Rom e Sinti da tutto il mondo

Ma che ci fa quell'orologio?
L'ora si puo' vedere dovunque, persino sul desktop.
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Richiediamo chiarezza. Di Rom si parla poco e male, anche quando il tema delle notizie non è "apertamente" razzista o pietista, le notizie sono piene di errori sui nomi e sulle località

La redazione
-

\\ Mahalla : VAI : Europa (inverti l'ordine)
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di cicciosax (del 31/03/2009 @ 10:45:30, in Europa, visitato 5472 volte)

Corriere.it

Shuto Orizari, vicino a skopje, citta' di 40mila abitanti
I Rom? Hanno un Comune e un sindaco
In Macedonia l'unico insediamento al mondo diventato un municipio. E con quartieri divisi per etnie

SKOPJE (Macedonia) - Tra la prigione e il cimitero, Shuto Orizari: l’unico insediamento rom al mondo diventato Comune, con tanto di regolari elezioni per il sindaco, scuole, ospedale, centri religiosi, collegamenti via bus per il centro della vicina Skopje. E infatti "Shutka", come viene chiamato da tutti, non è un ghetto o un campo nomadi. Ma "un Comune dove la gente sceglie di vivere, e vi si stabilisce perché è libera di seguire la way of life rom in libertà", come spiega Sheny, giovane rom di 26 anni che lavora come taxista nel centro e frequenta una delle università della capitale della Macedonia.

ZONE ETNICHE - L’insediamento di Shutka (uno dei più grandi a livello europeo) nasce nel 1963, quando il terremoto che colpì Skopje distrusse, fra l’altro, il vecchio quartiere rom. Oggi il Comune, fondato nel 1996, conta circa 40.000 abitanti e si divide in diversi quartieri che rispecchiano, in miniatura, le divisioni della società macedone: c’è la zona dei rom macedoni, quella dei rom albanesi (con rispettive scuole, dove si tengono lezioni in albanese ed in macedone). Ma camminando per le vie del centro si sentono lingue di tutta Europa, e anche lo stile delle case rispecchia quello dei vari Paesi di provenienza degli abitanti di Shutka. Pluralità che si declina anche sul versante religioso: il 60% delle persone che vivono a Shutka segue i dettami dell’Islam (e infatti, sta per essere completata la costruzione di una grande moschea, che si dice finanziata con donazioni di Amdi Bajram, rom eletto al Parlamento macedone, e fondi provenienti dalla Turchia), il restante un mix di religioni "ereditate" dai Paesi di provenienza.

DIFFERENZE SOCIALI - Molti dei rom di Shutka lavorano nel mercato del centro, il "bazaar", particolarmente frequentato anche dagli abitanti della vicina Skopje per i bassi prezzi degli articoli. Anche se quello della disoccupazione, come anche quello della bassa scolarità, è uno fra i problemi principali degli abitanti del Comune. Si sussurra che sia il sindaco Erduan Iscini a pagare, di tasca propria, l’elettricità; mentre in estate acqua e luce sono razionate. In certe strade, case modeste e povere fronteggiano eleganti villette con giardino: il livello medio dei rom che abitano a Shutka è basso, ma quelli che hanno fatto fortuna non mancano, e lo testimonia anche l’alto numero di automobili di buona qualità parcheggiate sui marciapiedi del centro. Attaccamento alle radici? Certo. Ma anche consapevolezza che vivere a Shutka, conviene: i costi in genere sono piuttosto contenuti, ci si può permettere qualche lusso in più rispetto ad altre zone intorno a Skopje.

VOTO PER IL SINDACO - Il prossimo weekend, a Shutka, sarà "election day": si va al ballottaggio per le presidenziali macedoni, e i cittadini saranno chiamati anche a votare il nuovo sindaco. La carriera politica, in Macedonia, non è preclusa ai rom: oltre ad un parlamentare rom, Amdi Bajram, è stato nominato anche un ministro rom, senza portafoglio, Nezdet Mustafa. E c’è chi guarda con interesse alla vicina Bulgaria, dove il leader del partito di centrodestra GERB e sindaco di Sofia Boyko Borissov ha recentemente dichiarato, in attesa delle elezioni politiche che si terranno entro la fine dell’estate, di stare riflettendo sulla possibilità di creare un Ministero che rappresenti la popolazione rom presente nel Paese.

