Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di Fabrizio (del 16/08/2008 @ 09:37:30, in Europa, visitato 3293 volte)
Da
Roma_ex_Yugoslavia
IPS
By Vesna Peric Zimonjic
BELGRADO, 12 agosto (IPS) - Alcune settimane fa, la Serbia ha dato l'addio al
cantante folk
Saban Bajramovic, morto per arresto cardiaco all'età di 72 anni nella
città meridionale di Nis. Con un gesto insolito, il Presidente serbo Boris Tadic
ha partecipato al funerale, dando l'ultimo tributo al "Re della Musica Zingara"
Ma la presenza del Presidente non è stata l'unica cosa insolita.
"E' triste che (Bajramovic) se ne sia andato," ha detto a IPS Osman Balic,
attivista Rom. "Ma è anche un miracolo che sia vissuto così a lungo. Sono sicuro
che nella sua città natale di Nis non ci sono Rom di quell'età." Si ritiene che
a Nis vivano 25.000 Rom.
I Rom sono un popolo che migrò in Europa dall'India sin dal XIV secolo. Si
stima che 12 milioni vivano in Europa, affrontando deprivazioni e
discriminazioni.
Secondo gli studi di diversi gruppi Rom per i diritti umani, soltanto un Rom
serbo su 60 vive sino al 60° compleanno, e molti non superano l'età di 50.
"La più corta aspettativa di vita è tra i riciclatori di materiali, (un
commercio) popolare tra i Rom come mezzo per sopravvivere," ci ha detto Balic.
"La loro aspettativa di vita è di circa 45 anni, causa le condizioni
estremamente dure che li circondano."
La Serbia ha recentemente assunto la presidenza del "Decennio dell'Inclusione
Rom", l'iniziativa internazionale volta a migliorare lo status dei Rom tra il
2005 e il 2015. Nove paesi sono stati coinvolti nel progetto - Bulgaria,
Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Macedonia, Montenegro, Romania, Serbia e
Slovacchia.
Il mese scorso, si è aggiunta l'Albania, mentre la Bosnia-Herzegovina e la
Spagna stanno per farlo. La Slovenia ha la posizione di osservatrice.
Gli sforzi sono centrati sul miglioramento delle condizioni socio-economiche
di questo gruppo altamente marginalizzato, con punti prioritari all'istruzione,
impiego, sanità ed alloggio.
"Non c'è bisogno delle statistiche per vedere la povertà che prevale tra i
Rom," ha detto il vice Primo Ministro Bozidar Djelic in una recente conferenza
stampa. "Ci sono 593 insediamenti Rom attorno alle grandi città della Serbia,
senza nessuna infrastruttura o normali standard di vita."
Djelic ha detto che il nuovo governo che ha assunto la direzione in luglio
vorrebbe assegnare 500 milioni di dinari (10 milioni di dollari) invece dei 2,4
milioni programmati in precedenza, per misure per migliorare le condizioni di
vita dei Rom.
Ma la Serbia, come molte altre nazioni dell'ex Yugoslavia, non conosce il
numero esatto dei Rom nel paese. La Serbia ha una popolazione di 7,5 milioni. Il
censimento del 2002 pone il numero dei Rom in 108.000, ma Djelic puntualizza che
si ritiene che solo un Rom su tre ammette di appartenere a questo gruppo etnico.
In Bosnia-Herzegovina, il censimento del 1991 contava 6.868 Rom tra la
popolazione anteguerra di 4,3 milioni. Ma secondo il Comitato per i Rom interno
al Consiglio nazionale dei Ministri (governo federale), il numero è vicino a
70.000.
Il censimento 2001 in Croazia trovò 9.463 Rom su una popolazione di 4,4
milioni. Le organizzazioni Rom dicono che il numero reale è tra 30.000 e 40.000,
e la maggior parte non ha una fonte permanente di reddito.
I gruppi locali dei diritti hanno patito un colpo a luglio quando la Corte
Europea dei Diritti Umani ha stabilito che la
Croazia non discriminava gli studenti Rom mettendoli in classi separate di
solo Rom, pratica frequente nei Balcani.
"Questa regola potrebbe avere un impatto su molti paesi in Europa," ha detto
Anita Danka del Centro Europeo per i Diritti dei Rom alla belgradese B92 RTV.
"La Corte non è stata capace di vedere che l'istruzione segregata può avere una
varietà di manifestazioni, inclusa la segregazione nelle scuole principali."
La segregazione esiste anche in Serbia, dove i bambini Rom per decenni sono
finiti in scuole speciali.
Le statistiche del Centro Informazione Rom mostrano che il 60% dei Rom
lasciano la scuola all'età di 10anni. Soltanto il 4% dei bambini Rom in Serbia
hanno frequentato la pre-scuola o gli asili.
La nascita di solito non viene registrata, dicono gli attivisti. La Serbia il
mese scorso ha lanciato una campagna per fornire documenti ai Rom.
"La linea di tendenza è la politica di fornire un'esistenza decente per i Rom
dopo molti anni di negligenza," ha detto Luan Koka dell'Organizzazione della
Stategia Nazionale per i Rom a IPS. (END/2008)
Di Fabrizio (del 16/08/2008 @ 09:27:58, in Europa, visitato 1738 volte)
Da
Roma_und_Sinti
The Vancouver Sun Agence-France Presse - sabato 9 agosto 2008
GINEVRA - Un esperto sul razzismo delle Nazioni Unite, ha ammonito venerdì che
il razzismo e la xenofobia nella politica austriaca sono una "seria
preoccupazione" e lo stato dovrebbe mostrare più determinazione nell'affrontare
il problema.
