Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località
Shuto Orizari, vicino a skopje, citta' di 40mila abitanti I Rom? Hanno un Comune e un sindaco In Macedonia l'unico insediamento al mondo diventato un municipio. E con
quartieri divisi per etnie
SKOPJE (Macedonia) - Tra la prigione e il cimitero, Shuto Orizari:
l’unico insediamento rom al mondo diventato Comune, con tanto di regolari
elezioni per il sindaco, scuole, ospedale, centri religiosi, collegamenti via
bus per il centro della vicina Skopje. E infatti "Shutka", come viene chiamato
da tutti, non è un ghetto o un campo nomadi. Ma "un Comune dove la gente sceglie
di vivere, e vi si stabilisce perché è libera di seguire la way of life rom in
libertà", come spiega Sheny, giovane rom di 26 anni che lavora come taxista nel
centro e frequenta una delle università della capitale della Macedonia.
ZONE ETNICHE - L’insediamento di Shutka (uno dei più grandi a livello
europeo) nasce nel 1963, quando il terremoto che colpì Skopje distrusse, fra
l’altro, il vecchio quartiere rom. Oggi il Comune, fondato nel 1996, conta circa
40.000 abitanti e si divide in diversi quartieri che rispecchiano, in miniatura,
le divisioni della società macedone: c’è la zona dei rom macedoni, quella dei
rom albanesi (con rispettive scuole, dove si tengono lezioni in albanese ed in
macedone). Ma camminando per le vie del centro si sentono lingue di tutta
Europa, e anche lo stile delle case rispecchia quello dei vari Paesi di
provenienza degli abitanti di Shutka. Pluralità che si declina anche sul
versante religioso: il 60% delle persone che vivono a Shutka segue i dettami
dell’Islam (e infatti, sta per essere completata la costruzione di una grande
moschea, che si dice finanziata con donazioni di Amdi Bajram, rom eletto al
Parlamento macedone, e fondi provenienti dalla Turchia), il restante un mix di
religioni "ereditate" dai Paesi di provenienza.
DIFFERENZE SOCIALI - Molti dei rom di Shutka lavorano nel mercato del
centro, il "bazaar", particolarmente frequentato anche dagli abitanti della
vicina Skopje per i bassi prezzi degli articoli. Anche se quello della
disoccupazione, come anche quello della bassa scolarità, è uno fra i problemi
principali degli abitanti del Comune. Si sussurra che sia il sindaco Erduan
Iscini a pagare, di tasca propria, l’elettricità; mentre in estate acqua e luce
sono razionate. In certe strade, case modeste e povere fronteggiano eleganti
villette con giardino: il livello medio dei rom che abitano a Shutka è basso, ma
quelli che hanno fatto fortuna non mancano, e lo testimonia anche l’alto numero
di automobili di buona qualità parcheggiate sui marciapiedi del centro.
Attaccamento alle radici? Certo. Ma anche consapevolezza che vivere a Shutka,
conviene: i costi in genere sono piuttosto contenuti, ci si può permettere
qualche lusso in più rispetto ad altre zone intorno a Skopje.
VOTO PER IL SINDACO - Il prossimo weekend, a Shutka, sarà "election
day": si va al ballottaggio per le presidenziali macedoni, e i cittadini saranno
chiamati anche a votare il nuovo sindaco. La carriera politica, in Macedonia,
non è preclusa ai rom: oltre ad un parlamentare rom, Amdi Bajram, è stato
nominato anche un ministro rom, senza portafoglio, Nezdet Mustafa. E c’è chi
guarda con interesse alla vicina Bulgaria, dove il leader del partito di
centrodestra GERB e sindaco di Sofia Boyko Borissov ha recentemente dichiarato,
in attesa delle elezioni politiche che si terranno entro la fine dell’estate, di
stare riflettendo sulla possibilità di creare un Ministero che rappresenti la
popolazione rom presente nel Paese.
Mercoledì 18 marzo, nel parco di viale Livezilor, è stato lanciato il
Centro per l'Assistenza Medico-Sociale "SASTIPEN". Il progetto è sviluppato
dal Centro Rom per le Politiche Sanitarie - Sastipen, in collaborazione col
Municipio settore 5, beneficiando supporto tecnico e finanziario di UNODC e
UNICEF, come da comunicato stampa.
