
impenitenti, "Gens du Voyage" in termine politicamente corretto, indesiderabile
per discorso franco. Ma che ciò non tenga, i problemi che sono presunti portare
ripartiranno con loro molto così rapidamente - da cui questa predilezione delle
autorità per considerare Rroms come viaggiatori di cui ci si può facilmente
sbarazzare, tanto più facilmente che la maggior parte ignorano i loro diritti.
È questo malinteso che è la forma più recente di discriminazione,
condannandoli a "soluzioni dette sociali" che non soltanto non risolvono detti i
problemi sociali, ma hanno piuttosto tendenza a crearli ed iscriverli in un
circolo vizioso.
Rroms, Mânouches, Gitans: quale parola scegliere?
Le tre parole sono giuste e ciascuna designa uno dei grandi rami del popolo
rrom: i "Rroms" per circa 85% che vivono in Europa dell'Est e nei Balcani, "Gitans"
(o "Kalés") un milione che vive in Spagna ed in parte in Francia e "Mânouches"
(o "Sintés") per circa 5% restante hanno vissuto molto a lungo nelle regioni di
lingua tedesca ed in Italia del nord. La sola complicazione è che "Rrom" è usato
per designare tutti i tre rami dei Rroms dell'Est e che Kalés (o Gitans) designa
anche tutto l'insieme in quella dei Gitani.
Per contro la parola "tsigane" designava inizialmente una setta bizantina che
era già scomparsa al momento dell'arrivo dello Rroms, tanto che la gente del
popolo ha riutilizzato questo vecchio nome per designare sia i Rroms, sia gli
altri gruppi più o meno a caso. La parola "zingaro", che è un insulto in
numerose lingue, è dunque da evitare al di fuori del settore della musica.
Secoli di persecuzione
È il ritornello un po' riduttivo che si trova con di tutti coloro che per una
ragione o un'altra fanno professione di intenerire il lettore utilizzando la
compassione, che è praticamente diventata una merce nella società attuale. Ed è
vero che le persecuzioni riguardo ai Rroms in Europa hanno raggiunto dimensioni
inaudite: esecuzioni barbare, mutilazioni, espulsione o altre punizioni
effettuate per la sola mancanza di essere nato Rrom - tutto ciò non è nulla
accanto al genocidio di 600.000 Rroms, Sintés e Kalés, perpetrato dai nazisti e
dai governi che li ammiravano. Su queste persecuzioni, si trovano pubblicazioni
molto abbondanti, ma che ahimè si limitano in generale ai casi più visibili e
tacciono sulle persecuzioni "umane", mascherate da pseudo-beneficenza, il
paternalismo, la corruzione ecc....
Interazione economica dei Rroms nella storia
Tuttavia ci sono stati molti casi di intelligenza tra Rroms e popolazioni
locali nelle regioni dove questi erano stabiliti. In generale in Asia minore e
nei Balcani i Rroms sono considerati per avere portato tecniche nuove nel lavoro
dei metalli, tecniche che hanno fatto avanzare in particolare l'agricoltura
locale.
In alcuni casi, il loro contributo è stato decisivo nonostante loro, poiché
il professore Ian Hancock (Univ. di Austin in Texas) ritiene che è la riduzione
in schiavitù - dunque in forza di lavoro massiva ed economica, di tutti i Rroms
penetrati in Moldavia e Munténie (è nel sud della Romania d'oggi) che ha
permesso a questi principati di esistere come tali nonostante il disastro
economico nel quale le orme ottomane e la corruzione asfissiante questi due
paesi ed i loro popoli. I Rroms vi esercitavano come schiavi le professioni più
diverse: manovali, boscaioli, muratori, musicisti, minatori, ma anche segretari
e ragionieri! L'abolizione della schiavitù dei Rroms nel 1855-56 e la riunione
di questi due principati segneranno la creazione della Romania d'oggi.