Ion Diaconu, relatore sull'Austria del Comitato ONU per lo Sradicamento della
Discriminazione Razziale (CERD), ha detto che le tendenze razziste e xenofobe
erano evidenti nelle campagne politiche, nei media e nelle attitudini
pubbliche.
"La persistenza di discorsi razzisti contro Musulmani, Ebrei, Africani e
persone appartenenti a minoranze etniche nei circoli politici, nei media, su
Internet... è stato un aspetto di grave preoccupazione," ha detto al comitato
che sta rivedendo il caso austriaco.
L'Austria provocò un uragano nell'Unione Europea all'inizio del decennio
quando il leader dell'estrema destra Joerg Haider formò il governo assieme ai
Cristiano Democratici.
I leader europei hanno snobbato il governo austriaco fin quando Haider fece
parte della coalizione.
Haider, 58 anni, all'inizio del mese ha annunciato il suo ritorno alla
politica nazionale, dicendo che guiderà il nuovo partito BZO nelle elezioni
politiche del prossimo mese.
L'esperto ONU ha detto che il razzismo non infetta solo la politica ma anche
i media e la più ampia sfera sociale - citando articoli razzisti su differenti
pubblicazioni come anche che in diverse occasioni ad Africani o Latino Americani
è stato proibito di entrare nei bar o in altri spazi pubblici.
Diaconu ha detto anche che l'Austria ha bisogno di sviluppare un più "vasto"
processo di istruzione per permettere ai suoi cittadini di fare i conti col
passato nazista e rigettare le manifestazioni di nazionalismo estremo.
L'Austria fu parte del "Reich" nazista dal 1938 al 1945, e Adolf Hitler
nacque lì.
Dopo la guerra, molti Austriaci hanno provato a farsi passare come vittime
dei nazisti, ma la polemica scoppiò negli anni '80 quando emerse che il
presidente - ed ex segretario generale ONU - Kurt Waldheim, aveva celato
dettagli sul suo ruolo come ufficiale della Wehrmacht durante la guerra.
Di Fabrizio (del 13/08/2008 @ 09:48:57, in Europa, visitato 2218 volte)
Da
Roma_und_Sinti
DW-WORLD.D - DEUTSCHE WELLE 11.08.2008
Musicisti mendicano per strada, è ancora uno stereotipo, dice Rose
Il presidente del Consiglio Centrale Tedesco per i Sinti e i Rom ha detto
a DW-WORLD.DE che non è stato fatto abbastanza per sradicare le cause del
pregiudizio in Europa. Ha detto che molti Sinti e Rom si integrano negando la
loro etnia.
Romani Rose è il capo del Consiglio Centrale Tedesco per i Sinti e i Rom.
Ha combattuto per il riconoscimento ufficiale delle sofferenze dei Sinti e dei
Rom sotto il nazismo. Tredici dei membri della sua famiglia morirono nei campi
di sterminio.
DW-WORLD.DE: I neonazisti cechi vogliono ritornare 200.000 Rom in
India e le autorità italiane vogliono prendere le impronte a tutti i Rom e
Sinti in base alla loro etnia. Incendi dolosi nei campi Sinti e Rom. Il
Consiglio Centrale Tedesco per i Sinti e i Rom ha detto che il razzismo sta
crescendo. Sono i Sinti e i Rom i nuovi capri espiatori dell'Unione Europea?
La vita per alcuni Rom è più simile al Bangladesh che all'Europa,
dice Rose
Romani Rose: Al momento che stiamo avvertendo uno sviluppo spaventoso. I più
recenti eventi in Italia lo rendono chiaro. Le misure prese dall'amministrazione
di Berlusconi nel dichiarare uno stato d'emergenza e altri passi sono una chiara
frattura del Trattato UE. I Sinti e i Rom sono cittadini UE. La causa del
problema è che il governo italiano permette che si formino le baraccopoli. E'
naturale che la popolazione si preoccupi, quando qualche migliaio di persone
senza possibilità di migliorare la loro vita vivono ai margini delle città in
condizioni indescrivibili. Ma agganciarsi al problema ed usarlo in campagna
elettorale, come ha fatto la Lega Nord, usando le minoranze per far sentire
impaurita la maggioranza -è qualcosa che non avrei pensato ancora possibile in
Europa.
Il presidente del parlamento italiano ha fatto commenti razzisti rivolti ai
Sinti e ai Rom. Questo sarebbe stato inimmaginabile in Germania. La
discriminazione e il razzismo esistono anche qua, ma abusare delle difficoltà di
una minoranza per sviare l'attenzione della gente su altri temi, è qualcosa che
pensavo impossibile dopo 60 anni della nostra storia.
Perché così tanti Rom e Sinti lasciano le loro case in Romania e Bulgaria?
La ragione principale è la discriminazione massiva in tutte le aree della
vita - dall'istruzione, al lavoro alla vita comune. Là siamo nella necessità
estrema di progetti sull'istruzione e sulle infrastrutture. Il problema è che
quella gente non ha nessuno status. Non esistono e non hanno possibilità per il
futuro. Vivono in condizioni degradanti. Niente acqua, niente elettricità -
sembra più il Bangladesh che l'Europa. Le condizioni di vita sono il problema
maggiore. La gente non ha possibilità di avere un lavoro. Molto di quello che
accade ci ricorda l'apartheid del Sud Africa. In Ungheria, nella Repubblica Ceca
e in Bulgaria i Sinti e i Rom sono tenuti fuori dal sistema scolastico. Ai
bambini non è permesso frequentare le scuole regolari e devono andare alle
scuole per ritardati mentali - o ci sono scuole con insegnanti impreparati e
meno materiale educativo. Questo è il vero problema.