Greta Sclaunich - 30 marzo 2009

 
Di Fabrizio (del 29/03/2009 @ 09:03:15, in Europa, visitato 1981 volte)

Da Romanian_Roma

Mercoledì 18 marzo, nel parco di viale Livezilor, è stato lanciato il Centro per l'Assistenza Medico-Sociale "SASTIPEN". Il progetto è sviluppato dal Centro Rom per le Politiche Sanitarie - Sastipen, in collaborazione col Municipio settore 5, beneficiando supporto tecnico e finanziario di UNODC e UNICEF, come da comunicato stampa.

Il progetto vuole contribuire a migliorare l'accesso ai servizi medici e sociali per la popolazione a rischio. L'idea è partita dalla realtà quotidiana di quanti vivono nel distretto "Livezilor-Valtoarei" di Ferentari (Bucarest). Sastipen intende incontrare le esigenze dei gruppi vulnerabili con rischio di infezioni HIV sviluppando un centro per l'assistenza medico-sociale.

Il centro è situato in un container modulare in Aleea Livezilor Park e offrirà servizi gratuiti agli abitanti del settore 5. Nel settore opereranno: un dottore, un'infermiera, un assistente sociale, tre educatori sanitari ed uno psicologo. Il loro ruolo sarà di fornire, quotidianamente, servizi gratuiti di assistenza medica (controllo della TBC), informazioni e consigli per prevenire infezioni da HIV, epatite B e C ed altri rischi associati al consumo di droghe.

Sastipen - Centro Rom per le Politiche Sanitarie è un'organizzazione civica, non-profit che intende contribuire allo sviluppo di politiche di sanità pubblica a beneficio della popolazione meno favorita. (DIVERS – www.divers.ro)

 
Di Fabrizio (del 28/03/2009 @ 09:47:25, in Europa, visitato 2182 volte)

Da British_Roma (sulla situazione dei Rom slovacchi a Glasgow, QUI. I link ed il video del testo sotto riportato sono in inglese)

17 marzo 2009 - Jim Boyle

Quando qualche migliaio di Rom ha iniziato ad insediarsi a Glasgow cinque anni fa, c'era un limite da sfidare. I Rom cercavano una vita migliore in GB, causa la persecuzione e la povertà affrontate nell'Europa dell'Est. Avevano poco soldi ed un inglese scarso, non sapevano come ottenere l'aiuto di cui avevano bisogno, erano sfruttati dai datori di lavoro ed osteggiati da alcuni abitanti locali.

Nel 2006, Oxfam e la locale autorità sanitaria, decisero di impiegare due Rom della comunità di Glasgow per fornire consulenza ed aiutare gli altri nell'accesso ai servizi. Oltre ad appoggiare gli stessi Rom, volevamo aiutare a contrastare le attitudini negative del quartiere e della comunità locale ed essere sicuri che i servizi pubblici locali rispondessero ai bisogni della comunità. Col passare del tempo, sempre più gente è stata coinvolta. E dopo varie discussioni, è stato formato il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill, che riunisce il pubblico settore, le organizzazioni caritative locali, Oxfam ed i membri della comunità stessa.

 [...]

E' così che settimana scorsa sono finito alla cerimonia di premiazione del Consiglio Comunale di Glasgow. Il Gruppo di Gestione di Vicinato di Govanhill ha vinto un premio per il suo lavoro con la comunità rom.

Come ha puntualizzato uno dei dirigenti comunali, la  cosa migliore di questo progetto è stata come ha riunito tutti per migliorare l'area locale ed aiutare una nuova comunità. Quando tutti si sono seduti attorno ad un tavolo e realmente impegnati per il gruppo, siamo stati capaci di assicurare che le famiglie Rom possano accedere ai servizi sanitari ed aiutare la scuola a supportare i bambini Rom. Abbiamo suscitato inquietudini sui cattivi impiegati ed aiutato a costruire la comprensione tra persone differenti. Il coinvolgimento comunitario ha creato una vera differenza per i Rom e la più vasta comunità di Govanhill.