Il progetto vuole contribuire a migliorare l'accesso ai servizi medici e
sociali per la popolazione a rischio. L'idea è partita dalla realtà quotidiana
di quanti vivono nel distretto "Livezilor-Valtoarei" di Ferentari (Bucarest).
Sastipen intende incontrare le esigenze dei gruppi vulnerabili con
rischio di infezioni HIV sviluppando un centro per l'assistenza medico-sociale.
Il centro è situato in un container modulare in Aleea Livezilor Park e
offrirà servizi gratuiti agli abitanti del settore 5. Nel settore opereranno: un
dottore, un'infermiera, un assistente sociale, tre educatori sanitari ed uno
psicologo. Il loro ruolo sarà di fornire, quotidianamente, servizi gratuiti
di assistenza medica (controllo della TBC), informazioni e consigli per
prevenire infezioni da HIV, epatite B e C ed altri rischi associati al consumo
di droghe.
Sastipen - Centro Rom per le Politiche Sanitarie è un'organizzazione
civica, non-profit che intende contribuire allo sviluppo di politiche di sanità
pubblica a beneficio della popolazione meno favorita. (DIVERS –
www.divers.ro)
Quando qualche migliaio di Rom ha iniziato ad insediarsi a Glasgow cinque
anni fa, c'era un limite da sfidare. I Rom cercavano una
vita migliore in GB, causa la persecuzione e la povertà affrontate
nell'Europa dell'Est. Avevano poco soldi ed un inglese scarso, non sapevano come
ottenere l'aiuto di cui avevano bisogno, erano sfruttati dai datori di lavoro ed
osteggiati da alcuni abitanti locali.
Nel 2006, Oxfam e la locale autorità sanitaria, decisero di impiegare due Rom
della comunità di Glasgow per fornire consulenza ed aiutare gli altri
nell'accesso ai servizi. Oltre ad appoggiare gli stessi Rom, volevamo aiutare a
contrastare le attitudini negative del quartiere e della comunità locale ed
essere sicuri che i servizi pubblici locali rispondessero ai bisogni della
comunità. Col passare del tempo, sempre più gente è stata coinvolta. E dopo
varie discussioni, è stato formato il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill, che riunisce il pubblico settore, le organizzazioni caritative
locali, Oxfam ed i membri della comunità
stessa.
[...]
E' così che settimana scorsa sono finito alla cerimonia di premiazione del
Consiglio Comunale di
Glasgow. Il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill ha vinto un premio
per il suo lavoro con la comunità rom.
Come ha puntualizzato uno dei dirigenti comunali, la cosa migliore di
questo progetto è stata come ha riunito tutti per migliorare l'area locale ed
aiutare una nuova comunità. Quando tutti si sono seduti attorno ad un tavolo e
realmente impegnati per il gruppo, siamo stati capaci di assicurare che le
famiglie Rom possano accedere ai servizi sanitari ed aiutare la scuola a
supportare i bambini Rom. Abbiamo suscitato inquietudini sui cattivi impiegati
ed aiutato a costruire la comprensione tra persone differenti. Il coinvolgimento
comunitario ha creato una vera differenza per i Rom e la più vasta comunità di Govanhill.
Ripetutamente, le organizzazioni come Oxfam richiedono un maggior
coinvolgimento della comunità nel processo decisionale. Non va bene se i
politici (locali o nazionali) decidere come andranno ad "aiutare" un gruppo,
senza interrogare il gruppo stesso. E' sempre meglio se non si limitano a
chiedere, ma sviluppano assieme il progetto. La riforma del welfare è un
classico esempio - il governo raramente interroga le persone sui benefici e come
pensano di far funzionare meglio il sistema previdenziale, di sicuro non in
maniera esplicita. Così è positivo che ci siano esempi di governo locali
impegnati a lavorare assieme, e con le stesse comunità. C'è ancora un modo di
proseguire, ma Govanhill lo fa nella direzione giusta.
Il Ministro del Lavoro e del Welfare serbo intende ricollocare 62 famiglie
rom che attualmente vivono in un insediamento illegale sotto il ponte di Gazela
a Belgrado, nel paese di Vranje nella Serbia meridionale, nonostante le proteste
delle autorità locali.
La nota del ministero diretta al sindaco di Vranje, e che Balkan Insight ha
avuto l'occasione di leggere, dice che "il ricollocamento di queste famiglie è
una priorità" e che "dev'essere eseguito in conformità alle disposizioni in
materia di sfratti" stabilite dalla Banca di Investimento Europea e dalla Banca
Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che hanno finanziato un prestito per
la ricostruzione del ponte di Gazela.