In numerosi altri paesi i Rroms ha costituito una mano d'opera stagionale
stimata: Grecia, Francia (Poitou - in particolare nelle culture "maraîchères",
Alsazia), Spagna ma anche nei paesi comunisti. I loro regimi facilitavano spesso
l'esodo rurale verso i bacini industriali tanto che le braccia dei Rroms si
rivelavano utili per garantire i lavori dei campi. Infatti, il Rroms è capace di
dispiegare su alcune settimane un'energia considerevole al lavoro quando la
stagione, la clientela o diversi imperativi lo esigono - questo prima di
usufruire del guadagno acquisito. Questo tipo di flessibilità, motivata da un
risultato da compiere, sorprende coloro che nel lavoro vedono soprattutto
l'obbligo di fare atto di presenza e traggono vantaggio da tutte le opportunità
(fine settimana, vacanze, congedi, ponti, assenze, RTT, mercoledì delle madri di
famiglie, riposo, mangiare, troppo tardi, troppo presto, assente "precisamente"
oggi) per giustificare assenze. Una e l'altro degli approcci dipende da una
certa visione della "qualità della vita" ma nessuna dovrebbe essere presentata
come più virtuosa dell'altra.
Aggiungiamo a ciò che i Rroms sono stati a lungo implicati nella coltivazione
delle piante medicinali per l'industria bulgara della medicina.
In misura maggiore, i Rroms sono a lungo stati un legame tra il
commercio delle borgate e le case isolate, per i loro prodotti (attrezzi
agricoli pagati in natura e smaltiti in città) ma per altro ancora. Certamente
queste reti sono obsolete al giorno d'oggi ma hanno a lungo contribuito alla
vita normale delle campagne. Un'altra funzione dei Rroms era lo spettacolo, ma
anche alcune forme di "psicoterapia" e di consiglio sotto forma di divinazione.
La concorrenza che rappresentavano per le chiese non ha spesso valso loro
l'amenità di quest'ultimi - l'inquisizione si è mossa in modo particolarmente
inumano riguardo ai Gitani.
In una società che valorizzava il recupero (che forse ritornerà) i Rroms
avevano acquisito competenze ambientali di alto livello. Al giorno d'oggi, molte
imprese hanno una dimensione internazionale, come Santiago in Francia e Vamosi
in Ungheria. Negli Stati Uniti una delle specialità dei Rroms è il lavoro delle
grandi strutture in alluminio e la riparazione lampo delle carrozzerie di
automobili - e che montano in freccia, la divinazione organizzata come veri
centri medici.
Più modestamente, i Rroms che lavorano nelle fiere (ma anche i "Forains" non
Rroms che sono in numero quasi uguale) danno lavoro, certamente precario ma ben
esistente, a quantità di genti nei comuni in cui passano.
Si potrebbe aggiungere con un'ironia amara che centinaia di "esperti dei
progetti rroms" sono remunerati - senza grande risultato in realtà - da numerose
istituzioni e ministeri in Europa, cosa che protegge quest'esperti della
disoccupazione. Inoltre, il timore del Romanichel (parola che in rromani
significa semplicemente "popolo rrom"), mantenuto sulle onde da diversi "esperti
in sicurezza" che si trovano anche tra i produttori di sistemi d'allarme e di
protezione, permette a quest'industria di aumentare i suoi vantaggi (è ad una
scala inferiore alla tattica della NRA negli Stati Uniti). Questo ricorda una
relazione del prefetto dei Pirenei Atlantici nel 1802 che scriveva: "Quella
gente-là (Romanichels), anche se sono onesti per la maggior parte, è
responsabile di numerosi allarmi nel paese poiché il loro semplice arrivo
incoraggia i malfattori a perpetrare i loro misfatti, tenuto conto che sarà loro
facile farli loro firmare;" occorre dunque espellerli ". Naturalmente ci sono
Rroms, Sintés e Kalés malfattori, come presso i marinai pescatori bretoni, i
Lionesi, i diabetici, le bionde o i giornalisti, ma lo stereotipo che associa
Rroms e delinquenza è tanto assurdo quanto distruttivo (il tasso di criminalità
è comparabile a quello del non rroms di classe sociale simile ed il numero di
morti è molto più debole).
Meccanismi di successo sociale
Nonostante il fatto che più del 60% della popolazione rromani dell'Europa
vive attualmente in condizioni tragiche di sopravvivenza, esiste un buono numero
di famiglie, di individui o di Comunità la cui buona integrazione economica non
ha condotto alla perdita del patrimonio culturale. Ad esempio esiste in Romania
un tipo d'elite, chiamata "Gabors", che ha sempre saputo attraverso i diversi
regimi politici ed economici restare relativamente prosperosa ed allo stesso
tempo da coltivare il suo modo di vita tradizionale - tra cui, con l'ausilio di
alcuni adattamenti, le sue professioni. Nessuno di loro in ogni caso sigla in
margine alle attuali disoccupazioni!