La UE ha speso molti soldi ed richiesto un decennio per l'integrazione nei
nuovi stati membri - si dice oltre 11 miliardi di euro...
Molti italiani sono scesi in strada per protestare contro le
impronte a Sinti e Rom
Invece di tenere conferenze, la UE dovrebbe mettere in atto misure che
migliorino realmente la situazione. Misure che dovrebbero rivolgersi alle cause
dei problemi che fanno andare via tante persone. Durante l'allargamento della
UE, non abbiamo dato attenzione al fatto che ogni nazione ha la responsabilità
di combattere il razzismo e la discriminazione. Questo è ancora nell'agenda di
Romania e Bulgaria. In questo caso, devo realmente rimproverare i commissari UE,
incluso gente come
Verheugen.
I nuovi paesi UE sono obbligati a fare il necessario quando si tratta di leggi
che proteggono le minoranze. Quando i cittadini sono posti in categorie
differenti perché appartengono a gruppi etnici differenti, bisogna semplicemente
chiamarlo razzismo. I programmi correnti per combatterlo non sono stati efficaci
ed hanno raggiunto a fatica le persone interessate. Ad una minoranza non si
possono dare i vantaggi che non ha la maggioranza, ma abbiamo da fare qualcosa
nell'interesse dell'uguaglianza.
Dall'allargamento della UE, molti tedeschi sono preoccupati per la
migrazione di gente per lo più povera dalla Romania e dalla Bulgaria. La gente
pensa che i Sinti e i Rom finiranno a lavare i vetri ai semafori, suonare
mendicando per strada o a unirsi a bande di ladri.
Naturalmente, ho familiarità con i reclami sul fastidio. Questo soprattutto
ha a che fare con i rifugiati dalla Romania e dalla Bulgaria che sono abituati a
molto peggio della discriminazione che affrontano qui. Nessuno si diverte
lasciando la sua casa. Dobbiamo risolvere là il problema.
Come descriverebbe le relazioni tra i Sinti e Rom in Germania e quelli
dell'Europa dell'Est?
In Germania molti Sinti e Rom devono negare la loro etnia, dice Rose
In Germania siamo stati integrati per 600 - 700 anni. Ma integrato spesso
significa che la gente mente sulla sua affiliazione etnica, perché pensa che
così potrà eludere la stigmatizzazione generale. Le immagini dell'antiziganismo
sono ancora vive. Questo forza il nostro popolo a vivere nell'anonimato benché
sia coinvolto in tutti gli aspetti della vita - dalla politica allo sport. Il
nostro obiettivo è che possano parlare della minoranza di cui sono parte. La
nazionalità e l'identità culturale non dovrebbero essere messe in opposizione
l'una con l'altra. Ciò deve avvenire come parte della democrazia. La criminalità
pubblica semplicemente spaventa i Rom e i Sinti tedeschi. Abbiamo un'esperienza
di antiziganismo in tutta la UE. Non è stata inventata dai nazisti, ma porta
alloro programma di annichilimento. Per questo è enormemente importante per noi
che, nel nostro sistema legale, le persone debbano rispondere delle proprie
azioni. Non si devono permettere generalizzazioni su base etnica. Soprattutto la
Germania ha la responsabilità di fare in modo che questo non avvenga. C'è un
caso lampante nella nostra storia quando il ministro degli interni del Reich
Frick ordinò che la razza non-Ariana fosse sentenziata in tribunale. Questo è
ciò che rende differente uno stato costituzionale da un dittatore. Parte
schiacciante dei media l'hanno compreso e agiscono di conseguenza.
E' possibile definire i Rom e Sinti europei come un gruppo unito?
Quanto ci tiene assieme è un'esperienza condivisa di persecuzione e uccisioni
durante l'Olocausto. Sinti e Rom furono metodicamente identificati, deportati ed
uccisi in tutti gli 11 stati occupati dai nazisti. E questo sulla sola base
della loro etnia - proprio come gli ebrei.
Ma l'antiziganismo sembra più esteso dell'antiebraismo.
Sì, lo è. Per quanto riguarda l'antiziganismo, viene accettata una forma più
esplicita di rigetto. Quando si arriva all'antisemitismo, le conseguenze
diventano rapidamente più serie. Spero che una sensibilità simile abbia effetto.
Aiuterebbe la nostra coesistenza con la società maggioritaria se le politiche
chiarissero che un senso storico di responsabilità è indivisibile. L'obiettivo
di distruzione dei nazionalsocialisti si è applicato a entrambi le minoranze.
Nel 2009, verrà dedicato un memoriale ai Sinti e Rom uccisi nel Reichstag,
speriamo che cresca anche la consapevolezza. Questo non riguarda la collocazione
della colpa, ma la responsabilità del presente.
All'inizio di agosto, in parallelo all'uscita del rapporto di stato tedesco,
avete presentato un altro rapporto alla Convenzione ONU sull'Eliminazione di
Tutte le Forme di Discriminazione Razziale. La polizia, in particolare, è
accusata di discriminazione.
Abbiamo richiesto che il governo tedesco si distanziasse dai commenti
discriminatori fatti dal vice-direttore dell'associazione degli investigatori
tedeschi. In una pubblicazione dell'associazione aveva detto che i Rom e i Sinti
ritenevano di "poter vivere del grasso della società ricca" e che le
"persecuzioni durante il Terzo Reich erano legittimate per i furti ed il
parassitismo sociale." I premier di Baviera e Brandeburgo, Beckstein ae Platzeck,
si sono distanziati dalla dichiarazione, ma pensiamo sia triste che i
procuratori abbiano detto che era coperto dalla libertà di espressione. Dal
nostro punto di vista era diffamatorio ed incitante. E' il gergo dell'era
nazista - Goebbels ci paragonava agli animali. Immaginate se solo una
dichiarazione simile fosse stata fatta sulla minoranza ebrea. L'associazione
degli investigatori tedeschi non si è distanziata da quel commento. Lo troviamo
spaventoso, così abbiamo portato le nostre preoccupazioni al parlamento tedesco
e pure al Ministro degli Interni, Wolfgang Schaeuble, perché diano linee adatte
su cosa è appropriato per la polizia tedesca.