Ripetutamente, le organizzazioni come Oxfam richiedono un maggior coinvolgimento della comunità nel processo decisionale. Non va bene se i politici (locali o nazionali) decidere come andranno ad "aiutare" un gruppo, senza interrogare il gruppo stesso. E' sempre meglio se non si limitano a chiedere, ma sviluppano assieme il progetto. La riforma del welfare è un classico esempio - il governo raramente interroga le persone sui benefici e come pensano di far funzionare meglio il sistema previdenziale, di sicuro non in maniera esplicita. Così è positivo che ci siano esempi di governo locali impegnati a lavorare assieme, e con le stesse comunità. C'è ancora un modo di proseguire, ma Govanhill lo fa nella direzione giusta.

 
Di Franco Bonalumi (del 24/03/2009 @ 10:54:47, in Europa, visitato 1366 volte)

Da Roma_ex_Yugoslavia

17 marzo 2009

Il Ministro del Lavoro e del Welfare serbo intende ricollocare 62 famiglie rom che attualmente vivono in un insediamento illegale sotto il ponte di Gazela a Belgrado, nel paese di Vranje nella Serbia meridionale, nonostante le proteste delle autorità locali.

La nota del ministero diretta al sindaco di Vranje, e che Balkan Insight ha avuto l'occasione di leggere, dice che "il ricollocamento di queste famiglie è una priorità" e che "dev'essere eseguito in conformità alle disposizioni in materia di sfratti" stabilite dalla Banca di Investimento Europea e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che hanno finanziato un prestito per la ricostruzione del ponte di Gazela.

"Le autorità locali non concordano con quest'ordine del ministero, tuttavia stiamo subendo forti pressioni affinché ci adeguiamo", ha dichiarato a Balkan Insight Branimir Stojancic, ministro delle Politiche per il Welfare a livello locale a Vranje.

"Ci viene chiesto di organizzare il trasporto dei Rom a Vranje da soli, ma al ministero non interessa dove queste persone vivranno o di che cosa" ha aggiunto.

Secondo Stojancic, la decisione rappresenta una discriminazione ad opera di chi vive nella capitale, e la ricollocazione dei Rom metterà in pericolo il loro fondamentale diritto umano di poter scegliere autonomamente dove vivere.

"Il luogo di residenza di questi rom è Vranje, ma essi hanno il diritto di scegliere da sé dove vogliono vivere. Sono arrivati a Belgrado molto tempo fa, sperando di riuscire a farsi una vita migliore", dice Stojancic.

Il ministero ha stabilito che delle 175 famiglie che vivono sotto al ponte, 113 possiedono i requisiti per ricominciare la propria vita in un luogo diverso di Belgrado. La nota che il ministero ha inviato alle autorità di Vranje stabilisce che le restanti famiglie non possono invece restare, poiché ciò "incoraggerebbe ulteriori migrazioni verso Belgrado, esercitando una pressione inaccettabile sul Welfare della città e sulle sue politiche residenziali".

Ma Stojancic sostiene che il ministero non abbia un piano per aiutare le autorità locali che dovrebbero accogliere le famiglie ricollocate.

"Il paese di Vranje ha un budget annuale per il Welfare che ammonta a 800.000 Euro, ricavati da un budget totale di 18 milioni di Euro, ed i Rom rappresentano il 70% degli utenti del Welfare. Semplicemente, non possiamo farci carico di queste 62 famiglie", dice Stojancic.

Mile Bajramovic, presidente dell'Associazione Civile Rom, ha dichiarato che questo è il classico caso di discriminazione verso i Rom.

"La decisione presa dal ministero va contro il suo stesso fondamentale ruolo di regolatore del Welfare e del Lavoro. Di cosa vivrebbero quelle persone, una volta tornate a Vranje?" si chiede.

"Vengono cacciati da Belgrado, nonostante siano gli stessi rom a provvedere alla pulizia della città. Temo che qualcuno possa arrivare a decidere di espellerci dalla stessa Serbia", dice Bajramovic.