"Le autorità locali non concordano con quest'ordine del ministero, tuttavia
stiamo subendo forti pressioni affinché ci adeguiamo", ha dichiarato a Balkan
Insight Branimir Stojancic, ministro delle Politiche per il Welfare a livello
locale a Vranje.
"Ci viene chiesto di organizzare il trasporto dei Rom a Vranje da soli, ma al
ministero non interessa dove queste persone vivranno o di che cosa" ha aggiunto.
Secondo Stojancic, la decisione rappresenta una discriminazione ad opera di chi
vive nella capitale, e la ricollocazione dei Rom metterà in pericolo il loro
fondamentale diritto umano di poter scegliere autonomamente dove vivere.
"Il luogo di residenza di questi rom è Vranje, ma essi hanno il diritto di
scegliere da sé dove vogliono vivere. Sono arrivati a Belgrado molto tempo fa,
sperando di riuscire a farsi una vita migliore", dice Stojancic.
Il ministero ha stabilito che delle 175 famiglie che vivono sotto al ponte, 113
possiedono i requisiti per ricominciare la propria vita in un luogo diverso di
Belgrado. La nota che il ministero ha inviato alle autorità di Vranje stabilisce
che le restanti famiglie non possono invece restare, poiché ciò "incoraggerebbe
ulteriori migrazioni verso Belgrado, esercitando una pressione inaccettabile sul
Welfare della città e sulle sue politiche residenziali".
Ma Stojancic sostiene che il ministero non abbia un piano per aiutare le
autorità locali che dovrebbero accogliere le famiglie ricollocate.
"Il paese di Vranje ha un budget annuale per il Welfare che ammonta a 800.000
Euro, ricavati da un budget totale di 18 milioni di Euro, ed i Rom rappresentano
il 70% degli utenti del Welfare. Semplicemente, non possiamo farci carico di
queste 62 famiglie", dice Stojancic.
Mile Bajramovic, presidente dell'Associazione Civile
Rom, ha dichiarato che questo è il classico caso di discriminazione verso i Rom.
"La decisione presa dal ministero va contro il suo stesso fondamentale ruolo di
regolatore del Welfare e del Lavoro. Di cosa vivrebbero quelle persone, una
volta tornate a Vranje?" si chiede.
"Vengono cacciati da Belgrado, nonostante siano gli stessi rom a provvedere alla
pulizia della città. Temo che qualcuno possa arrivare a decidere di espellerci
dalla stessa Serbia", dice Bajramovic.
I Rom in Serbia sono circa 150.000, ed hanno ricevuto lo status di minoranza nel
2002. Gran parte degli osservatori ritiene che i Rom siano il gruppo etnico
economicamente e socialmente più vulnerabile in Serbia.
La popolazione di Vranje, paese a 350 kilometri a sud di Belgrado vicino al
confine col Kosovo e la Macedonia, è di 88.000, il 10% dei quali è Rom. La
Serbia meridionale è considerata una regione impoverita, con parametri economici
inferiori alla media della repubblica.
"Il ministero vuole portarci nuovi casi da Welfare di cui noi non possiamo
occuparci. Se insistono nel portare avanti tale politica, perché non ordinano
anche a tutti i nostri scienziati, professori, uomini d'affari e agli altri
cittadini di Vranje che vivono a Belgrado di tornare in paese?", si chiede
Stojancic.
Contattato da Balkan Insight, il Ministero del Lavoro e del Welfare ha
dichiarato che il progetto è solo alla sua fase iniziale e che gli incontri coi
rappresentanti delle autorità locali in merito all'argomento devono ancora
cominciare.
Il 5 gennaio il dipartimento di polizia distrettuale Partyzanski di Minsk ha
trattenuto oltre 80 rappresentanti della minoranza zingara nel sobborgo di
Stsiapianka, prendendo loro le impronte.
Tutti i trattenuti sono stati fotografati per gli archivi della polizia. I
trattenuti accusano la polizia di ostinatezza ed illegalità. Una di loro ha
detto che alle 8.30 di mattina ha fatto irruzione nella casa dove vive la sua
famiglia. "Non hanno bussato. Correvano e buttavano giù tutto gridando: -A
terra, puttane!- Abbiamo dovuto stare sdraiate sul pavimento per circa 40' quasi
nude, visto che molte di noi stavano dormendo quando tutto è iniziato."