Intervistatore: Oliver Samson
Di Fabrizio (del 13/08/2008 @ 00:08:21, in Europa, visitato 2570 volte)
Da Roma_Francais
LE MONDE | 12.08.08 | 14h58 . Mis à jour le 12.08.08 | 15h26 - MARSEILLE CORRESPONDANCE
AFP/ANNE-CHRISTINE POUJOULAT Un quartiere povero, nel nord di Marsiglia
Davanti alla porta della casa nel 3° distretto di Marsiglia, Mariana e il suo sposo mostrano il retro rotto della loro Opel break. Una copertura in plastica fa le funzioni di parabrezza. La giovane racconta "Hanno premuto e gettato delle bottiglie sulla vettura, gridando Romani! Romani!"
Nel cuore di zona industriale, le baracche abitate dai Rom sono state recentemente l'obiettivo di bottiglie riempite di benzina e lanciate con un innesco infiammato. Mariana parla anche di colpi dati con mazze da baseball. La decisione è ferma: questa giovane Rumena di 25 anni e la sua famiglia vogliono tornare a Bucarest entro due settimane, nella speranza "che questo si calmi". Ma il ritorno sarà realizzato: "Siamo venuti a Marsiglia perché è meglio qui." Nelle baracche dei Rom, nelle scuole dove i bambini hanno frequentato questo inverno, le testimonianze fanno riferimento ad un'ostilità ed una violenza crescenti verso l'ultima comunità che s'è impiantata a Marsiglia, principalmente nei quartieri più poveri. Saranno 1.000/1.500 Zigani di nazionalità rumena o bulgara a vivere alle Bouches-du-Rhône dopo l'allargamento dell'Unione Europea, nel 2007. Alloggiati in condizioni insalubri, senza acqua, a volte senza elettricità, i Rom lavorano principalmente nella raccolta della ferraglia che trasportano in carrozzine per bambini o con delle camionette, i loro utensili di lavoro.
Furgoni bianchi che hanno alimentato, in giugno, una voce in gran parte trasmessa per email, SMS o MMS, sui portatili degli adolescenti marsigliesi, principalmente quelli dei quartieri a nord di Marsiglia. Dicevano che i Rumeni rapivano i bambini in vista di un traffico d'organi.
Di fronte alla propagazione delle voci, il prefetto di polizia e le autorità giudiziarie non hanno cessato di sottolineare il loro carattere infondato. Ma sabato 21 giugno, tre Rom sono stati violentemente presi da parte, nella zona di La Bricarde (15° distretto). La loro vettura è stata bruciata. Erano arrivati, come hanno in seguito spiegato, per frugare nelle pattumiere. Degli abitanti li hanno accusati di aver avvicinato un ragazzino. Molto presto, una sessantina di persone, chiamate in rinforzo dalle zone vicine, hanno assalito i tre Rumeni che si sono rifugiati in un locale frequentato dagli anziani della zona, sino all'arrivo della Polizia chiamata sul posto.
Il "ritorno alla calma" ha necessitato l'arrivo di copiosi rinforzi, e s'è svolto sotto un getto nutrito di proiettili, con l'impiego di Flash-Ball e lacrimogeni. "Queste violenze urbane sono state di una tale intensità che dobbiamo identificare gli autori", si garantisce al Tribunale. In questo quartiere, costruito a balcone sopra il porto di Marsiglia, il sentimento anti-Rom ha contagiato i più giovani e si esprime con grande durezza. "Sono ladri, prendono l'acqua dalle fogne, non pagano affitto" si sfoga così Kader, addossato ad un muro del locale riservato ai giovani del quartiere. "Aspettano i camion e vi si buttano sopra. Quando mangiano, devono mangiare bene, con i denti d'oro che hanno." I compagni annuiscono. Le voci di giugno hanno la pelle dura: "Anche se si è marsigliesi, c'è sempre un fondo di verità."
La Bricarde - 700 appartamenti, 3.500 abitanti - è una zona ben tenuta, animata da qualche commercio ai piedi degli immobili, dove i giovani i cui genitori o nonni sono immigrati, conoscono una disoccupazione endemica, vicina al 50%. Difensore dell'idea "meglio vivere insieme", Kamel Dachar, direttore del controllo di zona, deplora "un forte communitarismo": "A La Bricarde, i due grandi gruppi, gli Arabi e i Gitani, si rispettano, sono vicini ma non si mescolano. E' patetico".
Mustapha, una figura di La Bricarde, assicura che la città è sempre "all'erta" dopo l'esplosione di violenza del 21 giugno. "I Gitani, li conosciamo. Ci chiedono se possono prendere quello che cresce, le carcasse delle macchine. I Rumeni, loro, non chiedono niente, sbucano dal nulla. Non parlano francese, si ha l'impressione che abbiano qualcosa da rimproverarsi".