I Rom in Serbia sono circa 150.000, ed hanno ricevuto lo status di minoranza nel 2002. Gran parte degli osservatori ritiene che i Rom siano il gruppo etnico economicamente e socialmente più vulnerabile in Serbia.

La popolazione di Vranje, paese a 350 kilometri a sud di Belgrado vicino al confine col Kosovo e la Macedonia, è di 88.000, il 10% dei quali è Rom. La Serbia meridionale è considerata una regione impoverita, con parametri economici inferiori alla media della repubblica.

"Il ministero vuole portarci nuovi casi da Welfare di cui noi non possiamo occuparci. Se insistono nel portare avanti tale politica, perché non ordinano anche a tutti i nostri scienziati, professori, uomini d'affari e agli altri cittadini di Vranje che vivono a Belgrado di tornare in paese?", si chiede Stojancic.

Contattato da Balkan Insight, il Ministero del Lavoro e del Welfare ha dichiarato che il progetto è solo alla sua fase iniziale e che gli incontri coi rappresentanti delle autorità locali in merito all'argomento devono ancora cominciare.

 
Di Fabrizio (del 24/03/2009 @ 09:44:05, in Europa, visitato 2040 volte)

Ricevo da RomNews Network

http://spring96.org/en/news/27114/

Il 5 gennaio il dipartimento di polizia distrettuale Partyzanski di Minsk ha trattenuto oltre 80 rappresentanti della minoranza zingara nel sobborgo di Stsiapianka, prendendo loro le impronte.

Tutti i trattenuti sono stati fotografati per gli archivi della polizia. I trattenuti accusano la polizia di ostinatezza ed illegalità. Una di loro ha detto che alle 8.30 di mattina ha fatto irruzione nella casa dove vive la sua famiglia. "Non hanno bussato. Correvano e buttavano giù tutto gridando: -A terra, puttane!- Abbiamo dovuto stare sdraiate sul pavimento per circa 40' quasi nude, visto che molte di noi stavano dormendo quando tutto è iniziato."

"Poi hanno iniziato a cercare senza mostrare alcun mandato. Non ci hanno nemmeno detto che erano della polizia. Hanno chiesto ad una anziana dove tenesse l'oro. Poi ci hanno fatto mettere in fila e ci hanno messo sul loro furgone..." ha detto una delle vittime.

"Tutti i vicini ci guardavano... Ci hanno portato alla polizia dove c'erano già circa 70-80 zingari. Ci hanno detto che volevano prenderci le impronte e poi ci avrebbero lasciati. Siamo tornati a casa soltanto alle 16. Ci hanno detto: -Avete sentito dell'azione terroristica?- Ora stanno facendo di noi dei terroristi", ha aggiunto.

Alcuni sono stati trattenuti mentre erano fuori casa. "Mentre stavo portando la macchina fuori dal cortile, tre persone mascherate hanno bloccato la strada. Mi hanno tirato fuori, sbattuto nella neve e hanno iniziato a picchiarmi. Ho un occhio nero e mi hanno fratturato la gamba", ha detto un altro trattenuto.

"Abbiamo detto alla polizia che che avremmo protestato contro di loro. Ci hanno risposto che allora la prossima volta avrebbero trovato della droga al nostro posto e che avrebbero tenuto raid simili ogni mese", ha detto.

Kalinin Nicolas
Delegate in European Roma Travelers Forum

+375296575463

 
Di Fabrizio (del 23/03/2009 @ 09:02:34, in Europa, visitato 1265 volte)

Da Czech_Roma

© The Prague Daily Monitor

I residenti di Janov osservano da un balcone, mentre gli estremisti marciano per le strade. (ČTK)

15/3/2009- Domenica circa 60 supporter e rappresentanti del Partito dei Lavoratori (DS) di estrema destra hanno marciato nell'insediamento di Janov, abitato soprattutto da Rom, ma non è stato riportato nessun incidente. L'azione era controllata dalla polizia che ha trattenuto due persone. Uno di loro prima dell'evento stava attaccando illegalmente dei manifesti. Gli estremisti hanno anche presentato il loro sindaco ombra della città. Dice il partito che la sua carica è un'espressione del disaccordo del DS su come il comune di Litvinov ha affrontato la situazione a Janov. Il sindaco ombra è Vladan Renak, 33 anni, insegnante di scuola secondaria, che non è un membro del DS. Afferma di ritenere che niente cambierà nella città senza il DS. La città è malata, ha detto, la cura sarà lunga, ma radicale ed effettiva.