"Poi hanno iniziato a cercare senza mostrare alcun mandato. Non ci hanno
nemmeno detto che erano della polizia. Hanno chiesto ad una anziana dove tenesse
l'oro. Poi ci hanno fatto mettere in fila e ci hanno messo sul loro
furgone..." ha detto una delle vittime.
"Tutti i vicini ci guardavano... Ci hanno portato alla polizia dove c'erano
già circa 70-80 zingari. Ci hanno detto che volevano prenderci le impronte e poi
ci avrebbero lasciati. Siamo tornati a casa soltanto alle 16. Ci hanno detto:
-Avete sentito dell'azione terroristica?- Ora stanno facendo di noi dei
terroristi", ha aggiunto.
Alcuni sono stati trattenuti mentre erano fuori casa. "Mentre stavo portando
la macchina fuori dal cortile, tre persone mascherate hanno bloccato la strada.
Mi hanno tirato fuori, sbattuto nella neve e hanno iniziato a picchiarmi. Ho un
occhio nero e mi hanno fratturato la gamba", ha detto un altro trattenuto.
"Abbiamo detto alla polizia che che avremmo protestato contro di loro. Ci
hanno risposto che allora la prossima volta avrebbero trovato della droga al
nostro posto e che avrebbero tenuto raid simili ogni mese", ha detto.
Kalinin Nicolas
Delegate in European Roma Travelers Forum
+375296575463
I residenti di Janov osservano da un balcone, mentre gli estremisti
marciano per le strade. (ČTK)
15/3/2009- Domenica circa 60 supporter e rappresentanti del Partito dei
Lavoratori (DS) di estrema destra hanno marciato nell'insediamento di Janov,
abitato soprattutto da Rom, ma non è stato riportato nessun incidente. L'azione
era controllata dalla polizia che ha trattenuto due persone. Uno di loro prima
dell'evento stava attaccando illegalmente dei manifesti. Gli estremisti hanno
anche presentato il loro sindaco ombra della città. Dice il partito che la sua
carica è un'espressione del disaccordo del DS su come il comune di Litvinov ha
affrontato la situazione a Janov. Il sindaco ombra è Vladan Renak, 33 anni,
insegnante di scuola secondaria, che non è un membro del DS. Afferma di ritenere
che niente cambierà nella città senza il DS. La città è malata, ha detto, la
cura sarà lunga, ma radicale ed effettiva.
Il sindaco di Litvinov, Milan Stovicek, ha detto che il DS cancella problema
dell'insediamento che il municipio sta già risolvendo da tempo. La leadership
del partito ha annunciato di avere fondato l'associazione civica Gioventù dei
Lavoratori, tra i 15 e i 35 anni di età, come reazione alla presunta grave
risposta alle sue azioni. Secondo la loro pagina web, il raggruppamento sposa il
nazional socialismo e rigetta il capitalismo e il comunismo. Dopo una delle
azione del DS a Litvinov l'anno scorso, i suoi partecipanti avevano marciato
verso Janov. L'evento era terminato in duri scontri tra centinaia di radicali di
destra ed i poliziotti, lasciandosi dietro diversi feriti da ambo le parti.
Circa 6.000 persone vivono a Janov, dove persone socialmente deboli sono state
spostate da varie parti del paese. Molti sono disoccupati e indebitati. Il
governo voleva che il DS fosse bandito, ma il Tribunale Amministrativo Supremo
ha deciso all'inizio del mese che le prove presentate dal governo erano
inconcludenti ed ha rigettato la proposta.
Conversazione reale in savo in una città nel 1989:
Guy: - Così lei è americana? Quel posto ha un sacco di problemi sociali!
Un sacco di problemi.
Io: - Sì, vero, ce ne sono.
Guy: - Come il razzismo! In Finlandia non abbiamo razzismo.
Io: - Beh, non avete neanche tante razze. Benché abbiate gli zingari…
Guy: -(questa frase è in finnico): - Niin... mutta onneks ei oo niitä paljoo!
IL RAZZISMO PUO' ritenersi come un nuovo tema qui in Finlandia, dato
che negli ultimi 10-15 anni abbiamo avuto molta gente arrivata qui da altri
paesi.
Ma non è nuovo, e penso sia un errore parlarne come una cosa nuova che ha a
che fare solo con i nostri nuovi immigranti.