Questa aggressione ha terrorizzato le famiglie rom. "Sono dovuta andare a vedere perché i dodici bambini iscritti alla scuola in febbraio improvvisamente non venivano più", spiega un'insegnante di uno stabilimento vicino alle baracche del 3° distretto. "Mi hanno parlato di molotov lanciate sulle loro abitazioni, di bambini insultati. E' un danno perché questi studenti hanno molta volontà, sono molto presenti, avidi di apprendere ed hanno tutte le possibilità di progredire. Ora s'è fermato tutto." Anche il suo collega, Alain Mauro, insegnante in una classe d'accesso per studenti non francofoni nella scuola di Parc Bellevue, s'è inquietato per l'assenza dei bambini alla fine dell'anno scolastico. "I genitori ci hanno detto che avevano paura." I "bricconi" della missione Rom di Médecins du monde, destinati a portare cure e consigli amministrativi, confermano l'inquietudine.
Le baracche, gli accampamenti sembrano essere stati abbandonati di fretta. In una casa occupata in rue de Lyon, il dottor Philippe Rodier è accolto dall'odore di pane caldo e dai bambini in una piscina improvvisata. L'acqua è portata ogni giorno dalle donne in una ventina di grandi bidoni. A maggio, Donitza e la sua famiglia è stata sloggiata da una casa occupata dove vivevano circa 70 Rom. La loro richiesta di pagare un affitto, di regolare l'acqua e l'elettricità, allora non era stata accettata. Il dottor Rodier esamina un'ecografia, da due scatole di antibiotico per un ascesso. "Questa gente è di una dignità molto grande ed ha una capacità straordinaria di adattamento, testimonia il medico. Dico alla gente del quartiere: Andate a vedere da loro! Questa nuova comunità è destinata alla rivendicazione? Forse..." Durante la campagna delle municipali, gli attacchi ai residenti dell'occupazione sono stati di una rara virulenza. "Ho lavorato a lungo nei quartieri a nord di Marsiglia ed ho sentito cose terribili sugli Arabi. Là, contro i Rom, c'era odio."
Alain Fourest, militante di Rencontres tziganes, analizza questo sentimento come la ripetizione del fenomeno "dell'ultimo arrivato che chiude la porta ai nuovi arrivati e designa il capro espiatorio a cui togliere il pane di bocca". Senatore comunista, Robert Bret deplora "questi riflessi di paura e di rigetto": "In questi quartieri molto fragili, la gente vive la presenza dei Rom come un rischio di destabilizzazione." Si appella ad una risposta dei poteri pubblici e "auspico che non avvenga come in Italia, tanto a livello della risposta dello Stato che del razzismo e della violenza". Il fenomeno non è nuovo: Italiani nel 1920-1930, Magrebini a metà del XX secolo, Marsiglia ha già conosciuto questa forma violenta di accogliere i nuovi arrivati.
Luc Leroux
Di Fabrizio (del 12/08/2008 @ 17:25:49, in Europa, visitato 1692 volte)
Da
Roma_Francais
Pompignan. La gens du voyage lascia il campo di calcio -
LaDepeche.fr | 11 Agosto 2008 | 09h24
Dopo una sosta di qualche giorno, la cinquantina di caravan installate sul
terreno di calcio se ne vanno e saranno tutti ripartiti al più tardi martedì.
Al loro arrivo, all'inizio di settimana scorsa, i responsabili di questo
gruppo, che conta numerosi evangelici (saranno 100.000 tra la gens du voyage),
tra cui il pastore Samson, avevano incontrato il sindaco Alain Belloc per
assicurargli che le istallazioni sarebbero state rispettate e tutto rimesso in
ordine prima della loro ripartenza.
"Sicuramente, è un problema, dichiara il sindaco, in particolare perché il
terreno destinato ai giochi sportivi è bloccato per diversi giorni, ma che
fare? D'altra parte, se ingaggiamo una procedura d'espulsione, ci costerà molto
cara e le carovane saranno partite prima che si realizzi. D'altra parte, si
tratta di un problema umano da tenere in conto."
Samson, pastore evangelico, ammette che non è una cosa normale occupare un
terreno pubblico. "Ma siamo obbligati. Ci sono tanti posti dove non ci vogliono!
Veniamo da una missione evangelica che si è tenuta a Blagnac, in un campo.
Alcune famiglie hanno voluto restare ancora un poco assieme, ma in Alta Garonna,
i terreni sono chiusi ad agosto. Altrove, non ci sono in questo dipartimento,
terreni adatti a grandi riunioni familiari di cinquanta carovane. Abbiamo scelto
questo terreno perché è distante dalla città, i bambini sono al sicuro. Inoltre,
in comune, abbiamo incontrato un sindaco e degli assistenti molto umani. Ho
chiesto dei cassonetti perché tutto fosse lasciato in ordine. Le ultime famiglie
partiranno martedì, come d'accordo."
Divol, responsabile della direzione dipartimentale dell'area, conferma che a
Tarn-et-Garonne l'area di sosta di Montauban è aperta e che le aree di
Castelsarrasin e Moissac sono in corso di realizzazione.
Di Fabrizio (del 10/08/2008 @ 08:51:08, in Europa, visitato 2137 volte)
Da
Roma_Daily_News
TOWARD FREEDOM
Scritto da Reuel S. Amdur - martedì 5 agosto 2008
Bimbo Zingaro in Kosovo (Photo reprinted from
Flickr)
I nazisti non li hanno uccisi tutti, ma i razzisti in Europa Orientale ed in
Italia stanno tentando di rendere miserabile la vita per quanti sono ancora
intorno. Sto parlando di un popolo variamente conosciuto come Rom, Roma, Romany, Sinti,
e Zingari. Il macello dei Rom da parte dei nazisti è poco documentato, risulta
che abbia riguardato da 200.000 ad un milione e mezzo di loro, che equivale
all'80% della loro popolazione di allora in Europa. La loro continua
persecuzione ha portato ad una crescente richiesta di asilo politico in Canada.