Il sindaco di Litvinov, Milan Stovicek, ha detto che il DS cancella problema dell'insediamento che il municipio sta già risolvendo da tempo. La leadership del partito ha annunciato di avere fondato l'associazione civica Gioventù dei Lavoratori, tra i 15 e i 35 anni di età, come reazione alla presunta grave risposta alle sue azioni. Secondo la loro pagina web, il raggruppamento sposa il nazional socialismo e rigetta il capitalismo e il comunismo. Dopo una delle azione del DS a Litvinov l'anno scorso, i suoi partecipanti avevano marciato verso Janov. L'evento era terminato in duri scontri tra centinaia di radicali di destra ed i poliziotti, lasciandosi dietro diversi feriti da ambo le parti. Circa 6.000 persone vivono a Janov, dove persone socialmente deboli sono state spostate da varie parti del paese. Molti sono disoccupati e indebitati. Il governo voleva che il DS fosse bandito, ma il Tribunale Amministrativo Supremo ha deciso all'inizio del mese che le prove presentate dal governo erano inconcludenti ed ha rigettato la proposta.

 
Di Fabrizio (del 22/03/2009 @ 09:10:04, in Europa, visitato 1530 volte)

Da Nordic_Roma

17.3.2009 00:01 - Mari Nurminem

Conversazione reale in savo in una città nel 1989:

Guy: - Così lei è americana? Quel posto ha un sacco di problemi sociali! Un sacco di problemi.

Io: - Sì, vero, ce ne sono.

Guy: - Come il razzismo! In Finlandia non abbiamo razzismo.

Io: - Beh, non avete neanche tante razze. Benché abbiate gli zingari…

Guy: -(questa frase è in finnico): - Niin... mutta onneks ei oo niitä paljoo!

IL RAZZISMO PUO' ritenersi come un nuovo tema qui in Finlandia, dato che negli ultimi 10-15 anni abbiamo avuto molta gente arrivata qui da altri paesi.

Ma non è nuovo, e penso sia un errore parlarne come una cosa nuova che ha a che fare solo con i nostri nuovi immigranti.

Dato che dobbiamo affrontarlo, fino a che la Finlandia non si occuperà del proprio buon vecchio razzismo tradizionale ed esperto, non potrà passare ad occuparsi [di questo] di nuovo tipo.

Quello tradizionale è così familiare che non sono sicuro che la gente persino lo riconosca.

Per alcune ragioni sembra esserci un'opinione che sia una cosa differente, non è razzismo, o per lo meno, non è come il razzismo in altri posti.

Ho avuto gente che mi diceva:

- Ma questo è differente! Noi non diciamo queste cose. In questo caso, sono davvero REALI!

Sembrano non sapere che i razzisti di ogni tipo in tutte le parti del mondo hanno le stesse identiche proteste.

MI RICORDO un altro caso vero e reale di qualche tempo fa.

Quando mi a figlia aveva circa 7 anni, ci accadde di vedere un film una domenica pomeriggio sul primo bambino afro-americano che andò in una scuola per soli bianchi.

Lei mi ha chiesto perché fosse così difficile andare a scuola, perché i bambini avessero bisogno di uomini armati che li scortassero.

Le ho risposto come ho potuto, raccontandole la storia del razzismo negli USA.

Quando le ho detto che nel Sud erano comuni i cartelli "Solo per Bianchi", lei ha risposto:

- Ma non succede in Finlandia?

Le ho detto di no.

E speravo di aver ragione.

Ma la settimana seguente lei ed io eravamo nel centro di Tampere e stavamo andando in una piccola drogheria, quando notammo un cartello sulla porta:

"Qui gli Zingari non saranno serviti."