Al contrario, i Macharis di Dány in Ungheria si sono interamente riconvertiti
da un punto di vista professionale poiché lavorano tutti alle catene
d'assemblaggio di prodotti elettronici, questo mantenendo anche la loro lingua e
la loro cultura. Il fallimento non è dunque affatto iscritto nel destino dei
Rroms.
Il fallimento
Le cause del fallimento sono spesso la congiunzione, o piuttosto il
concatenamento, di molti fattori. Così, in occasione dell'abolizione della
schiavitù in Romania, nulla è stato fatto per accompagnare i nuovi liberati che
si trovavano alla via in un sistema feudale senza pietà (mentre i loro vecchi
proprietari erano stati compensati dallo Stato). Si sono dunque trovati nella
marginalità mentre nulla era fatto per combattere la mentalità schiavista, non
soltanto in Romania, ma anche le ripercussioni della schiavitù (mancanza di
progetto e del senso della responsabilità, sottovalutazione di sé, assenza della
sensazione di proprietà ecc.). Con l'arrivo del comunismo e l'esodo rurale, la
mano d'opera agricola è fornita dai Rroms, con lavoro garantito e miglioramento
delle loro condizioni di vita - in modo che sono considerati in quegli ultimi
anni come i "privilegiati di Ceausescu" e di là a dire che il dittatore era "di
razza zingara", egli vi aveva soltanto un passo - segnalato più una volta dalla
stampa!!!!
La caduta del comunismo condusse alla restituzione delle terre ai vecchi
proprietari ed all'espulsione dei Rroms, respinti nella disoccupazione, la
marginalità, la miseria. Situazione simile che ha naturalmente fatto
moltiplicarsi le OnG vampire che, non contente di deviare o sprecare i fondi
destinati ai Rroms, trattano gli interessati e garantiscono remissivamente tutto
ciò che desiderano le autorità locali. La corruzione pecuniaria, politica e
morale riguarda tanto i membri rroms che non rroms di queste OnG e l'origine
etnica non è affatto pertinente in questo settore. Questa situazione a livello
locale è tanto più spiacevole in quanto Bucarest può inorgoglirsi di risultati
notevoli come la sua legislazione antirazzista o anche il riconoscimento della
lingua e della cultura rromani nell'insegnamento scolastico (16.000 allievi
all'anno seguono questo insegnamento in tutto il paese).
Si comprende meglio perché alcune famiglie, vittime della precarietà di ogni
acquisizione sociale per i Rroms in Romania, vengono a tentare di dare una
scolarità normale ai loro bambini in Francia o in Spagna. In realtà, sono
soprattutto contadini, e le loro competenze, benché eccellenti, sono
inutilizzabili nelle città in Francia.
La situazione è peggiore ancora in Bulgaria dove, con la benedizione dei
"rappresentanti" autoproclamati dei Rroms, migliaia di bambini sono orientati
verso classi per minorati che li privano di qualsiasi futuro. La perversione del
sistema viene dal fatto che sulla carta delle relazioni tutto è perfetto: sono
testi presunti oggettivi che presiedono all'orientamento bambini. Relazioni di "rroms
esperti" confermano i buoni fondamenti delle pratiche, ingraziati i genitori con
diversi "vantaggi" (farina, scarpe ecc.), pressioni senza fine sono esercitate
su loro, tanto da OnG che dalle autorità in posto, ma anche con le reti di
genitori non rroms, si trova sempre un Rrom o due per esprimere nei mass media o
di fronte agli ispettori stranieri la propria piena soddisfazione del sistema -
mentre allo stesso tempo i vantaggi materiali poco importanti attizzano contro
Rroms la gelosia ed il razzismo di genitori non rroms poveri come loro. È questo
contesto che permette oggi a Volen Sidérov, detto "Bolen" (il paziente), tale
successo popolare (16%) quando dice che occorre "trasformare i zingari in
sapone". Effettivamente i "rappresentanti rroms", usurI e speculatori, sono i
principali colpevoli di questa situazione, con alcunI non rroms che concentrano
nelle loro mani un potere senza divisione (distribuzione dei fondi del "decennio
dello Rroms" ad esempio).