Nel 1997, un gran numero di Rom cechi raggiunse il Canada a seguito della
produzione di un programma televisivo su quanto i Rom erano trattati bene in
Canada. Come risultato dell'afflusso, il Canada impose registrazioni sui visti,
che furono richiesti dal novembre 2007. Dal 2001 al 2007, 123 Cechi chiesero
rifugio in Canada, ma dallo scorso novembre a marzo di quest'anno sono stati
267, probabilmente tutti Rom. Perché fuggivano?
Secondo l'avvocato Max Berger di Toronto, che rappresenta qualcuno di loro,
"Mi hanno detto che è per i pestaggi e le minacce degli skinhead e dei
neo-nazisti." Paul St. Clair, direttore esecutivo del Centro Comunitario Rom di
Toronto, da una versione più dettagliata. Su circa 40 famiglie con cui ha
lavorato nei mesi recenti, "Sette donne incinte sono state picchiate e colpite
allo stomaco dagli skinhead. Quattro non possono più concepire. Un'altra donna,
incinta di otto mesi, è stata picchiata allo stomaco e ora sua figlia segni
permanenti dell'attacco."
St. Clair ha detto che gli skinhead portano coltelli e mazze da baseball con
delle cinghie che avvolgono intorno ai polsi e che usano per attaccare i Rom
nelle stazioni della metropolitana e altrove. Come risultato, riferisce St.
Clair, i Rom hanno paura di prendere la metropolitana. Gli skinhead lanciano
pietre e bottiglie molotov verso le case dei quartieri Rom, a volte invadono le
dimore, assaltando chi è dentro e distruggendo le proprietà. Quando questi
hooligan sono condannati per i loro attacchi contro i Rom, a volte vengono
comminate sentenze leggere o viene sospesa la sentenza. Recentemente, un nuovo
gruppo, che si autodefinisce Guardia Nazionale e celebra il compleanno di
Hitler, organizza marce e colpisce chiunque incontri con la pelle scura,
gridando: "La Repubblica Ceca è per i bianchi!" Questo gruppo è un ramo della
Magyar Gàrda ungherese.
Non dovrebbe essere sorprendente sapere che i Rom affrontano discriminazioni
nel lavoro nella Repubblica Ceca. Anche i politici condividono il pregiudizio
contro di loro. Nel 1997, Liana Janackova, una sindaca locale, propose di pagare
i due terzi del biglietto aereo ai Rom che partivano e rinunciavano alla
cittadinanza ceca. Nel 2006, disse ad una riunione che "Io sono razzista. Sono
contraria all'integrazione dei Rom e che vivano nel distretto." Lei è sia
sindaca che senatrice, è vice-presidente del Comitato del Senato sui Diritti
Umani. Il Senato ha rifiutato di revocarle l'immunità parlamentare per
permettere alla polizia di procedere per l'accusa di istigare l'odio con i suoi
discorsi. Soltanto13 dei 54 Senatori presenti erano a favore di toglierle
l'immunità.
Una donna arrivata in Canada nel 1997 come richiedente asilo fu alloggiata
dalle autorità migratorie in un motel a Toronto, davanti a cui si radunarono
alcuni razzisti locali per dimostrare contro i Rom. La sua prima reazione fu che
stava rivivendo la situazione ceca anche lì. Ma si rasserenò nel vedere la
polizia che arrivava là per proteggere i Rom.
Sfortunatamente, la discriminazione dei Rom non avviene solo nella Repubblica
Ceca. Le donne Rom protestano contro la sterilizzazione forzata non solo là, ma
anche in Slovacchia e Ungheria. Ed ora il governo italiano ha preso una
posizione apertamente razzista.
Alcuni campi Rom in Italia sono stati distrutti, ed il governo di destra di
Silvio Berlusconi ha intrapreso di prendere le impronte digitali ad ogni Rom nel
paese, cittadino o no. I Rom sono vittime pure in altri paesi europei. La
brutalità della polizia è un problema in Macedonia. Violenze razziste anti-Rom
sono successe in Russia, dove politici e media fanno a gara di dichiarazioni
razziste.
In Ucraina, i Rom sono stati allontanati dalle loro case. Alle vittime di
violenza degli skinhead è stato detto che gli autori delle violenze non potevano
essere identificati e che non si poteva avere accesso ai documenti di accusa. In
molti paesi dell'Europa Orientale, i bambini Rom sono segregati in scuole
speciali, spesso con la scusa che siano mentalmente deficienti. In Bulgaria,
Amnesty International (AI) ha identificato attacchi degli skinhead con
l'indifferenza della polizia, come pure la brutalità della polizia. AI riporta
anche brutalità della polizia in Grecia contro giovani Rom. La Grecia ha espulso
i Rom dai quartieri trasformati per le Olimpiadi 2004, senza aiutarli a trovare
una sistemazione alternativa - una violazione, nota AI, del Patto Internazionale
sui Diritti Economici, Sociali e Culturali, a cui la Grecia aderisce.
L'Europa ha molto lavoro da fare per far cessare le discriminazioni ed i
maltrattamenti dei Rom e migliorare le loro condizioni di vita. Parlando in
generale, i Rom sono spesso disoccupati, vivono nella povertà e nello squallore,
soffrono di cattiva salute e ricevono inadeguata istruzione.
Il Decennio dell'Inclusione Rom è iniziato nel 2005, con i seguenti paesi
firmatari: Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Macedonia, Romania,
Serbia, e Slovacchia. Tre quarti di Rom non completano la scuola primaria. La
povertà è superiore cinque volte al tasso degli altri cittadini di questi paesi.