Dato che dobbiamo affrontarlo, fino a che la Finlandia non si occuperà del
proprio buon vecchio razzismo tradizionale ed esperto, non potrà passare ad
occuparsi [di questo] di nuovo tipo.
Quello tradizionale è così familiare che non sono sicuro che la gente persino
lo riconosca.
Per alcune ragioni sembra esserci un'opinione che sia una cosa differente,
non è razzismo, o per lo meno, non è come il razzismo in altri posti.
Ho avuto gente che mi diceva:
- Ma questo è differente! Noi non diciamo queste cose. In questo caso, sono
davvero REALI!
Sembrano non sapere che i razzisti di ogni tipo in tutte le parti del mondo
hanno le stesse identiche proteste.
MI RICORDO un altro caso vero e reale di qualche tempo fa.
Quando mi a figlia aveva circa 7 anni, ci accadde di vedere un film una
domenica pomeriggio sul primo bambino afro-americano che andò in una scuola per
soli bianchi.
Lei mi ha chiesto perché fosse così difficile andare a scuola, perché i
bambini avessero bisogno di uomini armati che li scortassero.
Le ho risposto come ho potuto, raccontandole la storia del razzismo negli
USA.
Quando le ho detto che nel Sud erano comuni i cartelli "Solo per Bianchi",
lei ha risposto:
- Ma non succede in Finlandia?
Le ho detto di no.
E speravo di aver ragione.
Ma la settimana seguente lei ed io eravamo nel centro di Tampere e stavamo
andando in una piccola drogheria, quando notammo un cartello sulla porta:
"Qui gli Zingari non saranno serviti."
Era il 1997.
LE COSE SI SONO evolute un poco più tardi. Ci sono stati tentativi un
po' alla volta di comprendere meglio la loro cultura.
E ci stiamo abituando ad usare il termine corretto per la gente rom (ho
dovuto cercare il termine inglese in internet, il mio"Uusi suomi-englanti
suur-sanakirja" del 1984 non conteneva la parola "romani").
La mia speranza è che un giorno mi a figlia racconterà ai suoi bambini la
storia di quel cartello, e spero che saranno sorpresi che una cosa simile sia
accaduta, perché per loro sarà inimmaginabile.
VOCABOLARIO: Zingaro: mustalainen (e mi scuso per usare questo
termine, ma è l'unico usato sinora), Immigrato: maahanmuuttaja, Avere a che fare
con: käsitellä, Riconoscere: tunnistaa, Reclamare: väite, Inimmaginabile: jota ei voi
kuvitella.
Di Fabrizio (del 21/03/2009 @ 09:13:34, in Europa, visitato 1680 volte)
Segnalazione di Clochard
12 marzo 2009 di Carlos Enrique Bayo
Gli assalti ai comandi del Servizio di Sicurezza di Ucraina (SBU) alle sedi di
Kiev del monopolio del gas Naftogaz e dell'autorità che controlla i gasdotti del
paese Urkrtransgaz, hanno colpito la nostra attenzione negli ultimi giorni. Ma
senza ombra di dubbio è molto più importante e preoccupante l'assalto cittadino
che si sta protraendo di fronte alle succursali ucraniane della Banca Rodovid,
che ha limitato il prelievo di soldi a meno di 28 euro giornalieri perché è sul
bordo della bancarotta.
In realtà, ciò che è in bancarotta è lo stesso stato di Ucraina, dove città
intere, per interi giorni, sono rimaste senza riscaldamento e acqua corrente
perché le istituzioni non possono pagare le bollette; il servizio della
metropolitana di Kiev è vicina al collasso per mancanza di fondi; gli
stabilimenti siderurgici e l'industria chimica, motori economici del paese,
stanno licenziando a migliaia di operai e il valore della moneta nazionale, l'hryvnia,
è crollato.
L'Ucraina è il paradigma del fallimento dell'Europa Centrale come conseguenza
della crisi globale e deve metterci all'erta su quello che è sul punto di
succedere negli altri paesi ex-sovietici della regione che sono membri dell'UE
ma che vedono rifiutati le loro richieste di aiuto. Il primo ministro ungherese,
Ferenc Gyurcsany ha messo in guardia i suoi colleghi che una "nuova cortina di
ferro divida l'Europa", ma è stato inutile. Aveva richiesto un fondo speciale di
190.000 milioni di euro per proteggere i membri più deboli dell'UE, e il suo
governo ha fatto circolare un documento che riportava la cifra di 300.000
milioni di euro come preventivo per coprire il vero bisogno che quest'anno per
la ri-finanziazione dell'Europa centrale.