Mascherare un trattamento razzista in problema sociale non fa che precipitare
la spirale della disintegrazione, della miseria ed infine della delinquenza, che
giustifica con ciò anche le dichiarazioni dei razzisti.
Sino all'esilio
L'ipocrisia caratterizza il trattamento dei Rroms in Europa: siamo tutti
nella stessa Unione e tuttavia il modo in cui sono trattati i Rroms nei diversi
paesi non sembra interessare nessuno. Mentre la collaborazione è realizzata
sempre più stretta in mille settori, la questione rrom vi sfugge un po' poiché
sfugge alle preoccupazioni dei nostri candidati. Se dei Rroms vengono in
Francia, la risposta è di Sicurezza (o pseudo-Sicurezza), come se si trattasse
di invasori. Tuttavia, i Rroms che si partono soffrono di nostalgia; molto
preferirebbero vivere vicino delle tombe dei loro antenati (siamo molto lontano
dallo stereotipo trasportato da una certa stampa) nella loro terra natale, con
tutta la complicità della popolazione maggioritaria: allora ritorno sì, è
auspicato, ma in quali condizioni?
Finché i meccanismi reali del razzismo non sono stati identificati e
combattuti in uno spirito di buona cooperazione tra i paesi considerati, lontano
dalle relazioni politicamente corrette (ma menzognere) e dalle dichiarazioni
delle cancellerie, quali ritorno può essere previsto seriamente? Verso quale
inferno di precarietà e d'instabilità?
Il rifiuto di prendere il male alla radice
Trattare come sociale una problematica che è soltanto un tessuto di
stereotipi da parte della maggioranza può soltanto fornire pretesti alle
discriminazioni peggiori. Sarebbe essenziale formare (come la INALCO a Parigi lo
prepara) dei Rroms specializzati nei meccanismi occulti dei diversi tipi di
corruzione, affinché diagnosi realistiche possano condurre a risposte adeguate.
Tuttavia, mentre i candidati a questi studi si moltiplicano, il fondo
d'istruzione dei Rroms (43 milioni di euro attualmente depositati a Chur, in
Svizzera) non prevede di concedere loro borse, ma finanzia "centri
d'informazione" che per la maggior parte esisteranno soltanto sulla carta. È
chiaro che tali centri sono molto utili per concretare il consenso tacito tra i
governi, le OnG e le istituzioni europee.
Ed in Francia?
Come lo abbiamo accennato prima, la Francia ha mosso la questione dei Rroms sul
settore della mobilità, come se ci fosse una relazione sistematica tra i due.
Esiste dunque in Francia una legge che proibisce la mobilità? No, naturalmente,
poiché non avrebbe basi giuridiche e tuttavia, de facto, il divieto esiste e si
accompagna anche ad un divieto di fermarsi, tutto ciò certamente sotto pretesto
di Sicurezza.
In realtà anche se il 96% dei Rroms è costituito da sedentari sul piano
europeo, spetta a tutto il popolo rrom essere interdipendente, umanamente e
simbolicamente, con i Rroms (ma anche con gli altri) che hanno scelto un modo di
vita mobile, questo oltre a qualsiasi communitarismo poiché la questione
riguarda un grande numero di non rroms mobili, in particolare i Forains.
È essenziale lottare per fare accettare la vita mobile a piena uguaglianza di
diritti con la vita sedentaria, come lo prevede l'articolo 13 della
dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, cioè: il diritto di
circolare liberamente, fermarsi liberamente e riprendere liberamente la
mobilità, questo con gli stessi diritti delle residenze fisse: inviolabilità del
domicilio ma anche uguaglianza d'accesso alle assicurazioni, ai crediti ed alle
assegnazioni, come tutta la popolazione del paese. Si tratta dunque anche del
diritto di risiedere in un luogo senza essere cacciato, nel rispetto
naturalmente dell'urbanesimo locale, ma come esigere tale rispetto quando i
comuni sono nell'illegalità, poiché non applicano la legge Besson sulle
superfici di parcheggio? Rare sono le superfici esistenti, molto più rare ancora
coloro che sono corrette (occorre dunque congratularsi con i sindaci che non
sono nell'illegalità). Successivamente occorrerà che queste superfici siano
costruite con consultazione tra i protagonisti, cosa che non potrà essere
realizzata che con la presa in considerazione dei Rroms, non come eterni
"nomadi" o una casta a problema, ma come un popolo partner delle Comunità
locali.