L'aspettativa di vita per i Rom nell'Europa Centrale e Meridionale è di dieci
anni inferiore a quella degli altri cittadini. Doppia la mortalità infantile
nella Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. I bambini Rom sono più portati ad
avere deficienze vitaminiche, anemia, malnutrizione e persino rachitismo. E'
stato trovato che la tubercolosi in una comunità Rom serba è due volte e mezza
superiore alla media nazionale, una tendenza che probabilmente si può altrove
nella regione. Queste ed altre nazioni in Europa hanno bisogno di affrontare per
forza questi problemi nella decade ed oltre. Devono anche marginalizzare i
desideri della sindaca ceca Liana Janackova.
Di Fabrizio (del 09/08/2008 @ 09:39:45, in Europa, visitato 1937 volte)
Da
Roma_und_Sinti
DW-WORLD.D DEUTSCHE WELL
Diritti Umani | 05.08.2008
Il Consiglio dei Sinti e Roma Critica la Discriminazione in Germania
I Membri della comunità dei Rom e dei Sinti dicono che ancora affrontano la
discriminazione in Germania
Il Consiglio Centrale delle comunità Sinti e Rom in Germania ha rilasciato
lunedì 4 agosto un rapporto ad Heidelberg, criticando quello che loro vedono
come un tasso inaccettabile di attacchi razzisti contro i Sinti e i Rom.
Il rapporto viene sulle gambe delle richieste di misure più effettive
dall'Unione Europea per proteggere le minoranze.
Rappresentanti dalla Germania stanno dando una versione alla commissione ONU
sul razzismo a Ginevra, circa i programmi statali e le leggi per combattere il
razzismo e la discriminazione. Questa mossa, d'altra parte, non è abbastanza, ha
detto un portavoce per i Sinti e i Rom.
Il loro rapporto parallelo accusa la polizia di manipolazione in alcuni casi.
"Ancora oggi, qualcuno nel sistema di polizia tedesco perpetua la
discriminazione contro le minoranze come i Sinti e i Rom," si legge nel
rapporto. Puntualizzano che alcuni poliziotti usano termini peggiorativi come
zingari e vagabondi ed altri sinonimi per i sospetti quando devono compilare i
rapporti di polizia.
Inoltre, il rapporto del consiglio sottolinea le preoccupazioni sui gruppi di
destra che agitano il razzismo su Internet.
DW staff (cat)
Di Fabrizio (del 08/08/2008 @ 19:09:27, in Europa, visitato 1443 volte)
Di Fabrizio (del 08/08/2008 @ 09:48:13, in Europa, visitato 1931 volte)
Da
Romanian_Roma
I limiti dell'integrazione: Il settimanale rumeno
Revista 22 ha sollevato la questione sull'integrazione dei Rom in Romania ed
in Europa: "Se fossimo onesti e studiassimo un poco la Storia, ci accorgeremmo
che l'integrazione dei Rom in una società organizzata è un'idea nuova. Per
secoli, i Rom hanno vissuto ai margini della società, in Persia, negli Imperi
Bizantino e Ottomano, in Gran Bretagna e nell'Europa Centrale e Orientale. Hanno
beneficiato della debolezza e della corruzione della società maggioritaria,
com'è attualmente il caso della Romania dove i clan Rom non avrebbero potuto
diventare ricchi senza la corruzione degli amministratori pubblici e della
polizia. Non possono integrarsi da un giorno all'altro, non possono
integrarsi neanche sotto pressione, non possono integrarsi in uno Stato debole e
corrotto, dove è più conveniente infrangere la legge che rispettarla. Questo è
ciò che ci insegna l'integrazione dei Rom in Spagna, che è riuscita meglio di
quella dei paesi dell'Europa Centrale e Orientale. Sfortunatamente, le OnG ed il
governo rumeno, come pure la UE hanno oltrepassato la questione: dove investire
miliardi di euro in programmi per i Rom, se sono usati da un'amministrazione
inefficiente ed illegale.
Di Fabrizio (del 07/08/2008 @ 08:59:31, in Europa, visitato 2317 volte)
Da
Czech_Roma
30 luglio, 2008 - By Gwendolyn Albert
Anita Danka/European Roma Rights Centre.
Elena Gorolova, a sinistra, a Madrid con una reduce alla sterilizzazione
forzata, Marta Pušková.
Negli ultimi quattro anni, sono stata coinvolta nell'aiutare le reduci delle
sterilizzazioni forzate nella Repubblica Ceca, nella loro lotta per ottenere dal
governo una riparazione per i danni da loro sofferti, e per impedire che
violazioni simili accadano ancora negli ospedali cechi. Assieme ad OnG locali ed
internazionali, le donne della comunità Rom di Ostrava in particolare, hanno
perseverato in questa ricerca, nonostante le minime risorse ed appoggio. Il loro
solo alleato è il difensore pubblico dei diritti Ceco (ombudsman), le cui
raccomandazioni fatte nel 2005 rimangono inadempiute dal governo, nonostante i
richiami dei consulenti governativi di riconoscere la responsabilità per le
violazioni, scusarsi con le vittime e fornire una riparazione.
Qualche settimana fa, mi sono trovata in un albergo di Vienna, dopo una
settimana di attivismo ad una grande
conferenza a Madrid sui diritti delle donne. Assieme ad alcune delle reduci
di Ostrava ed allo staff dell'European Roma Rights Centre, avevo raccolto firme
per richiedere ai governi ceco, ungherese e slovacco di riparare queste
violazioni. Curiosa di vedere le notizie, ho girato sulla CNN - e quasi sono
caduta per la sorpresa. Uno spot annunciava che il documentario Processo per un
Bambino Negato, sulla sterilizzazione coercitiva nella Repubblica Ceca, sarebbe
stato trasmesso durante la serie "Storie Mai Raccontate dal Mondo". Essendo
stata coinvolta da vicino nell'assistere i produttori del film, ero strafelice
di vedere il loro lavoro raggiungere il mondo.