Era il 1997.

LE COSE SI SONO evolute un poco più tardi. Ci sono stati tentativi un po' alla volta di comprendere meglio la loro cultura.

E ci stiamo abituando ad usare il termine corretto per la gente rom (ho dovuto cercare il termine inglese in internet, il mio"Uusi suomi-englanti suur-sanakirja" del 1984 non conteneva la parola "romani").

La mia speranza è che un giorno mi a figlia racconterà ai suoi bambini la storia di quel cartello, e spero che saranno sorpresi che una cosa simile sia accaduta, perché per loro sarà inimmaginabile.

VOCABOLARIO: Zingaro: mustalainen (e mi scuso per usare questo termine, ma è l'unico usato sinora), Immigrato: maahanmuuttaja, Avere a che fare con: käsitellä, Riconoscere: tunnistaa, Reclamare: väite, Inimmaginabile: jota ei voi kuvitella.

 
Di Fabrizio (del 21/03/2009 @ 09:13:34, in Europa, visitato 1680 volte)

Segnalazione di Clochard

12 marzo 2009 di Carlos Enrique Bayo

Gli assalti ai comandi del Servizio di Sicurezza di Ucraina (SBU) alle sedi di Kiev del monopolio del gas Naftogaz e dell'autorità che controlla i gasdotti del paese Urkrtransgaz, hanno colpito la nostra attenzione negli ultimi giorni. Ma senza ombra di dubbio è molto più importante e preoccupante l'assalto cittadino che si sta protraendo di fronte alle succursali ucraniane della Banca Rodovid, che ha limitato il prelievo di soldi a meno di 28 euro giornalieri perché è sul bordo della bancarotta.

In realtà, ciò che è in bancarotta è lo stesso stato di Ucraina, dove città intere, per interi giorni, sono rimaste senza riscaldamento e acqua corrente perché le istituzioni non possono pagare le bollette; il servizio della metropolitana di Kiev è vicina al collasso per mancanza di fondi; gli stabilimenti siderurgici e l'industria chimica, motori economici del paese, stanno licenziando a migliaia di operai e il valore della moneta nazionale, l'hryvnia, è crollato.

L'Ucraina è il paradigma del fallimento dell'Europa Centrale come conseguenza della crisi globale e deve metterci all'erta su quello che è sul punto di succedere negli altri paesi ex-sovietici della regione che sono membri dell'UE ma che vedono rifiutati le loro richieste di aiuto. Il primo ministro ungherese, Ferenc Gyurcsany ha messo in guardia i suoi colleghi che una "nuova cortina di ferro divida l'Europa", ma è stato inutile. Aveva richiesto un fondo speciale di 190.000 milioni di euro per proteggere i membri più deboli dell'UE, e il suo governo ha fatto circolare un documento che riportava la cifra di 300.000 milioni di euro come preventivo per coprire il vero bisogno che quest'anno per la ri-finanziazione dell'Europa centrale.

Questa cifra è uguale a quella che hanno sborsato i governi dell'Ue per ri-capitalizzare le banche oltre ad aver dato garanzie di credito per 2.5 mille milioni di euro.

Ma i crediti continuano a non arrivare alle aziende e ai privati che dovrebbero riattivare l'economia. In questo modo i paesi ricchi, cominciando dalla Germania (dove il cancelliere, Angela Merkel, affronterà le elezioni generali a settembre), negano questo carissimo salvagente ai membri più orientali, che presto dovranno dichiarare la sospensione dei pagamenti: Ungheria, Romania e i paesi baltici.

Queste nazioni sono sul punto di naufragare perché alla crisi economica mondiale si è aggiunto la caduta delle sue divise(moneta) di fronte all'euro, e si vedono impossibilitati a ridare i crediti alle banche dell'eurozona(che sono i loro principali creditori) in un momento di una forte riduzione della domanda dei suoi prodotti in Europa occidentale. Il nucleo duro dei 16 paesi che condividono l'euro (con un economia nel suo insieme tanto importante quanto quella degli Usa) ha la pretesa di salvarsi escludendo ai suoi soci più recenti. Ma le misure protezionistiche non manterranno a galla potenze come la Germania, la cui prosperità dipende dalle esportazioni a mercati che non hanno una capacità d'acquisto.