Un leitmotiv fa credere in Francia che la mobilità dei bambini li privi di una
scolarità normale. Innanzitutto occorre rilevare che questa mobilità si estende
spesso su meno di un dipartimento. In seguito, il centro nazionale
d'insegnamento a distanza fa un lavoro notevole presso i bambini a modo di vita
mobile. Infine, la mobilità non ha mai posto problemi ai loro piccoli compagni
di scuola del Canada, dell'Australia o degli Stati Uniti, perché i bambini del
viaggio della Francia sarebbero così seriamente interessati dalla mobilità? Lo
stereotipo si sposa là con l'ignoranza.
L'altra frode: un gruppo sociale a problema
Anche se la parola Rrom, nome che un popolo si dà a sé stesso, sostituisce
sempre più spesso quelli di zingaro e gypsy, nome dato da ignari ad
indesiderabili, non è raro che sia il senso di "zingaro" o "gypsy" che resta
dietro la parola "Rrom", trattato come politicamente corretto un po' al modo
sviluppato nei paesi dell'Est sotto il comunismo. Una delle conseguenze è di
sostituire l'identità culturale positiva, contributo al patrimonio europeo, con
uno sguardo condiscendente su un vago gruppo di esclusi e miserabili.
Conseguentemente, ogni persona che si alzerebbe socialmente di questa
marginalità, cesserebbe di essere Rrom e quindi diventerebbe impropria alla
rappresentazione dei Rroms ed al dialogo con le altre parti sociali, cosa che
contiene allora questo popolo in un'incapacità intrinseca da prendere parte alla
vita sociale e politica, eccetto sotto forma di pseudo-rappresentanti più o meno
teleguidati dalle autorità locali, sempre gli stessi e mossi di posto in posto
come sedie musicali. Se si aggiungono eterni i "tirocinanti", come se la
popolazione rromani fosse composta soltanto da "jobards" che hanno necessità di
formarsi per potere agire questo proprio quando esistono sistemi di regolazione
sociale, politica ed anche giuridica molto al punto da secoli dal Rroms. Tutto
sommato, queste competenze sono puramente e semplicemente scorse alla
registrazione. Si allaccia così il circuito che impedisce qualsiasi vera
partecipazione dei Rroms alla vita della città.
Cominciare a far passare il messaggio
Effettivamente, l'ignoranza quasi totale delle popolazioni sulla questione
rromani è una delle cause di questo disagio ed occorre dunque cominciare con
un'istruzione preliminare di queste popolazioni, un po' come nelle campagne
pubblicitarie le mentalità sono bene cambiate in termini di violenze coniugali,
di tabagismo, di incivilità nei trasporti o di molestia sessuale. Ma la
tsiganophobie dipende dagli stessi instinti primitivi e potrebbe essere trattata
in parte in uno stesso modo. Tuttavia, questo non interessa nessuno poiché i
risultati sono troppo a lungo termine per gli eletti d'oggi... Mille
giustificazioni sono trovate per evadere i progetti in questa direzione: dalle
interpretazioni speciosi della Costituzione fino a "costrizioni tecniche"
passando per semplici rifiuti senza spiegazione. Le possibilità di migliorare la
situazione sono multipli, spesso molto economiche, ma ignorate delle autorità.
Tuttavia con tali rifiuti, il paese si espone a termine a problemi sociali
sempre più gravi ed irreversibili allora che le soluzioni sono a portata di mano
per che vuole accettare la realtà.
Allora, chi avrà questa volontà politica: una gadji o un gadjio???
Di Fabrizio (del 21/04/2007 @ 10:00:06, in Europa, visitato 2641 volte)
La vita è feroce per i Rom di Spagna
By Victoria Burnett
Published: April 17, 2007
MADRID: I Rom in Spagna possono essere stati strumentalizzati nel creare il
flamenco, ma i membri di questa comunità - la più antica minoranza nel paese -
continua ad essere socialmente marginalizzata e soffrire discriminazioni [...].
Una ricerca, commissionata dal Ministero del Lavoro ed Affari Sociali e che
ha coinvolto 1.600 famiglie Rom, dipinge una foto feroce di una comunità di
700.000 persone, dove sono alte povertà e analfabetismo ed il senso di
ingiustizia è pervasivo.