Ma per me, lo sviluppo più importante negli scorsi quattro anni è stato il
cambiamento che ho osservato nelle donne stesse. Nonostante alcune difficoltà -
come le cronache ostili nella stampa locale dopo che avevano dimostrato fuori
dall'ospedale di Ostrava nel 2006 - queste donne hanno superato lo stigma che
chiunque proverebbe a discutere dettagli sulla propria vita così intimi. In un
recente incontro con le donne Rom della Slovacchia che sono state oggetto degli
stessi abusi, le reduci delle sterilizzazioni di Ostrava parlarono
appassionatamente del bisogno di raggiungere in qualche modo il pubblico
attraverso i media, non solo di scambiarsi le proprie esperienze privatamente.
Anche dopo quattro anni di quasi silenzio dal governo, ed anche sapendo che loro
sono coscienti che la grande maggioranza di loro non vedrà mai quel giorno in
tribunale, rimangono focalizzate e desiderose di giustizia.
Nessuna personifica questa trasformazione così chiaramente come Elena Gorolova,
che fu sterilizzata senza il suo consenso nel 1990, nel corso del suo secondo
parto cesareo. Durante il travaglio in sala parto, con un'enorme paura e sotto
l'influenza dei sedativi, i dottori le diedero un pezzo di carta e le dissero:
"Firma o morirai." Credendogli, firmò senza nemmeno leggere il documento - come
disse più tardi, "In quel momento, avrei firmato la mia condanna a morte."
Il "consenso" ottenuto da Elena sotto queste circostanze è tipico dei reclami
del post-comunismo registrati dall'ombudsman. Lei non scelse di essere
sterilizzata - i dottori scelsero per lei.
Quattro anni fa, quando riportai per la prima volta di queste violazioni alle
Nazioni Unite di New York, fu il suo primo viaggio aereo. Così ci organizzammo
per un'altra donna, che l'avrebbe accompagnata e mostrato la rotta.
Quest'estate, per il nostro viaggio a Madrid, Elena non solo ha volato da
Ostrava da sola, ma è stata lei ad offrire supporto ad un'altra che a sua volta
volava per la prima volta. Ha anche imparato ad usare, l'e-mail e Skype.
L'esperienza di parlare in pubblico ed interagire con i giornalisti ha
rafforzato non solo l'autostima di Elena, ma anche quella delle sue colleghe,
come il documentario dipinge così bene. Elena è anche stata nominata
recentemente membro della società civile del Consiglio Governativo per gli
Affari della Comunità Rom, un organo consultivo del governo sulle tematiche Rom.
Solo un'individualità veramente forte può aver sostenuto l'esperienza recente
di un'intervista online con i lettori del server di notizie iDNES.cz, che Elena
ha voluto fare mentre eravamo a Madrid. I partecipanti alla conversazione,
alcuni firmandosi "Dottore", accusavano Elena e le sue compagne di vari motivi
clandestini, come quello di voler diventare "ricche alla svelta" - un'accusa
ridicola per chiunque abbia familiarità con i tempi del sistema legale ceco, e
le somme tradizionalmente basse dei compensi elargiti solo in casi eccezionali.
Quanti interrogavano sembravano afferrare a fatica che le doglie non sono il
momento migliore per chiedere ad una donna se volesse essere sterilizzata.
Tentavano di spiegare ad Elena che il "vero problema" era il desiderio di suo
marito di avere più figli, non quello del dottore che la sterilizzava senza il
suo informato consenso. Questo implicava che avere bambini era solo uno
stratagemma per ricevere appoggio sociale. Le hanno chiesto se fumasse, quali
voti avesse a scuola e perché non adottasse un figlio. Le hanno chiesto perché i
Rom abusino del sistema sociale, perché si perdano nel gioco, droghe e alcool -
domande razziste che non hanno niente a che fare con gli abusi dei diritti
umani.
Come era sua prerogativa, non ha risposto alle domande più ignoranti. Ha
risposto a quelle che riteneva utili, ripetendo la sua storia intensamente
personale forse per la millesima volta, nello sforzo di far capire alla gente
che non solo lei, ma molte altre, ci sono passate. Ho trovato la sua stamina
semplicemente incredibile.
Il governo ceco assumerà la presidenza UE nella prima metà del 2009, seguito
dalla Svezia. Dieci anni fa, quella nazione decise di fare quanto la Repubblica
Ceca non ha ancora fatto: riconoscere che il programma di sterilizzazione
adottato dai primi anni '30 sino agli anni '70 portava all'abuso dei diritti
umani, e compensò le vittime di questa pratica. Per quanto ne so, il
riconoscimento di questa verità non è costato niente al governo svedese nei
termini di prestigio internazionale - invece, ha sollevato la condizione del
paese fra i fautori dei diritti umani e della giustizia.
Grazie agli sforzi di quanti hanno lavorato sull'argomento delle
sterilizzazioni forzate in questo paese sin dalla fine degli anni '70, il
governo ceco ha ora un'enorme opportunità di unirsi al gruppo di quei paesi
capaci di auto-riflessione ed espiazione. La domanda è se i leader cechi hanno
abbastanza compassione per farlo.
The author is the Director of the Women’s Initiatives Network of the
Peacework Development Fund.
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