Questa cifra è uguale a quella che hanno sborsato i governi dell'Ue per
ri-capitalizzare le banche oltre ad aver dato garanzie di credito per 2.5 mille
milioni di euro.
Ma i crediti continuano a non arrivare alle aziende e ai privati che
dovrebbero riattivare l'economia. In questo modo i paesi ricchi, cominciando
dalla Germania (dove il cancelliere, Angela Merkel, affronterà le elezioni
generali a settembre), negano questo carissimo salvagente ai membri più
orientali, che presto dovranno dichiarare la sospensione dei pagamenti:
Ungheria, Romania e i paesi baltici.
Queste nazioni sono sul punto di naufragare perché alla crisi economica
mondiale si è aggiunto la caduta delle sue divise(moneta) di fronte all'euro, e
si vedono impossibilitati a ridare i crediti alle banche dell'eurozona(che sono
i loro principali creditori) in un momento di una forte riduzione della domanda
dei suoi prodotti in Europa occidentale. Il nucleo duro dei 16 paesi che
condividono l'euro (con un economia nel suo insieme tanto importante quanto
quella degli Usa) ha la pretesa di salvarsi escludendo ai suoi soci più recenti.
Ma le misure protezionistiche non manterranno a galla potenze come la Germania,
la cui prosperità dipende dalle esportazioni a mercati che non hanno una
capacità d'acquisto.
Il rischio non è solo economico, ma anche geopolitico, dato che quei soci
orientali hanno vissuto la recente esperienza di rinunciare ai loro sistemi
economici centralizzati e super regolati, attraversando una terapia d'urto che
li ha sottomessi a grandi penurie quando avevano appena cominciato a recuperare
e stabilizzarsi.
Proprio quando erano a punto di degustare il miele del capitalismo prospero,
questo affonda e nega loro l'ancora di salvezza.
Il caso dell'Ucraina è da esempio e la sua stabilità è fondamentale per il
continente perché la Russia non solo approfitterà del suo crollo per dominarla
attraverso il suo predominio etico e linguistico nell'est e nel sud del paese,
ma il Cremlino presenterà questo fallimento come paradigmatico di ciò che
succede quando le economie ex-sovietiche si sommergono nel libero mercato.
L'Ue non può permettere che la crisi affoghi i suoi membri più deboli,
neanche i suoi vicini orientale, perché non è sufficiente con il non saperne
nulla per evitare che chi affonda, disperato, trascini anche noi nel fondo.
Di Fabrizio (del 15/03/2009 @ 09:03:55, in Europa, visitato 1554 volte)
Mi scrive Silvana Calvo dal Canton Ticino
[...] Non ho sentito né letto la notizia riguardante l'aggressione ai rom nel
canton Ginevra (QUI
ndr).
Vedrò se riesco a sapere qualcosa in più. Sarà difficile per via istituzionale
perché qui in Svizzera i Cantoni sono compartimenti stagni: ognuno è un'unità a
sé ed è poco permeabile verso gli altri cantoni. Ma in un modo o in un altro
cercherò di indagare un po'.
Invece c'è un fatto incresciosissimo capitato qui nel canton Ticino. La notte
tra il 5 e 6 di marzo qualcuno ha sparato dall'autostrada verso un accampamento
rom che sostava (con regolari permessi) sul posteggio della piscina pubblica di
Mendrisio. Ti metto alcuni link per informazione:
Si tratta di un fatto molto grave. Un colpo è penetrato in una roulotte e si
è conficcato molto vicino (taluni dicono nel materazzo, ma non ho conferma) al
letto dove dormivano dei bambini.
Da parte delle istituzioni vi è stata l'espressione di viva preoccupazione e
di condanna da parte del Presidente della Commissione Cantonale Nomadi, Ermete
Gauro.
Purtroppo più che indignazione qui si cerca di buttare la colpa sui rom stessi.