La situazione dei Rom contrasta vivamente con quella dei quattro milioni di
immigrati in Spagna, che trovano confortevole la società che li ha adottati. La
Spagna ha ottenuto in anni recenti il plauso per come è riuscita ad assorbire la
crescente massa di immigrati con relativamente poche frizioni.
"E' preoccupante," dice in un'intervista telefonica Amparo Valcarce, vice
ministro per gli Affari Sociali. Definisce il gap sociale tra i Rom e la
popolazione spagnola come interamente "abissale".
"Queste persone hanno vissuto assieme a noi per 500 anni" dice Valcarce.
"Sono spagnoli, ma non si sono ancora ben integrati."
La popolazione Rom di Spagna - la più vasta dell'Europa Occidentale - forma
il più grande gruppo di minoranza nel paese. Come la più ampia popolazione Rom,
hanno una storia di persecuzioni.
Conosciuti in Spagna come Gitani [...], si ritiene che siano migrati in
Europa dalla regione del Punjab, oggi divisa tra Pakistan ed India, all'inizio
del millennio scorso. Si stabilirono in Spagna circa 500 anni fa, ma vennero
perseguitati per secoli dato che i governanti cattolici tentarono di assimilare
od espellere le minoranze [vedi
ndr].
I Rom sono tradizionalmente concentrati nella regione meridionale
dell'Andalusia, dove hanno giocato un ruolo chiave nello sviluppo del flamenco,
il ritmo pieno di soul che è un'icona dell'arte spagnola. Le melodie e i ritmi
del Punjab portati dai Rom sono considerati una delle influenze che diedero
origine al flamenco, assieme alle influenze arabe, ebree ed andaluse. Ma i Rom
ne incubarono la forma artistica, che ottenne un ampio riconoscimento negli
ultimi 200 anni.
Il nuovo studio sui Rom, reso pubblico la settimana scorsa, è stato
commissionato dal governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero per guidare
i programmi ufficiali tesi ad aiutare la comunità.
Valcarce afferma che un piano lavoro discusso in Parlamento fornirà un nuovo
meccanismo per l'auto-impiego per chi - come la gran parte dei Rom commercianti
ambulanti - per pagare ed ottenere i benefici della sicurezza sociale. Il
governo sta progettando una nuova legge che aiuti e offra tagli alle tasse per
le compagnie che impiegano gente marginalizzata o disabile.
Tre quarti degli intervistati nella ricerca, che è stata condotta
dall'Istituto Nazionale di Statistica, avevano contratti di lavoro a tempo o
lavoravano in proprio. Il 17% hanno ricevuto qualche forma di beneficio sociale,
tre volte la media nazionale.
La ricerca ha mostrato bassi livelli di alfabetizzazione e frequenza
scolastica tra i Rom: il 15% degli intervistati era illetterata e la stessa
percentuale aveva frequentato la scuola per cinque anni o meno.Appena un terzo
ha frequentato la scuola sino all'età minima di 16 anni, e solo lo 0,2% ha
ricevuto educazione universitaria, comparate alla media nazionale del 20%.
Juan de Dios Ramírez-Heredia, a capo della Unión Romaní, una OnG spagnola,
dice che i livelli di analfabetizzazione nella comunità sono vicini al 40%, ma
era dell'80% tre decadi fa, e questo è il risultato dei programmi governativi
che hanno aiutato le generazioni più giovani.
Nella ricerca, in due casi su cinque gli intervistati dicono che il loro
padre era analfabeta e tre su cinque che lo era la loro madre.
"Prima la situazione era spaventosa," dice Ramírez, che si aspetta che i
livelli di analfabetizzazione diminuiscano della metà nei prossimi 6/7 anni.
"Non si vedono cose simili in Ruanda o Burundi."
Secondo la ricerca, il 47% dei Rom considerano il razzismo e la
discriminazione il loro maggior problema. Oltre la metà degli intervistati
afferma di essere stati discriminati quando hanno cercato un lavoro o un
appartamento in affitto.
Quattro su 10 dicono di aver incontrato discriminazioni nella vita di ogni
giorno, come andare a fare la spesa o al bar, in piscina o in discoteca.
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