Il rischio non è solo economico, ma anche geopolitico, dato che quei soci orientali hanno vissuto la recente esperienza di rinunciare ai loro sistemi economici centralizzati e super regolati, attraversando una terapia d'urto che li ha sottomessi a grandi penurie quando avevano appena cominciato a recuperare e stabilizzarsi.

Proprio quando erano a punto di degustare il miele del capitalismo prospero, questo affonda e nega loro l'ancora di salvezza.

Il caso dell'Ucraina è da esempio e la sua stabilità è fondamentale per il continente perché la Russia non solo approfitterà del suo crollo per dominarla attraverso il suo predominio etico e linguistico nell'est e nel sud del paese, ma il Cremlino presenterà questo fallimento come paradigmatico di ciò che succede quando le economie ex-sovietiche si sommergono nel libero mercato.

L'Ue non può permettere che la crisi affoghi i suoi membri più deboli, neanche i suoi vicini orientale, perché non è sufficiente con il non saperne nulla per evitare che chi affonda, disperato, trascini anche noi nel fondo.

Fonte:

 
Di Fabrizio (del 15/03/2009 @ 09:03:55, in Europa, visitato 1554 volte)

Mi scrive Silvana Calvo dal Canton Ticino

[...] Non ho sentito né letto la notizia riguardante l'aggressione ai rom nel canton Ginevra (QUI ndr).
Vedrò se riesco a sapere qualcosa in più. Sarà difficile per via istituzionale perché qui in Svizzera i Cantoni sono compartimenti stagni: ognuno è un'unità a sé ed è poco permeabile verso gli altri cantoni. Ma in un modo o in un altro cercherò di indagare un po'.

Invece c'è un fatto incresciosissimo capitato qui nel canton Ticino. La notte tra il 5 e 6 di marzo qualcuno ha sparato dall'autostrada verso un accampamento rom che sostava (con regolari permessi) sul posteggio della piscina pubblica di Mendrisio. Ti metto alcuni link per informazione:

Si tratta di un fatto molto grave. Un colpo è penetrato in una roulotte e si è conficcato molto vicino (taluni dicono nel materazzo, ma non ho conferma) al letto dove dormivano dei bambini.
Da parte delle istituzioni vi è stata l'espressione di viva preoccupazione e di condanna da parte del Presidente della Commissione Cantonale Nomadi, Ermete Gauro.
Purtroppo più che indignazione qui si cerca di buttare la colpa sui rom stessi. Prendendo lo spunto di un episodio nel quale due donne rom hanno spillato 40'000 franchi (ca. 28'000 euro) a una casalinga per farsi togliere il malocchio, molti cercano di giustificare l'accaduto. Più che chiedere che i responsabili vengano puniti si auspica che il cantone non conceda più ai nomadi sostare sul territorio se non addirittura di non farli transitare. Ti metto qui una pagina del Mattino della Domenica (della Lega dei Ticinesi) con rispettivo blog. C'è da rabbrividire.

 
Di Fabrizio (del 15/03/2009 @ 08:53:23, in Europa, visitato 1299 volte)

Da Roma_Italia una segnalazione di Tommaso Vitale

Approvata la relazione dell’ungherese Kovacs (Pse) che chiede di evitare lo sgombero dei campi, puntare invece sull’edilizia sociale, favorire il microcredito, assumere i rom nel ''mercato sociale''