Prendendo lo spunto di un episodio nel quale due donne rom hanno spillato 40'000
franchi (ca. 28'000 euro) a una casalinga per farsi togliere il malocchio, molti
cercano di giustificare l'accaduto. Più che chiedere che i responsabili vengano
puniti si auspica che il cantone non conceda più ai nomadi sostare sul
territorio se non addirittura di non farli transitare. Ti metto qui una pagina
del Mattino della Domenica (della Lega dei Ticinesi) con rispettivo blog. C'è da
rabbrividire.
Approvata la relazione dell’ungherese Kovacs (Pse) che chiede di evitare
lo sgombero dei campi, puntare invece sull’edilizia sociale, favorire il
microcredito, assumere i rom nel ''mercato sociale''
ROMA – No alla "pratica discriminatoria" dello sgombero degli occupanti dei
campi rom e sì invece a progetti concreti di "edilizia sociale", per fare in
modo che la "già drammatica situazione" della minoranza rom non peggiori
ulteriormente. E’ la posizione espressa dal Parlamento europeo che invita anche
gli Stati membri a considerare il rischio che "l’adozione di eccessive misure
nei confronti delle comunità rom finisca per comprometterne le opportunità di
integrazione". L’assemblea di Strasburgo ha approvato oggi la relazione
presentata dalla deputata ungherese Magda Kosane Kovacs (Pse) nella quale si
chiede una "strategia coordinata per l'inclusione dei rom nell'Ue", in modo
particolare per ciò che riguarda alloggi, istruzione, assistenza sanitaria e
lavoro. Il testo votato invita i governi a eliminare nei media l'odio razziale e
l'istigazione alla violenza e a promuovere la creazione di posti di lavoro, la
formazione e l'imprenditorialità, con vantaggi fiscali per chi assume lavoratori
rom e una speciale attenzione riservata all'istruzione dei bambini e
all'emancipazione delle donne. E i nuovi posti di lavoro adatti ai disoccupati
rom potrebbero essere proprio quelli del cosiddetto "mercato sociale", cioè la
sanità, l’assistenza domiciliare, la ristorazione pubblica e i servizi di
custodia dei bambini. Una vera rivoluzione, insomma, con il passaggio dal rom
percepito come ruba-bambini al rom baby-sitter.
Nello specifico, secondo l’Europarlamento per risolvere i problemi sociali ed
economici della più grande minoranza dell'Unione europea serve un "approccio
organico" e una "soluzione coordinata e a lungo termine" su casa, scuola, sanità
e lavoro. Gli Stati membri sono invitati a "migliorare la partecipazione dei rom
alle elezioni, sia come votanti che come candidati" e a riconoscere agli stessi
"pari diritti sociali e politici". Sul versante del lavoro viene messa in
risalto "la stigmatizzazione dei rom", ulteriormente aggravatasi col tempo e si
indica la reintegrazione dei rom come un obiettivo di politica sociale per il
quale è necessario "creare anche posizioni di mercato sovvenzionate": in altri
termini secondo gli eurodeputati "i sussidi volti ad aiutare i disoccupati di
lunga durata ad inserirsi nel mondo del lavoro non violano il principio della
neutralità concorrenziale", anche se in ogni caso "sovvenzionare la creazione di
posti sul mercato del lavoro per reintegrare i rom è preferibile all'erogazione
di sussidi ai disoccupati strutturali". Dal Parlamento anche l’auspicio che gli
Stati membri si adoperino per un rafforzamento della formazione professionale,
per l’aumento dei lavoratori rom nelle pubbliche amministrazioni, per facilitare
il ricorso al microcredito e per sostenere le arti e mestieri tradizionali dei
rom, che potrebbero "contribuire a preservare le specificità di questa comunità
e migliorarne le condizioni materiali e il livello di integrazione sociale".
Quanto poi ai posti di lavoro nel mercato sociale (assistenti domiciliari,
personale sanitario, badanti e baby-sitter) i deputati sottolineano che
l’occupazione dei rom in questi settori "è auspicabile soltanto in un contesto
di accettazione sociale".
Attenzione anche al mondo della comunicazione: il parlamento invita gli stati
a prendere opportuni provvedimenti "per eliminare l'odio razziale e
l'istigazione alla discriminazione e alla violenza contro i rom nei mass media e
in ogni forma di tecnologia della comunicazione" e chiede di ideare e attuare
progetti volti a combattere gli stereotipi negativi contro i rom a tutti i
livelli. La conservazione della lingua, della cultura e delle attività
tradizionale è indicata come un "valore europeo", anche se viene rifiutata la
definizione di "nazione europea senza Stato".
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