ROMA – No alla "pratica discriminatoria" dello sgombero degli occupanti dei campi rom e sì invece a progetti concreti di "edilizia sociale", per fare in modo che la "già drammatica situazione" della minoranza rom non peggiori ulteriormente. E’ la posizione espressa dal Parlamento europeo che invita anche gli Stati membri a considerare il rischio che "l’adozione di eccessive misure nei confronti delle comunità rom finisca per comprometterne le opportunità di integrazione". L’assemblea di Strasburgo ha approvato oggi la relazione presentata dalla deputata ungherese Magda Kosane Kovacs (Pse) nella quale si chiede una "strategia coordinata per l'inclusione dei rom nell'Ue", in modo particolare per ciò che riguarda alloggi, istruzione, assistenza sanitaria e lavoro. Il testo votato invita i governi a eliminare nei media l'odio razziale e l'istigazione alla violenza e a promuovere la creazione di posti di lavoro, la formazione e l'imprenditorialità, con vantaggi fiscali per chi assume lavoratori rom e una speciale attenzione riservata all'istruzione dei bambini e all'emancipazione delle donne. E i nuovi posti di lavoro adatti ai disoccupati rom potrebbero essere proprio quelli del cosiddetto "mercato sociale", cioè la sanità, l’assistenza domiciliare, la ristorazione pubblica e i servizi di custodia dei bambini. Una vera rivoluzione, insomma, con il passaggio dal rom percepito come ruba-bambini al rom baby-sitter.

Nello specifico, secondo l’Europarlamento per risolvere i problemi sociali ed economici della più grande minoranza dell'Unione europea serve un "approccio organico" e una "soluzione coordinata e a lungo termine" su casa, scuola, sanità e lavoro. Gli Stati membri sono invitati a "migliorare la partecipazione dei rom alle elezioni, sia come votanti che come candidati" e a riconoscere agli stessi "pari diritti sociali e politici". Sul versante del lavoro viene messa in risalto "la stigmatizzazione dei rom", ulteriormente aggravatasi col tempo e si indica la reintegrazione dei rom come un obiettivo di politica sociale per il quale è necessario "creare anche posizioni di mercato sovvenzionate": in altri termini secondo gli eurodeputati "i sussidi volti ad aiutare i disoccupati di lunga durata ad inserirsi nel mondo del lavoro non violano il principio della neutralità concorrenziale", anche se in ogni caso "sovvenzionare la creazione di posti sul mercato del lavoro per reintegrare i rom è preferibile all'erogazione di sussidi ai disoccupati strutturali". Dal Parlamento anche l’auspicio che gli Stati membri si adoperino per un rafforzamento della formazione professionale, per l’aumento dei lavoratori rom nelle pubbliche amministrazioni, per facilitare il ricorso al microcredito e per sostenere le arti e mestieri tradizionali dei rom, che potrebbero "contribuire a preservare le specificità di questa comunità e migliorarne le condizioni materiali e il livello di integrazione sociale". Quanto poi ai posti di lavoro nel mercato sociale (assistenti domiciliari, personale sanitario, badanti e baby-sitter) i deputati sottolineano che l’occupazione dei rom in questi settori "è auspicabile soltanto in un contesto di accettazione sociale".

Attenzione anche al mondo della comunicazione: il parlamento invita gli stati a prendere opportuni provvedimenti "per eliminare l'odio razziale e l'istigazione alla discriminazione e alla violenza contro i rom nei mass media e in ogni forma di tecnologia della comunicazione" e chiede di ideare e attuare progetti volti a combattere gli stereotipi negativi contro i rom a tutti i livelli. La conservazione della lingua, della cultura e delle attività tradizionale è indicata come un "valore europeo", anche se viene rifiutata la definizione di "nazione europea senza Stato".

Quanto all’istruzione, il parlamento rileva la tendenza dei bambini rom ad abbandonare precocemente la scuola, ma critica anche i sistemi d’istruzione, definiti "selettivi" e incapaci di fatto di attenuare le disparità fra gruppi sociali. Una particolare attenzione è riservata poi alle donne, al loro livello di istruzione e di accesso al mondo della formazione professionale e del lavoro autonomo: in tal senso i programmi della Ue dovranno puntare – secondo il parlamento – "all'emancipazione individuale dalle gerarchie tradizionali e all'indipendenza socio-economica dei membri delle comunità rom". Dall’Europarlamento arriva infine agli Stati la raccomandazione di tener conto dei movimenti sociali, sindacati e associazioni non governative che rappresentano i rom e i loro interessi e la proposta della creazione di un Forum a livello Ue in cui tali realtà possano consultarsi per l'elaborazione degli orientamenti e lo scambio di buone prassi. (ska)
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